La poetica di Ungaretti
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La poetica di Ungaretti
La poetica di Ungaretti La funzione della poesia e l'analogia Quando Ungaretti iniziò a riordinare le sue poesie, volle sottolineare il carattere autobiografico proponendo la sua opera poetica come una sorta di “ricerca del tempo perduto”.Il carattere autobiografico non va inteso nel senso tradizionale di una narrazione che ripercorre la vita dell'autore poiché per Ungaretti letteratura e vita sono strettamente collegati tra loro e la letteratura ha un ruolo fondamentale, in quanto assume un valore religioso e svolge la funzione di svelare il senso nascosto delle cose. La poesia ha quindi il compito di illuminare e illustrare l'essenza della vita. Per comprendere questa funzione della poesia Ungaretti utilizzerà delle novità formali,che caratterizzeranno la prima raccolta, le liriche infatti assumono un andamento completamente diverso, che tendono a escludere le componenti più realistiche attraverso un estrema riduzione della frase alle funzioni essenziali della sintassi e della parola. Ungaretti comunica i contenuti della poesia grazie all'uso dell'analogia. Essi contrappone ai vecchi procedimenti di fare poesia un nuovo modo “rapido” facendo capire al lettore gli aspetti essenziali presenti nelle liriche. Cosi facendo il poeta supera la distanza che separa il mondo della realtà e della storia (la memoria) da un mondo superiore e divino che gli rivela il senso delle cose (l'innocenza). La poesia come illuminazione e gli aspetti formali Da questo concetto di analogia per Ungaretti il poeta è una sorta di “sacerdote”della parola poiché attribuisce a questa un significato magico. Egli crede che il mistero della vita non può essere svelato attraverso il discorso esteso e razionale ma può soltanto essere “illuminato” grazie alla forza di cui si carica la parola poetica, perciò essa assume il valore di una improvvisa e folgorante “illuminazione” in cui, per un attimo, la poesia riesce a raggiungere la pienezza e la totalità della vita. Il carattere di questa illuminazione ha un riflesso sul piano formale,dal punto di vista della versificazione c'è una vera e propria distruzione del verso tradizionale e con i versi liberi e brevi vuole dare l'impressione di un dettato fatto di parti staccate,isolate l'uno dall'altra. Anche la sintassi rifiuta le costruzioni complesse, adeguandosi all'essenziale:la strofa è spesso costituita dalla sola frase principale e non sono presenti le subordinate. La parola viene fatta risuonare nella sua autonomia, infatti a volte viene addirittura isolata fino a farla coincidere con il verso stesso. l'Allegria L'opera si suddivide in tre fasi: un primo gruppo di poesie fu pubblicato con il titolo “il porto sepolto”.Questi versi vennero poi pubblicati insieme ad altri nei tre anni successivi con il titolo “allegria dei naufragi”.Nelle edizioni successive l'autore continuò a correggere testi e a recuperarne altri. L'ultimo titolo fu “allegria”. Per quanto riguarda la scelta del titolo della raccolta, il primo, IL PORTO SEPOLTO, equivale al segreto della poesia, nascosto nel fondo di un abisso nel quale il poeta deve immergersi per riscoprire il significato di essa stessa. Il secondo titolo, ALLEGRIA DEI NAUFRAGI, costituisce un'espressione ossimorica. Per il primo termine Ungaretti parla dell'esultanza di un attimo, di un allegria che avrà sempre il sentimento della presenza della morte da scongiurare; il secondo termine sta ad indicare proprio l'effetto distruttivo della morte e come tutto sia travolto e consumato dal tempo. Infine la scelta di eliminare il secondo termine nella terza ed ultima fase sta vuole sottolineare l'elemento positivo della vita. Uno dei temi più fondamentali dell'opera è l'esperienza del fronte, che offre ad Ungaretti gli spunti per alcune delle sue liriche più crude e sofferte,spoglie di ogni retorica. La guerra gli consente anche di stabilire un contatto con la propria gente e di avvertire la consapevolezza di una ritrovata identità. La guerra infine, come fonte di ispirazione problematica e complessa, costringe a vivere nel precario confine tra la vita e la morte, dove ogni cosa può rovesciarsi o scomparire per sempre. (SOLDATI) Soldati Figure retoriche Analogia: vv. 1-2-3-4: Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie. Enjambements: vv. 1-2: Si sta come/ d’autunno. Similitudine: vv. 1-2-3-4: Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie Rapporto tra titolo e testo Originariamente, la lirica Soldati (che appartiene alla sezione dell’Allegria intitolata Girovago) aveva per titolo il sostantivo Militari che, come quello poi scelto definitivamente, risulta essere parte integrante del testo e un ausilio indispensabile per comprendere il significato stesso della poesia. Ungaretti vuole far comprendere al lettore che la condizione dei soldati al fronte è particolarmente difficile, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico. Sono uomini fragili (come le foglie) perché sono lontani dai propri affetti più cari e costretti a rischiare la propria vita, oltre che a vedere ogni giorno immagini di morte negli occhi dei propri compagni. Tuttavia, Ungaretti dice che non è necessario essere soldati per vivere una situazione di precarietà: la riflessione si estende perché i soldati potrebbero essere tutti gli uomini e la guerra, potrebbe rappresentare la vita stessa che è assurda, come ogni conflitto, perché contrassegnata dalla consapevolezza della morte. A riprova di ciò, notiamo l’utilizzo della forma impersonale «Si sta» (v. 1) che rende la situazione universale, in quanto tutti abbiamo un equilibrio precario e su ognuno di noi aleggia la presenza della morte. Il significato del paragone Il paragone rende la sensazione di precarietà e angoscia dovuta a qualcosa che potrebbe accadere in ogni momento,il valore di una vicenda esistenziale sospesa tra la vita e il nulla si riscontra dalla spezzatura dei versi, La brevità di e l’assenza quasi totale di punteggiatura, come in tutte le liriche dell’Allegria, consente al poeta di acquisire piena consapevolezza di ciò che sente e di riportare al lettore soltanto le parole scavate di cui parla : i termini che vincono il silenzio e assumono una rilevanza fondamentale, permettendo di far emergere ciò che è nascosto. Dopo che Ungaretti combattè l'Austria-Ungheria sul Carso l'Italia si ritirò sul Piave… LA PRIMA BATTAGLIA(1026 nov., 4-25 dic. 1917) L a linea del Piave era stata prescelta, quale eventuale linea di ripiegamento, dal generale R. Cadorna fin dal 1916, al tempo dell’offensiva austriaca nel Trentino. Quando nell’autunno del 1917, in conseguenza dello sfondamento di Caporetto, apparve inevitabile il ripiegamento dalla linea dell’Isonzo, Cadorna diede l’ordine di ritirata generale sulla destra del Piave. Il 9 novembre le truppe italiane oltrepassarono il fiume e nel pomeriggio tutti i ponti venivano fatti saltare; in questo stesso giorno a Cadorna succedeva A. Diaz. Sulla nuova linea erano schierate, da parte italiana, 15 divisioni,dalla parte austro-ungarica 38 divisioni. Nella notte fra l’11 e il 12 gli austriaci riuscirono a passare sulla destra del Piave e a costituirvi una piccola testa di ponte, prontamente contenuta dagli italiani. Successivi tentativi nemici di passaggio del fiume furono sventati dagli italiani fino al 9 dicembre, quando gli austriaci costituirono una piccola testa di ponte a Caposile. Tuttavia alla fine del dicembre 1917 gli austriaci dopo numerosi scontri vennero respinti sulla sinistra del fiume. La seconda battaglia (15-23 giugno 1918) Fu una delle più aspre di tutta la Prima guerra mondiale. Si trovarono di fronte sul Piave circa 60 divisioni austriache contro 56 italiane e alleate (3 inglesi, 2 francesi, 1 cecoslovacca). Gli austriaci riuscirono a ottenere alcuni successi iniziali, non però decisivi. Sugli altipiani,gli austriaci , furono arrestati e contrattaccati, perdendo tutto ciò che avevano conquistato dopo il 15. Altrettanto precari furono i successi del maresciallo F. Conrad, dove l’offensiva intesa a raggiungere Bassano, Cittadella, Padova al secondo giorno poteva già dirsi infranta. Il 17 giugno la manovra del nemico era fallita nonostante l’occupazione di buona parte del Montello, al successo della difesa aveva contribuito l’azione distruttiva delle artiglierie italiane, integrata dall’azione delle fanterie in riserva generale, manovrate per bloccare quasi in partenza le iniziative nemiche. Il giorno 19 segnò il principio del «rovesciamento» della battaglia: la manovra di contrattacco doveva consistere in un’azione avvolgente del Montello, affidata a due forti masse tendenti a ricongiungersi sul vertice del saliente, alle spalle delle prime linee nemiche. Il 19 giugno la battaglia riprese accanitissima per iniziativa italiana, e il giorno 21 il nemico aveva perduto gran parte del Montello conquistato precedentemente. In mare gli austriaci furono progressivamente serrati su uno spazio sempre più ristretto. Il comando italiano intensificò quindi il fuoco delle artiglierie sulle truppe nemiche, schiacciate tra il fronte d’attacco e il fiume in piena alle spalle. Infine, il 23 giugno giunse l’ordine della ritirata e nella notte del 24 tutta la destra del P. era completamente sgombrata dalle armate austro-tedesche. Nella seconda battaglia del P. le perdite austriache ammontarono a 34.000 morti, 100.000 feriti, circa 24.500 prigionieri; quelle italiane a 90.000 uomini complessivamente. La terza battaglia La terza battaglia (24 ott.-3 nov. 1918). Segnò la conclusione delle operazioni belliche sul fronte italiano nella Prima guerra mondiale. L’obiettivo strategico del comando italiano, sotto la guida di Diaz, era quello di separare le forze austriache nel Trentino, da quelle sul Piave, avanzando verso Vittorio Veneto. Malgrado le difficoltà iniziali, nella notte del 28 ottobre tutte le truppe italiane erano passate sulla sinistra del Piave, riuscirono così a raggiungere Trento il 3 novembre e lo stesso giorno, via mare, anche Trieste, quando già gli austriaci avevano chiesto l’armistizio.