San Francesco Fogolla

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San Francesco Fogolla
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PERSONAGGIO
San Francesco
Fogolla
protettore
dei librai pontremolesi
Giuseppe Benelli
Da Montereggio
in Lunigiana,
paese dei librai,
al martirio
della fede in Cina
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PERSONAGGIO
Francesco Fogolla
di Montereggio
(1839-1900) in uno
dei suoi ritratti “ufficiali”.
Pontremoli, Città del Libro
e sede del Premio
Bancarella, ha collocato
la statua marmorea
del Beato Fogolla
nel 1997, auspicando
la canonizzazione
del martire lunigianese.
l 1° ottobre del 2000 Giovanni
Paolo II nella splendida cornice di piazza di San Pietro ha
santificato il vescovo francescano
Francesco Fogolla di Montereggio,
“martire della fede” in Cina nell’anno 1900. Montereggio, nel comune
di Mulazzo (MS), in alta Lunigiana,
è un bellissimo borgo di montagna
noto come “la patria dei librai”, perché dal paese sono partite generazioni di venditori ambulanti di libri,
divenendo poi bancarellai e librai
in Italia e all’estero. Questa tradizione rende ancora più affascinante il paese che lega la sua storia al
cammino difficile della diffusione
del libro. Basti pensare alla curiosità che suscita l’intitolazione delle
piazze e strade a editori e librai:
piazza Angelo Rizzoli, borgo Ugo
Mursia, piazza Arnaldo Mondadori,
piazza Gianni Arnoldi, piazzetta
I
Mario Formenton, borgo Umberto
Mauri, borgo Aldo Garzanti, piazzetta Mimma Mondadori, via Tiziano Barbieri Torriani, borgo Giacomo Feltrinelli. Dai nomi grandi
dell’editoria italiana, ai direttori
commerciali e agli operatori del libro delle diverse case editrici, personaggi più o meno conosciuti al
grande pubblico, ma particolarmente amati dai librai pontremolesi
che hanno voluto in questo modo
dimostrare la loro riconoscenza.
Per salire a Montereggio occorre
andare a Mulazzo, da dove lasciati
alle spalle gli archi dell’antico acquedotto del castello, attraverso
una strada tortuosa tra boschi di
castagno si valica il torrente Mangiola. Il paese appare alto sul crinale del monte Cornoviglio, tra
vecchi castagni e pascoli, “invecchiato sulla costa del monte, sotto
la percossa delle intemperie”1. La
lunga teoria di case affacciate
verso la vallata è delimitata a sud
dal campanile della chiesa di
Sant’Apollinare, con la cuspide ottagonale, che sembra proteggere
l’abitato in attesa dei figli emigrati
per il mondo.
Ubaldo Formentini, che ha studiato attentamente la rete di comunicazioni in epoca longobarda, cita il
toponimo di Montereggio come tipicamente longobardo. “L’appellativo regio, nella toponomastica medievale, viene riferito per comune
sentenza al regno longobardico.
Ma, sovra tutto, è da notare che la
strada di Rossano (almeno un
braccio di questa, per Zignago) e
quella di Mulazzo-Suvero si ricongiungono, nella media val di Vara,
all’Abbazia di Brugnato, […] la più
grande istituzione del regno della
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Lunigiana, la cui fondazione è forse coetanea con quelle di Berceto,
dell’ospedale di Montelungo, di S.
Martino di Mulazzo, giacché essa
novera il suo primo diploma da
Liutprando”2.
La frammentazione politica dell’età
feudale impone la fortificazione del
paese che si stringe attorno al castello signorile (regio), in cerca di
protezione. L’impianto originario,
che segue l’andamento dello sperone naturale, nel quale si sono
sovrapposti numerosi interventi
posteriori senza sostanzialmente
alterarlo, manifesta l’origine feudale e la funzione di rifugio della popolazione. Il suo sviluppo coincide
con il periodo di massimo attrito tra
le diverse dinastie dei marchesi
Malaspina e le potenze vicine, interessate ad ampliare i loro possedimenti nella zona. Lungo l’unica
strada si aprono le botteghe medievali, gli eleganti portali in pietra
arenaria, con epigrafi che ricordano le famiglie e i personaggi importanti.
In questa parte del borgo si trova
la casa natale di San Francesco
Fogolla, come attesta la bella lapide marmorea collocata sulla facciata il 6 agosto 1921. Vi si legge:
“Monsignor Francesco Fogola – n.
a Montereggio 4 ott. 1839 – m. nel
San-si 9 luglio 1900 / Vescovo e
missionario in Cina - Ebbe con sé
l’indomita forza di questa terra
apuana - I fervidi slanci di un apostolo - e impavido cadde sotto la
scure del carnefice - legando il
suo nome ai martiri delle fede e
della civiltà / Il popolo di Montereggio – nell’orgoglio di tanta gloria – qui, dove nacque – ne volle
ricordato – il nome”.
Il futuro “martire della fede” viene
battezzato nella chiesa di
Sant’Apollinare. Riedificata nel
Quattrocento, fuori dalle mura del
borgo, la chiesa si presenta a croce latina, munita di feritoie nella
zona absidale e sulle pareti delle
cappelle che fanno pensare ad un
riutilizzo di elementi precedenti,
forse della cappella ricordata nelle
decime bonifaciane alla fine del
Duecento. Le prime notizie documentarie della chiesa di Sant’Apollinare sono del 1470, quando dipende dalla pieve di San Cassiano
di Pontremoli. L’attuale struttura
dell’edificio è cinquecentesca, come indica la scritta sull’architrave
del portale d’entrata. A sinistra del
monogramma cristologico, infatti,
si riesce ancora a leggere la data
1520, anche se il primo numero
non è più visibile. Opera di mae-
Statua lignea
di Francesco Fogolla
nella chiesa nuova
di Sant’Apollinare
a Montereggio di Mulazzo
(Massa Carrara).
Francesco Fogolla
con la palma del martirio,
particolare del mosaico
absidale nella chiesa
del Beato Guido Conforti
a Parma.
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Francesco Fogolla
nel marzo del 1898,
fotografato seduto
al tavolino coi Frati Minori
del convento della
SS. Annunziata di Parma,
il domestico Simone Tcheng
e quattro giovani
seminaristi cinesi.
San Francesco Fogolla,
seduto a fianco del Padre
Girolamo Zucca, circondato
dal domestico Simone
Tcheng e da quattro
seminaristi cinesi.
A fronte
In alto: il monumento
ai librai a Montereggio.
In basso: la lapide
marmorea collocata il 6
agosto del 1921 sulla
facciata della casa natale
del santo a Montereggio.
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stranze comacine, la bella chiesa
presenta un ordine rinascimentale,
chiaramente riconoscibile nell’arco
a tutto sesto della navata interna.
È parrocchia autonoma dalla metà
del Cinquecento e l’archivio parrocchiale inizia con l’anno 15773.
La parrocchia di Sant’Apollinare il
18 febbraio 1822 viene annessa
alla nuova Diocesi di Massa per
poi passare, il 1° maggio 1854, alla Diocesi di Pontremoli. La chiesa
resta in piena efficienza fino alla
metà del XIX secolo. San Francesco Fogolla, vescovo e martire,
viene battezzato il 6 ottobre 1839
in questa chiesa, dove fino a pochi
decenni fa si conservavano i resti
del battistero.
Figlio di Gioacchino ed Elisabetta
Ferrari, Francesco il 24 agosto
1850 riceve il sacramento della
Cresima ad Adelano di Zeri da
Mons. Michelangelo Orlandi, vescovo di Pontremoli. Per motivi di
lavoro i suoi genitori alla fine del
1852 lasciano il paese, come da
secoli fanno i lunigianesi. Soprattutto nelle zone montane la gente
si sposta periodicamente per svolgere un lavoro in zone lontane da
quella d’origine. L’emigrazione dei
montereggini avviene inizialmente
verso il bresciano. È un esodo stagionale: partono in maggio per arrivare nella campagna bresciana
in tempo per la prima pelata dei
gelsi e tornano al paese sul finire
dell’estate. Qualcuno, meno fortunato, riparte in settembre-ottobre
per la Toscana o per l’Emilia o va
in Corsica per lavori agricoli o come copritetti. Il legame con Parma
e l’Emilia aumenta quando nel
1847 termina la lunga dominazione di Maria Luigia sul ducato parmense e, in base al trattato di Firenze del 1844, i Borboni di Lucca
rinunciano a Guastalla e ottengono la provincia della Lunigiana,
comprendente Pontremoli come
capoluogo e i comuni di Zeri, Mulazzo, Groppoli, Lusuolo, Villafranca, Bagnone, Treschietto e Filattiera.
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Mentre gli ambulanti di ogni parte
d’Italia vendono di paese in paese
chincaglierie, monili per ornamento
alle ragazze, madonnine, santi e
corone del rosario, i venditori di
Montereggio portano nella loro
gerla di cascinale in cascinale anche e soprattutto libri. Lo storico
lunigianese Fra Ginepro scrive che
anche Francesco Fogolla “ancora
ragazzo si portò a Parma a vendere libri con i suoi compaesani, ma,
poi, sbocciata la vocazione francescana e missionaria, si ritirò nel
Convento dei Padri Cappuccini, oltre il torrente Parma”4. Proprio a
Parma il cognome del santo, che
nell’atto di battesimo è “Fogola”, si
trasforma in “Fogolla” con due elle
e “da allora, in tutte le lettere, nonché in tutti i documenti ufficiali, civili ed ecclesiastici, il cognome risulta sempre con due elle”5.
Nel 1952, in occasione del primo
raduno dei librai pontremolesi,
Oriana Fallaci scrive: “Questa è la
terra dove si nasce librai. A Montereggio e a Parana è difficile che la
gente sappia leggere e scrivere;
non ci sono che pecore e castagni
e si vive mangiando formaggio e
polenta dolce, in attesa che l’inverno diventi primavera e l’estate autunno, così da un anno all’altro.
Eppure ogni casa di Montereggio
è piena di libri intonsi; e a ogni stagione c’è un pastore che lascia il
villaggio e va per il mondo a fare il
libraio”6. Per i venditori ambulanti
l’appuntamento è in primavera al
passo della Cisa, che lungo l’antico itinerario della via Francigena
divide la Lunigiana dalla Padania.
Nei prati si ritrovano tutti assieme
per assegnare le piazze delle città
dove andare a vendere, in modo
da evitare l’inutile e dannosa concorrenza, e scambiarsi le preziose
informazioni per rifornirsi dei libri
da vendere. Difficile trovare dove
comprare libri convenienti e adatti
alle esigenze del loro commercio.
L’ideale trovare un editore dove
acquistare i resti di magazzino coi
pochi soldi ricavati dalla vendita
delle castagne, del formaggio e
delle foglie di gelso.
Molte delle librerie del nord e centro Italia sono state create e in parte ancora gestite da “pontremolesi”
che sono emigrati, col fardello sulle spalle, dalle balze di questi
monti. I loro nomi appartengono
tutti ad uno stesso ceppo, in quanto imparentati fra loro: Fogola, Giovannacci, Tarantola, Lorenzelli,
Bertoni, Lazzarelli, Micheloni, Rinfreschi, Maucci, Caldi, Orlandini.
Questi uomini rappresentano gli
antesignani del libro venduto a
basso prezzo, accessibile ad ogni
borsa, e costituiscono ancora oggi,
nonostante le trasformazioni subite
dai loro discendenti, “una casta a
parte, una schiatta superiore per
intelligenza e attitudini peculiari”7.
Da questa tradizione nel 1952 nasce a Pontremoli (MS) il “Premio
Bancarella”, la cui giuria, formata
esclusivamente da bancarellai e librai, premia il libro più venduto con
soddisfazione.
Che la gente di Montereggio sia
caratterizzata da una personalità
forte e originale “che ogni soggetto
esprime in maniera propria e singolare senza mai cadere in banali
imitazioni”8, ne è una riprova la figura e l’opera di San Francesco
Fogolla. A Parma, dove i genitori
commerciano, il bambino frequenta la chiesa dell’Annunziata, al di
là del torrente, gestita dai Frati Minori Francescani. A contatto continuo coll’ambiente francescano
sente crescere nel cuore la vocazione missionaria. Veste l’abito nel
1858 e il 21 agosto 1859, all’età di
vent’anni, emette la sua professione religiosa. Completato il ginnasio
a Cortemaggiore, studia filosofia a
Bologna, Reggio Emilia, Ferrara e
Carpi. A Parma, dove compie gli
studi teologici, avendo come insegnante il futuro Ministro Generale
padre Luigi Canali, fa professione
solenne nel 1862 ed è ordinato sacerdote il 19 settembre 1863 dal
vescovo di Parma, mons. Felice
Cantimorri.
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Missionario in Cina dal dicembre
1866, viene destinato a Taiyuanfu,
nello Shansi, con mons. Gregorio
Grassi. Svolge la sua missione prima nel nord della regione, poi nel
meridione a Ki-sien e Piniao dove
svolge il suo apostolato anche come Vicario Generale. La conoscenza della lingua e lo studio degli autori classici cinesi destano
l’ammirazione delle popolazioni
autoctone. Proprio per la sua conoscenza della lingua cinese
Mons. Moccagatta lo chiama come
predicatore ufficiale nei sinodi cinesi del 1880 e del 1885. Per gravi
motivi di salute viene richiamato a
Taiyuanfu per qualche anno e si
teme per la sua vita. Recuperata la
salute, mons. Grassi lo nomina Vicario Generale a Tein-tsin e con la
sua energica azione ottiene dai
Mandarini che i cristiani potessero
accedere al grado di Letterato.
Nel 1898, insieme a quattro giovani
seminaristi cinesi e al domestico Simone Tcheng, partecipa all’Esposizione Internazionale di Torino. Per il
suo contributo riceve dal Comitato
dell’Esposizione un diploma di Benemerenza e per la missione un diploma d’Onore. L’occasione è utile
per esporre all’Ordine e alla Santa
Sede i bisogni della Missione. A
Parigi lo raggiunge la notizia della
sua nomina a Vescovo titolare di
Bagi, coadiutore di mons. Grassi,
con diritto di futura successione.
Nella capitale francese, circondato
dall’affetto dei compaesani emigrati
nel nord della Francia, viene consacrato il 24 agosto 1898, proprio lo
stesso giorno in cui 48 anni prima
aveva ricevuto il sacramento della
Cresima dal vescovo Orlandi.
Dopo aver percorso la Francia, il
Belgio e l’Inghilterra per cercare
aiuti e sussidi per la missione, nel
marzo 1899 riprende il viaggio per
la Cina con nove giovani missionari e sette francescane di Maria. Il 4
maggio 1899, dopo circa due mesi
di viaggio, il nuovo vescovo giunge a Taiyuan, capitale della provincia dello Shansi tra accoglienze fe-
stose e manifestazioni di giubilo.
Mentre si accinge al lavoro col
nuovo incarico, lo coglie la tempesta del 1900 col sanguinario governatore Ju-sien. In quell’anno,
infatti, scoppia la rivoluzione dei
boxer in reazione alla occupazione
di alcuni porti cinesi da parte di nazioni europee e alla creazione di
zone d’influenza straniera all’interno del paese. Nel movimento xenofobo vengono coinvolti anche i
missionari, perché “il protettorato
francese li faceva apparire più cittadini di un potere straniero che
non inviati di una religione”9.
Nello Shansi la lotta antistranieri e
anticristiana si esaspera con l’arrivo del nuovo governatore Yuxien. I
missionari vengono fatti tutti prigionieri, poi costretti ad uscire in fila,
prima mons. Grassi e mons. Fogolla, poi i padri, quindi le suore, i
seminaristi, i domestici, per essere
avviati al tribunale del Viceré. Il 9
luglio, dopo un sommario processo, vengono trucidati nel cortile davanti al tribunale i due vescovi, con
tre missionari, sette suore, cinque
seminaristi e nove servi della missione. “Le sciabole dei carnefici
stramazzano a terra Mons. Fogolla
tagliuzzandolo orrendamente, e la
testa, recisa da busto, viene esposta, con quella del Vicario Apostolico Mons. Grassi, entro una gabbia di legno alla porta Nord della
città” 10. Con loro vengono uccisi
anche pastori protestanti europei
con le loro famiglie. In tutta la provincia si contano più di tremila vittime. Mons. Francesco Fogolla viene beatificato da papa Pio XII il 24
novembre 194611.
Sul Campanone del 1962 Fra Ginepro, a dieci anni dalla nascita
del Premio Bancarella, propone il
Beato Fogolla come protettore dei
librai pontremolesi, per “dare anche a questa fiorente associazione
un protettore, un santo, come avveniva nel medioevo”. Scrive lo
storico lunigianese: “Fu sempre
amante dei libri e, appena le occupazioni pastorali glielo permetteva-
no, leggeva avidamente per amore
della cultura e per il gusto del bello
e del vero. Chiedeva sempre libri,
anche in lingua cinese tanto da divenire, poi, un formidabile avversario dei mandarini nelle dispute in
pubblico e in privato […] E Padre
Francesco amò tanto la Lunigiana
[…] Quando scriveva a casa, a
Montereggio, chiedeva sempre anche le più minute notizie, perché
per lui, così lontano e tribolato,
erano un refrigerio e un lembo di
cielo azzurro […] Un Beato che
amò così intensamente i libri e la
sua patria crediamo che abbia dei
meriti non comuni per essere
eletto patrono dei nostri cari pontremolesi”12. Giovanni Paolo II lo
santifica il 1° ottobre del 2000.
Note
1. P. PASQUALI, Dai colli di Montereggio alla
terra dei draghi alati, “Il Corriere Apuano”,
XLVII, 19, 6, 1955, p. 3.
2. U. FORMENTINI, I Longobardi sul monte
Bardone, Estratto dalla “Giovane Montagna. Rivista mensile di studi e di interessi
montanari”, XXX (1929), 5, Stamperia Bodoniana, Parma 1929, p. 20. Cfr. D. MANFREDI, Sull’epigrafe di Filattiera: vecchie e
nuove ipotesi, “Cronaca e storia di val di
Magra”, XXV (1996), pp. 60-61.
3. Cfr. G. FRANCHI - M. LALLAI, Da Luni a
Massa Carrara - Pontremoli: il divenire di
una Diocesi fra Toscana e Liguria dal IV
al XXI secolo, Deputazione di Storia Patria per le antiche Provincie Modenesi,
Modena-Massa 2000, Parte I, Vol. II, p.
205.
4. FRA GINEPRO, I librai pontremolesi in cerca del patrono celeste, “Il Campanone”, Almanacco pontremolese 1961-1962, Edizioni Città del Libro, Pontremoli 1961, pp. 121.
5. L. LANZI, Francesco Fogolla e Martiri Cinesi, raccolta iconografica, Edito dai Frati
Minori Convento SS. Annunziata, Parma
2000, p. 37.
6. O. FALLACI, Hanno nella valigia i cavalieri
antichi, “Epoca”, 6 settembre 1952.
7. G. PETRONILLI, Lunigiana, Torino 1961, p.
241.
8. G. UNGARELLI, Ma cos’è, dunque, questo
Premio Bancarella, “Almanacco del Bancarella 1991”, Unione Librai Pontremolesi,
Genova 1991, pp. 34-35.
9. AUGUSTO LUCA S.X., I missionari Saveriani in Cina, in AA.VV., Cina, immagini di un
tempo remoto (1900-1950), CSAM, Brescia
1998, p. 11.
10. G. SISMONDO, Il Beato Francesco Fogolla, Vescovo e Martire (1839-1900), Pontremoli 1946; ristampa Artigianelli, Pontremoli
1970, p. 19.
11. L. LANZI, Francesco Fogolla apostolo in
Cina, Edito dai Frati Minori - Convento SS.
Annunziata, Parma 1997, p. 12.
12. FRA GINEPRO, op. cit., pp. 121-122.