345 La corte dei Doria a Genova:Layout 1
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345 La corte dei Doria a Genova:Layout 1 10/05/10 16:56 Pagina 1 n° 345 - maggio 2010 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it La “maniera moderna” alla corte dei Doria a Genova Splendida dimora di piacere e residenza prescelta di una grande famiglia rinascimentale che introduce nell’ambiente ligure le novità cinquecentesche romane Nel mese di marzo, nella Villa del Principe a Genova, si è aperta la mostra Caravaggio e l’arte della fuga. La pittura del paesaggio nelle Ville Doria Pamphilj. Partendo dalla celeberrima Fuga in Egitto del geniale pittore lombardo, l’esposizione ospita per la prima volta ottanta dipinti di pittura di paesaggio, tutti tratti dalle collezioni delle diverse dimore della dinastia Doria Pamphilj. Opere, in buona parte mai esposte al pubblico, che documentano come nel corso del casato genovese-romano, tra collezionismo e mecenatismo, sia entrata anche la realizzazione di splendide ville extraurbane, oggi monumenti nazionali, e di come l’allestimento di tali edifici sia stato organicamente legato alla storia del genere pittorico del paesaggio. L’esposizione è anche l’occasione per la riapertura degli interni restaurati e dei giardini della Villa del Principe, la più vasta e sontuosa dimora nobiliare della città. Lungo le venti generazioni della dinastia, alcuni protagonisti della famiglia hanno fatto da guida per il gusto e l’estetica dell’élite culturale italiana e questa mostra offre l’occa- sione per esplorare un aspetto di questo ideale di vita fuori dai contesti urbani. La villa del principe Doria a Fassolo, sobborgo esterno alle mura cittadine, costituisce uno splendido esempio della diffusione fuori Roma della “maniera moderna” cui aveva dato inizio Bramante e della nuova visione che si stava diffondendo della vita in villa. Andrea Doria è il suo fondatore e il Palazzo ne rispecchia, almeno nel nucleo originario, anche il carattere: ammiraglio e uomo d’armi di grande valore, ma anche fine politico e conoscitore delle raffinatezze di corte, nel 1521 diede il via ai lavori di questa meravigliosa villa prospiciente il mare che sarebbe diventata il luogo di pace in cui ricrearsi al rientro dai suoi innumerevoli viaggi e la dimora prescelta dai sui successori. La villa, costruita all’esterno delle mura cittadine, occupa un luogo scelto con attenzione che, oltre alla gradevolezza innata e alla magnifica vista, possiede anche la protezione naturale della ripida collina alle spalle. La costruzione nasce dall’unione di tre ville preesistenti delle quali sono Veduta del giardino con la Fontana del Nettuno stati riutilizzati il piano del terreno e parte delle murature. Il risultato, con qualche incoerenza, riflette un carattere composito per la mancanza di un progetto unitario e costituisce un unicum nell’architettura genovese dell’epoca, in particolare per i richiami ai modelli classici che definiscono una dimora modellata sul tipo della villa porticata ellenistico-romana. Una tale soluzione sembra doversi all’apporto di Perino del Vaga (il fiorentino Pietro Bonaccorsi), che si era formato a Roma alla scuola di Raffaello e Michelangelo, anche se il suo ruolo nella definizione dell’architettura dell’edificio è un aspetto ancora discusso dalla critica. Da un’indicazione del Vasari sem- 345 La corte dei Doria a Genova:Layout 1 10/05/10 16:56 Pagina 2 pag. 2 bra che la paternità sia completamente del Bonaccorsi, ma in seguito si è teso a ridurre il suo intervento alle fasi conclusive e alla decorazione. Con Andrea questa villa divenne una splendida dimora di piacere dedicata all’honesto otio, come espressamente specificato dall’iscrizione sulla facciata settentrionale, e la sede di una grande corte rinascimentale. La villa fu poi ampliata dal successore Giovanni Andrea I Doria, pronipote di Andrea, col quale raggiunse il suo massimo splendore e proprio da quest’ultimo sembra che Caravaggio ricevesse l’offerta di affrescare una loggia del palazzo, in cambio di un favoloso compenso, che però l’artista rifiutò. Gli interventi di Giovanni Andrea sono quelli che hanno creato l’immagine definitiva del complesso che successivamente ha subìto modifiche di scarso rilievo; egli affidò a Giovanni Ponzello la direzione dei lavori, conclusi alla fine del Cinquecento ed è con il suo apporto, senza dubbio, che il complesso ha acquistato l’aspetto monumentale. Il palazzo, con l’occasione, viene ampliato sia sul versante orientale che quello occidentale con una serie di interventi che in termini di magniloquenza conservano l’impostazione data da Andrea. La villa si apre verso il paesaggio con giardini situati a monte e a mare rispetto all’edificio, dando vita a quella particolare ver- sione della villa tardorinascimentale genovese in cui, grazie alle peculiarità ambientali, architettura, giardino e paesaggio sono strettamente collegati. Dal XVII secolo col trasferimento della residenza principale di famiglia a Roma, il palazzo genovese perse gradualmente di importanza e subì successive manomissioni, in particolare nel giardino, concomitanti con gli sviluppi architettonici e urbanistici della città. Dal 1994 per volere dei discendenti di Andrea è stata intrapresa una complessa opera di restauro che oggi ci permette di apprezzare buona parte degli ambienti e delle collezioni della dimora. Le decorazioni del nucleo originario della Villa sono di Perino del Vaga, uno dei cicli decorativi più completi della prima meta del Cinquecento in Italia e che trasmette il messaggio di modernità che Andrea gli aveva affidato, pur costituendo un evento eccezionale per l’ambiente genovese che entrava, grazie proprio allo stile periniano, in contatto con la Maniera moderna. L’opera di Perino con le numerose citazioni e i riferimenti all’antico costituisce un testo figurativo di grande importanza per il Manierismo e un importante modello per la città. Andrea Doria era un famoso collezionista di arazzi e argenti, per l’aristocrazia genovese era usuale rivestire le pareti delle proprie dimore con arazzi, probabilmente Sala della Caduta dei Giganti e Porticato d’ingresso anche per gli stretti rapporti economici con le Fiandre, regione in cui venivano tessuti i pezzi più preziosi, e il Palazzo del Principe costituisce un importante riferimento sia per la raccolta che per la storia stessa del collezionismo, fin da allora infatti, è stato famoso per la bellezza e il gran numero di “panni” esposti. Oggi nella dimora sono visibili tre cicli di arazzi del XV e XVI secolo di enorme pregio superstiti alle dispersioni ottocentesche della collezione. Il giardino che fa parte non solo della storia della 345 La corte dei Doria a Genova:Layout 1 10/05/10 16:56 Pagina 3 pag. 3 villa, ma della stessa città di Genova, è un elemento fondamentale, perfettamente integrato con la struttura architettonica e l’ambiente circostante fornisce il collegamento fra la costruzione, il colle di Granarolo e il mare. Fin dall’inizio della sua opera Andrea si preoccupò di fornire il proprio palazzo di un giardino degno dell’importanza della dimora e come tale è stato realizzato in uno spirito tipicamente genovese, con un’organizzazione assolutamente originale, attraverso una teoria di terrazzamenti balaustrati che scende verso il mare. Attualmente purtroppo ben poco rimane di tanta ma- gnificenza, lo sviluppo della città con la costruzione della ferrovia, la nuova viabilità e la metropolitana hanno procurato profonde ferite al giardino amputandolo anche dell’accesso diretto dal mare. Oggi, grazie all’attento restauro, il Palazzo del Principe a Fassolo è un monumento ricco di tesori dove basta percorrere le stanze, ammirare gli splendidi affreschi e arazzi o passeggiare tra le fontane del pur sempre bellissimo giardino per potersi immergere nello stile di vita e nei fasti della grande corte dei Doria Pamphilj. francesca bardi Loggia degli Eroi