Il Messaggero - La riscoperta dell`Africa

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Il Messaggero - La riscoperta dell`Africa
-MSGR - 20 CITTA - 23 - 22/03/14-N:
L’anniversario
Fosse Ardeatine
70 anni dopo
ancora
non c’è pace
Cinema
Il film
della settimana:
il mito di Yves
Saint Laurent
Rock
Da Seattle
foto inedite
del suicidio
di Kurt Cobain
Nunberg e Pacifici a pag. 25
Ferzetti a pag. 27
Molendini pag. 28
Pierre Niney
in una scena
di “Yves Saint
Laurent”
A destra
Kurt Cobain
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Nonostante le condizioni di vita ancora precarie del 40% della popolazione, il continente ha fatto un incredibile balzo in avanti
soprattutto in quattro settori chiave: risorse minerarie, costruzioni, agroalimentare e beni di consumo. Anche il nostro Paese
si muove puntando su partenariato e sostenibilità: conferenza intergovernativa a Roma a fine anno. La calamita del made in Italy
La riscoperta dell’Africa
Le cifre
IL CASO
1306
iù veloce della Cina, del
Brasile, di Russia e India.
Chi l’avrebbe detto, è l’Africa. Che non è più il Paese
dei vecchi stereotipi, inghiottito dalla fame e dalle
guerre, ma un continente in crescita (+6% quest’anno secondo il
Fondo monetario internazionale). Sei delle dieci economie che
tra il 2001 e il 2010 hanno marciato più rapidamente si trovano
nella fascia subsahariana, con
enormi potenzialità di sviluppo
concentrate soprattutto in quattro settori-chiave: risorse minerarie, costruzioni, agroalimentare, beni di consumo. E nel 2050
almeno un abitante del pianeta
su tre sarà nato nel continente
nero.
Rimangono, certo, problemi e
difficoltà: dalla corruzione, alla
fragile stabilità politica, alla soglia dell’estrema povertà che riguarda ancora circa il 40% della
popolazione ma è in costante calo mentre le condizioni di vita
stanno migliorando rapidamente. E così la penetrazione dei cellulari ha già raggiunto il 50% della popolazione e il reddito
pro-capite avanza del 2% l’anno.
Stati Uniti, Francia, Brasile, Cina, Turchia si sono mossi prima
e ben oltre il fenomeno del «land
grabbing». L'università di Stanford, per esempio, una delle più
prestigiose d'America, ha aperto
un centro ad Accra in Ghana che
prevede anche la formazione
con corsi di studio a distanza in
collegamento Web con gli Usa
P
i miliardi di dollari del
Pil del Sub Sahara: nel
2000 era di 342 miliardi
4,2%
il tasso di crescita
previsto per gli otto.
Per i Bricè del3,8%,
per l’Italia dell’ 1,2%
54
imiliardididollaridi
investimentiesteri
diretti:40%inpiùdel2012
Kenya
Senegal
L’Italia è partita in ritardo ma
sulla ri-scoperta dell’Africa sta
costruendo una propria via puntando su partenariato (coinvolgendo anche gli immigrati in Italia) e sostenibilità. «Iniziativa Italia-Africa» è decollata a fine
2013, in febbraio la Farnesina ha
riunito a Roma i ministri dell’Agricoltura di una trentina di
Paesi africani. Tutti segni di
un’attenzione che cambia. «È il
primo passo di un treno lanciato
- spiega Luigi Marras, direttore
del dipartimento per la mondializzazione e le questioni globali
del Mae - a cui si potranno attaccare lungo il percorso tanti vagoni». La stazione sarà una grande
conferenza intergovernativa a
Roma a fine 2014, da replicare
stabilmente ogni due anni.
L’«Iniziativa Italia-Africa» punta
a dare massa critica alle tante
Popolazione: 13,7 mln
Pil: 14,2
Crescita: 4,7%
Simone Santi
ad Gruppo Leonardo
Sudafrica
GLI EMERGENTI
Nigeria e Sudafrica sono sicuramente sotto i riflettori ma l’Ispi,
l’Istituto di studi internazionali,
individua altri 6 Paesi da tenere
sott’occhio, nel rapporto (150 pagine) realizzato per il ministero
degli Esteri. Si tratta di Angola,
Etiopia, Ghana, Kenya, Mozambico e Senegal. Camerun, Uganda e Zambia potrebbero aggiungersi. Un dato
su tutti: nei
quatro set-
Mozambico
Popolazione: 25,2 mln
Pil: 14,6
Crescita: 8%
Etiopia
Popolazione: 91,7 mln
Pil: 43,1
Crescita: 7,2%
Nigeria
Ghana
Angola
ca e Affari» proprio per dare conto della rivoluzione in corso.
Popolazione: 168,8 mln
Pil: 262,6
Crescita: 6,8%
Popolazione: 25,4 mln
Pil: 40,7
Crescita: 6,3%
L’INIZIATIVA
«DAL 2001 AD OGGI
ABBIAMO ASSISTITO
12 IMPRESE ROMANE
IN SUB-SAHARA»
iniziative polverizzate tra missionariato, volontariato e singole
imprese, un ruolo lo stanno svolgendo anche le Camere di commercio, a Milano con Promos e a
Roma con Network globale,
l’agenzia che offre servizi alle
aziende per l’internazionalizzazione.
Il segnale che l’Africa non è più
vista come una meta accessibile
solo per i grandi gruppi come
Eni o Salini, da sempre presenti,
o come Enel che sta facendo rotta verso Sud Africa e Marocco
puntando sulle rinnovabili. «Le
nostre peculiarità si adattano
molto bene al contesto e agli
obiettivi dei politici africani che
guardano con enorme interesse
al nostro sistema cooperativo e
consortile e al mondo delle Pmi e
dei distretti», sottolinea Massimo Zaurrini che conosce bene il
continente e ha
da poco fondato
il mensile «Afri-
Popolazione: 43,2 mln
Pil: 37,3
Crescita: 6,2%
Popolazione: 20,8 mln
Pil: 114,2
Crescita: 5,8%
Popolazione: 51,2 mln
Pil: 384,3
Crescita: 3,1%
I magnifici otto
Dal Sudafrica al Mozambico, in ordine
crescente secondo il Pil previsto in
miliardi di dollari nel 2018, sono i Paesi
più in evidenza nel continente africano.
Elaborazione dati da Banca Mondiale
(World Development Indicators) e
Fondo Monetario Internazionale
(World Economic Outlook database)
risalenti a ottobre 2013 sul 2012.
tori-chiave di cui si è detto, la crescita attesa è di 1.000 miliardi di
dollari entro il 2020; oltre la metà, nei beni di consumo. Aumenterà la domanda di servizi (banche, istruzione, tlc, salute) e quella per beni non alimentari e di
abitazioni. «C’è bisogno di elettricità e infrastrutture. Centri commerciali e abitazioni anche di
lusso - spiega l’avvocato Eugenio
Bettella dello studio internazionale Rödl & Partner - sono richiesti nelle grandi città e si trascinano dietro l’arredamento
per case, uffici o alberghi. Il made in Italy è percepito come indiscusso standard qualitativo. Nell’agroalimentare, la fase di raccolta e trasformazione delle materie prime è quasi del tutto assente».
«Dal 2001 ad oggi abbiamo assistito in Sub Sahara 12 aziende tra
cui le romane I&SI (sistemi di sicurezza) e Grillini (costruzioni).
Alcune hanno operato con capitali propri, altre con una nostra
quota in equity» racconta Simone Santi, Ad di gruppo Leonardo
che offre business consulting in
15 Paesi dell’area. «Facendo piccoli passi, rispettando il Paese in
cui si opera, siamo diventati una
piccola multinazionale tascabile». In conclusione: più difficile
fare business in Italia o in Africa? «In Italia, senza dubbio».
Barbara Corrao
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