Discriminazione di prezzo del terzo tipo: premessa
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Discriminazione di prezzo del terzo tipo: premessa
Discriminazione di prezzo del terzo tipo: premessa Questo documento serve a motivare un aspetto che il vostro libro tratta molto velocemente, cioè l’idea che un monopolista che discrimina il prezzo fra due mercati separati deve vendere sui quei mercati quantità tali che il ricavo il ricavo marginale sia eguagliato. Talvolta chi produce software sembra molto generoso nei confronti degli studenti, ai quali offre il suo prodotto ad un prezzo inferiore a quello richiesto ad altri clienti. Chi produce beni di consumo, peraltro, talvolta può sembrare irrazionale, perché non offre uno sconto ai suoi clienti, ma offre la possibilità di avere uno sconto ai clienti che possono mostrare una prova di acquisto del prodotto. Poiché si può dubitare che coloro che producono e vendono per ottenere un profitto siano generosi oppure irrazionali, ci si può domandare perché costoro si comportino in questo modo. Supponiamo che un monopolista scopra che il suo prodotto è acquistato da due gruppi di clienti che hanno curve di domanda diverse, come quelle riportate nella Fig. 1. Quando si accorge che sostanzialmente sta servendo due mercati diversi, il monopolista capisce che vendere allo stesso prezzo tutto ciò che produce non è il modo migliore di vendere il suo prodotto. Figura 1 La discriminazione di prezzo del III tipo: domanda meno elastica (a) e più elastica (b) (a) Prezzo P1 P Prezzo (b) P P2 R2 R R R1 Domanda1 Domanda2 MR1 0 Q1 M1 MR2 Quantità 0 M2 Q2 Quantità Supponiamo che il monopolista abbia già prodotto una certa quantità, e quindi ne abbia già sopportato i costi e non gli resti che venderla in modo da ottenere il massimo ricavo. Se la vende in entrambi i mercati allo stesso prezzo, per esempio P, la quantità venduta nel primo mercato è M1 e quella venduta nel secondo mercato è M2. Nel primo mercato, però, il ricavo marginale è solamente R1, mentre nel secondo mercato è R2. Cosa succede allora se il monopolista modifica di un’unità le vendite nei due mercati? Se riduce le vendite di un’unità nel primo mercato e le aumenta nel secondo, il ricavo ottenuto nel primo mercato diminuisce meno di quanto aumenta nell’altro. Il ricavo complessivo del monopolista, quindi, può continuare a crescere fino a quando è possibile sfruttare questa differenza dei ricavi marginali nei due mercati. Il monopolista, dunque, otterrà il ricavo più alto se il prezzo è P1 nel primo mercato e P2 nel secondo mercato: poiché la quantità venduta nel primo mercato sarà Q1 e quella venduta nel secondo mercato sarà Q2, in entrambi i mercati si avrà lo stesso ricavo marginale, R, e non sarà possibile far crescere ulteriormente il ricavo totale cambiando la distribuzione delle vendite tra i due mercati. Il monopolista, quindi, ottiene il ricavo totale più alto da ciò che produce quando fa pagare per lo stesso prodotto prezzi diversi a clienti che hanno una domanda diversa, distribuendo le vendite tra i due mercati in modo da avere in entrambi lo stesso ricavo marginale. In particolare, poiché deve ridurre il prezzo nel mercato dove il ricavo marginale è più alto, il monopolista deve far pagare un prezzo più basso ai clienti con la domanda più elastica. Il ricavo marginale, infatti, è la variazione dei ricavi che si ottiene quando il prezzo diminuisce e le vendite aumentano di una unità. Poiché la riduzione di prezzo necessaria per fare aumentare di una unità le vendite è più bassa quando la domanda più elastica, il ricavo marginale è più alto quando la domanda è più elastica. Esprimiamo questo punto in termini più familiari sulla base delle formule che conosciamo. Consideriamo l’espressione, che ormai conoscete e che quindi non spieghiamo più, del ricavo marginale: dP Q dP dP Q 1 1 = P1 + = P1 − . Siccome il ricavo marginale Q = P+ P = P1 + ε dQ dQ P ε dQ P 1 1 deve essere uguale sui due mercati, dobbiamo avere P1 1 − . Allora, se sul secondo ε = P2 1 − ε 1 2 MR = P + mercato l’elasticità in valore assoluto è maggiore (la domanda è più elastica) che sul primo mercato, la frazione nella parentesi è inferiore nel mercato 2 rispetto al mercato 1, e dunque tutto il termine tra parentesi è maggiore nel mercato 2 rispetto al mercato 1. Di conseguenza, per mantenere la precedente uguaglianza fra i due mercati occorre che il prezzo del secondo mercato, P2, sia minore di quello del primo mercato, P1, ovvero che la quantità sul secondo mercato aumenti, mentre quella sul primo mercato diminuisca, rispetto alla situazione in cui il prezzo è unico. Possiamo interpretare le precedenti conclusioni in un altro modo ancora: se sul secondo mercato la domanda è elastica, allora una riduzione del prezzo fa aumentare la quantità più che proporzionalmente, sicché il ricavo totale del monopolista sul quel marcato aumenta. Se, d’altra parte, la domanda sul primo mercato è rigida, allora un aumento del prezzo fa ridurre la quantità meno che proporzionalmente, e di nuovo il ricavo totale del monopolista sul quel mercato aumenta. Insomma, il ricavo totale aumenta su entrambi i mercati, facendo aumentare i profitti del monopolista. Il monopolista, però, può discriminare i consumatori, cioè praticare prezzi diversi a consumatori che hanno una domanda caratterizzata da un’elasticità diversa, solo in alcune circostanze. Anzitutto, per vendere a consumatori diversi lo stesso prodotto a prezzi diversi, è necessario che coloro che acquistano il prodotto dal monopolista non possano rivenderlo. Se ciò fosse possibile, nessun consumatore comprerebbe il prodotto dal monopolista ad un prezzo alto, perché potrebbe acquistarlo ad un prezzo inferiore da coloro ai quali il monopolista lo vende a un prezzo basso. Come si può indurre i consumatori a non rivendere ciò che comprano dal monopolista? Alcuni beni per la loro stessa natura non possono in alcun modo essere rivenduti da chi li acquista, come accade per i servizi personali. Altri beni non possono essere rivenduti perché i costi di transazione sono troppo alti, come succede quando i consumatori che pagano prezzi diversi si trovano in paesi diversi. Altri beni, infine, non possono essere rivenduti perché il monopolista riesce ad impedirlo con contratti di vendita che vietano che il bene sia ceduto ad altri consumatori. Inoltre, per poter vendere il suo prodotto a prezzi diversi, il monopolista deve poter distinguere i consumatori che hanno una domanda più elastica da quelli che hanno una domanda meno elastica. In alcune circostanze ciò è piuttosto facile. La domanda di software degli studenti probabilmente è più elastica di quella dei professionisti, perché gli studenti sono più disposti ad usare software copiato che può essere un buon sostituto di quello originale. Il venditore, quindi, è interessato a vendere il software agli studenti ad un prezzo inferiore a quello che può richiedere ai professionisti. Poiché è possibile distinguere uno studente da un professionista, chiedendo a chi pretende uno sconto di mostrare un certificato di iscrizione all’università, il venditore non avrà alcuna difficoltà a vendere lo stesso software a prezzi diversi. In qualche circostanza, però, non è possibile vendere lo stesso prodotto a prezzi diversi, perché non è possibile distinguere i consumatori che hanno una domanda meno elastica da quelli che hanno una domanda più elastica. Il venditore, quindi, deve trovare qualche accorgimento che gli consenta di far pagare ai clienti con una domanda meno elastica un prezzo più alto. Quando un prodotto di consumo è venduto in un supermercato, non è possibile distinguere consumatori che hanno una domanda diversa. Il venditore, quindi, talvolta offre uno sconto ai consumatori che possono provare di aver già acquistato il prodotto. Chi è meno sensibile al prezzo non sarà disposto a fare la fatica di raccogliere ed usare le prove di acquisto necessarie per avere lo sconto, ma chi è più sensibile al prezzo non vorrà perdere l’opportunità di ottenere lo sconto che si può avere mostrando le prove di acquisto. In questo modo lo stesso prodotto sarà venduto a prezzi diversi a consumatori che hanno una domanda caratterizzata da una diversa elasticità rispetto al prezzo. Le differenze nei prezzi pagati dai consumatori per lo stesso prodotto talvolta potrebbero essere giustificate da qualche differenza nei costi che il produttore deve sostenere quando serve mercati diversi. Tuttavia, quando osservate che un prodotto è offerto a prezzi diversi a persone che differiscono per qualche caratteristica come l’età, il sesso, il reddito oppure la professione, è ragionevole sospettare che il venditore stia tentando di discriminare i suoi clienti: auguratevi di appartenere al gruppo che ha la domanda più elastica!