Noi REDUCI Soldati di sport

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Noi REDUCI Soldati di sport
Avvenire 01/22/2014
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24 A G O R À s p o r t
Mercoledì
22 Gennaio 2014
Il caso. Più di 100 atleti dell’ex Ddr
Australian Open. La Pennetta si arrende
Alpinismo. La nuova sfida di Nardi
ancora in cura per colpa del doping
Djokovic fuori, che sorpresa a Melbourne
Sul Nanga Parbat per una via inedita
ltre 100 ex atleti dell’estinta Repubblica democratica tedesca (Ddr) sono ancora oggi sottoposti a cure psichiatriche temporanee o permanenti. Il dato è
stato fornito da Ines Geipel, presidente dell’associazione che
fornisce assistenza alle vittime
del doping di Stato nell’ex Germania Est.
La Geipel, un’ex atleta della Ddr, ha annunciato il lancio di «u-
l caldo tropicale sta giocando strani scherzi sui
campi in cemento degli Australian Open. E vittima della “beffa”, questa volta, è un burlone come Novak Djokovic, il numero 2 del tennis
mondiale, eliminato ai quarti di finale dallo svizzero Stanislas Wawrinka (n.8). «Non era la mia giornata», il commento sconsolato di Nole che va a far
compagnia alle altre due illustri colleghe eliminate agli ottavi: Serena Williams e Maria Sharapova.
Mentre non è riuscito lo “sgambetto” di Flavia Pennetta alla cinese Li Na, ancora troppo lontana nel
ranking e nel gioco. L’impresa, invece, è riuscita alla coppia Errani-Vinci, approdata in semifinale.
uello che vuol fare non è
solo conquistare in prima
invernale la vetta del Nanga Parbat, «ma fare il mio
alpinismo, ovvero affrontare da
solo con coraggio questa montagna. Quindi, io da una parte e la
montagna dall’altra, attraverso una via nuova, lo sperone Mummery, mai percorso finora. Fino in
vetta in stile alpino: no sherpa, no
ossigeno, no corde fisse...». È partita la nuova sfida dell’alpinista di
O
na nuova iniziativa per sostenere le vittime» del programma di
doping sistematico. Nel 2000
durante il processo a Manfred
Ewald, ex ministro dello sport e
presidente del Comitato olimpico della Ddr, il giudice ha riconosciuto un indennizzo di circa 10mila euro a ciascun ex atleta della Germania Est che ha
subito danni derivanti dall’uso
di sostanze dopanti durante la
propria carriera.
I
Stanislas Wawrinka
(Ansa)
REDUCI
Le storie
Pasquale e Simone, paraplegici
dopo le ferite rimediate in
missione e avviati alla pratica
sportiva grazie al nuovo accordo
tra Coni e Ministero della Difesa
Q
Sezze, Daniele Nardi, 38 anni: scalare in Pakistan il Nanga Parbat, la
nona vetta più alta del mondo
(8.125 metri), quella davanti a cui
sono fallite altre 16 spedizioni.
Lui stesso lo scorso anno, aveva
tentato l’impresa mai riuscita: arrivare in cima in inverno, ma si era poi dovuto ritirare per le avverse condizioni meteorologiche. Ci
riproverà tra il 29 gennaio e il 29
febbraio con una temperatura fino a 50 gradi sotto zero.
Simone
Careddu,
33 anni,
soldato
dell’Esercito
italiano
vittima
di un
attentato
nel 2009
«Noi
Soldati di sport»
Dalla tragedia in Afghanistan al sogno del podio
L’altra battaglia dei militari che non si arrendono
CARMEN MORRONE
er sentire ancora
l’inno nazionale ed
essere orgoglioso di
aver servito il mio
Paese», parola di
Michael, pivot di
basket in carrozzina che quattro anni fa, come militare dell’esercito americano, ha perso l’uso delle gambe per un incidente in servizio.
Michael è uno delle migliaia di militari statunitensi che riportano disabilità, spesso durante missioni all’estero. Lo abbiamo incontrato al Museo della tecnica di San Josè, capoluogo della Silicon Valley, in California. Questo museo illustra, coinvolgendo direttamente il pubblico, le tappe evolutive della tecnologia e fra un microchip e un genoma umano,
dedica una sezione alle innovazioni nello
sport. C’è pure quello paralimpico. Sono allestite, in maniera permanente, due carrozzine
da corsa su cui ci si può sedere e a forza di
spinte con le mani sulle ruote si può provare
«P
cosa significa correre. Meglio: gareggiare perché le carrozzine sono due e sono molti i visitatori che provano questa sfida con tanto di
monitor in cui, come in un video gioco, si segue la corsa.
Uno stand mix di high-tech e sensibilizzazione. Un cartello avverte che la corsa con la carrozzina è un vero e proprio sport, reso possibile dalle applicazioni tecnologiche alla sedia
a rotelle, sulla quale gli esperti della Silicon
Valley sono al lavoro per offrire nuove prestazioni. Per tutte le persone come Michael, l’Usoc - il comitato olimpico americano - promuove un programma dedicato ai veterani e
a chi in guerra riporta disabilità. Sono oltre
8mila i militari che hanno partecipato, con un
incremento del 50% di adesioni al programma negli ultimi due anni.
«Mi sono ritrovato a fare sport nel centro di
riabilitazione e poi a casa. Mi è piaciuto e ho
continuato – racconta Michael –. Ora vorrei
fare qualche gara». Per risentire le “farfalle”
nella pancia, vedendo la propria bandiera
sventolare sulle note dell’inno nazionale.
La pensa così anche l’italiano Pasquale Bar-
PANCALLI
«CI ISPIRIAMO AL MODELLO USA»
L’intesa sottoscritta a dicembre tra Cip e Ministero della
Difesa ha già fatto un passo avanti. «Stiamo cercando di
replicare il modello americano e britannico che si fa carico
di far fare sport ai reduci di guerra – spiega Luca Pancalli,
presidente del Comitato italiano paralimpico (nella foto) –.
In questo momento in Italia stiamo mettendo le basi per
creare un gruppo sportivo paralimpico dell’esercito italiano
a cui accederanno gli ex militari che si sono già avvicinati
allo sport. A seguire ci saranno regolamenti anche per tutte
le altre armi. Entro la fine dell’anno sarà completato il Centro
dello sport Tre Fontane, a Roma – continua Pancalli –. Un
centro aperto a tutti, e sicuramente agli ex militari, agli invalidi
sul lavoro, dove provare diverse discipline e da qui preparare il
rientro a casa avendo già le informazioni per continuare a fare
sport. Questa richiesta a livello locale sarà il volano per la
diffusione capillare sul territorio di realtà che
promuovono gli sport paralimpici». (C.Mor.)
Mercato. Vucinic-Guarin
Interviene Thohir, salta tutto
alta l’affare tra Inter e Juventus. L’operazione sull’asse
Milano-Torino per lo scambio tra Fredy Guarin e Mirko
Vucinic non si farà. Lo stop, dopo 36 ore a dir poco convulse, è stato formalizzato dall’Inter con un comunicato sul proprio sito. A far scattare il semaforo rosso, dall’Indonesia,
è stato il presidente Erick Thohir che dopo essersi confrontato
con Massimo Moratti, suo figlio Angelomario e con i dirigenti
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Avvenire
della società, ha©
ritenuto
che non sussistessero le condizioni,
tecniche ed economiche, per il raggiungimento dell’accordo».
A stretto giro, la Juventus ha risposto con poche righe al vetriolo riassumibile in due parole: «Vicenda sconcertante».
Di certo una telenovela grottesca. Vucinic, molto gradito a Maz-
S
riera, 42 anni, militare dell’esercito italiano
che, nel 2001, in una missione Isaf in Afghanistan - come capo nucleo divisione trasporti - ha riportato una paraplegia a seguito di un
incidente. «Mi piacerebbe poter fare agonismo nel tiro a segno, disciplina che ho scelto
durante il periodo di riabilitazione all’Istituto
Santa Lucia di Roma», racconta. «Ho ascoltato l’inno di Mameli per vent’anni, ogni mattina, e ora vorrei poterlo risentire, anche se in
un’altra situazione».
Barriera è vicino a vivere questa emozione poiché in Italia sta avvenendo una svolta. Il Comitato italiano paralimpico ha firmato un’intesa con il ministero della Difesa per avviare
alla pratica sportiva il personale militare che
in missione riporta una disabilità, soldati che
sinora sono sempre rimasti confinati negli ospedali militari e lasciati soli nella ricerca di
una società sportiva.
«Dopo il ricovero all’ospedale del Celio, ho
scelto di fare un periodo di riabilitazione in
Svizzera dove ho potuto provare alcuni sport
come il nuoto, il basket e l’handbike», racconta
Simone Careddu, 33 anni, soldato dell’8° Reggimento, 22ª Compagnia dell’esercito italiano, vittima nel 2009 di un attentato durante una ricognizione nella città di Farah in Afghanistan. «Una volta tornato a casa – spiega Simone – ho frequentato l’Istituto Don Calabria
di Verona, la mia città, e lì ho scoperto che potevo fare sport anche se ormai ero costretto su
una sedia a rotelle. E da lì ho cominciato a
chiedere, a informarmi e sono riuscito a trovare una società sportiva dove c’era una squadra di basket paralimpico, l’Olympic basket
Verona».
Forza di volontà e tenacia le sue armi: «Ho
scelto di praticare basket – continua Careddu
– perché mi mancava la squadra. Come militare si lavora in gruppo, con il basket sento di
nuovo di far parte di un team. È stato impegnativo cercare e trovare un centro per fare
sport, non sapevo nemmeno dell’esistenza del
Comitato paralimpico. Quindi, non avevo
punti di riferimento e ho continuato chiedere perché sono un gran testardo, ma qualcuno può anche scoraggiarsi. Con l’accordo fra
ministero della Difesa e Cip mi auguro ci siano più informazioni».
Significative a riguardo le parole del presidente
del Comitato italiano Paralimpico, Luca Pan-
calli: «Ho potuto conoscere personalmente alcuni reduci delle forze militari italiane – spiega –, tutte persone abituate a svolgere attività
sportive, addestramenti e allenamenti. E che
una volta scoperto lo sport paralimpico stanno profondendo lì le loro energie con grande
entusiasmo». Persone che, come Careddu e
Barriera, affermano la gioia di poter vestire di
nuovo una divisa nazionale, e rappresentare
ancora l’Italia.
Alle Paralimpiadi di Sochi che si apriranno il
7 marzo prossimo, non ci saranno atleti italiani
ex militari, ma sono numerosi quelli stranieri. La maggior parte sono americani. Fra questi Healt Calhoun, campione di sci alpino, portabandiera ai Giochi invernali di Vancouver, è
bi-amputato alle gambe a causa dell’esplosione di una granata durante la guerra in Iraq.
Ex militari anche nella squadra russa. Uno per
tutti: Vadim Selyukin che ha perso le gambe
durante il suo servizio in Cecenia. A Sochi è il
capitano della squadra russa di sledge hockey.
L’inglese Talan Skeels Piggins gareggerà nello
sci alpino, ma a Bristol, come tenente della
Royal Navy, aiuta i militari inglesi che diventano disabili, mettendo a disposizione la sua
esperienza di atleta paralimpico.
Militari: persone che hanno vissuto un grande dolore fisico e psicologico a causa del lavoro
che hanno scelto. Che, dopo essere diventati
para o tetraplegici, amputati, ciechi, hanno
dovuto affrontare un altro tipo di addestramento per continuare a vivere. La loro presenza nello sport e in particolare ai Giochi, oltre a dimostrare coraggio e forza d’animo, ha
un ulteriore significato, se allo sport continuiamo a dare il ruolo di messaggero di valori. Perché, come ha detto il Premio Nobel,
Ralph Bunche: «Nessuno può parlare più eloquentemente a favore della pace, di quelli che
hanno combattuto in guerra».
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La Roma si regala il primo schiaffo alla Juventus
Coppa Italia
MARCO BIROLINI
I giallorossi interrompono
la serie di 13 vittorie consecutive
della squadra di Conte
e approdano alle semifinali
Decide il gol di Gervinho (1-0)
oveva essere vendetta e vendetta
è stata. La Roma batte 1-0 la Juventus reduce da 13 vittorie consecutive (12 in campionato e una
in Coppa) e la butta fuori dalla Coppa Italia: il “mini” triplete bianconero non ci
sarà. Il mattatore è Gervinho, in ombra
per tutto il match ma capace di allungare la zampata a dieci minuti dal termine,
quando i bianconeri non hanno più il
D
January 22,
Il gol di Gervinho
ma non vale perché il guardalinee Manganelli giudica fuori il cross. La partita resta bloccata, anche perché i bianconeri
non osano e tengono basso il ritmo. Si gioca al rallentatore, il tempo scorre più veloce della palla. La Juve dà un paio di
strappi con Vidal e Isla, ma i tiri cileni so2014 6:47
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no sbilenchi.
La Roma colpisce
provviso: Pjanic ruba palla a metà campo e innesca Strootman, che dal fondo
(Ap)
pesca Gervinho. Tocco d’esterno e gol. Alla Juve restano dieci minuti, troppo poco