rassegna stampa - Comune di San Felice Circeo

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rassegna stampa - Comune di San Felice Circeo
COMUNE di SAN FELICE CIRCEO
PROVINCIA di LATINA
RASSEGNA STAMPA
09 gennaio 2007
La Cdl cerca l’unità in vista delle elezioni
Il Tempo
pag.3
La Cdl riunita in vista del voto, manca solo Fi
La Provincia
pag.4
Elezioni, la nuova Dc vuole ricomporre la Cdl
Latina Oggi
pag.5
Lavori di pavimentazione in centro, tutto fermo
Latina Oggi
pag.6
Luci elettriche ad intermittenza
La Provincia
pag.7
Successo per la cantina trasformata in presepe
Il Territorio
pag.8
Delta del Po e Circeo, dove avanza il deserto
corriere.it
pag.9-10
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Delta del Po e Circeo, dove avanza il deserto - Corriere della Sera
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Home / Scienze e Tecnologie
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«I rimedi ci sono ma non bisogna perdere altro tempo»
Delta del Po e Circeo, dove avanza il deserto
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Studio di università della Tuscia, Cnr e Wwf. Le aree umide sono le
più minacciate dai mutamenti del clima
nel
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nel web
con
STRUMENTI
VERSIONE S
I PIU' LETTI
INVIA QUEST
ROMA — Si chiamano «zone umide»: sono aree ricche
di paludi e acquitrini, dove il paesaggio è un intreccio di
canneti e di boschi e gli uccelli nidificano in
abbondanza. In Italia ce ne sono una cinquantina,
concentrate nelle regioni settentrionali e centrali.
Sembravano il baluardo più inattaccabile contro il
processo di desertificazione paventato per la seconda
metà del secolo. E invece saranno i primi avamposti a
cadere quando, a causa dell'effetto serra, le
temperature cresceranno ancora di 2-3 gradi, le
precipitazioni si ridurranno del 25% e il mare invaderà
le coste. «Quando si parla di aumentato rischio di
desertificazione per l'Italia, come sostiene il recente
rapporto Ue sui cambiamenti climatici previsti nella
seconda metà del secolo, si pensa giustamente a
un'estensione delle aree in cui questo fenomeno si
manifesta già oggi — spiega il professor Riccardo
Valentini, direttore del dipartimento di Scienze forestali
all'università della Tuscia e presidente del comitato
cambiamenti climatici del Cnr —. Fino a ieri si temeva
che le cinque regioni già colpite dall'aridità e dal
degrado dei suoli, cioè Basilicata, Puglia, Calabria,
Sicilia e Sardegna, diventassero le vittime preferenziali
dell'incremento dell'effetto serra. Invece ora abbiamo
scoperto che gli squilibri più gravi e la maggiore
sofferenza degli ecosistemi si registreranno in molte
zone umide». Impegnato in una ricerca sulla risposta
delle zone umide italiane ai cambiamenti climatici in
atto, condotta in collaborazione con Cnr e Wwf, il
professor Valentini anticipa la notizia che già una mezza
dozzina di zone umide nostrane, sia al Nord sia al
Centro- Sud, mostrano processi precoci di
desertificazione. Le prime aree ad accusare segni della
malattia climatica sono il bosco della Mesola nel delta
del Po (Emilia Romagna), il Lago di Massaciuccoli e la
pineta di Alberese (Toscana), la tenuta presidenziale di
Castelporziano e il Parco nazionale del Circeo (Lazio), il
bosco di Policoro (Basilicata), le zone umide della
Sardegna occidentale.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2007/01_Gennaio/08/zone_umide... 09/01/2007
Delta del Po e Circeo, dove avanza il deserto - Corriere della Sera
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Agenda sommario
7 giorni
■ Dove è alto il rischio e perchè
Giochi e pronostici
L'allarme viene dal rilevamento di una serie di
Quiz
Sorpresa!
fenomeni concomitanti e, per lo studioso,
Vita digitale
inequivocabili: «Le precipitazioni si vanno riducendo, le
Non solo outlet
temperature medie continuano ad aumentare e con
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esse l'evaporazione del terreno. Insomma, la preziosa
risorsa di acqua di questi bacini si va riducendo. Ma
quando piove, spesso le precipitazioni sono
concentrate, provocando inondazioni e asportazione
dello strato superficiale del terreno più ricco di
nutrienti». Ad aggravare lo stato di degrado, il lento ma
già avvertibile processo di innalzamento del mare sta
causando infiltrazioni di acque salmastre nei terreni,
fino ad alcuni chilometri dalla costa. L'aumentata
pressione antropica ai margini delle zone umide, che
pure ricadono all'interno di parchi e riserve tutelate,
compie il resto dello sfascio: «Lo sfruttamento delle
acque dolci sotterranee per usi civili e agricoli ha
superato ogni limite di sostenibilità — accusa Valentini
—. Così le falde si abbassano e si riduce anche il
patrimonio di acque profonde». Come conseguenza di
quella che non esita a definire «una miscela
deflagrante», i suoli delle zone umide si sono
impoveriti, la vita vegetale e animale è entrata in
sofferenza. Il parco del Circeo, per esempio, era famoso
anche perché ospitava la farnia, una quercia tipica delle
foreste del Centro Europa. Ma questa specie non si sta
adattando al clima più caldo e si teme che fra non
molto scomparirà del tutto. La ricchezza di piante e di
animali, tipica di questi scrigni di biodiversità, potrebbe
perdersi.
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«I rimedi ci sono, purché non si perda altro
tempo — esorta lo studioso —. La riduzione delle
emissioni di gas serra da sola non basta. Valutati gli
impatti caso per caso, bisogna ridurre lo sfruttamento
delle acque da parte dell'uomo e riforestare con specie
più resistenti alle più alte temperature. Servono linee
guida per il recupero del nostro irrinunciabile
patrimonio di zone umide».
Franco Foresta Martin
08 gennaio 2007
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