Periodico trimestrale dei Domenicani d`Italia
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Periodico trimestrale dei Domenicani d`Italia
cop_sapienza-3-4-2009.qxd 1-12-2009 13:35 Pagina 2 Periodico trimestrale dei Domenicani d’Italia - Aut. Trib. di Napoli n. 2220, 16 aprile 1971 Spedizione in abbonamento postale - Anno LXII (2009), n. 3/4 - ISSN 9770036471006 Direttore onorario: MICHELE MIELE - Dir. responsabile: ENRICO DE CILLIS Comitato di Redazione: CIRO CAPOTOSTO, GIOVANNI DISTANTE, ROSARIO PISTONE DIREZIONE - REDAZIONE: Piazza San Domenico Maggiore 8/A - 80134 NAPOLI (accesso abituale: Scalone Aragonese) Tel. (39) 081 459003 - Fax (39) 081 441477 - posta elettronica: [email protected] ARTICOLI J.-L. EGGER, Nostalgia del silenzio? . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagg. 257-272 A. FRANCHI, Tra azione e contemplazione. Osservazioni sulla crisi dell’intellettuale in età contemporanea . . . . . . . . . . » 273-304 P. BIRTOLO, Dialogo interreligioso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 305-337 SEGRETERIA - AMMINISTRAZIONE: EDI, Via Giuseppe Marotta, 12 - 80133 NAPOLI Fax: (39) 081 4109563 - (39) 081 5526670 - E-mail: [email protected] NOTE CRITICHE – DISCUSSIONI O. TODISCO, Fecondità teoretica della libertà. Ai margini di un volume di F. Donadio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » pagg. 339-347 D. VERARDI, Astrologia e Controriforma in Sisto V . . . . . . . » 349-356 R. DE BIASE, Percorsi problematici della filosofia del Novecento tra Europa e America latina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 357-372 ITALIA Cartaceo PDF * Cartaceo+PDF RECENSIONI D. CESARINI, Tra storia e mistica. Studi e documenti sul modernismo cattolico, p. 373 (M. Miele); Z. GROCHOLEWSKI, La legge naturale, p. 375 (R. M. Pizzorni o.p.); R. DE MATTEI, La dittatura del relativismo, p. 377 (G. Turco); C. H. BECKER, Cristianesimo e Islam, p. 381 (P. Birtolo); P. STEFANI, L’Apocalisse, p. 384 (P. Birtolo); M. CAMPANINI, Ideologia e politica nell’Islam, p. 385 (P. Birtolo); M. CAMPANINI, Storia del Medio Oriente, p. 388 (P. Birtolo); P. LEGRENZI, Credere, p. 390 (P. Birtolo); E. SEVERINO, Immortalità e destino, p. 392 (D. Sperduto); A. GAROSCI, Letteratura e vita morale nel Novecento, p. 394 (B. Vizzini); G. ERNST-C. FIORANI (a c.), Laboratorio Campanella, p. 396 (F. De Carolis); P. DI VONA, L’ontologia dimenticata, p. 402 (F. De Carolis); S. CAVACIUTI, Coscienza morale e trascendenza, p. 405 (F. De Carolis); C. CERARDI, Filosofia e rivoluzione in G. Bruno, p. 408 (F. De Carolis); R. PITITTO, La ragione linguistica, p. 409 (F. De Carolis); A. MONTANO, Sartre e le arti, p. 411 (F. De Carolis); SPINOZA, Opere, p. 412 (F. De Carolis); L. BORRIELLO, Esperienza mistica e teologia mistica, p. 415 (S. Simonetti). SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE Sono segnalati scritti di G. Brescia, G. Cavalcoli, G. P. De Sanctis, C. Fabro, A. Franco, F. Mies, G. Giustiniani, A. Greco, S. M. Lanzetta, C. Matarazzo, A. Sabetta pagg. 417-421 Indice generale dell’anno 2009 (vol. LXII) pagg. 422-424 Testata Associata alla Unione Stampa Periodica Italiana © Editrice Domenicana Italiana, s.r.l. Via G. Marotta, 12 - 80133 Napoli www.edi.na.it - [email protected] R.E.A. 347550 - P. IVA 04047620630 ★ Direttore editoriale: P. Giuseppe Piccinno, o.p. I testi del periodico «Sapienza. Rivista di filosofia e di Teologia» sono di proprietà esclusiva della Editrice Domenicana Italiana s.r.l. I diritti di traduzione in qualsiasi forma, di memorizzazione elettronica di riproduzione o di adattamento, totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie fotostatiche) del presente periodico sono riservati alla titolarità esclusiva della Editrice Domenicana Italiana s.r.l. come per legge per tutti i Paesi. LʼEditore garantisce, ai sensi dellʼart. 13 del d.lgs. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali, che i dati relativi agli abbonati vengono trattati nel rispetto della legge. 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NOSTALGIA DEL SILENZIO? 257 NOSTALGIA DEL SILENZIO? «Looking into the heart of light, the silence» T. S. ELIOT 1. L'assedio delle parole L'epoca contemporanea sembra avere nostalgia del silenzio. Non solo il silenzio meditativo dei ritiri spirituali di chi aspira a un ricentramento della propria esperienza personale e che, in soggiorni piuÁ o meno prolungati, cerca la quiete monasteriale, e neppure soltanto il silenzio custodito (e a portata di tutti) pure nel mezzo delle metropoli piuÁ chiassose da quegli enormi recipienti di silenzio che sono le chiese e le cattedrali1. Questo silenzio eÁ sempre stato ricercato e accompagna marginalmente tutta la storia umana. Caratteristico del momento attuale eÁ che la nostalgia del silenzio eÁ risentita a livello generale e si accompagna ad una volontaÁ di fuga da una realtaÁ percepita come troppo ingombra. La ricerca del silenzio diventa quasi un luogo comune e assume diverse forme, come quella di un fenomeno di moda2, oppure di una rivalutazione euristica in diverse discipline3 oppure ancora semplicemente di esasperazione di fronte all'imperversare dello scambio d'informazioni. «Il silenzio si eÁ rintanato nelle cattedrali, al riparo dei loro muri», MAX PICARD, Il mondo del silenzio, Servitium, Sotto il Monte 2007, p. 150 [trad. italiana di MAX PICARD, Die Welt des Schweigens, Eugen Rentsch Verlag, Erlenbach-ZuÈrich 1948, p. 174]. 2 Attecchiscono un po' ovunque i Silent Party e i Quiet Garden o, ancora, le silent raves, occasioni mondane d'incontro ove vige l'obbligo di tenere rigorosamente il silenzio. Cfr. ad es. il sito www.quietparty.com. 3 In questa prospettiva cfr. l'interessante volume collettivo curato da NICOLETTA POLLA-MATTIOT (a c. di), Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura fra ascolto e comunicazione, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004. 1 258 JEAN-LUC EGGER In merito a quest'ultimo fenomeno, leggiamo in apertura di una recente analisi della lingua italiana contemporanea le seguenti affermazioni: «Un assedio di parole sembra stringerci d'intorno. Parole che dobbiamo capire o dalle quali talvolta dovremmo anche difenderci. C'eÁ da badare a come parlano gli altri, e a come parliamo noi. Difenderci: eÁ importante. Per riuscire a pensare. La realtaÁ verbale che ci circonda eÁ a tratti insostenibile, una folla di voci, molte familiari, molte sconosciute, enigmatiche, petulanti, violente. Si accampano a caratteri evidenti sui titoli dei giornali che apriamo la mattina, insieme allo spettacolo delle immagini compaiono ingrandite su manifesti pubblicitari, colano dai muri dei palazzi imbrattati, risuonano da radio radioline e televisioni, si rincorrono da nazione a nazione, sciamano nel polipaio di Internet, si rifrangono da satelliti che stanno sulla nostra testa, lontani, giuÁ sulle case che le accolgono nel palmo delle loro parabole aperte. Un mare, un frastuono, tra giornali, riviste, spot pubblicitari, telefonini, scritte sugli autobus e sui treni, avvertimenti, minacce, divieti, esortazioni, intimazioni, e cumuli di esortazioni, tonnellate di slogan, per allettare, persuadere a scegliere a votare a comprare. Parole che ci attraggono talvolta, parole che amiamo, e parole che ci irritano, alcune. Parole invadenti. Parole ad alto volume. Parole che ci bombardano, ci seducono, ci respingono. Le subiamo»4. Un vero e proprio assedio delle parole, talche sembra di leggere qui l'estratto di un bollettino di guerra. Siamo lontani dalle critiche ai primi mezzi di comunicazione di massa, come la radio, nelle quali si guardava ancora alla parola come a un atto autentico di comunicazione che nei canali radiofonici non poteva che snaturarsi e perdere dignitaÁ. Di fronte al brusio verbale incessante della radio nei primi decenni del XX secolo ci si rendeva conto che l'uomo stava perdendo il contatto con la realtaÁ in quanto cioÁ che gli era proposto non era ne vero ne falso «ma semmai l'irreale, cioÁ che, piuÁ o meno, non signi®ca nulla»5. La parola dei mass media, lamentava d'altra parte Marcuse, non parla ma manipola le coscienze, diviene strumento di condizionamento e organizzazione6. La diagnosi di Beccaria appartiene a uno stadio ulteriore. Non si rimpiange piuÁ la parola nella sua pienezza originaria, poiche questa eÁ passata al contrattacco, eÁ talmente perva4 GIAN LUIGI BECCARIA, Per difesa e per amore. La lingua italiana oggi, Garzanti, Milano 2006, p. 9. 5 ALDOUS HUXLEY, «La propaganda in una societaÁ democratica», in Ritorno al nuovo mondo, Mondadori, Milano 1991 [ed. originale 1958], p. 266. 6 HERBERT MARCUSE, Der eindimensionale Mensch. Studien zur Ideologie der fortgeschrittenen Industriegesellschaft, Luchterhand Literaturverlag, Frankfurt am Main 1989 [ed. originale 1964], p. 104. NOSTALGIA DEL SILENZIO? 259 siva da assediare l'uomo, da stringerlo in una morsa dialettica contro cui occorre difendersi. A fronte di un siffatto assedio non stupisce che si possa essere tentati di sognare il silenzio («Difendersi non solo dal troppo delle parole degli altri ma anche limitare le proprie. Si comincia a sognare il silenzio»7), un sogno motivato invero piuÁ dalla volontaÁ di fuggire una realtaÁ divenuta insopportabile per eccesso d'informazione che non dall'autentica ricerca di silenzio in quanto tale. Ma il silenzio oggi non eÁ ricercato soltanto quale destinazione ultima della fuga da una realtaÁ divenuta assordante. Si assiste pure a una vera riscoperta di questo fenomeno, ovvero ad una presa di coscienza generale dell'importanza che esso assume per l'individuo e per la societaÁ umana. In una cultura occidentale costruita sulla forza del logos ci si rende paradossalmente conto che l'esercizio della ragione non si contrappone al silenzio ma esige con questo uno scambio reciprocamente integrativo, giacche il silenzio eÁ «una dimensione dell'uomo, una condizione necessaria per rapportarsi con se stessi (con la propria coscienza: meditazione), con gli altri (eÁ il silenzio dell'ascolto), con Dio (la preghiera)»8. Non mancano di conseguenza pregevoli opere intese ad attirare l'attenzione sull'importanza di questo elemento tanto essenziale quanto trascurato9, oppure altre volte a tessere mediante la parola e l'argomentazione dialettica l'elogio di questa dimensione dimenticata dopo secoli di uso univoco e tron®o della parola e della ragione10. La riscoperta del silenzio sembra in questi casi dover assumere quasi la forma di una implicita confessione da parte del verbo di un abuso di potere, sicche il piuÁ delle volte la parola stessa ammette i propri limiti, la propria incapacitaÁ a dire BECCARIA, op. cit., 11. FRANCA PARODI SCOTTI, «Di tacere in tacere: tre vie da esplorare», in NICOLETTA POLLA-MATTIOT, op. cit., p. 245. 9 Fondamentale resta il volume di MASSIMO BALDINI, SILVANO ZUCAL (a c. di), Le forme del silenzio e della parola, Morcelliana, Milano 1989. 10 Questo ad esempio l'intento del libro di MARC DE SMEDT, Eloge du silence, Albin Michel, Parigi 1996, p. 11: «Cet ouvrage est une meÂditation sur cet eÂleÂment essentiel, et meÂconnu, de nos existences. Dans un monde de plus en plus bruyant, la valeur du silence est en effet aÁ redeÂcouvrir. Nous l'avons peut-eÃtre oublieÂ, nous sommes des eÃtres porteurs de toute la sagesse immeÂmoriale du silence». Ma cfr. anche MASSIMO BALDINI, Elogio del silenzio e della parola, Rubbettino, Catanzaro 2007, e poi, in chiave piuÁ polemica, GILLO DORFLES, Horror Pleni. La (in)civiltaÁ del rumore, Castelvecchi, 2008. La letteratura sul silenzio eÁ assai cospicua e soprattutto negli ultimi anni tende signi®cativamente a moltiplicarsi. 7 8 260 JEAN-LUC EGGER alcunche sull'indicibile, sul silenzio11. Riscoprire il silenzio equivale in tale prospettiva a ride®nire le aree del vero, da un lato ridimensionando le ambizioni del logos nella descrizione della realtaÁ e, d'altra parte, sottolineando il rapporto di reciproca implicazione tra silenzio e parola. La parola disvela le cose, eÁ strumento di conoscenza, ma non puoÁ dire tutto lo scibile12; anche nell'esercizio del suo potere apofantico resta poi comunque tributaria del silenzio su cui si staglia e nel quale resta invischiata13. Nel riscoprire il silenzio o nel tesserne l'elogio si tratta insomma di rivalutare il ruolo ®loso®co e globalmente umano di questo fenomeno a dispetto di una tradizione, segnatamente quella occidentale, che ne ha per lungo tempo negato qualsivoglia pertinenza euristica14. La contemporanea nostalgia del silenzio sembra tuttavia aver raggiunto recentemente un ulteriore stadio di maturitaÁ ed essere passata dal livello ®loso®co a quello ideologico e quasi politico. Dopo il silenzio come destinazione di fuga, dopo la riscoperta dell'essenzialitaÁ del silenzio, il silenzio diventa programma d'azione, obiettivo di rivendicazione sociale e politica. Di conseguenza, il discorso intorno al silenzio non assume piuÁ la forma della critica contro l'onnipresenza assordante di informazioni o quella dell'elogio della dimensione occultata del silenzio, ma si fa rivendicazione politica, diventa manifesto per il silenzio. Emblematico di questa nuova fase di discorso sul silenzio eÁ un recente lavoro dell'inglese Stuart Sim, che, volendosi fare interprete di una generale preoccupazione per il rischio di estinzione di questo fenomeno, propone nella forma pro11 Per riscoprire il silenzio lo si puoÁ suggerire ma non dimostrare ne enunciare: «Voici exprime avec des mots, un essai de voyage dans le non-dit. Qui ne veut rien prouver, mais juste ... suggeÂrer», MARC DE SMEDT, op. cit., p. 11. 12 Non solo la parola ®loso®ca (nel senso del wittgensteiniano «Wovon man nicht sprechen kann, daruÈber muss man schweigen»), ma anche quella poetica, pur intrinsecamente giaÁ piuÁ «verticale» e aperta sull'ineffabile. 13 Giova ricordare qui l'invito di MERLEAU-PONTY a «consideÂrer la parole avant qu'elle soit prononceÂe, sur le fond du silence qui la preÂceÁde, qui ne cesse pas de l'accompagner, et sans lequel elle ne dirait rien; davantage, il nous faut eÃtre sensible aÁ ces ®ls de silence dont le tissu de la parole est entremeÃle», La prose du monde, Gallimard, Paris 1969, p. 64. 14 «Dif®denza [nei riguardi del silenzio] del tutto comprensibile, se si considera che uno dei primi obiettivi della ®loso®a eÁ stato appunto di superare il silenzio della ragione e l'acritica credenza a miti e leggende nell'intento di articolare la molteplicitaÁ dei fenomeni naturali e sociali secondo un ordine a misura d'uomo, secondo una dialettica, un discorso, un logos», JEAN-LUC EGGER Ganz und gar gegenwaÈrtig. Forma e silenzio nel pensiero di Max Picard, in «Sapienza», Rivista di ®loso®a e di teologia, Napoli, vol. 52ë (1999), fasc. 2, p. 145. NOSTALGIA DEL SILENZIO? 261 vocatoria del manifesto15 un vero e proprio programma a sostegno della tutela del silenzio in ambito sociale, politico e globalmente umano. 2. Un manifesto per il silenzio La constatazione da cui parte Stuart Sim eÁ semplice: le nostre societaÁ occidentali sono pervase dal rumore perche costruite e strutturate in funzione di attivitaÁ rumorose. Il livello di sviluppo di una societaÁ si misura del resto in termini di attivitaÁ industriale o tecnologica, di disponibilitaÁ di mezzi di comunicazione e di trasporto, di quantitaÁ del consumo di beni e servizi e via dicendo, ossia di tutta una serie di operazioni, movimenti, scambi che plasmano un ambiente saturo di stimoli acustici. Esempio paradigmatico di tale situazione sono gli agglomerati urbani, nei quali l'attivitaÁ non cessa mai e dove il rumore eÁ ovunque e incessante. La tendenza verso l'esportazione di tecnologia, come pure l'espansione della globalizzazione, non fanno che diffondere tale inquinamento acustico su scala mondiale trasformando anche i Paesi in sviluppo in aree invase dal rumore. La pervasivitaÁ del rumore ha tuttavia anche una valenza ideologica. Oltre ad essere un effetto collaterale del generale affarõÁo dell'uomo contemporaneo (l'heideggeriano Betrieb), il rumore eÁ anche uno strumento con cui la logica commerciale mira a catturare la nostra attenzione per diffondere la propria in¯uenza. Musica, messaggi pubblicitari, immagini, slogan e via dicendo operano costantemente sulle nostre coscienze nell'intento di persuaderci, controllare le nostre scelte e indirizzare il nostro agire. Secondo Stuart Sim eÁ in atto un generale assalto contro il silenzio da parte del mondo degli affari per imporre una cultura del consumo ®ne a se stesso e dell'omologazione dei comportamenti: «Il silenzio eÁ importante, sostengo, perche il rumore eÁ un signi®cante del potere ideologico, della mancanza di sensibilitaÁ verso i ritmi naturali dell'esistenza umana. Attingendo all'opera di Jean-FrancËois Lyotard, de®nirei l'inquinamento acustico come parte di quella spinta verso l'inumano promossa dalle grandi imprese e dall'establishment tecnoscienti®co. La difesa del silenzio eÁ la difesa dell'umano, e fa parte, percioÁ, di una battaglia ideo15 STUART SIM, Manifesto per il silenzio, Feltrinelli, Milano 2008 (trad. it. di ADELE OLIVERI del testo originale: Manifesto for Silence: confronting the politics and culture of noise, Edimburgh University Press Ltd., 2007). 262 JEAN-LUC EGGER logica molto piuÁ grande: per usare un termine caro a Lyotard, del con¯itto tra la piccola e la grande narrazione che sta al cuore della nostra cultura. La narrazione dominante ha un interesse acquisito nel tenerci in uno stato di shock and awe, alla merce del suo potere, e il rumore eÁ un'arma importante nel suo arsenale»16. Accanto dunque al rumore quale effetto collaterale dello sviluppo economico, ma irrimediabilmente invischiato ad esso, avanza anche il rumore quale strumento di conquista dello spazio e dell'attenzione, arma sottile di quella che in un recente libro Michel Serres ha de®nito la logica dell'appropriazione mediante la polluzione, ossia il fatto che sin dalla notte dei tempi l'uomo, non diversamente da qualsiasi animale, acquisisce la proprietaÁ inquinando, lasciando la sua traccia impura sull'oggetto di cui intende appropriarsi17. Come contrastare questa aggressione generalizzata e ormai globale contro il silenzio e le sue virtuÁ? EÁ certo possibile agire in modo circoscritto e concreto mediante iniziative a livello politico (ad esempio adottando misure per ridurre l'inquinamento fonico dei mezzi di trasporto come la ferrovia o per inasprire la legislazione contro i rumori molesti nelle cittaÁ, secondo il modello adottato nel 2004 a New York dal sindaco Bloomberg), oppure istituire gruppi d'interesse e associazioni per organizzare campagne di pressione contro il rumore, come la Noise Abatement Society in Gran Bretagna. Il manifesto di Stuart Sim si propone tuttavia di superare il punto di vista semplicemente polemico contro l'inquinamento fonico e di inserire la causa del silenzio in un contesto culturale piuÁ ampio, mettendo in evidenza il ruolo che il silenzio ha svolto nello sviluppo della nostra civiltaÁ: «Il mio intento eÁ quello di spingermi oltre una semplice polemica contro l'inquinamento acustico, collocando l'attuale con¯itto tra silenzio e rumore in un contesto culturale piuÁ ampio, in modo da rivelare quale sia la posta in gioco in questo scontro. Desidero esplorare la storia culturale del silenzio, per determinare il ruolo che ha svolto nel nostro sviluppo, dalla religione alle arti al pensiero in generale: il silenzio come concetto, come tema, come simbolo»18. Op. cit., pp. 43-44. «D'ouÁ le theÂoreÁme que l'on pourrait dire de droit naturel Ð j'entends ici par ``naturel'' une conduite geÂneÂrale chez les espeÁces vivantes Ð: le propre s'acquiert et se conserve par le sale. Mieux: le propre, c'est le sale», MICHEL SERRES, Le mal propre. Polluer pour s'approprier?, Editions Le Pommier, Paris 2008, p. 7. 18 STUART SIM, op. cit., pp. 17-18. 16 17 NOSTALGIA DEL SILENZIO? 263 Dopo un capitolo incentrato su una messa in guardia contro gli effetti devastanti del rumore sull'essere umano19 e sulla conseguente necessitaÁ di preservare quantitaÁ od occasioni suf®cienti di silenzio nella vita quotidiana per garantire un ambiente nel quale l'uomo possa evolvere e ri¯ettere conformemente alle sue potenzialitaÁ («il controllo del rumore non eÁ un lusso, ma una necessitaÁ dell'esistenza umana; quando eÁ insuf®ciente, la qualitaÁ della nostra vita si deteriora»20), l'autore propone un'indagine ad ampio raggio nella storia della cultura occidentale per mettere in evidenza quanto quest'ultima sia in fondo debitrice nei confronti del silenzio e per dimostrare, indirettamente, quanto sia elevato il rischio di un annientamento di questo ingrediente necessario dell'umano. L'analisi di Stuart Sim si sofferma sul ruolo e sulla funzione che il silenzio ha assunto (e assume tutt'ora) nelle religioni occidentali (con l'esempio paradigmatico dei quaccheri per cui «tanto piuÁ c'eÁ Dio quanto piuÁ c'eÁ silenzio») e in quelle non occidentali (buddhismo, induismo e taoismo, nelle quali il silenzio eÁ in generale un veicolo privilegiato verso la meditazione), nella ®loso®a (dove il silenzio serve in generale a stabilire cosa la ®loso®a possa o non possa fare), nell'estetica (con l'esempio dell'estetica del silenzio di Susan Sontag e dell'uso dialettico del silenzio quale forma di impoverimento dell'arte inteso a far comprendere meglio cioÁ che eÁ presente nell'opera artistica), nella musica (dalla composizione silenziosa 433 di John Cage al silenzio letterale e spirituale delle opere di John Taverner), nella pittura (nella cui grammatica visuale gli esiti della ricerca della purezza ®gurativa di artisti come Malevic o Rodchenko possono essere considerati degli equivalenti del silenzio), nel cinema (dove il silenzio assume una forte valenza simbolica, ad es. nei ®lm di Ingmar Bergman), nella letteratura (piuÁ autori associano esplicitamente il silenzio alla dimensione divina, spirituale, alla psicologia profonda, al ¯usso di coscienza, oppure dialogano sapientemente con il silenzio per sollecitare l'immaginazione del lettore come Laurence Sterne nel Tristam Shandy), nel teatro (paradigmatiche le opere di Beckett come Respiro e Aspettando Godot quali esempi di ritirata dal linguaggio e condanna della super®cialitaÁ della cultura del suo tempo), nella linguistica (disciplina nella quale si eÁ dimostrato che il successo della comunicazione inter19 Sia a livello ®sico che mentale, a cominciare dagli effetti sul sistema cardiovascolare e sull'equilibrio cerebrale dell'esposizione continuata a musica ad alto volume o al rumore in generale, cfr. STUART SIM, op. cit., p. 50. 20 STUART SIM, op. cit., p. 62. 264 JEAN-LUC EGGER personale dipende in misura cruciale dall'uso strategico del silenzio negli scambi verbali), nel discorso politico (che sia quello delle dittature, che mettono a tacere l'opposizione, o quello delle democrazie, in cui non sempre il discorso eÁ parola parlante, e dell'esclusione) e nella comunicazione in generale (i lavori di Muriel Saville Troike hanno messo in evidenza come una teoria integrata della comunicazione non puoÁ prescindere dalla vasta gamma di funzioni e di usi del silenzio). Dall'ampia rassegna di Sim, qui riassunta in modo piuÁ che sommario, risulta che la nostra tradizione culturale si eÁ sempre confrontata con il silenzio e ha anzi tratto da questa dimensione costante nutrimento ed ispirazione. Come sottolinea l'autore: «Non si puoÁ non restare colpiti dalla misura in cui il silenzio eÁ integrato nei nostri processi culturali; la conclusione cui naturalmente si giunge da questo tipo di indagini eÁ che la riduzione del silenzio provocherebbe un generale impoverimento della nostra cultura»21. 3. Salvare il silenzio, ma quale? Il testo di Sim ha il merito di attirare l'attenzione sui rischi culturali e quasi antropologici incorsi da una societaÁ dimentica del silenzio, e di interpellare iniziative a livello politico e sociale per sviluppare «una politica positiva del silenzio, da contrapporre alla politica commerciale del rumore»22. Il manifesto ha dunque ®nalitaÁ nobili e assolutamente condivisibili, anche per il tono battagliero che lo contraddistingue («EÁ davvero giunto il momento di alzare la voce in difesa del silenzio»). Ci si puoÁ tuttavia domandare se questo atto di resistenza sia diretto contro i veri nemici del silenzio, ossia se la lotta per salvare il silenzio debba essere combattuta contro il rumore e contro la politica commerciale e se, di conseguenza, la problematica possa risolversi semplicemente garantendo un equo equilibrio tra lo spazio o i momenti riservati al silenzio e quelli lasciati all'imperversare del rumore23. STUART SIM, op. cit., p. 155. Op. cit., p. 157. L'autore sembra effettivamente propendere per questo approccio: «Come sostengo ®n dalla prima pagina di questo saggio, dovremmo avere tutti la possibilitaÁ di immergerci nel silenzio al momento del bisogno, anziche assistere al progressivo assottigliamento di una simile opportunitaÁ, come tristemente sta accadendo», op. cit., p. 162. 21 22 23 cop_sapienza-3-4-2009.qxd 1-12-2009 13:35 Pagina 2 Periodico trimestrale dei Domenicani d’Italia - Aut. Trib. di Napoli n. 2220, 16 aprile 1971 Spedizione in abbonamento postale - Anno LXII (2009), n. 3/4 - ISSN 9770036471006 Direttore onorario: MICHELE MIELE - Dir. responsabile: ENRICO DE CILLIS Comitato di Redazione: CIRO CAPOTOSTO, GIOVANNI DISTANTE, ROSARIO PISTONE DIREZIONE - REDAZIONE: Piazza San Domenico Maggiore 8/A - 80134 NAPOLI (accesso abituale: Scalone Aragonese) Tel. (39) 081 459003 - Fax (39) 081 441477 - posta elettronica: [email protected] ARTICOLI J.-L. EGGER, Nostalgia del silenzio? . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagg. 257-272 A. FRANCHI, Tra azione e contemplazione. Osservazioni sulla crisi dell’intellettuale in età contemporanea . . . . . . . . . . » 273-304 P. BIRTOLO, Dialogo interreligioso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 305-337 SEGRETERIA - AMMINISTRAZIONE: EDI, Via Giuseppe Marotta, 12 - 80133 NAPOLI Fax: (39) 081 4109563 - (39) 081 5526670 - E-mail: [email protected] NOTE CRITICHE – DISCUSSIONI O. TODISCO, Fecondità teoretica della libertà. Ai margini di un volume di F. Donadio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » pagg. 339-347 D. VERARDI, Astrologia e Controriforma in Sisto V . . . . . . . » 349-356 R. DE BIASE, Percorsi problematici della filosofia del Novecento tra Europa e America latina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 357-372 ITALIA Cartaceo PDF * Cartaceo+PDF RECENSIONI D. CESARINI, Tra storia e mistica. Studi e documenti sul modernismo cattolico, p. 373 (M. Miele); Z. GROCHOLEWSKI, La legge naturale, p. 375 (R. M. Pizzorni o.p.); R. DE MATTEI, La dittatura del relativismo, p. 377 (G. Turco); C. H. BECKER, Cristianesimo e Islam, p. 381 (P. Birtolo); P. STEFANI, L’Apocalisse, p. 384 (P. Birtolo); M. CAMPANINI, Ideologia e politica nell’Islam, p. 385 (P. Birtolo); M. CAMPANINI, Storia del Medio Oriente, p. 388 (P. Birtolo); P. LEGRENZI, Credere, p. 390 (P. Birtolo); E. SEVERINO, Immortalità e destino, p. 392 (D. Sperduto); A. GAROSCI, Letteratura e vita morale nel Novecento, p. 394 (B. Vizzini); G. ERNST-C. FIORANI (a c.), Laboratorio Campanella, p. 396 (F. De Carolis); P. DI VONA, L’ontologia dimenticata, p. 402 (F. De Carolis); S. CAVACIUTI, Coscienza morale e trascendenza, p. 405 (F. De Carolis); C. CERARDI, Filosofia e rivoluzione in G. Bruno, p. 408 (F. De Carolis); R. PITITTO, La ragione linguistica, p. 409 (F. De Carolis); A. MONTANO, Sartre e le arti, p. 411 (F. De Carolis); SPINOZA, Opere, p. 412 (F. De Carolis); L. BORRIELLO, Esperienza mistica e teologia mistica, p. 415 (S. Simonetti). SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE Sono segnalati scritti di G. Brescia, G. Cavalcoli, G. P. De Sanctis, C. Fabro, A. Franco, F. Mies, G. Giustiniani, A. Greco, S. M. Lanzetta, C. Matarazzo, A. Sabetta pagg. 417-421 Indice generale dell’anno 2009 (vol. LXII) pagg. 422-424 Testata Associata alla Unione Stampa Periodica Italiana © Editrice Domenicana Italiana, s.r.l. Via G. 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