Era buio e il piccolo porto era deserto, in lontananza si potevano

Transcript

Era buio e il piccolo porto era deserto, in lontananza si potevano
Era buio e il piccolo porto era deserto, in lontananza si
potevano vedere solo piccole fiaccole crepitanti nell'oscurità
del mare che si perdeva con il cielo, riflettendone le
numerose stelle e la pallida luna.
Al molo principale si scorgeva solo il luccichio insolito di
una candela che rischiarava malapena le quattro figure
sedute sul vecchio pontile.
La prima figura alzò il braccio verso la luna e bisbigliò -Un
giorno vedrete, la guarderemo dal mare e ci sembrerà
ancora più bella di come la vediamo da terra- le altre tre
figure annuirono e una parlò – Già, quando arriverà il
giorno in cui potremo navigare! Ci pensate? Noi, i tre
bucanieri più temuti dei sette mari!- la terza, che fino a quel
momento non aveva parlato, sussurrò –Fate Piano, ci
sentiranno! la mamma mi ucciderà lo sento!!- la prima e la
seconda figura risero piano-Che fifone!- disse l'ultima.
Il luccichio della candela fluttuò nel buio per poi
scomparire nel villaggio retrostante, mentre i tre fuggitivi
cercavano di non destare nessuno.
Capitolo 1
La casa sull'albero
Era l'alba e la luce entrò nella camera accarezzando il volto
di Lia, la ragazza si svegliò lentamente.
Si girò dall'altra parte e mugugnò il suo dissenso e, come
una sonnambula, si alzò avanzando automaticamente verso
il secchio dell'acqua.
Dopo essersi sistemata si vestì velocemente, sua madre le
aveva cucito apposta dei pantaloni in stoffa morbida per
uscire, li indossò con la camicia di cotone e un paio di
calzature semplici.
Corse in cucina trepidante e saltellò per la stanza
prendendo gli ingredienti della sua colazione, pane e
formaggio.
Trangugiò il tutto sotto gli occhi della madre, Annah, e
dopo averla salutata uscì dal retro della locanda.
Le arrivò l'aria del mare, fresca ed estiva con le voci degli
abitanti e dei pescatori affaccendati.
Il suo villaggio era piccolo e su questo non c'era alcun
dubbio, ma Lia lo adorava comunque, li c'era tutto quello
che desiderava.
Si trovò di fronte una ragazzina bionda dagli occhi verdi e
intelligenti che le sorrise -Sei in ritardo!- Lia scosse la testa Smettila, andiamo! Non sto più nella pelle!-.
Lia e Ashley, così si chiamava la ragazzina, corsero verso il
centro città e ,con il fiato grosso, giunsero a una piccola
casetta nel cui giardino razzolavano delle galline.
Sulla porta era in piedi una ragazza sui sedici anni, alta, con
i capelli neri raccolti in una treccia e gli occhi sottili e scuri.
La ragazza recava un gran cesto coperto da un panno
candido e accanto a lei vi era un ragazzo leggermente più
alto dai capelli castani tirati all'indietro e gli occhi azzurri.
-Ehi! Daisy, Alex siamo qui!- i due percorsero il vialetto e
andarono loro incontro.
-E' tutto pronto? Sono agitatissima!- disse Lia e Alexander
annuì- Allora chi arriva ultimo al bosco è un uovo marcio!Lia scattò seguita da Alexander, Ashley e Daisy che portava
il grande cesto con sé.
La piccola foresta verde che circondava il villaggio era
ombreggiata e rigogliosa e l'odore del mare che giungeva
fino a lì la rendeva ancora più magica.
Arrivarono al centro di una radura dove si stagliava
maestoso un grande albero centenario, dove si separavano i
primi rami vi era una conca piatta coperta di fogliame e ogni
ramo era grande come il busto di Lia.
-E' enorme! Ed è perfetto!- esclamò Lia entusiasta -Signor
Ross! Il legname è a posto?- disse Lia parlando come un
capitano ad Alexander -Sissignora Canning! Le tavole di
legno ci sono tutte!- .
Lia annuì arricciandosi i baffi inesistenti -Signorina
Methuen- disse rivolta ad Ashley -Le coperte e la vernice?Ashley sorrise -Tutto qui signora Canning!- per ultima si
rivolse a Daisy -E lei signorina Sedley- poi sorrise -Ha fatto
preparare a sua madre il nostro delizioso pranzo?- Daisy
alzò il cestino e ne rivelò il contenuto -Uau! Pagnotte calde!urlò Alexander -Calma prima il dovere , ecco il progetto e
qui ci sono martello e chiodi- Disse estraendoli dalle tasche
dei pantaloni -Signori e signore al lavoro!I quattro lavorarono tutta la mattina, cominciarono a
sistemare nella conca le assi e a fissarle con i chiodi, poi
misero in piedi dei pannelli di legno e incastrandoli
crearono le pareti, per il tetto altri due pannelli a incastro.
Finito il faticoso compito tagliarono la porta e un finestrella
dalla parte del villaggio, dipinsero le pareti e il tetto e si
stesero sull'erba a mangiare mentre la casa asciugava.
-Bel lavoro ragazzi! Colori azzeccati, verde per le pareti e
nero il tetto, ora manca solamente la bandiera- finito il
pranzo presero la tela e cominciarono a disegnare con la
pittura un teschio con le tibie incrociate simbolo dei pirati.
-E' perfetta!- sentenziò Ashley, e lo era, fece una discreta
figura sventolando minacciosa sul tetto del loro rifugio.
Ci fu un attimo di estasi poi Daisy lo interruppe -E la scala
di corda non dovevi portarla tu Lia? E la lanterna?- Lia si
batté una mano sulla fronte -Che smemorata! Dovrò
tornare indietro!-.
Sentirono un fruscio dapprima lieve e poi sempre più forte
e un ragazzo grassoccio e dall'aria malaticcia uscì da un
cespuglio -Arnold!- il ragazzo era sudato e le gocce
ricadevano dai capelli neri sulle sopracciglia quasi unite,
passando al naso grande e alla bocca carnosa.
Era vestito di seta porpora , Lia lo trovò ridicolo.
-Lia! Ti ho cercato dappertutto sai?- si avvicinò e Lia fece
due passi indietro.
Arnold la seguiva ovunque perché i suoi genitori li avevano
promessi da piccoli e quando avrebbero raggiunto la
maggiore età si sarebbero dovuti sposare, ma Lia era
contraria.
Così ogni volta che usciva faceva la strada di corsa per non
farsi inseguire da quella cosa “molle e ballonzolante”.
La famiglia di Arnold era ricca e quella di Lia era
benestante e unendosi, avrebbero ulteriormente ampliato il
loro patrimonio terriero.
I Canning possedevano la locanda e i Barlow avevano una
grande villa e delle terre in Francia gestite da molti servi.
Arnold si affiancò a Lia e la ragazza si ritrasse -Non
toccarmi- Arnold si avvicinò ancora -Ti avverto un altro
passo e sei morto!-.
Arnold si fermò sapeva che Lia poteva picchiarlo, lo aveva
fatto una volta e dietro il viso, gli occhi marroni e i capelli
castani e lucenti si celava un uragano pronto a colpirlo.
Lia non era certo minuta, aveva le spalle larghe e le braccia
piuttosto forti per una ragazzina di quindici anni.
Arnold la fissò senza sapere cosa fare e disse colmo di
rabbia -Un giorno mi sposerai e non potrai fare niente per
impedirlo!- Lia gli fece la linguaccia -Mai, io non faccio
quello che vuoi!- poi Lia si fermò un attimo a riflettere , il
ragazzo poteva essergli utile e inoltre avrebbe potuto
liberarsene velocemente così sorrise con finta dolcezza e si
avvicinò ad Arnold.
-Non volevo offenderti, sono così stanca e ho lasciato la
scala di corda e la lanterna a casa mia, potresti andare a
prenderle?- Arnold sussultò -Se lo farò mi darai un bacio?-.
Lia lo aveva previsto e rispose senza alterarsi -Ma certo! Ma
solo dopo che avrò montato la scaletta, va bene?- Arnold
non resistette oltre e corse a perdifiato verso il villaggio.
Lia rise di gusto -Non sarai stata troppo cattiva?- disse
Alexander, la ragazza fece una faccia dispiaciuta e poi
sorrise -No...non credo!- lui rise seguito da tutti gli altri.
Dopo un po' di minuti Arnold tornò con la lanterna e la
scala madido di sudore e ,sul punto di svenire, porse gli
oggetti a Lia -Bene salgo a fissarla!- arrampicandosi
sull'albero giunse velocemente alla casa e annodò la scaletta
a due rami dall'aspetto robusto, tirò i nodi e fece un cenno
ad Alexander -Sali prima tu, poi Daisy e Ashley, così
proviamo la resistenza della corda- Cominciarono a salire
tutti e l'ultima portò con sé la coperta e la lanterna.
Dopo che furono nella casa, Lia ritirò la scaletta e guardò il
viso sbigottito di Arnold.
-Ehi! E il mio bacio?- Lia sorrise -Scusa ma la scala non ti
regge!- Arnold divenne paonazzo -Te la farò pagare!
Chiamerò i miei amici e te la farò pagare!- Lia fece cenno di
saluto dalla casa e poi accese la lanterna perché ormai era
quasi buio.
Si riunirono attorno al piccolo chiarore e si avvolsero nella
coperta, il rifugio era stretto e dovettero avvicinarsi per
starci tutti -Lia hai nuove storie dalla taverna?- chiese Ashley,
Lia sorrise -Si! Una bellissima ve la racconto subito!- Lia
ascoltava tutte le sere i racconti degli strani personaggi che
visitavano la locanda erano per lo più racconti di pirati ,
mostri, isole deserte e leggende popolari, lei imparava tutto
e raccontava la storia ai suoi amici la sera attorno alla
lanterna -Allora pronti?-
Capitolo 2
Il ricevimento
Lia si svegliò molto presto, quel giorno sarebbe rimasta a
casa ad aiutare la madre.
Scese le scale ancora mezza addormentata e passando dalla
sala principale si diresse in cucina, sua madre era già sveglia.
-Mettiti un po' in ordine, sei impresentabile- Lia la guardò
torva, non le piaceva svegliarsi presto e nemmeno sentire
una ramanzina a quell'ora del mattino.
-Mamma non devo nemmeno uscire, starò dietro il
bancone- e poi non era impresentabile, aveva solo i capelli
spettinati e indossava la sua solita camicia e i pantaloni di
cotone.
Sua madre la guardò per qualche istante -Dobbiamo fare
qualcosa per quei capelli- Lia alzò di nuovo lo sguardo per
poi riabbassarlo quando la madre gli mise davanti il piatto
di pane e formaggio per la colazione.
-Ti ricordi che giorno è oggi?- chiese la madre mentre Lia
era intenta a ingozzarsi, scosse la testa e parlò con la bocca
piena -No, perché?- la madre sospirò e scosse la testa.
-Questo pomeriggio c'è il ricevimento a casa dei Barlowquesta volta la ragazza tossì e quasi il boccone le andò di
traverso -Io non ci vado- disse poi sempre tossendo.
La madre annuì -Il tuo vestito è già pronto, fai uno sforzo
almeno stasera- Lia allontanò il piatto e si alzò tornando
nella sua stanza.
Sua madre entrò poco dopo e si sedette con lei sul letto Vedi se tu sposerai Arnold i nostri problemi economici non
esisteranno più, potremo vivere felici- Lia ribatté -Io sono
felice mamma, non ho bisogno di soldi- la madre le
accarezzò i capelli.
-Da quando papà se n'è andato tiriamo avanti come
possiamo, fallo per noi- Lia si sentiva in colpa, era vero non
avevano molti soldi e non voleva che sua madre soffrisse
per questo.
Dall'altra parte era furiosa perché lei era felice e sua madre
non lo capiva, non poteva nemmeno sapere quanto lei
detestasse Arnold.
Sua madre le schioccò un bacio sulla guancia e uscì dalla
stanza lasciando solo lei e il vestito verde smeraldo sulla
poltrona, Lia si mise a fissarlo con aria di sfida.
Decise di metterlo solo molto tempo dopo, le stava bene
ma a lei non piaceva per niente e le scarpette che doveva
indossare erano veramente scomode.
Si raccolse i capelli in una coda di cavallo e uscì dalla stanza,
Arnold la aspettava davanti alla locanda con una carrozza.
Era strizzato in una abito del solito velluto ma questa volta
era blu notte, il vestito era tirato e i bottoni della giacca
sembravano sul punto di esplodere.
Lia salì sulla carrozza ignorando il braccio del ragazzo che
avrebbe dovuto aiutarla a salire, si sedette e attese la
partenza con espressione afflitta.
La carrozza non ci mise molto ad arrivare alla casa, dato
che era al limite tra il villaggio e la foresta, Lia conosceva
benissimo la strada e avrebbe potuto farla a occhi chiusi.
Durante il viaggio la ragazza non spiccicò parola e
nemmeno degnò di uno sguardo il suo accompagnatore,
Arnold continuò a riavviarsi i capelli e a togliere macchie
inesistenti dagli stivali.
La carrozza si fermò davanti a una casa interamente bianca,
non era grandissima ma rispetto alle povere case del
villaggio sembrava di un gran signore.
All'esterno c'erano due siepi alte e fiorite che costeggiavano
il vialetto di sassi, la casa era a due piani e sulla porta era
stato dipinto lo stemma dei Barlow.
Lia scese dalla carrozza con un balzo e atterrò sulla strada
polverosa, Arnold smontò goffamente dal sedile e, sudando,
si ritrovò a terra a sistemarsi i vestiti.
Il ragazzo fece strada, passarono il vialetto e arrivarono
davanti alla porta, Lia era nervosa, il mondo degli
aristocratici non faceva per lei.
La porta venne aperta da un uomo alto e baffuto Bentornato signorino Barlow- disse con aria annoiata -Prego
signorina Canning entri pure- disse rivolgendosi a Lia e
sorridendo.
Entrò nella sala dove venivano accolti gli ospiti e Arnold si
tolse la giacca appendendola a uno dei pomoli di legno sulla
parete alla loro sinistra.
Poi fece un cenno a Lia e lei lo seguì al giardino sul retro,
quando la porta si aprì non poté fare a meno di rimanere
sorpresa: al centro vi era una fontana, era stato allestito un
rinfresco a base di frutta, biscotti e tè ma la cosa più
stupefacente era la grande quantità di fiori.
Aiuole blu, rosse e gialle con degli spruzzi di rosa e di
bianco crema che si amalgamavano perfettamente, doveva
essere stata la signora Barlow a scegliere quegli abbinamenti.
Quest'ultima si avvicinò ai due con entusiasmo, era una
donna energica e solare, era snella e aveva lunghi capelli
rossi e ricci, gli occhi erano verdi.
Baciò Arnold e Lia sulle guance -Sono contenta che tu sia
venuta Lia, questa sera abbiamo molti ospiti importanti e
sarà un'occasione per farti una cultura- la prese in disparte e
cominciò a presentargli una serie di donne e uomini quasi
tutti sopra i cinquanta e dall'aria snob.
Si sedettero alla tavola imbandita, Lia era accanto ad
Arnold ed era circondata da gente che non conosceva
affatto.
Il signor Barlow fu l'ultimo ad arrivare, era identico al figlio,
l'unica differenza era la barba che Arnold non aveva ancora
mentre nel padre era regolata a dovere.
Cominciarono a mangiare, Arnold si riempì il piatto di
biscotti e li mangiò in mezzo secondo mentre Lia prese
molta frutta e bevve una tazza di tè.
Durante il pasto la signora Barlow parlò molto con Lia Cosa desideri fare quando sarai grande? Hai un sogno?- Lia
fu felice della domanda e rispose con entusiasmo -Mi
piacerebbe moltissimo andare per mare- subito la signora
Barlow rise seguita da tutti gli altri.
-Perché ridete?- chiese Lia un po' irritata -Andare per
mare?che idea ridicola- disse una signora davanti a lei
facendo ridere un trio di comari al suo fianco che non
erano state zitte per un secondo.
-Posso sapere il perché?- la donna smise di ridere e assunse
un aria seria -E' roba che devi lasciar fare agli uomini- Lia
fece un mezzo sorriso -Nessuno vieta di provare signora...-
la donna sussultò –Habbington- e Lia fece una riverenza Signora Habbington-.
-Ma cosa speri di trovare?Il mare è un posto pericolosocontinuò a insistere la donna -Tante avventure, come sogno
da sempre- disse Lia sincera e l'intero tavolo ammutolì
guardandola esterrefatti.
-E' voi signora Habbington, qual'era la vostra aspirazione
quando eravate giovane?- la signora fece una smorfia perché
Lia aveva alluso volontariamente alla sua età avanzata -Io
volevo solo trovarmi un marito e vivere felice, e ora l'ho
trovato, contenta?-.
Lia fece un smorfia -Siete sicura di non averlo sposato solo
per i soldi?- ora tutti i presenti fecero versi indignati e
qualcuno mormorò -Si comporta come una selvaggia- ma
Lia ignorò le voci.
Fu il signor Barlow a rompere la confusione con un
poderoso pugno sul tavolo, poi seguitò a rivolgere la sua
attenzione ai biscotti che aveva nel piatto.
La signora Barlow si rivolse allora al figlio mentre Lia
esultava interiormente -E tu Arnold, cosa vorresti fare?- il
ragazzo tirò su la testa dal piatto, aveva la faccia coperta di
zucchero -Io voglio essere ricco e dare onore alla casata dei
Barlow- tutti esultarono come se avesse appena scoperto
una nuova terra -Vedi, questa è una vera aspirazione- disse
la signora Habbington e Lia evitò di parlare.
Quindi intervenne il padre di Arnold -Cosa fai nel tempo
libero? Avrai un passatempo- Lia annuì -Io vado con dei
miei amici a giocare nel bosco- il signor Barlow sgranò gli
occhi -E che ci fai nel bosco?- Lia alzò le spalle -Mi
arrampico sugli alberi, giochiamo a nasconderci o a
rincorrerci- di nuovo scatenò lo stupore generale e questa
storia stava cominciando veramente a seccarla.
-E come si chiamano i tuoi amici?- Lia si calmò perché il
padre di Arnold sembrava seriamente interessato -Ci sono
Ashley, Daisy e Alex- il signor Barlow si avvicinò al tavolo
con la sedia -Alex? Sta per Alexandra?- Lia represse una
risata perché si era appena immaginata Alexander con i
capelli lunghi e un vestitino rosa -No, per Alexander!- disse
Lia divertita.
Il padre di Arnold divenne leggermente rosso -E tu
frequenti altri ragazzi mentre sei fidanzata con mio figlio?Lia si allarmò -Ma è solo un mio amico...- il signor Barlow
batté di nuovo un pugno sul tavolo -Sciocchezze! Domani
parlerò con tua madre e le dirò di impedirti di vederlo!- Lia
si arrabbiò -Non ne ha il diritto, posso scegliere gli amici
che voglio!- tutto il tavolo ammutolì di nuovo.
Fu la madre di Arnold a intervenire -Calmi, ne parleremo
dopo, va bene?- il signor Barlow si calmò e riprese a
mangiare i biscotti, ma Lia non lo fece e rimase seduta a
sbuffare.
La signora Barlow si rivolse a Lia -Allora sei contenta di
sposare il mio bambino?- la ragazza si trattenne dal riderle
in faccia -Ecco, io trovo che i matrimoni combinati non
siano affatto giusti- la signora rise con tutti gli altri -E perché
dici questo? Non sei forse felice?- Lia guardò i presenti che
la guardavano come se fosse un animaletto divertente e
cominciò ad arrabbiarsi sul serio.
-Io credo che i matrimoni debbano essere fatti per amore,
non per soldi- una signora grassa e raggrinzita come una
prugna rise -Questa idea da povera campagnola non ti
porterà a molto lontano, i soldi servono di più dell'amoreLia la guardò irritata -Beh, se voi siete felice di sposare un
uomo che vi fa ribrezzo fate pure, io non ne ho la minima
intenzione- tutti sussultarono e qualcuno disse -Che
ragazzina impertinente-.
La signora e il signor Barlow la guardarono sbigottiti Quindi tu non vuoi sposare Arnold?- Lia scosse
energicamente la testa e il padre di Arnold divenne
paonazzo.
-Arnold e tu? Tu vuoi sposare questa ragazzina?- Arnold
annuì -Io la amo padre, e ho intenzione di sposarla- il
padre si grattò la pancia -Allora è deciso, vi sposerete, siete
ufficialmente fidanzati e avete la mia benedizione- tutti
applaudirono ma Lia si alzò di scatto.
-Quello che io voglio non conta?- tutti ammutolirono -Che
egoista, potrebbe avere tutto e lo butta via- disse la signora
di prima -Io ho già tutto, senza dover sposare nessuno e voi,
cordialmente parlando, non ne capite un bel niente, state
solo a pensare ai soldi e a quanto grande è la vostra fama e
ora scusate!- La ragazza si alzò e andò nella sala d'attesa
dove trovò il maggiordomo che le aveva aperto la porta.
Quando la vide scattò in piedi e fece una riverenza -Non fa
niente, puoi anche stare seduto- gli disse e lui si rilassò -Se
posso, ho sentito ciò che avete detto poco fa e avete tutto il
mio appoggio- Lia sorrise -Tanto non conta quello che dirò
o che farò, ormai hanno deciso- l'uomo alzò un sopracciglio
-Io le suggerirei di non cambiare idea a riguardo, quello che
lei vuole è più importante di una tradizione-.
Lia annuì sollevata -Hai ragione, non cederò mai, costi quel
che costi- il maggiordomo le aprì la porta -Vuole che le sello
un cavallo?- Lia scosse la testa -Vado a piedi grazie e
arrivederci- salutò con la mano e uscì.
Faceva meno caldo e cominciava a fare buio, Lia si
incamminò verso casa di buon passo poi si fermo, tolse le
scarpe e le buttò.
Si mise a correre.
Capitolo 3
Venuto dal mare
“Il mare era irrequieto, tra uno sciabordio e
l'altro le acque riversarono sulla spiaggia un
corpo esanime che con l'impatto sulla sabbia si
destò, sia alzò barcollante e si diresse verso le
poche luci che aveva davanti”
Lia era maledettamente in ritardo e per di più il buio
metteva a dura prova gli occhi anche se ormai era vicina a
casa non si sentiva al sicuro.
-Cavolo!- ansimò -Cavolo!- ripeté, era quasi giunta alla porta
sul retro della locanda “Orange Tree”quando vide qualcosa
di insolito.
Sulla porta era in piedi una sagoma scura che sembrava
fissarla -Chi sei?- la figura rimase muta e immobile -Guarda
che non mi fai paura!- mentì la ragazza.
La sagoma si mosse e venne illuminata dalla luna , era un
ragazzo che barcollava verso di lei -Cosa c'è? Tutto bene?lo sconosciuto fece un altro passo e cadde sul viale, Lia lo
soccorse subito.
Era vestito di stracci ed era bagnato fradicio, sembrava
esausto ma non ferito.
Lia lo sollevò con molta fatica perché il ragazzo non riusciva
quasi a reggersi in piedi e lo accompagnò dentro la locanda.
Giunti nella cucina Lia notò con sollievo che sua madre
non era lì, probabilmente dormiva già, fece sedere lo
sconosciuto su una sedia mentre prendeva del pane e del
formaggio.
Prese di nuovo in spalla lo sconosciuto e attraversò la
piccola sala dove venivano accolti i clienti.
Passata la sala si accedeva alle camere attraverso una scala,
lo portò nella propria stanza, lo fece sedere sulla poltrona e
cercò di farlo svegliare -Ehi, tutto bene?- Lia non ottenendo
alcuna risposta si allarmò, si avvicinò e si mise ad ascoltare il
respiro.
Era vivo ma respirava a fatica, Lia si tranquillizzò e provò a
scuoterlo per le spalle -Sveglia!- questa volta il giovane
sussultò lievemente e Lia si mise a osservarlo.
Era abbastanza alto, aveva i capelli castano scuro e spettinati
che gli arrivavano fino alle spalle, il viso aveva tratti decisi
con le sopracciglia ben definite, Lia subito pensò che
doveva essere un marinaio e non solo per i vestiti ma anche
per via della pelle abbronzata .
Lo scosse nuovamente e più forte, il ragazzo aprì
lentamente gli occhi, erano blu come il mare, e guardò Lia
con sguardo assente -Tutto bene?- disse lei e il ragazzo
annuì debolmente poi posò lo sguardo sul pane sopra il
comodino.
Lia capì subito e gli passò il pane e il formaggio, lui li divorò
senza dire una parola poi gli passò l'acqua che bevve in una
manciata di secondi, Lia allora lo fece stendere nel suo letto
e lo coprì.
Prima di addormentarsi il giovane riuscì a mormorare solo Grazie- dopo pochi secondi era già nel mondo dei sogni.
La ragazza si accorse di essere molto stanca così si
raggomitolò sulla poltrona con una coperta e si addormentò
all'istante.
Lia si svegliò all'alba e si diresse alla finestra, restò in
contemplazione del sole che sorgeva fino a che non fu più
possibile guardarlo poi dedicò la sua attenzione al giovane
sconosciuto.
Dormiva ancora profondamente e Lia si sedette sul bordo
del letto per aspettare che si svegliasse e dopo pochi minuti
aprì gli occhi e sussultò.
-Dove sono?- chiese guardando in giro confuso Nell'””Orange tree”, ti ho trovato ieri fuori dalla porta sul
retro e ti ho soccorso- il ragazzo annuì -In che stato mi
trovo?- Lia rispose stranita -Inghilterra perché?- lui sospirò Allora ce l'ho fatta..-.
Il giovane si sedette sul bordo del letto con fatica e si guardò
in giro , esaminò il corpo come per essere sicuro di essere
ancora tutto intero poi mise la mano nella tasca sul retro dei
pantaloni e ne tirò fuori una scatoletta sigillata con della
cera -E' salva! Per fortuna!- Lia si avvicinò -Cos'è?- Il
giovane ritirò la mano -Niente- Lia cambiò discorso in fretta
-Piacere io sono Lia Canning!- Disse tendendo la mano al
ragazzo, lui la guardò stranito e sussultò -Ah si, piacere, io
sono James, James Harlow, ma tu chiamami pure Jim- Poi
prese la mano tesa di Lia e la strinse.
-Grazie per avermi soccorso, molta gente non l'avrebbe
fatto- Lia sorrise -Puoi restare in una delle stanze della
locanda, se vuoi rimanere- Jim rispose imbarazzato -Non ho
soldi, vedi io ho fatto naufragio, venivo da una nave a largo
della costa..- poi si interruppe e Lia curiosa lo incoraggiò una nave mercantile quindi- Jim deglutì -Beh...si, cioè no,
una specie di nave che trasporta persone e..- Lia lo colse di
sorpresa -Una nave pirata?-.
Lui ammutolì e lei capì di avere fatto centro -Ti prego non
dire nulla se sapessero che sono un pirata mi farebbero
fuori!- Lia sorrise -Va bene non ti preoccupare non mi
sembri molto pericoloso- lui rise -Grazie- .
-Non sei per niente spaventata? I pirati fanno cose orribilidisse lui con espressione triste -E allora perché lo fai?- Jim
fissò il pavimento – Sono stato rapito quando ero molto
piccolo, strappato dai miei genitori, ho sempre odiato fare il
pirata così sono fuggito con una scialuppa- Lia mormorò Mi dispiace, deve essere stata dura- Jim annuì –Sono
scappato di notte, sapevo di essere vicino alle coste inglesi ,
così ho rubato una scialuppa e me ne sono andato- Lia
scosse la testa incredula -Ma è un suicidio!- Jim sospirò Avrei fatto di tutto pur di andarmene di lì, avevo tentato
molte altre volte ma mi avevano sempre preso- Lia
appoggio una mano sulla spalla del ragazzo -Ora sei al
sicuro, io e i miei amici ti aiuteremo- .
Jim la fissò allarmato -Preferirei che venisse a sapere di me
meno gente possibile- Lia annuì seria -Non diranno nulla
ma non posso aiutarti senza di loro e poi, l'unione fa la
forza no?- poi rise -Io e i miei amici abbiamo sempre
sognato di incontrare un vero pir...- Lia si interruppe perché
temeva di offenderlo -Un vero uomo di mare- concluse
imbarazzata e Jim sorrise della sua gentilezza.
In quel momento la porta si spalancò ed entrò sua madre
Annah -Chi è questo?- Lia tranquillizzo la madre -Era a
bordo di una nave mercantile che è affondata e ha fatto
naufragio, stava male così ho pensato di soccorrerlo e
portarlo qui- Annah lo guardò male e anche Lia dovette
ammettere che non era proprio messo bene con i vestiti
logori e i capelli incolti -Non può stare qui, non mi interessa
dove lo porterai ma qui no!- Lia si arrabbiò -Ma mamma!
Come puoi mandarlo via?- Annah per tutta risposta uscì
dalla stanza sbattendo la porta -Accidenti!-.
Jim si alzò -Non fa niente troverò un altro posto dove stareLia si girò e pensò -Qualunque posto eh..- poi venne l'idea La casa sull'albero!-.
Un attimo dopo correvano per strada attirando gli sguardi
di tutti e si diressero verso casa di Ashley, bussarono e aprì
una donna bionda -Si?- Lia salutò -Salve dove posso trovare
Ashley?la
madre
dell'amica
sorrise
-Ciao
Lia ,probabilmente è da Daisy- Lia ringraziò e prese la
strada per andare da Daisy ma anche lì non c'era nessuno e
la stessa cosa fu a casa di Alexander.
Allora decise di andare alla casa da sola e quando ci giunse
una voce la chiamò dall'alto -Ehi siamo qui!- era Alexander
che la chiamava da una delle finestre della casa -Sali su ti
tiro la scala!- Lia afferrò la scaletta e si arrampicò imitata da
Jim.
Quando furono dentro tutti li guardarono stupefatti -Questo
è Jim- disse Lia -E viene da una nave pirata!- poi si girò
verso di lui come per comunicargli -Senza offesa-.
Dopo un silenzio imbarazzante tutti lo salutarono
calorosamente e Jim si stupì di come avevano creduto a Lia
così velocemente.
Era proprio una bella compagnia, pensò Jim, erano due
ragazze e un ragazzo e cominciò a studiarli uno per uno.
La prima era graziosa, aveva gli occhi verdi e biondi capelli
ondulati che le ricadevano sulle spalle, la seconda era più
alta con il viso levigato , gli occhi sottili color dell'ebano e i
capelli del medesimo colore lisci e raccolti in una treccia , il
ragazzo invece era piuttosto magro e alto più della ragazza
mora, con i capelli castani e gli occhi celesti.
Erano tutti diversi ma tutti uniti, si mise a scrutare per la
prima volta il volto di Lia.