Titolo: Metafisica dell`amore sessuale – L`amore inganno della natura

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Titolo: Metafisica dell`amore sessuale – L`amore inganno della natura
Analisi del testo “Metafisica dell’amore sessuale”
Titolo: Metafisica dell’amore sessuale – L’amore inganno della natura
Autore: Arthur Schopenhauer
Editore: Rizzoli
Genere: Filosofia Occidentale Moderna
Pagine:133
Collana: Classici del pensiero
Data di uscita versione tedesca: 1844
Edizione Consultata: 2008
La poetessa inglese Emily Dickinson in un momento di particolare ispirazione ci ha detto: “Che
l’amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell’amore”. Di questo incomprensibile sentimento hanno
cantato poeti di ogni epoca, hanno gioito e hanno sofferto uomini di ogni dove; tuttavia nessuno è
ancora riuscito – e probabilmente nessuno mai vi riuscirà – a scoprire l’inesprimibile segreto che si
cela dietro l’arcano che, prima o poi, condiziona massimamente la vita di ognuno di noi.
Arthur Schopenhauer, sublime filosofo nonché genio incompreso, è stato l’unico a lanciarsi in una
dimensione diversa da quella dell’uomo medio che considerava l’amore come qualcosa di
potentissimo ma irrazionale, invece egli, incapace di accettare una conclusione così scontata, ha
cercato di dare una spiegazione razionale (non empirica) a quella follia che gli uomini chiamano
Amore.
Il testo filosofico “La metafisica dell’amore sessuale” è un’opera unica nella storia della letteratura;
nessuno aveva mai dato una descrizione così accurata della sintomatologia dell’amore, dei suoi
effetti devastanti e dei possibili aspetti in cui si può presentare; ma è soprattutto significativa
l’introspezione delle cause che portano l’uomo ad innamorarsi e dei fini a cui è preposta questa
passione. Schopenhauer parla di amori eterosessuali ed omosessuali, fortissimi e vacillanti, fatali e
imposti; tutte queste sfumature, apparentemente inconciliabili, hanno un’ origine e un fine comuni,
non sono sotto il nostro arbitrio come molti pensano, ma trascendono da ogni nostro controllo;
siamo dei minuscoli tasselli di un mosaico immensamente più grande: la specie.
Ogni innamorato vive nella piacevole ed egoistica illusione che l’amore possa rappresentare il
massimo grado della propria felicità, possa riempire le sue giornate di momenti di amena dolcezza e
addirittura essere un sollievo per i dolori della vita; questa, per dirla alla Schopenhauer “è una mera
chiacchiera”, infatti ciò che fa scoccare la freccia di Cupido non è certo un sentimento profondo,
bensì l’impietoso genio della specie – entità superiore ed intangibile agli uomini – che determina
ogni innamoramento, non lo fa certo pensando alla futura gioia degli individui ma soltanto al
sommo bene della specie.
In pratica è come se ogni innamoramento fosse una forma d’irresistibile impulso sessuale racchiuso
entro una cornice tanto ammaliante quanto ingannevole; a sua volta questa tremenda attrazione
presente negli uomini è originata dalla volontà del futuro nascituro, ma di questo ovviamente gli
uomini non se ne accorgono o fanno finta di non accorgersi. Prove che l’amore trascende dal nostro
controllo sono le incredibili follie, frutto della componente irrazionale propria dell’amore, che
l’uomo è sempre stato spinto a compiere, anche laddove mai avremmo immaginato potesse
giungere l’umana mente; lo sconfinare in queste terre sconosciute, dice Schopenhauer è dovuto al
parossismo dell’attività della Voluntas (altresì chiamata “genio della specie”) incurante di questa
incoerenza di fondo: l’animale razionale o sociale di Aristotele trasformato in una belva impazzita
in fuga dalle leggi della realtà.
Il genio della specie, pur essendo apparentemente inconcepibile, utilizza un “modus operandi” assai
meticoloso e cinico; infatti, nella sua rigorosa selezione, non fa sconti: persone che potrebbero
provare sentimenti potentissimi, ma dal risultato della cui unione la specie non trarrebbe
giovamento, vengono irrimediabilmente scartate per favorire coppie meno portate ad un’effimera
felicità ma ad una decisamente maggiore fecondità.
Particolare è la sua visione dell’amore fra individui dello stesso sesso: infatti esso si manifesta con
maggiore frequenza presso giovani e vecchi, in quanto queste due categorie dispongono di minore
virilità, cioè in loro il seme maschile è meno radicato; come vuole la Voluntas, poiché se essi
procreassero andrebbero a generare soggetti deboli e a loro volta inadatti ad essere fecondi.
Perciò il loro istinto sessuale viene deviato, ma ciò non costituisce un’azione contro natura, perché
si tratta di una potenzialità che la natura stessa ci offre; ne è dimostrazione il fatto che
l’omosessualità persiste da tempo immemorabile, persino dove è proibita e punita con la pena
capitale.
In breve, come ha detto il Nostro “ L’amore non è che un inganno intessuto dalla natura per
spingere l’uomo a procreare”, nulla a che fare con il sentimento nobile e romantico al quale ognuno
di noi aspira perché l’uomo non è padrone del proprio destino, ma eternamente succube dell’azione
della mano invisibile dell’onnipresente Voluntas. Già nel “Mondo come volontà e
rappresentazione” Schopenhauer aveva tratto una conclusione molto interessante (anche se stridente
con le idee del tempo): la storia non esiste, è una mera chiacchiera, per quanto l’umanità si evolva
desidera sempre ciò che è più desiderabile in una data epoca; e mentre le ruote diventano auto, i
tronchi navi e le caverne castelli, una sola cosa permane tanto immutabile quanto irraggiungibile e
inesplicabile: l’Amore.
“Ogni innamoramento, per quanto etereo possa apparire, è radicato nell’istinto sessuale; anzi non è
altro che istinto sessuale più determinato e individualizzato”1
Non vi è alcun dubbio che la visione dell’amore proposta dal filosofo di Danzica sia discutibile, per
quanto originale; infatti coloro che non conoscono il suo pensiero, gli innamorati o i figli
dell’idealismo tedesco probabilmente troveranno l’opera risibile, superficiale e persino scandalosa,
ma il significato è ben più profondo di quanto si possa sospettare.
Chiaramente l’amore non si presta ad essere oggetto di scienza e nemmeno di una discussione
prettamente filosofica, poiché, accondiscenderemo tutti, si tratta di un’entità sfuggevole e recondita
nei segreti dell’esistenza. Tuttavia per chi voglia avventurarsi in questo mare dopo aver letto e
riletto le centinaia di poemi ispirati dall’amore, dopo aver provato personalmente i suoi effetti,
tentato inutilmente di capirlo, si provi questa lettura così piacevole e affascinante.
Luca Pegoraro, Marco Penello, Manuel Fauliri
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cfr. Arthur Schopenhauer, La metafisica dell’amore sessuale (edizione Rizzoli) pp.23