I marziani siamo noi - Comunità dell`Isolotto

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I marziani siamo noi - Comunità dell`Isolotto
Comunità dell’Isolotto – Firenze, domenica 30 gennaio 2011
I marziani siamo noi? Dal Big Bang alla vita sulla Terra
(riflessioni di Maria, Giulia, Elena, Gian Paolo, Roberto, Sergio)
Letture bibliche: Apocalisse 21, 1-8; Matteo 12, 25-28; Luca 17, 20-21.
L'umanità si è sempre confrontata con queste domande: quale è l’origine dell’Universo?
quale è l’origine della vita sulla terra? la vita sulla terra finirà? finirà l’Universo?
Anche la Bibbia ha cercato di dare alcune risposte, nel libro della Genesi e nell’Apocalisse.
Se ci basiamo sull’ormai famosa profezia Maja siamo molto vicini alla fine: 21 dicembre
2012, alle ore 12, ma per fortuna l’ora X non è così vicina; del resto i Maja, proprio loro che non
seppero predire neanche la loro stessa fine avvenuta nel 1600 per opera dei conquistadores spagnoli,
non avrebbero mai potuto calcolare la fine del Mondo. Gli scienziati di maggior rilievo pongono
l’ora X della fine della Terra tra 5 miliardi di anni, anche se non escludono gravi rischi nel
frattempo.
Guardando il cielo stellato in una limpida notte di estate, con sentimenti che vanno dallo
stupore alla curiosità profonda mista talvolta ad un’angoscia indefinibile, può capitare di
fantasticare sulla nostra solitudine nel cosmo e sull’esistenza di altri esseri intelligenti, in qualche
angolo dell'Universo. Ben prima dei moderni scrittori di fantascienza, già Giordano Bruno e
Giacomo Leopardi hanno cercato di rispondere immaginando mondi al di fuori del nostro. Giordano
Bruno finì sul rogo come eretico per avere sostenuto nel 1584 che “esistono innumerevoli soli e
innumerevoli terre girano attorno…. Questi mondi sono abitati da esseri viventi”, anche se questa
non fu la sola eresia che gli fu attribuita.
Dalla fine del 1700 sono iniziate le ricerche di pianeti intorno ad altre stelle, ma le
osservazioni erano troppo difficili per gli strumenti di cui si disponeva. Da qualche decennio siamo
passati dall'immaginazione all'azione: dapprima ascoltando i segnali cosmici mediante potenti
antenne e osservando il cielo con potenti telescopi. Ogni anno cadono sulla Terra circa 40000
tonnellate di materiale extraterrestre di varie dimensioni. Dall’analisi dei meteoriti che arrivano
sulla Terra (astronomia di contatto) si sono trovati minerali di varia natura e sostanze organiche.
Quello che può stupire è lo scambio di materiale roccioso fra i vari pianeti: per esempio, da Marte
giungono sulla terra circa una mezza tonnellata di rocce grandi e piccole; in quantità molto inferiori
anche su Marte giungono rocce che provengono dalla Terra, dalla quale si sono staccate a seguito
delle collisioni cosmiche dei primordi della Terra.
Ma non ci siamo limitati ad un contatto “passivo” con i corpi celesti. A partire dal 14
Settembre 1959, quando la sonda sovietica Luna 2 toccò la superficie lunare, si sono susseguiti
sbarchi su pianeti e asteroidi del sistema solare che ci hanno fornito informazioni dirette con
fotografie, con analisi sulle composizioni chimiche delle loro atmosfere, del tipo di rocce di cui
sono composte, sia con analisi in loco sia riportando a Terra le rocce (in totale 380 Kg solo di rocce
lunari). Purtroppo, in mezzo secolo di esplorazioni spaziali abbiamo inquinato lo spazio lasciando
sui sette corpi celesti esplorati ben 213 tonnellate di materiale terrestre (meccanico, elettronico,
ecc.). Di tutti i pianeti del sistema solare, e dei loro satelliti, abbiamo una ricca documentazione
fotografica ravvicinata; manca solo Plutone, le cui immagini arriveranno da una sonda che lo
raggiungerà nel 2015. Nel 2006, dopo una missione interplanetaria (NASA Stardust) durata 7 anni,
abbiamo potuto analizzare a terra la polvere catturata nella chioma di una cometa. Nel 2009 è stato
annunciato il risultato più importante delle analisi effettuate su questa polvere: si è trovata la
glicina, il più semplice dei venti aminoacidi usati dagli organismi viventi sulla Terra.
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Non abbiamo ancora trovato una prova convincente della vita al di fuori della Terra, anche
se abbiamo trovato certi importanti “mattoni” della vita, nel Sistema Solare e anche molto oltre.
Però, come dai mattoni si arrivi alla vita vera e propria è ancora da capire. La scienza ancora non è
riuscita a dare risposte a due fondamentali domande: cos’è la vita e come è cominciata. La vita è
nata per caso o secondo un ordine prestabilito? Una delle ipotesi più condivise è che le molecole
più complesse, e forse la vita, arrivino dalle comete provenienti anche da zone lontane
dell’Universo, che però non dà risposte a queste domande. Si comprende quindi l’affermazione di
Margherita Hack: siamo figli delle stelle.
L'impressione (e la speranza) è che presto non solo avremo una risposta alla domanda se
siamo soli nell'Universo, ma conosceremo anche la storia dell’origine della vita sulla Terra.
Nel 1995 due astronomi svizzeri scoprirono il primo satellite extraterreste (esopianeta) che
ruota intorno al proprio Sole, nella costellazione di Pegaso, in quattro giorni.
«In meno di dieci anni troveremo un'altra Terra». Ne è certo Giovanni Bignami,
astrofisico italiano, autore del libro: “I marziani siamo noi - Un filo rosso dal Big Bang alla vita”.
Edizione Zanichelli (2010). Il titolo del libro è volutamente provocatorio. Per l’argomento che
trattiamo ci riferiamo molto a questo libro.
Giovanni Fabrizio Bignami, Accademico dei Lincei e membro dell'Accademia di Francia, è
tra gli scienziati più autorevoli nel settore della ricerca astrofisica e spaziale. Ha identificato
Geminga, nuova stella di neutroni, e ha diretto progetti internazionali e istituti di ricerca in Italia e
all'estero, tra cui l'Agenzia Spaziale Italiana. Attualmente è presidente del Comitato Mondiale della
Ricerca Spaziale (Cospar). Bignami è molto attivo nella divulgazione con libri, articoli, conferenze
e programmi televisivi. Bignami, a partire dall'8 dicembre 2010, sul canale 402 di Sky (cioè
National Geographic Channel) ha realizzato una nuova serie (5 puntate) intitolata "I Marziani
siamo noi". Insieme a lui, in scena, un sasso marziano di due chili, il più grosso pezzo di Marte
sulla Terra.
Se a prima vista le parole di Bignami potrebbero scatenare paure o facili entusiasmi, le
speranze di trovare un E.T. a qualche galassia di distanza restano però molto remote. Precisa subito
lo scienziato: «Non aspettiamoci uomini verdi, alieni o astronavi. Al più, troveremo dei batteri. Al
momento conosciamo già circa 500 pianeti con caratteristiche simili alla Terra: in poco tempo,
analizzando lo spettro della loro atmosfera, riusciremo a scovare la clorofilla». Dunque alberi,
piante, e vita vegetale? «Di sicuro batteri - frena lo scienziato - non certo la presenza di forme di
vita intelligenti». Che, oltretutto, durano molto poco: gli umanoidi intelligenti, se così possiamo
definirci, vivono sulla Terra da appena un decimillesimo della sua storia. Se pensiamo che da
appena 40 anni siamo in grado di costruire radiotelescopi per metterci in contatto con altre possibili
forme di vita, il periodo di tempo nel quale possono coincidere la vita sulla terra con la vita su un
altro pianeta diventa brevissimo, magari alternandosi la vita su pianeti diversi.
Il libro inizia con la cronaca di una partita di calcio tra l'umanità e l'universo.
Un match a colpi di rivoluzioni scientifiche. Aristotele e Platone avevano posto la terra al centro del
sistema solare: il Sole e tutti i pianeti giravano intorno alla Terra. Nel 1543 Niccolò Copernico, per
primo, mette il Sole al centro e gli fa girare intorno la Terra e gli altri pianeti. Galileo Galilei, con il
suo cannocchiale, nel 1623 osserva e disegna (nel Saggiatore) le fasi di Venere dando evidenza
sperimentale alla teoria di Copernico. Charles Darwin, nel 1859 con la sua teoria dell’evoluzione,
dimostra che l’uomo non è più al centro fisico dell’Universo e ora sappiamo di essere soltanto un
“caso particolare di scimmia”. Nel 1929 Edwin Powell Hubble formulò la legge empirica relativa
allo spostamento verso il rosso della luce emessa da parte delle galassie (rispetto alla luce emessa
dal Sole), oggi nota come legge di Hubble, che portò al concetto di universo in espansione. Questa
scoperta successivamente ha portato alla formulazione della teoria del Big Bang da parte di George
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Gamow. A partire dal 1946 Fred Hoyle (quando pubblicò un articolo su La Sintesi degli elementi a
partire dall'Idrogeno) lavorò allo studio della formazione degli elementi chimici attraverso reazioni
nucleari nei nuclei delle stelle. Negli anni successivi si è scoperto che il 96% dell’Universo è
costituito da materia o energia che chiamiamo “oscure” perché non hanno niente a che fare con la
materia ordinaria. Nel 1995 è stato osservato il primo pianeta extrasolare. Oggi (2011) ne
conosciamo circa 500 e tra pochi anni ne conosceremo migliaia. Si sta cercando di scoprire se ce ne
sono di simili alla Terra.
Nella partita di calcio che l’umanità gioca contro l'Universo perde cinque a zero.
Per 4000 anni l’Uomo ha fatto astronomia credendosi al centro dell’Universo. Da 400 anni
Galileo ha iniziato l’astronomia col telescopio, confermando Copernico: è la Terra che gira
intorno al Sole. (Universo:1 – Uomo:0).
Due secoli dopo, Darwin dimostra che siamo scimmie. (Universo:2 – Uomo:0).
Da 40 anni facciamo astronomia dallo spazio e sappiamo che gli elementi chimici sono tutti
costruiti dalle stelle. (Universo:3 – Uomo:0)
Oggi sappiamo che la materia di cui siamo fatti è solo un pizzico (4 %) della materia
universale. (Universo:4 – Uomo:0).
Con i telescopi moderni scopriamo centinaia di pianeti extrasolari: aveva ragione Giordano
Bruno, non siamo né unici né speciali. (Universo:5 – Uomo:0).
OVVERO: sia la Terra che l’Uomo non sono più al centro dell’Universo.
L’Universo ha i suoi 13,7 miliardi di anni: si parte dal Big Bang, la grande esplosione, e si
arriva alla comparsa dell’uomo. Sebbene la specie umana, secondo i parametri evoluzionistici, sia
ancora piuttosto giovane (ha “solo” 150-200 mila anni), in questo arco di tempo la sua evoluzione
culturale e tecnologica è stata rapidissima con una forte accelerazione delle scoperte scientifiche
nell’ultimo secolo.
Cosa sia successo proprio all’inizio dell’Universo non lo sa (ancora) nessuno. Ma subito
dopo un tempo brevissimo, inimmaginabile, l’Universo appena nato era confinato in uno spazio
piccolissimo con altissime temperature. Quando le sue dimensioni crescono un po’ compare la luce,
la materia e l’antimateria (quando la materia incontra l’antimateria si “annichila”, ovvero
spariscono entrambe trasformandosi in luce). Ma la quantità di materia è di poco superiore
all’antimateria così che non tutta si annichila e dà origine all’Universo (questa asimmetria non è
ancora spiegata). Dopo un secondo dal Big Bang la materia è costituita da protoni, elettroni e
neutroni, la temperatura è scesa a un miliardo di gradi ed occupa lo spazio di una sfera con un
diametro pari a un quarto della distanza Terra-Luna. Da qui inizia la fusione termonucleare
cosmologica, ovvero la costruzione dei nuclei dei primi elementi più complessi, come l’elio e il litio
costituiti da un numero maggiore di protoni e neutroni, le dimensioni dell’Universo crescono e sono
pari alla distanza Terra-Sole e la temperatura è di quasi un milione di gradi. Tutta questa
costruzione avviene nei primi tre minuti di vita dell’Universo.
Per i successivi 380000 anni l’Universo continua ad espandersi ma la luce non esce perché
viene bloccata dagli elettroni. L’Universo si espande ancora e la sua temperatura media scende a
3000 gradi. Gli elettroni vengono catturati dai protoni e cominciano a giravi intorno, così si
formano i primi atomi neutri, stabili: gli atomi di idrogeno, che è l’elemento chimico più semplice
costituito da un protone e un elettrone e quindi gli atomi di elio (Fig. 1). Oggi, dopo 13,7 miliardi di
anni, la temperatura media dell’Universo è di circa -270 °C, che è esattamente la temperatura
prevista dalla teoria dell’espansione dell’Universo. La materia non è distribuita uniformemente
nell’Universo e qua e là si formano centri di condensazione con un fenomeno opposto a quello del
Big Bang, ovvero si formano le stelle con alta concentrazione di massa ed alte temperature per
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effetto del collasso gravitazionale: il materiale della nube interstellare cade su se stesso verso il
proprio centro.
Riparte la fusione termonucleare questa volta localizzata nelle stelle, attraverso la quale in
un tempo molto lungo si formano, a partire dall’idrogeno e l’elio, gli elementi più pesanti (nucleo
sintesi), fra i quali l’ossigeno, il carbonio, l’azoto, fino al ferro, elementi fondamentali per la
materia che costituisce il nostro corpo. Quando la stella ha finito tutta la materia che può
sintetizzare collassa su se stessa, producendo gli elementi più pesanti del ferro, e quindi esplode –
supernova – lanciando nello spazio tutti gli elementi che ha formato. L’onda d’urto dell’esplosione
può dare origine a concentrazioni di materia localizzate che, a sua volta, danno origine a nuove
stelle. La nascita della nostra stella, il Sole, risale a 5 miliardi di anni fa, da una nuvola ricca di
elementi pesanti (prodotti da altre stelle “esplose”); se ne prevede il collasso e l’esplosione fra 5
miliardi di anni. Nella Fig. 2 è riportato il ciclo del Sole. Le stelle si legano a quelle vicine per
attrazione gravitazionale formando grandi agglomerati di almeno cento miliardi di stelle, le
galassie, alcune con forme particolari a spirale che ruotano intorno al centro. La nostra galassia è la
Via Lattea e ruota su se stessa. Tutte le galassie, come tutto nell’Universo, hanno dei movimenti di
rotazione: se fossero ferme cadrebbero le une sulle altre. Come facciamo a sapere di cosa è fatta una
stella? Da un secolo e mezzo, dall’esame dei vari “colori” della luce emessa siamo in grado di
trovare la “impronte digitali” degli elementi di cui è costituita, la cosiddetta spettroscopia
astronomica (Fig. 3). Dalle caratteristiche della luce emessa da parte di una stella si determina il suo
movimento: per l’effetto Doppler le righe spettrali della luce vengono spostate verso il rosso quando
la stella sta allontanandosi oppure verso il blu quando la stella sta avvicinandosi (Fig. 4).
I telescopi lanciati nello spazio su satelliti artificiali ci hanno permesso di esaminare anche
le emissioni non visibili da Terra perché non ce la fanno ad attraversare l’atmosfera terrestre. Si
sono scoperti fino a oggi molti degli elementi chimici conosciuti e più di 120 molecole organiche,
compresi gli aminoacidi, i “mattoni della vita”, che in alcune zone dello spazio hanno trovato le
giuste condizioni di temperatura e densità per formarsi, come in un laboratorio chimico.
Come si è formata la Terra? Non esistono teorie valide che spieghino la formazione dei
pianeti, anzi ci sono molti astronomi che sostengono l’impossibilità di trovarne una. Un’ipotesi:
nella rotazione della nube a forma di disco, al centro della quale si è formato il Sole, i piccoli grani
interstellari e gli elementi pesanti si sono aggregati in orbite di diametro diverso formando il nostro
sistema planetario (in un periodo “breve” di pochi milioni di anni). Mentre Mercurio, Venere, Terra
e Marte sono solidi, gli altri pianeti sono gassosi. Il Sole è nato 5 miliardi di anni fa e la Terra è nata
4,67 miliardi di anni fa, dapprima caldissima e poi si è lentamente raffreddata. La Luna si è formata
150 milioni di anni dopo, quando un grosso oggetto come Marte ha sbattuto contro la Terra
lanciando una massa in un orbita intorno alla Terra, appunto la Luna. Le prime masse continentali
solide si sono formate 4,42 Miliardi di anni fa. La massa della Terra le ha permesso di attrarre il gas
che ha formato la prima atmosfera con vapore d’acqua, anidride carbonica, azoto e idrogeno con
una temperatura di 2000 °C. Pian piano la Terra si è raffreddata, l’acqua è diventata liquida, la
quantità di anidride carbonica si è ridotta. E’ quindi cominciata la fase che ha prodotto reazioni
chimiche fra le molecole organiche e i vari elementi chimici che aveva ereditato dai collassi stellari
e che ancora cadevano sulla sua superficie. Mancava l’ossigeno che ha cominciato ad essere
prodotto 4 miliardi di anni fa quando sono comparse le prime forme di vita.
Il Festival delle Scienze.
Dal 20 al 23 Gennaio 2011 a Roma, all’auditorium Parco della Musica, si è tenuta la sesta
edizione del Festival delle Scienze (Direttore scientifico Vittorio Bo). Il tema del festival è stato
“La fine del mondo, istruzioni per l’uso”. Un grande momento culturale che ha messo in
campo lezioni importanti, incontri, dibattiti, eventi per le scuole, mostre e spettacoli, filmati per
esorcizzare queste funeree previsioni della fine del mondo. Le previsioni scientifiche dicono che il
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sistema solare potrebbe finire tra circa cinque miliardi di anni e forse già prima la nostra galassia
avrà iniziato a scontrarsi con quella di Andromeda. Fra un miliardo di anni la Terra sarà
completamente arida e priva di vita. Lo ha detto l'astronomo Robert Smith, dell'Università del
Sussex. Il festival ha affrontato la teoria della trasformazione del Sole in una “gigante rossa” più
grande, luminosa e più calda di oggi, capace di distruggere tutti i pianeti più interni, e poi arriverà
ad una massa e temperatura media. Infine si spegnerà. Fra un miliardo di anni la Terra sarà
caldissima, arida e senza vita. I documentari ipotizzano scenari possibili determinati
dall’esaurimento delle risorse petrolifere, dallo spegnimento del Sole, dalla crescita esponenziale
della popolazione e dalla cessazione del movimento terrestre. Nel frattempo potrebbe esserci il
rischio di una pandemia dovuta alla comparsa di un nuovo virus mutante, di conflitti generati da una
possibile crescita a dismisura del prezzo del petrolio. E ancora: attacchi terroristici, guerre nucleari,
improvvise glaciazioni, sovrappopolamento e crisi climatiche. Il vero pericolo per il momento
siamo noi stessi con le crisi economiche, le guerre e primo tra tutti l’effetto serra, ovvero il
surriscaldamento del globo causato dall’uomo. Basta pensare che tra circa 50 anni il clima della
Libia potrebbe spostarsi al Nord e quindi l’Italia rischierebbe la desertificazione. Quindi ci si deve
preoccupare, per il momento, della nostra attività sulla Terra perché:
IL VERO PERICOLO È L’UOMO!
Sono intervenuti circa 60 personalità importanti della ricerca scientifica, italiana ed
internazionale. Nel corso del Festival, la fine del mondo non è stata valutata solo come evento od
ipotesi, ma anche con il suo evento etico e psicologico. Gli incontri hanno spaziato dalla filosofia
alla scienza: “Guida alla fine del mondo”; “Descrescita felice o depressione”; “Quando la felicità
dipende o non dipende dal PIL”. Hanno partecipato, tra gli altri, il fisico Brandon Carter, famoso
per i suoi studi sui buchi neri, i filosofi John Leslie e Remo Bodei, nonché Giuseppe Ippolito,
direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, la docente
di Fisica di Harvard Lisa Randall (studiosa dei modelli più avanzati dell'universo, compreso quello
che ipotizza l'esistenza di nuove dimensioni), il geofisico dell’University College di Londra Bill
McGuire, il biologo e ambientalista Bill Streever, il fisico teorico del Cem Gian Francesco Giudice,
l’astrofisico Giovanni Bignami, il demografo Massimo Livi Bacci, fino agli scrittori Ian McEwan,
Alan Weisman e l’attore Stefano Benni
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Intervista allo scrittore Ian McEwan, autore del libro “Blues della fine del mondo”, Einaudi - 2008.
(Leonetta Bentivoglio, LA REPUBBLICA - Giovedì 20 Gennaio 2011).
“Per quanto riguarda la comprensione del mondo, stiamo indiscutibilmente meglio rispetto a
cinquecento anni fa. Ma ciò che trovo interessante e suggestivo è il dilagare dei fanatici
dell’apocalisse all’interno delle comunità religiose specialmente negli Stati Uniti, ed è stupefacente
la quantità di fili che legano questo fenomeno ai movimenti millenaristi diffusi in Europa tra
l’undicesimo e il sedicesimo secolo. È incredibile che tanta gente, in un paese così
tecnologicamente avanzato, resti aggrappata alle profezie del Libro della Rivelazione, ultimo
capitolo della Bibbia, privo di qualsiasi credibilità scientifica, proiettandosi in immagini che, nelle
rappresentazioni contemporanee, hanno l’appeal puerile di un videogioco fantasy, con cataclismi,
draghi, angeli che danno fiato alle trombe, cabale numeriche e quant’altro….. Viviamo in un mondo
che cambia a una velocità pazzesca: nessuno, vent’anni fa, avrebbe potuto immaginare le
rivoluzioni di Internet e del telefono cellulare. Per un verso siamo responsabili dei mutamenti e per
l’altro non sappiamo dove ci portano. Mentre nel quattordicesimo secolo, pur nel variare degli
eventi, l’uomo viveva in modo molto simile a quello dei propri nonni e bisnonni, la nostra
dimensione temporale sembra correre sulle montagne russe, scandita da sconvolgenti accelerazioni
repentine. Abbiamo un’enorme difficoltà a dire cosa sarà del nostro mondo fra trent’anni, e questo
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ci imprime una relazione angosciosa con il tempo. Perciò molti si rifugiano nelle profezie religiose.
So che un giorno il nostro sole si espanderà – forse tra sei bilioni di anni - fino a diventare un
gigante scarlatto….. La mia speranza è che il progetto umano riesca a lanciare un seme nello spazio
e che trovi una nuova casa da qualche parte nell’universo, portando con sé alcune delle bellissime
creazioni della nostra civiltà: le idee di Einstein, la musica di Bach, la letteratura di Dante e
Shakespeare”.
Galileo si confronta con Fulgenzio, un frate che vuole abbandonare il ramo della fisica, per timore
di scontrarsi con la religione cristiana e per non togliere ai credenti la speranza dell’esistenza di
Dio. Cerca di fargli capire che il suo compito è quello di mostrare agli altri la verità ma il frate non
sembra voler lasciare le sue idee.
(Scena VIII della “Vita di Galileo” di Bertolt Brecht)
Uomini, nella truce ora dei lupi,
pensate all'ombra del destino ignoto che
ne circonda, e a' silenzi cupi
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
che regnano oltre il breve suon del moto
vostro e il fragore della vostra guerra,
ronzio d'un'ape dentro il bugno vuoto.
Uomini, pace! Nella prona terra
troppo è il mistero; e solo chi procaccia
d'aver fratelli in suo timor, non erra.
Pace, fratelli! e fate che le braccia
ch'ora o poi tenderete ai più vicini,
non sappiano la lotta e la minaccia.
E buoni veda voi dormir nei lini
placidi e bianchi, quando non intesa,
quando non vista, sopra voi si chini
(Giacomo Leopardi – Infinito)
la Morte con la sua lampada accesa.
(Giovanni Pascoli – I due fanciulli,
terza strofa
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Fig. 1 - Atomo di Elio. Nel nucleo: due protoni (+) e due neutroni. Nell’orbita due elettroni (-).
Fig. 2 - Il ciclo del Sole, dalla nascita alla fine (gigante rossa). La scala è in miliardi di anni.
Fig. 3 - Le quattro righe spettrali di emissione dell'idrogeno nella zona del visibile
Fig. 4 – Effetto Doppler
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