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Pillole di educazione sanitaria scheda 19 per cittadini-consumatori giugno 2006 Come ridurre il rischio di un tumore al seno Premessa Il cancro mammario è il tumore più frequente tra le donne italiane. Ogni anno ne sono colpite poco meno di 40.000 (quasi 1 donna su 10 nel corso della vita) e, benché la maggior parte guarisca grazie ai progressi di chirurgia, radio- e chemioterapia, circa 11.000 ne muoiono. Sarebbe molto importante sapere come ridurre il rischio che questo tumore insorga, non solo diagnosticarlo e curarlo con successo quando c’è. ridotte solo del 4% e del 5%, in misura statisticamente non significativa. Conclusioni degli autori Il rischio di cancro mammario non si è ridotto in modo statisticamente significativo, ma la tendenza osservata fa pensare a una riduzione del rischio con una dieta più povera di grassi, e un’osservazione più prolungata potrebbe dare un risultato più definito. Lo studio WHI diet modification Commento Nel 2006 è stato pubblicato un grande studio di prevenzione primaria (1) su 49.000 donne USA di 50-79 anni. Di queste, 20.000 sono state assegnate a un gruppo d’intervento, con incontri di gruppo per far ridurre i grassi totali al 20% delle calorie consumate, portare verdura e frutta ad almeno 5 porzioni al giorno (cioè ≥450 g) e i cereali ad almeno 6 porzioni. Gli obiettivi non includevano riduzioni caloriche (anzi, il peso doveva restare costante), né altre modifiche nello stile di vita. Durata pianificata: 9 anni. Oggi si ritiene (2, 3) che la dieta protettiva dal cancro mammario non debba essere solo “povera di grassi” (saturi e trans in particolare (4)), ma anche di carboidrati raffinati e proteine animali, e ricca di cibi integrali. Dovrebbe evitare il soprappeso, specie in menopausa, e la sindrome metabolica, che fanno aumentare nel sangue i livelli di insulina e testosterone, ormoni che favoriscono lo sviluppo di tumore al seno. Se ci si limita a ridurre i grassi totali sostituendoli in parte con carboidrati raffinati, quasi senza perder peso, senza modificare il livello di trigliceridi, colesterolo, glicemia e insulina, non ci si può aspettare molto sul rischio di cancro. Comunque nello studio, dopo circa 4 anni, il gruppo d’intervento ha avuto un rischio progressivamente mi- 700 600 500 400 300 200 100 0 Incidenza di cancro mammario (tassi per 100.000 donne) nei due bracci dello studio WHI Gruppo di intervento Gruppo di controllo ( Fig. 1 ( Il gruppo d’intervento ha consumato più grassi rispetto all’obiettivo (24% delle calorie il primo anno, 29% il sesto), ma comunque 25-20 g al giorno meno del gruppo di controllo (dove i grassi erano il 35-37% delle calorie). Ha invece consumato in più ogni giorno almeno 1 porzione di verdura o frutta e circa 1/2 porzione di cereali (quasi tutti raffinati). Nel complesso ha introdotto un po’ meno calorie e avuto una piccola perdita di peso (–0,4 kg a 7 anni). Incidenza e mortalità per cancro mammario si sono ridotte del 9% e del 23%, senza raggiungere differenze statisticamente significative dopo 8 anni di dieta, quando lo studio è stato interrotto. Le donne che hanno aderito di più alla dieta, però, hanno avuto risultati migliori: in chi ha partecipato ad almeno 3 dei 4 incontri annuali la protezione ha raggiunto la significatività statistica. Inoltre chi partiva con una dieta più ricca di grassi ha avuto una riduzione significativa del rischio, con una tendenza simile anche in chi partiva con i consumi più bassi di frutta e verdura. Incidenza e mortalità per ogni tipo di tumore si sono ( Risultati La sindrome metabolica si ha in presenza di almeno 3 dei seguenti fattori: girovita ≥88 cm nelle donne e ≥102 negli uomini, pressione arteriosa ≥130/85 mmHg, glicemia ≥110 mg/dl, colesterolo HDL <50 mg/dl nelle donne e <40 negli uomini, trigliceridi ≥150 mg/dl. 1° triennio 2° triennio 3° triennio @ 2006 CIS Editore S.r.l. Via San Siro 1 – 20149 Milano – Tel. 02 4694542 – Fax 02 48193584 – www.ciseditore.it. DIRETTORE RESPONSABILE: Franco Berrino. PROGETTO GRAFICO: Barbara Capozzi, Yvonne Cosi. STAMPA: Romagna grafica, Cusano Milanino (MI). REGISTRAZIONE: Tribunale di Milano n. 110 del 21/02/2006. Sped in abb. post. DL 24/12/2003 n. 353 convertito in legge 27/02/2004 n. 46, art. 1, comma 1 - DCB Milano - Pubblicazione mensile - ISSN 1828-0374 - Abbonamento annuo € 6,90 - Una copia € 1,20. C I S EDITORE nore (Figura 1). La riduzione del 9% di cancro mammario sarebbe diventata significativa per queste 20.000 donne se la tendenza osservata si fosse mantenuta un altro anno, senza l’incomprensibile interruzione anticipata dello studio rispetto alla durata prevista. La protezione è comunque più evidente per le diabetiche, e per le donne bianche o con storia familiare di cancro mammario. La protezione è statisticamente significativa per le donne con indicatori di stato infiammatorio, ipertese, con girovita >88 cm (dati che fanno pensare a una sindrome metabolica), che usano terapia ormonale in menopausa (Tabella 1). Tab. 1 – Protezione dal rischio di cancro mammario nel gruppo d’intervento rispetto al gruppo di controllo Protezione con dieta Incidenza totale 9% e in donne a maggior rischio per: • familiarità 19%* • ipertensione 15%* • diabete 25% • giro vita >88 cm 14%* • stato infiammatorio 23%* • terapia ormonale sostitutiva (TOS) 17% * protezione statisticamente significativa. Messaggi distorti dai media Dunque i risultati del trial non entusiasmano, ma non giustificano i messaggi distruttivi che ne hanno dato i media, del tipo “È provato che la dieta non protegge dal cancro al seno”. La conseguenza di questa comunicazione negativa è che milioni di donne in ansia per questo diffuso tumore credono di poter contare solo sullo screening mammografico raccomandato (da effettuare ogni due anni, dai 50 ai 70 anni). E sottovalutano i rischi dei fast food e di un tipo di alimentazione che comunque aumenta il rischio di malattie croniche, in particolare cardiovascolari (vedi l’istruttivo film e libro Super size me). Il messaggio dei media sul cancro all’intestino, che non si è ridotto nello studio WHI, è stato anche più grave: “Il grasso fa bene”. Non si è capito che l’ipotesi dello studio in questo caso era sbagliata alla luce delle attuali conoscenze (5): il rischio per l’intestino non sembra venire dai grassi, ma da altri costituenti delle carni rosse (come il ferro eme), mentre il pesce sembra protettivo. Nello studio WHI si sono leggermente ridotti sia fattori di rischio, come le carni rosse, sia fattori di protezione, come il pesce, e probabilmente il calcio e la vit. D: il risultato netto è stato nullo. Anche sul minimo beneficio cardiovascolare il mes- saggio diffuso (“La rivincita dei grassi”) non ha colto la sostanza del problema: WHI ha ridotto sia i grassi nocivi per il cuore (saturi e trans), sia quelli utili (monoe polinsaturi (4)), sostituendoli con cibi in parte utili (frutta e verdura), in parte rischiosi (cereali raffinati, ad alto indice glicemico). Inoltre non ha affrontato il problema del sale, né dell’attività fisica e del peso/sindrome metabolica, benché la maggior parte delle donne fosse sovrappeso od obesa. Non meraviglia che gli effetti cardiovascolari netti siano stati minimi. Stile di vita protettivo dal tumore al seno L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che questo tumore ha buone possibilità di diagnosi precoce con lo screening mammografico (con riduzione fino al 30% della mortalità) ma anche di prevenzione primaria. Si è stimato che il 33-50% dei tumori mammari si potrebbe prevenire modificando la dieta (6). Un possibile modello alimentare per una buona protezione e per ridurre le recidive di tumore sarà descritto in dettaglio in una prossima Pillola sulla prevenzione delle recidive nelle donne mastectomizzate. In sintesi si basa sul limitare l’uso quotidiano di cibi che fanno aumentare molto l’insulina, come prodotti a base di farine raffinate (00), riso bianco, zucchero, patate, latticini, salumi e carni rosse (7); preferire piuttosto cereali integrali, legumi e verdure. Ma sono efficaci anche le misure che seguono. Fare attività fisica a tutte le età, per evitare sovrappeso, iperglicemia e sindrome metabolica. Anche i lavori domestici sono risultati protettivi. Allattare a lungo: ogni anno di allattamento dà il 4,3% in meno di cancro. Evitare il fumo: aumenta il rischio prima della prima gravidanza, e dopo la menopausa. Evitare l’esposizione non necessaria a radiazioni ionizzanti, specie in giovane età (si pensi all’abuso di TAC e di radiografie per controlli di scoliosi). Evitare la terapia ormonale sostitutiva, specie con estrogeni + progestinici di sintesi. Limitare il consumo di alcol a 1 bicchiere di vino al dì [con 2-4 bicchieri il rischio aumenta del 40%, specie in chi assume TOS o mangia pochi folati (verdure in foglia, legumi)]. Dunque ogni donna può fare molto per proteggersi, a qualsiasi età. Dr. Alberto Donzelli Dr. Franco Berrino Esperto di sanità pubblica Direttore Dipartimento Medicina preventiva e predittiva Istituto Nazionale Tumori, Milano 1. Prentice RL et al. Low-fat dietary pattern and risk of invasive breast cancer. The Women’s Health Initiative (WHI) randomized controlled dietary modification trial. JAMA 2006; 295:629. 2. Berrino F et al. Reducing bioavailable sex hormones through a comprehensive change in diet: DIANA randomized trial. Cancer Epid Biom & Prev 2001; 10:25 // 3. Serum testosterone levels and breast cancer recurrence. Int J Cancer 2005; 113:499. 4. Si veda Pillole educ. san. n° 9, maggio 2005 // 5. e n° 12, ottobre 2005. 6. World Cancer Research Fund & American Institute for Cancer Research. Food, nutrition and the prevention of cancer: a global perspective. 1997. 7. In un recente studio > 150 g di carne rossa al giorno sono associati con rischio doppio di cancro mammario in premenopausa rispetto a ≤ 30 g (Cho E. et al. Nurses’ Health II. Arch. Intern. Med. 2006; 166: 2253. giugno 2006 ristampa aggiornata, dicembre 2006