L`avanzata si arresta Crepassero anche loro, i nostri
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L`avanzata si arresta Crepassero anche loro, i nostri
L’avanzata si arresta Crepassero anche loro, i nostri liberatori! L’avanzata degli alleati in Italia procede rapidamente verso nord sino ai primi di giugno. 6 giugno 1944 - Altre notizie dalla Radio: lo sbarco degli anglo-americani sulle coste francesi. Qualche speranza per una fine del conflitto. (Dal diario di don Leo Bagnoli - Cesena) Roma era caduta il 4 giugno dopo ventitre giorni di offensiva angloamericana ma il 16 gli alleati sbarcarono in Normandia e fu subito chiaro che ci sarebbero rimasti. Così era crollato il Vallo Atlantico che per anni i documentari nazisti avevano presentato come insuperabile e anche nel salone Savoia lo si era visto filmato pochi giorni prima con le sue cupole di cemento, gli sbarramenti anticarro e gli enormi cannoni puntati sul mare. (Da: Da inverno a inverno / Giulio Cattaneo. – Milano : Il Saggiatore, 1968) A metà giugno la fine della guerra e la liberazione sembrano ancora a portata di mano. 10 [giugno] - Gli alleati avanzano rapidi. Viterbo e Tarquinia sono state occupate ieri. S’è mosso il fronte di Pescara. Ormai tutti, anche i filo tedeschi son convinti che arriveranno tra poco gli Inglesi. La paura, invece di crescere, cala. (Dal diario di don Pietro Burchi - Gattolino) Ma è soltanto un’impressione, in effetti, con l’apertura del nuovo fronte in Normandia, l’interesse degli anglo-americani per l’Italia, viene rapidamente a diminuire e l’avanzata comincia a dar segni di rallentamento. Nel giugno del ‘44 tutti gli obiettivi sono stati raggiunti. L’Italia si è arresa, il fascismo è caduto, il Mediterraneo è stato riaperto al traffico navale alleato e già da tempo, sono nelle loro mani i campi di aviazione della Puglia, da cui i loro bombardieri possono agevolmente raggiungere la Germania. La liberazione di Roma è l’ultimo successo politico-propagandistico che abbia un certo valore, una volta ottenuto, la continuazione della guerra in Italia, per gli alleati, diventa un problema secondario. E’ sul fronte francese che si decide il futuro assetto del mondo e solo una schiacciante vittoria degli anglo-americani in Francia può controbilanciare la grande vittoria dell’Unione Sovietica nell’Europa orientale. Per chi vive nell’Italia occupata, alla fine di giugno, è ormai chiaro che la guerra non potrà più avere tempi brevi. Le speranze degli antifascisti e di quanti volevano la pace, restano ancora una volta deluse. 26 giugno - I nemici segnano il passo al Chienti, al Trasimeno e a Follonica. Crepassero anche loro, i nostri liberatori! (Dal diario di don Pietro Burchi - Gattolino) Continua invece e con più forza, il martirio dei bombardamenti. 15 giugno 1944 - Bombardamento contro il Ponte Ferroviario sul Savio: colpite le spalle del ponte, il blocco di segnalazione ed il raccordo coi Magazzini Arrigoni. (Dal diario di don Leo Bagnoli Cesena) [Forlì] 26 [giugno] = Allarme dalle 7 alle 7,30 e dalle 8,15 alle 13,57: passaggio di formazioni di cacciabombardieri, lancio di bombe e spezzoni ad intervalli e raffiche di mitragliatrici sulla campagna. La contraerea è entrata in azione lungo i margini delle arterie principali; attacchi alla via Emilia, alla Villa Ronco ed alla periferia della città, al ponte della ferrovia sul Savio in Cesena, a località del faentino e ravennate. (Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì) 26 giugno - Oggi Cesena è stata mitragliata e spezzonata due volte. Pare sia stata presa di mira una colonna germanica verso torre del Moro. Non conosco ancora i danni. (...) Nel secondo bombardamento delle ore 14 hanno colpito il ponte ferroviario guastando i binari, ma senza danneggiarlo. Oggi 9 ore di allarme continuo, in tutto 12 ore di allarme. (Dal diario di don Pietro Burchi - Gattolino) [Forlì] 29 [giugno] = Alle 22,15 cominciano a ripassare gli apparecchi inglesi solo l’apparizione fugace di alcuni tedeschi; bengala e razzi illuminano il cielo e verso la montagna è tutto un balenio di lampi; sotto le Caminate un faro occhieggia ad intermittenza, più oltre si accendono i fuochi che si ritengono segnalazioni dei partigiani, un grosso globo fiammeggiante scende nei pressi di Roncadello e risplende la campagna per largo raggio. In alto è tutto un ronzio, intorno un fragore di scoppi, sulla Ravegnana uno stridore di macchine tedesche guerresche lanciate a corsa pazza. (...) In condizioni tali gli autocarri germanici procedono a piccole tappe, sostano al riparo delle piante, si mimetizzano nelle aie, usano infiniti accorgimenti per non lasciarsi sorprendere e meraviglia come costoro non abbiano a stancarsi mai, che i soldati in genere siano tanto duri di cervice da credere nella vittoria, mentre già si battono si tre fronti, ovunque tra l’insidia delle popolazioni ostili. (Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì) Il 29 giugno, Cesena è colpita pesantemente. Probabile obiettivo un treno carico di munizioni fermo nei pressi della stazione. Oltre al treno restano danneggiati la stazione e lo stabilimento Arrigoni e viene distrutto lo stabilimento della Montecatini zolfi, colpito in pieno. La presenza del treno in città era stata segnalata agli alleati da Cesare Boni, attraverso la radio ricetrasmittente della missione ORI, nascosta a Rivalta (Faenza), nella villa del conte Virgilio Neri. [Forlì] 29 [giugno] = Rombi potenti abbiamo udito alle 10,15, poco dopo il passaggio di formazioni, verso Cesena e così alle ore 12,20 e visto di nuovo levarsi pinnacoli di fumo laggiù. (...) due attacchi violenti sono stati diretti alla stazione di Cesena ed alle adiacenze, con otto morti. (Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì) Il primo attacco venne portato contro il Ponte della Ferrovia. Quel pomeriggio stavo giocando con i miei amici sotto gli archi del Ponte Nuovo quando improvvisamente, proprio sopra di noi, alcuni caccia bombardieri iniziarono le manovre di avvicinamento e di picchiata verso il Ponte della Ferrovia, laggiù dopo lo Zuccherificio. L’attacco fu violento e prolungato e dopo il primo momento di sgomento, stesi contro l’argine del fiume, cominciammo a guardare quelle scene e quelle evoluzioni, quegli aerei che sembrava dovessero cadere in mezzo all’acqua del fiume. Poi cominciammo a correre in mezzo al fuggi fuggi generale perché ci convincemmo che nell’attacco sarebbero state sganciate bombe anche contro il Ponte Nuovo. Non fu così; dal Ponte della Ferrovia, mitragliato e colpito con alcune bombe, si levavano alte colonne di fumo. Terminato l’attacco la curiosità portava tutti a cercare di capire e di vedere cosa era successo (…) ma sull’argine del fiume, quasi di fronte allo Zuccherificio, una motocarrozzetta di tedeschi impediva il passaggio di chi voleva andare oltre, verso il Ponte. Quel giorno non era suonato l’allarme (…) invece l’allarme suonò che era già notte fonda e il babbo e la mamma ci svegliarono di soprassalto e, vestiti alla meglio (…) ci avviammo verso la fornace Domeniconi . (…) Lungo la strada, in quella direzione, correva molta altra gente. (Da: I ragazzi del Campino / Ottorino Bartolini. – Cesena : Wafra, 1993) 29 giugno 1944 - Un S. Pietro tremendo per Cesena! Due bombardamenti pesanti alle 12 e 12,30, ma tutte le bombe cadute sulla ferrovia e su un treno di munizioni, che ha scoppiettato per un’intera giornata. Edifici e case nella vicinanza della ferrovia sinistrati. Vittime 3, fra cui il geometra Aldo Peroni, Vice Ing. Comunale, ucciso alla seconda ondata di bombardamenti, mentre dirigeva l’opera di spegnimento, a capo della squadra dei pompieri. Nel pomeriggio, fino alle 20, è stato un susseguirsi ininterrotto di bombardamenti, mitragliamenti sulla città, ma sempre nella zona della ferrovia. Una dozzina di incursioni! Colpita anche la “Montecatini” con la raffineria degli zolfi, che brucia ancora mentre prendo nota. (Dal diario di don Leo Bagnoli - Cesena) ... ci fu un micidiale carosello di cacciabombardieri a mitragliare, a spezzonare! Viravano proprio sopra di noi prima di lanciarsi in picchiata sull’edificio della stazione, sui magazzini, i depositi, i binari! Colpirono un treno carico di munizioni e per più di due giorni sembrò di assistere a un nutritissimo spettacolo pirotecnico mentre si incendiava un deposito di tonnellate di pani di zolfo che illuminò le notti con alte fiammate azzurre, gialle, verdi, rendendo irrespirabile con i fumi l’aria nel raggio di centinaia di metri! Perfino noi [dall’ospedale di Sant’Anna], a ben tre chilometri e più di distanza ne avvertivamo i miasmi e l’odore pungente. Ma, oltre a ciò, era accaduto l’inevitabile danno che ci privò della energia elettrica e del telefono per più di tre lunghissimi mesi: tranciati dalle schegge, fusi dagli incendi, abbattuti dagli scoppi e dallo spostamento d’aria erano saltati fili, pali, tralicci, cavi e condutture. (Da: Il giorno del cannone a cartuccia / Eugenio Dall’Osso. - Cesena : Stilgraf, 1991) 29 [giugno] - Oggi la povera città di Cesena è stata bombardata quattro volte. Stavo pranzando quando il rumore di cinque apparecchi che alti venivano dal mare, mi ha fatto correre in vetta al campanile; e già vortici di fumo nero salivano dalla zone stazione-mercato. Dopo alcuni minuti un’altra formazione più numerosa ha ripetuto l’attacco: fumo nero e fragore d’incendio e di scoppi, punteggiati da scoppi più forti si sono levati immediatamente. Mangiato, ho cercato di recarmi in città a vedere: altro bombardamento mi ha obbligato a ritornare dalla via nuova. Verso le 17,30 altra grossa scarica sulla zona della stazione. Il fumo continua a salire. Quattro incendi. Si dice che abbiano bombardato un treno carico di munizioni, incendiato la Montecatini (zolfi). (...) Sul tardi (verso le 19) hanno ancora una volta colpita Cesena e in vari punti la ferrovia che va a Rimini. per due ore, anzi durante l’intera giornata, gli aerei hanno riempito il cielo del loro strepito luttuoso. La vita si passa tutta nei rifugi. . (Dal diario di don Pietro Burchi - Gattolino) Il bombardamento di giugno fu invece fatto proprio solo su obiettivi militari. I ciapet un treno ad munizion a la stazion. Ci furon tre morti. (Guido Mattei – 2003) ... avevano bombardato la stazione, perché c’era un treno di munizioni no? Come abbiano fatto a saperlo non lo so comunque hanno bombardato il treno… l’hanno preso comunque… [Noi] ci siamo trasferiti a Sant’ Andrea in Bagnolo. (Alberto Balestra - 2000) Quando colpirono il treno, che io dal campanile lo vedevo, che saltavano i vagoni: Ma furono i tedeschi... per andare a sganciare i vagoni del treno, presero i civili, ci furono dei morti... per sganciare i vagoni (...) presero dei civili che passavano per la strada in quel momento... li presero per sganciare i vagoni. (Roberto Rocchi - 2004) Il giorno dopo il bombardamento si ripete. Viene colpita l’Arrigoni. 30 giugno - Un bombardamento solo alle ore 17 nella zona di Ponte Pietra, forse sulla ferrovia, di cinque o sei caccia-bombardieri. A Cesena, dove mi sono recato stamattina, colpita la stazione (ma non abbattuta), L’Arrigoni (in parte demolita, tra cui il Dopolavoro dove si ballava i bei tempi), la Montecatini, vagoni carichi di armi e di carbone (che bruciano ancora): qua e là case crivellate dai proiettili, molti vetri infranti, strade scavate, muri rotti, tetti crollati, ecc. ecc. odore di zolfo nei paraggi della stazione che faceva sternutire. Cesena era deserta. Qualcuno ride sotto i baffi perché la calamità ha toccato anche i ricchi. Questa notte bengala continui e continui scoppi e bombe e mitragliamenti. Nessuno ha dormito. Alcuni sono stati nella cella campanaria del campanile del Duomo fino alle ore 2 a vedere lo spettacolo. (Dal diario di don Pietro Burchi - Gattolino) [Forlì] 30 [giugno] = Allarme dalle 20,31 alle 21,25: molte bombe colpiscono la stazione ferroviaria di Cesena e la periferia della città. Vediamo arrossare il cielo per i bagliori che si levano di laggiù, ove oggi un merci è stato colpito in pieno e danneggiato lo stabilimento Montecatini, si che a lungo si sono viste le colonne del fumo. (Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì) 1 luglio - Il bombardamento di ieri alle 17 è stato fatto ai vagoni di grano che erano sulla ferrovia sopra Ruffio. La società Arrigoni ha avuto distrutti il Dopolavoro e i magazzini (reparto scatolame). Tanti operai dicevano che ci voleva una bomba sull’Arrigoni: ora ne hanno avute molte: sono sospesi i lavori e saranno contenti. Ma cosa mangeranno? (Dal diario di don Pietro Burchi Gattolino) [Forlì] 5 [luglio] = ... molte [bombe] su Cesena che ha avuto colpiti il ponte sul Savio nella via Emilia, le carceri e lo Stabilimento Arrigoni (...) in Cesena due morti e dieci feriti. (Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì) Nei giorni successivi non ci furono più azioni dirette contro la città, ma il continuo passaggio di aerei diretti verso nord costrinse i cesenati a vivere quasi ininterrottamente nei rifugi. Molti, che ancora non lo avevano fatto, si convinsero a sfollare in campagna. 4 luglio - Niente azioni in Cesena in questi giorni, però continuo passaggio di aerei con reazione dell’artiglieria contraerea. L’allarme dura quasi ininterrotto, e i pochi cesenati che ancora vivono in città stanno nei rifugi pieni di paura, di noia e di rabbia. (Dal diario di don Pietro Burchi - Gattolino) Lo sbarco in Normandia richiese agli alleati un impegno enorme e nonostante il parere contrario di Winston Churchill, a farne le spese fu la campagna d’Italia, che, a partire da questo momento, sarà caratterizzata da una relativa povertà di mezzi e una conseguente gestione al risparmio. Ho esaminato il problema dell’appoggio a Overlord [sbarco nella Francia settentrionale] con operazioni nel Mediterraneo, che i nostri capi di stato maggiore hanno discusso. In linea generale debbo dare pienamente ragione alla posizione presa dai capi di stato maggiore americani. La proposta del generale Wilson di continuare a utilizzare praticamente tutte le risorse disponibili nel mediterraneo per un’avanzata verso l’Italia settentrionale e piegare poi a nord-est, non è accettabile, secondo me. E credo, in realtà, che noi dovremmo rendere più massicce le nostre operazioni e non sparpagliarle. (...) noi dovremmo appoggiare il comandante supremo alleato. Egli è definitivamente convinto della necessità di Anvil [sbarco alleato nella Francia meridionale] e vuole che si scenda in campo entro il 30 agosto, e preferibilmente prima. E’ d’importanza vitale che si decida immediatamente di attuare la nostra politica, concordata da tempo, di fare di Overlord l’azione decisiva. Anvil, effettuata al più presto è l’unica operazione che potrebbe dare a Overlord l’appoggio materiale e immediato delle forze di Wilson. (Dal messaggio di Roosevelt a Churchill del 28 giugno 1944 (Doc. 399). In: Roosevelt-Churchill. Carteggio segreto di guerra. - Milano : Mondadori, 1977) Io dubito che sia possibile che tre divisioni americane, appoggiate da sette divisioni francesi, all’80 per cento composte da reparti coloniali del Marocco, dell’Algeria e della Tunisia, possano avere un importante effetto strategico sulla colossale battaglia che Eisenhower e Montgomery stanno combattendo 800 chilometri più a nord. Mi sembra più probabile che si finisca in una sacca, nella quale saranno attirate sempre più nuove truppe americane, e io temo che ci saranno ulteriori prelievi da quel poco che ci è rimasto in Italia. (...) Che cosa posso fare, signor presidente, quando i suoi capi di stato maggiore insistono per mettere da parte la nostra campagna offensiva in Italia, con tutte le sua smaglianti possibilità, togliendo a Hitler ogni preoccupazione per la valle del Po’ e quando noi dobbiamo vedere tutta l’importanza di questa campagna finire su per la valle del Rodano, nella convinzione che entro vari mesi possa essere effettivamente di aiuto a Eisenhower tanto più a nord? (Dal messaggio di Churchill a Roosevelt del 1° luglio 1944 (Doc. 400). In: Roosevelt-Churchill. Carteggio segreto di guerra. - Milano : Mondadori, 1977) Altre questioni complicate riguardano la posizione delle truppe di Alexander in Italia, fra cui il problema se debba essere ridotta allo stremo a favore dell’operazione Dragoon [Anvil, lo sbarco nella Francia meridionale] e privata così di ogni iniziativa. (Dal messaggio di Churchill a Roosevelt del 10 agosto 1944 (Doc. 412). In: Roosevelt-Churchill. Carteggio segreto di guerra. - Milano : Mondadori, 1977) Con l’avanzare dell’estate e l’avvicinarsi dello sbarco alleato nella Francia meridionale, le disponibilità del generale Alexander furono ulteriormente ridotte. Sette divisioni, quattro americane e tre francesi, quasi un terzo delle forze combattenti in Italia sono dirottate verso il nuovo fronte in Provenza. A questo, in parte, si possono ricondurre i successi ottenuti dai tedeschi sui campi di battaglia e la relativa facilità con cui riuscirono a ritirarsi verso la linea Gotica. Scrive Kesserling nelle sue memorie: [Gli alleati] non sfruttarono per nulla le occasioni che si presentarono loro e non impiegarono neppure l’aviazione contro facili obiettivi. Le azioni dei partigiani non vennero sostenute decisamente, né furono operati sbarchi di carattere tattico alle spalle del fronte tedesco. (Memorie di guerra / Albert Kesselring. - Milano : Garzanti, 1954) Hitler avrebbe voluto l’arretramento sulla Gotica il più tardi possibile, ma Kesserling, che non voleva arrivarci con le truppe troppo logorate e non più in grado di reggere alle preponderanti forze avversarie, riuscì a convincerlo ad accelerare la ritirata. L’operazione fu eseguita gradualmente e grazie al diminuito impegno degli alleati, in maniera piuttosto agevole. I tedeschi si attestarono dietro una serie di linee difensive minori, sganciandosi progressivamente sino al raggiungimento della Gotica, le cui opere difensive, alla fine di giungo, non erano ancora ultimate.