Atti - XXVIII Convegno - Arcidiocesi di Benevento

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Atti - XXVIII Convegno - Arcidiocesi di Benevento
ARCIDIOCESI DI BENEVENTO
Atti del XXVIII Convegno Pastorale Diocesano
Dalla SFIDA
alla PROPOSTA
La parrocchia tra annuncio e vita
18 - 19 - 20 GIUGNO 2012
SEMINARIO ARCIVESCOVILE BENEVENTO
A cura di:
Ufficio Pastorale Diocesano
Piazza Orsini, 27 - 82100 Benevento
Tel. 0824.323379 - 0824.323360 - Fax 0824.323355
e-mail: [email protected]
Presentazione
Il convegno pastorale diocesano è un appuntamento fondamentale per la vita della diocesi. Un momento di confronto e riflessione, ma
soprattutto una prima concreta verifica che si proietta nei successivi
lavori di programmazione pastorale. Il convegno è il luogo dell’incontro di tutte le realtà diocesane (sacerdoti, religiosi, referenti di movimenti, associazioni e fedeli laici), dove ciascuna è chiamata a contribuire alla discussione, al dibattito propositivo e alla missione della Chiesa locale.
Il tema scelto per il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano “Dalla
Sfida alla Proposta. La parrocchia crocevia tra annuncio e vita”, si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla scorta delle indicazioni del documento Cei “Educare alla vita buona del Vangelo”, e ruota intorno al rapporto tra parrocchia e catechesi.
Quanto è stato al centro dei lavori è riportato nella presente pubblicazione che si struttura in tre sezioni:
• la prima sezione riportante la relazione di base del professor Luciano
Meddi, Ordinario di Catechesi Missionaria presso la Facoltà di
Missiologia della Pontificia Università Urbaniana;
• la seconda sezione dedicata ai lavori dei gruppi di studio distinti per
i quattro ambiti (Catechesi Permanente, Iniziazione Cristiana,
Catecehsi e Disabilità, Pastorale Battesimale) e alle conclusioni dell’arcivescovo mons. Andrea Mugione;
• la terza sezione contenente un’appendice metodologica (con la descrizione degli ambiti e la scheda di lavoro utilizzata per i laboratori di studio) e la rassegna stampa dell’evento.
Gli atti del convegno rientrano nell’insieme dei sussidi che l’ufficio
Pastorale prepara per sacerdoti, religiosi e operatori (diocesani e parrocchiali). In essi, infatti, sono presenti le prime indicazioni per la pro-
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grammazione pastorale del prossimo anno, le cui linee definitive sono
contenute, in maniera dettagliata, nella pubblicazione del piano pastorale.
Gli atti del convegno e il piano pastorale sono, dunque, strumenti
indispensabili per l’impostazione del lavoro pastorale sia nelle parrocchie, sia nelle zone pastorali oltre che per i movimenti e le associazioni operanti in diocesi.
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Programma
LUNEDI’ 18 GIUGNO
Ore 17.30 Iscrizioni
Ore 18.30 AUDITORIUM “GIOVANNI PAOLO II”
• Preghiera iniziale
• Saluto
S. Ecc. Mons. Andrea MUGIONE
Arcivescovo Metropolita di Benevento
• Introduzione
Mons. Abramo MARTIGNETTI
Vicario episcopale per la Pastorale
Ore 19.15 • Finestra teorica
“Educare nella comunità cristiana
e co-educare come comunità”
a cura di
Luciano MEDDI
Ordinario di Catechesi Missionaria
presso la Facoltà di Missiologia
della Pontificia Università Urbaniana
Ore 19.45 • Dibattito in Aula
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M A RT E D I ’ 1 9
Ore 18.30 AUDITORIUM “GIOVANNI PAOLO II”
• Preghiera iniziale
Ore 18.45 • Laboratori di studio
Ore 20.30 • Conclusione dei laboratori di studio
MERCOLEDI’ 20
Ore 18.30 AUDITORIUM “GIOVANNI PAOLO II”
• Preghiera iniziale
Ore 18.45 • Relazioni conclusive
dei laboratori di studio
Ore 19.30 • Conclusioni
S. Ecc. Mons. Andrea MUGIONE
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Saluto introduttivo
Mons. Andrea Mugione
Arcivescovo Metropolita
“Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”. Ma egli rispose:
“Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su
di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la
Samaria e fino agli estremi confini della terra”.
(At 1, 6–8)
Gli Apostoli si domandavano: “Signore, è questo il tempo nel quale
ricostruirai il Regno d’Israele?”. Ma Egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato al suo potere”.
Come gli Apostoli anche noi siamo chiamati a un profondo atto di
fiducia in Dio che opera nel silenzio la nostra salvezza. I tempi di Dio
sono lunghi ma i tempi dell’uomo, a volte, sono caratterizzati dall’impazienza.
La storia umana è sotto la regalità di Dio che si manifesta in Gesù
presente nella Chiesa. Questa sia la nostra certezza. Siamo invitati a
leggere tra le righe della storia, della vita e del mondo, non con sfiducia e pessimismo, con fatalismo e impazienza come se non vedessimo
realizzato il Regno di Dio. Non lasciamoci condizionare dalla paura,
dallo scoraggiamento.
Dobbiamo dare maggiore fiducia all’azione di Dio nella nostra vita,
nella nostra storia. Dio non è assente dalla storia, Dio non è lontano
dall’umanità. Egli opera dal di dentro la salvezza degli uomini. Ma l’uomo può emarginare Dio dalla storia.
Il metodo che Dio ci suggerisce è di non fondarci sulla nostra bravura e coerenza, ma sulla forza e sulla potenza che viene da Lui: “riceverete la forza dallo Spirito Santo”! Non è la potenza dei nostri mezzi,
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non sono le virtù, le nostre capacità o le nostre responsabilità a realizzare il Regno di Dio.
Accogliamo questo invito alla fiducia che vale per i singoli credenti, per la Chiesa del nostro tempo, per tutti gli operatori pastorali, per tutti gli educatori. Ma allo stesso tempo non si venga meno alla sforzo quotidiano di corrispondere alla forza interiore dello Spirito.
Dio attua i suoi disegni nella storia in forma totalmente libera, senza lasciarsi condizionare dalle nostre risposte deludenti, nonostante la
nostra debolezza, inadeguatezza, fragilità ed impotenza.
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Introduzione
Mons. Abramo Martignetti
Vicario episcopale per la Pastorale
Carissimi partecipanti al XXVIII convegno pastorale diocesano,
è un momento di grazia questo nostro annuale convenire, in cui viviamo una profonda esperienza di confronto, di condivisione e di
discernimento per il comune cammino, animato dallo Spirito del
Signore Risorto.
Colgo l’occasione, anche a nome di tutta l’assemblea, per esprimere al nostro arcivescovo la gioia di vederlo in buona ripresa fisica e attivo nei suoi molteplici impegni pastorali.
Salutiamo con cordialità il professore don Luciano Meddi, ordinario di Catechesi Missionaria presso la Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana, già apprezzato da noi sacerdoti
diocesani in occasione di un incontro di aggiornamento da lui tenuto sulla presentazione del documento della Cei Educare alla vita buona del Vangelo.
Don Luciano Meddi, sacerdote diocesano di Roma dal 1981, già
docente straordinario di teologia pastorale presso l’Istituto Teologico
Leoniano di Anagni, docente consociato di catechetica nella Facoltà
di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana dal febbraio 2000,
straordinario dal 2004.
È stato parroco nella parrocchia di S. Gelasio in Roma. È stato preside dell’Istituto Superiore di Catechesi e Spiritualità Missionaria (ISCSM) della medesima Università (2001-2007). È stato presidente dell’AICa
(Associazione Italiana dei Catecheti, 1998-2005), membro della EEC
(Àquipe Eupeenne de catéchèse); della Commissione Catechistica
Nazionale presso l’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI, del Gruppo
Italo-Tedesco promosso dall’UPS di Roma. Ha collaborato con il
Pontificio Consiglio per la Famiglia. Molte le pubblicazioni al suo at-
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tivo su tali tematiche e le collaborazioni con varie riviste che per brevità di tempo non stiamo qui ad elencare.
“La ringrazio, don Luciano, per aver accettato il nostro invito e
per le indicazioni che ci darà con la sua relazione e che per noi saranno spunto di riflessione e approfondimento nei lavori dei gruppi di studio”.
Un grazie inoltre a voi sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi e fedeli laici della Chiesa beneventana per essere ancora una volta presenti a questo importante appuntamento e per il prezioso contributo che darete all’approfondimento dei temi proposti, oltre che per
quello instancabile della vostra quotidiana azione pastorale.
Con la celebrazione del convegno pastorale diocesano, come ogni
anno, prende il via il percorso di riflessione e verifica che porterà
alla programmazione pastorale. Un lavoro che vede protagonista la
nostra Chiesa locale in tutte le sue articolazioni. Lo scorso anno abbiamo intrapreso un itinerario preciso, seguendo le indicazioni emerse dal documento Cei “Educare alla vita buona del Vangelo” dal quale la nostra arcidiocesi ha preso spunto per definire il suo piano pastorale. Lo slogan scelto per il quinquennio “Dalla Sfida alla proposta”, così come l’anno passato, è anche il titolo del convegno. E,
come già indicato nel piano pastorale 2011/12 “La parrocchia crocevia delle istanze educative”, considerando che l’attenzione sarà puntata sul rapporto tra parrocchia e catechesi, si è scelto come sottotitolo esplicativo: La parrocchia tra annuncio e vita.
Una scelta sostenuta anche dalla concomitanza di eventi che ci
vedranno protagonisti, ovvero l’indizione dell’anno della fede (voluto dal Santo Padre per i cinquant’anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e i vent’anni dalla pubblicazione del Catechismo
della Chiesa cattolica) che prenderà il via l’11 ottobre 2012, data che
per la nostra arcidiocesi sarà anche l’inizio ufficiale dell’anno pastorale e il tanto attesto giorno della riapertura della Chiesa Cattedrale
dopo i lavori di restauro.
Proseguendo, dunque, nel cammino tematico intrapreso, con il
convegno di quest’anno si vuole riaffermare la centralità della comunità parrocchiale e soprattutto la consapevolezza che essa è luogo di apprendimento del vivere cristiano. In questa prospettiva ne
deriva che la catechesi ha nella comunità il suo ambiente, il suo humus e, dall’altra parte, è essa stessa a costruire la comunità. Questo
l’obiettivo intorno al quale si imposterà non solo il confronto di que12
sta tre-giorni, ma, come dicevo in precedenza, anche quello tra i direttori degli uffici nel corso della prossima assemblea di programmazione, in cui confluirà tra l’altro l’apporto del consiglio presbiterale e delle foranie, dove già si è proceduto ad un confronto specifico guidato dai vicari foranei, circa le iniziative possibili, sia per
l’anno della fede sia per la riapertura della chiesa cattedrale.
Dunque, ancora una volta la parrocchia al centro. Vorrei, a tal
proposito, sottolineare e portare alla vostra attenzione quanto il cardinale Bagnasco ha scritto nella prolusione tenuta durante la 64ª
Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana che si è
svolta a Roma alla fine di maggio. Vi invito, se potete, a leggere il
testo integrale, è ricco di spunti. Cito solo un passaggio: “Tutto lascia sperare che nella parrocchia si trovi quanto è necessario per la
riscoperta della vita spirituale. La parrocchia, dunque, oltre ai movimenti, come via alla Chiesa. La parrocchia con la sua accessibilità e
ordinarietà, ma anche con un suo rinnovato flusso di calore. Essa
non è un luogo di routine a misura dei “soliti noti”: è il miracolo di
Dio dispiegato sul territorio, dove lo straordinario è racchiuso sotto
forme abituali ma non per questo meno perentorie e incisive: il miracolo dell’Eucarestia, l’eloquenza dell’Anno liturgico, la potenza della
Parola di Dio, le provocazioni di una catechesi ben preparata, la disponibilità di un animatore dell’Oratorio, la presenza di un testimone convincente, un’esperienza forte di servizio… sono tutte circostanze
abbastanza consuete, è vero, ma perché mai la grazia non potrebbe essere in agguato sulle vie di sempre? Le nostre parrocchie sono cellule
di evangelizzazione anzitutto mettendo un’anima missionaria nelle
cose ordinarie. Alla vigilia di appuntamenti importanti, noi vogliamo
rivolgerci ai nostri amati Sacerdoti e dire loro: coraggio, rinnoviamoci, non diamo nulla per scontato, lasciamoci provocare dalla vita, facciamo conto di essere al nostro primo anno di Messa, dispieghiamo
tutto l’entusiasmo di cui siamo capaci, coinvolgiamo le religiose, i laici, i genitori; non temiamo i loro suggerimenti, rinnoviamo il tessuto delle nostre comunità rendendole ancora più accoglienti e sorridenti, non trascurando alcun gesto né alcuna occasione della vita quotidiana”.
Per quanto riguarda il nostro attuale confronto, in questa sede
importanti spunti di riflessione ci verranno dalla relazione introduttiva di don Luciano Meddi. Dopodichè, come sempre, sarete voi
protagonisti nei lavori dei gruppi di studio, dove farete confluire tut13
te le vostre sollecitazioni, i vostri suggerimenti, le vostre esperienze
quotidiane. Quanto emergerà sarà materiale per la prossima assemblea di programmazione pastorale annuale che si terrà il prossimo 17 e 18 luglio. I gruppi lavoreranno secondo 4 ambiti tematici: Pastorale battesimale, Iniziazione cristiana, Catechesi permanente
Catechesi e disabilità.
A tutti l’augurio di buon lavoro e ci disponiamo all’ascolto attento
della relazione di don Luciano Meddi.
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Relazione
Educare nella comunità cristiana
e co-educare come comunità
Luciano Meddi
Ordinario di Catechesi Missionaria
Facolta di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana
La Chiesa evangelizza per quello che è. Questa affermazione
di Paolo VI ha davvero molti significati. Significa che il soggetto, il
contenuto ma anche la via della missione è quello che vive. Significa
che nella Chiesa i doni escatologici sono sempre presenti, ma che la
decisione e la crescita nel vangelo è legata alla organizzazione e alla qualità della vita comunitaria (Y. Congar). Questo sembra valere soprattutto in riferimento alla formazione dei battezzati. Per
essere crocevia delle istanze educative si dovrà verificare la “qualità” formativa della comunità ovvero a quali condizioni una comunità ecclesiale diventa “educante”.
1. Nuova Evangelizzazione e crisi formativa ecclesiale
•
Per comprendere il tema occorre inquadrarlo nel contesto della emergenza formativa nella Chiesa. Essa nasce dalla provocazione più volte riportata nella Introduzione degli Orientamenti
Pastorali1 là dove si afferma che nonostante i numerosi sforzi di
adeguamento del Sistema Educativo Ecclesiale (=SEE2) i risul-
_________
1) Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo.
Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Roma 2010,
4 ottobre.
2) Per una spiegazione di questa mia espressione cf. Meddi L., Catechesi. Proposta
e formazione della vita cristiana, Emp, Padova 2004, 197-207.
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tati permangono limitati tanto da essere messa in discussione la
continuità della trasmissione della fede (cfr. la citazione di
Benedetto XVI al clero di Roma, 2009, n. 3 e tutta la Introduzione).
•
Siamo spinti a questa analisi per motivi missionari. Riscopriamo che la missione ha bisogno di adulti nella fede. Ma la
Chiesa avverte di non poter incidere nella società e questo
anche perché i suoi adulti non hanno maturato una coscienza
di fede e non sono stati abilitati ad essere testimoni del
Vangelo (Emergenza fede sintetizza sulla rivista Settimana del 3
giugno L. Prezzi in riferimento alla Assemblea della Cei).
•
La riflessione dovrà essere condotta a più livelli. È un tema
Sociologico perché si sono trasformate le forme di apprendimento e appartenenze sociali che ormai si coniugano con la questione della democraticità, partecipazione, gestione e controllo
sociale della cultura. In buona sostanza è in crisi il rapporto di
autorità e le forme di esercizio del potere. È tema teologico perché in gioco è la ricomprensione della rivelazione, del tradere e del ruolo del magistero. Infatti la cultura del destinarlo
entra nel gioco della interpretazione e non solo della comprensione della fede. Chiede una ricomprensione della mission della
Chiesa in rapporto ai bisogni culturali di oggi; alle forme che la
leadership in ordine alla sua carismaticità, alle decisioni, distribuzione dei compiti, sistemi di controllo. Ma anche un tema pastorale per la responsabilità che ha la catechesi nella comunità
cristiana. La formula iniziazione e formazione in parrocchia è
insufficiente perché viene interpretata come “attività che si svolge (=è ospitata) in parrocchia. Si tratta invece di inserire la formazione cristiana dentro esperienze di comunità.
2. Pratiche riconosciute. Oltre il modello tridentino
È un dato di fatto che le pratiche pastorali che sembrano avere
successo hanno modificato molto il modo di apparire e di essere delle comunità. La Chiesa ha già dato indicazioni decisive su
questo tema.
•
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Ha superato la teologia del duo sunt genera christianorum, ma
anche la rigida distinzione ministeriale del governo ecclesiale (il
prete per la gente); chiede una pratica forte della corresponsabi-
lità missionaria che includa nuove forme della ministerialità.
Documenti che guidano la riflessione: EN 1975, 58; Messaggio
finale del Sinodo 1977, 13; CT 1979, 47; RM e DGC 1997, 159. In
modo particolare è Ch.L. (1989, 26.34) a chiedere con decisione
una modifica della organizzazione comunionale delle parrocchie,
anzi afferma: “rifate il tessuto delle stesse comunità”.
•
Le forme già sperimentate: catechesi familiare, cebs, catechesi intergenerazionale, gruppi catecumenali, associazione e movimenti, comunità ministeriali, comunità di vita missionaria. In
queste pratiche ecclesiali le innovazioni del modello di comunità
hanno preso tre direzioni: la scelta di introdurre nelle diocesi
una “localizzazione” ulteriore con la introduzione delle comunità ecclesiali di base; infine il modello del “convenire” o “partecipazione di massa” di cui la Giornata Mondiale della Gioventù
ne è diventata un esempio.
•
Una lettura delle esperienze e dei documenti indica questi
elementi decisivi: la qualità relazionale o riarticolazione comunicativa; la qualità della comprensione teologica e missionaria; la qualità della ministerialità; la qualità dei processi formativi.
3. Quale comunità genera e fa crescere la fede? Ripensare
la missione
La riflessione non deve semplificare il problema. Non credo che
la soluzione sia nella sola riqualificazione comunicativa e relazionale dentro la pastorale. È un tema che riguarda la definizione del compito missionario e la comunicazione intraecclesiale. Si tratta infatti di ripensare la comunità come soggetto di pratiche generative e iniziatiche. (Ma tutto questo rimanda alla domanda
fondamentale: perché è insufficiente il sistema formativo centrato
sulla dimensione sacramentale?).
Una comunità che continua la pratica messianica di Gesù
Il punto centrale della riqualificazione formativa passa nella
scelta della riqualificazione della mission, cioè dell’autocomprensione che la Chiesa locale ha della propria missione. Cosa deve fare una Chiesa?
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L’interpretazione corrente mette ancora l’accento prevalentemente
sul compito di garantire in ogni territorio la presenza dei mezzi di
salvezza. In questo modo formazione significa spiegazione dei sacramenti. Si potrebbe dire che “non c’è bisogno di formazione” ma
solo di istruzione. Ma in questo modo la separazione tra fede e vita è automatica.
È necessario tenere sempre uniti i tre racconti della missione: la predica messianica a Nazaret (Lc. 4,16ss); l’invio pre-pasquale dei discepoli ad annunciare la pace, shalom, e radunare il nuovo
Israele; e infine il mandato missionario di Mt 28 (o Mc 16) centrato sul fare discepoli e battezzare. Il cambio formativo potrà avvenire se al suo centro c’è la consapevolezza di offrire un luogo di
apprendimento ad essere discepoli e sentirsi responsabili dei
beni messianici. Se si ha il coraggio di trasformarsi in comunità
messianica3.
La prima dimensione progettuale di una Chiesa che si ispira alla prassi messianica di Cristo è il rapporto con la compassione che
deriva dalla “memoria passionis”. Il compito di una comunità è prevalentemente quello di annunciare il motivo della morte di Cristo.
Lo scopo di questo annuncio non è il solo raccontare. Non è neppure descrivere la nascita del sistema sacramentale. Lo scopo di tale annuncio è di emettere il giudizio della comunità sulla storia
in cui vive. Questo comporta il recupero della profezia come compito primario della Chiesa. Una comunità cristiana che vuole ricentrare la sua missione sul racconto della causa della morte di Gesù
di Nazaret dovrà acquisire alcune capacità nuove. Soprattutto dovrà ricostruire il luogo del discernimento comunitario. La pratica del discernimento deve integrare la pratica della disciplina. La
sola disciplina non aiuta una Chiesa che vuole scoprire i segni della presenza di Cristo nel proprio territorio.
Dare forma eucaristica alla parrocchia.
L’eucarestia manifesto formativo
Ce lo ha ricordato significativamente la Sacramentum Caritatis
di papa Benedetto XVI (2007, 64). Il rito è un manifesto della formazione cristiana. Riceviamo lo Spirito per: fare il raduno univer_________
3) Meddi L. La forma missionaria della Chiesa, Bologna 2011, 71-111.
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sale dei popoli, riconciliare, lodare, ascoltare cioè interpretare la vita
personale e sociale con gli occhi di Dio, offrirci e essere trasformati
con il dono dello Spirito, invocare, servire la paternità di Dio il Padre,
essere in comunione con il Risorto. Tutto questo è il contenuto della missione (ite…missa est). Tutto questo è la vocazione cristiana.
Chi partecipa alla eucarestia è invitato a rinnovare continuamente
(cioè fare mistagogia) la sua adesione a tale manifesto.
La pratica messianica rilegge le dimensioni
e attività della comunità
La pratica messianica (vangelo del regno e vangelo della montagna) narrato dalla liturgia e reso possibile dallo Spirito, dono pasquale per eccellenza, diventa l’orizzonte di una pratica pastorale rinnovata. È evidente che la missione coincide ancora quasi sempre con la organizzazione delle tre attività fondamentali o Tria Munera
della parrocchia: l’annuncio e la catechesi, la celebrazione e la spiritualità, il servizio e la testimonianza. Queste vanno ripensate come dimensioni e non compiti della pastorale che dovrà essere il
servizio al Regno in un luogo. All’interno del tradizionale modello
di comunità, anche parrocchiale, vanno fatte nascere nuove esperienze di piccole comunità a servizio del regno di Dio. All’interno di
queste piccole comunità si svilupperanno ministeri secondo i carismi e le capacità di risposta al compito missionario stesso.
4. Comunità che educano: le pratiche e attività formative
Se nella situazione pastorale di cristianità “apprendimento” viene a significare assimilazione della trasmissione della fede (socializzazione della conoscenza secondo il linguaggio delle organizzazioni), nella situazione missionaria deve significare acquisizione delle competenze che rendono capaci di svolgere tale compito in differenti contesti (condivisione della conoscenza per innovazione). Così
trasmettere e innovare diventano due aspetti di un unico compito.
Fare esperienze di comunità: formare in contesto comunitario
Portare ogni esperienza formativa in contesto comunitario. Le
catechesi sono ospitate in parrocchia, cioè separate. L’ideale sareb-
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be svolgere la formazione dentro esperienze di vita cristiana vissuta e non simulata.
Occorre superare il carattere di scuola. Quello che si può fare è
di comporre sempre gruppi catecumenali formati da parte di catecumeni e di cristiani attivi. Rendere, cioè, missionaria ogni forma
di vita parrocchiale. Inoltre significa mettere l’annuncio dentro una
vita concreta e non solo momenti catechistici isolati.
PRATICHE: catechesi familiare, gruppi intergenerazionali, piccole comunità, momenti assembleari e di popolo.
Narrare la storia della salvezza della comunità
Il contenuto formativo della catechesi come mistagogia è la attualizzazione personale e sociale della storia della salvezza. Narrare
è quindi rileggere quello che l’annuncio cristiano ha realizzato in un
luogo. I segni dei tempi del passato: persone, istituzioni, attività che
hanno reso presente l’amore di Dio. Contenuto formativo è la presentazione dei segni del cristianesimo, le azioni salvifiche, i beni
messianici operati della comunità attuale. La formazione fa incontrare questa a zione salvifica della comunità.
P RATICHE : incontrare le persone, i fatti, la storia della comunità (la memoria); narrare è intervistare, conoscere, rappresentare, cantare tali avvenimenti salvifici.
Sviluppare i livelli ministeriali
Tutta la comunità è soggetto missionario per la IC ricevuta. Per
questo occorre descrivere i compiti di ciascuno e prevedere percorsi di formazione adeguati.
Occorre definire il compito del vescovo, del parroco, dei genitori, del catechista animatore, dei catecumeni, degli operatori pastorali, dei giovani. In modo particolare i catechisti devono essere preparati a gestire l’insieme del processo formativo e dei diversi soggetti formativi in una rete di insieme.
PRATICHE: il messaggio del vescovo, il progetto formativo zonale, il progetto formativo parrocchiale, la scuola genitori, la consulta educativa con le altre agenzie,
la definizione dei diversi compiti.
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Formare facendo esperienze di vita cristiana
Lo scopo mistagogico della formazione è creare trasformazioni
di vita.
Non può essere solo la conoscenza della fede e neppure solo l’esperienza.
Occorre formare, cioè sviluppare la competenza cristiana, a partire dalla vocazione battesimale, si tratta di raggiungere 5 aree di
formazione-abilitazione: la capacità di leggere la vita con il Vangelo;
scegliere la comunità come propria fraternità (gruppo di vita); scoprire il propri posto (vocazione) nella comunità di appartenenza e
nella Chiesa; servire la trasformazione del mondo; sviluppare l’intimità spirituale.
Sono competenze finali, da adattare secondo le età psicosociali
e teologico-spirituali.
PRATICHE: organizzare esperienze, sperimentare situazioni cristiane; partecipare ad azioni di vita cristiana
(caritas, spiritualità, ospedali, servizio ai piccoli, azione sociale e politica) attraverso pratiche di confronto
con le situazioni (pratiche out-door).
La prospettiva olistica della formazione
Educare a tutta e con tutta l’esperienza cristiana, mettendo in
rapporto catechesi-spiritualità-liturgia. Unendo continuamente proposta cristiana e globalità della persona umana. I passaggi formali
di un percorso olistico sono: conoscersi, guarirsi, orientarsi, progettarsi, confrontarsi, evangelizzarsi.
PRATICHE: la narrazione biografica, il discernimento,
le pratiche spirituali, la psicopegodagia della personalità.
5. Comunità, scopo della formazione e della pastorale tutta
Al tempo stesso un difetto grave della attuale struttura formativa è quello di non preoccuparsi di avere l’appartenenza alla comunità e alla sua missione come scopo.
Ci si limita a spiegare la Chiesa ma non a costruire la Chiesa.
Questo compito è chiamato ecclesiogenesi continua della Chiesa.
Come avviene?
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La costruzione della rete comunicativa
La Chiesa è un luogo fisico (il tempio), ma la comunità è un luogo spirituale che si nutre di relazione e di comunicazione autentica.
Ma anche di modelli decisionali e di possibilità di condividere antropologicamente (sharing) l’esperienza di fede.
PRATICHE: inserire nella formazione anche momenti di
tempo libero (liberato) e la libera progettazione delle
attività; favorire la conoscenza e relazione profonda
dei partecipanti attraverso tecniche di partecipazione
e ricerca comune; preparare i catechisti come animatori e facilitatori di comunicazione; assicurare la trasmissione delle informazioni; gestire in modo partecipativo e corresponsabile le decisioni; entrare nella
logica della animazione pastorale come sinodalità e
sussidiarietà.
Il percorso vocazionale di ciascuno e il servizio alla missione
Durante il tempo della formazione è importante che ciascuno scopra quello che può dare per il bene di tutti. Ciascuno deve sentirsi
inserito e importante; ma soprattutto la trasformazione salvifica della società avviene con l’azione di tutti.
PRATICHE: presentare diversi modelli di vita cristiana;
guidare esperienze di conoscenza personalizzata; utilizzare le pedagogie dei “giochi di ruolo”; visitare centri vocazionali; interagire con il centro diocesano vocazioni.
Per approfondire
RAHNER K., Trasformazione strutturale della Chiesa come compito
e come chance, Queriniana, Brescia 1973;
CONGAR Y., Un popolo messianico. La Chiesa, sacramento di salvezza. Salvezza e liberazione, Queriniana, Brescia 1976;
KAUFMANN F.X. - METZ J.B., Capacità di futuro. Movimenti di ricerca nel cristianesimo, Queriniana, Brescia 1988;
DIANICH S. - TORCIVIA C., Forme del popolo di Dio tra comunità e
fraternità, San Paolo, Milano 2012.
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Ho riflettuto su questi temi in:
BARGHIGLIONI E. e M. - MEDDI L., Il futuro della Parrocchia. Guida
alle trasformazioni necessarie, Milano, Paoline, 2006;
MEDDI L., La forma missionaria della Chiesa. Istanze dalla prassi
pastorale, in Aiosa C. - Giorgio G. (a cura di), Credo la santa Chiesa
cattolica, la comunione dei santi, Edb, Bologna 2011, 71-111;
M EDDI L., La parrocchia cambia parroco. Una risorsa per la pastorale, Cittadella, Assisi 2012;
MEDDI L., Compiti e Pratiche di Nuova Evangelizzazione, in Dotolo
C. - Meddi L., Evangelizzare la vita cristiana. Teologia e Pratiche di
Nuova Evangelizzazione, Cittadella, Assisi 2012 (titolo provvisorio,
prossima pubblicazione).
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LABORATORI DI STUDIO
AMBITO
Catechesi permanente
Il gruppo di studio dell’ambito Catechesi permanente, eterogeneo,
variegato per presenze e provenienze (parrocchie cittadine e di diverse
foranie), composto da rappresentanti ben assortiti della ministerialità
ecclesiale (sacerdoti, laici, religiosi/e, diaconi, aderenti e rappresentanti di Associazioni e Movimenti), ha partecipato con motivazione e coinvolgimento ai lavori.
Come suggerito dalla scheda predisposta dall’Ufficio Pastorale, il
tempo a disposizione è stato scandito in quattro momenti:
-
una iniziale presentazione della metodologia laboratoriale ha permesso di focalizzare l’attenzione sulla finalità dell’incontro: riflettere/condividere/proporre;
-
successivamente, per la condivisione delle esperienze, si è scelto di
privilegiare la comunicazione delle “buone pratiche” e degli elementi
di “originalità” già presenti nei diversi ambiti pastorali delle comunità di provenienza dei partecipanti.
E da questa partecipazione è evidentemente emerso che la
Parrocchia, cosciente del suo compito pastorale, è generalmente affaccendata in molteplici attività catechetiche/formative, svolte per lo
più a “compartimenti stagni”: grazie ai volontaristici tentativi dei suoi
membri motivati, concentra i suoi sforzi verso i bambini, i giovani,
destinatari dei sacramenti dell’iniziazione cristiana; pone altresì attenzione al sostegno ai disagiati, mediante l’azione dei gruppi Caritas,
ma più raramente riesce a coinvolgere gli adulti in un cammino di
formazione articolato e costante. (Agli adulti viene dunque chiesto
di “dare”, senza preoccuparsi di fornire loro gli strumenti adeguati
affinché tale compito possa essere efficace).
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Dal confronto è emersa, altresì, una evidente frammentarietà degli interventi, una diffusa e generalizzata “dispersione” delle energie,
derivante il più delle volte da una mancata progettazione, da una
scarsa condivisione degli obiettivi educativi/formativi e alcune volte,
dalla destabilizzazione degli equilibri intra-parrocchiali per la presenza talora conflittuale di diversi gruppi e/o associazioni incapaci
di dialogare e progettare insieme.
-
Nel terzo momento, poi, i partecipanti sono stati invitati ad individuare, attraverso la pratica delle “risonanze”, quegli elementi stimolanti dell’intervento del prof. Meddi, per poterne fare oggetto di
rielaborazione propositiva. Dalla riflessione personale e poi condivisa è emerso quanto segue:
1. Si avverte l’esigenza della CONCRETEZZA – La catechesi può e
deve dare risposte a chi vive.
2. E’ impellente l’individuazione di persone che vogliano e sappiano FARE COMUNITA’; e se da un lato è urgente “andare incontro all’uomo, là dove egli vive”, è altresì importante “partire da
dentro”.
3. Non si può più trascurare un serio impegno nella FORMAZIONE pedagogica/didattica/relazionale e comunicativa di operatori/animatori/testimoni (Non mancano i contenuti, manca la
capacità di comunicarli e viverli con gioia – credibilità – speranza).
4. Creare occasioni e spazi di SINERGIA, fra le diverse agenzie educative (famiglia – scuola – parrocchia) e gli enti e le associazioni presenti sul territorio che abbiano come unica finalità il servizio all’uomo nella sua integralità (patto di corresponsabilità
educativa).
Nell’individuare eventuali elementi di novità provenienti dalla relazione di Meddi, in realtà sono stati sottolineati suggerimenti che
anche in passato e più volte sono stati considerati.
Tra i tanti, quello più importante e che necessità di una mentalizzazione seria e radicale è che prima di trasmettere bisogna essere
capaci di accogliere.
E’ urgente pertanto puntare sulla qualità delle relazioni, la qualità della ministerialità, la qualità dei processi formativi e la qualità
della comprensione teologica e missionaria.
28
Dal lavoro del gruppo è emerso che per una catechesi permanente,
la parrocchia deve diventare non una scuola dove imparare, ma un luogo dove vivere e in questo vivere, crescere diventando cristiani sempre
più consapevoli.
Proposte
•
Tenere le chiese sempre aperte
•
Far precedere e seguire i momenti liturgici da momenti di convivialità
•
Sacerdoti accolgano le persone all’inizio e alla fine delle celebrazioni
•
Avere orari più accessibili a chi lavora
•
Accogliere i bambini durante le messe e altri momenti di preghiera
comunitaria in una saletta
•
Analisi del territorio
•
Scuole di Pace
•
Collaborazione tra parrocchie per iniziative comuni
DON RENATO TRAPANI
ELVIRA FELEPPA
29
AMBITO
Iniziazione cristiana
Questo ambito riguarda l’itinerario di formazione alla vita cristiana, nel quale i sacramenti sono delle tappe che scandiscono il cammino di formazione. Il lavoro di gruppo si è strutturato in due momenti.
Inizialmente, la discussione e il confronto all’interno del gruppo di lavoro, hanno posto l’attenzione prevalentemente sulla fase della mentalizzazione in cui si è tentato di individuare e condividere gli elementi di
forza e di novità acquisiti attraverso l’ascolto della riflessione del prof.
Luciano Meddi. Pertanto sin dai primi interventi il gruppo si è indirizzato verso un aspetto particolare trattato nella relazione di base di
Meddi, ovvero quello riguardante “le comunità che educano: le pratiche e attività formative”. E’ emersa la necessità che i catechisti siano
preparati, abbiano la consapevolezza dell’importanza della cura della
propria spiritualità e dell’autoformazione per comunicare la fede e per
far fare esperienze di vita cristiana ai ragazzi che si preparano a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana.
Successivamente, in un secondo momento si è riflettuto sul fatto,
ormai diffusissimo, che una buona fetta di ragazzi che ricevono il sacramento dell’eucarestia o anche della confermazione, non tornano più
in parrocchia. Ci si è interrogati sul perché avviene tutto ciò. E’ emerso che in alcuni casi mancano i mezzi e le strutture per impegnare e
trattenere i ragazzi o gli spazi fisici per stare insieme, in altri il linguaggio degli adulti non è adeguato a quello dei più piccoli. Tuttavia si
è riflettuto sul fatto che ci sono luoghi anche non canonici dove è possibile creare l’occasione per fare un incontro diverso e proporre un cammino che guardi diversi ambiti. Bisogna ripensare alla catechesi in modo creativo, rompendo gli schemi.
“Fare esperienze di comunità: formare in contesto comunitario. Portare
ogni esperienza formativa in contesto comunitario. L’ideale sarebbe svol31
gere la formazione dentro esperienze di vita cristiana vissuta e non simulata. Occorre superare il carattere di scuola” (MEDDI).
Questa parte dell’intervento di Meddi ha spinto a riflessioni e considerazioni sulla possibilità che “il catechismo” sia qualcosa di diverso
e che ci sono ambiti, come per esempio i movimenti, le associazioni, in
cui si fa catechesi con una pluralità di linguaggi e di espressione, i ragazzi imparano e crescono anche attraverso la musica, il canto.
In questo senso le pratiche ecclesiali valide, in parte già sperimentate, sono:
-
la catechesi familiare, soprattutto rivolta alle coppie giovani, grazie
alla quale è possibile coinvolgere i genitori nel percorso formativo
dei figli;
-
le piccole comunità all’interno delle quali coltivare le potenzialità e
far crescere i talenti allo scopo di sviluppare ministeri a servizio del
compito missionario.
Altro spunto di riflessione venuto dalla relazione di Meddi è stato quello relativo alla necessità di narrare la storia della salvezza della comunità
e sentire la storia della comunità come storia della salvezza, avere la capacità di raccontare la comunità e in particolare essere segno di comunità
che condivide, collabora e fa comunione nella quotidianità delle relazioni.
In riferimento allo sviluppo dei livelli ministeriali e alle relative
pratiche è stato individuato il consiglio pastorale come luogo fondamentale in cui pensare all’offerta formativa della comunità.
Successivamente l’attenzione si è spostata sull’aspetto della prospettiva olistica della formazione che significa educare a tutta e con
tutta l’esperienza cristiana unendo proposta cristiana e globalità della persona umana (Meddi), facendo particolare riferimento alle pratiche della narrazione biografica e del discernimento.
Anche l’ultimo punto quello della “Comunità scopo della formazione e della pastorale tutta” è stato sottolineato come un percorso
faticoso e responsabile, ma necessario, soprattutto da parte dei laici.
L’obiettivo, dunque, rimane quello di intercettare le problematiche,
di vivere e far vivere una comunità che ha a cuore il processo di crescita di ogni persona, che fa fare esperienze di vita cristiana, una comunità in cui la fede va riconfermata nella fede, luogo dove creare contesti caldi e accoglienti per tornarci e perciò ripensare alla fede.
DON SALVATORE SORECA
ROSARIA TREMIGLIOZZI
32
AMBITO
Catechesi e disabilità
Il gruppo di studio dell’ambito Catechesi e disabilità è stato costituito da 21 persone.
Ci si è chiesti innanzitutto il perché di un numero così esiguo di persone, forse perché ci sono pochi disabili nella nostra Diocesi, forse perché ci sono pochi catechisti coinvolti in questo ambito, o perché i disabili non sono ancora parte integrante delle nostre comunità.
Il gruppo di lavoro ha avuto la possibilità di sperimentare alcuni degli input ricevuti dalla relazione di don Luciano Meddi.
• È stata un’“esperienza di piccola comunità” desiderosa di mettersi al servizio del regno di Dio con i fratelli disabili, ciascuno secondo il proprio carisma e ministero; infatti, il gruppo era composto da: lettori, diaconi, appartenenti all’Unitalsi, gruppo Caritas,
gruppo liturgico, parroci, religiosi e religiose, docenti di religione,
insegnanti di sostegno, familiari di persone disabili, catechisti con
una recente esperienza di integrazione di bambini con disabilità
all’interno del gruppo di prima comunione e da rappresentanti
dell’equipe diocesana, catechesi e disabilità, ai suoi primi passi.
• Nessuno dei partecipanti aveva la pretesa di fornire indicazioni specifiche ma, a partire dalla propria esperienza, si è messo in ascolto
degli altri, per cercare insieme vie possibili e concreti strumenti per
realizzare una reale catechesi non più “per o ai” disabili ma con loro quali coprotagonisti dentro le nostre comunità: è stata forse
un’esperienza di discernimento comunitario?
Dal confronto è emersa la necessità di avere ben presenti alcuni
elementi.
1. Non esiste “la disabilità”, ma le disabilità che possono essere sensoriali, mentali, motorie, conseguenti a gravi incidenti o all’età: ognu33
na di essa comporta approcci, metodologie, strategie specifiche, che
risultano essere non solo supporto per le persone in difficoltà, ma
utili all’intera comunità; ad esempio, si è notato come le proiezioni
dei testi dei canti e della liturgia per le persone sorde abbiano migliorato la partecipazione e l’attenzione di tutti.
2. Si è riscontrato un diverso atteggiamento sia da parte della persona disabile sia da parte degli operatori a seconda dell’età; infatti, un
bambino è più aperto e disponibile verso l’operatore e viceversa,
mentre la persona anziana si mostra più reticente, conseguenza forse ancora di nostri pregiudizi e chiusure che limitano la relazione e
rafforzano la disabilità.
3. Il territorio diocesano, proprio per la sua struttura geografica e ambientale, non in tutti i casi dispone di persone specializzate, ma tale elemento non è sempre negativo. Esso, infatti, può favorire la responsabilizzazione di ogni membro della comunità a farsi vicino a
chi è in difficoltà, ad esempio, con una presenza definita piccola
catechesi domestica, perché dove è impossibile arrivare umanamente con poche parole e con la preghiera si può essere vicino ai
disabili o ai malati mettendo Cristo al centro.
4. Non preoccuparsi eccessivamente di quanto alcuni disabili possano
comprendere fino in fondo i contenuti di fede pur facendo grande
attenzione ad utilizzare metodologie e strategie più adeguate, consapevoli che solo lo Spirito conosce i cuori e agisce in essi.
5. Altro elemento importante è il non limitare l’attenzione alle persone disabili solo nelle celebrazioni straordinarie, che risultano necessarie per la sensibilizzazione. Bisogna operare per una partecipazione alla vita ordinaria della comunità nei diversi ambiti, come
nella liturgia domenicale, anche con responsabilità adeguate alle
possibilità di ognuno.
6. Ultimo elemento riguarda la necessità di conoscere e comunicare
direttamente anche con gli insegnanti di sostegno che diventano
spesso punto di riferimento per i ragazzi disabili e le loro famiglie
e che possono contribuire all’integrazione anche nella comunità parrocchiale.
Concretamente sono emerse due proposte da realizzare sia a livello
parrocchiale che diocesano.
34
A. Sostegno alla famiglia: non ci può essere partecipazione alla vita
della comunità e catechesi della persona disabile senza il coinvolgimento della famiglia. I membri della comunità con i propri carismi e ministeri devono farsi carico della vicinanza, dell’amicizia,
dell’aiuto alla famiglia per un’accoglienza reale. Il disabile non è solo della famiglia ma dell’intera comunità.
B. Formazione dei catechisti: prevedere all’interno del percorso di
formazione dei catechisti degli itinerari teorici e pratici, mirati alla
esperienza diretta e alla conoscenza delle diverse disabilità, e delle
attenzioni, strategie e metodologie adeguate che permettano al bambino, giovane, adulto e anziano di partecipare alla quotidiana vita
della comunità con gli altri e non in gruppi separati.
DORA DIAFERIO
ANNAMARIA VENDITTI
SUOR GABRIELLA FERRI
SUOR
35
AMBITO
Pastorale battesimale
La discussione si è aperta con la condivisione di esperienze anche
se la maggior parte dei partecipanti non aveva un conoscenza diretta
dell’argomento. Dall’osservazione, soprattutto di un parroco, ma poi
condivisa con altri, le coppie di sposi e genitori in generale lamentavano la non assistenza del parroco dopo il matrimonio o nel momento
dell’attesa del figlio.
Altri interventi hanno auspicato e notato come ci sono e devono essere laici che si spendono per costruire una Chiesa nuova; si sottolineava la necessità di “sganciare” i sacramenti dal denaro, dall’offerta
che per qualcuno si è dimostrato essere una preoccupazione che distoglie dal sacramento vero e proprio.
Un’altra osservazione ha spostato la discussione verso un problema
diverso che è quello delle coppie in attesa che scoprono difficoltà nel
nascituro: cosa fare per indirizzarli verso una scelta responsabile?
Comunicarlo al parroco molto spesso è difficile o tardivo. Per questo il
passaggio di informazione non deve essere un pettegolezzo detto a denti stretti, ma un interesse verso una difficoltà da superare. Occore, quindi, farsi tramite perché la notizia possa arrivare a chi di dovere.
Capitolo a parte sono stati i corsi prematrimoniali riconosciuti da
tutti come il luogo primario per mettere in atto un primo approccio ad
una catechesi battesimale, ma spesso vissuti come dovere per accedere al matrimonio, come lezioni in cui si segnano le presenze e non si
affrontano i desideri dei futuri genitori o gli eventuali problemi che
qualche volta sono chiamati ad affrontare dopo alcuni anni di matrimonio. Si è proposto innanzitutto di non definirli “corsi” e partire dal
chiedere ai partecipanti le loro aspettative per lo svolgimento dell’itinerario. Da più parti è stato suggerito di favorire la presenza di espe-
37
rienze vive con testimonianze, interventi con esperti, confronto con genitori della parrocchia; di far partire il discorso, impostandolo sugli argomenti emersi dalle domande dei partecipanti; di avere più flessibilità
nelle date degli incontri; di favorire i percorsi in piccoli gruppi e di portare i partecipanti alla vita comunitaria durante momenti forti celebrazioni particolari o feste parrocchiali. Tutto questo è proponibile non
solo per i futuri sposi, ma anche per i genitori che chiedono il battesimo e nel post battesimale.
Per tali itineri, inoltre, è stato suggerito di cambiare l’idea di “aula” per il catechismo e essere creativi, costruendo spazi nuovi (magari con l’unione di più parrocchie nel momento del bisogno) soprattutto laddove non ci fossero spazi a causa di restauri o perché la
chiesa è piccola.
Proposte
•
Centri di ascolto laddove si riscontra la richiesta di esprimere le proprie problematiche
•
Consigli pastorali che consentono la individuazione e la formazione di coppie che accompagnano le catechesi verso i sacramenti
•
Coinvolgere bambini e genitori durante le feste patronali e nei riti
della pietà popolare, tradizionale, creando momenti dedicati a coppie con figli piccoli e lavorando in equipe
•
Gruppi di famiglie che girano per le foranie e partecipano con le loro esperienze a catechesi mirate, realizzando anche momenti di convivialità (richiesta avanzata soprattutto da parroci di piccoli comuni in cui, dato il numero esiguo di abitanti, si chiedevano nuove esperienze)
•
Inviti alla partecipazione alla messa domenicale ed agli oratori lì dove sono presenti
•
Campi solari a tema che abbiano come messaggio l’incontro con
Gesù nelle funzioni religiose
•
Cercare coppie sensibili ed aperte al colloquio con altre, per evitare
di gravare tutto sui parroci ma responsabilizzare i laici all’impegno
missionario verso gli altri
SUOR
38
MARIA ROSA LORUSSO
MARIA CAMPESE
Conclusioni
Mons. Andrea Mugione
Arcivescovo Metropolita
Ho partecipato con tanta attenzione al XXVIII Convegno Pastorale
della nostra Chiesa Beneventana. Ho ascoltato la sintesi dei vostri lavori di gruppo. Mi congratulo con tutti voi per quanto avete prodotto,
progettato e proposto. Auguro buona continuazione di lavoro al ProVicario Generale e a tutti i membri degli Uffici Diocesani che il prossimo 17 e 18 luglio si incontreranno per l’annuale assemblea di programmazione pastorale.
Dovendo trarre delle conclusioni, pur nella limitatezza della possibile sintesi, mi soffermerò sulla tematica del Convegno: “Dalla sfida
alla proposta: la parrocchia tra annuncio e vita”. Si è voluto puntare
l’attenzione sul rapporto tra Parrocchia e catechesi, con l’obiettivo di
far maturare sempre più la consapevolezza che la comunità parrocchiale è luogo di approfondimento del vivere cristiano.
Le parole chiavi scelte, per la sintesi, sono:
- La parrocchia
- Sfide e proposte
- Annuncio – Evangelizzazione – Catechesi
- Educarsi alla Fede e alla Vita Cristiana
I PARTE
LA PARROCCHIA
Vorrei ora offrire qualche chiarimento sul tema della Parrocchia e
della Evangelizzazione, dopo l’ascolto della relazione introduttiva al
Convegno in cui si ponevano interrogativi come:
• quale autocomprensione ha la Chiesa della propria missione?
39
•
•
quale comunità genera e fa crescere la fede?
a quali condizioni una comunità ecclesiale diventa educante?
La Chiesa - Parrocchia è una comunità di cristiani, pietre viventi per
la costruzione di un edificio spirituale; è una Chiesa sempre edificabile e da rinnovare.
Molti sono stati i modelli cercati: per rinnovarla le sono state applicate esperienze, metodologie diverse: centri di ascolto, comunità di
base, unità pastorali.
Voglio qui citare quanto è stato inserito nell’Instrumentum Laboris
del XIII Sinodo dei Vescovi “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”.
“Ci si attende molto dalle parrocchie, viste come la più capillare porta d’ingresso alla fede cristiana e all’esperienza ecclesiale. Oltre ad essere luogo di pastorale ordinaria, delle celebrazioni liturgiche, dell’amministrazione dei sacramenti, della catechesi e del catecumenato, hanno l’impegno di diventare veri centri di irradiazione e di testimonianza dell’esperienza cristiana, sentinelle capaci di ascoltare le persone e i
loro bisogni. Esse sono luoghi in cui si educa alla ricerca della verità,
si nutre e rinforza la propria fede, punti di comunicazione del messaggio cristiano, del disegno di Dio sull’uomo e sul mondo, prime comunità in cui si sperimenta la gioia di essere radunati dallo Spirito e preparati per vivere il proprio mandato missionario”4.
“Mettere al centro della nuova evangelizzazione la parrocchia, comunità di comunità, non solo amministratrice di servizi religiosi, ma:
• spazio di incontro per famiglie,
• promotrice di gruppi di lettura della Parola,
• promotrice di rinnovato impegno laicale,
• luogo in cui si fa vera esperienza di Chiesa grazie ad un’azione sacramentale vissuta nel suo significato più genuino.
I Padri sinodali dovrebbero approfondire tale vocazione della parrocchia, punto di riferimento e di coordinamento di vasta gamma di
realtà ed iniziative pastorali”5.
Ci auguriamo le seguenti CONVERSIONI:
a – Da una concezione della Chiesa – Parrocchia, come realtà canonico – istituzionale, centralizzata, autosufficiente e autonoma,
_________
4) SINODO DEI VESCOVI, Instrumentum Laboris per il Sinodo dei Vescovi dal tema
“Nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana” (27 maggio 2012), 81.
5) Ibid., 107.
40
chiusa in se stessa, concentrata in attività prevalentemente cultuali, ridotta a stazione di servizi, ad una visione di Chiesa - Parrocchia,
come comunità aperta alla missione e alla integrazione di molteplici forme di collaborazione e di rapporti.
b – Da una Chiesa con pastorale di conservazione che garantisce l’esistente, si esaurisce nel “recinto del sacro” e si muove secondo la logica del “si è fatto sempre così”, ad una Chiesa con pastorale più missionaria ed evangelizzante, fatta di presenza tra la gente, di condivisione, di dialogo, di discernimento, di compagnia e, quindi, di un
annuncio più vigoroso del Vangelo e di una forte testimonianza di carità là dove gli uomini vivono: nella famiglia, nei quartieri, negli ambienti di lavoro e di vita e – non ultimo – nelle piazze e nella strade.
c – Da una Chiesa con pastorale clericale, fortemente accentrata sul
sacerdote, imperniata sui poteri e talora sul prestigio legato al ruolo,
ad una Chiesa e pastorale veramente ecclesiale – comunitaria
che si apre alla collaborazione cordiale tra sacerdoti e a quella qualificata e ordinata degli operatori laici, specialmente di quelli che hanno un ministero riconosciuto e istituito dalla gerarchia e a quella auspicata dalla Forania con i Consigli Pastorali Foranei. In quest’ottica
anche lo stile del ministero sacerdotale è destinato a cambiare assumendo i connotati della disponibilità, dell’umiltà e della semplicità,
dell’accoglienza, della povertà e del distacco da ogni tipo di interesse. Si riscopre anche il compito prioritario di chi nella Chiesa è pastore: quello del discernimento dei carismi, della loro valorizzazione
e armonizzazione intorno al progetto comune e, finalmente, quello
insostituibile dell’educazione alla fede e della formazione spirituale.
d – Da una Chiesa con pastorale frammentaria, episodica e occasionale e, quindi, delle “emergenze”, ad un’azione pastorale più
organica nei contenuti e nelle modalità, meglio programmata nelle proposte e più stabile e continuativa nelle iniziative e nei servizi
pastorali a livello zonale.
e – Da una Chiesa ripiegata, introversa, ad una Chiesa estroversa,
proiettata verso il mondo.
f – Da una Chiesa di propaganda, ad una Chiesa di irradiazione e
testimonianza.
g – Da una Chiesa delle tante opere ad una Chiesa dell’opera della santità, della salvezza e della vita divina.
h – Da una Chiesa del presente ad una Chiesa del futuro per il presente.
41
II PARTE
SFIDE
E
PROPOSTE
La domanda che ci interroga e ci provoca è questa. “Quale catechesi per l’uomo d’oggi e per quale uomo?”
Registriamo i due fenomeni più preoccupanti:
- la quasi totale assenza di catechesi per gli adulti,
- l’allontanamento dei giovani dalla vita della Parrocchia.
Ci si è impegnati, e continuiamo a farlo, nel dare alle domande risposte adeguate, orientamenti, proposte e sussidi specifici.
In questi ultimi decenni, in verità, l’attenzione della Chiesa nei confronti della catechesi nella comunità cristiana si è fatta sempre più forte e pressante. Il rinnovamento della catechesi è una delle esigenze maggiormente avvertite in campo pastorale; più volte invocato e riconosciuto come uno degli impegni prioritari della Chiesa italiana.
Se le parrocchie vogliono rispondere alle reali esigenze dell’uomo di
oggi, non possono fare a meno di sperimentare itinerari di formazione
permanenti capaci di rendere gli adulti responsabili e protagonisti della missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo.
Già dopo il Convegno di Loreto, i Vescovi scrivevano che, pur facendo catechesi in tanti modi, “è altrettanto vero che esistono vuoti
preoccupanti soprattutto nella catechesi dei giovani dopo la Cresima e
della catechesi degli adulti” e, aggiungevano, “per questi due settori dovremmo impegnarci più decisamente per i prossimi anni. E’ ormai giunto il tempo di prendere atto delle nostre gravi lacune, di raccogliere
esperienze ed energie, di rinnovare i nostri progetti catechistici e di metterli in mano alle nostre comunità cristiane e a catechisti qualificati”6.
Dopo tanti anni dobbiamo ammettere che nelle Parrocchie manca
ancora una vera e propria programmazione pastorale per raggiungere
il laicato adulto assente. Non bastano i canali della catechesi presacramentale e dell’omelia domenicale. Gli adulti non possono essere più
trattati da “bambini” e destinatari passivi di un “annuncio disincarnato, fatto di pie esortazioni e di ammonimenti moralistici”. Né il parroco può essere l’unico protagonista del processo di catechesi.
Non si può vivere di sola rendita. La fede per crescere deve essere
coltivata, sostenuta, alimentata e curata. E senza un adeguato cammi_________
6) CEI, La Chiesa in Italia dopo Loreto, 54.
42
no di catechesi permanente è inevitabile che la fede rimanga ad uno
stadio infantile e si esaurisca ad una dimensione solo culturale e devozionistica senza il coinvolgimento della e nella vita concreta. Così la fede rischia di morire.
La parrocchia ha, però, il compito irrinunciabile di coltivare il dono della fede, attivando un progetto pedagogico, organico ed unitario
per la maturazione di una fede adulta in una rinnovata fedeltà al Vangelo
e alle attese dell’uomo contemporaneo.
Il prossimo Anno della fede ha come obiettivo quello di riaccostare
gli uomini a Cristo e alla Chiesa. Ci impegnerà nel rendere possibile il
rincontrarsi con Cristo nelle condizioni del nostro tempo e dell’attuale
contesto sociale.
Noi discepoli siamo chiamati a diventare protagonisti e testimoni
fedeli del Signore per mostrarlo all’uomo d’oggi secolarizzato e indifferente, che vive in una società dove l’adesione a Cristo è spesso parziale, incompleta e condizionata.
La Lettera Pastorale che ci accompagnerà in questo anno avrà come titolo “Evangelizzare è educare alla vita di fede”. Quante volte ascoltiamo questa espressione: “io sono credente ma poco praticante”, per
cui il dirsi credenti è spesso un’affermazione svuotata di senso, che non
si traduce in scelta di vita.
Vivremo l’Anno della fede riscoprendo i contenuti della fede professata, celebrata, pregata e vissuta. Chiameremo il nostro popolo di fedeli a rinnovare la loro conoscenza di Gesù, del Vangelo, del Catechismo
della Chiesa Cattolica e a rendere i contenuti influenti e preminenti nella loro vita.
Ci domandiamo: cosa impedisce oggi la trasmissione della fede?
GLI OSTACOLI CHE SONO ALL’INTERNO DELLA CHIESA
- Il rifiuto di una educazione permanente della fede.
- Una catechesi percepita come una preparazione alle varie tappe sacramentali più che come educazione per la vita7.
- Una fede vissuta in modo passivo e privato. Debolezza della vita di
fede della comunità cristiana e separazione tra fede e vita, divorzio
tra fede e cultura8.
_________
7) SINODO DEI VESCOVI, Instrumentum Laboris per il Sinodo dei Vescovi dal tema
“Nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana” (27 maggio 2012), 103.
8) Ibid., 95, 48, 69.
43
- La sfiducia di tanti credenti che diventa un’apostasia silenziosa.
- Gli scandali e le controtestimonianze.
- La mancata partecipazione personale e comunitaria come testimonianza esperienziale, con una diminuzione della pratica religiosa.
- La diminuzione dell’entusiasmo e dello slancio missionario.
- La crisi d’identità di molti credenti.
- La situazione deficitaria del processo di iniziazione cristiana e della trasmissione della fede alle nuove generazioni, tanto che il processo di iniziazione è diventato processo di conclusione.
GLI OSTACOLI CHE VENGONO DALL’ESTERNO
- Il contesto culturale e sociale con le continue trasformazioni che modificano profondamente la percezione che l’uomo ha di sé e del mondo e che generano ripercussioni anche sul modo di credere in Dio.
- L’affermarsi del fenomeno dell’indifferenza religiosa e della non credenza.
- I deserti della vita contemporanea (secolarizzazione, globalizzazione, nichilismo culturale, edonismo e consumismo) e la poca sensibilità per i problemi dell’uomo contemporaneo nel mondo attuale9.
Per individuare le ragioni dell’allontanamento di numerosi fedeli
dalla pratica cristiana, la Chiesa deve rispondere in modo adeguato e
convincente alle sfide degli scenari: religioso10, migratorio11, economico12, ecumenico13, interreligioso14, culturale15, politico16, ricerca scientifica e tecnologica17. Sono questi, oggi, i banchi di prova!
Venendo fuori questi ostacoli, disagi molteplici, lacune preoccupanti,
problemi di una certa gravità, è bene diagnosticare con attenzione e
grande responsabilità per poi ricorrere a cure terapeutiche puntuali ed
appropriate. Queste sfide obbligano ad un ripensamento globale ed approfondito di tutto l’agire pastorale della Chiesa e, più concretamente,
della catechesi.
_________
9) Ibid., 69, 65.
10) Ibid., 63, 67.
11) Ibid., 70.
12) Ibid.,71.
13) Ibid., 72.
14) Ibid., 73.
15) Ibid., 53.
16) Ibid., 57.
17) Ibid., 58.
44
Occorre, quindi, superare la burocratizzazione delle strutture ecclesiali. Occorre una Chiesa – Parrocchia non chiusa in se stessa, indaffarata nell’organizzazione di attività religiose gratificanti, occorre
una chiesa che non abbia paura di uscire e di andare incontro alla gente, all’uomo contemporaneo e alle sue attese, al mondo personale e a
quello familiare, al mondo del lavoro, della cultura e dei nuovi aereopaghi.
III PARTE
ANNUNCIO, EVANGELIZZAZIONE
E
CATECHESI
Credo opportuno presentare l’Instrumentum Laboris per il prossimo Sinodo dei Vescovi dal tema: “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, sintetizzando soprattutto il secondo e il
terzo capitolo.
L’Evangelizzazione in senso proprio è la “missio ad gentes”, verso
coloro che non conoscono Cristo18, in senso lato riguarda l’aspetto ordinario della pastorale e non un unico obbiettivo dell’attività pastorale.
La nuova evangelizzazione riguarda coloro che non seguono più
la prassi cristiana. Vuol dire “risposta adeguata ai segni dei tempi, ai
bisogni degli uomini di oggi, ai nuovi scenari della cultura. Quindi anche la nuova evangelizzazione riguarda primariamente, anche se non
esclusivamente, l’occidente cristiano19.
La nuova evangelizzazione è il nome dato al rilancio spirituale, all’avvio di un movimento di conversione che la Chiesa chiede a se stessa, a
tutte le sue comunità, a tutti i suoi battezzati. La Chiesa è chiamata a
compiere una nuova evangelizzazione e ciò significa intensificare l’azione missionaria per corrispondere al mandato del Signore20.
Tutte le comunità cristiane hanno bisogno di una nuova evangelizzazione, perché sono impegnate nell’esercizio di una cura pastorale apparentemente sempre più difficile da gestire e corre il rischio di trasformarsi in un’attività ripetitiva poco capace di comunicare le ragioni per le quali sono nate21.
_________
18) Ibid.,
19) Ibid.,
20) Ibid.,
21) Ibid.,
85.
86.
88.
89.
45
Compito specifico della Nuova Evangelizzazione è avere il coraggio di ridare qualità e motivazioni alla fede di molti delle nostre Chiese
di antica fondazione. Il compito urgente non può essere ridotto ad un
semplice esercizio di aggiornamento di alcune pratiche pastorali, ma si
richiede la comprensione molto seria e profonda delle cause cha hanno portato l’occidente cristiano a trovarsi in questa situazione di crisi22.
Il fondamento di ogni pastorale evangelizzatrice lo potremmo
dedurre dall’Evangelii nuntiandi di Paolo VI: “per evangelizzare, la
Chiesa non ha bisogno soltanto di rinnovare le sue strategie, quanto di
aumentare la qualità della sua testimonianza. Il problema di evangelizzare non è una questione anzitutto organizzativa o strategica, quanto piuttosto spirituale”23. Quindi, è mediante la sua condotta, mediante la sua vita che la Chiesa evangelizza il mondo. Vale a dire mediante
la sua testimonianza vissuta nella fedeltà al Signore Gesù, di povertà e
di distacco, di libertà di fronte ai poveri di questo mondo, in una parola: di santità24.
Il compito di ogni cristiano e della Chiesa è di evangelizzare e
trasmettere la fede. Storicamente l’evangelizzazione è avvenuta da persona a persona. Già Paolo VI scriveva: “c’è una proclamazione del
Vangelo fatta in forma generale (da parte di tutti, comunità ecclesiale),
ma l’altra forma della trasmissione del Vangelo, da persona a persona
resta valida ed importante”25.
Si esige uno stile integrale per rendere ragione della propria fede:
“E’ compito della comunità e dei singoli cristiani di essere testimoni intrepidi del Vangelo”26; “La trasmissione della fede è compito di ogni cristiano e di tutta la Chiesa”27. “Stile integrale che abbraccia pensiero ed
azione, comportamenti personali e testimonianza pubblica, la vita interna delle nostre comunità e il loro slancio missionario”28.
Scopo della nuova evangelizzazione è la trasmissione della fede.
_________
22) Ibid., 87.
23) PAOLO VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975),41: AAS 68 (1976), p. 31.
24) SINODO DEI VESCOVI, Instrumentum Laboris per il Sinodo dei Vescovi dal tema “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana” (27 maggio 2012),
158, 39.
25) PAOLO VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 46: AAS 68(1976), p. 36.
26) SINODO DEI VESCOVI, Instrumentum Laboris per il Sinodo dei Vescovi dal tema
“Nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana” (27 maggio 2012), 119.
27) Ibid., 92.
28) Ibid., 120.
46
Il segreto ultimo è la risposta alla chiamata, alla santità di ogni cristiano. Può evangelizzare solo chi a sua volta si è lasciato e si lascia
evangelizzare29.
Uno dei segni dell’efficacia della nuova evangelizzazione sarà la
riscoperta della vita come vocazione e il sorgere di vocazioni alla sequela radicale di Cristo.
Legge di ogni evangelizzazione è l’adattamento (inculturazione)
della predicazione della Parola nei nuovi linguaggi del nostro tempo30,
nei nuovi aereopaghi per raggiungere e quasi sconvolgere, mediante la
forza del Vangelo:
- i criteri di giudizio;
- i valori determinanti;
- i punti di interesse;
- i modelli di vita dell’umanità;
- le linee di pensiero;
- le fonti ispiratrici, che sono in contrasto con la Parola di Dio e con
il disegno di salvezza31.
Il linguaggio della nuova evangelizzaizone è, soprattutto, la carità32, più che a parole si esprime nelle opere di fraternità, di vicinanza
e di aiuto alle persone in necessità spirituali e materiali.
Adesso potremmo chiederci: come evangelizzare? I molti metodi
di catechesi sono segno di vitalità, ma non hanno permesso una piena
maturazione per trasmettere la fede.
“Il Sinodo si interroga sul modo di realizzare una catechesi che sia
integrale - organica, che trasmetta in modo intatto il nucleo della fede
e che sappia parlare agli uomini d’oggi, dentro le loro culture, ascoltando le loro domande, animando la loro ricerca della verità, del bene,
del bello”33.
Per i frutti della nuova evangelizzazione, frutti della trasformazione resa possibile dalla vita di fede34.
Per i soggetti e i luoghi della trasmissione della fede35.
_________
29) Ibid.,
30) Ibid.,
31) Ibid.,
32) Ibid.,
33) Ibid.,
34) Ibid.,
35) Ibid.,
158.
129.
123.
124.
104.
122-128.
105-117.
47
I destinatari della nuova evangelizzazione36 sono quei battezzati
delle nostre comunità che vivono una nuova situazione esistenziale e
culturale, dentro la quale, di fatto, è compromessa la loro fede e la loro esistenza37. Devono uscire dal deserto interiore, dal vuoto spirituale,
da una vita senza l’incontro con Dio. Dobbiamo riportare la domanda
su Dio, suscitare la voglia di Gesù in questo mondo. Dobbiamo rivolgerci a quelli che non credono più in Dio, in Gesù Cristo, a quelli che
pur credendo vivono ai margini della comunità o si sono allontanati.
Concludendo, occorre ripartire dalla pre-evangelizzazione per arrivare alla evangelizzazione e infine alla catechesi permanente. Occorre
suscitare la domanda, la ricerca delle ragioni e dei contenuti della fede
e vivificare la vita con l’incontro con Gesù. Occorre rievangelizzarsi per
evangelizzare. Ecco l’urgenza della nuova evangelizzazione per l’oggi,
nella consapevolezza che può rievangelizzare solo una Chiesa che si
evangelizza nella obbedienza alla Parola di Dio e nel discernimento delle attese della umanità per illuminare ogni uomo, tutto l’umano e tutti
gli uomini con la Parola di Dio.
Nella prassi pastorale occorre non programmare la catechesi solo,
o quasi esclusivamente, in funzione dei sacramenti: la catechesi è in
funzione della vita in quanto è un cammino di conversione e non di indottrinamento. E i sacramenti non sono fine a se stessi ma un mezzo
per vivere evangelicamente la vita. Si dice che bisogna trasformare i
corsi di dottrina cristiana in percorsi catechetici di vita cristiana.
“Se la catechesi attecchisce poco e porta pochi frutti nelle nostre
parrocchie è perché certamente non è permanente e duratura, ma soprattutto, perché mancano strutture pertinenti, luoghi adatti, metodi
rinnovati, forme adeguate ai tempi e soprattutto linguaggi appropriati
all’uomo contemporaneo”38.
“Si sta organizzando la catechesi ma in realtà manca l’evangelizzazione … E’ arrivato il momento di non fermarci ad evangelizzare i già
evangelizzati, ossia il gruppo limitato dei credenti che frequentano il
tempio, ma di volgere lo sguardo a quanti, e sono la maggioranza, hanno dimenticato o stanno dimenticando i contenuti teologici, le istanze
ascetiche e le conseguenti richieste etiche del Vangelo di Gesù”39.
_________
36) Ibid., 86.
37) Ibid., 86.
38) A. FALLICO, Le cinque piaghe della Parrocchia italiana, Ed. Chiesa-Mondo, Catania
1955, p. 91.
39) Ibid., 88.
48
IV PARTE
EDUCARSI
ALLA FEDE E ALLA VITA CRISTIANA
Se oggi ci venisse chiesto qual è il bisogno più grande del fedele credente, del sacerdote, del consacrato diremmo una grande fede, una fede profonda e viva. Anche noi credenti dobbiamo recuperare una maggiore consapevolezza della necessità della fede, ma soprattutto una autentica vita di fede senza ambiguità o contraddizioni.
Dobbiamo essere convinti dell’urgenza della fede: credere in Gesù
Cristo.
Cos’è la fede? Quale fede trasmettere? Le risposte sono varie. A me
piace dare questa risposta: è il nostro fidarci ed affidarci a Dio e a Suo
Figlio Gesù Cristo. E’ la nostra risposta d’amore a un Dio che ci ama.
E’ l’abbandonarci perdutamente nelle braccia del Padre. E’ una relazione vitale che nasce dall’incontro con Gesù Cristo mandato dal Padre.
E’ la nostra conoscenza vitale e personale con Lui. La fede non è un vago sentimento religioso, non è una adesione intellettuale, una verità
astratta, non è una teoria ma l’incontro con una persona che vive nella Chiesa grazie allo Spirito Santo.
Essere credenti esige l’offerta della propria libertà per affidarsi e legarsi a Dio. La nostra fede non è riducibile a nessun atto particolare di
fede. Ma è il principio operativo che coinvolge tutta la persona (mente
- cuore - vita) e, così, anima, orienta e vive nel concreto di tutta l’esistenza, nelle singole scelte, nelle decisioni e negli avvenimenti della nostra vita. Ne costituisce il senso, la direzione, il punto unificatore.
Per questo il Beato Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica sul
laicato scrive che se una fede non diventa cultura, scelta di vita, atteggiamenti, orientamenti, visibilità di tradizioni e opere di carità è una fede non
pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta40.
Tutti consociamo il proverbio popolare “vedere per credere”. Dal
contemplare, vedere Cristo noi crediamo. Dallo sperimentare la vita in
Cristo noi crediamo. Ma nei vangeli si afferma anche il contrario: “credere per vedere”. “Beati quelli che crederanno senza aver visto”.
Ma tutti sperimentiamo, anche noi cristiani, la fatica del credere, i
dubbi, a volte crisi di fede. Nelle nostre comunità di credenti, ci sono
_________
40) cfr. GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Christifideles laici (30 dicembre 1988); 34: AAS
81 (1989), p. 454.
49
persone che mancano di certezza, di sicurezza. Vogliono riflettere sulla fede e chiedersi in chi o in che cosa riporre la fiducia, la speranza, il
futuro e il desiderio di felicità e di eternità.
Occorre, quindi, suscitare la fede e non solo conservarla, nutrirla e
comunicarla, implorarla: “Signore, noi crediamo in te, aumenta la nostra fede!” (Lc 17,5).
Dobbiamo tutti educarci alla vita di fede. E’un’educazione graduale, inserita in un cammino, in un itinerario progressivo. E’ un cammino di discepolato, un cammino personale di conversione. Ma allo stesso tempo è un cammino che non si compie da soli ma insieme. Per cui
la fede ha anche una dimensione ecclesiale. E’ importante la dimensione personale, ma è decisiva la dimensione comunitaria41.
L’Anno della fede sarà l’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profondamente che il fondamento della fede cristiana è
l’incontro con l’amabile persona di Gesù, perché risorto, nostro eterno
Signore.
Soprattutto ai nostri giorni, la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare perché il Signore conceda a ciascuno di noi di
vivere la bellezza e la gioia di essere cristiani.
Riscoperta la fede, riscoperti i contenuti della fede professata, coltivata, vissuta e pregata, possiamo essere testimoni credibili e gioiosi
del Signore risorto nel mondo di oggi, capaci di indicare alle tante persone in ricerca la “porta della fede”.
Pensiamo ad una lettera pastorale sulla fede per conviverci “nell’impegno ecclesiale e personale a favore di una nuova evangelizzazione per
riscoprire la gioia del credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare
la fede”42.
Come già Paolo VI quando indisse l’Anno della Fede nel 1967, lo
pensò come un momento solenne perché in tutta la Chiesa vi fosse
“un’autentica e sincera professione della fede” e che questa venisse confermata in maniera “individuale e collettiva, libera e cosciente, interiore ed esteriore, umile e franca. Ci uniamo al suo auspicio “che la Chiesa
intera possa riprendere esatta coscienza della sua fede, per rinnovarla,
per purificarla, per confermarla, per confessarla”43.
_________
41) cfr. BENEDETTO XVI, Lett. ap. Porta Fidei (11 ottobre 2011), 10: AAS 103 (2011),
p. 729.
42) Ibid., 7: AAS 103 (2011), p. 727.
43) Ibid., 4: AAS 103 (2011), p. 725.
50
APPENDICE METODOLOGICA
Ambiti tematici
Di seguito è riportata una breve spiegazione degli ambiti tematici per
orientare e facilitare la scelta del gruppo di studio.
Pastorale battesimale: è l’attenzione della comunità per accompagnare i genitori nella fase di attesa del bimbo e dopo la nascita in preparazione al battesimo. L’accompagnamento si prolunga anche dopo il
battesimo, per sostenere i genitori nel compito della socializzazione religiosa.
Iniziazione Cristiana: riguarda l’itinerario di formazione alla vita
cristiana, nel quale i sacramenti sono delle tappe che scandiscano il
cammino di formazione.
Catechesi permanente: è l’accompagnamento che la comunità pone in essere per la formazione permanente dei fedeli.
Catechesi e disabilità: è l’attenzione della comunità per impostare itinerari di formazione cristiana per i fratelli disabili.
53
Scheda per il lavoro di gruppo
Obiettivi dell’incontro:
- Favorire un processo di mentalizzazione dell’obiettivo del convegno,
prendendo spunto dalla relazione di Luciano Meddi
Maturare la consapevolezza che la comunità
parrocchiale è luogo di apprendimento del vivere cristiano
La catechesi ha nella comunità il suo ambiente, il
suo humus e, dall’altra parte, è essa stessa a costruire la comunità
-
Dare suggerimenti operativi per l’assemblea di programmazione pastorale diocesana che si terrà il prossimo mese di luglio.
Primo momento: finestra teorica (10/15 minuti)
In questi primi minuti il responsabile dell’ambito presenterà in maniera sintetica i contenuti sui quali ci si confronterà nel corso del lavoro di gruppo. Ritroverai alcuni concetti espressi dal professore Meddi
messi in relazione con l’ambito da te scelto. Da questi spunti potrai meglio comprendere come collegare la tematica generale del convegno con
il tuo ambito di lavoro ed essere più consapevole nel dare suggerimenti operativi per la programmazione pastorale.
Secondo momento: condivisione (45/50 minuti)
In questa seconda fase di lavoro si cercherà di capire quanto i contenuti espressi trovano rispondenza nella quotidianità della vita pastorale/parrocchiale. Fai mente locale e racconta qualche esperienza concreta relativa all’ambito da scelto.
54
Terzo momento: mentalizzazione (30 minuti)
Ora sei invitato ad individuare gli elementi di forza e di novità acquisiti attraverso l’ascolto della riflessione del prof. Meddi e a condividerli con gli altri partecipanti al laboratorio.
Conclusione: suggerimenti
Questa parte del lavoro deve essere la più concreta. Dal laboratorio
ci si aspetta che venga fuori una o al massimo due proposte concrete
facilmente realizzabili a livello parrocchiale, foraniale e diocesano. Dai
qualche suggerimento.
55
RASSEGNA STAMPA
CHIESA INFORMA
Maggio 2012
“Dalla sfida alla proposta
La parrocchia
tra annuncio e vita”
Prenderà il via lunedì 18 giugno
2012 e proseguirà per i due giorni successivi il XXVIII Convegno Pastorale
Diocesano. Come sempre, l’’importante
assise si svolgerà presso il Seminario arcivescovile di Benevento, ma con un importante cambiamento rispetto agli anni precedenti.
Si è scelto infatti di posticipare l’inizio dei lavori al tardo pomeriggio, alle
ore 18.30, per favorire la partecipazione dei laici. Come titolo del convegno
rimane lo slogan scelto per il quinquennio con un sottotitolo esplicativo:
“Dalla sfida alla proposta - La parrocchia tra annuncio e vita”.
Il tema scelto si pone dunque nella
scia del dibattito, avviato nel 2011, sulla scorta delle indicazioni del documento
Cei “Educare alla vita buona del Vangelo”.
E, così come già programmato nel
piano diocesano quinquennale, l’attenzione sarà rivolta al rapporto tra parrocchia e catechesi (si proseguirà successivamente con parrocchia e famiglia
e in ultimo con parrocchia scuola e
mondo giovanile).
Come ogni anno, con il convegno
inizia il confronto sulle tematiche che
riguardano l’obiettivo dell’intero anno
pastorale che sarà dettagliato e declinato operativamente nella successiva assemblea di programmazione. Nel confronto avvenuto con i direttori degli uffici appartenenti al Settore Pastorale si
è scelto per il 2012/13 di puntare l’attenzione sulla comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere
cristiano e sulla catechesi che nella comunità trova il suo ambiente vitale e,
d’altra parte, è essa stessa a costruire la
comunità.
Questo obiettivo dunque sarà oggetto di confronto durante il convegno
pastorale, dove i lavori prenderanno il
via con l’aiuto del professore Luciano
Meddi, ordinario di catechesi missionaria nella Facoltà di Missiologia della
Pontificia Università Urbaniana, che
tratterà il tema: Educare nella comunità
cristiana e co-educarsi come comunità.
Le questioni poste dall’intervento del
professore Meddi saranno poi sviscerate nei gruppi di studio distinti per quattro ambiti tematici: Pastorale battesimale, Iniziazione Cristiana, Catechesi
permanente - giovani e adulti e Catechesi e disabili.
Quanto emergerà dai gruppi di studio, le cui sintesi verranno presentate
l’ultimo giorno del convegno in assemblea plenaria, prima dell’intervento conclusivo dell’Arcivescovo, saranno ogget-
59
to di studio e di approfondimento durante l’assemblea di programmazione
diocesana che si terrà il 17 e 18 luglio
2012, dove, come già detto in precedenza, sarà dettagliato il programma pastorale per il prossimo anno.
ne in aula; ore 20.30 fine dei lavori.
Programma di martedì 19 giugno: ore
18.30: preghiera; ore 18.45: laboratori
per ambiti tematici; ore: 20.30: fine dei
lavori. Programma mercoledì 20 giugno:
ore 18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio;
ore 19.30: conclusioni dell’arcivescovo.
WWW.DIOCESIDIBENEVENTO.IT
2 Maggio 2012
XXVIII Convegno
Pastorale Diocesano
Dal 18 al 20 giugno si svolgerà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano, l’attenzione sarà posta, così come già indicato nel piano diocesano quinquennale,
sul rapporto tra parrocchia e catechesi.
“ Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita” questo il tema
scelto, si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei: “Educare alla
vita buona del Vangelo”. L’obiettivo, che
sarà poi al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far
maturare sempre più consapevolezza
circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano. I lavori si svolgeranno presso il Seminario Arcivescovile di Viale Atlantici, 69, in Benevento, prenderanno il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per favorire la partecipazione dei laici. La partecipazione
è gratuita. Questo il programma di lunedì 18 giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore
18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo;
ore 19.15 finestra teorica (a cura del
prof. Luciano Meddi); 19.45: discussio-
60
ARCIDIOCESI DI BENEVENTO
13 Giugno 2012
Comunicato Stampa
Dal 18 al 20 giugno si svolgerà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano:
“Dalla sfida alla proposta. La parrocchia
tra annuncio e vita”; l’attenzione sarà
posta, così come già indicato nel piano
diocesano quinquennale, sul rapporto
tra parrocchia e catechesi. Il tema scelto si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni
del documento Cei: “Educare alla vita
buona del Vangelo”. L’obiettivo, che sarà
poi al centro dei lavori dell’assemblea di
programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa
l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del
vivere cristiano. I lavori si svolgeranno
presso il Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, in Benevento, prenderanno il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per favorire la partecipazione
dei laici. La partecipazione è gratuita.
Questo il programma di lunedì 18 giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore
19.15 finestra teorica (a cura del prof.
Luciano Meddi); 19.45: discussione in
aula; ore 20.30 fine dei lavori. Programma di martedì 19 giugno: ore 18.30:
preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici; ore: 20.30: fine dei lavori.
Programma mercoledì 20 giugno: ore
18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio; ore
19.30: conclusioni dell’arcivescovo.
ILQUADERNO.IT
13 Giugno 2012
Benevento: Dal 18 al 20
giugno XXVIII Convegno
Pastorale Diocesano
Dal 18 al 20 giugno si svolgerà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano
“Dalla sfida alla proposta. La parrocchia
tra annuncio e vita”. L’attenzione sarà
posta sul rapporto tra parrocchia e catechesi. Il tema scelto si pone nella scia
del dibattito avviato nel 2011 sulla base
delle indicazioni del documento Cei
“Educare alla vita buona del Vangelo”.
L’obiettivo che sarà al centro dei lavori dell’assemblea di programmazione,
è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano.
I lavori si svolgeranno presso il
Seminario Arcivescovile di viale
Atlantici, 69, a Benevento, prenderanno
il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18
per favorire la partecipazione dei laici.
La partecipazione è gratuita. Il programma di lunedì 18 giugno prevede alle 17.30 le iscrizioni; alle 18.30 la preghiera iniziale; alle 18.45 una breve introduzione a cura dell’arcivescovo; a se-
guire la finestra teorica a cura di Luciano Meddi; una discussione in aula.
Martedì 19 invece si parte con i laboratori per ambiti tematici. Infine mercoledì 20 giugno si terranno le relazioni
conclusive dei laboratori di studio con
le conclusioni dell’arcivescovo.
ILVAGLIO.IT
13 Giugno 2012
Convegno Pastorale
Diocesano dal 18
al 20 giugno
Il tema scelto si pone nella scia del
dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei:
“Educare alla vita buona del Vangelo”.
L’obiettivo, che sarà poi al centro dei
lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre
più consapevolezza circa l’importanza
della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano. I lavori si svolgeranno al Seminario
Arcivescovile di viale Atlantici, a
Benevento. Prenderanno il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per favorire la partecipazione dei laici. La partecipazione è gratuita. Questo il programma di lunedì 18 giugno: ore 17.30
iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore 19.15 finestra
teorica (a cura del prof. Luciano
Meddi); 19.45: discussione in aula; ore
20.30 fine dei lavori. Programma di
martedì 19 giugno: ore 18.30: preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici; ore: 20.30: fine dei lavori.
61
Programma mercoledì 20 giugno: ore
18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni
conclusive dei laboratori di studio; ore
19.30: conclusioni dell’arcivescovo.
ILCORRIEREDELSANNIO.IT
13 Giugno 2012
Al Seminario Arcivescovile
di Benevento si parlerà
del rapporto tra parrocchia
e catechesi
Dal 18 al 20 giugno si svolgerà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano:
“Dalla sfida alla proposta. La parrocchia
tra annuncio e vita”; l’attenzione sarà
posta, così come già indicato nel piano
diocesano quinquennale, sul rapporto
tra parrocchia e catechesi. Il tema scelto si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni
del documento Cei: “Educare alla vita
buona del Vangelo”. L’obiettivo, che sarà
poi al centro dei lavori dell’assemblea di
programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa
l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del
vivere cristiano. I lavori si svolgeranno
presso il Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, in Benevento, prenderanno il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per favorire la partecipazione
dei laici. La partecipazione è gratuita.
Questo il programma di lunedì 18 giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore
19.15 finestra teorica (a cura del prof.
62
Luciano Meddi); 19.45: discussione in
aula; ore 20.30 fine dei lavori. Programma di martedì 19 giugno: ore 18.30:
preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici; ore: 20.30: fine dei lavori.
Programma mercoledì 20 giugno: ore
18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio; ore
19.30: conclusioni dell’arcivescovo.
RETE SEI
13 Giugno 2012
Benevento:
XXVIII convegno
pastorale diocesano
Dal 18 al 20 giugno si svolgerà il XXVIII Convegno Pastorale Diocesano:
“Dalla sfida alla proposta. La parrocchia
tra annuncio e vita”; l’attenzione sarà
posta, così come già indicato nel piano
diocesano quinquennale, sul rapporto
tra parrocchia e catechesi. Il tema scelto si pone nella scia del dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni
del documento Cei: “Educare alla vita
buona del Vangelo”. L’obiettivo, che sarà
poi al centro dei lavori dell’assemblea di
programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa
l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del
vivere cristiano. I lavori si svolgeranno
presso il Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, in Benevento, prenderanno il via nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per favorire la partecipazione
dei laici. La partecipazione è gratuita.
Questo il programma di lunedì 18 giu-
gno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore
19.15 finestra teorica (a cura del prof.
Luciano Meddi); 19.45: discussione in
aula; ore 20.30 fine dei lavori. Programma di martedì 19 giugno: ore 18.30:
preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici; ore: 20.30: fine dei lavori.
Programma mercoledì 20 giugno: ore
18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni
conclusive dei laboratori di studio; ore
19.30: conclusioni dell’arcivescovo.
IL MATTINO
14 Giugno 2012
Stati generali
della Chiesa beneventana
Alla vigilia dell’inizio ufficiale dell’estate la Chiesa beneventana non va in
ferie. Anzi scalda i motori e si posiziona ai nastri di partenza con una serie di
importanti iniziative. Prima fra tutte in
ordine di tempo il convegno pastorale
diocesano sul tema “Dalla sfida alla proposta- La parrocchia tra annuncio e vita” che si terrà dal 18 al 20 giugno a partire dalle ore 18 presso il seminario arcivescovile di Benevento.
“Con il convegno pastorale- dichiara mons. Abramo Martignetti, vicario
per la pastorale- riprende il dibattito avviato lo scorso anno sulla scorta del documento Cei “Educare alla vita buona
del vangelo” sulla emergenza educativa
ed in particolare sulla capacità delle parrocchie di essere comunità educanti. La
chiesa beneventana si interroga sugli
scenari e sulle azioni concrete da met-
tere in campo, articolando un confronto preciso sulla necessità di riportare al
centro dell’attenzione la parrocchia come luogo di apprendimento del vivere
cristiano. È una risposta anche alle indicazioni che provengono dalla recente
assemblea generale dei vescovi italiani,
dove nella sua prolusione il cardinale
Bagnasco riaccende i riflettori sulla necessità di rinvigorire l’azione pastorale
nelle parrocchie da lui definite come “il
miracolo di Dio dispiegato sul territorio”. Anche noi, come chiesa locale ci
poniamo il problema di un’azione pastorale che non ignori delle questioni,
che definirei vitali, quali quelle relative
al primo annuncio e al rilancio dei principi della fede, a volte da realizzare proprio all’interno delle comunità parrocchiali dove predomina la routine e il passaggio di fedeli distratti”.
Il convegno, a differenza degli anni
passati, si svolgerà nelle ore serali, dalle 18 alle 21. Prenderà il via lunedì 18
giugno e proseguirà per i due giorni successivi. I lavori si apriranno con la relazione del professore Luciano Meddi, ordinario di catechesi missionaria nella
Facoltà di Missiologia della Pontificia
Università Urbaniana, che tratterà il tema: Educare nella comunità cristiana e
co-educarsi come comunità. Le questioni poste dall’intervento del professore
Meddi saranno poi sviscerate nei gruppi
di studio duistinti per ambiti tematici.
Il confronto che si apre con il convegno, come ogni anno, proseguirà in
una tappa successiva che è l’assemblea
di programmazione pastorale che l’arcivescovo, mons. Mugione, ha convocato il 17 e 18 luglio, con tutti i direttori
degli uffici pastorali i quali declineran-
63
no operativamente l’obiettivo dell’anno
pastorale con la stesura del piano pastorale, linee guida per l’attività di tutte
le parrocchie della diocesi. Il piano sarà
consegnato ufficialmente l’11 ottobre,
data di inizio dell’anno della fede per i
50 anni dall’apertura del Concilio
Vaticano II e i 20 anni dalla pubblicazione del Catechismo, e sarà anche l’inizio ufficiale dell’anno pastorale e il giorno dell’apertura della chiesa cattedrale
dopo i lavori di restauro.
IL SANNIO
14 Giugno 2012
“La parrocchia
tra annuncio e vita”
Lunedì il convegno
pastorale diocesano
“Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita” il tema del
XXVIII Convegno Pastorale Diocesano
in programma dal 18 al 20 giugno.
Attenzione focalizzata sul rapporto
tra parrocchia e catechesi e “far maturare sempre più consapevolezza circa
l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del
vivere cristiano”. I lavori, presso il
Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, partiranno lunedì 18 giugno con le
iscrizioni alle ore 17.30.
In programma, dopo un momento
di preghiera, alle ore 18.45 una breve introduzione a cura dell’Arcivescovo Mugione; alle 19.15 la finestra teorica a cura del professor Luciano Meddi.
Martedì 19 giugno, dopo un momen-
64
to di preghiera, alle 18.45 laboratori per
ambiti tematic, fine lavori alle 20.30.
Mercoledì 20, dopo il momento di
preghiera iniziale, alle 18.45 le relazioni conclusive dei laboratori di studio; alle 19.30 le conclusioni dell’Arcivescovo
Mugione.
ILQUADERNO.IT.
15 Giugno 2012
Benevento: Il 18 giugno
al via il XXVIII Convegno
Pastorale Diocesano
Lunedì 18 giugno partirà il XXVIII
Convegno Pastorale Diocesano: “Dalla
sfida alla proposta. La parrocchia tra
annuncio e vita”; l’attenzione sarà posta, così come già indicato nel piano diocesano quinquennale, sul rapporto tra
parrocchia e catechesi. Il tema scelto si
pone nella scia del dibattito avviato nel
2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei: “Educare alla vita buona
del Vangelo”.
L’obiettivo, che sarà poi al centro dei
lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più
consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di
apprendimento del vivere cristiano.
Questo il programma di lunedì 18 giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30: preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore
19.15 finestra teorica a cura del prof.
Luciano Meddi, presbitero nella diocesi di Roma, docente ordinario di catechetica missionaria nella Università
Urbaniana; 19.45: discussione in aula.
Programma di martedì 19 giugno: ore
18.30: preghiera; ore 18.45: laboratori
per ambiti tematici. Programma di mercoledì 20 giugno: ore 18.30 preghiera;
ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio; ore 19.30: conclusioni
dell’arcivescovo.
I lavori si svolgeranno presso il
Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, in Benevento. La partecipazione è gratuita. L’Ufficio Pastorale in piazza Orsini fornisce altre informazioni e
chiarimenti.
FREEMONDOWEB.IT
15 Giugno 2012
Lunedì al via il XXVIII
Convegno Pastorale
Diocesano: “Dalla sfida
alla proposta. La parrocchia
tra annuncio e vita”
Lunedì 18 giugno partirà il XXVIII
Convegno Pastorale Diocesano: “Dalla
sfida alla proposta. La parrocchia tra
annuncio e vita”; l’attenzione sarà posta, così come già indicato nel piano diocesano quinquennale, sul rapporto tra
parrocchia e catechesi.
Il tema scelto si pone nella scia del
dibattito avviato nel 2011 sulla base
delle indicazioni del documento Cei:
“Educare alla vita buona del Vangelo”.
L’obiettivo, che sarà poi al centro
dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale co-
me luogo di apprendimento del vivere
cristiano.
Questo il programma di lunedì 18
giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30:
preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore
19.15 finestra teorica a cura del prof.
Luciano Meddi, presbitero nella diocesi di Roma, docente ordinario di catechetica missionaria nella Università
Urbaniana; 19.45: discussione in aula.
Programma di martedì 19 giugno:
ore 18.30: preghiera; ore 18.45: laboratori per ambiti tematici. Programma di
mercoledì 20 giugno: ore 18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive
dei laboratori di studio; ore 19.30: conclusioni dell’arcivescovo.
I lavori si svolgeranno presso il
Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, in Benevento. La partecipazione è gratuita. Per informazioni e chiarimenti rivolgersi all’Ufficio Pastorale in
piazza Orsini; tel 0824323379; email: [email protected].
ARCIDIOCESI DI BENEVENTO
16 Giugno 2012
Comunicato Stampa
Lunedì 18 giugno partirà il XXVIII
Convegno Pastorale Diocesano: “Dalla
sfida alla proposta. La parrocchia tra
annuncio e vita”; l’attenzione sarà posta, così come già indicato nel piano diocesano quinquennale, sul rapporto tra
parrocchia e catechesi.
Il tema scelto si pone nella scia del
dibattito avviato nel 2011 sulla base delle indicazioni del documento Cei:
“Educare alla vita buona del Vangelo”.
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L’obiettivo, che sarà poi al centro dei
lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre
più consapevolezza circa l’importanza
della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere cristiano.
Questo il programma di lunedì 18
giugno: ore 17.30 iscrizioni; ore 18.30:
preghiera iniziale; ore 18.45: breve introduzione a cura dell’arcivescovo; ore
19.15 finestra teorica a cura del prof.
LucianoMeddi, presbitero nella diocesi
di Roma, docente ordinario di catechetica missionaria nella Università Urbaniana; 19.45: discussione in aula; ore
20.30 fine dei lavori. Programma di martedì 19 giugno: ore 18.30: preghiera; ore
18.45: laboratori per ambiti tematici;
ore: 20.30: fine dei lavori.
Programma di mercoledì 20 giugno:
ore 18.30 preghiera; ore 18.45: relazioni conclusive dei laboratori di studio;
ore 19.30: conclusioni dell’arcivescovo.
I lavori si svolgeranno presso il
Seminario Arcivescovile di viale Atlantici, 69, in Benevento, prenderanno il via
nel tardo pomeriggio di lunedì 18 per
favorire la partecipazione dei laici. La
partecipazione è gratuita.
IL MATTINO
18 Giugno 2012
Catechesi: le Parrocchie
a convegno
Da oggi, nell’aula Giovanni Paolo II
del seminario arcivescovile di Benevento,
oltre quattrocento delegati, provenienti
da tutte le parrocchie dell’arcidiocesi,
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parteciperanno al XXVIII Convegno pastorale diocesano sul tema: “Dalla sfida
alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”.
L’attenzione sarà posta, così come
già indicato nel piano diocesano quinquennale, sul rapporto tra parrocchia e
catechesi. Il tema scelto si pone nella
scia del dibattito avviato nel 2011 sulla
base delle indicazioni del documento
Cei: “Educare alla vita buona del Vangelo”.
L’obiettivo, che sarà poi al centro
dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere
cristiano.
Oggi, l’assise, inizierà alle ore 17.30
con le iscrizioni dei partecipanti, quindi, alle 18.30, la preghiera iniziale, la
breve introduzione a cura dell’arcivescovo mons. Andrea Mugione, e la relazione di base affidata quest’anno al professore Luciano Meddi, presbitero nella diocesi di Roma, docente ordinario di
catechetica missionaria nella Università
Urbaniana. A conclusione si terrà la discussione in aula.
Il programma di domani prevede,
alle ore 18.30, l’introduzione spirituale
e subito dopo l’attivazione dei laboratori per ambiti tematici. Mercoledì 20 giugno, ultimo giorno, alle ore 18.30, l’inizio con preghiera; ore 18.45: relazioni
conclusive dei laboratori di studio; ore
19.30: conclusioni dell’arcivescovo. I risultati del convegno saranno approfonditi a luglio nel vertice di programmazione al quale saranno chiamati tutti i
direttori degli uffici diocesani.
OTTOPAGINE
18 Giugno 2012
Convegno Pastorale
Oggi il via ai lavori
Introduce Mugione
Prenderanno il via questo pomeriggio, presso il Seminario Arcivescovile di
viale Atlantici, i lavori del XXVIII
Convegno Pastorale Diocesano.
Ad introdurre l’evento, alle 18.45,
sarà l’arcivescovo metropolita di
Benevento, monsignor Andrea Mugione.
“Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”, è il tema
del Convegno. Così come indicato dal
piano diocesano quinquennale, l’attenzione sarà posta sul rapporto tra parrocchia e catechesi. Il tema scelta si pone nella scia del dibattito avviato nel
2011 in base alle indicazioni contenute
nel documento della Conferenza
Episcopale Italiana “Educare alla vita
buona del Vangelo”.
Il programma di oggi, oltre all’intervento di monsignor Andrea Mugione,
prevede le iscrizioni al Convegno (alle
ore 17.30), una preghiera iniziale e, alle 19.15, la finestra teorica curata dal
professore Luciano Meddi, presbitero
nella diocesi di Roma e docente ordinario di catechetica missionaria
nell’Università Urbaniana. Subito dopo,
spazio al dibattito in aula.
“L’obiettivo, che sarà poi al centro
dei lavori dell’assemblea di programmazione, è quello di far maturare sempre più consapevolezza circa l’importanza della comunità parrocchiale come luogo di apprendimento del vivere
cristiano”. I lavori del Convegno proseguiranno nella giornata di domani e
mercoledì.
IL SANNIO
19 Giugno 2012
L’arcivescovo
Andrea Mugione:
“Più impegno per accostare
a Cristo l’uomo d’oggi”
Di fronte auna situazione che vede
il sistema educativo ecclesiale confrontarsi con ragazzi che sovente non hanno alle spalle una famiglia che dà testimonianza di fede c’è il rischio di “assoggettarsi al pessimismo, all’impazienza” ma la Chiesa chiamata a confrontarsi con l’uomo di oggi - le riflessioni con cui l’Arcivescovo di Benevento,
Mons. Andrea Mugione ha aperto ieri i
lavori del XXVIII convegno pastorale
diocesano, intitolato “Dalla sfida alla
proposta. La parrocchia tra annuncio e
vita”- e non può che aumentare l’impegno “per accostare a Cristo e alla Chiesa
l’uomo di oggi” con “le parrocchie chiamate a sperimentare nuovi itinerari di
formazione”.
Di fronte ad un auditorium “G.
Paolo II” del seminario, gremito, dopo
il momento di preghiera iniziale, e le
considerazioni dell’Arcivescovo, c’è stato l’intervento di Mons. Abramo Martignetti, vicario episcopale per la pastorale, che ha ribadito la necessità di
rispondere alla sfida educativa passando alla proposta, focalizzando l’attenzione sulla parrocchia come comu-
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nità in cui si apprende il vivere cristiano.
Ha poi ricordato che il nuovo anno
pastorale diocesano sarà aperto il prossimo 11 ottobre (50esimo anniversario
dell’apertura del Concilio Vaticano II e
del 20esimo del catechismo della Chiesa
Cattolica), che vedrà la riapertura della
Cattedrale.
Dopo la relazione di don Luciano
Meddi (ordinario di catechesi missionaria presso la Facoltà di Missiologia
della Pontificia Università Urbaniana)
su “Educare nella comunità cristiana e
coeducare come comunità”.
Argomento che riguarda “l’interiorizzazione della fede nella vita cristiana” per la quale non basta solo il libro
del catechismo ma occorre che nei momenti di formazione ognuno possa incontrare persone che testimoniano in
concreto la vita cristiana.
Il contesto odierno impone di “imparare a trovare nuove forme, nuove
vie, nuove modalità di presentare la
bellezza del Vangelo nell’autenticità di
se stessi”.
“La via della Chiesa è l’uomo, la persona - ha ricordato don Meddi -. È proprio attraverso il destinatario che il
Vangelo raggiunge il destinatario. La
parrocchia, intesa come comunità in cui
le persone svolgono attività di testimonianza, rimane il luogo iniziale per la
crescita della Fede.
A seguire un momento di dibattito.
In programma oggi la seconda giornata del convegno pastorale, con i laboratori di studio. Domani, dalle 18.30, la
chiusura, con le relazioni dei laboratori di studio e le conclusioni dell’Arcivescovo Mugione.
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OTTOPAGINE
19 Giugno 2012
XXVIII Convegno Pastorale
Sono cominciati nel pomeriggio di
ieri, presso il seminario arcivescovile di
viale Atlantici, i lavori del XXVIII Convegno Pastorale Diocesano.
A dare il saluto iniziale ai partecipanti è stato l’arcivescovo metropolita
di Benevento, monsignor Andrea Mugione, a cui sono affidate anche le conclusioni dei lavori, in programma nella
giornata di domani. Ad introdurre, poi,
il tema dei lavori, “Dalla sfida alla proposta: la parrocchia tra annuncio e vita” è stato don Abramo Martignetti, direttore dell’Ufficio Pastorale. Subito dopo, con la relazione don Luciano Meddi,
il convegno è entrato nel vivo.
La riflessione teologico-pastorale
fondamentale tenuta dal professor
Meddi, presbitero nella diocesi di Roma
e docente ordinario di catechetica missionaria nella Università Urbaniana, infatti, sarà ora discussa nel dibattito che
domani coinvolgerà i vari gruppi tematici costituiti per il Convegno. Tra gli argomenti discussi da don Luciano Meddi,
molto spazio è stato dedicato alla necessità di ripensare le pratiche e le attività formative.
“Se nella situazione pastorale di cristianità “apprendimento” viene a significare assimilazione della trasmissione
della fede, nella situazione missionaria
deve significare acquisizione delle competenze che rendono capaci di svolgere
tale compito in differenti contesti. Così
trasmettere ed innovare diventano due
aspetti di un unico compito”.
“Occorre portare ogni esperienza
formativa in contesto comunitario- ha
dichiarato il professor Meddi. Le catechesi sono ospitate in parrocchia, cioè
separate. L’ideale sarebbe svolgere la formazione dentro esperienze di vita cristiana vissuta e non simulata. Occorre
superare il carattere di scuola. Quello
che si può fare è di comporre sempre
gruppi catecumenali formati da parte di
catecumeni e parte di cristiani attivi.
Rendere, cioè, missionaria ogni forma
di vita parrocchiale”. Quanto al programma di oggi, i partecipanti discuteranno la relazione di Meddi ed elaboreranno le proprie riflessioni che andranno a comporre il programma diocesano
per le attività che inizieranno il prossimo settembre.
IL MATTINO
20 Giugno 2012
Se la chiesa
s’interroga sul futuro
La temperatura alla Chiesa non la
misura il maggiordomo del Papa, anche
se ne rileva, con metodi mai tramontati, in perfetto stile noir, sintomi di malessere e di decadimento. Il vero stato d
salute di una realtà così complessa e radicata, viene registrato dal modo di vivere delle grandi e piccole comunità,
parrocchie e associazioni, movimenti e
confraternite.
Un esercito di cristiani che verifica
la sua forza di penetrazione nelle coscienze radunando sul campo generali
e soldati nella “tenda” del confronto. È
una delle possibili immagini (ci sareb-
be anche quella, più romantica, della
correzione fraterna) del convegno pastorale in corso in questi giorni. Di fatto uno dei momenti di maggiore partecipazione democratica.
Già dalle battute iniziali è stata posta la questione, niente affatto irrilevante, della qualità della vita. Quella interna
alle comunità dei credenti, come ha sottolineato il relatore don Meddi, è spesso
apparente, che si sbriciola alla prima vera prova della testimonianza e della forza propulsiva verso l’esterno. Certo, la
Chiesa modello “otto per mille” con tutti preti-coraggio, le suore-crocerossine, i
giovani-curva sud, è uno spot che convince nell’immediato ma che non sempre regge alla prova della quotidianità.
La qualità della vita di una comunità cristiana è calcolata su altri indicatori, quella della formazione, ad esempio, o quella di una spiritualità non fine a se stessa. Tanti interventi, nei gruppi di studio al convegno, raccontano di
una Chiesa locale ancora vivace ma non
sempre viva. “C’è tanto altro, di bello e
profondo nel vangelo da suggerire, perché non sappiamo più farlo?”, lamentava il relatore. È come non avere le parole giuste nel più bello della società della comunicazione, quasi incapaci di trasformare in frasi credibili e in gesti penetranti la fede, la speranza e la carità.
Non c’è bisogno, allora, che il “maggiordomo” dell’Arcivescovo Mugione gli
scippi, da sotto la tazza di caffè, chissà
quali documenti segreti per tastare il
polso alla Chiesa beneventana. La democrazia del...termometro è bella e servita. Tutti possono misurare la temperatura a questo corpo ecclesiale. Ecco,
infatti, il convegno.
69
Ma anche le assemblee parrocchiali, la messa domenicale, i corsi di cresima e di prima comunione, la catechesi
per ragazzi, giovani e adulti, perfino i cori polifonici. Nella provincia di
Benevento, con due diocesi, possiamo
dire che la Chiesa è sul campo uno dei
presìdi più importanti. Quasi più della
famiglia e della scuola. Una responsabilità troppo alta per ridurla a semplice
sportello Caritas, o a “santuario” di montagna per eremiti della complessità. Il
Sannio è un territorio in ritardo su troppi fronti per non chiedere proprio alla
Chiesa, ai suoi vescovi, ai sacerdoti e ai
fedeli laici un supplemento di testimonianza, e alle parrocchie uno sforzo di
apertura maggiore perché non si finisca
per consegnare un Cristo “chiavi in mano” con il quale ognuno si avventuri da
solo in questo tempo complicato. Serve
una comunità viva e accogliente che non
lasci solo nessuno, soprattutto coloro che
ritengono di poter fare a meno degli altri. Sono proprio quelli che poi ritroviamo, da perfetti fedeli smemorati, a rovinare le nostre città, le nostre amministrazioni, le nostre economie. Il riscatto
della società, in anoressia di speranza,
dipende da come funzioneranno le officine dell’anima, quelle che montano passione civile nel motore collettivo ormai
ansimante. Prima che trasmettere serve
che ci si prepari a ricevere. La cifra formativa sarà questa. Anche per la Chiesa,
che si raduna ancora efficacemente (almeno per le coscienze private) nella messa domenicale, nelle processioni o nelle
liturgie rassicuranti. Dove però continua
a comunicare a quelli che hanno deciso
di “ricevere” solo il minimo sindacale.
NICO DE VINCENTIIS
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IL MATTINO
20 Giugno 2012
Parrocchie, la vera
missione è quella formativa
Si sono confrontati, ieri pomeriggio,
circa 400 convegnisti che hanno ascoltato la relazione di base tenuta da don
Luciano Meddi, professore di Catechesi
missionaria, in apertura del XXVIII
Convegno Pastorale Diocesano, che si
sta svolgendo presso il Seminario arcivescovile e che si concluderà oggi con
l’intervento dell’arcivescovo Andrea
Mugione. I delegati parrocchiali hanno
approfondito le sollecitazioni di don
Meddi ragionando sulla sfida per le comunità parrocchiali di essere comunità
educanti, oltre che luoghi spirituali che
si nutrono di relazione e di comunicazione autentica. Questo il cuore del problema che è stato sviscerato dai delegati nei laboratori di studio, distinti per
quattro ambiti tematici (pastorale battesimale, catechesi permanente, iniziazione cristiana, catechesi e disabilità). I
convegnisti hanno discusso intorno
all’obiettivo che la chiesa diocesana si è
data per tutto l’anno pastorale, ovvero
far maturare la consapevolezza che la
comunità parrocchiale è luogo di apprendimento del vivere cristiano e che
la catechesi ha in essa il suo ambiente
ed è essa stessa costruire la comunità.
Dai gruppi sono emerse questioni fondamentali che non vanno trascurate e che
riguardano in particolare la necessità di
portare ogni esperienza formativa in contesto comunitario superando il carattere
di scuola. Dunque si avverte sempre di
più l’urgenza di una formazione capace
di creare trasformazioni di vita. Allo stesso tempo si è evidenziato un altro aspetto strategico, riguardante la consapevolezza che tutte le fasi della vita delle persone hanno bisogno di itinerari adeguati, non solo per apprendere nozioni di fede ma per diventare autentici testimoni
in grado di mostrare la proposta cristiana in maniera coerente.
E tutto questo deve avvenire in parrocchia. Dunque la parrocchia come centro propulsore della proposta formativa
e come luogo centrale di relazioni affettive e vitali, come hanno indicato anche
i vescovi italiani negli orientamenti per
il decennio. Indicazioni che la chiesa beneventana ha accolto con puntualità facendone l’obiettivo del quinquennio pastorale, dedicato interamente alla parrocchia come crocevia delle istanze educative, slogan utilizzato anche per il piano pastorale. Le sintesi dei gruppi saranno presentate oggi pomeriggio, nel
corso di un’assemblea plenaria, prima
dell’intervento dell’arcivescovo che chiuderà l’assise rilanciando la questione del
rapporto catechesi-parrocchia al confronto tra i direttori degli uffici diocesani per la stesura della programmazione
annuale che si terrà a luglio.
IL SANNIO
20 Giugno 2012
Ieri il secondo giorno
del convegno pastorale
diocesano
Nella seconda giornata del convegno pastorale diocesano, che sta svi-
luppando il tema “Dalla sfida alla proposta. “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”, dunque la
parrocchia come luogo di catechesi e
come comunità in cui si apprende il vivere cristiano, è partito il lavoro dei
gruppi di studio, per raccogliere approfondimenti, riflessioni e proposte
per la programmazione diocesana per
il prossimo anno.
L’inizio dei lavori dei gruppi di studio è stato preceduto da un momento
di preghiera comunitaria e dell’intervento dell’Arcivescovo Andrea Mugione
che ha riflettuto sulla nuova spinta propulsiva che la Chiesa di Cristo è chiamata nel tempo odierno ad imprimere
nell’attività di evangelizzazione: una linea tesa all’annuncio verso tutti gli uomini con tutte le forze ed i mezzi ed in
cui le parrocchie sono chiamate a svolgere un ruolo essenziale “come porta
di ingresso alla Fede Cristiana, come
luoghi di pastorale ordinaria, come
centri di irradiazione e di trasmissione e di trasmissione della Fede Cristiana”.
Riportiamo infine i temi affidati ai
quattro gruppi di approfondimento ed
i loro coordinatori (cui ieri don
Luciano Meddi ha fornito una serie di
suggerimenti operativi): ambito pastorale battesimale, moderato da Suor
Maria Lo Russo con Maria Campese;
catechesi permanente, moderato da
don Renato Trapani con Elvira Feleppa; catechesi e disabilità moderato
da Suor Dora Diaferio con Annamaria
Venditti e Suor Gabriella Ferri; ambito iniziazione cristiana, moderato da
don Salvatore Soreca e Rosaria Tremigliozzi.
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WWW.DIOCESIDIBENEVENTO.IT
20 Giugno 2012
Sfide e proposte su possibili
nuove vie di formazione
ed educazione
nella comunità cristiana
Il XVIII convegno pastorale diocesano, “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”, con i suoi
tre incontri pomeridiani sta riscuotendo un ragguardevole successo in termini di partecipazione e coinvolgimento
sia dei laici che dei consacrati.
Lunedì 18, la giornata d’esordio, con
l’introduzione dei lavori da parte di
mons. Andrea Mugione, arcivescovo di
Benevento, e la partecipazione e l’intervento di don Luciano Meddi, docente ordinario di catechetica presso l’Università
Urbaniana, che hanno posto le premesse per un breve dibattito in aula ma soprattutto per lo svolgimento dei laboratori tematici del giorno successivo.
Il laboratorio, di martedì 19, ha permesso a ciascun partecipante di apportare idee ed esperienze ma anche di comunicare e condividere perplessità e interrogativi, di contribuire con le proprie
competenze e le proprie capacità a rispondere alla sfida formativa.
“Come fare ad accostare a Cristo
l’uomo di oggi?”, così come faceva notare mons. Andrea Mugione nell’introdurre il convegno, la domanda è provocatoria ma ci spinge a riflettere sulla necessità di sperimentare nuovi itinerari
di formazione per suscitare la fede.
Il convegno è pervaso da una riflessione profonda ed è foriero di un mes-
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saggio forte: “La Chiesa evangelizza per
quello che è”, prendendo spunto dalle
parole di Paolo VI e si evidenzia che non
si può ignorare la vita che si svolge nelle nostre comunità; la qualità formativa
non può più prescindere da chi la offre
e dalla comunità che la riceve, “l’accoglienza, l’accettazione e il desiderio” sono aspetti interconnessi e necessari.
Nella giornata conclusiva saranno
discusse e analizzate le relazioni finali
dei laboratori di studio.
IL SANNIO
21 Giugno 2012
Giornata conclusiva
del convegno pastorale
diocesano
Chiusura ieri nell’auditorium “Giovanni Paolo II” del seminario arcivescovile della tre giorni del XXVIII convegno
pastorale diocesano, intitolato “Dalla sfida alla proposta. La parrocchia tra annuncio e vita”.
Dopo il momento di preghiera, illustrate le relazioni dei laboratori di studio, sulla pastorale Battesimale (gruppo moderato da Suor Maria Lo Russo,
con la relazione letta da don Salvatore
Soreca); su l’iniziazione cristiana (gruppo moderato da don Salvatore Soreca,
con la relazione letta da Concetta
Bonfino); catechesi e disabilità (moderato da Suor Dora Diaferio e Annamaria
Venditti, con relazione letta dalla seconda); catechesi permanente (gruppo
moderato da don Renato Trapani, lettura di Antonella De Figlio).
Tanti i rilievi formulati dai gruppi
di lavoro, anche sulla scia della relazione “Educare nella comunità cristiana e
co-educarsi come comunità” tenuta da
don Luciano Meddi, nella giornata di
apertura): come la necessità di ancor
maggiore preparazione dei catechisti,
necessità di nuovi spazi, coerenza nella
testimonianza.
Dopo, le osservazioni dell’Arcivescovo di Benevento, Mons. Andrea Mugione. Partito dal considerare gli ostacoli alla evangelizzazione interni ed
esterni alla Chiesa; in primo luogo,
l’ostacolo dell’indifferenza, “la crisi di
identità di molti credenti del nostro tempo, come da parte di chi afferma di essere credente ma non praticante”.
Ostacoli che possono essere superati solo da una Chiesa che “porta il Vangelo
dove la gente vive” non chiusa in se stessa. L’arcivescovo si è poi soffermato sulla necessità di interrogarsi su come avere una comunità “adulta nella fede”, nella consapevolezza che “la fede è vita, è
innamorarsi di Cristo”. “La fede per crescere deve essere coltivata, curata, sostenuta” in uno sforzo di formazione
permanente ed incombe alla parrocchia
“il compito di coltivare il dono della fede, portare vanti un programma pedagogico orientato nel senso di una rinnovata fedeltà al Vangelo, per far maturare una fede adulta” e di “essere centro di irradiazione e testimonianza
dell’esperienza cristiana”. Una fede intesa non come dottrina astratta, ma come esperienza e testimonianza da vivere nella dimensione comunitaria. L’arcivescovo ha rilevato infine che occorre
fare attenzione a che gli operatori della
evangelizzazione siano autentici disce-
poli di cristo ed al tempo stesso adeguatamente preparati.
Dopo, l’intervento di Mons. Abramo
Martignetti, vicario episcopale per la pastorale, che ha ricordato come quanto
elaborato dai gruppi di studio sarà materiale di partenza per la programmazione pastorale che sarà determinata il
17 e il 18 luglio con una riunione presso il Centro La Pace.
Segnaliamo che è in programma
nell’area fieristica di Venticano, domenica 26 agosto, ore 18.30, la Santa Messa
di ringraziamento per festeggiare la
Venerabilità della serva di Dio Rachelina
Ambrosini: un altro fiore di spiritualità,
cresciuto nella nostra Arcidiocesi.
IL MATTINO
21 Giugno 2012
L’arcivescovo: “La Chiesa
è in crisi di credibilità”
Forse non ci si aspettava un’autocritica così decisa da parte dell’arcivescovo a conclusione del 28° convegno pastorale della diocesi di Benevento. “Tra
i tanti ostacoli all’evangelizzazione - ha
affermato mons. Mugione ai 400 delegati parrocchiali - forse il più difficile da
superare è la crisi di credibilità della
Chiesa”.
Un’analisi puntuale della situazione
vissuta a livello centrale e in periferia.
“Manchiamo in capacità di testimoniare il vangelo - ha proseguito il presule e così l’indifferenza religiosa dilaga, tanti alle processioni quasi nessuno a formarsi in parrocchia sui temi del cristianesimo. Tanti credenti ma pochi prati-
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canti in un tessuto di fede passiva e spesso incoerente”. Ostacoli davvero duri per
la Chiesa anche perché, nel frattempo,
sempre secondo mons. Mugione, “il cristianesimo è diventato culturalmente sterile”. Sul banco degli imputati soprattutto gli adulti. “Non accettano percorsi
formativi - ha concluso -, sembrano quasi dei fedeli rifugiati”. Appello finale alla rievangelizzazione della Chiesa perché possa evangelizzare.
Intanto, dai gruppi di studio erano
emerse alcune proposte, molte puntano
sul valore dell’accoglienza: tenere le chiese sempre aperte; i momenti liturgici siano preceduti e seguiti da momenti di convivialità; i sacerdoti accolgano le persone
all’inizio e alla fine delle celebrazioni; avere orari più accessibili a chi lavora; creare salette per accogliere i bambini durante
le messe e altri momenti di preghiera comunitaria; procedere all’analisi del territorio; realizzare scuole di Pace. Intanto è
stato rilanciato l’appello a contribuire alla realizzazione delle nuove porte di bronzo della cattedrale. Lo si potrà fare utilizzando il conto corrente intestato
all’Ufficio diocesano per la Cultura: IBAN
IT 04 Y 05392 15000 000000015344.
Oppure in curia dalle 9 alle 13.
CHIESA INFORMA
Giugno 2012
“Sfide e proposte”
dal XXVIII Convegno
pastorale diocesano
Il XVIII convegno pastorale diocesano, “Dalla sfida alla proposta. La par-
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rocchia tra annuncio e vita”, con i suoi
tre incontri pomeridiani ha riscosso un
ragguardevole successo in termini di
partecipazione e coinvolgimento sia dei
laici che dei consacrati.
Lunedì 18 giugno giornata d’esordio, con l’introduzione dei lavori da parte di S.E. mons Andrea Mugione e la
partecipazione e l’intervento di don
Luciano Meddi, docente ordinario di catechetica presso l’Università Urbaniana,
che hanno posto le premesse per un breve dibattito in aula ma soprattutto per
lo svolgimento dei laboratori tematici
del giorno successivo.
Il laboratorio, di martedì 19, ha permesso a ciascun partecipante di apportare idee ed esperienze ma anche di comunicare e condividere perplessità e interrogativi, di contribuire con le proprie
competenze e le proprie capacità a rispondere alla sfida formativa.
“Come fare ad accostare a Cristo
l’uomo di oggi?”, la domanda provocatoria, così come faceva notare mons.
Andrea Mugione nell’introdurre il convegno, ha spinto i presenti a riflettere
sulla necessità di sperimentare nuovi
itinerari di formazione per suscitare la
fede.
Il convegno è stato pervaso da una
riflessione profonda ed è stato foriero di un messaggio forte: “la Chiesa
evangelizza per quello che è”, prendendo spunto dalle parole di Paolo VI,
e non può prescindere dalla vita che
si svolge nella comunità; la qualità formativa non può più non considerare
chi la offre e la comunità che la riceve, “l’accoglienza, l’accettazione e il
desiderio” sono aspetti interconnessi
e necessari.
Mercoledì, giornata conclusiva, sono state discusse e analizzate le relazioni
finali dei laboratori di studio su: l’iniziazione cristiana (gruppo moderato da
don Salvatore Soreca, con la relazione
letta da Concetta Bonfino); la pastorale
battesimale (gruppo moderato da Suor
Maria Lo Russo, con la relazione letta
da don Salvatore Soreca); la catechesi
permanente (gruppo moderato da don
Renato Trapani, lettura di Antonella De
Figlio) e la catechesi e disabilità (moderato da Suor Dora Diaferio e
Annamaria Venditti, con relazione letta
dalla seconda).
Mons. Abramo Martignetti, vicario
episcopale per la pastorale, ha infine ricordato che quanto elaborato dai gruppi di studio rappresenta materiale di partenza per la programmazione pastorale
che sarà determinata con la riunione del
17 e del 18 c.m. presso il “Centro La
Pace”.
Forte l’intervento di S.E. mons.
Andrea Mugione: “la fede per crescere deve essere coltivata, curata, sostenuta”, l’invito è rivolto alle parrocchie,
affinché portino avanti “un programma pedagogico orientato nel senso di
una rinnovata fedeltà al Vangelo, per
far maturare una fede adulta” e affinché siano sempre “centro di irradiazione e testimonianza dell’esperienza
cristiana”.
L’augurio è che tutti portino con sé,
da questa esperienza, la forza e la volontà per cambiare e testimoniare, con
la propria vita, una fede che non sia solo dottrina, ma una fede vissuta e condivisa in una realtà allargata, iniziando
dalla propria comunità.
PAOLA COSTA
75
Indice
Presentazione
Programma
Pag.
5
»
7
Saluto introduttivo
- MONS. ANDREA MUGIONE
»
9
Introduzione
- MONS. ABRAMO MARTIGNETTI
»
11
Relazione
- LUCIANO MEDDI
»
15
»
25
LABORATORI DI STUDIO
AMBITO
- Catechesi permanente
»
27
AMBITO
- Iniziazione cristiana
»
31
AMBITO
- Catechesi e disabilità
»
33
AMBITO
- Pastorale battesimale
»
37
»
39
APPENDICE METODOLOGICA
»
51
RASSEGNA STAMPA
»
57
Conclusioni
- MONS. ANDREA MUGIONE
77
FINITO DI STAMPARE
SETTEMBRE 2012