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TRADUZIONE Jerry Magni on Skin-Artists.com 19/11/2014
ESCLUSIVO | INTERVISTA CON JERRY MAGNI BY IVA KANCHESKA 19/11/2014
Ciao Jerry Magni! Grazie molte per aver trovato il tempo di rispondere ad alcune domande per la nostra
rivista online. È un grande onore avere la possibilità di condividere alcuni miei pensieri con te. Se un artista
ben conosciuto nel mondo, che non solo è un professionista e dedicato al 100%, ma che ha anche uno
stile unico. Così impressionante…
Onestamente, sono una tua fan dei tuoi tatuaggi a colori combinati con note surrealistiche in ogni disegno.
Posso solo immaginare quanto tempo ed energia hai messo nello sviluppo del tuo talento, cominciamo con
qualche informazione basilare...
Q: Quando è cominciata la tua fascinazione per l'arte dei tattoo? Hai frequentato una scuola d'arte?
Qual'è il tuo background?
A: Chi fa tatuaggi e chi li indossa sa quanto i bambini siano attratti da questa forma d'arte e io non ero
diverso dagli altri bambini.
Anche se in Italia, prima della metà degli anni '90, non esisteva una cultura del tatuaggio quindi vederne
era cosa rara e quando succedeva erano spesso pessimi tatuaggi, ma proprio per la loro rarità puoi
immaginare che tipo di fascino avesse su un bambino degli anni '70 come me.
Poi, dall'età di 14 anni, quando per la prima volta mi infilai dell'inchiostro sotto pelle con un ago da cucito,
la mia vita ha sempre avuto a che fare in modo più o meno diretto e/o coinvolto con i tatuaggi. Inizialmente
li eseguivo in modo rudimentale e del tutto irresponsabile come solo un adolescente sa esserlo, tatuavo (in
realtà facevo schifezze) su amici e conoscenti che me lo chiedevano. Lo so è disdicevole ma allora, data la
giovane età mia e dei miei "clienti" e la totale mancanza di informazioni sull'argomento, a noi sembrava
quasi un gioco.
Nel 1986 mi iscrissi alla Scuola del Fumetto di Milano (Comic Art School of Milan) diplomandomi nel 1990 e
agli occhi di amici e conoscenti quello era una specie di passaporto per continuare ad eseguire schifezze
sulla loro pelle. Durante il servizio militare diventai una sorta di tatuatore ufficiale della caserma. Di ritorno
alla vita reale mi concentrai sull'attività di fumettista e illustratore e a metà degli anni '90, in coincidenza
con la nascita dell'interesse nei tatuaggi in Italia, cominciai a tatuare professionalmente ma fu per lo più
un'attività marginale rispetto a quella di fumettista e illustratore e successivamente anche di web designer.
Fino alla fine del 2005, quando decisi di rendere i tatuaggi la mia principale attività e recuperare il tempo
perduto.
Da allora ho cercato e cerco di approfondire il più possibile la mia cultura e conoscenza della materia.
Q: Hai avuto qualche influenza? Che tipo di arte è la tua maggiore fonte creativa?
A: Dato il mio background scolastico e professionale ovviamente i fumetti e l'illustrazione sono in cima alla
lista delle mie influenze, è il mio imprinting artistico. Le immagini solitamente si creano nella mia mente
mentre ascolto i racconti dei clienti. Una volta visualizzati gli elementi e la composizione creo uno
scarabocchio per memorizzare e vado alla ricerca di immagini che contengano le luci e l'atmosfera che ho
in mente per quell'opera, oppure consulto libri di anatomia per chiarirmi una posizione particolare. Altre
volte mi capita di prendermi un'infatuazione per lo stile di qualche fumettista o illustratore e quindi consulto
le sue opere per mettere un po' di quello stile nel mio prossimo lavoro.
Q: Cos'hanno pensato la tua famiglia e i tuoi amici sul fatto che tu sia entrato nel mondo dei
tatuaggi? Ti hanno dato il loro massimo supporto o hai dovuto negoziare?
A: Quando tatuavo da ragazzino la cosa era molto segreta, era un segreto tra me e il "cliente". Eravamo
ragazzini irresponsabili ma abbastanza intelligenti da sapere che se i nostri genitori avessero saputo quel
che stavamo facendo, avremmo passato dei brutti quarti d'ora.
Successivamente, quando ho cominciato a tatuare in modo professionale l'unica preoccupazione, dei miei
genitori in particolare, era che mi assicurassi di lavorare in modo sicuro. Non avevano chiaro come
funzionasse, ma sapevano che era coinvolto il possibile contatto con il sangue di qualche estraneo e
questo ovviamente li preoccupava. Ma a parte questa loro iniziale apprensione per il resto ho sempre avuto
il supporto di tutti coloro che mi stanno intorno.
Q: Qualcosa che trovo molto creativo riguardo alla tua arte è il fatto che non copi tatuaggi già fatti su
un cliente. Ogni tatuaggio è unico, immagino che ogni cliente sia felice di avere un pezzo realizzato
da te al 100%. Come gestisci la cosa? È difficle essere costantemente creativo, diciamo che sei un
artista che lavora non stop?
A: Trovo che sia fondamentale che ognuno abbia un tatuaggio unico, proprio perché ognuno di noi è unico.
La scuola mi ha insegnato dei metodi e lavorare per anni come fumettista e illustratore è stato sicuramente
un ottimo allenamento.
Dover raccontare storie per immagini ti porta inevitabilmente a sviluppare la creatività.
Ovviamente ci sono progetti più impegnativi di altri e in genere sono quei progetti in cui il cliente non ha le
idee chiare su ciò che vuole.
In quel caso faccio in modo che la confusione del cliente non mi coinvolga, procedo con metodo e
solitamente riesco a trovare soluzioni anche per il cliente più confuso.
Nei casi in cui invece non riesco a trovare subito un'idea chiedo sempre al cliente di lasciarmi i suoi
recapiti perché so che a volte l'ispirazione può arrivare quando meno te l'aspetti.
Trovo la fase creativa una delle più stimolanti del mio lavoro e quando fai qualcosa di stimolante la
stanchezza non la senti.
Q: Nel tuo portfolio I tatuaggi a colori sono quelli che colpiscono di più l'occhio. Li adoro tutti, c'è
sempre qualche nota di surrealismo in ognuno di essi. Diresti che questo tipo di stile è il il tuo stile
personale, qualcosa che ti puù definire come artista?
A: Non sei la prima persona che mi dice di vedere un che di surreale nei miei lavori.
Onestamente non so se questo mi può definire come artista. Quel che cerco di fare è creare immagini
ricche di significati che piacciano a me e al cliente.
Ovviamente a volte succede che per la scelta delle luci e la composizione tutto questo abbia un non so ché
di onirico, fuori dal reale e mi piace.
Non lo faccio per metodo, è il mio inconscio che lo fa per me :D
Q: Sei anche un eccellente illustratore. Quanto l'abilità di disegnare ti aiuta nel processo? Diresti che
l'abilità di disegnare gioca un grosso ruolo nel diventare un buon tattoo artist?
A: Assolutamente si. Trovo inconcepibile che ancor oggi ci sia qualcuno che pensa si possa tatuare senza
saper disegnare. A mio parere il tatuaggio è arte figurativa a tutti gli effetti, certo si può fare arte figurativa
senza avere una formazione artistica ma a meno di essere dei fenomeni il risultato dubito che possa essere
qualitativamente ed esteticamente accettabile, qualunque percorso stilistico si scelga di intraprendere.
Per arte intendo il processo che implica la creazione di un qualcosa che non esisteva prima, se si fa il
copia e incolla di un'immagine a mio parere l'arte c'entra poco, diventa solo una questione tecnica.
Ovviamente l'abilità nel disegnare e il gusto estetico si costruiscono con anni di esperienza, di continuo
studio. Non basta sedersi al tavolo con un pezzo di carta e una matita per essere un disegnatore.
Il mio processo lavorativo implica una visione personale, la creazione di un'immagine unica, quindi la mia
abilità nel disegnare non gioca UN ruolo, è tutto il cazzo di ruolo ;)
Q: Hai pubblicato dieci libri che includono alcune dell migliori illustrazioni… Scommetto sia più che
una prova della tua dedica al lavoro e della tua passione. Come ti è venuta l'idea? Quali erano gli
obbiettivi di base?
A: Ad essere sinceri non so dove hai trovato l'informazione sui dieci libri, in realtà ho pubblicato solo due
libri.
Il primo, Segni di Pelle (Skin Marks), nel 1995 e credo sia stato il primo libro in Italia nel suo genere. Offriva
circa 550 disegni per tatuaggi, con l'ingenuità dell'età e dell'epoca (metà del libro era composto da tribali).
L'intento era offrire qualcosa di meglio di quel che vedevo sulle riviste di tatuaggi dell'epoca (solo in seguito
scoprii trattarsi di old school). Oggi lo farei in modo completamente diverso.
Il secondo, Triskell, nel 1998. Offriva 220 rivisitazioni e interpretazioni personali in bianco e nero dell'antico
simbolo.
Dal 1996 al 2003 collaborai con la rivista Idea Tattoo che ogni mese pubblicava centinaia di idee basilari o
pronte per tatuatori. Per quella rivista realizzavo una media di 300 flash al mese (un altro utile allenamento
per la mia creatività), negli anni sono diventati 17000 e ultimamente li ho raccolti in 4 CD divisi per tema di
cui sono ancora disponibili alcune copie sul mio sito.
Nel 2011 infine, senza ricorrere ad alcun editore, ho pubblicato uno sketchbook in 100 copie, anche di
questo sono rimaste alcune copie disponibili sul mio sito.
Questi lavori non avevano obbiettivi particolari se non quello di condividere e diffondere la mia passione, il
mio lavoro, andare a coprire una richiesta di mercato che in quel periodo in Italia non trovava altre offerte
e, perché no, pagare le bollette :)
Q: I tuoi clienti possono portarti delle idee o preferisci affidarti alla tua immaginazione per ogni
singolo lavoro?
A: È fondamentale che i clienti mi dicano quali sono le loro idee, tutti i miei lavori si sviluppano attorno alle
idee, emozioni, racconti e simboli che scaturiscono dalle loro storie.
Se vogliono portare delle immagini per mostrarmi che tipo di soggetto, atmosfera e colori gli piacerebbe
avere nel loro tatuaggio ancora meglio, altrimenti li aiuto nel percorso della scelta. Chiedo sempre che le
immagini servano solo come ispirazione, sono restio a fare il copia incolla di immagini a meno che siano
veramente belle e ci sia modo di comporre un disegno completamente nuovo e armonico.
Il mio scopo è regalare al cliente qualcosa di bello, unico, possibilmente ricco di significato e in questo la
partecipazione del cliente è fondamentale.
Q: Dopo tanti anni lavorando con tanti clienti ora hai il tuo studio, dimmi qualcosa di più del tuo
studio. Puoi anche rici come possiamo avere un appuntamento, qual'è la procedura?
A: Ho aperto il mio street shop alla fine del 2005 e ho deciso di chiuderlo nel 2010 per aprire uno studio in
cui lavoro solo su appuntamento trovandolo più congeniale al mio modo di lavorare. Certo un po' mi manca
l'atmosfera che si respira in uno street shop con il continuo andirivieni di varia umanità, ma tatuarsi è
un'esperienza e una scelta che a mio parere avviene meglio in un ambiente calmo e rilassato. Lavorare da
solo, dedicandomi a un cliente per volta mi permette di focalizzarmi meglio e offre al cliente un'esperienza
molto più appagante.
Lo studio è proprio di fronte a casa mia, piccolo ma accogliente e ben organizzato, niente di gotico, etnico
o eccentrico. Pareti bianche, un enorme tavolo da disegno, una piccola libreria contenente tutti i libri che
consulto più spesso (anatomia, luce, colore, arte) e una cassettiera all'interno della quale conservo i miei
disegni e i miei drawing tools. Una parete in vetro divide quest'area dalla "sala operatoria". Alle pareti
qualcuno dei miei quadri.
Il procedimento per avere un appuntamento è abbastanza semplice:
Tutti i lunedì ricevo su appuntamento dalle 15 alle 19:30 per discutere con i clienti i loro progetti, per chi
vive lontano dallo studio offro lo stesso servizio in viedo Chat su Skype (jerrymagni).
Per contattarmi basta compilare il form presente sul sito:
http://www.jerrymagni.com/wp/contact/ oppure tramite l'email: [email protected]
Vista la vicinanza a casa mia per le prime comunicazioni preferisco evitare contatti più diretti.
Q: il meglio e il "peggio" dell'essere un tattoo artist? (I ragazzini che pianificano di entrare nel
business dovrebbero conoscere qualche fatto hah)
A: In realtà per me non c'è un peggio, eventualmente ci sono una serie di situazioni che si presentano man
mano e che vanno gestite ma per me non c'è una cosa particolare che rappresenta il peggio.
Per dare un'idea di questo lavoro ai ragazzini servirebbe un libro.
Q: Quali sono le parole che dici a te stesso per motivarti quando in studio le cose si fanno pesanti?
Se si presenta qualche evento inaspettato e fastidioso penso semplicemente che saprò trovare il modo di
risolvere la cosa senza grossi problemi e so che da questo imparerò qualcosa che mi renderà una persona
migliore :)