fino al 30.IV.2002Scarabei - Simbologie di antichi rituali tra

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fino al 30.IV.2002Scarabei - Simbologie di antichi rituali tra
13 novembre 2001 delle ore 01:04
fino al 30.IV.2002
Scarabei - Simbologie di antichi rituali tra
religione e magia
Senorbì (ca), Sa Domu Nosta
Lo scarabeo rientra in una categoria di amuleti-sigilli di origine egiziana. A partire dalla VI dinastia
faraonica (2300 a. C. circa) si usò collocare al posto del cuore delle mummie talismani a forma di
coleottero recanti incise formule magiche apotropaiche, detti per l’appunto “talismani del cuore”...
L’esposizione consta di 60 amuleti-scarabei, 50
dei quali provenienti dal Museo cagliaritano e
10 rinvenuti nella necropoli punica di Monte
Luna-Senorbì (V-III sec. a. C.).
Il trascinamento della palla di sterco da parte
dello scarabeo, quale riserva di cibo funzionale
alla cova, fu assimilato all’immagine del dio
Khepri, che si diceva rotolare davanti a sé il
disco solare risorgente dalle tenebre,
simboleggiante il ciclo del giorno e della notte.
Il mito è esplicitato in una raffigurazione della
Valle dei Re: un grande scarabeo stercorario
cosmico emerge dalla sabbia a ritroso
trasportando una sfera rosseggiante. Appaiono
d’altra parte indicative le omofonie tra kheprer,
nome egizio dell’animale, khepre, che significa
“nascere”, “divenire”, “trasformarsi” e Khepri,
il “nato da solo”, nome del dio sol levante
adorato in Eliopoli. L’equazione tra lo scarabeo,
che pare nascere dalla palla di sterco per
generazione autonoma e Atum (dio primordiale
cui venne postea assimilato Khepri) si completa
con la sortita dell’insetto in seguito alle
inondazioni del Nilo e la nascita del dio dalle
acque primordiali (il Nun). Il pensiero teologico
egiziano stabiliva dunque un rapporto tra i
concetti di scarabeo, sole e rigenerazione.
Lo scarabeo fu utilizzato a largo raggio nel
Mediterraneo quale elemento determinante dei
corredi tombali di ogni epoca, dalla prima età
orientalizzante all’età romana. La sua adozione
generalizzata nel significato di simbolo legato
ad una forma rigenerativa di vita terrena ed
ultraterrena, quanto nella sua funzione di
sigillo, attesta nelle colonie aree di produzione
originale. Ciò vale non solo per Cartagine ed il
Nord Africa, ma anche per la Sicilia, l’Iberia e
la Sardegna. Diversamente dai manufatti
egiziani e di imitazione, solitamente piatti e con
grafica lineare nella resa del dorso, i maestri
incisori sardo-punici si allineano alla tradizione
etrusco-ionica nel taglio del dorso, che acquista
in più casi risultanze di embrionale plasticità,
specie nella resa delle zampe. La scelta del
materiale utilizzato di preferenza, il diaspro
verde scuro reperito nei giacimenti dell’Oristanese,
determina e guida tutta la produzione. La
collezione di Senorbì annovera altresì
esemplari di corniola e pasta vitrea, fra cui
alcuni smaltati; uno scarabeo di cristallo di
rocca ed uno di calcedonio, montato in oro. Non
di rado alcuni manufatti conservano invero gli
anelli che, fissati ad una staffa infilata in solchi
ricavati nel senso della lunghezza, appaiono
foggiati elegantemente in modo da ricordare il
profilo delle corna di vacca, attributo della dea
Iside-Hator.
Gli opifici nostrani riprendono il motivo dello
scarabeo per farlo portatore di un nuovo
repertorio figurativo, in cui alla tradizione
egiziana si affiancano temi tratti dalla mitologia
vicino-orientale, greco-orientale, magno-greca
ed etrusca; donde le rappresentazioni nell’ovale di base - di animali sacri alla
tradizione egiziana (falcone, serpente ureo), di
Iside che allatta Horo, del mito delle fatiche di
Eracle, di Bes in lotta con diversi animali. Di
tale repertorio si fa interprete la cultura
figurativa punica, che si propone per questo
aspetto in tutta la sua maturità artistica, capace
di dare al Mediterraneo centrale ed occidentale
preromano una rielaborazione di prestigio.
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vista il 4 novembre
“Scarabei, simbologie di antichi rituali tra
religione e magia”, fino al 30 aprile 2002,
Senorbì (Ca), Civico Museo Archeologico Sa
Domu Nosta, Via Scaledda 1, dal martedì alla
domenica, orario: 9 – 13; 16 – 19, ingresso
£ 5.000, telefono 0709809071.
Esposizione permanente di manufatti provenienti
dal territorio di Senorbì (dal IV millennio a.C.
al XIV secolo d.C).
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