86 - La Masnada

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86 - La Masnada
d i Vo lo n t a ri a t o
maggio
2009
anno 11
numero 86
Associazione
> Maledetto dopo
vita è la migliore che potremmo avere? Il sistema che ci circonda e ci
Q uesta
avvolge (e spesso ci soffoca) è il più efficiente e vicino ad ognuno di noi?
Domande che pochi si pongono addormentati come sono di fronte alla televisione.
Divisi tra chi guarda i programmi impegnati (e lo dice con un certo gusto) e chi invece si ferma davanti Xfactor e similari. Tutti comunque annichiliti e narcotizzati.
Silenziosi, anche quando sembrano dissenzienti.
Eppure il Novecento ha pensato di dare una risposta a chi si domandava che senso avesse vivere
questa vita. C'è chi ha fatto il rivoluzionario e chi il dittatore; chi si è nascosto in attesa del vincitore e
chi invece alla fine lo abbiamo impiccato, come si fa con i criminali della migliore specie. Ma nel peggiore dei casi alla fine l'idea di aver trovato una risposta nel Novecento ha trionfato.
Maledizione, alla fine ci siamo svegliati con una nuova domanda: e ora?
Cosa facciamo ora che abbiamo trovato, o pensato di trovare, una risposta alla nostra esistenza?
Finita la bottiglia non se ne può proprio stappare un'altra. La festa è finita. E allora ci mettiamo - giocoforza - a sfogliare proprio quei libri che nel Novecento li hanno letti e presi sul serio. Sono tanti.
Forse troppi.
Comunque parlavano in tempi prerivoluzionari della deriva. Ci raccontavano di come potesse essere il mondo dopo. Cioè oltre aver risposto alla nostra domanda sulla chimera dell'esistenza. Ma dove l'errore, dove la perdita? Se qualcuno ce lo aveva già raccontato il
dopo, come mai ci siamo cascati così malamente.
SOMMARIO
Tutto si gioca sul rapporto tra il prima e il dopo, con in mezzo un Novecento tanto rivoluzionario quanto reazionario. Di una storia di tre
passi avanti e quattro indietro. Di fosse comuni e stadi sportivi festan- prove tecniche di orgati; di uomini sulla Luna e nel refolo di vento dei camini dei campi di connizzazione politica a
cropani pt. II
centramento; di sushi e sete; di bocche larghe e denti stretti. E noi
sempre davanti alla televisione a guardare, alimentando il nostro vouye- L’angolo del libraio I
rismo, convinti che questa è la vita migliore che mai avremmo potuto a- Transeùnte XIV
vere.
Invece no. Ci sbagliamo, e di grosso. Il Novecento è finito e il dopo è
- Il figlio di Giobbe
peggiore degli arpeggi di scrittori veggenti. Maledetti.
Maledetti quelli che sono morti, quelli che lo avevano già visto e scritto
- E tu
questo dopo e non sono stati così bravi a farcelo entrare in testa per
- Ascanio Celestini
benino.
E noi qui alla fine aspettiamo, sogniamo, invochiamo la dittatura del
silenzio per tornare a macchiare con il nostro sangue un durante. Per
essere presenti nonostante il tradimento di questo moccicoso dopo.
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Andrea Giannasi
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c
prove tecniche di organizzazione politica a cropani pt. II
cappuccetto un tempo rosso!
'era una volta una cara ragazzina; solo a vederla le volevan tutti bene, e specialmente il partito democratico di cropani che non sapeva
più cosa regalarle. una volta le regalò un cappuccetto di velluto rosso, che
col tempo e la dialettica divenne via via più smunto, e, poiché le donava
tanto ch'essa non volle più portare altro, la chiamarono sempre cappuccetto un tempo rosso!
un giorno il sommo segretario di partito talarico le disse:
- vieni, cappuccetto un tempo rosso, eccoti un pezzo di focaccia e una bottiglia di vino, portali ai partiti di
centro sinistra nostri alleati. rifondazione ultimamente è un po’ accorto di bambini, si ristorerà; l’italia dei valori,
già udeur e già forza italia, magari placherà la sua inquietudine. ma mi raccomando, mettiti in via a notte fonda,
che di giorno non succede mai nulla... chissà che non ti riesca di incontrare qualcuno di interessante per strada!
- certo sommo segretario di partito talarico, farò come tu vuoi, anche se alle mie amiche di solito consigliano
di evitare certi incontri nei boschetti e soprattutto in notturna. non sarà pericoloso?
- sei troppo apprensiva cappuccetto un tempo rosso, se comunque dovesse succederti qualcosa non preoccuparti, c’ho un altro ragazzetto per le mani niente male. quando sei fuori, và da brava, non restare sulla via maestra; l’unica cosa a cui devi fare attenzione, sono quegli animaletti che ormai hanno fatto il loro tempo, la gente
non vuole vederti insieme a loro, a suo tempo ti saranno vicini. ancora un appunto, quando entri nella stanza della sinistra ricorda di non concedere loro pari dignità, e quando ti chiederanno cosa vuoi, tu rispondi sindaco,
vice-sindaco e tutto il cocuzzaio!
- farò tutto per bene, - disse cappuccetto un tempo rosso al sommo segretario di partito talarico e gli diede
la mano, notando in lui un’insolita peluria...
cappuccetto un tempo rosso si mise per strada a notte fonda, e quando giunse nei boschetti di cropani incontrò i coniugi lepera; ma essendo ancora ingenua, come può esserlo una fanciulla che crede ancora nel pd e in
walter veltroni, non si rese conto dell’insidia che la coppia rappresentava e non ne ebbe paura.
- ciao cappuccetto un tempo rosso, - proferì la coppia all’unisono.
- ciao coniugi lepera, rispose graziosamente cappuccetto un tempo rosso.
- dove te ne vai a quest’ora? – chiese la stanizzi.
- vado a corroborare le fila del centro sinistra, caccavaro l’inquieto e il compagno mercurio attendono il mio
contributo per le imminenti elezioni comunali.
- viviamo tempi duri, sono pronto ad avanzare la mia candidatura per il bene collettivo. – sentenziò lepera.
cappuccetto un tempo rosso, sfacciatamente rispose – nessuno te l’ha chiesta!
- ma vengo anch’io! – propose il lepera voglioso di dare il suo contributo.
- uhm... forse non è il caso.
- dai, vengo anch’io – insistette con tono piagnucoloso il lepera.
- no, meglio di no.
fu così che i coniugi le pera, aiutati da una confezione di citrosodina, ingoiarono seduta stante la povera
cappuccetto un tempo rosso e ritornarono beati tra i boschetti informando del tutto il sommo segretario di partito talarico che, beato della notizia, già istruiva il giovane cartolizzatore di cropani gnutti.
ma cappuccetto un tempo rosso resuscitò il terzo giorno secondo le scritture. la cosa indispettì non poco la
cricca lepera-talarico, che chiamò al suo fianco gli apostoli di cropani per meglio affrontare la nuova divinità e
creare segretamente una nuova religione!
dal canto loro, quegli animaletti che ormai hanno fatto il loro tempo, coscienti del miracolo, si strinsero intor(continua a pagina 3)
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no a cappuccetto un tempo rosso nominandola loro eroina e seguendola a distanza di sicurezza.
a questo punto, cappuccetto un tempo rosso, forte del suo nuovo status, tornò dal sommo segretario, dimissionario per scherzo, talarico. questi, da astuto e navigato stratega politico, qualità che gli vanno indubbiamente
riconosciute, almeno sul tratto sinistro della 106 che va dal bivio di cropani a località borda, le ri-appioppò la
stessa focaccia ormai rafferma e una bottiglietta di olio di ricino da portare agli alleati.
- rifondazione comunista si adeguerà, l’idv non si accorto di nulla. – disse a cappuccetto un tempo rosso.
- ma tu, sommo segretario di partito, dimissionario manco per niente, talarico, dici che faccio ancora in tempo?
la sai che quelli di rifondazione hanno ancora un po’ di principi dalla loro, potrebbero spazientirsi.
- per l’appunto cappuccetto un tempo rosso, per l’appunto! parti pure con le tenebre. ah, dimenticavo: degli
animaletti che hanno fatto il loro tempo, scegli quello con gli occhi azzurri come tutor... ha il potere di raccogliere
intorno a se tutti gli altri!
l’ingenua cappuccetto un tempo rosso partì, anche se con qualche sospetto, dettato se non altro dai canini
sporgenti del sommo segretario, dimissionario perché mai, talarico. questa volta nel boschetto notò solo i fratelli
colosimo tracciare segnali di fumo in onore del grande statista italo-tunisino bettino craxi, opinione per altro largamente condivisa da un capo e l’altro del centro commerciale la torre. proseguendo per il boschetto giunse nella
casa immaginaria del popolo e vi trovò la porta aperta. gli alleati sembravano distesi nel letto. fece per salutare –
buongiorno democratici! – nessuna risposta. – oh come siamo permalosi, buongiorno compagni! – l’unico cambiamento nella stanza fu la smorfia sul ritratto di ciccio chiaravalloti e si avvicinò al letto notando la presenza dell’intero direttivo di rifondazione comunista, con tanto di volti imbronciati e braccia conserte.
- oh compagnucci, che orecchie grosse!
- ancunu l’ava pure e aparire ‘sti cazzu e oricchi!
- oh compagnucci, che occhi grossi!
- ancunu l’ava pure e aparire ‘sti cazzu d’occhi!
- oh compagnucci che bocca spaventosa!
in quel frangente irruppero nella casa del popolo, e con ciccio chiaravalloti a vomitare ormai violentemente dal
suo ritratto: i coniugi lepera, gli animaletti che hanno fatto il loro tempo capeggiati dal tutor occhi azzurri e i fratelli colosimo ancora fumanti in compagnia di un’ombra d’avvocato. il branco condusse cappuccetto un tempo
rosso sino al duomo di cropani e lì banchettò con essa. poi si mise a sonnecchiare sul sagrato in attesa delle imminenti elezioni, russando sonoramente.
proprio allora, quando il caso dicesi la coincidenza, passò lì davanti il cacciatore bruno, che era solito fare i
suoi giri per le piazze del paese già dai primi bagliori, e pensò con un tic evidente dell’occhio – questo suono è lo
stesso suono che turba da 24 anni il mio riposo – si diresse verso i gradini della chiesa, ma rallentò il passo in preda a una crisi d’identità politica. tergiversò circa l’opportunità o meno di comprare per le sue figlie dei corredi cuturellesi, fu allora che gli vennero in soccorso gli insegnamenti di walter, e realizzo: puoi farlo… ma anche no! Illuminato da una tale sagacia, si accostò alla combriccola e disse - è un pezzo che vi cerco, ho dovuto assoldare alì
babà e i 40 ladroni per cercare pollicino mentre hänsel e gretel distraevano biancaneve permettendomi di liberarmi da quei cazzo di 7 nani che mi hanno scambiato per uno di loro! ma adesso basta, – e con in mano un trifoglio
malconcio disse – yes, we can!
un boato, una spessa coltre di fumo e ognuno tornò al suo posto come se nulla fosse successo.
tutti i personaggi di questa storia divennero immediatamente personaggi biblici e siccome qualcuno di loro era
in odor di franchismo, il papà pensò bene di nominarli seduta stante beati!
morale della favola?
il 6 e il 7 di giugno fatti coraggio e decidi a quale delle fiabe credere!
gianluca pitari
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L’angolo del libraio I
U
n angolo dove poter dire la mia liberamente, senza essere per forza politicamente corretto, senza false compiacenze. E’ questo che piacevolmente invidiavo ai
Masnadieri che ringrazio per l’opportunità concessa.
Il 23 e 24 Maggio la Libreria Don Chisciotte rappresenterà la Calabria a Roma
presso la Società Geografica Italiana per il 4° Forum del Libro Geografico Viaggio
nelle Regioni d’Italia dedicato interamente alla nostra regione; il nostro compito sarà
quello di selezionare una serie di opere che contraddistinguano e rafforzino le tematiche trattate che vanno dal terremoto di Reggio del 1908 alla questione meridionale e l’assetto urbano delle nostre città.
Che palle verrebbe da dire! In verità ne vado orgoglioso, magari la Libreria potesse vivere di questo, di presentazioni di libri o di Poeti a Duello.
Per il momento ci tiene a galla la scuola e soprattutto l’Università; almeno fino a quando la Gelmini non deciderà di chiuderla per fare iscrivere tutti a CEPU on-line. A parte gli scherzi, gli effetti della riforma, l’Università di Medicina di Catanzaro li sta già subendo. Molte delle specializzazioni possibili saranno accorpate alla
Federico II di Napoli; i ragazzi che hanno scelto di studiare a Catanzaro subiranno il disagio enorme di dover
concorrere per un posto da specializzandi fuori-sede, con la concreta possibilità di non trovare posto... ovviamente sarà più facile l’inserimento degli studenti in sede.
Un bel romanzo che trovate solo da Don Chisciotte è Ius Sanguinis di Paola Bottero edito da Città
del Sole di Reggio Calabria. Paola è una scrittrice quarantenne nata e cresciuta a Torino che da qualche anno per motivi di lavoro risiede stabilmente nella nostra regione.
Attraverso la storia di tre donne del reggino, emerge una realtà sociale, di costume e di pensiero abilmente
scritta; gli occhi di Paola sono quelli del viaggiatore, ma la pelle e il cuore sono ormai della nostra terra….
Avete visto il nuovo centro commerciale Le Fontane?
Il nuovo Mondo che ci vuole tutti Globalizzati comincia la sua opera dalla cultura; Libreria Mondadori, Auchan e Media World offrono tutti gli stessi titoli che non possiamo assolutamente perderci! Lì i libri li puoi scegliere con le stesse motivazioni con cui acquisti un qualsiasi prodotto: perché è grande, perché è colorato, perché c’è la promozione, perché è primo in classifica... mi verrebbe da dire perché ha vinto la UEFA o paghi 2
porti via 3 più la bambolina.
Don Chisciotte ha deciso di dare sempre più spazio ai libri belli da leggere… andiamo controtendenza lo
so, però nel nome della nostra libreria è racchiusa una vera missione.
Nunzio Belcaro
www.donchisciottelibri.it
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Il nazareno, le castagne
Al segno della croce o al nazareno ricorro spesso. È un gesto vetusto, che odora di castagne secche, di
mattine nebbiose e di raccolta, di occhi imbevuti di sonno, di donne dai seni materni, di voci maschili robuste,
di chiacchiere pettegole, di sacralità vissuta alla meno peggio.
Gli anarchici sono simpatici. Gesù di Nazareth, uno che ha cambiato la storia dell’umanità magari senza
nemmeno volerlo. L’ha cambiata la sua integrità morale, il suo senso della giustizia.
Economia e sterco di vacca
Ieri, lo sterco di vacca spalmato sulla strada mi ha ricordato da dove vengo. In fondo, non sono altro che “un
provinciale di trent’anni” malato di idee nuove che un mondo capitalista come quello in cui viviamo, calpesta
di continuo.
Io e l’economia ci ignoriamo.
E ritornando al provinciale quale sono, aggiungo che i cittadini, quelli con la puzza sotto il naso, farebbero
bene a venire qui dove io sono e ad ammirare i prodigi intestinali di queste bestiole ruminanti.
Perdere un anno di vita
I lavori del Monte Crozze hanno influito pesantemente sulla mia vita.
Ho da sempre saputo che sarei morto a 85 anni. Ecco, i lavori del Monte Crozze mi hanno fatto perdere
un anno di vita, parlo ovviamente in termini di preoccupazioni, tensioni, nervosismo. Quindi, morirò a 84 anni.
Un impatto fortissimo lo ha soprattutto il passare da una dimensione a un’altra: Architettura > Musica.
E va a finire che ci vogliono sempre alcuni giorni perché possa riprendermi.
Un nome da portarsi appresso
Mi porto da sempre appresso questo nome antico, vecchio, sorpassato,
che è il nome di un Patrono: la Madonna del Carmine, che protegge
Sersale, il mio paese.
M’affascina molto.
www.carminetorchia.it
Carmine Torchia
Autoritratto acetato, pennaCD su acetato , Sersale 2009
pag. 5
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Il figlio di Giobbe
poi nel loro cuore crebbe la compassione
e gettarono via gli attrezzi, si raccolsero
tutti assieme, sulla mano di ferro
cercando di districarne le dita,
di frantumarle.
Infine caddero a terra sfiniti
neppure una piuma bianca era passata
tra quelle dita potenti.
Mio padre non si accorse neanche
del fallito soccorso, teneva china la testa
e nessuna parola gli usciva dalle labbra.
Intanto consolavo gli angeli per il loro insuccesso
profetizzando la venuta della lebbra
che avrebbe abbellito il nostro dolore.
Immaginavo che sopportando con coraggio
la prova, quella prigione sarebbe svanita.
Invece giunsero non una ma più malattie
che riuscirono ad annientare anche me,
l’ultimo che era rimasto dei figli.
Allora la mano dell’angelo
che, incessante, percorre la terra, si aprì
mentre una colomba scendeva dal cielo
e mio padre ebbe altri figli, figli nuovi
ed innumerevoli pecore ripopolarono i campi
perché il Signore amava Giobbe il suo servo.
Quando mio padre era Giobbe,
l’angelo che percorre incessante la terra
ci chiuse nella sua mano di ferro
ed intorno a noi si spense la vita.
Mio padre restava seduto
con la testa china,
nulla usciva dalle sue labbra
mentre quasi folle danzavo
tra le pecore morte ed i fratelli morti
e attendevo nuovi orrori
della benevolenza del Signore.
Quanti erano soltanto di passaggio
si meravigliavano di vedermi danzare
mi dicevano che ero proprio insensibile
ed io rispondevo che neanche Dio
mi sembrava poi tanto sensibile.
E rivolti i miei occhi al cielo
dove non potevo far piovere le mie lacrime
gridai che almeno inviasse degli angeli
per sotterrare i corpi di tutti gli innocenti
che avevano partecipato senza saperlo
alla divina scommessa, mostruosa
per chi avverte e poi conosce la morte.
E gli angeli scesero con i badili ed i picconi
cominciarono a scavare le fosse
David Maida
>
E tu
Non mi piace quando mi guardi
i tuoi occhi sembrano riempiti da desideri
non solo tuoi
le tue mani hanno un colore nuovo
e una forma antica
sanno di tenera estate
di giochi infantili fatti per caso
sanno di tempo sereno, di mattinate felici
nelle quali stavamo li sdraiati a giocare e tu
mi guardavi ancora.
Fausta E. Tropeano
pag. 6
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La casa del ladro
>
Ascanio Celestini
Così entro di nascosto come un ladro nella casa del ladro
Mi guardo intorno nella casa del ladro: è tutto rubato
Pure l'aria che adesso respiro con il fiato corto
è frutto di un furto.
Quando un ladro trova un ladro dentro casa non è mica contento
E difatti quel ladro mi vede e mi dice: "stai attento"
Lui mi dice: "guardami bene, io non sono ladro soltanto.
Io sono il padrone."
Non sappia l'occhio destro quel che guarda il sinistro
Taccia la bocca memore di quel che ha visto
Che io mi muovo adesso, prima che sia mattino
Nessuno spia il mio passo sotto il cielo turchino.
Ma io dico che suonare un sonaglio davanti un serpente
Io dico che pure il serpente, pure quello, si pente
E capisce che sputare veleno per tutta una vita
non è servito a niente.
Ma il padrone è una cosa diversa, è uno strano serpente
Il padrone è una cosa diversa, è una bestia curiosa
Lui comincia succhiando il latte da quando è bambino
Ma poi succhia ogni cosa.
(Continua a pagina 8)
pag. 7
la masnada
la masnada
Continua da pagina 7)
Non sappia l'occhio destro quel che guarda il sinistro
E così sotto il cielo turchino c'è un padrone di meno.
Taccia la bocca memore di quel che ha visto
Che io mi muovo adesso, prima che sia mattino
Emanuele Filiberto di Savoia
Nessuno spia il mio passo sotto il cielo turchino.
ha recentemente dichiarato che
"L'Italia è un paese pronto
E difatti alla fine il padrone è una specie di ladro
per una monarchia costituzionale".
Solo che quando ruba il padrone non è mica reato
In considerazione di questa dichiarazione del principe,
E anche quando che viene arrestato il suo alibi regge
volevamo dedicare questa canzone a Gaetano Bresci,
tessitore, anarchico e uccisore di re.
Perchè lui è la Legge.
Così entro di nascosto come un ladro nella casa del ladro Non sappia l'occhio destro quel che guarda il sinistro
E quel ladro mi dice che lui non è un ladro soltanto
Taccia la bocca memore di quel che ha visto
Ma neanch'io sono un ladro gli dico e così mi avvicino.
Che io mi muovo adesso, prima che sia mattino
Io sono un assassino.
Nessuno spia il mio passo sotto il cielo turchino.
(tratto dal primo articolo
del primo numero de
la masnada, giugno ‘99)
ris ti co - so
o p i vo lo n ta
sc
ha
ne
zio
l’a ss oc ia
“… nell’aspirazione di
scrive re e condivide re un progetto,
si è giunti a riuni re più giovani,
ognuno coi suoi limiti,
la sua precarietà
’insopprimibile fotta
quell
ma con
(leggi voglia)
di esprimere un concetto.
speranzosi di non ledere troppo
la suscettibilità altrui,
nasce un disegno atto a sost enere
la libertà di espressio ne,
emble ma di una coscienza
non più soffocata e inquinata
dalla mora le spicciola:
ada”.
la masnada
=> a cura de ll’associazione di vo lontariato La Masnada <=
di lu cr o!
vv er si vi , n on
partecipa al giornalino
invian do un articolo,
una poesia, un racconto!
indirizzo
gianluca pitari
via tange ri, 20 - 88050
cropani marina (cz)
web
www.lamasnada.it
redazione@lama snada.it
il sondaggio del mese è:
liberazione, libertà,
libertini…
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