LA GERMANIA XENOFOBA: uno dei casi europei
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LA GERMANIA XENOFOBA: uno dei casi europei
sier 6/02 19 a li turchi... Fulvio Scaglione LA GERMANIA XENOFOBA: uno dei casi europei In maniera poco velata la Germania rivela i suoi risvolti di xenofobia. Purtroppo, non sembra essere un caso isolato in Europa. Alcune riflessioni sul fenomeno tedesco. Germania, 1980: Franz Josef Strauss sfida il cancelliere Helmut Schmidt. La campagna elettorale, oltre ai soliti temi legati alla Guerra Fredda (libertà contro socialismo), s’infiamma sul tema degli stranieri, soprattutto i turchi e coloro che chiedono asilo politico. I cristiano-sociali di Strass e i cristiano-democratici in Assia propongono una legge per ridurre il numero de- gli stranieri di 1 milione, nel Baden-Wuttenberg chiedono una legge per far rotare gli stranieri presenti in Germania. Schmidt vince le elezioni ma ammette: “La questione dell’immigrazione è ostile allo zoccolo duro dei nostri elettori”. Germania 1982: cade il Governo Schmidt, Helmut Kohl corre per la cancelleria (e vince) chiedendo una drastica riduzione del numero degli stranieri. Germania 1986: elezioni in Da sinistra a destra: Helmut Kohl, ex Cancelliere tedesco Franz Schonhuber, ex “SS”, leader dei Republikaner (estrema destra) Edmund Stoiber, candidato cancelliere dell’opposizione conservatrice (Cdu-Csu) alle elezioni tedesche del 22 settembre prossimo Baviera, la Csu (CristlichSoziale Union) lancia una campagna contro l’immigrazione, sia quella dal Terzo Mondo sia quella dalla Germania Est. La propaganda xenofoba della Csu trascina al successo anche i Republikaner di Franz Schonhuber, il vero e unico Le Pen tedesco. Germania 1991: elezioni nel Bremen, il più piccolo dei Land tedeschi, e trionfo per la Dvu (Deutsche Volksunion), movimento di estre- " Doss Mamma l ‘ ma destra che fa Germania 1986: il 1992 sono anpropaganda con- la Csu (Cristlich- che gli anni in Soziale Union) cui gli attacchi tro gli immigrati. lancia una violenti a immiNel 1992, i Repucampagna contro grati (o a persoblikaner crescono nel Baden-Wut- l’immigrazione, ne ritenute tali) sia quella dal raggiungono il tenberg, la Dvu Terzo Mondo sia massimo. nello Schleswigquella dalla Germania 2002: Holstein. Germania Est. alla vigilia delle E la maggioranza elezioni politiche Cdu-Csu che sostiene Kohl cavalca il pro- il tema dell’immigrazione è blema, accusando l’opposi- di nuovo centrale. Edmund zione socialdemocratica di Stoiber, sfida il cancelliere non voler affrontare l’ec- Gerhard Schröder dicendo: cesso di immigrati. Il 1991 e “Con 4,3 milioni di disoccupati non possiamo permetterci di accogliere altra Manifestazione antirazzista a Berlino gente”. Sarebbe facile concludere, a questo punto, che ancora oggi la Germania e i tedeschi hanno un problema di razzismo. Come dicono Simone Wiegrazt e Barbara Simon dell’Aric (Centro d’informazione antirazzista): “Il tedesco si sente sempre superiore a un italiano o a un polacco. E questo sentimento di superiorità è diventato ancora più forte dopo la riunificazione, da quando abbiamo di nuovo la Grande Germania”. Ma basta un’occhiata ai fatti per sentirsi portati all’opinione opposta: i provvedimenti anti-stranieri, così spesso evocati, non soFoto: R. Siciliani ‘ 6/02 20 no mai stati presi; gli estremisti della Dvu e dei Republikaner hanno avuto successi locali ma non sono mai riusciti a entrare nel Parlamento federale; proprio quando si era al culmine delle polemiche e delle violenze, la Germania accolse 250 mila (1991) e 450 mila (1992) domande d’asilo, più di tutti gli altri Paesi d’Europa insieme. E quanto alle violenze: nel 1991 furono registrate circa 2.200 aggressioni in Germania, Paese con 80 milioni di abitanti, ma ben 6.600 in Gran Bretagna, Paese con 50 milioni di abitanti. E si parlò, allora, solo della Germania. Sono altre, quindi, le ragioni che fanno della Germania un perfetto esempio della nevrosi xenofoba che è dilagata in Europa nell’ultimo anno. Intanto, come dice Thomas Grumke, politologo del Centro per la cultura democratica di Berlino, “… il quasi completo fallimento della politica tradizionale nei confronti dei problemi portati dalla globalizzazione. Che non è solo economia e finanza ma anche cultura, società, demografia. È anche movimento di popolazioni, in sier 6/02 21 questo momento quasi del tutto fuori controllo. A sfruttare il vuoto lasciato dalla politica tradizionale sono non tanto i partiti dell’estrema destra, che sono ideologicamente rigidi e per natura abbastanza indifferenti ai riti del parlamentarismo, elezioni comprese, ma piuttosto i populisti, i personaggi alla Haider in Austria, Fortuyn in Olanda, il giudice Schill in Germania, per i quali invece essere eletti, occupare una carica, è tutto”. ansie della gente, sono fa- E questo che cosa com- cili da ripetere. Un esempio: porta? sempre ad Amburgo, Schill “Due cose. Primo: i partiti ha promesso di assumere tradizionali non vogliono e migliaia di poliziotti per non osano allearsi con la stroncare la criminalità. destra estrema, ma con i Tutti sanno che la città non populisti sì. Nella regione di ha i soldi per farlo, ma a chi Amburgo il giudice Schill è importa? Per cui non è la ministro degli Interni in un destra che avanza ma il Governo forcentro che slitta a mato dal suo destra”. “Facciamo pure movimento, - Questa è l’envenire gli dalla Csu e dai nesima campaimmigratiliberali. Secongna elettorale sedisseroma quelli utili”. do: afflitti dal gnata, in Germavuoto d’idee, nia, da polemiche quegli stessi partiti tendo- sull’immigrazione. Lei penno a far proprie le parole sa che dopo le elezioni di d’ordine e gli slogan dei po- settembre succederà qualpulisti. Sono quasi sempre cosa? false soluzioni, progetti ir- “Credo che finirà come realizzabili, ma suonano sempre: non se ne farà ‘bene’, vanno incontro alle nulla”. ‘ ‘ Foto: R. Siciliani a li turchi... Berlino. Davanti al Reichstag Lo straniero, dunque, come specchietto per le allodole, facile spauracchio per conquistare il consenso di elettori confusi e spaventati in un’epoca di grandi mutamenti? È quello che pensano in molti. Qui in Germania. Per esempio Helga Seyb di Reach Out, organizzazione (finanziata dal ministero per i Giovani e la Famiglia) che fornisce aiuto psicologico, legale e medico alle vittime di violenze a sfondo razzista. Helga, che fu già tra i fondatori del primo Telefono antirazzismo in Germania, sintetizza così: “Le èlite vogliono la globalizzazione, le masse la subiscono, lo straniero è il capro espiatorio perfetto”. " 6/02 22 Doss Foto: R. Siciliani Mamma l Berlino. Al mercatino popolare tedeschi e islamici alle prese con le compere E anche Joachim Mordeja, portavoce della Caritas di Berlino, ribadisce che “…è molto pericoloso che Stoiber faccia dell’immigrazione il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale. L’immigrazione non è certo il primo dei nostri problemi. Nella realtà, questa è una società che garantisce i forti, mentre i deboli, stranieri o no, sono condannati a restare ai margini della vita produttiva”. Ma c’è un’altra ragione per cui la Germania rappresenta bene, al riguardo, la coscienza ipocrita e tormentata d’Europa, e soprattutto quel suo restare sempre sospesa tra l’avere bisogno degli immigrati e il voler far finta di subirli. Qui bisogna fare un po’ di storia e risalire agli anni Cinquanta, quando il Governo tedesco vara le norme sui Gastarbeiter, lavoratori (Arbeiter) ma ospiti (Gast). L’idea è che questi lavoratori debbano supplire alle esigenze del sistema produttivo tedesco (miniere, acciaierie…) senza inserirsi a tempo pieno nel tessuto sociale. Succede, però, che i contratti dei Gastarbeiter, all’inizio lunghi al massimo un anno, vengono prolungati a cinque anni; che dalla metà degli anni Cin- quanta (il primo è proprio con l’Italia nel 1955) si siglano accordi con gli altri Governi per reclutarli con ordine; che solo nel 1971, cioè dopo vent’anni, il reclutamento venga ufficialmente interrotto; e che nel 1973 il Governo decida di consentire ai Gastarbeiter di farsi raggiungere dalle famiglie. Rendendo così un po’ buffo lo slogan che Stoiber ha tirato fuori dall’armadio e che da due decenni corre per la politica tedesca: “La Germania non è Paese d’immigrazione”. Basta dare un’occhiata alle cifre. Ci sono oggi in Germania più di 7 milioni di stranieri, su 80 milioni di abitanti. Ci sono 4,3 milioni di disoccupati ma sono solo 600 mila gli stranieri che dipendono dalla pubblica assistenza. Gli altri sono quasi tutti tedeschi dell’ex Ddr, dove la disoccupazione raggiunge punte del 25%, cioè due volte e mezza la media nazionale. Sono loro i veri disperati: aver lavorato, magari senza qualifiche, negli elefantiaci ed inefficienti complessi industriali di stampo sovietico diventa, sul mercato del lavoro occidentale, un handicap quasi insuperabile. Nei sier primi mesi di quest’anno, quando il Parlamento ha discusso la nuova legge sull’immigrazione e l’opposizione di Stoiber ha accusato il Governo Schröder di varare provvedimenti troppo blandi, è stata la Confederazione degli industriali a intervenire: ma per ricordare che in fabbrica qualcuno ci deve pur andare e che chiudere il rubinetto dell’immigrazione sarebbe una pessima idea. Qualcuno, un paio d’anni fa, pensò di avere l’idea giusta: facciamo pure venire gli immigrati, dissero, ma quelli utili. Fu così introdotta una green card (permesso di soggiorno e di lavoro) di tipo americano e stabilita una quota (20 mila, più le famiglie) per tecnici dei computer e specialisti delle nuove tecnologie. Risultato: dei famosi specialisti ne arrivarono meno di 10 mila, perché gli ingegneri indiani o pakistani impiegarono poco a capire che negli Usa o in Gran Bretagna potevano guadagnare di più, senza dover imparare il tedesco. Il vero trauma, per i tedeschi e non solo per loro in Europa, è accettare l’idea che il lavoratore straniero diventa, un certo giorno e a certe condizioni, un lavoratore tedesco. Un problema particolarmente assillante per le comunità più folte e inserite, come spiega Safter Cinar, portavoce della Lega turca di Berlino-Brandeburgo: “Pensi a coloro che sono qui da vent’anni o più, che hanno visto nascere qui i loro figli… È possibile considerarli ancora stranieri, lavoratori di passaggio? Immaginare che un giorno possano lasciare tutto e tornare in Turchia?”. Cinar ha in mente il caso paradossale di Mehmed, un giovanotto nato a 23 ‘ Monaco di Il vero trauma, per Baviera in i tedeschi e non una famisolo per loro in glia turca. Europa, è accettare Avendo acl’idea che il cumulato, lavoratore nonostante straniero può la giovane diventare un età, una lavoratore tedesco. bella serie di infrazioni alla legge, Mehmed è stato espulso verso la Turchia, Paese in cui lui non era mai stato. Questo prima dell’approvazione, in marzo, della nuova legge sull’immigrazione. Che ancora vieta la doppia cittadinanza ma prevede quella che, in quest’Europa improvvisamente impaurita e chiusa, è già una piccola rivoluzione: potranno diventare tedeschi i figli degli immigrati che vivono in Germania da almeno 8 anni e hanno il permesso di soggiorno a tempo indeterminato. Il lavoratore ospite, insomma, diventa uno di famiglia. Era ora. ! ‘ a li turchi... 6/02 Foto: R. Siciliani