Porta della fede, don Francesco Pilloni, ottobre 2012 26/11/2012

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Porta della fede, don Francesco Pilloni, ottobre 2012 26/11/2012
La porta della fede
a cura di don Francesco Pilloni
Anno della fede.
È una singolare coincidenza che il mio mandato sacerdotale verso la Famiglia nella diocesi coincida con l’indizione
dell’Anno della fede. Il Papa ne ha illustrato le motivazioni nella Lettera Porta Fidei, che il nostro Vescovo va
puntualmente commentando ogni settimana su Verona Fedele. Da questo portale desidero dare voce con brevi
interventi a questi temi nel contesto della vita di coppia di famiglia.
Iniziamo allora dicendo che l’esperienza umana dell’amore è per ogni uomo e ogni donna una porta per la fede.
Creandoci come uomo e come donna Dio pone in noi, nella capacità di amare, la sua immagine e somiglianza. “Non è
bene che l’uomo sia solo” (Gn 2,18). E in effetti l’uomo è fatto per la comunione con Dio. Come dice il Papa il desiderio
di Dio è “coinvolgere nella sua stessa gloria quanti credono in Lui (cfr. Gv 17,22)” (PF 1). Di questa chiamata a
condividere la vita di Dio amore l’Uomo porta in se stesso il segno indelebile dell’essere uomo e donna: comunione e
unità di amore. Dio è unità di amore del Padre, del Figlio e dello Spirito: unità di amore delle persone divine. L’uomo è
unità di amore di uomo e donna: comunione delle persone umane. Dobbiamo certo sottolineare la grande differenza
che esiste tra Dio e la creatura, ma anche essere consapevoli che questa differenza non separa: unisce.
All’eremo di Monte Castello, mentre predicavo gli esercizi a un gruppo di giovani sacerdoti, fui rapito una sera a
guardare il Lago di Garda. Il perfetto grigio azzurro del cielo si specchiava nelle acque, così che a guardare
intensamente, alla fine riusciva difficile distinguere cielo e terra. Divenni consapevole della luce e del suo riflesso
insieme percependoli così intimamente fatti una per l’altro. L’immobile acqua era il riflesso della luce che la
sovrastava, infinita e pura e attraverso l’acqua, immergendomi in essa solo con lo sguardo, potevo immergermi nella
luce del cielo.
Così è tra l’amore umano e l’amore divino: quest’ultimo è la sorgente, la luce che dona se stessa. Il primo ne è il
riflesso. L’amore di Dio rimane misterioso e ci sovrasta. Ma ci è dato intuirlo e conoscerlo nell’esperienza umana
dell’amore. La sorgente è spirito, ma l’amore umano è tessuto della nostra umanità e della nostra carne. È questa la
prima porta dell’amore: prima vi è tratto dalla terra e poi quello spirituale (cfr. 1Cor 15, 45-49). Il mistero del Dio di
amore che sovrasta l’uomo non lo schiaccia nella sua condizione terrestre, ma lo chiama a sé.
Nell’esperienza dell’amore umano tutti nasciamo, in una famiglia, cioè in una rete di relazioni di amore sensibile e
forte. E tutti riceviamo quella vita che nessuno può prendersi o rubare, come il lago riceve la luce del cielo. Tutti
nasciamo accogliendo su di noi un progetto che ci precede: siamo uomini e donne, sessualità segnate all’origine
dall’essere maschio e femmina: una capacità di comunione di amore sì, ma una capacità specificamente orientata,
quello che chiamiamo la ‘differenza sessuale’. È in questa differenza che portiamo una intelligenza, una sensibilità,
una volontà, una libertà, specifiche per ognuno in modo distinto anche se infinitamente vario. Una infinitezza di
riflessi nella quale riconosciamo l’unicità di un’unica sorgente: il Dio di amore. E infine tutti nasciamo figli, perché
siamo creati secondo l’immagine del Padre che è il Figlio.
Ecco questa è la prima fede: credere nella possibilità di amore che siamo. Credere che Dio non ci ha fatti per
disperderci, ma per riunirci in un’unica famiglia di amore: il Corpo del suo Figlio, la Chiesa. Credere che l’amore che
portiamo in noi come la nostra più profonda essenza e il nostro grande mistero è l’immagine del “mistero grande” che
Dio stesso è, nel suo essere Amore. Oggi recuperare queste dimensioni, sentire la bellezza di essere maschio e
femmina per un progetto di amore aperto alla vita, provare la vertigine di essere capaci di una comunione di amore ed
anche scendere nell’abisso della difficoltà e della fatica di esserlo è una importante porta della fede.
Famiglia, sei una porta della fede!
Non sei sola né dispersa, perché hai una sorgente di grazia e di bellezza, non sei abbandonata perché sei redenta,
non sei disorientata perché partecipi dello Spirito di amore. Chiediamo a Dio la grazia di incamminarci nell’anno della
fede a ricevere il dono di ravvivare il dono che è in noi: il progetto più bello di Dio e il suo sogno: amare nel nostro
amore.