Titolo: Fonti militari e diplomatiche sull`Europa di Versailles

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Titolo: Fonti militari e diplomatiche sull`Europa di Versailles
La fine della Grande Guerra e la dissoluzione dell’Austria-Ungheria.
Fonti militari e diplomatiche italiane sull’Europa di Versailles
I trattati di pace al termine della Grande Guerra cercano di costituire un nuovo sistema
internazionale, al fine di contenere il doppio pericolo di una ripresa dell’espansionismo tedesco e
del diffondersi della rivoluzione bolscevica, finendo però per creare un nuovo sistema
profondamente instabile. La scomparsa dei tre grandi imperi plurinazionali porta alla creazione di
una serie di nuovi Stati su basi etno-linguistiche, ma con molte e spesso ampie minoranze al proprio
interno. Un tentativo di costituire un nuovo sistema di relazioni internazionali viene fatto con la
creazione di una Società delle Nazioni che, seppur nata sotto gli auspici del presidente americano
Wilson, viene “rifiutata” dagli stessi Stati Uniti, che preferirono il ritorno ad una politica
isolazionista. Con il passare degli anni la durezza dei trattati di pace e l’isolamento dei paesi
sconfitti avrebbero finito per creare una situazione di permanente tensione, trascinando l’Europa e il
mondo intero in un nuovo conflitto. La Conferenza della Pace di Versailles e l’applicazione
concreta dei trattati rappresenta occasioni fondamentali per gli interessi, spesso contrastanti, dei
paesi coinvolti.
Le relazioni presentate nel Panel si propongono di indagare le dinamiche della politica italiana nei
confronti dei diversi paesi interessati dai complessi mutamenti avvenuti in Europa al termine della
Grande Guerra, evidenziando il ruolo svolto a partire dalla fine del conflitto mondiale dai
rappresentanti militari e diplomatici italiani presenti in loco in qualità di membri delle numerose
commissioni di controllo, delimitazione dei confini e nelle altre missioni militari attive nel quadro
delle iniziative prese dalle potenze vincitrici nel corso della Conferenza della Pace. I trattati, imposti
dall’Intesa ai paesi sconfitti, prevedevano tra le varie clausole anche la supervisione del rispetto
delle clausole militari con particolare attenzione dunque al settore industriale, e la delimitazione dei
nuovi confini. Il trattato di Versailles regolava la questione dei confini della Germania; il trattato di
Saint Germain stabiliva le frontiere della nuova repubblica austriaca; quelli di Neully e Trianon
sancivano rispettivamente i nuovi confini di Bulgaria e Ungheria; mentre il trattato di Sèvres poi di
fatto inapplicato e sostituito da quello di Losanna) stabiliva i termini della pace con la Turchia. Tutti
i trattati citati prevedevano apposite commissioni militari incaricate di redigere sul terreno i nuovi
confini, mentre ad altri organi di controllo affidavano la responsabilità della supervisione
sull’applicazione delle disposizioni economiche e delle clausole militari. Questo schema è applicato
a tutti i paesi interessati e dunque le fonti disponibili risultano particolarmente ricche, permettendo
un approfondimento e una ulteriore razionalizzazione e interpretazione delle informazioni contenute
negli archivi sia nel quadro di un’analisi complessiva, sia rispetto all’esigenza di approfondimenti
mirati sulle singole realtà nazionali.
I contributi di questo panel rappresentano il risultato delle ricerche condotte nel quadro del progetto
FIRB, Futuro in ricerca 2010, centrato sulla costruzione dell’Europa di Versailles e suo ruolo della
diplomazia e delle forze armate italiane.
Chair: Stefano Bianchini (Università di Bologna)
Relatori: Giuseppe Motta (Università La Sapienza, Roma)
Alberto Becherelli (Univeristà La Sapienza, Roma)
Alessandro Vagnini (Università La Sapienza, Roma)
Andrea Carteny (Università La Sapienza, Roma)
Discussant: Gabriele Natalizia (Link Campus University, Roma)
Giuseppe Motta, Il governatorato militare in Alto Adige e la questione delle minoranze nello spazio
dell'Europa centro-orientale
Al termine della prima guerra mondiale si presenta per il governo italiano il problema di accogliere
entro i propri confini consistenti gruppi minoritari. Tale problematica fu inizialmente affrontata con
l’introduzione di un governatorato militare che doveva avviare la “normalizzazione” post-bellica di
tali aree e regolamentare la questione delle minoranze in attesa del passaggio dei poteri alle autorità
civili. Il caso dell’Alto Adige rappresenta un caso unico in Europa in quanto mostra come tale
esperienza fu basata su una politica liberale che le autorità civili non seppero invece proseguire.
L’avvento del fascismo, successivamente, rappresenterà invece un netto cambiamento verso
formule di de-nazionalizzazione che divennero invece molto diffuse in tutta Europa.
Alberto Becherelli, La proclamazione del Regno dei Serbi, Croati, Sloveni e i contrasti italofrancesi nell’Adriatico
La presentazione ricostruisce l’occupazione italiana dell’altra sponda adriatica nel novembre del
1918. Al momento dell’armistizio Italia e Serbia sono intenzionate a soddisfare le rispettive
aspirazioni territoriali e l’escalation di tensione arriva al punto da prospettare il serio pericolo di un
conflitto armato, soprattutto in seguito all’occupazione da parte italiana dei territori di confine a
popolazione mista previsti per l’Italia dal Patto di Londra. In pochi giorni le forze italiane
s’impadroniscono delle posizioni chiave istriane e dalmate, per poi superare la linea di
demarcazione stabilita a Villa Giusti e dirigersi verso Fiume, esclusa dal trattato del 26 aprile 1915.
Le manovre italiane preoccupano il Consiglio Nazionale di Zagabria, che vede nell’occupazione i
preliminari dell’annessione dei territori contesi all’Italia e chiede pertanto l’assistenza militare dello
Stato Maggiore serbo e degli alleati. I francesi in particolare sembrano favorire deliberatamente la
presenza dell’esercito serbo – nell’Alto Adriatico così come nel Montenegro unito alla Serbia
dall’Assemblea di Podgorica il 26 novembre – mentre va completandosi il processo di unificazione
jugoslava che il 1° dicembre 1918 porta alla proclamazione del Regno dei S.H.S. La questione
adriatica diventa così ufficialmente una delle più complesse problematiche della nuova Europa.
Alessandro Vagnini, La Commissione Militare Interalleata di Controllo in Ungheria
Le Commissioni Militari Interalleate di Controllo agiscono nel quadro delle iniziative prese dalle
potenze vincitrici nel corso della Conferenza della Pace. I trattati di pace prevedono infatti tra le la
supervisione del rispetto delle clausole militari con particolare attenzione al settore industriale, e la
delimitazione dei nuovi confini. In Ungheria è attiva una di queste commissioni, presieduta da un
ufficiale italiano, i cui lavori si svolgono tra l’agosto 1921 e il marzo 1927. Lo studio della
documentazione prodotta dalla CMIC rende possibile analizzare in dettaglio la politica delle
potenze rispetto all’Ungheria così come il ruolo svolto dagli Stati successori.
Attraverso l’intreccio delle fonti diplomatiche dei principali attori internazionali e grazie al
contributo dei materiali dell’Archivio dello Stato Maggiore dell’Esercito e dell’Archivio di Stato
Ungherese, sono ricostruite le tappe di un complesso gioco politico che vede l’Ungheria al centro
delle rivalità per l’egemonia nell’Europa danubiano-balcanica. Emergono così i reali rapporti di
forza tra le potenze europee e i paesi di nuova formazione, le difficoltà nell’applicazione di un
trattato di pace particolarmente duro e i tentativi messi in atto dal governo magiaro per aggirare
vincoli e controlli che le sono imposti.
Andrea Carteny, Report di viaggio e documentazione d’archivio sulla questione transilvana dopo
la Grande Guerra
Alla fine della Grande Guerra, nella documentazione diplomatica e militare relativa ai territori già
ungheresi occupati e poi annessi alla Romania, si evidenziano dinamiche nazionalistiche effetto del
cambio di sovranità nazionale. Le "nuove" minoranze nazionali, in particolar modo quella
ungherese e tedesca, assumono rispetto alla maggioranza romena profili e ruoli differenti, anche nei
report di viaggio di organizzazioni e osservatori stranieri. Il quadro tracciato risulta particolarmente
interessante, anche e soprattutto alla luce del ruolo di garanti della pace delle potenze vincitrici, tra
cui l'Italia.