Atti - XXVIII Convegno - Arcidiocesi di Benevento
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Atti - XXVIII Convegno - Arcidiocesi di Benevento
ARCIDIOCESI DI BENEVENTO Atti del XXVIII Convegno Pastorale Diocesano Dalla SFIDA alla PROPOSTA La parrocchia tra annuncio e vita 18 - 19 - 20 GIUGNO 2012 SEMINARIO ARCIVESCOVILE BENEVENTO A cura di: Ufficio Pastorale Diocesano Piazza Orsini, 27 - 82100 Benevento Tel. 0824.323379 - 0824.323360 - Fax 0824.323355 e-mail: [email protected] Presentazione Il convegno pastorale diocesano è un appuntamento fondamentale per la vita della diocesi. Un momento di confronto e riflessione, ma soprattutto una prima concreta verifica che si proietta nei successivi lavori di programmazione pastorale. Il convegno è il luogo dell’incontro di tutte le realtà diocesane (sacerdoti, religiosi, referenti di movimenti, associazioni e fedeli laici), dove ciascuna è chiamata a contribuire alla discussione, al dibattito propositivo e alla missione della Chiesa locale. Il tema scelto per il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano “Dalla Sfida alla Proposta. La parrocchia crocevia tra annuncio e vita”, si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla scorta delle indicazioni del documento Cei “Educare alla vita buona del Vangelo”, e ruota intorno al rapporto tra parrocchia e catechesi. Quanto è stato al centro dei lavori è riportato nella presente pubblicazione che si struttura in tre sezioni: • la prima sezione riportante la relazione di base del professor Luciano Meddi, Ordinario di Catechesi Missionaria presso la Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana; • la seconda sezione dedicata ai lavori dei gruppi di studio distinti per i quattro ambiti (Catechesi Permanente, Iniziazione Cristiana, Catecehsi e Disabilità, Pastorale Battesimale) e alle conclusioni dell’arcivescovo mons. Andrea Mugione; • la terza sezione contenente un’appendice metodologica (con la descrizione degli ambiti e la scheda di lavoro utilizzata per i laboratori di studio) e la rassegna stampa dell’evento. Gli atti del convegno rientrano nell’insieme dei sussidi che l’ufficio Pastorale prepara per sacerdoti, religiosi e operatori (diocesani e parrocchiali). In essi, infatti, sono presenti le prime indicazioni per la pro- 5 grammazione pastorale del prossimo anno, le cui linee definitive sono contenute, in maniera dettagliata, nella pubblicazione del piano pastorale. Gli atti del convegno e il piano pastorale sono, dunque, strumenti indispensabili per l’impostazione del lavoro pastorale sia nelle parrocchie, sia nelle zone pastorali oltre che per i movimenti e le associazioni operanti in diocesi. 6 Programma LUNEDI’ 18 GIUGNO Ore 17.30 Iscrizioni Ore 18.30 AUDITORIUM “GIOVANNI PAOLO II” • Preghiera iniziale • Saluto S. Ecc. Mons. Andrea MUGIONE Arcivescovo Metropolita di Benevento • Introduzione Mons. Abramo MARTIGNETTI Vicario episcopale per la Pastorale Ore 19.15 • Finestra teorica “Educare nella comunità cristiana e co-educare come comunità” a cura di Luciano MEDDI Ordinario di Catechesi Missionaria presso la Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana Ore 19.45 • Dibattito in Aula 7 M A RT E D I ’ 1 9 Ore 18.30 AUDITORIUM “GIOVANNI PAOLO II” • Preghiera iniziale Ore 18.45 • Laboratori di studio Ore 20.30 • Conclusione dei laboratori di studio MERCOLEDI’ 20 Ore 18.30 AUDITORIUM “GIOVANNI PAOLO II” • Preghiera iniziale Ore 18.45 • Relazioni conclusive dei laboratori di studio Ore 19.30 • Conclusioni S. Ecc. Mons. Andrea MUGIONE 8 Saluto introduttivo Mons. Andrea Mugione Arcivescovo Metropolita “Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”. Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. (At 1, 6–8) Gli Apostoli si domandavano: “Signore, è questo il tempo nel quale ricostruirai il Regno d’Israele?”. Ma Egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato al suo potere”. Come gli Apostoli anche noi siamo chiamati a un profondo atto di fiducia in Dio che opera nel silenzio la nostra salvezza. I tempi di Dio sono lunghi ma i tempi dell’uomo, a volte, sono caratterizzati dall’impazienza. La storia umana è sotto la regalità di Dio che si manifesta in Gesù presente nella Chiesa. Questa sia la nostra certezza. Siamo invitati a leggere tra le righe della storia, della vita e del mondo, non con sfiducia e pessimismo, con fatalismo e impazienza come se non vedessimo realizzato il Regno di Dio. Non lasciamoci condizionare dalla paura, dallo scoraggiamento. Dobbiamo dare maggiore fiducia all’azione di Dio nella nostra vita, nella nostra storia. Dio non è assente dalla storia, Dio non è lontano dall’umanità. Egli opera dal di dentro la salvezza degli uomini. Ma l’uomo può emarginare Dio dalla storia. Il metodo che Dio ci suggerisce è di non fondarci sulla nostra bravura e coerenza, ma sulla forza e sulla potenza che viene da Lui: “riceverete la forza dallo Spirito Santo”! Non è la potenza dei nostri mezzi, 9 non sono le virtù, le nostre capacità o le nostre responsabilità a realizzare il Regno di Dio. Accogliamo questo invito alla fiducia che vale per i singoli credenti, per la Chiesa del nostro tempo, per tutti gli operatori pastorali, per tutti gli educatori. Ma allo stesso tempo non si venga meno alla sforzo quotidiano di corrispondere alla forza interiore dello Spirito. Dio attua i suoi disegni nella storia in forma totalmente libera, senza lasciarsi condizionare dalle nostre risposte deludenti, nonostante la nostra debolezza, inadeguatezza, fragilità ed impotenza. 10 Introduzione Mons. Abramo Martignetti Vicario episcopale per la Pastorale Carissimi partecipanti al XXVIII convegno pastorale diocesano, è un momento di grazia questo nostro annuale convenire, in cui viviamo una profonda esperienza di confronto, di condivisione e di discernimento per il comune cammino, animato dallo Spirito del Signore Risorto. Colgo l’occasione, anche a nome di tutta l’assemblea, per esprimere al nostro arcivescovo la gioia di vederlo in buona ripresa fisica e attivo nei suoi molteplici impegni pastorali. Salutiamo con cordialità il professore don Luciano Meddi, ordinario di Catechesi Missionaria presso la Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana, già apprezzato da noi sacerdoti diocesani in occasione di un incontro di aggiornamento da lui tenuto sulla presentazione del documento della Cei Educare alla vita buona del Vangelo. Don Luciano Meddi, sacerdote diocesano di Roma dal 1981, già docente straordinario di teologia pastorale presso l’Istituto Teologico Leoniano di Anagni, docente consociato di catechetica nella Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana dal febbraio 2000, straordinario dal 2004. È stato parroco nella parrocchia di S. Gelasio in Roma. È stato preside dell’Istituto Superiore di Catechesi e Spiritualità Missionaria (ISCSM) della medesima Università (2001-2007). È stato presidente dell’AICa (Associazione Italiana dei Catecheti, 1998-2005), membro della EEC (Àquipe Eupeenne de catéchèse); della Commissione Catechistica Nazionale presso l’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI, del Gruppo Italo-Tedesco promosso dall’UPS di Roma. Ha collaborato con il Pontificio Consiglio per la Famiglia. Molte le pubblicazioni al suo at- 11 tivo su tali tematiche e le collaborazioni con varie riviste che per brevità di tempo non stiamo qui ad elencare. “La ringrazio, don Luciano, per aver accettato il nostro invito e per le indicazioni che ci darà con la sua relazione e che per noi saranno spunto di riflessione e approfondimento nei lavori dei gruppi di studio”. Un grazie inoltre a voi sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi e fedeli laici della Chiesa beneventana per essere ancora una volta presenti a questo importante appuntamento e per il prezioso contributo che darete all’approfondimento dei temi proposti, oltre che per quello instancabile della vostra quotidiana azione pastorale. Con la celebrazione del convegno pastorale diocesano, come ogni anno, prende il via il percorso di riflessione e verifica che porterà alla programmazione pastorale. Un lavoro che vede protagonista la nostra Chiesa locale in tutte le sue articolazioni. Lo scorso anno abbiamo intrapreso un itinerario preciso, seguendo le indicazioni emerse dal documento Cei “Educare alla vita buona del Vangelo” dal quale la nostra arcidiocesi ha preso spunto per definire il suo piano pastorale. Lo slogan scelto per il quinquennio “Dalla Sfida alla proposta”, così come l’anno passato, è anche il titolo del convegno. E, come già indicato nel piano pastorale 2011/12 “La parrocchia crocevia delle istanze educative”, considerando che l’attenzione sarà puntata sul rapporto tra parrocchia e catechesi, si è scelto come sottotitolo esplicativo: La parrocchia tra annuncio e vita. Una scelta sostenuta anche dalla concomitanza di eventi che ci vedranno protagonisti, ovvero l’indizione dell’anno della fede (voluto dal Santo Padre per i cinquant’anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e i vent’anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica) che prenderà il via l’11 ottobre 2012, data che per la nostra arcidiocesi sarà anche l’inizio ufficiale dell’anno pastorale e il tanto attesto giorno della riapertura della Chiesa Cattedrale dopo i lavori di restauro. Proseguendo, dunque, nel cammino tematico intrapreso, con il convegno di quest’anno si vuole riaffermare la centralità della comunità parrocchiale e soprattutto la consapevolezza che essa è luogo di apprendimento del vivere cristiano. In questa prospettiva ne deriva che la catechesi ha nella comunità il suo ambiente, il suo humus e, dall’altra parte, è essa stessa a costruire la comunità. Questo l’obiettivo intorno al quale si imposterà non solo il confronto di que12 sta tre-giorni, ma, come dicevo in precedenza, anche quello tra i direttori degli uffici nel corso della prossima assemblea di programmazione, in cui confluirà tra l’altro l’apporto del consiglio presbiterale e delle foranie, dove già si è proceduto ad un confronto specifico guidato dai vicari foranei, circa le iniziative possibili, sia per l’anno della fede sia per la riapertura della chiesa cattedrale. Dunque, ancora una volta la parrocchia al centro. Vorrei, a tal proposito, sottolineare e portare alla vostra attenzione quanto il cardinale Bagnasco ha scritto nella prolusione tenuta durante la 64ª Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana che si è svolta a Roma alla fine di maggio. Vi invito, se potete, a leggere il testo integrale, è ricco di spunti. Cito solo un passaggio: “Tutto lascia sperare che nella parrocchia si trovi quanto è necessario per la riscoperta della vita spirituale. La parrocchia, dunque, oltre ai movimenti, come via alla Chiesa. La parrocchia con la sua accessibilità e ordinarietà, ma anche con un suo rinnovato flusso di calore. Essa non è un luogo di routine a misura dei “soliti noti”: è il miracolo di Dio dispiegato sul territorio, dove lo straordinario è racchiuso sotto forme abituali ma non per questo meno perentorie e incisive: il miracolo dell’Eucarestia, l’eloquenza dell’Anno liturgico, la potenza della Parola di Dio, le provocazioni di una catechesi ben preparata, la disponibilità di un animatore dell’Oratorio, la presenza di un testimone convincente, un’esperienza forte di servizio… sono tutte circostanze abbastanza consuete, è vero, ma perché mai la grazia non potrebbe essere in agguato sulle vie di sempre? Le nostre parrocchie sono cellule di evangelizzazione anzitutto mettendo un’anima missionaria nelle cose ordinarie. Alla vigilia di appuntamenti importanti, noi vogliamo rivolgerci ai nostri amati Sacerdoti e dire loro: coraggio, rinnoviamoci, non diamo nulla per scontato, lasciamoci provocare dalla vita, facciamo conto di essere al nostro primo anno di Messa, dispieghiamo tutto l’entusiasmo di cui siamo capaci, coinvolgiamo le religiose, i laici, i genitori; non temiamo i loro suggerimenti, rinnoviamo il tessuto delle nostre comunità rendendole ancora più accoglienti e sorridenti, non trascurando alcun gesto né alcuna occasione della vita quotidiana”. Per quanto riguarda il nostro attuale confronto, in questa sede importanti spunti di riflessione ci verranno dalla relazione introduttiva di don Luciano Meddi. Dopodichè, come sempre, sarete voi protagonisti nei lavori dei gruppi di studio, dove farete confluire tut13 te le vostre sollecitazioni, i vostri suggerimenti, le vostre esperienze quotidiane. Quanto emergerà sarà materiale per la prossima assemblea di programmazione pastorale annuale che si terrà il prossimo 17 e 18 luglio. I gruppi lavoreranno secondo 4 ambiti tematici: Pastorale battesimale, Iniziazione cristiana, Catechesi permanente Catechesi e disabilità. A tutti l’augurio di buon lavoro e ci disponiamo all’ascolto attento della relazione di don Luciano Meddi. 14 Relazione Educare nella comunità cristiana e co-educare come comunità Luciano Meddi Ordinario di Catechesi Missionaria Facolta di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana La Chiesa evangelizza per quello che è. Questa affermazione di Paolo VI ha davvero molti significati. Significa che il soggetto, il contenuto ma anche la via della missione è quello che vive. Significa che nella Chiesa i doni escatologici sono sempre presenti, ma che la decisione e la crescita nel vangelo è legata alla organizzazione e alla qualità della vita comunitaria (Y. Congar). Questo sembra valere soprattutto in riferimento alla formazione dei battezzati. Per essere crocevia delle istanze educative si dovrà verificare la “qualità” formativa della comunità ovvero a quali condizioni una comunità ecclesiale diventa “educante”. 1. Nuova Evangelizzazione e crisi formativa ecclesiale • Per comprendere il tema occorre inquadrarlo nel contesto della emergenza formativa nella Chiesa. Essa nasce dalla provocazione più volte riportata nella Introduzione degli Orientamenti Pastorali1 là dove si afferma che nonostante i numerosi sforzi di adeguamento del Sistema Educativo Ecclesiale (=SEE2) i risul- _________ 1) Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Roma 2010, 4 ottobre. 2) Per una spiegazione di questa mia espressione cf. Meddi L., Catechesi. Proposta e formazione della vita cristiana, Emp, Padova 2004, 197-207. 15 tati permangono limitati tanto da essere messa in discussione la continuità della trasmissione della fede (cfr. la citazione di Benedetto XVI al clero di Roma, 2009, n. 3 e tutta la Introduzione). • Siamo spinti a questa analisi per motivi missionari. Riscopriamo che la missione ha bisogno di adulti nella fede. Ma la Chiesa avverte di non poter incidere nella società e questo anche perché i suoi adulti non hanno maturato una coscienza di fede e non sono stati abilitati ad essere testimoni del Vangelo (Emergenza fede sintetizza sulla rivista Settimana del 3 giugno L. Prezzi in riferimento alla Assemblea della Cei). • La riflessione dovrà essere condotta a più livelli. È un tema Sociologico perché si sono trasformate le forme di apprendimento e appartenenze sociali che ormai si coniugano con la questione della democraticità, partecipazione, gestione e controllo sociale della cultura. In buona sostanza è in crisi il rapporto di autorità e le forme di esercizio del potere. È tema teologico perché in gioco è la ricomprensione della rivelazione, del tradere e del ruolo del magistero. Infatti la cultura del destinarlo entra nel gioco della interpretazione e non solo della comprensione della fede. Chiede una ricomprensione della mission della Chiesa in rapporto ai bisogni culturali di oggi; alle forme che la leadership in ordine alla sua carismaticità, alle decisioni, distribuzione dei compiti, sistemi di controllo. Ma anche un tema pastorale per la responsabilità che ha la catechesi nella comunità cristiana. La formula iniziazione e formazione in parrocchia è insufficiente perché viene interpretata come “attività che si svolge (=è ospitata) in parrocchia. Si tratta invece di inserire la formazione cristiana dentro esperienze di comunità. 2. Pratiche riconosciute. Oltre il modello tridentino È un dato di fatto che le pratiche pastorali che sembrano avere successo hanno modificato molto il modo di apparire e di essere delle comunità. La Chiesa ha già dato indicazioni decisive su questo tema. • 16 Ha superato la teologia del duo sunt genera christianorum, ma anche la rigida distinzione ministeriale del governo ecclesiale (il prete per la gente); chiede una pratica forte della corresponsabi- lità missionaria che includa nuove forme della ministerialità. Documenti che guidano la riflessione: EN 1975, 58; Messaggio finale del Sinodo 1977, 13; CT 1979, 47; RM e DGC 1997, 159. In modo particolare è Ch.L. (1989, 26.34) a chiedere con decisione una modifica della organizzazione comunionale delle parrocchie, anzi afferma: “rifate il tessuto delle stesse comunità”. • Le forme già sperimentate: catechesi familiare, cebs, catechesi intergenerazionale, gruppi catecumenali, associazione e movimenti, comunità ministeriali, comunità di vita missionaria. In queste pratiche ecclesiali le innovazioni del modello di comunità hanno preso tre direzioni: la scelta di introdurre nelle diocesi una “localizzazione” ulteriore con la introduzione delle comunità ecclesiali di base; infine il modello del “convenire” o “partecipazione di massa” di cui la Giornata Mondiale della Gioventù ne è diventata un esempio. • Una lettura delle esperienze e dei documenti indica questi elementi decisivi: la qualità relazionale o riarticolazione comunicativa; la qualità della comprensione teologica e missionaria; la qualità della ministerialità; la qualità dei processi formativi. 3. Quale comunità genera e fa crescere la fede? Ripensare la missione La riflessione non deve semplificare il problema. Non credo che la soluzione sia nella sola riqualificazione comunicativa e relazionale dentro la pastorale. È un tema che riguarda la definizione del compito missionario e la comunicazione intraecclesiale. Si tratta infatti di ripensare la comunità come soggetto di pratiche generative e iniziatiche. (Ma tutto questo rimanda alla domanda fondamentale: perché è insufficiente il sistema formativo centrato sulla dimensione sacramentale?). Una comunità che continua la pratica messianica di Gesù Il punto centrale della riqualificazione formativa passa nella scelta della riqualificazione della mission, cioè dell’autocomprensione che la Chiesa locale ha della propria missione. Cosa deve fare una Chiesa? 17 L’interpretazione corrente mette ancora l’accento prevalentemente sul compito di garantire in ogni territorio la presenza dei mezzi di salvezza. In questo modo formazione significa spiegazione dei sacramenti. Si potrebbe dire che “non c’è bisogno di formazione” ma solo di istruzione. Ma in questo modo la separazione tra fede e vita è automatica. È necessario tenere sempre uniti i tre racconti della missione: la predica messianica a Nazaret (Lc. 4,16ss); l’invio pre-pasquale dei discepoli ad annunciare la pace, shalom, e radunare il nuovo Israele; e infine il mandato missionario di Mt 28 (o Mc 16) centrato sul fare discepoli e battezzare. Il cambio formativo potrà avvenire se al suo centro c’è la consapevolezza di offrire un luogo di apprendimento ad essere discepoli e sentirsi responsabili dei beni messianici. Se si ha il coraggio di trasformarsi in comunità messianica3. La prima dimensione progettuale di una Chiesa che si ispira alla prassi messianica di Cristo è il rapporto con la compassione che deriva dalla “memoria passionis”. Il compito di una comunità è prevalentemente quello di annunciare il motivo della morte di Cristo. Lo scopo di questo annuncio non è il solo raccontare. Non è neppure descrivere la nascita del sistema sacramentale. Lo scopo di tale annuncio è di emettere il giudizio della comunità sulla storia in cui vive. Questo comporta il recupero della profezia come compito primario della Chiesa. Una comunità cristiana che vuole ricentrare la sua missione sul racconto della causa della morte di Gesù di Nazaret dovrà acquisire alcune capacità nuove. Soprattutto dovrà ricostruire il luogo del discernimento comunitario. La pratica del discernimento deve integrare la pratica della disciplina. La sola disciplina non aiuta una Chiesa che vuole scoprire i segni della presenza di Cristo nel proprio territorio. Dare forma eucaristica alla parrocchia. L’eucarestia manifesto formativo Ce lo ha ricordato significativamente la Sacramentum Caritatis di papa Benedetto XVI (2007, 64). Il rito è un manifesto della formazione cristiana. Riceviamo lo Spirito per: fare il raduno univer_________ 3) Meddi L. La forma missionaria della Chiesa, Bologna 2011, 71-111. 18 sale dei popoli, riconciliare, lodare, ascoltare cioè interpretare la vita personale e sociale con gli occhi di Dio, offrirci e essere trasformati con il dono dello Spirito, invocare, servire la paternità di Dio il Padre, essere in comunione con il Risorto. Tutto questo è il contenuto della missione (ite…missa est). Tutto questo è la vocazione cristiana. Chi partecipa alla eucarestia è invitato a rinnovare continuamente (cioè fare mistagogia) la sua adesione a tale manifesto. La pratica messianica rilegge le dimensioni e attività della comunità La pratica messianica (vangelo del regno e vangelo della montagna) narrato dalla liturgia e reso possibile dallo Spirito, dono pasquale per eccellenza, diventa l’orizzonte di una pratica pastorale rinnovata. È evidente che la missione coincide ancora quasi sempre con la organizzazione delle tre attività fondamentali o Tria Munera della parrocchia: l’annuncio e la catechesi, la celebrazione e la spiritualità, il servizio e la testimonianza. Queste vanno ripensate come dimensioni e non compiti della pastorale che dovrà essere il servizio al Regno in un luogo. All’interno del tradizionale modello di comunità, anche parrocchiale, vanno fatte nascere nuove esperienze di piccole comunità a servizio del regno di Dio. All’interno di queste piccole comunità si svilupperanno ministeri secondo i carismi e le capacità di risposta al compito missionario stesso. 4. Comunità che educano: le pratiche e attività formative Se nella situazione pastorale di cristianità “apprendimento” viene a significare assimilazione della trasmissione della fede (socializzazione della conoscenza secondo il linguaggio delle organizzazioni), nella situazione missionaria deve significare acquisizione delle competenze che rendono capaci di svolgere tale compito in differenti contesti (condivisione della conoscenza per innovazione). Così trasmettere e innovare diventano due aspetti di un unico compito. Fare esperienze di comunità: formare in contesto comunitario Portare ogni esperienza formativa in contesto comunitario. Le catechesi sono ospitate in parrocchia, cioè separate. L’ideale sareb- 19 be svolgere la formazione dentro esperienze di vita cristiana vissuta e non simulata. Occorre superare il carattere di scuola. Quello che si può fare è di comporre sempre gruppi catecumenali formati da parte di catecumeni e di cristiani attivi. Rendere, cioè, missionaria ogni forma di vita parrocchiale. Inoltre significa mettere l’annuncio dentro una vita concreta e non solo momenti catechistici isolati. PRATICHE: catechesi familiare, gruppi intergenerazionali, piccole comunità, momenti assembleari e di popolo. Narrare la storia della salvezza della comunità Il contenuto formativo della catechesi come mistagogia è la attualizzazione personale e sociale della storia della salvezza. Narrare è quindi rileggere quello che l’annuncio cristiano ha realizzato in un luogo. I segni dei tempi del passato: persone, istituzioni, attività che hanno reso presente l’amore di Dio. Contenuto formativo è la presentazione dei segni del cristianesimo, le azioni salvifiche, i beni messianici operati della comunità attuale. La formazione fa incontrare questa a zione salvifica della comunità. P RATICHE : incontrare le persone, i fatti, la storia della comunità (la memoria); narrare è intervistare, conoscere, rappresentare, cantare tali avvenimenti salvifici. Sviluppare i livelli ministeriali Tutta la comunità è soggetto missionario per la IC ricevuta. Per questo occorre descrivere i compiti di ciascuno e prevedere percorsi di formazione adeguati. Occorre definire il compito del vescovo, del parroco, dei genitori, del catechista animatore, dei catecumeni, degli operatori pastorali, dei giovani. In modo particolare i catechisti devono essere preparati a gestire l’insieme del processo formativo e dei diversi soggetti formativi in una rete di insieme. PRATICHE: il messaggio del vescovo, il progetto formativo zonale, il progetto formativo parrocchiale, la scuola genitori, la consulta educativa con le altre agenzie, la definizione dei diversi compiti. 20 Formare facendo esperienze di vita cristiana Lo scopo mistagogico della formazione è creare trasformazioni di vita. Non può essere solo la conoscenza della fede e neppure solo l’esperienza. Occorre formare, cioè sviluppare la competenza cristiana, a partire dalla vocazione battesimale, si tratta di raggiungere 5 aree di formazione-abilitazione: la capacità di leggere la vita con il Vangelo; scegliere la comunità come propria fraternità (gruppo di vita); scoprire il propri posto (vocazione) nella comunità di appartenenza e nella Chiesa; servire la trasformazione del mondo; sviluppare l’intimità spirituale. Sono competenze finali, da adattare secondo le età psicosociali e teologico-spirituali. PRATICHE: organizzare esperienze, sperimentare situazioni cristiane; partecipare ad azioni di vita cristiana (caritas, spiritualità, ospedali, servizio ai piccoli, azione sociale e politica) attraverso pratiche di confronto con le situazioni (pratiche out-door). La prospettiva olistica della formazione Educare a tutta e con tutta l’esperienza cristiana, mettendo in rapporto catechesi-spiritualità-liturgia. Unendo continuamente proposta cristiana e globalità della persona umana. I passaggi formali di un percorso olistico sono: conoscersi, guarirsi, orientarsi, progettarsi, confrontarsi, evangelizzarsi. PRATICHE: la narrazione biografica, il discernimento, le pratiche spirituali, la psicopegodagia della personalità. 5. Comunità, scopo della formazione e della pastorale tutta Al tempo stesso un difetto grave della attuale struttura formativa è quello di non preoccuparsi di avere l’appartenenza alla comunità e alla sua missione come scopo. Ci si limita a spiegare la Chiesa ma non a costruire la Chiesa. Questo compito è chiamato ecclesiogenesi continua della Chiesa. Come avviene? 21 La costruzione della rete comunicativa La Chiesa è un luogo fisico (il tempio), ma la comunità è un luogo spirituale che si nutre di relazione e di comunicazione autentica. Ma anche di modelli decisionali e di possibilità di condividere antropologicamente (sharing) l’esperienza di fede. PRATICHE: inserire nella formazione anche momenti di tempo libero (liberato) e la libera progettazione delle attività; favorire la conoscenza e relazione profonda dei partecipanti attraverso tecniche di partecipazione e ricerca comune; preparare i catechisti come animatori e facilitatori di comunicazione; assicurare la trasmissione delle informazioni; gestire in modo partecipativo e corresponsabile le decisioni; entrare nella logica della animazione pastorale come sinodalità e sussidiarietà. Il percorso vocazionale di ciascuno e il servizio alla missione Durante il tempo della formazione è importante che ciascuno scopra quello che può dare per il bene di tutti. Ciascuno deve sentirsi inserito e importante; ma soprattutto la trasformazione salvifica della società avviene con l’azione di tutti. PRATICHE: presentare diversi modelli di vita cristiana; guidare esperienze di conoscenza personalizzata; utilizzare le pedagogie dei “giochi di ruolo”; visitare centri vocazionali; interagire con il centro diocesano vocazioni. Per approfondire RAHNER K., Trasformazione strutturale della Chiesa come compito e come chance, Queriniana, Brescia 1973; CONGAR Y., Un popolo messianico. La Chiesa, sacramento di salvezza. Salvezza e liberazione, Queriniana, Brescia 1976; KAUFMANN F.X. - METZ J.B., Capacità di futuro. Movimenti di ricerca nel cristianesimo, Queriniana, Brescia 1988; DIANICH S. - TORCIVIA C., Forme del popolo di Dio tra comunità e fraternità, San Paolo, Milano 2012. 22 Ho riflettuto su questi temi in: BARGHIGLIONI E. e M. - MEDDI L., Il futuro della Parrocchia. Guida alle trasformazioni necessarie, Milano, Paoline, 2006; MEDDI L., La forma missionaria della Chiesa. Istanze dalla prassi pastorale, in Aiosa C. - Giorgio G. (a cura di), Credo la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, Edb, Bologna 2011, 71-111; M EDDI L., La parrocchia cambia parroco. Una risorsa per la pastorale, Cittadella, Assisi 2012; MEDDI L., Compiti e Pratiche di Nuova Evangelizzazione, in Dotolo C. - Meddi L., Evangelizzare la vita cristiana. Teologia e Pratiche di Nuova Evangelizzazione, Cittadella, Assisi 2012 (titolo provvisorio, prossima pubblicazione). 23 LABORATORI DI STUDIO AMBITO Catechesi permanente Il gruppo di studio dell’ambito Catechesi permanente, eterogeneo, variegato per presenze e provenienze (parrocchie cittadine e di diverse foranie), composto da rappresentanti ben assortiti della ministerialità ecclesiale (sacerdoti, laici, religiosi/e, diaconi, aderenti e rappresentanti di Associazioni e Movimenti), ha partecipato con motivazione e coinvolgimento ai lavori. Come suggerito dalla scheda predisposta dall’Ufficio Pastorale, il tempo a disposizione è stato scandito in quattro momenti: - una iniziale presentazione della metodologia laboratoriale ha permesso di focalizzare l’attenzione sulla finalità dell’incontro: riflettere/condividere/proporre; - successivamente, per la condivisione delle esperienze, si è scelto di privilegiare la comunicazione delle “buone pratiche” e degli elementi di “originalità” già presenti nei diversi ambiti pastorali delle comunità di provenienza dei partecipanti. E da questa partecipazione è evidentemente emerso che la Parrocchia, cosciente del suo compito pastorale, è generalmente affaccendata in molteplici attività catechetiche/formative, svolte per lo più a “compartimenti stagni”: grazie ai volontaristici tentativi dei suoi membri motivati, concentra i suoi sforzi verso i bambini, i giovani, destinatari dei sacramenti dell’iniziazione cristiana; pone altresì attenzione al sostegno ai disagiati, mediante l’azione dei gruppi Caritas, ma più raramente riesce a coinvolgere gli adulti in un cammino di formazione articolato e costante. (Agli adulti viene dunque chiesto di “dare”, senza preoccuparsi di fornire loro gli strumenti adeguati affinché tale compito possa essere efficace). 27 Dal confronto è emersa, altresì, una evidente frammentarietà degli interventi, una diffusa e generalizzata “dispersione” delle energie, derivante il più delle volte da una mancata progettazione, da una scarsa condivisione degli obiettivi educativi/formativi e alcune volte, dalla destabilizzazione degli equilibri intra-parrocchiali per la presenza talora conflittuale di diversi gruppi e/o associazioni incapaci di dialogare e progettare insieme. - Nel terzo momento, poi, i partecipanti sono stati invitati ad individuare, attraverso la pratica delle “risonanze”, quegli elementi stimolanti dell’intervento del prof. Meddi, per poterne fare oggetto di rielaborazione propositiva. Dalla riflessione personale e poi condivisa è emerso quanto segue: 1. Si avverte l’esigenza della CONCRETEZZA – La catechesi può e deve dare risposte a chi vive. 2. E’ impellente l’individuazione di persone che vogliano e sappiano FARE COMUNITA’; e se da un lato è urgente “andare incontro all’uomo, là dove egli vive”, è altresì importante “partire da dentro”. 3. Non si può più trascurare un serio impegno nella FORMAZIONE pedagogica/didattica/relazionale e comunicativa di operatori/animatori/testimoni (Non mancano i contenuti, manca la capacità di comunicarli e viverli con gioia – credibilità – speranza). 4. Creare occasioni e spazi di SINERGIA, fra le diverse agenzie educative (famiglia – scuola – parrocchia) e gli enti e le associazioni presenti sul territorio che abbiano come unica finalità il servizio all’uomo nella sua integralità (patto di corresponsabilità educativa). Nell’individuare eventuali elementi di novità provenienti dalla relazione di Meddi, in realtà sono stati sottolineati suggerimenti che anche in passato e più volte sono stati considerati. Tra i tanti, quello più importante e che necessità di una mentalizzazione seria e radicale è che prima di trasmettere bisogna essere capaci di accogliere. E’ urgente pertanto puntare sulla qualità delle relazioni, la qualità della ministerialità, la qualità dei processi formativi e la qualità della comprensione teologica e missionaria. 28 Dal lavoro del gruppo è emerso che per una catechesi permanente, la parrocchia deve diventare non una scuola dove imparare, ma un luogo dove vivere e in questo vivere, crescere diventando cristiani sempre più consapevoli. Proposte • Tenere le chiese sempre aperte • Far precedere e seguire i momenti liturgici da momenti di convivialità • Sacerdoti accolgano le persone all’inizio e alla fine delle celebrazioni • Avere orari più accessibili a chi lavora • Accogliere i bambini durante le messe e altri momenti di preghiera comunitaria in una saletta • Analisi del territorio • Scuole di Pace • Collaborazione tra parrocchie per iniziative comuni DON RENATO TRAPANI ELVIRA FELEPPA 29 AMBITO Iniziazione cristiana Questo ambito riguarda l’itinerario di formazione alla vita cristiana, nel quale i sacramenti sono delle tappe che scandiscono il cammino di formazione. Il lavoro di gruppo si è strutturato in due momenti. Inizialmente, la discussione e il confronto all’interno del gruppo di lavoro, hanno posto l’attenzione prevalentemente sulla fase della mentalizzazione in cui si è tentato di individuare e condividere gli elementi di forza e di novità acquisiti attraverso l’ascolto della riflessione del prof. Luciano Meddi. Pertanto sin dai primi interventi il gruppo si è indirizzato verso un aspetto particolare trattato nella relazione di base di Meddi, ovvero quello riguardante “le comunità che educano: le pratiche e attività formative”. E’ emersa la necessità che i catechisti siano preparati, abbiano la consapevolezza dell’importanza della cura della propria spiritualità e dell’autoformazione per comunicare la fede e per far fare esperienze di vita cristiana ai ragazzi che si preparano a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Successivamente, in un secondo momento si è riflettuto sul fatto, ormai diffusissimo, che una buona fetta di ragazzi che ricevono il sacramento dell’eucarestia o anche della confermazione, non tornano più in parrocchia. Ci si è interrogati sul perché avviene tutto ciò. E’ emerso che in alcuni casi mancano i mezzi e le strutture per impegnare e trattenere i ragazzi o gli spazi fisici per stare insieme, in altri il linguaggio degli adulti non è adeguato a quello dei più piccoli. Tuttavia si è riflettuto sul fatto che ci sono luoghi anche non canonici dove è possibile creare l’occasione per fare un incontro diverso e proporre un cammino che guardi diversi ambiti. Bisogna ripensare alla catechesi in modo creativo, rompendo gli schemi. “Fare esperienze di comunità: formare in contesto comunitario. Portare ogni esperienza formativa in contesto comunitario. L’ideale sarebbe svol31 gere la formazione dentro esperienze di vita cristiana vissuta e non simulata. Occorre superare il carattere di scuola” (MEDDI). Questa parte dell’intervento di Meddi ha spinto a riflessioni e considerazioni sulla possibilità che “il catechismo” sia qualcosa di diverso e che ci sono ambiti, come per esempio i movimenti, le associazioni, in cui si fa catechesi con una pluralità di linguaggi e di espressione, i ragazzi imparano e crescono anche attraverso la musica, il canto. In questo senso le pratiche ecclesiali valide, in parte già sperimentate, sono: - la catechesi familiare, soprattutto rivolta alle coppie giovani, grazie alla quale è possibile coinvolgere i genitori nel percorso formativo dei figli; - le piccole comunità all’interno delle quali coltivare le potenzialità e far crescere i talenti allo scopo di sviluppare ministeri a servizio del compito missionario. Altro spunto di riflessione venuto dalla relazione di Meddi è stato quello relativo alla necessità di narrare la storia della salvezza della comunità e sentire la storia della comunità come storia della salvezza, avere la capacità di raccontare la comunità e in particolare essere segno di comunità che condivide, collabora e fa comunione nella quotidianità delle relazioni. In riferimento allo sviluppo dei livelli ministeriali e alle relative pratiche è stato individuato il consiglio pastorale come luogo fondamentale in cui pensare all’offerta formativa della comunità. Successivamente l’attenzione si è spostata sull’aspetto della prospettiva olistica della formazione che significa educare a tutta e con tutta l’esperienza cristiana unendo proposta cristiana e globalità della persona umana (Meddi), facendo particolare riferimento alle pratiche della narrazione biografica e del discernimento. Anche l’ultimo punto quello della “Comunità scopo della formazione e della pastorale tutta” è stato sottolineato come un percorso faticoso e responsabile, ma necessario, soprattutto da parte dei laici. L’obiettivo, dunque, rimane quello di intercettare le problematiche, di vivere e far vivere una comunità che ha a cuore il processo di crescita di ogni persona, che fa fare esperienze di vita cristiana, una comunità in cui la fede va riconfermata nella fede, luogo dove creare contesti caldi e accoglienti per tornarci e perciò ripensare alla fede. DON SALVATORE SORECA ROSARIA TREMIGLIOZZI 32 AMBITO Catechesi e disabilità Il gruppo di studio dell’ambito Catechesi e disabilità è stato costituito da 21 persone. Ci si è chiesti innanzitutto il perché di un numero così esiguo di persone, forse perché ci sono pochi disabili nella nostra Diocesi, forse perché ci sono pochi catechisti coinvolti in questo ambito, o perché i disabili non sono ancora parte integrante delle nostre comunità. Il gruppo di lavoro ha avuto la possibilità di sperimentare alcuni degli input ricevuti dalla relazione di don Luciano Meddi. • È stata un’“esperienza di piccola comunità” desiderosa di mettersi al servizio del regno di Dio con i fratelli disabili, ciascuno secondo il proprio carisma e ministero; infatti, il gruppo era composto da: lettori, diaconi, appartenenti all’Unitalsi, gruppo Caritas, gruppo liturgico, parroci, religiosi e religiose, docenti di religione, insegnanti di sostegno, familiari di persone disabili, catechisti con una recente esperienza di integrazione di bambini con disabilità all’interno del gruppo di prima comunione e da rappresentanti dell’equipe diocesana, catechesi e disabilità, ai suoi primi passi. • Nessuno dei partecipanti aveva la pretesa di fornire indicazioni specifiche ma, a partire dalla propria esperienza, si è messo in ascolto degli altri, per cercare insieme vie possibili e concreti strumenti per realizzare una reale catechesi non più “per o ai” disabili ma con loro quali coprotagonisti dentro le nostre comunità: è stata forse un’esperienza di discernimento comunitario? Dal confronto è emersa la necessità di avere ben presenti alcuni elementi. 1. Non esiste “la disabilità”, ma le disabilità che possono essere sensoriali, mentali, motorie, conseguenti a gravi incidenti o all’età: ognu33 na di essa comporta approcci, metodologie, strategie specifiche, che risultano essere non solo supporto per le persone in difficoltà, ma utili all’intera comunità; ad esempio, si è notato come le proiezioni dei testi dei canti e della liturgia per le persone sorde abbiano migliorato la partecipazione e l’attenzione di tutti. 2. Si è riscontrato un diverso atteggiamento sia da parte della persona disabile sia da parte degli operatori a seconda dell’età; infatti, un bambino è più aperto e disponibile verso l’operatore e viceversa, mentre la persona anziana si mostra più reticente, conseguenza forse ancora di nostri pregiudizi e chiusure che limitano la relazione e rafforzano la disabilità. 3. Il territorio diocesano, proprio per la sua struttura geografica e ambientale, non in tutti i casi dispone di persone specializzate, ma tale elemento non è sempre negativo. Esso, infatti, può favorire la responsabilizzazione di ogni membro della comunità a farsi vicino a chi è in difficoltà, ad esempio, con una presenza definita piccola catechesi domestica, perché dove è impossibile arrivare umanamente con poche parole e con la preghiera si può essere vicino ai disabili o ai malati mettendo Cristo al centro. 4. Non preoccuparsi eccessivamente di quanto alcuni disabili possano comprendere fino in fondo i contenuti di fede pur facendo grande attenzione ad utilizzare metodologie e strategie più adeguate, consapevoli che solo lo Spirito conosce i cuori e agisce in essi. 5. Altro elemento importante è il non limitare l’attenzione alle persone disabili solo nelle celebrazioni straordinarie, che risultano necessarie per la sensibilizzazione. Bisogna operare per una partecipazione alla vita ordinaria della comunità nei diversi ambiti, come nella liturgia domenicale, anche con responsabilità adeguate alle possibilità di ognuno. 6. Ultimo elemento riguarda la necessità di conoscere e comunicare direttamente anche con gli insegnanti di sostegno che diventano spesso punto di riferimento per i ragazzi disabili e le loro famiglie e che possono contribuire all’integrazione anche nella comunità parrocchiale. Concretamente sono emerse due proposte da realizzare sia a livello parrocchiale che diocesano. 34 A. Sostegno alla famiglia: non ci può essere partecipazione alla vita della comunità e catechesi della persona disabile senza il coinvolgimento della famiglia. I membri della comunità con i propri carismi e ministeri devono farsi carico della vicinanza, dell’amicizia, dell’aiuto alla famiglia per un’accoglienza reale. Il disabile non è solo della famiglia ma dell’intera comunità. B. Formazione dei catechisti: prevedere all’interno del percorso di formazione dei catechisti degli itinerari teorici e pratici, mirati alla esperienza diretta e alla conoscenza delle diverse disabilità, e delle attenzioni, strategie e metodologie adeguate che permettano al bambino, giovane, adulto e anziano di partecipare alla quotidiana vita della comunità con gli altri e non in gruppi separati. DORA DIAFERIO ANNAMARIA VENDITTI SUOR GABRIELLA FERRI SUOR 35 AMBITO Pastorale battesimale La discussione si è aperta con la condivisione di esperienze anche se la maggior parte dei partecipanti non aveva un conoscenza diretta dell’argomento. Dall’osservazione, soprattutto di un parroco, ma poi condivisa con altri, le coppie di sposi e genitori in generale lamentavano la non assistenza del parroco dopo il matrimonio o nel momento dell’attesa del figlio. Altri interventi hanno auspicato e notato come ci sono e devono essere laici che si spendono per costruire una Chiesa nuova; si sottolineava la necessità di “sganciare” i sacramenti dal denaro, dall’offerta che per qualcuno si è dimostrato essere una preoccupazione che distoglie dal sacramento vero e proprio. Un’altra osservazione ha spostato la discussione verso un problema diverso che è quello delle coppie in attesa che scoprono difficoltà nel nascituro: cosa fare per indirizzarli verso una scelta responsabile? Comunicarlo al parroco molto spesso è difficile o tardivo. Per questo il passaggio di informazione non deve essere un pettegolezzo detto a denti stretti, ma un interesse verso una difficoltà da superare. Occore, quindi, farsi tramite perché la notizia possa arrivare a chi di dovere. Capitolo a parte sono stati i corsi prematrimoniali riconosciuti da tutti come il luogo primario per mettere in atto un primo approccio ad una catechesi battesimale, ma spesso vissuti come dovere per accedere al matrimonio, come lezioni in cui si segnano le presenze e non si affrontano i desideri dei futuri genitori o gli eventuali problemi che qualche volta sono chiamati ad affrontare dopo alcuni anni di matrimonio. Si è proposto innanzitutto di non definirli “corsi” e partire dal chiedere ai partecipanti le loro aspettative per lo svolgimento dell’itinerario. Da più parti è stato suggerito di favorire la presenza di espe- 37 rienze vive con testimonianze, interventi con esperti, confronto con genitori della parrocchia; di far partire il discorso, impostandolo sugli argomenti emersi dalle domande dei partecipanti; di avere più flessibilità nelle date degli incontri; di favorire i percorsi in piccoli gruppi e di portare i partecipanti alla vita comunitaria durante momenti forti celebrazioni particolari o feste parrocchiali. Tutto questo è proponibile non solo per i futuri sposi, ma anche per i genitori che chiedono il battesimo e nel post battesimale. Per tali itineri, inoltre, è stato suggerito di cambiare l’idea di “aula” per il catechismo e essere creativi, costruendo spazi nuovi (magari con l’unione di più parrocchie nel momento del bisogno) soprattutto laddove non ci fossero spazi a causa di restauri o perché la chiesa è piccola. Proposte • Centri di ascolto laddove si riscontra la richiesta di esprimere le proprie problematiche • Consigli pastorali che consentono la individuazione e la formazione di coppie che accompagnano le catechesi verso i sacramenti • Coinvolgere bambini e genitori durante le feste patronali e nei riti della pietà popolare, tradizionale, creando momenti dedicati a coppie con figli piccoli e lavorando in equipe • Gruppi di famiglie che girano per le foranie e partecipano con le loro esperienze a catechesi mirate, realizzando anche momenti di convivialità (richiesta avanzata soprattutto da parroci di piccoli comuni in cui, dato il numero esiguo di abitanti, si chiedevano nuove esperienze) • Inviti alla partecipazione alla messa domenicale ed agli oratori lì dove sono presenti • Campi solari a tema che abbiano come messaggio l’incontro con Gesù nelle funzioni religiose • Cercare coppie sensibili ed aperte al colloquio con altre, per evitare di gravare tutto sui parroci ma responsabilizzare i laici all’impegno missionario verso gli altri SUOR 38 MARIA ROSA LORUSSO MARIA CAMPESE Conclusioni Mons. Andrea Mugione Arcivescovo Metropolita Ho partecipato con tanta attenzione al XXVIII Convegno Pastorale della nostra Chiesa Beneventana. Ho ascoltato la sintesi dei vostri lavori di gruppo. Mi congratulo con tutti voi per quanto avete prodotto, progettato e proposto. Auguro buona continuazione di lavoro al ProVicario Generale e a tutti i membri degli Uffici Diocesani che il prossimo 17 e 18 luglio si incontreranno per l’annuale assemblea di programmazione pastorale. Dovendo trarre delle conclusioni, pur nella limitatezza della possibile sintesi, mi soffermerò sulla tematica del Convegno: “Dalla sfida alla proposta: la parrocchia tra annuncio e vita”. Si è voluto puntare l’attenzione sul rapporto tra Parrocchia e catechesi, con l’obiettivo di far maturare sempre più la consapevolezza che la comunità parrocchiale è luogo di approfondimento del vivere cristiano. Le parole chiavi scelte, per la sintesi, sono: - La parrocchia - Sfide e proposte - Annuncio – Evangelizzazione – Catechesi - Educarsi alla Fede e alla Vita Cristiana I PARTE LA PARROCCHIA Vorrei ora offrire qualche chiarimento sul tema della Parrocchia e della Evangelizzazione, dopo l’ascolto della relazione introduttiva al Convegno in cui si ponevano interrogativi come: • quale autocomprensione ha la Chiesa della propria missione? 39 • • quale comunità genera e fa crescere la fede? a quali condizioni una comunità ecclesiale diventa educante? La Chiesa - Parrocchia è una comunità di cristiani, pietre viventi per la costruzione di un edificio spirituale; è una Chiesa sempre edificabile e da rinnovare. Molti sono stati i modelli cercati: per rinnovarla le sono state applicate esperienze, metodologie diverse: centri di ascolto, comunità di base, unità pastorali. Voglio qui citare quanto è stato inserito nell’Instrumentum Laboris del XIII Sinodo dei Vescovi “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. “Ci si attende molto dalle parrocchie, viste come la più capillare porta d’ingresso alla fede cristiana e all’esperienza ecclesiale. Oltre ad essere luogo di pastorale ordinaria, delle celebrazioni liturgiche, dell’amministrazione dei sacramenti, della catechesi e del catecumenato, hanno l’impegno di diventare veri centri di irradiazione e di testimonianza dell’esperienza cristiana, sentinelle capaci di ascoltare le persone e i loro bisogni. Esse sono luoghi in cui si educa alla ricerca della verità, si nutre e rinforza la propria fede, punti di comunicazione del messaggio cristiano, del disegno di Dio sull’uomo e sul mondo, prime comunità in cui si sperimenta la gioia di essere radunati dallo Spirito e preparati per vivere il proprio mandato missionario”4. “Mettere al centro della nuova evangelizzazione la parrocchia, comunità di comunità, non solo amministratrice di servizi religiosi, ma: • spazio di incontro per famiglie, • promotrice di gruppi di lettura della Parola, • promotrice di rinnovato impegno laicale, • luogo in cui si fa vera esperienza di Chiesa grazie ad un’azione sacramentale vissuta nel suo significato più genuino. I Padri sinodali dovrebbero approfondire tale vocazione della parrocchia, punto di riferimento e di coordinamento di vasta gamma di realtà ed iniziative pastorali”5. Ci auguriamo le seguenti CONVERSIONI: a – Da una concezione della Chiesa – Parrocchia, come realtà canonico – istituzionale, centralizzata, autosufficiente e autonoma, _________ 4) SINODO DEI VESCOVI, Instrumentum Laboris per il Sinodo dei Vescovi dal tema “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana” (27 maggio 2012), 81. 5) Ibid., 107. 40 chiusa in se stessa, concentrata in attività prevalentemente cultuali, ridotta a stazione di servizi, ad una visione di Chiesa - Parrocchia, come comunità aperta alla missione e alla integrazione di molteplici forme di collaborazione e di rapporti. b – Da una Chiesa con pastorale di conservazione che garantisce l’esistente, si esaurisce nel “recinto del sacro” e si muove secondo la logica del “si è fatto sempre così”, ad una Chiesa con pastorale più missionaria ed evangelizzante, fatta di presenza tra la gente, di condivisione, di dialogo, di discernimento, di compagnia e, quindi, di un annuncio più vigoroso del Vangelo e di una forte testimonianza di carità là dove gli uomini vivono: nella famiglia, nei quartieri, negli ambienti di lavoro e di vita e – non ultimo – nelle piazze e nella strade. c – Da una Chiesa con pastorale clericale, fortemente accentrata sul sacerdote, imperniata sui poteri e talora sul prestigio legato al ruolo, ad una Chiesa e pastorale veramente ecclesiale – comunitaria che si apre alla collaborazione cordiale tra sacerdoti e a quella qualificata e ordinata degli operatori laici, specialmente di quelli che hanno un ministero riconosciuto e istituito dalla gerarchia e a quella auspicata dalla Forania con i Consigli Pastorali Foranei. In quest’ottica anche lo stile del ministero sacerdotale è destinato a cambiare assumendo i connotati della disponibilità, dell’umiltà e della semplicità, dell’accoglienza, della povertà e del distacco da ogni tipo di interesse. Si riscopre anche il compito prioritario di chi nella Chiesa è pastore: quello del discernimento dei carismi, della loro valorizzazione e armonizzazione intorno al progetto comune e, finalmente, quello insostituibile dell’educazione alla fede e della formazione spirituale. d – Da una Chiesa con pastorale frammentaria, episodica e occasionale e, quindi, delle “emergenze”, ad un’azione pastorale più organica nei contenuti e nelle modalità, meglio programmata nelle proposte e più stabile e continuativa nelle iniziative e nei servizi pastorali a livello zonale. e – Da una Chiesa ripiegata, introversa, ad una Chiesa estroversa, proiettata verso il mondo. f – Da una Chiesa di propaganda, ad una Chiesa di irradiazione e testimonianza. g – Da una Chiesa delle tante opere ad una Chiesa dell’opera della santità, della salvezza e della vita divina. h – Da una Chiesa del presente ad una Chiesa del futuro per il presente. 41 II PARTE SFIDE E PROPOSTE La domanda che ci interroga e ci provoca è questa. “Quale catechesi per l’uomo d’oggi e per quale uomo?” Registriamo i due fenomeni più preoccupanti: - la quasi totale assenza di catechesi per gli adulti, - l’allontanamento dei giovani dalla vita della Parrocchia. Ci si è impegnati, e continuiamo a farlo, nel dare alle domande risposte adeguate, orientamenti, proposte e sussidi specifici. In questi ultimi decenni, in verità, l’attenzione della Chiesa nei confronti della catechesi nella comunità cristiana si è fatta sempre più forte e pressante. Il rinnovamento della catechesi è una delle esigenze maggiormente avvertite in campo pastorale; più volte invocato e riconosciuto come uno degli impegni prioritari della Chiesa italiana. Se le parrocchie vogliono rispondere alle reali esigenze dell’uomo di oggi, non possono fare a meno di sperimentare itinerari di formazione permanenti capaci di rendere gli adulti responsabili e protagonisti della missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo. Già dopo il Convegno di Loreto, i Vescovi scrivevano che, pur facendo catechesi in tanti modi, “è altrettanto vero che esistono vuoti preoccupanti soprattutto nella catechesi dei giovani dopo la Cresima e della catechesi degli adulti” e, aggiungevano, “per questi due settori dovremmo impegnarci più decisamente per i prossimi anni. E’ ormai giunto il tempo di prendere atto delle nostre gravi lacune, di raccogliere esperienze ed energie, di rinnovare i nostri progetti catechistici e di metterli in mano alle nostre comunità cristiane e a catechisti qualificati”6. Dopo tanti anni dobbiamo ammettere che nelle Parrocchie manca ancora una vera e propria programmazione pastorale per raggiungere il laicato adulto assente. Non bastano i canali della catechesi presacramentale e dell’omelia domenicale. Gli adulti non possono essere più trattati da “bambini” e destinatari passivi di un “annuncio disincarnato, fatto di pie esortazioni e di ammonimenti moralistici”. Né il parroco può essere l’unico protagonista del processo di catechesi. Non si può vivere di sola rendita. La fede per crescere deve essere coltivata, sostenuta, alimentata e curata. E senza un adeguato cammi_________ 6) CEI, La Chiesa in Italia dopo Loreto, 54. 42 no di catechesi permanente è inevitabile che la fede rimanga ad uno stadio infantile e si esaurisca ad una dimensione solo culturale e devozionistica senza il coinvolgimento della e nella vita concreta. Così la fede rischia di morire. La parrocchia ha, però, il compito irrinunciabile di coltivare il dono della fede, attivando un progetto pedagogico, organico ed unitario per la maturazione di una fede adulta in una rinnovata fedeltà al Vangelo e alle attese dell’uomo contemporaneo. Il prossimo Anno della fede ha come obiettivo quello di riaccostare gli uomini a Cristo e alla Chiesa. Ci impegnerà nel rendere possibile il rincontrarsi con Cristo nelle condizioni del nostro tempo e dell’attuale contesto sociale. Noi discepoli siamo chiamati a diventare protagonisti e testimoni fedeli del Signore per mostrarlo all’uomo d’oggi secolarizzato e indifferente, che vive in una società dove l’adesione a Cristo è spesso parziale, incompleta e condizionata. La Lettera Pastorale che ci accompagnerà in questo anno avrà come titolo “Evangelizzare è educare alla vita di fede”. Quante volte ascoltiamo questa espressione: “io sono credente ma poco praticante”, per cui il dirsi credenti è spesso un’affermazione svuotata di senso, che non si traduce in scelta di vita. Vivremo l’Anno della fede riscoprendo i contenuti della fede professata, celebrata, pregata e vissuta. Chiameremo il nostro popolo di fedeli a rinnovare la loro conoscenza di Gesù, del Vangelo, del Catechismo della Chiesa Cattolica e a rendere i contenuti influenti e preminenti nella loro vita. Ci domandiamo: cosa impedisce oggi la trasmissione della fede? GLI OSTACOLI CHE SONO ALL’INTERNO DELLA CHIESA - Il rifiuto di una educazione permanente della fede. - Una catechesi percepita come una preparazione alle varie tappe sacramentali più che come educazione per la vita7. - Una fede vissuta in modo passivo e privato. Debolezza della vita di fede della comunità cristiana e separazione tra fede e vita, divorzio tra fede e cultura8. _________ 7) SINODO DEI VESCOVI, Instrumentum Laboris per il Sinodo dei Vescovi dal tema “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana” (27 maggio 2012), 103. 8) Ibid., 95, 48, 69. 43 - La sfiducia di tanti credenti che diventa un’apostasia silenziosa. - Gli scandali e le controtestimonianze. - La mancata partecipazione personale e comunitaria come testimonianza esperienziale, con una diminuzione della pratica religiosa. - La diminuzione dell’entusiasmo e dello slancio missionario. - La crisi d’identità di molti credenti. - La situazione deficitaria del processo di iniziazione cristiana e della trasmissione della fede alle nuove generazioni, tanto che il processo di iniziazione è diventato processo di conclusione. GLI OSTACOLI CHE VENGONO DALL’ESTERNO - Il contesto culturale e sociale con le continue trasformazioni che modificano profondamente la percezione che l’uomo ha di sé e del mondo e che generano ripercussioni anche sul modo di credere in Dio. - L’affermarsi del fenomeno dell’indifferenza religiosa e della non credenza. - I deserti della vita contemporanea (secolarizzazione, globalizzazione, nichilismo culturale, edonismo e consumismo) e la poca sensibilità per i problemi dell’uomo contemporaneo nel mondo attuale9. Per individuare le ragioni dell’allontanamento di numerosi fedeli dalla pratica cristiana, la Chiesa deve rispondere in modo adeguato e convincente alle sfide degli scenari: religioso10, migratorio11, economico12, ecumenico13, interreligioso14, culturale15, politico16, ricerca scientifica e tecnologica17. Sono questi, oggi, i banchi di prova! Venendo fuori questi ostacoli, disagi molteplici, lacune preoccupanti, problemi di una certa gravità, è bene diagnosticare con attenzione e grande responsabilità per poi ricorrere a cure terapeutiche puntuali ed appropriate. Queste sfide obbligano ad un ripensamento globale ed approfondito di tutto l’agire pastorale della Chiesa e, più concretamente, della catechesi. _________ 9) Ibid., 69, 65. 10) Ibid., 63, 67. 11) Ibid., 70. 12) Ibid.,71. 13) Ibid., 72. 14) Ibid., 73. 15) Ibid., 53. 16) Ibid., 57. 17) Ibid., 58. 44 Occorre, quindi, superare la burocratizzazione delle strutture ecclesiali. Occorre una Chiesa – Parrocchia non chiusa in se stessa, indaffarata nell’organizzazione di attività religiose gratificanti, occorre una chiesa che non abbia paura di uscire e di andare incontro alla gente, all’uomo contemporaneo e alle sue attese, al mondo personale e a quello familiare, al mondo del lavoro, della cultura e dei nuovi aereopaghi. III PARTE ANNUNCIO, EVANGELIZZAZIONE E CATECHESI Credo opportuno presentare l’Instrumentum Laboris per il prossimo Sinodo dei Vescovi dal tema: “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, sintetizzando soprattutto il secondo e il terzo capitolo. L’Evangelizzazione in senso proprio è la “missio ad gentes”, verso coloro che non conoscono Cristo18, in senso lato riguarda l’aspetto ordinario della pastorale e non un unico obbiettivo dell’attività pastorale. La nuova evangelizzazione riguarda coloro che non seguono più la prassi cristiana. Vuol dire “risposta adeguata ai segni dei tempi, ai bisogni degli uomini di oggi, ai nuovi scenari della cultura. Quindi anche la nuova evangelizzazione riguarda primariamente, anche se non esclusivamente, l’occidente cristiano19. La nuova evangelizzazione è il nome dato al rilancio spirituale, all’avvio di un movimento di conversione che la Chiesa chiede a se stessa, a tutte le sue comunità, a tutti i suoi battezzati. La Chiesa è chiamata a compiere una nuova evangelizzazione e ciò significa intensificare l’azione missionaria per corrispondere al mandato del Signore20. Tutte le comunità cristiane hanno bisogno di una nuova evangelizzazione, perché sono impegnate nell’esercizio di una cura pastorale apparentemente sempre più difficile da gestire e corre il rischio di trasformarsi in un’attività ripetitiva poco capace di comunicare le ragioni per le quali sono nate21. _________ 18) Ibid., 19) Ibid., 20) Ibid., 21) Ibid., 85. 86. 88. 89. 45 Compito specifico della Nuova Evangelizzazione è avere il coraggio di ridare qualità e motivazioni alla fede di molti delle nostre Chiese di antica fondazione. Il compito urgente non può essere ridotto ad un semplice esercizio di aggiornamento di alcune pratiche pastorali, ma si richiede la comprensione molto seria e profonda delle cause cha hanno portato l’occidente cristiano a trovarsi in questa situazione di crisi22. Il fondamento di ogni pastorale evangelizzatrice lo potremmo dedurre dall’Evangelii nuntiandi di Paolo VI: “per evangelizzare, la Chiesa non ha bisogno soltanto di rinnovare le sue strategie, quanto di aumentare la qualità della sua testimonianza. Il problema di evangelizzare non è una questione anzitutto organizzativa o strategica, quanto piuttosto spirituale”23. Quindi, è mediante la sua condotta, mediante la sua vita che la Chiesa evangelizza il mondo. Vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta nella fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poveri di questo mondo, in una parola: di santità24. Il compito di ogni cristiano e della Chiesa è di evangelizzare e trasmettere la fede. Storicamente l’evangelizzazione è avvenuta da persona a persona. Già Paolo VI scriveva: “c’è una proclamazione del Vangelo fatta in forma generale (da parte di tutti, comunità ecclesiale), ma l’altra forma della trasmissione del Vangelo, da persona a persona resta valida ed importante”25. Si esige uno stile integrale per rendere ragione della propria fede: “E’ compito della comunità e dei singoli cristiani di essere testimoni intrepidi del Vangelo”26; “La trasmissione della fede è compito di ogni cristiano e di tutta la Chiesa”27. “Stile integrale che abbraccia pensiero ed azione, comportamenti personali e testimonianza pubblica, la vita interna delle nostre comunità e il loro slancio missionario”28. Scopo della nuova evangelizzazione è la trasmissione della fede. _________ 22) Ibid., 87. 23) PAOLO VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975),41: AAS 68 (1976), p. 31. 24) SINODO DEI VESCOVI, Instrumentum Laboris per il Sinodo dei Vescovi dal tema “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana” (27 maggio 2012), 158, 39. 25) PAOLO VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 46: AAS 68(1976), p. 36. 26) SINODO DEI VESCOVI, Instrumentum Laboris per il Sinodo dei Vescovi dal tema “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana” (27 maggio 2012), 119. 27) Ibid., 92. 28) Ibid., 120. 46 Il segreto ultimo è la risposta alla chiamata, alla santità di ogni cristiano. Può evangelizzare solo chi a sua volta si è lasciato e si lascia evangelizzare29. Uno dei segni dell’efficacia della nuova evangelizzazione sarà la riscoperta della vita come vocazione e il sorgere di vocazioni alla sequela radicale di Cristo. Legge di ogni evangelizzazione è l’adattamento (inculturazione) della predicazione della Parola nei nuovi linguaggi del nostro tempo30, nei nuovi aereopaghi per raggiungere e quasi sconvolgere, mediante la forza del Vangelo: - i criteri di giudizio; - i valori determinanti; - i punti di interesse; - i modelli di vita dell’umanità; - le linee di pensiero; - le fonti ispiratrici, che sono in contrasto con la Parola di Dio e con il disegno di salvezza31. Il linguaggio della nuova evangelizzaizone è, soprattutto, la carità32, più che a parole si esprime nelle opere di fraternità, di vicinanza e di aiuto alle persone in necessità spirituali e materiali. Adesso potremmo chiederci: come evangelizzare? I molti metodi di catechesi sono segno di vitalità, ma non hanno permesso una piena maturazione per trasmettere la fede. “Il Sinodo si interroga sul modo di realizzare una catechesi che sia integrale - organica, che trasmetta in modo intatto il nucleo della fede e che sappia parlare agli uomini d’oggi, dentro le loro culture, ascoltando le loro domande, animando la loro ricerca della verità, del bene, del bello”33. Per i frutti della nuova evangelizzazione, frutti della trasformazione resa possibile dalla vita di fede34. Per i soggetti e i luoghi della trasmissione della fede35. _________ 29) Ibid., 30) Ibid., 31) Ibid., 32) Ibid., 33) Ibid., 34) Ibid., 35) Ibid., 158. 129. 123. 124. 104. 122-128. 105-117. 47 I destinatari della nuova evangelizzazione36 sono quei battezzati delle nostre comunità che vivono una nuova situazione esistenziale e culturale, dentro la quale, di fatto, è compromessa la loro fede e la loro esistenza37. Devono uscire dal deserto interiore, dal vuoto spirituale, da una vita senza l’incontro con Dio. Dobbiamo riportare la domanda su Dio, suscitare la voglia di Gesù in questo mondo. Dobbiamo rivolgerci a quelli che non credono più in Dio, in Gesù Cristo, a quelli che pur credendo vivono ai margini della comunità o si sono allontanati. Concludendo, occorre ripartire dalla pre-evangelizzazione per arrivare alla evangelizzazione e infine alla catechesi permanente. Occorre suscitare la domanda, la ricerca delle ragioni e dei contenuti della fede e vivificare la vita con l’incontro con Gesù. Occorre rievangelizzarsi per evangelizzare. Ecco l’urgenza della nuova evangelizzazione per l’oggi, nella consapevolezza che può rievangelizzare solo una Chiesa che si evangelizza nella obbedienza alla Parola di Dio e nel discernimento delle attese della umanità per illuminare ogni uomo, tutto l’umano e tutti gli uomini con la Parola di Dio. Nella prassi pastorale occorre non programmare la catechesi solo, o quasi esclusivamente, in funzione dei sacramenti: la catechesi è in funzione della vita in quanto è un cammino di conversione e non di indottrinamento. E i sacramenti non sono fine a se stessi ma un mezzo per vivere evangelicamente la vita. Si dice che bisogna trasformare i corsi di dottrina cristiana in percorsi catechetici di vita cristiana. “Se la catechesi attecchisce poco e porta pochi frutti nelle nostre parrocchie è perché certamente non è permanente e duratura, ma soprattutto, perché mancano strutture pertinenti, luoghi adatti, metodi rinnovati, forme adeguate ai tempi e soprattutto linguaggi appropriati all’uomo contemporaneo”38. “Si sta organizzando la catechesi ma in realtà manca l’evangelizzazione … E’ arrivato il momento di non fermarci ad evangelizzare i già evangelizzati, ossia il gruppo limitato dei credenti che frequentano il tempio, ma di volgere lo sguardo a quanti, e sono la maggioranza, hanno dimenticato o stanno dimenticando i contenuti teologici, le istanze ascetiche e le conseguenti richieste etiche del Vangelo di Gesù”39. _________ 36) Ibid., 86. 37) Ibid., 86. 38) A. FALLICO, Le cinque piaghe della Parrocchia italiana, Ed. Chiesa-Mondo, Catania 1955, p. 91. 39) Ibid., 88. 48 IV PARTE EDUCARSI ALLA FEDE E ALLA VITA CRISTIANA Se oggi ci venisse chiesto qual è il bisogno più grande del fedele credente, del sacerdote, del consacrato diremmo una grande fede, una fede profonda e viva. Anche noi credenti dobbiamo recuperare una maggiore consapevolezza della necessità della fede, ma soprattutto una autentica vita di fede senza ambiguità o contraddizioni. Dobbiamo essere convinti dell’urgenza della fede: credere in Gesù Cristo. Cos’è la fede? Quale fede trasmettere? Le risposte sono varie. A me piace dare questa risposta: è il nostro fidarci ed affidarci a Dio e a Suo Figlio Gesù Cristo. E’ la nostra risposta d’amore a un Dio che ci ama. E’ l’abbandonarci perdutamente nelle braccia del Padre. E’ una relazione vitale che nasce dall’incontro con Gesù Cristo mandato dal Padre. E’ la nostra conoscenza vitale e personale con Lui. La fede non è un vago sentimento religioso, non è una adesione intellettuale, una verità astratta, non è una teoria ma l’incontro con una persona che vive nella Chiesa grazie allo Spirito Santo. Essere credenti esige l’offerta della propria libertà per affidarsi e legarsi a Dio. La nostra fede non è riducibile a nessun atto particolare di fede. Ma è il principio operativo che coinvolge tutta la persona (mente - cuore - vita) e, così, anima, orienta e vive nel concreto di tutta l’esistenza, nelle singole scelte, nelle decisioni e negli avvenimenti della nostra vita. Ne costituisce il senso, la direzione, il punto unificatore. Per questo il Beato Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica sul laicato scrive che se una fede non diventa cultura, scelta di vita, atteggiamenti, orientamenti, visibilità di tradizioni e opere di carità è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta40. Tutti consociamo il proverbio popolare “vedere per credere”. Dal contemplare, vedere Cristo noi crediamo. Dallo sperimentare la vita in Cristo noi crediamo. Ma nei vangeli si afferma anche il contrario: “credere per vedere”. “Beati quelli che crederanno senza aver visto”. Ma tutti sperimentiamo, anche noi cristiani, la fatica del credere, i dubbi, a volte crisi di fede. Nelle nostre comunità di credenti, ci sono _________ 40) cfr. GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Christifideles laici (30 dicembre 1988); 34: AAS 81 (1989), p. 454. 49 persone che mancano di certezza, di sicurezza. Vogliono riflettere sulla fede e chiedersi in chi o in che cosa riporre la fiducia, la speranza, il futuro e il desiderio di felicità e di eternità. Occorre, quindi, suscitare la fede e non solo conservarla, nutrirla e comunicarla, implorarla: “Signore, noi crediamo in te, aumenta la nostra fede!” (Lc 17,5). Dobbiamo tutti educarci alla vita di fede. E’un’educazione graduale, inserita in un cammino, in un itinerario progressivo. E’ un cammino di discepolato, un cammino personale di conversione. Ma allo stesso tempo è un cammino che non si compie da soli ma insieme. Per cui la fede ha anche una dimensione ecclesiale. E’ importante la dimensione personale, ma è decisiva la dimensione comunitaria41. L’Anno della fede sarà l’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profondamente che il fondamento della fede cristiana è l’incontro con l’amabile persona di Gesù, perché risorto, nostro eterno Signore. Soprattutto ai nostri giorni, la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare perché il Signore conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia di essere cristiani. Riscoperta la fede, riscoperti i contenuti della fede professata, coltivata, vissuta e pregata, possiamo essere testimoni credibili e gioiosi del Signore risorto nel mondo di oggi, capaci di indicare alle tante persone in ricerca la “porta della fede”. Pensiamo ad una lettera pastorale sulla fede per conviverci “nell’impegno ecclesiale e personale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia del credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede”42. Come già Paolo VI quando indisse l’Anno della Fede nel 1967, lo pensò come un momento solenne perché in tutta la Chiesa vi fosse “un’autentica e sincera professione della fede” e che questa venisse confermata in maniera “individuale e collettiva, libera e cosciente, interiore ed esteriore, umile e franca. Ci uniamo al suo auspicio “che la Chiesa intera possa riprendere esatta coscienza della sua fede, per rinnovarla, per purificarla, per confermarla, per confessarla”43. _________ 41) cfr. BENEDETTO XVI, Lett. ap. Porta Fidei (11 ottobre 2011), 10: AAS 103 (2011), p. 729. 42) Ibid., 7: AAS 103 (2011), p. 727. 43) Ibid., 4: AAS 103 (2011), p. 725. 50 APPENDICE METODOLOGICA Ambiti tematici Di seguito è riportata una breve spiegazione degli ambiti tematici per orientare e facilitare la scelta del gruppo di studio. Pastorale battesimale: è l’attenzione della comunità per accompagnare i genitori nella fase di attesa del bimbo e dopo la nascita in preparazione al battesimo. L’accompagnamento si prolunga anche dopo il battesimo, per sostenere i genitori nel compito della socializzazione religiosa. Iniziazione Cristiana: riguarda l’itinerario di formazione alla vita cristiana, nel quale i sacramenti sono delle tappe che scandiscano il cammino di formazione. Catechesi permanente: è l’accompagnamento che la comunità pone in essere per la formazione permanente dei fedeli. Catechesi e disabilità: è l’attenzione della comunità per impostare itinerari di formazione cristiana per i fratelli disabili. 53 Scheda per il lavoro di gruppo Obiettivi dell’incontro: - Favorire un processo di mentalizzazione dell’obiettivo del convegno, prendendo spunto dalla relazione di Luciano Meddi Maturare la consapevolezza che la comunità parrocchiale è luogo di apprendimento del vivere cristiano La catechesi ha nella comunità il suo ambiente, il suo humus e, dall’altra parte, è essa stessa a costruire la comunità - Dare suggerimenti operativi per l’assemblea di programmazione pastorale diocesana che si terrà il prossimo mese di luglio. Primo momento: finestra teorica (10/15 minuti) In questi primi minuti il responsabile dell’ambito presenterà in maniera sintetica i contenuti sui quali ci si confronterà nel corso del lavoro di gruppo. Ritroverai alcuni concetti espressi dal professore Meddi messi in relazione con l’ambito da te scelto. Da questi spunti potrai meglio comprendere come collegare la tematica generale del convegno con il tuo ambito di lavoro ed essere più consapevole nel dare suggerimenti operativi per la programmazione pastorale. Secondo momento: condivisione (45/50 minuti) In questa seconda fase di lavoro si cercherà di capire quanto i contenuti espressi trovano rispondenza nella quotidianità della vita pastorale/parrocchiale. Fai mente locale e racconta qualche esperienza concreta relativa all’ambito da scelto. 54 Terzo momento: mentalizzazione (30 minuti) Ora sei invitato ad individuare gli elementi di forza e di novità acquisiti attraverso l’ascolto della riflessione del prof. Meddi e a condividerli con gli altri partecipanti al laboratorio. Conclusione: suggerimenti Questa parte del lavoro deve essere la più concreta. Dal laboratorio ci si aspetta che venga fuori una o al massimo due proposte concrete facilmente realizzabili a livello parrocchiale, foraniale e diocesano. Dai qualche suggerimento. 55 RASSEGNA STAMPA CHIESA INFORMA Maggio 2012 “Dalla sfida alla proposta La parrocchia tra annuncio e vita” Prenderà il via lunedì 18 giugno 2012 e proseguirà per i due giorni successivi il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano. Come sempre, l’’importante assise si svolgerà presso il Seminario arcivescovile di Benevento, ma con un importante cambiamento rispetto agli anni precedenti. Si è scelto infatti di posticipare l’inizio dei lavori al tardo pomeriggio, alle ore 18.30, per favorire la partecipazione dei laici. Come titolo del convegno rimane lo slogan scelto per il quinquennio con un sottotitolo esplicativo: “Dalla sfida alla proposta - La parrocchia tra annuncio e vita”. Il tema scelto si pone dunque nella scia del dibattito, avviato nel 2011, sulla scorta delle indicazioni del documento Cei “Educare alla vita buona del Vangelo”. E, così come già programmato nel piano diocesano quinquennale, l’attenzione sarà rivolta al rapporto tra parrocchia e catechesi (si proseguirà successivamente con parrocchia e famiglia e in ultimo con parrocchia scuola e mondo giovanile). Come ogni anno, con il convegno inizia il confronto sulle tematiche che riguardano l’obiettivo dell’intero anno pastorale che sarà dettagliato e declinato operativamente nella successiva assemblea di programmazione. Nel confronto avvenuto con i direttori degli uffici appartenenti al Settore Pastorale si è scelto per il 2012/13 di puntare l’attenzione sulla comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano e sulla catechesi che nella comunità trova il suo ambiente vitale e, d’altra parte, è essa stessa a costruire la comunità. Questo obiettivo dunque sarà oggetto di confronto durante il convegno pastorale, dove i lavori prenderanno il via con l’aiuto del professore Luciano Meddi, ordinario di catechesi missionaria nella Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana, che tratterà il tema: Educare nella comunità cristiana e co-educarsi come comunità. Le questioni poste dall’intervento del professore Meddi saranno poi sviscerate nei gruppi di studio distinti per quattro ambiti tematici: Pastorale battesimale, Iniziazione Cristiana, Catechesi permanente - giovani e adulti e Catechesi e disabili. Quanto emergerà dai gruppi di studio, le cui sintesi verranno presentate l’ultimo giorno del convegno in assemblea plenaria, prima dell’intervento conclusivo dell’Arcivescovo, saranno ogget- 59 to di studio e di approfondimento durante l’assemblea di programmazione diocesana che si terrà il 17 e 18 luglio 2012, dove, come già detto in precedenza, sarà dettagliato il programma pastorale per il prossimo anno. ne in aula; ore 20.30 fine dei lavori. Programma di martedì 19 giugno: ore 18.30: preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici; ore: 20.30: fine dei lavori. Programma mercoledì 20 giugno: ore 18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio; ore 19.30: conclusioni dell’arcivescovo. WWW.DIOCESIDIBENEVENTO.IT 2 Maggio 2012 XXVIII Convegno Pastorale Diocesano Dal 18 al 20 giugno si svolgerà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano, l’attenzione sarà posta, così come già indicato nel piano diocesano quinquennale, sul rapporto tra parrocchia e catechesi. “ Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita” questo il tema scelto, si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei: “Educare alla vita buona del Vangelo”. L’obiettivo, che sarà poi al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano. I lavori si svolgeranno presso il Seminario Arcivescovile di Viale Atlantici, 69, in Benevento, prenderanno il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per favorire la partecipazione dei laici. La partecipazione è gratuita. Questo il programma di lunedì 18 giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore 19.15 finestra teorica (a cura del prof. Luciano Meddi); 19.45: discussio- 60 ARCIDIOCESI DI BENEVENTO 13 Giugno 2012 Comunicato Stampa Dal 18 al 20 giugno si svolgerà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano: “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”; l’attenzione sarà posta, così come già indicato nel piano diocesano quinquennale, sul rapporto tra parrocchia e catechesi. Il tema scelto si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei: “Educare alla vita buona del Vangelo”. L’obiettivo, che sarà poi al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano. I lavori si svolgeranno presso il Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, in Benevento, prenderanno il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per favorire la partecipazione dei laici. La partecipazione è gratuita. Questo il programma di lunedì 18 giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore 19.15 finestra teorica (a cura del prof. Luciano Meddi); 19.45: discussione in aula; ore 20.30 fine dei lavori. Programma di martedì 19 giugno: ore 18.30: preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici; ore: 20.30: fine dei lavori. Programma mercoledì 20 giugno: ore 18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio; ore 19.30: conclusioni dell’arcivescovo. ILQUADERNO.IT 13 Giugno 2012 Benevento: Dal 18 al 20 giugno XXVIII Convegno Pastorale Diocesano Dal 18 al 20 giugno si svolgerà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”. L’attenzione sarà posta sul rapporto tra parrocchia e catechesi. Il tema scelto si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei “Educare alla vita buona del Vangelo”. L’obiettivo che sarà al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano. I lavori si svolgeranno presso il Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, a Benevento, prenderanno il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per favorire la partecipazione dei laici. La partecipazione è gratuita. Il programma di lunedì 18 giugno prevede alle 17.30 le iscrizioni; alle 18.30 la preghiera iniziale; alle 18.45 una breve introduzione a cura dell’arcivescovo; a se- guire la finestra teorica a cura di Luciano Meddi; una discussione in aula. Martedì 19 invece si parte con i laboratori per ambiti tematici. Infine mercoledì 20 giugno si terranno le relazioni conclusive dei laboratori di studio con le conclusioni dell’arcivescovo. ILVAGLIO.IT 13 Giugno 2012 Convegno Pastorale Diocesano dal 18 al 20 giugno Il tema scelto si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei: “Educare alla vita buona del Vangelo”. L’obiettivo, che sarà poi al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano. I lavori si svolgeranno al Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, a Benevento. Prenderanno il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per favorire la partecipazione dei laici. La partecipazione è gratuita. Questo il programma di lunedì 18 giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore 19.15 finestra teorica (a cura del prof. Luciano Meddi); 19.45: discussione in aula; ore 20.30 fine dei lavori. Programma di martedì 19 giugno: ore 18.30: preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici; ore: 20.30: fine dei lavori. 61 Programma mercoledì 20 giugno: ore 18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio; ore 19.30: conclusioni dell’arcivescovo. ILCORRIEREDELSANNIO.IT 13 Giugno 2012 Al Seminario Arcivescovile di Benevento si parlerà del rapporto tra parrocchia e catechesi Dal 18 al 20 giugno si svolgerà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano: “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”; l’attenzione sarà posta, così come già indicato nel piano diocesano quinquennale, sul rapporto tra parrocchia e catechesi. Il tema scelto si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei: “Educare alla vita buona del Vangelo”. L’obiettivo, che sarà poi al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano. I lavori si svolgeranno presso il Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, in Benevento, prenderanno il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per favorire la partecipazione dei laici. La partecipazione è gratuita. Questo il programma di lunedì 18 giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore 19.15 finestra teorica (a cura del prof. 62 Luciano Meddi); 19.45: discussione in aula; ore 20.30 fine dei lavori. Programma di martedì 19 giugno: ore 18.30: preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici; ore: 20.30: fine dei lavori. Programma mercoledì 20 giugno: ore 18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio; ore 19.30: conclusioni dell’arcivescovo. RETE SEI 13 Giugno 2012 Benevento: XXVIII convegno pastorale diocesano Dal 18 al 20 giugno si svolgerà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano: “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”; l’attenzione sarà posta, così come già indicato nel piano diocesano quinquennale, sul rapporto tra parrocchia e catechesi. Il tema scelto si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei: “Educare alla vita buona del Vangelo”. L’obiettivo, che sarà poi al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano. I lavori si svolgeranno presso il Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, in Benevento, prenderanno il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per favorire la partecipazione dei laici. La partecipazione è gratuita. Questo il programma di lunedì 18 giu- gno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore 19.15 finestra teorica (a cura del prof. Luciano Meddi); 19.45: discussione in aula; ore 20.30 fine dei lavori. Programma di martedì 19 giugno: ore 18.30: preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici; ore: 20.30: fine dei lavori. Programma mercoledì 20 giugno: ore 18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio; ore 19.30: conclusioni dell’arcivescovo. IL MATTINO 14 Giugno 2012 Stati generali della Chiesa beneventana Alla vigilia dell’inizio ufficiale dell’estate la Chiesa beneventana non va in ferie. Anzi scalda i motori e si posiziona ai nastri di partenza con una serie di importanti iniziative. Prima fra tutte in ordine di tempo il convegno pastorale diocesano sul tema “Dalla sfida alla proposta- La parrocchia tra annuncio e vita” che si terrà dal 18 al 20 giugno a partire dalle ore 18 presso il seminario arcivescovile di Benevento. “Con il convegno pastorale- dichiara mons. Abramo Martignetti, vicario per la pastorale- riprende il dibattito avviato lo scorso anno sulla scorta del documento Cei “Educare alla vita buona del vangelo” sulla emergenza educativa ed in particolare sulla capacità delle parrocchie di essere comunità educanti. La chiesa beneventana si interroga sugli scenari e sulle azioni concrete da met- tere in campo, articolando un confronto preciso sulla necessità di riportare al centro dell’attenzione la parrocchia come luogo di apprendimento del vivere cristiano. È una risposta anche alle indicazioni che provengono dalla recente assemblea generale dei vescovi italiani, dove nella sua prolusione il cardinale Bagnasco riaccende i riflettori sulla necessità di rinvigorire l’azione pastorale nelle parrocchie da lui definite come “il miracolo di Dio dispiegato sul territorio”. Anche noi, come chiesa locale ci poniamo il problema di un’azione pastorale che non ignori delle questioni, che definirei vitali, quali quelle relative al primo annuncio e al rilancio dei principi della fede, a volte da realizzare proprio all’interno delle comunità parrocchiali dove predomina la routine e il passaggio di fedeli distratti”. Il convegno, a differenza degli anni passati, si svolgerà nelle ore serali, dalle 18 alle 21. Prenderà il via lunedì 18 giugno e proseguirà per i due giorni successivi. I lavori si apriranno con la relazione del professore Luciano Meddi, ordinario di catechesi missionaria nella Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana, che tratterà il tema: Educare nella comunità cristiana e co-educarsi come comunità. Le questioni poste dall’intervento del professore Meddi saranno poi sviscerate nei gruppi di studio duistinti per ambiti tematici. Il confronto che si apre con il convegno, come ogni anno, proseguirà in una tappa successiva che è l’assemblea di programmazione pastorale che l’arcivescovo, mons. Mugione, ha convocato il 17 e 18 luglio, con tutti i direttori degli uffici pastorali i quali declineran- 63 no operativamente l’obiettivo dell’anno pastorale con la stesura del piano pastorale, linee guida per l’attività di tutte le parrocchie della diocesi. Il piano sarà consegnato ufficialmente l’11 ottobre, data di inizio dell’anno della fede per i 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II e i 20 anni dalla pubblicazione del Catechismo, e sarà anche l’inizio ufficiale dell’anno pastorale e il giorno dell’apertura della chiesa cattedrale dopo i lavori di restauro. IL SANNIO 14 Giugno 2012 “La parrocchia tra annuncio e vita” Lunedì il convegno pastorale diocesano “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita” il tema del XXVIII Convegno Pastorale Diocesano in programma dal 18 al 20 giugno. Attenzione focalizzata sul rapporto tra parrocchia e catechesi e “far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano”. I lavori, presso il Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, partiranno lunedì 18 giugno con le iscrizioni alle ore 17.30. In programma, dopo un momento di preghiera, alle ore 18.45 una breve introduzione a cura dell’Arcivescovo Mugione; alle 19.15 la finestra teorica a cura del professor Luciano Meddi. Martedì 19 giugno, dopo un momen- 64 to di preghiera, alle 18.45 laboratori per ambiti tematic, fine lavori alle 20.30. Mercoledì 20, dopo il momento di preghiera iniziale, alle 18.45 le relazioni conclusive dei laboratori di studio; alle 19.30 le conclusioni dell’Arcivescovo Mugione. ILQUADERNO.IT. 15 Giugno 2012 Benevento: Il 18 giugno al via il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano Lunedì 18 giugno partirà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano: “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”; l’attenzione sarà posta, così come già indicato nel piano diocesano quinquennale, sul rapporto tra parrocchia e catechesi. Il tema scelto si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei: “Educare alla vita buona del Vangelo”. L’obiettivo, che sarà poi al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano. Questo il programma di lunedì 18 giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore 19.15 finestra teorica a cura del prof. Luciano Meddi, presbitero nella diocesi di Roma, docente ordinario di catechetica missionaria nella Università Urbaniana; 19.45: discussione in aula. Programma di martedì 19 giugno: ore 18.30: preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici. Programma di mercoledì 20 giugno: ore 18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio; ore 19.30: conclusioni dell’arcivescovo. I lavori si svolgeranno presso il Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, in Benevento. La partecipazione è gratuita. L’Ufficio Pastorale in piazza Orsini fornisce altre informazioni e chiarimenti. FREEMONDOWEB.IT 15 Giugno 2012 Lunedì al via il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano: “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita” Lunedì 18 giugno partirà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano: “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”; l’attenzione sarà posta, così come già indicato nel piano diocesano quinquennale, sul rapporto tra parrocchia e catechesi. Il tema scelto si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei: “Educare alla vita buona del Vangelo”. L’obiettivo, che sarà poi al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale co- me luogo di apprendimento del vivere cristiano. Questo il programma di lunedì 18 giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore 19.15 finestra teorica a cura del prof. Luciano Meddi, presbitero nella diocesi di Roma, docente ordinario di catechetica missionaria nella Università Urbaniana; 19.45: discussione in aula. Programma di martedì 19 giugno: ore 18.30: preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici. Programma di mercoledì 20 giugno: ore 18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio; ore 19.30: conclusioni dell’arcivescovo. I lavori si svolgeranno presso il Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, in Benevento. La partecipazione è gratuita. Per informazioni e chiarimenti rivolgersi all’Ufficio Pastorale in piazza Orsini; tel 0824323379; email: [email protected]. ARCIDIOCESI DI BENEVENTO 16 Giugno 2012 Comunicato Stampa Lunedì 18 giugno partirà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano: “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”; l’attenzione sarà posta, così come già indicato nel piano diocesano quinquennale, sul rapporto tra parrocchia e catechesi. Il tema scelto si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei: “Educare alla vita buona del Vangelo”. 65 L’obiettivo, che sarà poi al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano. Questo il programma di lunedì 18 giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore 19.15 finestra teorica a cura del prof. LucianoMeddi, presbitero nella diocesi di Roma, docente ordinario di catechetica missionaria nella Università Urbaniana; 19.45: discussione in aula; ore 20.30 fine dei lavori. Programma di martedì 19 giugno: ore 18.30: preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici; ore: 20.30: fine dei lavori. Programma di mercoledì 20 giugno: ore 18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio; ore 19.30: conclusioni dell’arcivescovo. I lavori si svolgeranno presso il Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, in Benevento, prenderanno il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per favorire la partecipazione dei laici. La partecipazione è gratuita. IL MATTINO 18 Giugno 2012 Catechesi: le Parrocchie a convegno Da oggi, nell’aula Giovanni Paolo II del seminario arcivescovile di Benevento, oltre quattrocento delegati, provenienti da tutte le parrocchie dell’arcidiocesi, 66 parteciperanno al XXVIII Convegno pastorale diocesano sul tema: “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”. L’attenzione sarà posta, così come già indicato nel piano diocesano quinquennale, sul rapporto tra parrocchia e catechesi. Il tema scelto si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei: “Educare alla vita buona del Vangelo”. L’obiettivo, che sarà poi al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano. Oggi, l’assise, inizierà alle ore 17.30 con le iscrizioni dei partecipanti, quindi, alle 18.30, la preghiera iniziale, la breve introduzione a cura dell’arcivescovo mons. Andrea Mugione, e la relazione di base affidata quest’anno al professore Luciano Meddi, presbitero nella diocesi di Roma, docente ordinario di catechetica missionaria nella Università Urbaniana. A conclusione si terrà la discussione in aula. Il programma di domani prevede, alle ore 18.30, l’introduzione spirituale e subito dopo l’attivazione dei laboratori per ambiti tematici. Mercoledì 20 giugno, ultimo giorno, alle ore 18.30, l’inizio con preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio; ore 19.30: conclusioni dell’arcivescovo. I risultati del convegno saranno approfonditi a luglio nel vertice di programmazione al quale saranno chiamati tutti i direttori degli uffici diocesani. OTTOPAGINE 18 Giugno 2012 Convegno Pastorale Oggi il via ai lavori Introduce Mugione Prenderanno il via questo pomeriggio, presso il Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, i lavori del XXVIII Convegno Pastorale Diocesano. Ad introdurre l’evento, alle 18.45, sarà l’arcivescovo metropolita di Benevento, monsignor Andrea Mugione. “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”, è il tema del Convegno. Così come indicato dal piano diocesano quinquennale, l’attenzione sarà posta sul rapporto tra parrocchia e catechesi. Il tema scelta si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 in base alle indicazioni contenute nel documento della Conferenza Episcopale Italiana “Educare alla vita buona del Vangelo”. Il programma di oggi, oltre all’intervento di monsignor Andrea Mugione, prevede le iscrizioni al Convegno (alle ore 17.30), una preghiera iniziale e, alle 19.15, la finestra teorica curata dal professore Luciano Meddi, presbitero nella diocesi di Roma e docente ordinario di catechetica missionaria nell’Università Urbaniana. Subito dopo, spazio al dibattito in aula. “L’obiettivo, che sarà poi al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano”. I lavori del Convegno proseguiranno nella giornata di domani e mercoledì. IL SANNIO 19 Giugno 2012 L’arcivescovo Andrea Mugione: “Più impegno per accostare a Cristo l’uomo d’oggi” Di fronte auna situazione che vede il sistema educativo ecclesiale confrontarsi con ragazzi che sovente non hanno alle spalle una famiglia che dà testimonianza di fede c’è il rischio di “assoggettarsi al pessimismo, all’impazienza” ma la Chiesa chiamata a confrontarsi con l’uomo di oggi - le riflessioni con cui l’Arcivescovo di Benevento, Mons. Andrea Mugione ha aperto ieri i lavori del XXVIII convegno pastorale diocesano, intitolato “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”- e non può che aumentare l’impegno “per accostare a Cristo e alla Chiesa l’uomo di oggi” con “le parrocchie chiamate a sperimentare nuovi itinerari di formazione”. Di fronte ad un auditorium “G. Paolo II” del seminario, gremito, dopo il momento di preghiera iniziale, e le considerazioni dell’Arcivescovo, c’è stato l’intervento di Mons. Abramo Martignetti, vicario episcopale per la pastorale, che ha ribadito la necessità di rispondere alla sfida educativa passando alla proposta, focalizzando l’attenzione sulla parrocchia come comu- 67 nità in cui si apprende il vivere cristiano. Ha poi ricordato che il nuovo anno pastorale diocesano sarà aperto il prossimo 11 ottobre (50esimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e del 20esimo del catechismo della Chiesa Cattolica), che vedrà la riapertura della Cattedrale. Dopo la relazione di don Luciano Meddi (ordinario di catechesi missionaria presso la Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana) su “Educare nella comunità cristiana e coeducare come comunità”. Argomento che riguarda “l’interiorizzazione della fede nella vita cristiana” per la quale non basta solo il libro del catechismo ma occorre che nei momenti di formazione ognuno possa incontrare persone che testimoniano in concreto la vita cristiana. Il contesto odierno impone di “imparare a trovare nuove forme, nuove vie, nuove modalità di presentare la bellezza del Vangelo nell’autenticità di se stessi”. “La via della Chiesa è l’uomo, la persona - ha ricordato don Meddi -. È proprio attraverso il destinatario che il Vangelo raggiunge il destinatario. La parrocchia, intesa come comunità in cui le persone svolgono attività di testimonianza, rimane il luogo iniziale per la crescita della Fede. A seguire un momento di dibattito. In programma oggi la seconda giornata del convegno pastorale, con i laboratori di studio. Domani, dalle 18.30, la chiusura, con le relazioni dei laboratori di studio e le conclusioni dell’Arcivescovo Mugione. 68 OTTOPAGINE 19 Giugno 2012 XXVIII Convegno Pastorale Sono cominciati nel pomeriggio di ieri, presso il seminario arcivescovile di viale Atlantici, i lavori del XXVIII Convegno Pastorale Diocesano. A dare il saluto iniziale ai partecipanti è stato l’arcivescovo metropolita di Benevento, monsignor Andrea Mugione, a cui sono affidate anche le conclusioni dei lavori, in programma nella giornata di domani. Ad introdurre, poi, il tema dei lavori, “Dalla sfida alla proposta: la parrocchia tra annuncio e vita” è stato don Abramo Martignetti, direttore dell’Ufficio Pastorale. Subito dopo, con la relazione don Luciano Meddi, il convegno è entrato nel vivo. La riflessione teologico-pastorale fondamentale tenuta dal professor Meddi, presbitero nella diocesi di Roma e docente ordinario di catechetica missionaria nella Università Urbaniana, infatti, sarà ora discussa nel dibattito che domani coinvolgerà i vari gruppi tematici costituiti per il Convegno. Tra gli argomenti discussi da don Luciano Meddi, molto spazio è stato dedicato alla necessità di ripensare le pratiche e le attività formative. “Se nella situazione pastorale di cristianità “apprendimento” viene a significare assimilazione della trasmissione della fede, nella situazione missionaria deve significare acquisizione delle competenze che rendono capaci di svolgere tale compito in differenti contesti. Così trasmettere ed innovare diventano due aspetti di un unico compito”. “Occorre portare ogni esperienza formativa in contesto comunitario- ha dichiarato il professor Meddi. Le catechesi sono ospitate in parrocchia, cioè separate. L’ideale sarebbe svolgere la formazione dentro esperienze di vita cristiana vissuta e non simulata. Occorre superare il carattere di scuola. Quello che si può fare è di comporre sempre gruppi catecumenali formati da parte di catecumeni e parte di cristiani attivi. Rendere, cioè, missionaria ogni forma di vita parrocchiale”. Quanto al programma di oggi, i partecipanti discuteranno la relazione di Meddi ed elaboreranno le proprie riflessioni che andranno a comporre il programma diocesano per le attività che inizieranno il prossimo settembre. IL MATTINO 20 Giugno 2012 Se la chiesa s’interroga sul futuro La temperatura alla Chiesa non la misura il maggiordomo del Papa, anche se ne rileva, con metodi mai tramontati, in perfetto stile noir, sintomi di malessere e di decadimento. Il vero stato d salute di una realtà così complessa e radicata, viene registrato dal modo di vivere delle grandi e piccole comunità, parrocchie e associazioni, movimenti e confraternite. Un esercito di cristiani che verifica la sua forza di penetrazione nelle coscienze radunando sul campo generali e soldati nella “tenda” del confronto. È una delle possibili immagini (ci sareb- be anche quella, più romantica, della correzione fraterna) del convegno pastorale in corso in questi giorni. Di fatto uno dei momenti di maggiore partecipazione democratica. Già dalle battute iniziali è stata posta la questione, niente affatto irrilevante, della qualità della vita. Quella interna alle comunità dei credenti, come ha sottolineato il relatore don Meddi, è spesso apparente, che si sbriciola alla prima vera prova della testimonianza e della forza propulsiva verso l’esterno. Certo, la Chiesa modello “otto per mille” con tutti preti-coraggio, le suore-crocerossine, i giovani-curva sud, è uno spot che convince nell’immediato ma che non sempre regge alla prova della quotidianità. La qualità della vita di una comunità cristiana è calcolata su altri indicatori, quella della formazione, ad esempio, o quella di una spiritualità non fine a se stessa. Tanti interventi, nei gruppi di studio al convegno, raccontano di una Chiesa locale ancora vivace ma non sempre viva. “C’è tanto altro, di bello e profondo nel vangelo da suggerire, perché non sappiamo più farlo?”, lamentava il relatore. È come non avere le parole giuste nel più bello della società della comunicazione, quasi incapaci di trasformare in frasi credibili e in gesti penetranti la fede, la speranza e la carità. Non c’è bisogno, allora, che il “maggiordomo” dell’Arcivescovo Mugione gli scippi, da sotto la tazza di caffè, chissà quali documenti segreti per tastare il polso alla Chiesa beneventana. La democrazia del...termometro è bella e servita. Tutti possono misurare la temperatura a questo corpo ecclesiale. Ecco, infatti, il convegno. 69 Ma anche le assemblee parrocchiali, la messa domenicale, i corsi di cresima e di prima comunione, la catechesi per ragazzi, giovani e adulti, perfino i cori polifonici. Nella provincia di Benevento, con due diocesi, possiamo dire che la Chiesa è sul campo uno dei presìdi più importanti. Quasi più della famiglia e della scuola. Una responsabilità troppo alta per ridurla a semplice sportello Caritas, o a “santuario” di montagna per eremiti della complessità. Il Sannio è un territorio in ritardo su troppi fronti per non chiedere proprio alla Chiesa, ai suoi vescovi, ai sacerdoti e ai fedeli laici un supplemento di testimonianza, e alle parrocchie uno sforzo di apertura maggiore perché non si finisca per consegnare un Cristo “chiavi in mano” con il quale ognuno si avventuri da solo in questo tempo complicato. Serve una comunità viva e accogliente che non lasci solo nessuno, soprattutto coloro che ritengono di poter fare a meno degli altri. Sono proprio quelli che poi ritroviamo, da perfetti fedeli smemorati, a rovinare le nostre città, le nostre amministrazioni, le nostre economie. Il riscatto della società, in anoressia di speranza, dipende da come funzioneranno le officine dell’anima, quelle che montano passione civile nel motore collettivo ormai ansimante. Prima che trasmettere serve che ci si prepari a ricevere. La cifra formativa sarà questa. Anche per la Chiesa, che si raduna ancora efficacemente (almeno per le coscienze private) nella messa domenicale, nelle processioni o nelle liturgie rassicuranti. Dove però continua a comunicare a quelli che hanno deciso di “ricevere” solo il minimo sindacale. NICO DE VINCENTIIS 70 IL MATTINO 20 Giugno 2012 Parrocchie, la vera missione è quella formativa Si sono confrontati, ieri pomeriggio, circa 400 convegnisti che hanno ascoltato la relazione di base tenuta da don Luciano Meddi, professore di Catechesi missionaria, in apertura del XXVIII Convegno Pastorale Diocesano, che si sta svolgendo presso il Seminario arcivescovile e che si concluderà oggi con l’intervento dell’arcivescovo Andrea Mugione. I delegati parrocchiali hanno approfondito le sollecitazioni di don Meddi ragionando sulla sfida per le comunità parrocchiali di essere comunità educanti, oltre che luoghi spirituali che si nutrono di relazione e di comunicazione autentica. Questo il cuore del problema che è stato sviscerato dai delegati nei laboratori di studio, distinti per quattro ambiti tematici (pastorale battesimale, catechesi permanente, iniziazione cristiana, catechesi e disabilità). I convegnisti hanno discusso intorno all’obiettivo che la chiesa diocesana si è data per tutto l’anno pastorale, ovvero far maturare la consapevolezza che la comunità parrocchiale è luogo di apprendimento del vivere cristiano e che la catechesi ha in essa il suo ambiente ed è essa stessa costruire la comunità. Dai gruppi sono emerse questioni fondamentali che non vanno trascurate e che riguardano in particolare la necessità di portare ogni esperienza formativa in contesto comunitario superando il carattere di scuola. Dunque si avverte sempre di più l’urgenza di una formazione capace di creare trasformazioni di vita. Allo stesso tempo si è evidenziato un altro aspetto strategico, riguardante la consapevolezza che tutte le fasi della vita delle persone hanno bisogno di itinerari adeguati, non solo per apprendere nozioni di fede ma per diventare autentici testimoni in grado di mostrare la proposta cristiana in maniera coerente. E tutto questo deve avvenire in parrocchia. Dunque la parrocchia come centro propulsore della proposta formativa e come luogo centrale di relazioni affettive e vitali, come hanno indicato anche i vescovi italiani negli orientamenti per il decennio. Indicazioni che la chiesa beneventana ha accolto con puntualità facendone l’obiettivo del quinquennio pastorale, dedicato interamente alla parrocchia come crocevia delle istanze educative, slogan utilizzato anche per il piano pastorale. Le sintesi dei gruppi saranno presentate oggi pomeriggio, nel corso di un’assemblea plenaria, prima dell’intervento dell’arcivescovo che chiuderà l’assise rilanciando la questione del rapporto catechesi-parrocchia al confronto tra i direttori degli uffici diocesani per la stesura della programmazione annuale che si terrà a luglio. IL SANNIO 20 Giugno 2012 Ieri il secondo giorno del convegno pastorale diocesano Nella seconda giornata del convegno pastorale diocesano, che sta svi- luppando il tema “Dalla sfida alla proposta. “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”, dunque la parrocchia come luogo di catechesi e come comunità in cui si apprende il vivere cristiano, è partito il lavoro dei gruppi di studio, per raccogliere approfondimenti, riflessioni e proposte per la programmazione diocesana per il prossimo anno. L’inizio dei lavori dei gruppi di studio è stato preceduto da un momento di preghiera comunitaria e dell’intervento dell’Arcivescovo Andrea Mugione che ha riflettuto sulla nuova spinta propulsiva che la Chiesa di Cristo è chiamata nel tempo odierno ad imprimere nell’attività di evangelizzazione: una linea tesa all’annuncio verso tutti gli uomini con tutte le forze ed i mezzi ed in cui le parrocchie sono chiamate a svolgere un ruolo essenziale “come porta di ingresso alla Fede Cristiana, come luoghi di pastorale ordinaria, come centri di irradiazione e di trasmissione e di trasmissione della Fede Cristiana”. Riportiamo infine i temi affidati ai quattro gruppi di approfondimento ed i loro coordinatori (cui ieri don Luciano Meddi ha fornito una serie di suggerimenti operativi): ambito pastorale battesimale, moderato da Suor Maria Lo Russo con Maria Campese; catechesi permanente, moderato da don Renato Trapani con Elvira Feleppa; catechesi e disabilità moderato da Suor Dora Diaferio con Annamaria Venditti e Suor Gabriella Ferri; ambito iniziazione cristiana, moderato da don Salvatore Soreca e Rosaria Tremigliozzi. 71 WWW.DIOCESIDIBENEVENTO.IT 20 Giugno 2012 Sfide e proposte su possibili nuove vie di formazione ed educazione nella comunità cristiana Il XVIII convegno pastorale diocesano, “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”, con i suoi tre incontri pomeridiani sta riscuotendo un ragguardevole successo in termini di partecipazione e coinvolgimento sia dei laici che dei consacrati. Lunedì 18, la giornata d’esordio, con l’introduzione dei lavori da parte di mons. Andrea Mugione, arcivescovo di Benevento, e la partecipazione e l’intervento di don Luciano Meddi, docente ordinario di catechetica presso l’Università Urbaniana, che hanno posto le premesse per un breve dibattito in aula ma soprattutto per lo svolgimento dei laboratori tematici del giorno successivo. Il laboratorio, di martedì 19, ha permesso a ciascun partecipante di apportare idee ed esperienze ma anche di comunicare e condividere perplessità e interrogativi, di contribuire con le proprie competenze e le proprie capacità a rispondere alla sfida formativa. “Come fare ad accostare a Cristo l’uomo di oggi?”, così come faceva notare mons. Andrea Mugione nell’introdurre il convegno, la domanda è provocatoria ma ci spinge a riflettere sulla necessità di sperimentare nuovi itinerari di formazione per suscitare la fede. Il convegno è pervaso da una riflessione profonda ed è foriero di un mes- 72 saggio forte: “La Chiesa evangelizza per quello che è”, prendendo spunto dalle parole di Paolo VI e si evidenzia che non si può ignorare la vita che si svolge nelle nostre comunità; la qualità formativa non può più prescindere da chi la offre e dalla comunità che la riceve, “l’accoglienza, l’accettazione e il desiderio” sono aspetti interconnessi e necessari. Nella giornata conclusiva saranno discusse e analizzate le relazioni finali dei laboratori di studio. IL SANNIO 21 Giugno 2012 Giornata conclusiva del convegno pastorale diocesano Chiusura ieri nell’auditorium “Giovanni Paolo II” del seminario arcivescovile della tre giorni del XXVIII convegno pastorale diocesano, intitolato “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”. Dopo il momento di preghiera, illustrate le relazioni dei laboratori di studio, sulla pastorale Battesimale (gruppo moderato da Suor Maria Lo Russo, con la relazione letta da don Salvatore Soreca); su l’iniziazione cristiana (gruppo moderato da don Salvatore Soreca, con la relazione letta da Concetta Bonfino); catechesi e disabilità (moderato da Suor Dora Diaferio e Annamaria Venditti, con relazione letta dalla seconda); catechesi permanente (gruppo moderato da don Renato Trapani, lettura di Antonella De Figlio). Tanti i rilievi formulati dai gruppi di lavoro, anche sulla scia della relazione “Educare nella comunità cristiana e co-educarsi come comunità” tenuta da don Luciano Meddi, nella giornata di apertura): come la necessità di ancor maggiore preparazione dei catechisti, necessità di nuovi spazi, coerenza nella testimonianza. Dopo, le osservazioni dell’Arcivescovo di Benevento, Mons. Andrea Mugione. Partito dal considerare gli ostacoli alla evangelizzazione interni ed esterni alla Chiesa; in primo luogo, l’ostacolo dell’indifferenza, “la crisi di identità di molti credenti del nostro tempo, come da parte di chi afferma di essere credente ma non praticante”. Ostacoli che possono essere superati solo da una Chiesa che “porta il Vangelo dove la gente vive” non chiusa in se stessa. L’arcivescovo si è poi soffermato sulla necessità di interrogarsi su come avere una comunità “adulta nella fede”, nella consapevolezza che “la fede è vita, è innamorarsi di Cristo”. “La fede per crescere deve essere coltivata, curata, sostenuta” in uno sforzo di formazione permanente ed incombe alla parrocchia “il compito di coltivare il dono della fede, portare vanti un programma pedagogico orientato nel senso di una rinnovata fedeltà al Vangelo, per far maturare una fede adulta” e di “essere centro di irradiazione e testimonianza dell’esperienza cristiana”. Una fede intesa non come dottrina astratta, ma come esperienza e testimonianza da vivere nella dimensione comunitaria. L’arcivescovo ha rilevato infine che occorre fare attenzione a che gli operatori della evangelizzazione siano autentici disce- poli di cristo ed al tempo stesso adeguatamente preparati. Dopo, l’intervento di Mons. Abramo Martignetti, vicario episcopale per la pastorale, che ha ricordato come quanto elaborato dai gruppi di studio sarà materiale di partenza per la programmazione pastorale che sarà determinata il 17 e il 18 luglio con una riunione presso il Centro La Pace. Segnaliamo che è in programma nell’area fieristica di Venticano, domenica 26 agosto, ore 18.30, la Santa Messa di ringraziamento per festeggiare la Venerabilità della serva di Dio Rachelina Ambrosini: un altro fiore di spiritualità, cresciuto nella nostra Arcidiocesi. IL MATTINO 21 Giugno 2012 L’arcivescovo: “La Chiesa è in crisi di credibilità” Forse non ci si aspettava un’autocritica così decisa da parte dell’arcivescovo a conclusione del 28° convegno pastorale della diocesi di Benevento. “Tra i tanti ostacoli all’evangelizzazione - ha affermato mons. Mugione ai 400 delegati parrocchiali - forse il più difficile da superare è la crisi di credibilità della Chiesa”. Un’analisi puntuale della situazione vissuta a livello centrale e in periferia. “Manchiamo in capacità di testimoniare il vangelo - ha proseguito il presule e così l’indifferenza religiosa dilaga, tanti alle processioni quasi nessuno a formarsi in parrocchia sui temi del cristianesimo. Tanti credenti ma pochi prati- 73 canti in un tessuto di fede passiva e spesso incoerente”. Ostacoli davvero duri per la Chiesa anche perché, nel frattempo, sempre secondo mons. Mugione, “il cristianesimo è diventato culturalmente sterile”. Sul banco degli imputati soprattutto gli adulti. “Non accettano percorsi formativi - ha concluso -, sembrano quasi dei fedeli rifugiati”. Appello finale alla rievangelizzazione della Chiesa perché possa evangelizzare. Intanto, dai gruppi di studio erano emerse alcune proposte, molte puntano sul valore dell’accoglienza: tenere le chiese sempre aperte; i momenti liturgici siano preceduti e seguiti da momenti di convivialità; i sacerdoti accolgano le persone all’inizio e alla fine delle celebrazioni; avere orari più accessibili a chi lavora; creare salette per accogliere i bambini durante le messe e altri momenti di preghiera comunitaria; procedere all’analisi del territorio; realizzare scuole di Pace. Intanto è stato rilanciato l’appello a contribuire alla realizzazione delle nuove porte di bronzo della cattedrale. Lo si potrà fare utilizzando il conto corrente intestato all’Ufficio diocesano per la Cultura: IBAN IT 04 Y 05392 15000 000000015344. Oppure in curia dalle 9 alle 13. CHIESA INFORMA Giugno 2012 “Sfide e proposte” dal XXVIII Convegno pastorale diocesano Il XVIII convegno pastorale diocesano, “Dalla sfida alla proposta. La par- 74 rocchia tra annuncio e vita”, con i suoi tre incontri pomeridiani ha riscosso un ragguardevole successo in termini di partecipazione e coinvolgimento sia dei laici che dei consacrati. Lunedì 18 giugno giornata d’esordio, con l’introduzione dei lavori da parte di S.E. mons Andrea Mugione e la partecipazione e l’intervento di don Luciano Meddi, docente ordinario di catechetica presso l’Università Urbaniana, che hanno posto le premesse per un breve dibattito in aula ma soprattutto per lo svolgimento dei laboratori tematici del giorno successivo. Il laboratorio, di martedì 19, ha permesso a ciascun partecipante di apportare idee ed esperienze ma anche di comunicare e condividere perplessità e interrogativi, di contribuire con le proprie competenze e le proprie capacità a rispondere alla sfida formativa. “Come fare ad accostare a Cristo l’uomo di oggi?”, la domanda provocatoria, così come faceva notare mons. Andrea Mugione nell’introdurre il convegno, ha spinto i presenti a riflettere sulla necessità di sperimentare nuovi itinerari di formazione per suscitare la fede. Il convegno è stato pervaso da una riflessione profonda ed è stato foriero di un messaggio forte: “la Chiesa evangelizza per quello che è”, prendendo spunto dalle parole di Paolo VI, e non può prescindere dalla vita che si svolge nella comunità; la qualità formativa non può più non considerare chi la offre e la comunità che la riceve, “l’accoglienza, l’accettazione e il desiderio” sono aspetti interconnessi e necessari. Mercoledì, giornata conclusiva, sono state discusse e analizzate le relazioni finali dei laboratori di studio su: l’iniziazione cristiana (gruppo moderato da don Salvatore Soreca, con la relazione letta da Concetta Bonfino); la pastorale battesimale (gruppo moderato da Suor Maria Lo Russo, con la relazione letta da don Salvatore Soreca); la catechesi permanente (gruppo moderato da don Renato Trapani, lettura di Antonella De Figlio) e la catechesi e disabilità (moderato da Suor Dora Diaferio e Annamaria Venditti, con relazione letta dalla seconda). Mons. Abramo Martignetti, vicario episcopale per la pastorale, ha infine ricordato che quanto elaborato dai gruppi di studio rappresenta materiale di partenza per la programmazione pastorale che sarà determinata con la riunione del 17 e del 18 c.m. presso il “Centro La Pace”. Forte l’intervento di S.E. mons. Andrea Mugione: “la fede per crescere deve essere coltivata, curata, sostenuta”, l’invito è rivolto alle parrocchie, affinché portino avanti “un programma pedagogico orientato nel senso di una rinnovata fedeltà al Vangelo, per far maturare una fede adulta” e affinché siano sempre “centro di irradiazione e testimonianza dell’esperienza cristiana”. L’augurio è che tutti portino con sé, da questa esperienza, la forza e la volontà per cambiare e testimoniare, con la propria vita, una fede che non sia solo dottrina, ma una fede vissuta e condivisa in una realtà allargata, iniziando dalla propria comunità. PAOLA COSTA 75 Indice Presentazione Programma Pag. 5 » 7 Saluto introduttivo - MONS. ANDREA MUGIONE » 9 Introduzione - MONS. ABRAMO MARTIGNETTI » 11 Relazione - LUCIANO MEDDI » 15 » 25 LABORATORI DI STUDIO AMBITO - Catechesi permanente » 27 AMBITO - Iniziazione cristiana » 31 AMBITO - Catechesi e disabilità » 33 AMBITO - Pastorale battesimale » 37 » 39 APPENDICE METODOLOGICA » 51 RASSEGNA STAMPA » 57 Conclusioni - MONS. ANDREA MUGIONE 77 FINITO DI STAMPARE SETTEMBRE 2012