Finlandia, ecco perché hanno l`istruzione d`eccellenza di

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Finlandia, ecco perché hanno l`istruzione d`eccellenza di
Finlandia, ecco perché hanno l’istruzione d’eccellenza
di Alessandro Giuliani da “La Tecnica della Scuola”
Uno speciale dell’Espresso ha messo in risalto i punti salienti che hanno portato il Paese nordico a
svettare nei test Ocse-Pisa: insegnanti bravi, selezionati, ben pagati e sempre pronti a cambiare.
Spiccano poi l’alta autonomia degli istituti e la delega del personale ai Comuni. La chicca finale?
Tenere aperte le porte delle scuole tutti i giorni fino alle 9 di sera.
Avere buoni insegnanti, vincitori di concorsi dai quali il 90% dei candidati rimane a bocca asciutta
e fortemente preparati attraverso appositi master triennali; mantenere alta la considerazione sociale
dei prof, prima ancora dello stipendio, che comunque è decisamente più alto dei nostri; lasciar loro
molta autonomia nel decidere i programmi (vincolati solo per alcune materie di base); poter contare
su una forma mentis sempre disponibile al cambiamento e a migliorarsi; delegare la gestione del
personale scolastico non allo Stato ma direttamente ai Comuni, che per chiamare i supplenti
attingono da loro albo cittadino. Sono i cinque punti salienti che in Finlandia hanno fatto salire
l’istruzione scolastica in cima al mondo: a toccarli con mano, e a riassumerli in un lungo servizio,
pubblicato sull’ultimo numero dell’Espresso, è stata la giornalista Roberta Carlini. Che per
l’occasione ha visitato l’istituto Jakomaki di Helsinki. Una scuola dove regna la tecnologia (un
portatile a studente, ambienti wi-fi, ecc.), ma prima si guarda alla preparazione. Soprattutto di chi
sta dietro alla cattedra. Tanto è vero che “chi vuole diventare insegnante” è colui che “il più delle
volte ha avuto un buon insegnante”.
In base al resoconto, la ricetta vincente della Finlandia è fatta di “molte ricerche e di un progetto ad
alto tasso di tecnologie: che non vuole dire – si legge nell’articolo - mettere computer e lavagna
elettroniche in classe, ma saperli usare per riorganizzare l’interno ambiente scuola”. Certo, grazie al
fatto che il Paese nordico ospita la stessa popolazione del Lazio rimane tutto più facile: gestire 500
mila studenti non è proprio come organizzare la formazione ad 8 milioni.
Tanto squilibrio di domanda non può però giustificare il gap abissale di offerta: in Finlandia
“l’istruzione resta gratis – racconta Carlini - con i connessi servizi fino a tutta l’università. “Tasse?
Rette? No, niente di tutto ciò. Gli studenti non pagano finché non escono da qui. Con laurea o Phd”,
dice una docente universitaria. E più soddisfatti sono sicuramente anche i prof, visto che
guadagnano in media oltre 30.000 euro l’anno e svolgono un mestiere che qualora volessero
lasciare gli permetterebbe di trovare impieghi alternativi, sempre nel campo dell’educazione e della
formazione: lo stipendio peraltro non è nemmeno altissimo (anche da noi si attesta attorno ai 2324.000 euro), se si considera il tenore di vita del Paese. Ma quel che sorprende di più in assoluto è
che alla resa dei conti l’impegno economico procapite per studente che lo Stato affronta è minore
del nostro; senza contare che in Italia le famiglie si devono pagare, a differenza della Finlandia,
spesso tutti i libri, la mensa ed il Governo non sovvenziona di certo “l’apparecchio per i denti”. Il
risultato, incredibile ma vero, è che da noi si spendono in media 8.243 euro a studente, contro gli
8.048 della Finlandia.
Non è però solo una questione di soldi. La differenza, rispetto non solo all’Italia ma al resto del
mondo, la fa l’organizzazione. Sempre proiettata al futuro. Un esempio? Dopo anni di
sperimentazioni in Finlandia si è deciso di far frequentare in un unico istituto gli alunni dai 7 ai 16
anni: un modo intelligente per integrare ma soprattutto per sviluppare l’autonomia. Oltre che le
conoscenze, competenze e capacità, visto che agli ultimi test Ocse-Pisa i 15enni finlandesi hanno
svettato in tutte e tre le prove base: lettura, matematica e scienze. Le scuole sono poi il “centro della
comunità”: anche se gli studenti fanno sulla carta poche ore obbligatorie (600 annue contro le oltre
1.000 dei nostri), in realtà tornano spesso il pomeriggio, fino a sera, tornano in classi ed aule magne
per svolgere le attività più svariate. A volte anche con la famiglia. Come è lontana la Finlandia…