San Francesco Fogolla
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San Francesco Fogolla
44 PERSONAGGIO San Francesco Fogolla protettore dei librai pontremolesi Giuseppe Benelli Da Montereggio in Lunigiana, paese dei librai, al martirio della fede in Cina 45 PERSONAGGIO 46 PERSONAGGIO Francesco Fogolla di Montereggio (1839-1900) in uno dei suoi ritratti “ufficiali”. Pontremoli, Città del Libro e sede del Premio Bancarella, ha collocato la statua marmorea del Beato Fogolla nel 1997, auspicando la canonizzazione del martire lunigianese. l 1° ottobre del 2000 Giovanni Paolo II nella splendida cornice di piazza di San Pietro ha santificato il vescovo francescano Francesco Fogolla di Montereggio, “martire della fede” in Cina nell’anno 1900. Montereggio, nel comune di Mulazzo (MS), in alta Lunigiana, è un bellissimo borgo di montagna noto come “la patria dei librai”, perché dal paese sono partite generazioni di venditori ambulanti di libri, divenendo poi bancarellai e librai in Italia e all’estero. Questa tradizione rende ancora più affascinante il paese che lega la sua storia al cammino difficile della diffusione del libro. Basti pensare alla curiosità che suscita l’intitolazione delle piazze e strade a editori e librai: piazza Angelo Rizzoli, borgo Ugo Mursia, piazza Arnaldo Mondadori, piazza Gianni Arnoldi, piazzetta I Mario Formenton, borgo Umberto Mauri, borgo Aldo Garzanti, piazzetta Mimma Mondadori, via Tiziano Barbieri Torriani, borgo Giacomo Feltrinelli. Dai nomi grandi dell’editoria italiana, ai direttori commerciali e agli operatori del libro delle diverse case editrici, personaggi più o meno conosciuti al grande pubblico, ma particolarmente amati dai librai pontremolesi che hanno voluto in questo modo dimostrare la loro riconoscenza. Per salire a Montereggio occorre andare a Mulazzo, da dove lasciati alle spalle gli archi dell’antico acquedotto del castello, attraverso una strada tortuosa tra boschi di castagno si valica il torrente Mangiola. Il paese appare alto sul crinale del monte Cornoviglio, tra vecchi castagni e pascoli, “invecchiato sulla costa del monte, sotto la percossa delle intemperie”1. La lunga teoria di case affacciate verso la vallata è delimitata a sud dal campanile della chiesa di Sant’Apollinare, con la cuspide ottagonale, che sembra proteggere l’abitato in attesa dei figli emigrati per il mondo. Ubaldo Formentini, che ha studiato attentamente la rete di comunicazioni in epoca longobarda, cita il toponimo di Montereggio come tipicamente longobardo. “L’appellativo regio, nella toponomastica medievale, viene riferito per comune sentenza al regno longobardico. Ma, sovra tutto, è da notare che la strada di Rossano (almeno un braccio di questa, per Zignago) e quella di Mulazzo-Suvero si ricongiungono, nella media val di Vara, all’Abbazia di Brugnato, […] la più grande istituzione del regno della PERSONAGGIO 47 Lunigiana, la cui fondazione è forse coetanea con quelle di Berceto, dell’ospedale di Montelungo, di S. Martino di Mulazzo, giacché essa novera il suo primo diploma da Liutprando”2. La frammentazione politica dell’età feudale impone la fortificazione del paese che si stringe attorno al castello signorile (regio), in cerca di protezione. L’impianto originario, che segue l’andamento dello sperone naturale, nel quale si sono sovrapposti numerosi interventi posteriori senza sostanzialmente alterarlo, manifesta l’origine feudale e la funzione di rifugio della popolazione. Il suo sviluppo coincide con il periodo di massimo attrito tra le diverse dinastie dei marchesi Malaspina e le potenze vicine, interessate ad ampliare i loro possedimenti nella zona. Lungo l’unica strada si aprono le botteghe medievali, gli eleganti portali in pietra arenaria, con epigrafi che ricordano le famiglie e i personaggi importanti. In questa parte del borgo si trova la casa natale di San Francesco Fogolla, come attesta la bella lapide marmorea collocata sulla facciata il 6 agosto 1921. Vi si legge: “Monsignor Francesco Fogola – n. a Montereggio 4 ott. 1839 – m. nel San-si 9 luglio 1900 / Vescovo e missionario in Cina - Ebbe con sé l’indomita forza di questa terra apuana - I fervidi slanci di un apostolo - e impavido cadde sotto la scure del carnefice - legando il suo nome ai martiri delle fede e della civiltà / Il popolo di Montereggio – nell’orgoglio di tanta gloria – qui, dove nacque – ne volle ricordato – il nome”. Il futuro “martire della fede” viene battezzato nella chiesa di Sant’Apollinare. Riedificata nel Quattrocento, fuori dalle mura del borgo, la chiesa si presenta a croce latina, munita di feritoie nella zona absidale e sulle pareti delle cappelle che fanno pensare ad un riutilizzo di elementi precedenti, forse della cappella ricordata nelle decime bonifaciane alla fine del Duecento. Le prime notizie documentarie della chiesa di Sant’Apollinare sono del 1470, quando dipende dalla pieve di San Cassiano di Pontremoli. L’attuale struttura dell’edificio è cinquecentesca, come indica la scritta sull’architrave del portale d’entrata. A sinistra del monogramma cristologico, infatti, si riesce ancora a leggere la data 1520, anche se il primo numero non è più visibile. Opera di mae- Statua lignea di Francesco Fogolla nella chiesa nuova di Sant’Apollinare a Montereggio di Mulazzo (Massa Carrara). Francesco Fogolla con la palma del martirio, particolare del mosaico absidale nella chiesa del Beato Guido Conforti a Parma. PERSONAGGIO Francesco Fogolla nel marzo del 1898, fotografato seduto al tavolino coi Frati Minori del convento della SS. Annunziata di Parma, il domestico Simone Tcheng e quattro giovani seminaristi cinesi. San Francesco Fogolla, seduto a fianco del Padre Girolamo Zucca, circondato dal domestico Simone Tcheng e da quattro seminaristi cinesi. A fronte In alto: il monumento ai librai a Montereggio. In basso: la lapide marmorea collocata il 6 agosto del 1921 sulla facciata della casa natale del santo a Montereggio. 48 stranze comacine, la bella chiesa presenta un ordine rinascimentale, chiaramente riconoscibile nell’arco a tutto sesto della navata interna. È parrocchia autonoma dalla metà del Cinquecento e l’archivio parrocchiale inizia con l’anno 15773. La parrocchia di Sant’Apollinare il 18 febbraio 1822 viene annessa alla nuova Diocesi di Massa per poi passare, il 1° maggio 1854, alla Diocesi di Pontremoli. La chiesa resta in piena efficienza fino alla metà del XIX secolo. San Francesco Fogolla, vescovo e martire, viene battezzato il 6 ottobre 1839 in questa chiesa, dove fino a pochi decenni fa si conservavano i resti del battistero. Figlio di Gioacchino ed Elisabetta Ferrari, Francesco il 24 agosto 1850 riceve il sacramento della Cresima ad Adelano di Zeri da Mons. Michelangelo Orlandi, vescovo di Pontremoli. Per motivi di lavoro i suoi genitori alla fine del 1852 lasciano il paese, come da secoli fanno i lunigianesi. Soprattutto nelle zone montane la gente si sposta periodicamente per svolgere un lavoro in zone lontane da quella d’origine. L’emigrazione dei montereggini avviene inizialmente verso il bresciano. È un esodo stagionale: partono in maggio per arrivare nella campagna bresciana in tempo per la prima pelata dei gelsi e tornano al paese sul finire dell’estate. Qualcuno, meno fortunato, riparte in settembre-ottobre per la Toscana o per l’Emilia o va in Corsica per lavori agricoli o come copritetti. Il legame con Parma e l’Emilia aumenta quando nel 1847 termina la lunga dominazione di Maria Luigia sul ducato parmense e, in base al trattato di Firenze del 1844, i Borboni di Lucca rinunciano a Guastalla e ottengono la provincia della Lunigiana, comprendente Pontremoli come capoluogo e i comuni di Zeri, Mulazzo, Groppoli, Lusuolo, Villafranca, Bagnone, Treschietto e Filattiera. PERSONAGGIO 49 Mentre gli ambulanti di ogni parte d’Italia vendono di paese in paese chincaglierie, monili per ornamento alle ragazze, madonnine, santi e corone del rosario, i venditori di Montereggio portano nella loro gerla di cascinale in cascinale anche e soprattutto libri. Lo storico lunigianese Fra Ginepro scrive che anche Francesco Fogolla “ancora ragazzo si portò a Parma a vendere libri con i suoi compaesani, ma, poi, sbocciata la vocazione francescana e missionaria, si ritirò nel Convento dei Padri Cappuccini, oltre il torrente Parma”4. Proprio a Parma il cognome del santo, che nell’atto di battesimo è “Fogola”, si trasforma in “Fogolla” con due elle e “da allora, in tutte le lettere, nonché in tutti i documenti ufficiali, civili ed ecclesiastici, il cognome risulta sempre con due elle”5. Nel 1952, in occasione del primo raduno dei librai pontremolesi, Oriana Fallaci scrive: “Questa è la terra dove si nasce librai. A Montereggio e a Parana è difficile che la gente sappia leggere e scrivere; non ci sono che pecore e castagni e si vive mangiando formaggio e polenta dolce, in attesa che l’inverno diventi primavera e l’estate autunno, così da un anno all’altro. Eppure ogni casa di Montereggio è piena di libri intonsi; e a ogni stagione c’è un pastore che lascia il villaggio e va per il mondo a fare il libraio”6. Per i venditori ambulanti l’appuntamento è in primavera al passo della Cisa, che lungo l’antico itinerario della via Francigena divide la Lunigiana dalla Padania. Nei prati si ritrovano tutti assieme per assegnare le piazze delle città dove andare a vendere, in modo da evitare l’inutile e dannosa concorrenza, e scambiarsi le preziose informazioni per rifornirsi dei libri da vendere. Difficile trovare dove comprare libri convenienti e adatti alle esigenze del loro commercio. L’ideale trovare un editore dove acquistare i resti di magazzino coi pochi soldi ricavati dalla vendita delle castagne, del formaggio e delle foglie di gelso. Molte delle librerie del nord e centro Italia sono state create e in parte ancora gestite da “pontremolesi” che sono emigrati, col fardello sulle spalle, dalle balze di questi monti. I loro nomi appartengono tutti ad uno stesso ceppo, in quanto imparentati fra loro: Fogola, Giovannacci, Tarantola, Lorenzelli, Bertoni, Lazzarelli, Micheloni, Rinfreschi, Maucci, Caldi, Orlandini. Questi uomini rappresentano gli antesignani del libro venduto a basso prezzo, accessibile ad ogni borsa, e costituiscono ancora oggi, nonostante le trasformazioni subite dai loro discendenti, “una casta a parte, una schiatta superiore per intelligenza e attitudini peculiari”7. Da questa tradizione nel 1952 nasce a Pontremoli (MS) il “Premio Bancarella”, la cui giuria, formata esclusivamente da bancarellai e librai, premia il libro più venduto con soddisfazione. Che la gente di Montereggio sia caratterizzata da una personalità forte e originale “che ogni soggetto esprime in maniera propria e singolare senza mai cadere in banali imitazioni”8, ne è una riprova la figura e l’opera di San Francesco Fogolla. A Parma, dove i genitori commerciano, il bambino frequenta la chiesa dell’Annunziata, al di là del torrente, gestita dai Frati Minori Francescani. A contatto continuo coll’ambiente francescano sente crescere nel cuore la vocazione missionaria. Veste l’abito nel 1858 e il 21 agosto 1859, all’età di vent’anni, emette la sua professione religiosa. Completato il ginnasio a Cortemaggiore, studia filosofia a Bologna, Reggio Emilia, Ferrara e Carpi. A Parma, dove compie gli studi teologici, avendo come insegnante il futuro Ministro Generale padre Luigi Canali, fa professione solenne nel 1862 ed è ordinato sacerdote il 19 settembre 1863 dal vescovo di Parma, mons. Felice Cantimorri. 50 PERSONAGGIO Missionario in Cina dal dicembre 1866, viene destinato a Taiyuanfu, nello Shansi, con mons. Gregorio Grassi. Svolge la sua missione prima nel nord della regione, poi nel meridione a Ki-sien e Piniao dove svolge il suo apostolato anche come Vicario Generale. La conoscenza della lingua e lo studio degli autori classici cinesi destano l’ammirazione delle popolazioni autoctone. Proprio per la sua conoscenza della lingua cinese Mons. Moccagatta lo chiama come predicatore ufficiale nei sinodi cinesi del 1880 e del 1885. Per gravi motivi di salute viene richiamato a Taiyuanfu per qualche anno e si teme per la sua vita. Recuperata la salute, mons. Grassi lo nomina Vicario Generale a Tein-tsin e con la sua energica azione ottiene dai Mandarini che i cristiani potessero accedere al grado di Letterato. Nel 1898, insieme a quattro giovani seminaristi cinesi e al domestico Simone Tcheng, partecipa all’Esposizione Internazionale di Torino. Per il suo contributo riceve dal Comitato dell’Esposizione un diploma di Benemerenza e per la missione un diploma d’Onore. L’occasione è utile per esporre all’Ordine e alla Santa Sede i bisogni della Missione. A Parigi lo raggiunge la notizia della sua nomina a Vescovo titolare di Bagi, coadiutore di mons. Grassi, con diritto di futura successione. Nella capitale francese, circondato dall’affetto dei compaesani emigrati nel nord della Francia, viene consacrato il 24 agosto 1898, proprio lo stesso giorno in cui 48 anni prima aveva ricevuto il sacramento della Cresima dal vescovo Orlandi. Dopo aver percorso la Francia, il Belgio e l’Inghilterra per cercare aiuti e sussidi per la missione, nel marzo 1899 riprende il viaggio per la Cina con nove giovani missionari e sette francescane di Maria. Il 4 maggio 1899, dopo circa due mesi di viaggio, il nuovo vescovo giunge a Taiyuan, capitale della provincia dello Shansi tra accoglienze fe- stose e manifestazioni di giubilo. Mentre si accinge al lavoro col nuovo incarico, lo coglie la tempesta del 1900 col sanguinario governatore Ju-sien. In quell’anno, infatti, scoppia la rivoluzione dei boxer in reazione alla occupazione di alcuni porti cinesi da parte di nazioni europee e alla creazione di zone d’influenza straniera all’interno del paese. Nel movimento xenofobo vengono coinvolti anche i missionari, perché “il protettorato francese li faceva apparire più cittadini di un potere straniero che non inviati di una religione”9. Nello Shansi la lotta antistranieri e anticristiana si esaspera con l’arrivo del nuovo governatore Yuxien. I missionari vengono fatti tutti prigionieri, poi costretti ad uscire in fila, prima mons. Grassi e mons. Fogolla, poi i padri, quindi le suore, i seminaristi, i domestici, per essere avviati al tribunale del Viceré. Il 9 luglio, dopo un sommario processo, vengono trucidati nel cortile davanti al tribunale i due vescovi, con tre missionari, sette suore, cinque seminaristi e nove servi della missione. “Le sciabole dei carnefici stramazzano a terra Mons. Fogolla tagliuzzandolo orrendamente, e la testa, recisa da busto, viene esposta, con quella del Vicario Apostolico Mons. Grassi, entro una gabbia di legno alla porta Nord della città” 10. Con loro vengono uccisi anche pastori protestanti europei con le loro famiglie. In tutta la provincia si contano più di tremila vittime. Mons. Francesco Fogolla viene beatificato da papa Pio XII il 24 novembre 194611. Sul Campanone del 1962 Fra Ginepro, a dieci anni dalla nascita del Premio Bancarella, propone il Beato Fogolla come protettore dei librai pontremolesi, per “dare anche a questa fiorente associazione un protettore, un santo, come avveniva nel medioevo”. Scrive lo storico lunigianese: “Fu sempre amante dei libri e, appena le occupazioni pastorali glielo permetteva- no, leggeva avidamente per amore della cultura e per il gusto del bello e del vero. Chiedeva sempre libri, anche in lingua cinese tanto da divenire, poi, un formidabile avversario dei mandarini nelle dispute in pubblico e in privato […] E Padre Francesco amò tanto la Lunigiana […] Quando scriveva a casa, a Montereggio, chiedeva sempre anche le più minute notizie, perché per lui, così lontano e tribolato, erano un refrigerio e un lembo di cielo azzurro […] Un Beato che amò così intensamente i libri e la sua patria crediamo che abbia dei meriti non comuni per essere eletto patrono dei nostri cari pontremolesi”12. Giovanni Paolo II lo santifica il 1° ottobre del 2000. Note 1. P. PASQUALI, Dai colli di Montereggio alla terra dei draghi alati, “Il Corriere Apuano”, XLVII, 19, 6, 1955, p. 3. 2. U. FORMENTINI, I Longobardi sul monte Bardone, Estratto dalla “Giovane Montagna. Rivista mensile di studi e di interessi montanari”, XXX (1929), 5, Stamperia Bodoniana, Parma 1929, p. 20. Cfr. D. MANFREDI, Sull’epigrafe di Filattiera: vecchie e nuove ipotesi, “Cronaca e storia di val di Magra”, XXV (1996), pp. 60-61. 3. Cfr. G. FRANCHI - M. LALLAI, Da Luni a Massa Carrara - Pontremoli: il divenire di una Diocesi fra Toscana e Liguria dal IV al XXI secolo, Deputazione di Storia Patria per le antiche Provincie Modenesi, Modena-Massa 2000, Parte I, Vol. II, p. 205. 4. FRA GINEPRO, I librai pontremolesi in cerca del patrono celeste, “Il Campanone”, Almanacco pontremolese 1961-1962, Edizioni Città del Libro, Pontremoli 1961, pp. 121. 5. L. LANZI, Francesco Fogolla e Martiri Cinesi, raccolta iconografica, Edito dai Frati Minori Convento SS. Annunziata, Parma 2000, p. 37. 6. O. FALLACI, Hanno nella valigia i cavalieri antichi, “Epoca”, 6 settembre 1952. 7. G. PETRONILLI, Lunigiana, Torino 1961, p. 241. 8. G. UNGARELLI, Ma cos’è, dunque, questo Premio Bancarella, “Almanacco del Bancarella 1991”, Unione Librai Pontremolesi, Genova 1991, pp. 34-35. 9. AUGUSTO LUCA S.X., I missionari Saveriani in Cina, in AA.VV., Cina, immagini di un tempo remoto (1900-1950), CSAM, Brescia 1998, p. 11. 10. G. SISMONDO, Il Beato Francesco Fogolla, Vescovo e Martire (1839-1900), Pontremoli 1946; ristampa Artigianelli, Pontremoli 1970, p. 19. 11. L. LANZI, Francesco Fogolla apostolo in Cina, Edito dai Frati Minori - Convento SS. Annunziata, Parma 1997, p. 12. 12. FRA GINEPRO, op. cit., pp. 121-122.