Era buio e il piccolo porto era deserto, in lontananza si potevano
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Era buio e il piccolo porto era deserto, in lontananza si potevano
Era buio e il piccolo porto era deserto, in lontananza si potevano vedere solo piccole fiaccole crepitanti nell'oscurità del mare che si perdeva con il cielo, riflettendone le numerose stelle e la pallida luna. Al molo principale si scorgeva solo il luccichio insolito di una candela che rischiarava malapena le quattro figure sedute sul vecchio pontile. La prima figura alzò il braccio verso la luna e bisbigliò -Un giorno vedrete, la guarderemo dal mare e ci sembrerà ancora più bella di come la vediamo da terra- le altre tre figure annuirono e una parlò – Già, quando arriverà il giorno in cui potremo navigare! Ci pensate? Noi, i tre bucanieri più temuti dei sette mari!- la terza, che fino a quel momento non aveva parlato, sussurrò –Fate Piano, ci sentiranno! la mamma mi ucciderà lo sento!!- la prima e la seconda figura risero piano-Che fifone!- disse l'ultima. Il luccichio della candela fluttuò nel buio per poi scomparire nel villaggio retrostante, mentre i tre fuggitivi cercavano di non destare nessuno. Capitolo 1 La casa sull'albero Era l'alba e la luce entrò nella camera accarezzando il volto di Lia, la ragazza si svegliò lentamente. Si girò dall'altra parte e mugugnò il suo dissenso e, come una sonnambula, si alzò avanzando automaticamente verso il secchio dell'acqua. Dopo essersi sistemata si vestì velocemente, sua madre le aveva cucito apposta dei pantaloni in stoffa morbida per uscire, li indossò con la camicia di cotone e un paio di calzature semplici. Corse in cucina trepidante e saltellò per la stanza prendendo gli ingredienti della sua colazione, pane e formaggio. Trangugiò il tutto sotto gli occhi della madre, Annah, e dopo averla salutata uscì dal retro della locanda. Le arrivò l'aria del mare, fresca ed estiva con le voci degli abitanti e dei pescatori affaccendati. Il suo villaggio era piccolo e su questo non c'era alcun dubbio, ma Lia lo adorava comunque, li c'era tutto quello che desiderava. Si trovò di fronte una ragazzina bionda dagli occhi verdi e intelligenti che le sorrise -Sei in ritardo!- Lia scosse la testa Smettila, andiamo! Non sto più nella pelle!-. Lia e Ashley, così si chiamava la ragazzina, corsero verso il centro città e ,con il fiato grosso, giunsero a una piccola casetta nel cui giardino razzolavano delle galline. Sulla porta era in piedi una ragazza sui sedici anni, alta, con i capelli neri raccolti in una treccia e gli occhi sottili e scuri. La ragazza recava un gran cesto coperto da un panno candido e accanto a lei vi era un ragazzo leggermente più alto dai capelli castani tirati all'indietro e gli occhi azzurri. -Ehi! Daisy, Alex siamo qui!- i due percorsero il vialetto e andarono loro incontro. -E' tutto pronto? Sono agitatissima!- disse Lia e Alexander annuì- Allora chi arriva ultimo al bosco è un uovo marcio!Lia scattò seguita da Alexander, Ashley e Daisy che portava il grande cesto con sé. La piccola foresta verde che circondava il villaggio era ombreggiata e rigogliosa e l'odore del mare che giungeva fino a lì la rendeva ancora più magica. Arrivarono al centro di una radura dove si stagliava maestoso un grande albero centenario, dove si separavano i primi rami vi era una conca piatta coperta di fogliame e ogni ramo era grande come il busto di Lia. -E' enorme! Ed è perfetto!- esclamò Lia entusiasta -Signor Ross! Il legname è a posto?- disse Lia parlando come un capitano ad Alexander -Sissignora Canning! Le tavole di legno ci sono tutte!- . Lia annuì arricciandosi i baffi inesistenti -Signorina Methuen- disse rivolta ad Ashley -Le coperte e la vernice?Ashley sorrise -Tutto qui signora Canning!- per ultima si rivolse a Daisy -E lei signorina Sedley- poi sorrise -Ha fatto preparare a sua madre il nostro delizioso pranzo?- Daisy alzò il cestino e ne rivelò il contenuto -Uau! Pagnotte calde!urlò Alexander -Calma prima il dovere , ecco il progetto e qui ci sono martello e chiodi- Disse estraendoli dalle tasche dei pantaloni -Signori e signore al lavoro!I quattro lavorarono tutta la mattina, cominciarono a sistemare nella conca le assi e a fissarle con i chiodi, poi misero in piedi dei pannelli di legno e incastrandoli crearono le pareti, per il tetto altri due pannelli a incastro. Finito il faticoso compito tagliarono la porta e un finestrella dalla parte del villaggio, dipinsero le pareti e il tetto e si stesero sull'erba a mangiare mentre la casa asciugava. -Bel lavoro ragazzi! Colori azzeccati, verde per le pareti e nero il tetto, ora manca solamente la bandiera- finito il pranzo presero la tela e cominciarono a disegnare con la pittura un teschio con le tibie incrociate simbolo dei pirati. -E' perfetta!- sentenziò Ashley, e lo era, fece una discreta figura sventolando minacciosa sul tetto del loro rifugio. Ci fu un attimo di estasi poi Daisy lo interruppe -E la scala di corda non dovevi portarla tu Lia? E la lanterna?- Lia si batté una mano sulla fronte -Che smemorata! Dovrò tornare indietro!-. Sentirono un fruscio dapprima lieve e poi sempre più forte e un ragazzo grassoccio e dall'aria malaticcia uscì da un cespuglio -Arnold!- il ragazzo era sudato e le gocce ricadevano dai capelli neri sulle sopracciglia quasi unite, passando al naso grande e alla bocca carnosa. Era vestito di seta porpora , Lia lo trovò ridicolo. -Lia! Ti ho cercato dappertutto sai?- si avvicinò e Lia fece due passi indietro. Arnold la seguiva ovunque perché i suoi genitori li avevano promessi da piccoli e quando avrebbero raggiunto la maggiore età si sarebbero dovuti sposare, ma Lia era contraria. Così ogni volta che usciva faceva la strada di corsa per non farsi inseguire da quella cosa “molle e ballonzolante”. La famiglia di Arnold era ricca e quella di Lia era benestante e unendosi, avrebbero ulteriormente ampliato il loro patrimonio terriero. I Canning possedevano la locanda e i Barlow avevano una grande villa e delle terre in Francia gestite da molti servi. Arnold si affiancò a Lia e la ragazza si ritrasse -Non toccarmi- Arnold si avvicinò ancora -Ti avverto un altro passo e sei morto!-. Arnold si fermò sapeva che Lia poteva picchiarlo, lo aveva fatto una volta e dietro il viso, gli occhi marroni e i capelli castani e lucenti si celava un uragano pronto a colpirlo. Lia non era certo minuta, aveva le spalle larghe e le braccia piuttosto forti per una ragazzina di quindici anni. Arnold la fissò senza sapere cosa fare e disse colmo di rabbia -Un giorno mi sposerai e non potrai fare niente per impedirlo!- Lia gli fece la linguaccia -Mai, io non faccio quello che vuoi!- poi Lia si fermò un attimo a riflettere , il ragazzo poteva essergli utile e inoltre avrebbe potuto liberarsene velocemente così sorrise con finta dolcezza e si avvicinò ad Arnold. -Non volevo offenderti, sono così stanca e ho lasciato la scala di corda e la lanterna a casa mia, potresti andare a prenderle?- Arnold sussultò -Se lo farò mi darai un bacio?-. Lia lo aveva previsto e rispose senza alterarsi -Ma certo! Ma solo dopo che avrò montato la scaletta, va bene?- Arnold non resistette oltre e corse a perdifiato verso il villaggio. Lia rise di gusto -Non sarai stata troppo cattiva?- disse Alexander, la ragazza fece una faccia dispiaciuta e poi sorrise -No...non credo!- lui rise seguito da tutti gli altri. Dopo un po' di minuti Arnold tornò con la lanterna e la scala madido di sudore e ,sul punto di svenire, porse gli oggetti a Lia -Bene salgo a fissarla!- arrampicandosi sull'albero giunse velocemente alla casa e annodò la scaletta a due rami dall'aspetto robusto, tirò i nodi e fece un cenno ad Alexander -Sali prima tu, poi Daisy e Ashley, così proviamo la resistenza della corda- Cominciarono a salire tutti e l'ultima portò con sé la coperta e la lanterna. Dopo che furono nella casa, Lia ritirò la scaletta e guardò il viso sbigottito di Arnold. -Ehi! E il mio bacio?- Lia sorrise -Scusa ma la scala non ti regge!- Arnold divenne paonazzo -Te la farò pagare! Chiamerò i miei amici e te la farò pagare!- Lia fece cenno di saluto dalla casa e poi accese la lanterna perché ormai era quasi buio. Si riunirono attorno al piccolo chiarore e si avvolsero nella coperta, il rifugio era stretto e dovettero avvicinarsi per starci tutti -Lia hai nuove storie dalla taverna?- chiese Ashley, Lia sorrise -Si! Una bellissima ve la racconto subito!- Lia ascoltava tutte le sere i racconti degli strani personaggi che visitavano la locanda erano per lo più racconti di pirati , mostri, isole deserte e leggende popolari, lei imparava tutto e raccontava la storia ai suoi amici la sera attorno alla lanterna -Allora pronti?- Capitolo 2 Il ricevimento Lia si svegliò molto presto, quel giorno sarebbe rimasta a casa ad aiutare la madre. Scese le scale ancora mezza addormentata e passando dalla sala principale si diresse in cucina, sua madre era già sveglia. -Mettiti un po' in ordine, sei impresentabile- Lia la guardò torva, non le piaceva svegliarsi presto e nemmeno sentire una ramanzina a quell'ora del mattino. -Mamma non devo nemmeno uscire, starò dietro il bancone- e poi non era impresentabile, aveva solo i capelli spettinati e indossava la sua solita camicia e i pantaloni di cotone. Sua madre la guardò per qualche istante -Dobbiamo fare qualcosa per quei capelli- Lia alzò di nuovo lo sguardo per poi riabbassarlo quando la madre gli mise davanti il piatto di pane e formaggio per la colazione. -Ti ricordi che giorno è oggi?- chiese la madre mentre Lia era intenta a ingozzarsi, scosse la testa e parlò con la bocca piena -No, perché?- la madre sospirò e scosse la testa. -Questo pomeriggio c'è il ricevimento a casa dei Barlowquesta volta la ragazza tossì e quasi il boccone le andò di traverso -Io non ci vado- disse poi sempre tossendo. La madre annuì -Il tuo vestito è già pronto, fai uno sforzo almeno stasera- Lia allontanò il piatto e si alzò tornando nella sua stanza. Sua madre entrò poco dopo e si sedette con lei sul letto Vedi se tu sposerai Arnold i nostri problemi economici non esisteranno più, potremo vivere felici- Lia ribatté -Io sono felice mamma, non ho bisogno di soldi- la madre le accarezzò i capelli. -Da quando papà se n'è andato tiriamo avanti come possiamo, fallo per noi- Lia si sentiva in colpa, era vero non avevano molti soldi e non voleva che sua madre soffrisse per questo. Dall'altra parte era furiosa perché lei era felice e sua madre non lo capiva, non poteva nemmeno sapere quanto lei detestasse Arnold. Sua madre le schioccò un bacio sulla guancia e uscì dalla stanza lasciando solo lei e il vestito verde smeraldo sulla poltrona, Lia si mise a fissarlo con aria di sfida. Decise di metterlo solo molto tempo dopo, le stava bene ma a lei non piaceva per niente e le scarpette che doveva indossare erano veramente scomode. Si raccolse i capelli in una coda di cavallo e uscì dalla stanza, Arnold la aspettava davanti alla locanda con una carrozza. Era strizzato in una abito del solito velluto ma questa volta era blu notte, il vestito era tirato e i bottoni della giacca sembravano sul punto di esplodere. Lia salì sulla carrozza ignorando il braccio del ragazzo che avrebbe dovuto aiutarla a salire, si sedette e attese la partenza con espressione afflitta. La carrozza non ci mise molto ad arrivare alla casa, dato che era al limite tra il villaggio e la foresta, Lia conosceva benissimo la strada e avrebbe potuto farla a occhi chiusi. Durante il viaggio la ragazza non spiccicò parola e nemmeno degnò di uno sguardo il suo accompagnatore, Arnold continuò a riavviarsi i capelli e a togliere macchie inesistenti dagli stivali. La carrozza si fermò davanti a una casa interamente bianca, non era grandissima ma rispetto alle povere case del villaggio sembrava di un gran signore. All'esterno c'erano due siepi alte e fiorite che costeggiavano il vialetto di sassi, la casa era a due piani e sulla porta era stato dipinto lo stemma dei Barlow. Lia scese dalla carrozza con un balzo e atterrò sulla strada polverosa, Arnold smontò goffamente dal sedile e, sudando, si ritrovò a terra a sistemarsi i vestiti. Il ragazzo fece strada, passarono il vialetto e arrivarono davanti alla porta, Lia era nervosa, il mondo degli aristocratici non faceva per lei. La porta venne aperta da un uomo alto e baffuto Bentornato signorino Barlow- disse con aria annoiata -Prego signorina Canning entri pure- disse rivolgendosi a Lia e sorridendo. Entrò nella sala dove venivano accolti gli ospiti e Arnold si tolse la giacca appendendola a uno dei pomoli di legno sulla parete alla loro sinistra. Poi fece un cenno a Lia e lei lo seguì al giardino sul retro, quando la porta si aprì non poté fare a meno di rimanere sorpresa: al centro vi era una fontana, era stato allestito un rinfresco a base di frutta, biscotti e tè ma la cosa più stupefacente era la grande quantità di fiori. Aiuole blu, rosse e gialle con degli spruzzi di rosa e di bianco crema che si amalgamavano perfettamente, doveva essere stata la signora Barlow a scegliere quegli abbinamenti. Quest'ultima si avvicinò ai due con entusiasmo, era una donna energica e solare, era snella e aveva lunghi capelli rossi e ricci, gli occhi erano verdi. Baciò Arnold e Lia sulle guance -Sono contenta che tu sia venuta Lia, questa sera abbiamo molti ospiti importanti e sarà un'occasione per farti una cultura- la prese in disparte e cominciò a presentargli una serie di donne e uomini quasi tutti sopra i cinquanta e dall'aria snob. Si sedettero alla tavola imbandita, Lia era accanto ad Arnold ed era circondata da gente che non conosceva affatto. Il signor Barlow fu l'ultimo ad arrivare, era identico al figlio, l'unica differenza era la barba che Arnold non aveva ancora mentre nel padre era regolata a dovere. Cominciarono a mangiare, Arnold si riempì il piatto di biscotti e li mangiò in mezzo secondo mentre Lia prese molta frutta e bevve una tazza di tè. Durante il pasto la signora Barlow parlò molto con Lia Cosa desideri fare quando sarai grande? Hai un sogno?- Lia fu felice della domanda e rispose con entusiasmo -Mi piacerebbe moltissimo andare per mare- subito la signora Barlow rise seguita da tutti gli altri. -Perché ridete?- chiese Lia un po' irritata -Andare per mare?che idea ridicola- disse una signora davanti a lei facendo ridere un trio di comari al suo fianco che non erano state zitte per un secondo. -Posso sapere il perché?- la donna smise di ridere e assunse un aria seria -E' roba che devi lasciar fare agli uomini- Lia fece un mezzo sorriso -Nessuno vieta di provare signora...- la donna sussultò –Habbington- e Lia fece una riverenza Signora Habbington-. -Ma cosa speri di trovare?Il mare è un posto pericolosocontinuò a insistere la donna -Tante avventure, come sogno da sempre- disse Lia sincera e l'intero tavolo ammutolì guardandola esterrefatti. -E' voi signora Habbington, qual'era la vostra aspirazione quando eravate giovane?- la signora fece una smorfia perché Lia aveva alluso volontariamente alla sua età avanzata -Io volevo solo trovarmi un marito e vivere felice, e ora l'ho trovato, contenta?-. Lia fece un smorfia -Siete sicura di non averlo sposato solo per i soldi?- ora tutti i presenti fecero versi indignati e qualcuno mormorò -Si comporta come una selvaggia- ma Lia ignorò le voci. Fu il signor Barlow a rompere la confusione con un poderoso pugno sul tavolo, poi seguitò a rivolgere la sua attenzione ai biscotti che aveva nel piatto. La signora Barlow si rivolse allora al figlio mentre Lia esultava interiormente -E tu Arnold, cosa vorresti fare?- il ragazzo tirò su la testa dal piatto, aveva la faccia coperta di zucchero -Io voglio essere ricco e dare onore alla casata dei Barlow- tutti esultarono come se avesse appena scoperto una nuova terra -Vedi, questa è una vera aspirazione- disse la signora Habbington e Lia evitò di parlare. Quindi intervenne il padre di Arnold -Cosa fai nel tempo libero? Avrai un passatempo- Lia annuì -Io vado con dei miei amici a giocare nel bosco- il signor Barlow sgranò gli occhi -E che ci fai nel bosco?- Lia alzò le spalle -Mi arrampico sugli alberi, giochiamo a nasconderci o a rincorrerci- di nuovo scatenò lo stupore generale e questa storia stava cominciando veramente a seccarla. -E come si chiamano i tuoi amici?- Lia si calmò perché il padre di Arnold sembrava seriamente interessato -Ci sono Ashley, Daisy e Alex- il signor Barlow si avvicinò al tavolo con la sedia -Alex? Sta per Alexandra?- Lia represse una risata perché si era appena immaginata Alexander con i capelli lunghi e un vestitino rosa -No, per Alexander!- disse Lia divertita. Il padre di Arnold divenne leggermente rosso -E tu frequenti altri ragazzi mentre sei fidanzata con mio figlio?Lia si allarmò -Ma è solo un mio amico...- il signor Barlow batté di nuovo un pugno sul tavolo -Sciocchezze! Domani parlerò con tua madre e le dirò di impedirti di vederlo!- Lia si arrabbiò -Non ne ha il diritto, posso scegliere gli amici che voglio!- tutto il tavolo ammutolì di nuovo. Fu la madre di Arnold a intervenire -Calmi, ne parleremo dopo, va bene?- il signor Barlow si calmò e riprese a mangiare i biscotti, ma Lia non lo fece e rimase seduta a sbuffare. La signora Barlow si rivolse a Lia -Allora sei contenta di sposare il mio bambino?- la ragazza si trattenne dal riderle in faccia -Ecco, io trovo che i matrimoni combinati non siano affatto giusti- la signora rise con tutti gli altri -E perché dici questo? Non sei forse felice?- Lia guardò i presenti che la guardavano come se fosse un animaletto divertente e cominciò ad arrabbiarsi sul serio. -Io credo che i matrimoni debbano essere fatti per amore, non per soldi- una signora grassa e raggrinzita come una prugna rise -Questa idea da povera campagnola non ti porterà a molto lontano, i soldi servono di più dell'amoreLia la guardò irritata -Beh, se voi siete felice di sposare un uomo che vi fa ribrezzo fate pure, io non ne ho la minima intenzione- tutti sussultarono e qualcuno disse -Che ragazzina impertinente-. La signora e il signor Barlow la guardarono sbigottiti Quindi tu non vuoi sposare Arnold?- Lia scosse energicamente la testa e il padre di Arnold divenne paonazzo. -Arnold e tu? Tu vuoi sposare questa ragazzina?- Arnold annuì -Io la amo padre, e ho intenzione di sposarla- il padre si grattò la pancia -Allora è deciso, vi sposerete, siete ufficialmente fidanzati e avete la mia benedizione- tutti applaudirono ma Lia si alzò di scatto. -Quello che io voglio non conta?- tutti ammutolirono -Che egoista, potrebbe avere tutto e lo butta via- disse la signora di prima -Io ho già tutto, senza dover sposare nessuno e voi, cordialmente parlando, non ne capite un bel niente, state solo a pensare ai soldi e a quanto grande è la vostra fama e ora scusate!- La ragazza si alzò e andò nella sala d'attesa dove trovò il maggiordomo che le aveva aperto la porta. Quando la vide scattò in piedi e fece una riverenza -Non fa niente, puoi anche stare seduto- gli disse e lui si rilassò -Se posso, ho sentito ciò che avete detto poco fa e avete tutto il mio appoggio- Lia sorrise -Tanto non conta quello che dirò o che farò, ormai hanno deciso- l'uomo alzò un sopracciglio -Io le suggerirei di non cambiare idea a riguardo, quello che lei vuole è più importante di una tradizione-. Lia annuì sollevata -Hai ragione, non cederò mai, costi quel che costi- il maggiordomo le aprì la porta -Vuole che le sello un cavallo?- Lia scosse la testa -Vado a piedi grazie e arrivederci- salutò con la mano e uscì. Faceva meno caldo e cominciava a fare buio, Lia si incamminò verso casa di buon passo poi si fermo, tolse le scarpe e le buttò. Si mise a correre. Capitolo 3 Venuto dal mare “Il mare era irrequieto, tra uno sciabordio e l'altro le acque riversarono sulla spiaggia un corpo esanime che con l'impatto sulla sabbia si destò, sia alzò barcollante e si diresse verso le poche luci che aveva davanti” Lia era maledettamente in ritardo e per di più il buio metteva a dura prova gli occhi anche se ormai era vicina a casa non si sentiva al sicuro. -Cavolo!- ansimò -Cavolo!- ripeté, era quasi giunta alla porta sul retro della locanda “Orange Tree”quando vide qualcosa di insolito. Sulla porta era in piedi una sagoma scura che sembrava fissarla -Chi sei?- la figura rimase muta e immobile -Guarda che non mi fai paura!- mentì la ragazza. La sagoma si mosse e venne illuminata dalla luna , era un ragazzo che barcollava verso di lei -Cosa c'è? Tutto bene?lo sconosciuto fece un altro passo e cadde sul viale, Lia lo soccorse subito. Era vestito di stracci ed era bagnato fradicio, sembrava esausto ma non ferito. Lia lo sollevò con molta fatica perché il ragazzo non riusciva quasi a reggersi in piedi e lo accompagnò dentro la locanda. Giunti nella cucina Lia notò con sollievo che sua madre non era lì, probabilmente dormiva già, fece sedere lo sconosciuto su una sedia mentre prendeva del pane e del formaggio. Prese di nuovo in spalla lo sconosciuto e attraversò la piccola sala dove venivano accolti i clienti. Passata la sala si accedeva alle camere attraverso una scala, lo portò nella propria stanza, lo fece sedere sulla poltrona e cercò di farlo svegliare -Ehi, tutto bene?- Lia non ottenendo alcuna risposta si allarmò, si avvicinò e si mise ad ascoltare il respiro. Era vivo ma respirava a fatica, Lia si tranquillizzò e provò a scuoterlo per le spalle -Sveglia!- questa volta il giovane sussultò lievemente e Lia si mise a osservarlo. Era abbastanza alto, aveva i capelli castano scuro e spettinati che gli arrivavano fino alle spalle, il viso aveva tratti decisi con le sopracciglia ben definite, Lia subito pensò che doveva essere un marinaio e non solo per i vestiti ma anche per via della pelle abbronzata . Lo scosse nuovamente e più forte, il ragazzo aprì lentamente gli occhi, erano blu come il mare, e guardò Lia con sguardo assente -Tutto bene?- disse lei e il ragazzo annuì debolmente poi posò lo sguardo sul pane sopra il comodino. Lia capì subito e gli passò il pane e il formaggio, lui li divorò senza dire una parola poi gli passò l'acqua che bevve in una manciata di secondi, Lia allora lo fece stendere nel suo letto e lo coprì. Prima di addormentarsi il giovane riuscì a mormorare solo Grazie- dopo pochi secondi era già nel mondo dei sogni. La ragazza si accorse di essere molto stanca così si raggomitolò sulla poltrona con una coperta e si addormentò all'istante. Lia si svegliò all'alba e si diresse alla finestra, restò in contemplazione del sole che sorgeva fino a che non fu più possibile guardarlo poi dedicò la sua attenzione al giovane sconosciuto. Dormiva ancora profondamente e Lia si sedette sul bordo del letto per aspettare che si svegliasse e dopo pochi minuti aprì gli occhi e sussultò. -Dove sono?- chiese guardando in giro confuso Nell'””Orange tree”, ti ho trovato ieri fuori dalla porta sul retro e ti ho soccorso- il ragazzo annuì -In che stato mi trovo?- Lia rispose stranita -Inghilterra perché?- lui sospirò Allora ce l'ho fatta..-. Il giovane si sedette sul bordo del letto con fatica e si guardò in giro , esaminò il corpo come per essere sicuro di essere ancora tutto intero poi mise la mano nella tasca sul retro dei pantaloni e ne tirò fuori una scatoletta sigillata con della cera -E' salva! Per fortuna!- Lia si avvicinò -Cos'è?- Il giovane ritirò la mano -Niente- Lia cambiò discorso in fretta -Piacere io sono Lia Canning!- Disse tendendo la mano al ragazzo, lui la guardò stranito e sussultò -Ah si, piacere, io sono James, James Harlow, ma tu chiamami pure Jim- Poi prese la mano tesa di Lia e la strinse. -Grazie per avermi soccorso, molta gente non l'avrebbe fatto- Lia sorrise -Puoi restare in una delle stanze della locanda, se vuoi rimanere- Jim rispose imbarazzato -Non ho soldi, vedi io ho fatto naufragio, venivo da una nave a largo della costa..- poi si interruppe e Lia curiosa lo incoraggiò una nave mercantile quindi- Jim deglutì -Beh...si, cioè no, una specie di nave che trasporta persone e..- Lia lo colse di sorpresa -Una nave pirata?-. Lui ammutolì e lei capì di avere fatto centro -Ti prego non dire nulla se sapessero che sono un pirata mi farebbero fuori!- Lia sorrise -Va bene non ti preoccupare non mi sembri molto pericoloso- lui rise -Grazie- . -Non sei per niente spaventata? I pirati fanno cose orribilidisse lui con espressione triste -E allora perché lo fai?- Jim fissò il pavimento – Sono stato rapito quando ero molto piccolo, strappato dai miei genitori, ho sempre odiato fare il pirata così sono fuggito con una scialuppa- Lia mormorò Mi dispiace, deve essere stata dura- Jim annuì –Sono scappato di notte, sapevo di essere vicino alle coste inglesi , così ho rubato una scialuppa e me ne sono andato- Lia scosse la testa incredula -Ma è un suicidio!- Jim sospirò Avrei fatto di tutto pur di andarmene di lì, avevo tentato molte altre volte ma mi avevano sempre preso- Lia appoggio una mano sulla spalla del ragazzo -Ora sei al sicuro, io e i miei amici ti aiuteremo- . Jim la fissò allarmato -Preferirei che venisse a sapere di me meno gente possibile- Lia annuì seria -Non diranno nulla ma non posso aiutarti senza di loro e poi, l'unione fa la forza no?- poi rise -Io e i miei amici abbiamo sempre sognato di incontrare un vero pir...- Lia si interruppe perché temeva di offenderlo -Un vero uomo di mare- concluse imbarazzata e Jim sorrise della sua gentilezza. In quel momento la porta si spalancò ed entrò sua madre Annah -Chi è questo?- Lia tranquillizzo la madre -Era a bordo di una nave mercantile che è affondata e ha fatto naufragio, stava male così ho pensato di soccorrerlo e portarlo qui- Annah lo guardò male e anche Lia dovette ammettere che non era proprio messo bene con i vestiti logori e i capelli incolti -Non può stare qui, non mi interessa dove lo porterai ma qui no!- Lia si arrabbiò -Ma mamma! Come puoi mandarlo via?- Annah per tutta risposta uscì dalla stanza sbattendo la porta -Accidenti!-. Jim si alzò -Non fa niente troverò un altro posto dove stareLia si girò e pensò -Qualunque posto eh..- poi venne l'idea La casa sull'albero!-. Un attimo dopo correvano per strada attirando gli sguardi di tutti e si diressero verso casa di Ashley, bussarono e aprì una donna bionda -Si?- Lia salutò -Salve dove posso trovare Ashley?la madre dell'amica sorrise -Ciao Lia ,probabilmente è da Daisy- Lia ringraziò e prese la strada per andare da Daisy ma anche lì non c'era nessuno e la stessa cosa fu a casa di Alexander. Allora decise di andare alla casa da sola e quando ci giunse una voce la chiamò dall'alto -Ehi siamo qui!- era Alexander che la chiamava da una delle finestre della casa -Sali su ti tiro la scala!- Lia afferrò la scaletta e si arrampicò imitata da Jim. Quando furono dentro tutti li guardarono stupefatti -Questo è Jim- disse Lia -E viene da una nave pirata!- poi si girò verso di lui come per comunicargli -Senza offesa-. Dopo un silenzio imbarazzante tutti lo salutarono calorosamente e Jim si stupì di come avevano creduto a Lia così velocemente. Era proprio una bella compagnia, pensò Jim, erano due ragazze e un ragazzo e cominciò a studiarli uno per uno. La prima era graziosa, aveva gli occhi verdi e biondi capelli ondulati che le ricadevano sulle spalle, la seconda era più alta con il viso levigato , gli occhi sottili color dell'ebano e i capelli del medesimo colore lisci e raccolti in una treccia , il ragazzo invece era piuttosto magro e alto più della ragazza mora, con i capelli castani e gli occhi celesti. Erano tutti diversi ma tutti uniti, si mise a scrutare per la prima volta il volto di Lia.