Citazionismo di Carron_01

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Citazionismo di Carron_01
Cariamici,
holettoconmoltaamarezzaildocumento“Unapresenzaoriginale”diJuliánCarrón07/03/2016-
appunti dall’intervento all’Assemblea con i Responsabili di Comunione e Liberazione in Italia a
PacengodiLazise(Verona),27febbraio2016.
Amarezzanontantoperleideechepropugna,moltodistantidallemie,maperilsuocitazionismo
distorcente dei documenti magisteriali citati nel suo documento. Questo è assolutamente
inaccettabile.Pertanto,vipropongounasinassitralecitazioniCarrónianeedilrealedocumento
dacuisonostateestrapolate.Lemiecitazionisonogiocoforzamoltolungheperdarviilmododi
capiremeglioilsensodeidocumenti,ancheseandrebberolettinellalorocompletezza.
Partiamoconiconfronti.
VERITATISSPLENDOR
ScriveCarrón:
Ciascunodevefarelaverificadellaefficaciadelmodoconcuisiponenellarealtà,osservandose
unariduzionedelcristianesimoadiscorsooacultura,aeticaoavalori,sganciatidall’irriducibile
novità di un incontro, è in grado di convincere una persona a cambiare la sua posizione. Nel
Sessantotto don Giussani ha imparato proprio questo, che non bastava un buon corso di
antropologia, non bastava una buona teologia, non bastava l’etica. Perciò, ora come allora, la
circostanza in cui ci troviamo a vivere è un’occasione strepitosa per capire che cos’è il
cristianesimo.GiovanniPaoloIIscrivenellaVeritatissplendor:«Quest’operadellaChiesatrovail
suopuntodiforza-ilsuo“segreto”formativo-nontantoneglienunciatidottrinalienegliappelli
pastoraliallavigilanza,quantoneltenerelosguardofissosulSignoreGesù.LaChiesaognigiorno
guardaconinstancabileamoreaCristo,pienamenteconsapevolechesoloinluistalarispostavera
edefinitivaalproblemamorale.[...]Urgericuperareeriproporreilverovoltodellafedecristiana,
che non è semplicemente un insieme di proposizioni da accogliere e ratificare con la mente. È
inveceunaconoscenzavissutadiCristo,unamemoriaviventedeisuoicomandamenti,unaverità
da vivere» (Lettera enciclica Veritatis splendor, 1993, 85 e 88), cioè un’esperienza da
comunicare.Senoinonandiamoalfondodituttequestecose,nonpossiamoproporrequalcosadi
originale.Ripeteremosoloqualcunadellemodalitàridottediintendereilcristianesimo.
III-«PerchénonvengaresavanalaCrocediCristo»(1Cor1,17)-
Ilbenemoraleperlavitadellachiesaedelmondo
«Cristocihaliberatiperchérestassimoliberi»(Gal5,1)
84.Laquestionefondamentalecheleteoriemoralisopraricordatepongonoconparticolareforza
è quella del rapporto tra la libertà dell’uomo e la legge di Dio, ultimamente è la questione del
rapportotralalibertàelaverità.
Secondo la fede cristiana e la dottrina della Chiesa, «solamente la libertà che si sottomette alla
Veritàconducelapersonaumanaalsuoverobene.IlbenedellapersonaèdiesserenellaVeritàe
difarelaVerità».136
Il confronto tra la posizione della Chiesa e la situazione sociale e culturale d’oggi mette
immediatamente in luce l’urgenza che proprio su tale questione fondamentale si sviluppi
un’intensa opera pastorale da parte della Chiesa stessa: «Questo essenziale legame di VeritàBene-Libertàèstatosmarritoinlargapartedallaculturacontemporaneae,pertanto,ricondurre
l’uomoariscoprirloèoggiunadelleesigenzepropriedellamissionedellaChiesa,perlasalvezza
del mondo. La domanda di Pilato: “Che cosa è la verità?” emerge anche dalla sconsolata
perplessitàdiunuomochespessononsapiùchiè,dondevieneedoveva.Ecosìassistiamonondi
rado al pauroso precipitare della persona umana in situazioni di autodistruzione progressiva. A
voler ascoltare certe voci, sembra di non doversi più riconoscere l’indistruttibile assolutezza di
alcunvaloremorale.Sonosottogliocchidituttiildisprezzodellavitaumanagiàconcepitaenon
ancoranata;laviolazionepermanentedifondamentalidirittidellapersona;l’iniquadistruzionedei
beninecessariperunavitasemplicementeumana.Anzi,qualcosadipiùgraveèaccaduto:l’uomo
non è più convinto che solo nella verità può trovare la salvezza. La forza salvifica del vero è
contestata, affidando alla sola libertà, sradicata da ogni obiettività, il compito di decidere
autonomamenteciòcheèbeneeciòcheèmale.Questorelativismodiviene,nelcampoteologico,
sfiducia nella sapienza di Dio, che guida l’uomo con la legge morale. A ciò che la legge morale
prescrivesicontrappongonolecosiddettesituazioniconcrete,nonritenendopiù,infondo,chela
leggediDiosiasemprel’unicoverobenedell’uomo».
85.L’operadidiscernimentodiquesteteorieetichedapartedellaChiesanonsirestringeallaloro
denunciaeallororifiuto,mamirapositivamenteasostenerecongrandeamoretuttiifedelinella
formazioned’unacoscienzamoralechegiudichieconducaadecisionisecondoverità,comeesorta
l’apostoloPaolo:«Nonconformateviallamentalitàdiquestosecolo,matrasformatevirinnovando
lavostramente,perpoterdiscernerelavolontàdiDio,ciòcheèbuono,aluigraditoeperfetto»
(Rm12,2).Quest’operadellaChiesatrovailsuopuntodiforza—ilsuo«segreto»formativo—
non tanto negli enunciati dottrinali e negli appelli pastorali alla vigilanza, quanto nel tenere lo
sguardo fisso sul Signore Gesù. La Chiesa ogni giorno guarda con instancabile amore a Cristo,
pienamenteconsapevolechesoloinluistalarispostaveraedefinitivaalproblemamorale.
In particolare, in Gesù crocifisso essa trova la risposta alla questione che tormenta oggi tanti
uomini: come può l’obbedienza alle norme morali universali e immutabili rispettare l’unicità e
l’irripetibilitàdellapersonaenonattentareallasualibertàedignità?LaChiesafasualacoscienza
che l’apostolo Paolo aveva della missione ricevuta: «Cristo... mi ha mandato... a predicare il
vangelo;nonperòconundiscorsosapiente,perchénonvengaresavanalacrocediCristo...Noi
predichiamoCristocrocifisso,scandaloperiGiudei,stoltezzaperipagani;mapercolorochesono
chiamati,siaGiudeicheGreci,predichiamoCristopotenzadiDioesapienzadiDio»(1Cor1,17.2324).Cristocrocifissorivelailsensoautenticodellalibertà,loviveinpienezzaneldonototaledisée
chiamaidiscepoliaprendereparteallasuastessalibertà.
Camminarenellaluce(cf1Gv1,7)
88. La contrapposizione, anzi la radicale dissociazione tra libertà e verità è conseguenza,
manifestazioneecompimentodiun’altrapiùgraveedeleteriadicotomia,quellacheseparalafede
dallamorale.
Questa separazione costituisce una delle più acute preoccupazioni pastorali della Chiesa
nell’attualeprocessodisecolarismo,nelqualetanti,troppiuominipensanoevivono«comeseDio
nonesistesse».Siamodifronteadunamentalitàchecoinvolge,spessoinmodoprofondo,vastoe
capillare, gli atteggiamenti e i comportamenti degli stessi cristiani, la cui fede viene svigorita e
perdelapropriaoriginalitàdinuovocriteriointerpretativoeoperativoperl’esistenzapersonale,
familiare e sociale. In realtà, i criteri di giudizio e di scelta assunti dagli stessi credenti si
presentano spesso, nel contesto di una cultura ampiamente scristianizzata, estranei o persino
contrappostiaquellidelVangelo.
Urgealloracheicristianiriscopranolanovitàdellalorofedeelasuaforzadigiudiziodifrontealla
culturadominanteeinvadente:«Seuntempoeravatetenebra—ciammoniscel’apostoloPaolo
—, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce
consisteinognibontà,giustiziaeverità.CercateciòcheègraditoalSignore,enonpartecipatealle
opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente... Vigilate dunque
attentamentesullavostracondotta,comportandovinondastolti,madauominisaggi;profittando
deltempopresente,perchéigiornisonocattivi»(Ef5,8-11.15-16;cf1Ts5,4-8).
Urgericuperareeriproporreilverovoltodellafedecristiana,chenonèsemplicementeuninsieme
diproposizionidaaccogliereeratificareconlamente.ÈinveceunaconoscenzavissutadiCristo,
una memoria vivente dei suoi comandamenti, una verità da vivere. Del resto, una parola non è
veramenteaccoltasenonquandopassanegliatti,senonquandovienemessainpratica.Lafedeè
unadecisionecheimpegnatuttal’esistenza.Èincontro,dialogo,comunionediamoreedivitadel
credente con Gesù Cristo, Via, Verità e Vita (cf Gv 14,6). Comporta un atto di confidenza e di
abbandono a Cristo, e ci dona di vivere come lui ha vissuto (cf Gal 2,20), ossia nel più grande
amoreaDioeaifratelli.
89. La fede possiede anche un contenuto morale: origina ed esige un impegno coerente di vita,
comporta e perfeziona l’accoglienza e l’osservanza dei comandamenti divini. Come scrive
l’evangelistaGiovanni,«Dioèluceeinluinoncisonotenebre.Sediciamochesiamoincomunione
con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità... Da questo
sappiamod’averloconosciuto:seosserviamoisuoicomandamenti.Chidice:“Loconosco”enon
osservaisuoicomandamenti,èbugiardoelaveritànonèinlui;machiosservalasuaparola,inlui
l’amorediDioèveramenteperfetto.Daquestoconosciamodiessereinlui.Chidicedidimorarein
Cristo,devecomportarsicomeluisiècomportato»(1Gv1,5-6;2,3-6).
Mediantelavitamoralelafedediventa«confessione»,nonsolodavantiaDio,maanchedavanti
agliuomini:sifatestimonianza.«Voisietelalucedelmondo—hadettoGesù—;nonpuòrestare
nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il
moggio,masopraillucerniereperchéfaccialuceatuttiquellichesononellacasa.Cosìrisplendala
vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre
vostro che è nei cieli» (Mt 5,14-16). Queste opere sono soprattutto quelle della carità (cf Mt
25,31-46)edell’autenticalibertàchesimanifestaeviveneldonodisé.Sinoaldonototaledisé,
comehafattoGesùchesullacroce«haamatolaChiesaehadatosestessoperlei»(Ef5,25).La
testimonianzadiCristoèfonte,paradigmaerisorsaperlatestimonianzadeldiscepolo,chiamatoa
porsisullastessastrada:«Sequalcunovuoleveniredietroame,rinneghisestesso,prendalasua
croceognigiornoemisegua»(Lc9,23).Lacarità,secondoleesigenzedelradicalismoevangelico,
puòportareilcredenteallatestimonianzasupremadelmartirio.Sempresull’esempiodiGesùche
muoreincroce:«FatevidunqueimitatoridiDio,qualifiglicarissimi,—scrivePaoloaicristianidi
Efeso—ecamminatenellacarità,nelmodocheancheCristocihaamatoehadatosestessoper
noi,offrendosiaDioinsacrificiodisoaveodore»(Ef5,1-2).
EVANGELIUMVITAE
ScriveCarrón:
Daquestopuntodivista,èinteressantissimociòcheRatzingerdissenel1981:«LoStatononèla
totalitàdell’esistenzaumana[perquellaseparazionedicuidicevamoprima]enonabbracciatutta
la speranza umana. L’uomo e la sua speranza vanno oltre la realtà dello Stato e oltre la sfera
dell’azione politica. [...] Questo alleggerisce il peso all’uomo politico e gli apre la strada a una
politicarazionale[alleggerisceilpesoperchéinquestomodonontuttodipendedalfattocheun
politico riesca a proporre una legge che sostenga tutto, perché la politica non ha questo come
scopo] [...]. Il primo servizio che la fede fa alla politica è dunque la liberazione dell’uomo
dall’irrazionalitàdeimitipolitici,chesonoilverorischiodelnostrotempo.Esseresobriedattuare
ciòcheèpossibile[...]èsemprestatodifficile;lavocedellaragionenonèmaicosìfortecomeil
grido irrazionale. Il grido che reclama le grandi cose ha la vibrazione del moralismo; limitarsi al
possibile sembra invece una rinuncia alla passione morale, sembra il pragmatismo dei meschini
[pertantepersonequestoèrelativismo,èuncedimento,unaconcessione].Malaveritàèchela
moralepoliticaconsisteprecisamentenellaresistenzaallaseduzionedellegrandiparoleconcuici
sifagiocodell’umanitàdell’uomoedellesuepossibilità.Nonèmoraleilmoralismodell’avventura,
cheintenderealizzaredasélecosediDio.Loèinvecelalealtàcheaccettalemisuredell’uomoe
compie, entro queste misure, l’opera dell’uomo. Non l’assenza di ogni compromesso, ma il
compromessostessoèlaveramoraledell’attivitàpolitica»(Chiesa,ecumenismoepolitica,op.cit.,
pp.142-144).
Ciascunopuògiudicareallalucediquesteparolelereazioniproprieealtruidavantiaquelloche
stacapitando.
L’atteggiamento indicato da Ratzinger ai politici può sembrare forse meschino, non
sufficientementeall’altezzadellamoraleediquellochesidovrebbefare?Loabbiamovistoanche
entrando in merito al progetto di legge Cirinnà. Rileggiamo quello che aveva detto la
Congregazione per la Dottrina della fede nel 2003: «In presenza del riconoscimento legale delle
unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio, occorre
opporsi» (Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone
omosessuali,3giugno2003,5).Erail2003.Enel2007tutti,senzadiscussioni,sieranooppostia
tuttiedueiprogetti.Oggisiaccettailriconoscimentodeidiritticivilidelleunionidipersonedello
stessosesso,senzal’equiparazionealmatrimoniouomo-donnaestralciandolastepchildadoption.
Questo è meschino? La Chiesa diventa relativista quando dice che lo stralcio della stepchild
adoptiondaldisegnodileggesulleunioniciviliè«un’ipotesicorretta»(P.ParolininP.Rodari,«La
Chiesa teme “altri grimaldelli”», la Repubblica, 24 febbraio 2016, p. 8), e dunque un risultato
accettabile, perché era ciò che si poteva realisticamente ottenere? Questo non significa affatto
chesiacambiatalamoraledellaChiesa,comecredonoalcuni.Ilproblemaèche,perriaffermareil
valore del matrimonio, non si può ricorrere alla coercizione della legge civile. È questo che la
Chiesahadifeso:latestimonianzadellabellezzadellafamiglia.
Un documento della Congregazione per la Dottrina della fede ricorda, «come ha insegnato
Giovanni Paolo II nella Lettera enciclica Evangelium vitae a proposito del caso in cui non fosse
possibilescongiurareoabrogarecompletamenteunaleggeabortistagiàinvigoreomessaalvoto,
che“unparlamentare,lacuipersonaleassolutaopposizioneall’abortofossechiaraeatuttinota,
potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale
legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica» (Nota
dottrinalecircaalcunequestioniriguardantil’impegnoeilcomportamentodeicattolicinellavita
politica,2002,4).Limitareidanni!Èrelativismo,questo?Iltestodell’Evangeliumvitaeprosegue:
«Così facendo, infatti, non si attua una collaborazione illecita a una legge ingiusta; piuttosto si
compie un legittimo e doveroso tentativo di limitarne gli aspetti iniqui» (Lettera enciclica
Evangeliumvitae,1995,73).
Ripeto ciò che ho detto all’inizio: una circostanza come questa ci può aiutare a capire che cosa
stiamo a fare al mondo. Sicuramente non potremo evitare il dilagare di una mentalità ostile ai
valoriportatidaCristoeneppureilmoltiplicarsidileggichenoncisoddisfano,manessunocipuò
impedire di usare tutto lo spazio del vivere per testimoniare la bellezza della vita cristiana, con
tutta la ricchezza delle sue implicazioni, culturali e operative, mettendo davanti a tutti
un’esperienza così affascinante che possa suscitare un interesse nelle persone che incontriamo.
Questaèlaverificacheindividualmenteecomunitariamentesiamochiamatiafare.Equestoèil
motivo per cui don Giussani ci ha comunicato con insistenza il cristianesimo come vita, una vita
attrattiva per tutti. Infatti, come afferma papa Francesco, «i cristiani hanno il dovere di
annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi
condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa non
cresceperproselitismoma“perattrazione”»(EsortazioneapostolicaEvangeliigaudium,2013,14).
Evangeliumvitaen.73e74:
73. L’aborto e l’eutanasia sono dunque crimini che nessuna legge umana può pretendere di
legittimare. Leggi di questo tipo non solo non creano nessun obbligo per la coscienza, ma
sollevanopiuttostoungraveeprecisoobbligodiopporsiadessemedianteobiezionedicoscienza.
Fin dalle origini della Chiesa, la predicazione apostolica ha inculcato ai cristiani il dovere di
obbedirealleautoritàpubblichelegittimamentecostituite(cf.Rm13,1-7;1Pt2,13-14),manello
stessotempohaammonitofermamenteche«bisognaobbedireaDiopiuttostocheagliuomini»
(At5,29).Giànell’AnticoTestamento,proprioinriferimentoalleminaccecontrolavita,troviamo
un esempio significativo di resistenza al comando ingiusto dell’autorità. Al faraone, che aveva
ordinatodifarmorireognineonatomaschio,lelevatricidegliEbreisiopposero.Esse«nonfecero
comeavevaloroordinatoilrediEgittoelasciaronovivereibambini»(Es1,17).Maoccorrenotare
il motivo profondo di questo loro comportamento: «Le levatrici temettero Dio» (ivi). È proprio
dall’obbedienzaaDio—alqualesolosidevequeltimorecheèriconoscimentodellasuaassoluta
sovranità—chenasconolaforzaeilcoraggiodiresisterealleleggiingiustedegliuomini.Èlaforza
e il coraggio di chi è disposto anche ad andare in prigione o ad essere ucciso di spada, nella
certezzache«inquestostalacostanzaelafededeisanti»(Ap13,10).
Nel caso quindi di una legge intrinsecamente ingiusta, come è quella che ammette l’aborto o
l’eutanasia,nonèmailecitoconformarsiadessa,«népartecipareadunacampagnadiopinionein
favorediunaleggesiffatta,nédareadessailsuffragiodelpropriovoto».98
Un particolare problema di coscienza potrebbe porsi in quei casi in cui un voto parlamentare
risultasse determinante per favorire una legge più restrittiva, volta cioè a restringere il numero
degliabortiautorizzati,inalternativaadunaleggepiùpermissivagiàinvigoreomessaalvoto.
Similicasinonsonorari.Siregistrainfattiildatochementreinalcunepartidelmondocontinuano
lecampagneperl’introduzionedileggiafavoredell’aborto,sostenutenonpochevoltedapotenti
organismi internazionali, in altre Nazioni invece — in particolare in quelle che hanno già fatto
l’amara esperienza di simili legislazioni permissive — si vanno manifestando segni di
ripensamento. Nel caso ipotizzato, quando non fosse possibile scongiurare o abrogare
completamente una legge abortista, un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione
all’abortofossechiaraeatuttinota,potrebbelecitamenteoffrireilpropriosostegnoaproposte
miratealimitareidannidiunataleleggeeadiminuirneglieffettinegativisulpianodellaculturae
dellamoralitàpubblica.Cosìfacendo,infatti,nonsiattuaunacollaborazioneillecitaaunalegge
ingiusta;piuttostosicompieunlegittimoedoverosotentativodilimitarnegliaspettiiniqui.
74. L’introduzione di legislazioni ingiuste pone spesso gli uomini moralmente retti di fronte a
difficiliproblemidicoscienzainmateriadicollaborazioneinragionedelladoverosaaffermazione
del proprio diritto a non essere costretti a partecipare ad azioni moralmente cattive. Talvolta le
scelte che si impongono sono dolorose e possono richiedere il sacrificio di affermate posizioni
professionaliolarinunciaalegittimeprospettivediavanzamentonellacarriera.Inaltricasi,può
risultare che il compiere alcune azioni in se stesse indifferenti, o addirittura positive, previste
nell’articolato di legislazioni globalmente ingiuste, consenta la salvaguardia di vite umane
minacciate. D’altro canto, però, si può giustamente temere che la disponibilità a compiere tali
azioni non solo comporti uno scandalo e favorisca l’indebolirsi della necessaria opposizione agli
attentati contro la vita, ma induca insensibilmente ad arrendersi sempre più ad una logica
permissiva.
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Per illuminare questa difficile questione morale occorre richiamare i principi generali sulla
cooperazioneadazionicattive.Icristiani,cometuttigliuominidibuonavolontà,sonochiamati,
perungravedoveredicoscienza,anonprestarelalorocollaborazioneformaleaquellepratiche
che,purammessedallalegislazionecivile,sonoincontrastoconlaLeggediDio.Infatti,dalpunto
di vista morale, non è mai lecito cooperare formalmente al male. Tale cooperazione si verifica
quando l’azione compiuta, o per la sua stessa natura o per la configurazione che essa viene
assumendoinunconcretocontesto,siqualificacomepartecipazionedirettaadunattocontrola
vitaumanainnocenteocomecondivisionedell’intenzioneimmoraledell’agenteprincipale.Questa
cooperazione non può mai essere giustificata né invocando il rispetto della libertà altrui, né
facendo leva sul fatto che la legge civile la prevede e la richiede: per gli atti che ciascuno
personalmentecompieesiste,infatti,unaresponsabilitàmoraleacuinessunopuòmaisottrarsie
sullaqualeciascunosaràgiudicatodaDiostesso(cf.Rm2,6;14,12).
IlparticolareproblemadicoscienzadiEVn.73riguardaeclusivamenteiparlamentaricattolici,non
valeassolutamenteperchicombattelabattagliaculturalecomedovrebbefareCarrón.
Nella fattispecie, non solo la legge antecedente non prevedeva né simil matrimonio gay, né
adozionegay,maiparlamentaricattoliciconillorovotoavrebberopotutoimpedirneilpassaggio
al senato e cestinarla. Quello che hanno fatto non è “riduzione del danno”, ma cooperazione al
male.Ècosìdifficiledacapire?
Neln.74diEVilSantoPadredicechiaramentechebisognarinunciareallepoltrone…Carrón,come
faspesso,separarelatestimonianzachiaraedistinta,chesimanifestaanchenellabattagliaperla
verità,dallavitacristiana,mentreinrealtàsonountutt’uno!Ecconeillampanteesempioproprio
diVeritatissplendorn.88:
La contrapposizione, anzi la radicale dissociazione tra libertà e verità è conseguenza,
manifestazioneecompimentodiun’altrapiùgraveedeleteriadicotomia,quellacheseparalafede
dallamorale.
Urgealloracheicristianiriscopranolanovitàdellalorofedeelasuaforzadigiudiziodifrontealla
culturadominanteeinvadente
Urgericuperareeriproporreilverovoltodellafedecristiana,chenonèsemplicementeuninsieme
diproposizionidaaccogliereeratificareconlamente.ÈinveceunaconoscenzavissutadiCristo,
unamemoriaviventedeisuoicomandamenti,unaveritàdavivere.
Etet,cariamici.Sial’uno,sial’altro.Ècosìdifficiledacapire?
SANTOMMASOD’AQUINO
ScriveCarrón:
Dunque,taledualismorendepossibilelalibertàequestosiripercuote,poi,sulleleggi.Perciògià
sant’AgostinosottolineavaladifferenzatralaleggeciviledelloStatoelaleggedivina.Egliscriveva
che è perfettamente comprensibile che «la legge fatta per governare la città permetta e lasci
impunite molte azioni che sono invece condannate dalla legge divina [...]; non perché [la legge
civile] non fa tutto, si deve condannare quello che fa» (cfr. Sant’Agostino, De libero arbitrio,
I,5,13). «In altre parole - scrive padre Nello Cipriani -, la legge civile, anche se deve ispirarsi alla
legge eterna di Dio, non deve necessariamente coincidere con essa in tutto, condannando e
punendo tutto ciò che è contrario alla volontà di Dio» (N. Cipriani, «Il ruolo della Chiesa nella
società civile: la tradizione patristica», in AA.VV., I cattolici e la società pluralista. Il caso delle
“leggiimperfette”,acuradiJ.Joblin-R.Tremblay,Ed.StudioDomenicano,Bologna1996,p.144).
Commentando questo stesso brano agostiniano, san Tommaso d’Aquino scrive: «Come nota S.
Agostino,laleggeumananonècapacedipunireediproibiretutteleazionimalvagie:poichése
volesse colpirle tutte, verrebbero eliminati molti beni e sarebbe compromesso il bene comune,
necessarioall’umanoconsorzio.Perciò,affinchénessunacolparimanesseimpunita,eranecessario
l’interventodellaleggedivina,cheproibiscetuttiipeccati»(SummaTheologiae,I-II,q.91,a.4).La
leggecivilehaunpoteredicoercizionechenonhalaleggemorale.Perciò,inunasocietàincuiè
vigenteilprincipiodelleduecomunità,cheèl’originedelprincipiodilibertà,nonsipuòpensaredi
imporreuntipodileggeacuinonsisiaarrivatiattraversoilmetodopropriodellasocietàcivile,
vale a dire dapprima il formarsi delle convinzioni nelle pratiche di vita e poi, nei sistemi
democraticidigoverno,ildibattitoparlamentarefrairappresentantielettidalpopolo.
La citazione di San Tommaso non riguarda le leggi umane, ma la necessità della legge divina
[positiva].
SummaTheologiae,I-II,q.91,a.4:
Articolo4:
Seeranecessarial’esistenzadiunaleggedivina[positiva]
[…]Rispondo:Perl’orientamentodellanostravitaeranecessaria,oltreallaleggenaturaleea
quellaumana,unaleggedivina[positiva].
Eciòperquattromotivi.
Primo,perchél’uomomediantelaleggevieneguidatoneisuoiattiinordinealfineultimo.
Ora,seeglifosseordinatosoloaunfinechenonsuperalacapacitàdellefacoltàumane,non
sarebbenecessariocheavesseunorientamentodiordinerazionalesuperioreallaleggenaturalee
allaleggeumanapositivacheneconsegue.
Essendoinvecel’uomoordinatoalfinedellabeatitudineeterna,laqualesorpassa,comesièvisto
sopra[q.5,a.5],lecapacitànaturalidell’uomo,eranecessariocheeglifossedirettoalsuofine,al
disopradellaleggenaturaleeumana,daunaleggedataespressamentedaDio.
Secondo,perchéapropositodegliattiumanicisonotroppediversitàdivalutazione,data
l’incertezzadell’umanogiudizio,specialmenteriguardoaifatticontingentieparticolari.
Affinchédunquel’uomopotessesaperesenzaalcundubbioquantodevefareoevitare,era
necessariocheneisuoiattifosseguidatodaunaleggerivelatadaDio,nellaqualenoncipuò
esserealcunerrore.
Terzo,perchél’uomosilimitaalegiferaresuciòchepuògiudicare.
Ora,l’uomononpuògiudicaredegliattiinterni,chesononascosti,masolodiquelliesternie
visibili.
Etuttavialaperfezionedellavirtùrichiedechel’uomosiarettonegliunieneglialtri.
Quindilaleggeumananonpotevareprimereocomandareefficacementegliattiinterni,maper
questoeranecessariol’interventodiunaleggedivina.
Quarto,comenotaS.Agostino[Delib.arb.1,5],laleggeumananonècapacedipunireedi
proibiretutteleazionimalvage:poichésevolessecolpirletutteverrebberoeliminatimoltibeni,e
sarebbecompromessoilbenecomune,cheènecessarioall’umanoconsorzio.
Perchédunquenessunacolparimanesseimpunitaeranecessariol’interventodiunaleggedivina
cheproibissetuttiipeccati.
EquestiquattromotivisonoaccennatiinunafrasedeiSalmi[18,8]:“LaleggedelSignoreè
perfetta”,cioènonammettealcunabrutturadipeccato;“rinfrancal’anima”,poichéregolanon
soltantogliattiesterni,maanchequelliinterni;“latestimonianzadelSignoreèverace”,perla
certezzadellaveritàedellarettitudine;“rendesaggioilsemplice”,inquantoordinal’uomoalfine
soprannaturaleedivino.
Soluzionedelledifficoltà:1.Laleggeeternavienepartecipatadallaleggenaturalesecondola
capacitàdellanaturaumana.
Mal’uomohabisognodiessereguidatoinmanierapiùaltaall’ultimofinesoprannaturale.
Ecosìsihaunaleggedivinapositiva,mediantelaqualelaleggeeternavienepartecipatainun
gradopiùalto.
2.Ilconsiglioèunacertaricerca:percuiènecessariochemuovadaalcuniprincìpi.
Eperleragioneaddotte[nelcorpo]nonbastabasarsisuiprincìpipostiinnoidallanatura,che
sonoiprecettidellaleggenaturale,maènecessarioinvecericorrereadaltriprincìpi,cioèai
precettidellaleggedivina.
3.Lecreatureirrazionalinonsonoordinateaunfinesuperioreallelorocapacitànaturali.Perciòil
paragonenonregge.
Il paragone proprio non regge. La citazione di Carrón è assolutamente fuori luogo, perché
l’argomentazione è sulla necessità di una legge divina positiva. E la risposta, oltretutto, è
affermativa!Ecco,invece,doveSanTommasoparladell’utilitàdellaleggeumana.
SanTommasoponeladomanda:“èstatoutilechecerteleggisianostatepostedagliuomini?”
PerSanTommaso“nell’uomoviènaturalmenteunacertaattitudineversolavirtù;maènecessario
chelaperfezionedicodestavirtùsiaconseguitadall’uomoattraversounacertadisciplina.[…]Ora
unataledisciplina,checostringeattraversoiltimoredellapena,èladisciplinadelleleggi”.
La giustizia vivente non è preferibile a quella priva di vita, che è contenuta nelle leggi? Non
sarebbemeglioaffidarsialprudenteconsigliodeisaggi,piuttostocheall’aridalegge?
Risponde l’Aquinate: “Il Filosofo afferma, nel primo libro della Retorica (c.2): «è meglio ordinare
tutte le cose con le leggi, che lasciare tutto all’arbitrio dei giudici». E questo per tre motivi. 1)
perchéèpiùfaciletrovarepochepersonesagge,chesianoadattiaporreleggigiuste,cheimolti
che sono necessari per giudicare rettamente dei singoli casi. – 2) perché quelli che pongono le
leggi,alungoriflettonosullecosedastabilireattraversolalegge,mentreigiudizisuicasisingoliè
fattoinbaseacasichesorgonoall’improvviso.Oraèpiùfacilecheunuomopossavederechecosa
è giusto dopo aver riflettuto molto, piuttosto che esaminando un fatto unico. – 3) perché i
legislatori giudicano in universale e sul futuro; mentre gli uomini che presiedono i tribunali
giudicanosuifattipresenti,versoiqualiunosenteamoreoodiooqualchealtrapassione,ecosì
corrompeilsuogiudiziosudiessi.Poiché,dunque,lagiustiziaviventedelgiudicenonsitrovain
molti e poiché è flessibile, perciò fu necessario, là dove è possibile, determinare per leggi come
giudicareepochissimecoseaffidareall’arbitriodegliuomini”.
SanGiovanniPaoloIIcitasanTommasonell’Evangeliumvitaealn.72:
In continuità con tutta la tradizione della Chiesa è anche la dottrina sulla necessaria conformità
della legge civile con la legge morale, come appare, ancora una volta, dall’enciclica citata di
GiovanniXXIII:«L’autoritàèpostulatadall’ordinemoraleederivadaDio.Qualorapertantolesue
leggi o autorizzazioni siano in contrasto con quell’ordine, e quindi in contrasto con la volontà di
Dio,essenonhannoforzadiobbligarelacoscienza...;intalcaso,anzi,chiaramentel’autoritàcessa
diesseretaleedegenerainsopruso».ÈquestoillimpidoinsegnamentodisanTommasod’Aquino,
che tra l’altro scrive: «La legge umana in tanto è tale in quanto è conforme alla retta ragione e
quindi deriva dalla legge eterna. Quando invece una legge è in contrasto con la ragione, la si
denomina legge iniqua; in tal caso però cessa di essere legge e diviene piuttosto un atto di
violenza»[SummaTheologiae,I-II,q.93,a.3,ad2um].Eancora:«Ognileggepostadagliuominiin
tanto ha ragione di legge in quanto deriva dalla legge naturale. Se invece in qualche cosa è in
contrastoconlaleggenaturale,alloranonsaràleggebensìcorruzionedellalegge»[Ibid.,I-II,q.95,
a.2.L’AquinatecitaS.Agostino:“Nonvideturesselex,quaeiustanonfuerit”,Deliberoarbitrio,I,
5,11:PL32,1227.]
Pertanto, quando Carrón dice: “Perciò, in una società in cui è vigente il principio delle due
comunità,cheèl’originedelprincipiodilibertà,nonsipuòpensarediimporreuntipodileggea
cui non si sia arrivati attraverso il metodo proprio della società civile, vale a dire dapprima il
formarsi delle convinzioni nelle pratiche di vita e poi, nei sistemi democratici di governo, il
dibattitoparlamentarefrairappresentantielettidalpopolo”,nonpuòcertochiamareasostegno
laSommaTeologicadiSanTommaso!Tutt’altro,perchéquinonsitrattadiunaleggeumanache
nonrispettacompletamentelaleggedivina(DDLCirinnà),madiunaleggeinapertocontrastocon
la legge divina! Trattasi di legge iniqua. È così difficile da capire? Un’ultima annotazione sul
percorsodellaleggeincampodemocratico.
ScriveilcompiantoMarioPalmaro:
A proposito della democrazia, varrebbe sempre la pena ricordare due massime paradossali che
tuttavia ci potrebbero aiutare a non trasformare la democrazia stessa in un idolo vuoto. La
modernitàinfattihageneratounaveraepropriareligione,lareligionedemocratica,chehaisuoi
riti,isuoisacerdoti,eilsuomagistero.Chesifondasuun’ideaessenziale:lamaggioranzaèl’unica
fonte di ogni legge e di ogni diritto. La prima massima è di Aristotele, il quale raccontava:
“Aristippo disprezzava la matematica, perché non faceva riferimento né al bene né al male”. La
secondaèdiJ.L.Borges:“Sochesonodeltuttoindegnodiopinareinmateriapolitica,maforsemi
si perdonerà se aggiungo che non credo nella democrazia, quel curioso abuso della statistica”.
Questeprovocazioninonhannotantoloscopodidelegittimarelostrumentodemocratico,quanto
diavvertircidelpericolodifarediessoun“vitellod’oro”,sovraccaricandodivaloredeisemplici
numeri,inunamanieradeltuttosimilealmatematicochesi“innamorasse”delnumero9.
In verità noi tutti sappiamo che la democrazia tende a misurare il consenso. E che i numeri
eleggono gli uomini. Ma non possono decretare la verità di un fatto. Il declino relativista delle
democraziesiesprimeinveceproprioinquestofenomeno:bastatrovareunabasemaggioritaria
pertrasformareundelittocomel’aborto,ocomelafecondazioneartificiale,ocomel’eutanasia,in
undiritto.E’precisamentecontroquestoerrorechesiscaglialaEV:
“In ogni caso, nella cultura democratica del nostro tempo si è largamente diffusa l’opinione
secondolaqualel’ordinamentogiuridicodiunasocietàdovrebbelimitarsiaregistrareerecepire
le convinzioni della maggioranza e, pertanto, dovrebbe costruirsi solo su quanto la maggioranza
stessa riconosce e vive come morale. Se poi si ritiene addirittura che una verità comune e
oggettiva sia di fatto inaccessibile, il rispetto della libertà dei cittadini — che in un regime
democratico sono ritenuti i veri sovrani — esigerebbe che, a livello legislativo, si riconosca
l’autonomia delle singole coscienze e quindi, nello stabilire quelle norme che in ogni caso sono
necessarie alla convivenza sociale, ci si adegui esclusivamente alla volontà della maggioranza,
qualunque essa sia. In tal modo, ogni politico, nella sua azione, dovrebbe separare nettamente
l’ambitodellacoscienzaprivatadaquellodelcomportamentopubblico”.(60)“Comuneradicedi
tutte queste tendenze è il relativismo etico che contraddistingue tanta parte della cultura
contemporanea.(…)Èverochelastoriaregistracasiincuisisonocommessideicriminiinnome
della«verità».Macrimininonmenogravieradicalinegazionidellalibertàsisonocommessiesi
commettono anche in nome del «relativismo etico». Quando una maggioranza parlamentare o
sociale decreta la legittimità della soppressione, pur a certe condizioni, della vita umana non
ancora nata, non assume forse una decisione «tirannica» nei confronti dell’essere umano più
debole e indifeso? La coscienza universale giustamente reagisce nei confronti dei crimini contro
l’umanità di cui il nostro secolo ha fatto così tristi esperienze. Forse che questi crimini
cesserebbero di essere tali se, invece di essere commessi da tiranni senza scrupoli, fossero
legittimatidalconsensopopolare?”
NonoccorreaggiungerenullaalleparolediGiovanniPaoloII.Essespieganomoltobeneperché,
all’interno del positivismo giuridico, un illustre filosofo del diritto del ‘900 come Hans Kelsen
potevaconcluderesenzaimbarazzochel’esitodelprocessoaGesùèdaconsiderarsiunperfetto
prodottodellademocrazia,perchéPilatofecelacosagiusta–nell’incertezzasucosafossevero–
ad affidare all’arbitrio della maggioranza la scelta fra Barabba e nostro Signore. Ben sapendo –
aggiunge
Kelsen
–
che
Barabba
era
effettivamente
un
malfattore.
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