scarica la scheda didattica

Transcript

scarica la scheda didattica
LA GRANDE FORESTA
Dispensa didattica per maestre, maestri, animatori, genitori.
Una sera, appena finita una replica speciale de La Grande Foresta in un castagneto secolare dell’Appennino,
in piena “via del lupo”, io ed Emanuele, uno spettatore, ci siamo messi a parlare dello spettacolo. Il racconto
era stato dedicato ad un grande Faggio di cui era morta una metà. Più o meno come succede ai due lupi
fratelli della Grande Foresta. Eravamo seduti a cenare ai tavoli sotto le stelle del Rifugio che ci ospitava.
Eravamo ancora emozionati. Abbiamo condiviso il pensiero che La Grande Foresta ha il dono di mettere in
luce così tante cose che riguardano l’uomo, il suo rapporto con la natura, i difficili equilibri, la vita, ma senza
la pretesa di imporle, semplicemente dicendo: così è la storia, così è andata. Si ferma un attimo prima di
passare al giudizio, alla morale. Poi forse accadrà negli anni, a distanza di tempo, che chi ha ascoltato la
storia ne sceglierà un pezzetto per il proprio progetto di vita. O forse no. E sarà stata solo una storia forte
che mette un po’ di mal di pancia.
Questa qualità del racconto è esattamente il sentimento che è stato alla base del pensiero “ecologista” dello
spettacolo. Personalmente sono ambientalista, non ho mai sparato in vita mia, sono contrario alla caccia di
oggi, studiando per lo spettacolo sono diventato vegetariano (e tutto questo, più o meno, vale anche per
Francesco Niccolini), ma avevo voglia di raccontare del rapporto uomo/natura in maniera complessa e
difficile, come complesso e difficile è oggi questo rapporto. E’ un tempo in cui non basta dire NO, sarebbe
riduttivo, non basta dire DIFENDI LA NATURA, non basta più difendere FARFALLINE E FIORELLINI: la
faccenda è molto più complessa e va affrontata con la stessa complessità che merita un bosco. E che merita
un bambino.
E’ sbagliato tirar fuori una morale da questo spettacolo e mi sento di invitare maestre, docenti e genitori a
non farlo. Piuttosto sono contento e ritengo utile che dallo spettacolo emergano domande ed emozioni,
senza necessariamente cercare risposte uniche e condivise o tantomeno “ricette e soluzioni”.
DOMANDE
Se fossi in classe dopo lo spettacolo con i bambini comincerei da qui:
-Chi ha ucciso la bambina? (questa per esperienza è la prima e più pressante domanda)
-Siete mai stati in un bosco? Dove? Com’era? Cosa ricordi?
-Cosa nel racconto ti rendeva più felice? Cosa più triste?
-Avete un nonno come quello del racconto? Cosa vi ha insegnato di importante vostro nonno?
-Avete un cane a casa?
-Quali erano le regole del nonno?
-Cosa pensate delle regole? Vi danno fastidio, oppure no? Pensate che siamo importanti? Perché?
-Com’è la Grande Foresta che avete nel cuore?
-Conoscete storie dove il lupo fa la parte del cattivo? E del buono?
PAROLE
Di seguito scriverei al centro della lavagna: LA GRANDE FORESTA.
E con una tecnica di brainstorming inviterei i ragazzi a dire le parole e gli elementi che gli vengono in mente
pensando al racconto ascoltato, suggerendo loro di non aver paura di dire parole che apparentemente
possono non riguardare lo spettacolo ma che in realtà, possono essere vicine ad una delle tante sfere del
racconto.
UOMINI E LUPI
Fatto questo traccerei una linea dividendo la lavagna in due colonne. Da una parte scriverei in cima la parola
UOMINI e dall’altra la parola LUPI. Inviterei i ragazzi a ripensare al racconto e a esprimere i comportamenti,
gli atteggiamenti, le qualità, le debolezze e i punti di forza che possiamo associare alle due specie. La
Grande Foresta in fondo è anche il confronto tra la società degli uomini e quella dei lupi o degli animali
selvatici in generale.
AD OCCHI CHIUSI
La Grande Foresta è anche, e forse soprattutto, una dimensione emozionale e interiore e ogni volta che mi
sono ritrovato a stare con i ragazzi dopo lo spettacolo ho trovato utile, stimolante e “benefico” fare un
attività di introspezione ad occhi chiusi. Di seguito riporto l’estratto dalla SCHEDA PER GLI ANIMATORI che
avevo redatto per gli operatori del Museo di Scienze Naturali di Trento impegnati in un laboratorio che
scaturiva proprio dallo spettacolo La Grande Foresta. Seguendo le indicazioni riportate, docenti, operatori o
genitori possono svolgere direttamente e autonomamente l’attività con i propri ragazzi.
Estratto dalla scheda attività LA GRANDE FORESTA:
Bene, se siete d’accordo, cominciamo col fare una cosa che difficilmente ci viene chiesto di fare a scuola:
chiudere gli occhi e sognare.
L’animatore invita a mettersi comodi, chiudere gli occhi, respirare piano e immaginare, come se potessero
disegnarlo nella testa, il luogo che racconterete loro.
Importante da dire: ad un certo punto vi lascerò soli, non parlerò e ognuno di voi immaginerà da solo la
propria foresta creandola davvero, di foglie, sentieri, ombre, luci, immaginando di camminarci dentro e di
ascoltarla. Ognuno per sé, ognuno diversamente dall’altro. Quando vi chiederò di riaprire gli occhi avrete
davanti il foglio bianco e una penna. Scrivete in cima al foglio “NELLA MIA FORESTA…”.L’inizio sarà uguale
per tutti e da qui continuate a scrivere quello che vi passa per il cuore, com’è la vostra foresta, quella che
avete qui, quella che nessuno può conoscere a meno che voi non lo permettiate.
L’animatore racconta la seguente storia:
Per cominciare vi chiedo di concentrarvi solo sulla musica. Ascoltatela ad occhi chiusi. Seguitela. Fate in
modo che vi aiuti ad allontanarvi con la mente da questo luogo. E poi respirate: piano e con calma. Cercate
di ascoltare solo il vostro respiro e la musica. Regaliamoci cinque minuti lontani da questo mondo, dai
pensieri di ogni giorno, dalle preoccupazioni, dalle cose che ci fanno arrabbiare.
E da questo momento cominciate a immaginare nella vostra mente le immagini che vi racconterò come se
doveste disegnarle dietro ai vostri occhi chiusi, come se poteste vedere le scene.
Cominciamo da un cuore. Immaginate il vostro cuore che batte, in questo momento. Potete immaginarlo
realistico, oppure solo stilizzato come nei disegni, oppure solo una luce grande come un pugno. Da questo
momento ognuno immaginerà le cose per conto proprio e ognuno avrà le proprie immagini. Concentratevi
sull’immagine del vostro cuore. Immaginate che batta. E poi immaginate che piano piano possiate
avvicinarvi sempre di più al vostro cuore come se foste così piccoli da poter entrare dentro e immaginate che
mano mano che vi avvicinate al vostro cuore vi accorgete che è fatto di foglie, piccolissime foglie, come se
fosse la chioma di un albero che batte come un cuore. E immaginate che siete così piccoli che potete
entrarci dentro. Immaginate di attraversare le foglie, di sentirle tra le vostre mani mentre le spostate e che
subito dopo vi trovate in una foresta, fresca, fitta, con il sole tra i rami: una foresta nel vostro cuore! La
vostra foresta. La vostra grande foresta. Quella dei vostri sentimenti, delle vostre paure. Quella dove siete
davvero voi stessi, dove siete liberi, dove fate entrare solo chi volete voi. Da questo momento in poi
immaginate che siete nella vostra foresta sentimentale. Provate a sentire i suoni che sono intorno a voi.
Provate a immaginare la sensazione dei piedi sul terreno, delle mani sulle cortecce degli alberi, del sole o del
fresco dell’ombra sulla vostra pelle. Immaginate di poter sentire tutto questo come se foste davvero lì.
Concentratevi sugli odori. E lì siete in pace. Immaginate di guardarvi intorno e di riconoscere i pini silvestri, i
larici. E probabile che più in là ci siano delle farnie, una zona di faggi. E provate a immaginare, se ci riuscite,
la sensazione che provereste in fondo all’anima a sapere che lì, in quella foresta, da qualche parte c’è un
lupo, un orso, un cervo. Così vicini che vi sembra a volte di vederli davvero passare oltre un cespuglio.
Provate a immaginare come vi sentireste a sapere questo e a sapere che nessuno è lì per fare del male, ma
solo perché è parte di un disegno più grande, di mondo, un universo, meraviglioso, complesso, pieno di vita.
Ora io non parlo più e vi lascio due minuti da soli, senza parole, e ognuno di voi esplorerà con la fantasia,
con la mente, la sua foresta. Andate a scoprire gli angoli più belli. Andate a cercare un rifugio dove poter
stare seduti e sentirvi una cosa sola con quella grade foresta. E cercate di ricordate ogni particolare come se
dopo qualcuno dovesse chiedervi di disegnarne la mappa.
2/3 minuti in silenzio.
Bene. E ora lentamente andiamo via. Riattraversate le foglie. Guardate per l’ultima volta quella foresta, la
vostra foresta. Rivedete il vostro cuore. Luce. Pugno che batte. E si fa sempre più piccolo, sempre più
lontano fino a quando non siete di nuovo di fronte al buio dei vostri occhi chiusi. Quando conterò fino a tre
aprirete gli occhi e sul foglio che avete ricevuto vi chiedo di scrivere NELLA MIA FORESTA… e poi ognuno
continuerà raccontando del suo viaggio, della sua foresta, di come vi sentivate, di chi eravate lì dentro. Vi
prego solo di scrivere in libertà e sincerità: nessuno vi chiederà di leggere quello che scriverete. E vi chiedo
di non parlare appena aprirete gli occhi ma di rimanere nella musica se non vogliamo far scappare via quella
fragile foresta che siamo riusciti a costruire.
1, 2, 3!
Note tecniche sull’attività:
-dovete convincerli a farsi un regalo, una cosa rivoluzionaria! Dovete portarli dalla vostra parte.
-Fate in modo che questo racconto sia multisensoriale: guidateli a sentire odori, suoni, sensazioni.
-Accertatevi di dare indicazioni chiare e sequenziali delle cose che devono fare all’apertura degli occhi come
vi ho scritto sopra. Ripetetelo almeno 2 volte altrimenti capita che si perdono e cominciano a fare domande
rompendo l’incanto.
-Pregateli di mantenere il silenzio all’apertura degli occhi se non vogliono perdere quella fragile foresta che
sono riusciti a costruire. E’ importante, dagli occhi chiusi agli occhi aperti, mantenere la stessa magia.
-Prima di far chiudere gli occhi avvertite che metterete una musica e che all’inizio devono semplicemente
ascoltare la musica. Dite loro che comincerete a parlare quando vedrete che sono tutti concentrati sulla
musica. Se mettete la musica quando hanno gli occhi chiusi è matematico che li aprono per vedere che sta
succedendo.
-Se vedete che qualcuno finisce presto di scrivere avvicinatevi e prendetevi cura di lui e, soprattutto,
pregatelo di stare ancora un po’ in silenzio per non disturbare chi sta scrivendo.
E’ stato sempre sorprendente vedere quello che viene fuori da questa attività di scrittura creativa (se ben
fatta!) e ogni volta da qui si è partiti per altre attività, pensieri, giochi.
DIGNITA’ DELL’INFANZIA
La Grande Foresta nasce anche dal desiderio di raccontare una storia che rispettasse la Dignità e l’Altezza dei
bambini e dei ragazzi. Sono stanco dei “prodotti” che siccome destinati ai bambini devono per forza far
ridere, essere facili, sfiorare senza toccare, raccontare senza affondare. I bambini sono molto più vicini
all’Assoluto degli adulti, a quello che non sai dire, alla Grande Foresta. E’ giusto rispettarli con la
“complessità” che meritano e che esigono. I bambini vogliono e hanno bisogno di storie “difficili”, non nei
contenuti, ma nella profondità e nell’altezza delle parole, dei temi, dei sogni. Ogni volta che inizio a
raccontare La Grande Foresta, condivido negli occhi di chi ho davanti il fatto che stiamo per raccontarci una
storia importante. In questo mi hanno guidato due poesie, una di Gianni Rodari, l’altra di Janusz Korczak.
Lettera ai bambini
E’ difficile fare
le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate
a fare le cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi.
Gianni Rodari
Dite:
è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi
al loro livello,
abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi
fino all’altezza
dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi,
alzarsi sulla
punta dei piedi.
Per non ferirli.
Janusz Korczak
TRE SCRITTORI IMPORTANTI
Ci sono almeno tre scrittori di cui io e Francesco siamo innamorati che ci hanno accompagnato nella Grande
Foresta.
Uno è William Faulkner e il suo romanzo, appunto, LA GRANDE FORESTA. E’ stato il seme dal quale siamo
partiti. E’ un romanzo complesso nella scrittura, difficilmente adatto ai ragazzi.
Nello spettacolo c’è un Lupo, lì c’era un Orso.
Più adatto ai ragazzi è invece ZANNA BIANCA di Jack London. Per la scena dei cuccioli sorpresi dal nonno e
dal bambino abbiamo un debito verso questo romanzo meraviglioso.
Infine lo spettacolo è dedicato a Mario Rigoni Stern. Di questo grande vecchio, nella Grande Foresta, ci sono
i suoi racconti di boschi e caccia, le vigilie, la neve, l’attesa, le stagioni della vita, il grande nonno.
UN LIBRO E UN LABORATORIO
LA GRANDE FORESTA è anche un libro edito da Titivillus Mostre Editoria, primo numero della nuova collana I
Diavoletti per piccini e grandi bambini, con il racconto di Francesco Niccolini e mio e le immagini di Eloisa e
Lucia Baldini.
E’ possibile che i ragazzi che partecipano allo spettacolo portino a casa una copia personale del libro edito da
Titivillus (con condizioni particolari riservate alle scuole e ai teatri) e che i docenti partecipino ad una
sessione di formazione e confronto con la compagnia nelle ore successive allo spettacolo.
La Grande Foresta nei luoghi dove è passato spesso è diventato anche laboratorio e momento di incontro
diretto tra me e i ragazzi. Di volta in volta ha preso forme diverse: origami d’alberi, musei sentimentali su
altalene, libri di bosco. Quest’ultima rielaborazione ha costituito un progetto vero e proprio condotto con le
scuole di Brindisi e su Youtube è possibile vederne un video racconto (http://www.youtube.com/watch?
v=3irUwUaHIcM).
In conclusione riporto altri tre elementi utili. La prima è una nota sulla genesi dello spettacolo scritta nel
febbraio del 2012 utile a capire gli altri rami di cui La Grande Foresta fa parte. La seconda è una nota critica
di Mario Bianchi sullo spettacolo. L’ultima sezione è formata da una serie di link sul web utili ad una ulteriore
analisi “didattica”.
Luigi D’Elia
8 luglio 2013
COME SIAMO ARRIVATI A “LA GRANDE FORESTA”.
Nonostante il successo di STORIA D’AMORE E ALBERI (terzo classificato al PREMIO NAZIONALE EOLO
AWARDS 2011 per il Teatro Ragazzi, MENZIONE SPECIALE della Giuria Popolare di FESTEBÀ, Ferrara settembre 2011 e quasi 100 repliche lungo l’Italia e non solo), sapevamo bene che non avevamo ancora
finito di raccontare degli alberi e dei boschi.
Il cammino verso il nuovo spettacolo è nato da un regalo: ho fatto leggere a Francesco un racconto di
William Faulkner, “L’Orso”, una storia di cui sono profondamente innamorato, una sorta di Moby Dick della
foresta, il racconto dell’iniziazione di un ragazzo all’età adulta nell’America selvaggia di fine ottocento: storie
di cacciatori, cervi, di foresta madre e di un orso, mitico, leggenda, icona della natura selvaggia, di tutto
quello che c’era prima che arrivasse l’uomo, di tutto quello che non si può dire. Se ne innamorato
immediatamente anche lui. Ma questo non era ancora sufficiente.
Avevamo bisogno di portare la storia a Sud, qui in Puglia, e non è stato difficile capire che l’animale più
selvatico e affascinante che abbiamo in Puglia è il lupo, un tempo scomparso dalle nostre parti e ora di
ritorno a partire dal Gargano e fino giù alle Murge (sono in corso studi e ricerche per capire quanto sia
importante il suo ritorno in Puglia).
Dialogando con un botanico appassionato scopriamo che l’ultimo lupo del Salento è stato abbattuto alla fine
del 1800 nel bosco di Rauccio, vicino Lecce, e abbiamo immaginato che a ucciderlo non fosse stato un adulto
ma un ragazzino. Ci sarebbe piaciuto raccontare la sua storia. Ora avevamo un tempo e un ultimo lupo da
raccontare.
Ci è tornata in mente una vecchia e brutta storia di cronaca successa a Serranova, la borgata della Riserva di
Torre Guaceto, raccontataci da un nostro comune amico, fonte infinita di storie, volpi notturne, tempi che
cambiano. A quel punto bastava mettersi a scrivere. Ci ha pensato Francesco. La prima stesura di getto in un
fine settimana è stata sua. Dopo è arrivato il mio racconto orale che ora cresce e si fa più sicuro di replica in
replica, di ragazzi in ragazzi.
Tutto il resto è la voglia di raccontare la natura e il rapporto uomo/ambiente per quello che davvero sono,
una faccenda complessa, difficile da capire fino in fondo, di equilibrio instabile, senza nessun buonismo e
facile ecologismo, complessa e stratificata come il bosco stesso. Fare insomma un racconto profondamente
ecologico raccontando della caccia.
E’ la voglia di fare uno spettacolo sulle regole per far capire a bambini e ragazzi che il mondo con le regole è
più bello, più sano, più poetico.
E’ la voglia di rendere omaggio alla Grande Foresta, quella che qui forse non avremo mai più, quella del lupo
e del cervo, quella dei nonni che sapevano il mondo ma pure quella che ognuno di noi si porta dentro.
Ne sta nascendo uno spettacolo che è un’ora di racconto occhi negli occhi, avventura e domande, che è
anche riflessione sulla morte, sulla paura del lupo, sulla colpa, sulle distanze, su “come è noto che poche
cose siano misteriose e ancor oggi difficili a penetrare come i giochi dei ragazzi di campagna”, su come
siamo fragili, su come è facile ritrovarci lontani appena un attimo dopo la felicità.
Oggi in Italia la grande foresta ha ripreso a crescere. Un terzo del territorio italiano è coperto da alberi. La
caccia ha regole scritte, il lupo (Canis lupus) è una specie protetta e torna ad abitare le sue vecchie terre, da
Nord a Sud. Nonostante la caccia illegale si pensa che in Italia vivano oggi circa 600-800 lupi (fonte WWF
Italia). In Puglia è tornato e si studia il suo cammino, sempre più a Sud.
E forse, tutto sommato, non abbiamo ancora finito di raccontare degli alberi.
Febbraio 2012, Luigi D’Elia
UNA NOTA CRITICA SULLO SPETTACOLO
Luigi D'Elia di Thalassia che ci aveva già l'anno scorso convinto e commosso con “Storie d'amore e di alberi”
narrandoci di un'arida montagna francese dove un uomo piantava degli alberi, anche quest'anno ci incanta
con “La grande foresta ” nuova storia, presa dal vero, scritta ancora con il fido Francesco Niccolini,
trasportandoci in un villaggio del mondo dove gli alberi scompaiono e con loro anche chi li abita, uomini e
lupi che sembra uscito dal Dersu Uzala di Akira Kurosawa.
Durante lo spettacolo D'Elia, non solo con le parole, costruisce, sì proprio costruisce, con il legno, la carta le
foglie, su un lungo tavolo, la storia di una educazione, la storia del passaggio all'età adulta di un bambino
che vive in un piccolo paese con il nonno tra scuola, casa e un grande bosco. Vuole crescere in fretta il
nostro bambino e diventare un cacciatore, come suo nonno. Suo nonno invece gli impone la lentezza, la
scoperta del bosco e delle sue regole, spiegandogli come in quel mondo vige un 'armonia che non può
essere interrotta. Quando però per un attimo quell'armonia viene infranta, sarà sempre il nonno a ricomporla
nella grande foresta dove nulla muore, perchè, come i grandi alberi, è lì dalla terra che tutto proviene.
La narrazione commossa e commovente di D'Elia si sposa in modo assoluto con l'atmosfera incantata che
pervade tutto lo spettacolo con un uso degli oggetti che mai rappresentano la parola preferendo alluderla,
riverberando così soprattutto emozioni e tenerezze, purtroppo così desuete, in un mondo che purtroppo sta
perdendo il contatto con la “straziante bellezza del creato”.
Mario Bianchi (http://www.eolo-ragazzi.it)
LINK UTILI SUL WEB
Sito istituzionale della cooperativa Thalassia:
www.cooperativathalasia.it
La Grande Foresta, il video promozionale dello spettacolo: http://www.youtube.com/watch?v=HdO_kTfgdsk
Il blog/diario di viaggio degli spettacoli Thalassia:
storie-di-amore-e-di-alberi.tumblr.com