la tenda del silenzio

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la tenda del silenzio
LA TENDA DEL SILENZIO
PENSIERI
Dio ha solo “figli”, anche se diversi per lingua, nazionalità e religione, anche se separati da
“distanze” antiche e nuove. Stranieri tra loro, i popoli, le religioni e le culture non lo sono per
Lui.
(Don Andrea Santoro)
Nessuno Stato contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i
confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate …
(Convenzione Ginevra 1951)
Il razzismo scorre nelle vene dell’Occidente europeo: l’identità occidentale si è costruita sul
rifiuto dell’altro, del diverso.
Esclusione, discriminazione dell’altro, senso di superiorità nei suoi confronti sono stati il
lievito della storia dell’Occidente.
La gamma di sentimenti e comportamenti a sfondo razzista è ampia: si può essere razzisti non
solo nel rapporto con gli extracomunitari, ma anche nei confronti di tutti i portatori di
diversità (handicappati, omosessuali, rom …); si può essere razzisti con atteggiamenti che ci
predispongono a essere prevenuti nei confronti del diverso, a puntare il dito contro chi non è
del nostro Paese, della nostra cultura, della nostra religione, chi non ha le nostre stesse
radici. Il razzismo è soprattutto figlio della paura e dell’ignoranza.
(Associazione Itineraria)
dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948
Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e
di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Articolo 2
1)Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente
Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di
religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di
nascita o di altra condizione…
Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
Articolo 4
Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta
degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
Articolo 5
Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o
degradanti.
Articolo 22
Ogni individuo in quando membro della società ha diritto alla sicurezza sociale nonché alla
realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto
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con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali
indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.
Articolo 23
3)Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri
a lui stesso e alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se
necessario, ad altri mezzi di protezione sociale.
Articolo 26
1)Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto
riguarda le classi elementari e fondamentali…
Aiutami Signore
ad invocare sempre il tuo santo Spirito e a confidare in te prima e sopra ogni cosa
Aiutami a non aver paura della diversità dell’altro
della sua strana lingua, del colore della sua pelle, dei suoi comportamenti, della sua malattia,
della sua solitudine
Aiutami invece a vedere il suo cuore, la sua disperazione, la sua solitudine, la sua paura, il suo
smarrimento e la richiesta inespressa di aiuto nei suoi occhi
Aiutami ad abbracciare con cuore sincero e generoso tutti i miei fratelli, soprattutto gli
esclusi, gli ultimi, i poveri, i sofferenti, i diversi, i malati, i carcerati
Aiutami Signore a non trovare mai giustificazione e alibi al mio egoismo
alla mia voglia di chiudere gli occhi e pensare che il problema degli “altri”
non mi coinvolge e che ho fatto abbastanza
Aiutami Signore a provare compassione verso gli ultimi e donami sensibilità e capacità di
operare per e con loro al modo di Marta nell’aiuto quotidiano
Aiutami Signore a vedere la dignità ed il coraggio con cui oltre due terzi dei miei fratelli nel
mondo sopporta la sofferenze, le ingiustizie e le calamità senza lamentarsi
Aiutami ad aprire il mio cuore all’escluso, scaccia da me la paura, il timore, l’egoismo, la placida
indifferenza, la facile tranquillità dell’omissione
Aiutami Signore a capire e mettere in pratica le tue parole ogni volta che incontro i bisogni e
le necessità del mio fratello povero, solo, malato, escluso, sofferente
Aiutami a ricordare che un giorno mi chiederai contro del mio operato nei confronti dell’ultimo
e del bisognoso …
… aiutami a non rimare muta davanti a te
(Anonimo - Milano, 1 settembre 2009)
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Andare verso l’altro senza maschere, con la compassione che nasce dalla consapevolezza della
propria debolezza, ecco la terapia divina, che restituisce all’altro dignità e fiducia.
(Emmanuelle Marie Van Deth)
Scriveva Lévinas: “Io sono nella sola misura in cui sono responsabile dell’altro”. Ecco ciò che
siamo chiamati a vivere nell’incontro con lo straniero al di là della paura e al cuore della nostra
identità: incontrare l’altro non significa farsi un’immagine della sua situazione, ma assumersi
una responsabilità senza attendersi reciprocità, fino all’ardua ma arricchente sfida di una
relazione asimmetrica, disinteressata e gratuita.
Solo così la vicenda dell’incontro con lo straniero si fa occasione di umanità per tutti.
(Enzo Bianchi)
Il mondo si muove se noi ci muoviamo, muta se noi mutiamo, si fa nuovo se noi ci facciamo nuovi
(Gruppo Abele)
Per evitare di essere trascinati, magari non intenzionalmente, in uno scontro di civiltà,
occorrerà di esercitarsi nell’arte del dialogo che parte da una chiara coscienza della propria
identità e della ricchezza dei linguaggi con cui esprimerla e renderla accessibile smontando i
pregiudizi, i cavilli e le false comprensioni. Soprattutto occorrerà educare a gesti, pensieri e
parole di perdono, di comprensione e di pace, usando tolleranza zero per ogni azione che
esprima sentimenti di xenofobia, antisemitismo, di minor rispetto di qualunque sentimento e
tradizione religiosa.
(Cardinale C.M. Martini)
Possiate essere il fermento e i promotori di nuove “agorà” dove si possa dialogare anche tra
coloro che la pensano diversamente in una ricerca appassionata e comune. Dobbiamo creare
piazze nuove tra le nostre case, dove ci siano nel rispetto reciproco, vere possibilità di intesa
tra il fratello, il cittadino e lo straniero.
(Cardinale C.M.Martini)
…abbiamo tutti la responsabilità di unirci per il bene e il futuro del mondo che vogliamo, un
mondo nel quale gli estremisti non possono più minacciare i nostri popoli e nel quale i soldati
possono tornare alle loro case; un mondo nel quale gli israeliani e i palestinesi siano sicuri nei
loro rispettivi Stati e l’energia nucleare sia utilizzata soltanto a fini pacifici; un mondo nel
quale i governi siano a servizio dei loro cittadini e i diritti di tutti i figli di Dio siano rispettati.
Questi sono interessi specifici e condivisi. Questo è il mondo che vogliamo. Ma potremmo
arrivarci soltanto insieme.
È più facile dare inizio a una guerra che porle fine. È più facile accusare gli altri invece che
guardarsi dentro. È più facile tener conto delle differenze di ciascuno di noi che delle cose
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abbiamo in comune. Ma nostro dovere è scegliere il cammino giusto, non quello più facile. C’è un
unico vero comandamento al fondo di ogni religione: fare agli altri quello che si vorrebbe che
gli altri facessero a noi. Questa verità trascende nazioni e popoli. È un principio,un valore non
certo nuovo. Non è nero, non è bianco, non è marrone. Non è cristiano, musulmano, ebreo. È un
principio che si è andato affermando nella culla della civiltà, e che tuttora pulsa nel cuore di
miliardi di persone. È la fiducia nel prossimo, è la fiducia negli altri, ed è ciò che mi ha
condotto qui oggi.
(B. Obama)
Forse potremmo dire che uno si sente amico quando si sente ospitato. In uno sguardo prima
che in un luogo. Gli occhi duri sono muraglia. Un volto aperto, un sorriso è la tenda
dell’ospitalità.
Il sole al pozzo di Sicar viene a dirci che ospitare significa capire la sete. Ci si sente
veramente accolti quando ci si sente interpretati nella propria sete. E capire la sete dell’altro
non è affare di un momento. La sete dell’altro la potrai intravedere solo dopo averlo seguito,
accompagnato.. Dove va la sua sete? La domanda ci riporta al cuore dell’accoglienza.
(Angelo Casati)
La rassegnazione è una scelta di morte, un atteggiamento negativo che non produce nessun
frutto. Molti oggi non credono più alla possibilità di una società migliore e hanno perso il senso
del fare la propria parte: come genitori, insegnanti, lavoratori, imprenditori, sindacalisti,
cittadini. Ma questo atteggiamento è un lusso che assolutamente non ci possiamo permettere,
mentre in realtà è sempre possibile fare molto per cambiare le cose. Intanto si può e si deve
esserci, che vuol dire far fronte alle situazioni di difficoltà e di crisi attraverso la
partecipazione, perché se non c’è nemmeno questo livello minimo dell’esserci, non c’è più alcuna
resistenza al negativo. Contestualmente bisognerebbe associarsi, lavorare per unire tutte le
donne e tutti gli uomini di buona volontà che sono su questa linea di resistenza e di
responsabilità attiva nel presente. Occorre poi tornare a vedere il valore della società,
tramite un radicale ripensamento della società in cui viviamo.
(Roberto Mancini)
Colui che, silente, invita al dialogo e al ripensamento è l’amico della democrazia.
(Gustavo Zagrebelski)
La sapienza ha sempre presente il vero obiettivo dell’uomo, la sua sola vera ragione di essere
sulla terra come essere intelligente e libero: quello di cercare un tipo di convivenza che sia
felice per tutti. Quando vedo da vicino come è difficile vivere per molte persone, vedo che
veramente dobbiamo puntare sul solo ideale umano che è quello di collaborare perché non
esistano persone per le quali sarebbe più facile morire che vivere.
(Arturo Paoli)
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Ogni volta che l’uomo si è incontrato con l’altro, ha sempre avuto davanti a sé tre possibilità:
fargli guerra, isolarsi dietro a un muro o stabilire un dialogo. L’esperienza di tanti anni
trascorsi in mezzo agli altri paesi lontani mi insegna che la benevolenza nei loro confronti è
l’unico atteggiamento capace di far vibrare la corda dell’umanità.
(Ryzard Kapuscinski)
Dovete essere il cambiamento che volete vedere nel mondo.
(Gandhi)
Siamo stati spinti verso il futuro in differenti modi, con differenti sensibilità religiose e
cosmovisioni anche per la nostra condizione di mortalità, di insufficienza umana. E lì cerchiamo
la salvezza e la meta. No! Oggi abbiamo la possibilità di un contatto fisico tra i popoli, la
possibilità di essere presenti, di essere con altri, ma per fare questo dobbiamo riportarci
all’atteggiamento etico del silenzio dall’origine, dalla natura, dalla creazione, dai minerali,
dall’aria, dal sole. Non dobbiamo accontentarci di esperienze solo personali,non esistono vere
esperienze di nudità profonda che non siano comunitarie.
(Antonietta Potente)
Non vivere su questa terra come un inquilino o come un villeggiante della natura, vivi in questo
mondo come se fosse la casa di tuo padre. Credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto
ama l’uomo.
(Nazim Hikmet)
Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto…Con il rispetto di ciascuno si
rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso, di inatteso.
(Tahar Ben Jelloun)
Ognuno deve rendere conto anche della vita degli altri.
(Seneca)
Per capire (e non accettare) la condizione degli umiliati, abbandonati, disperati…non basta
ascoltare conferenze, vedere documentari, leggere giornali, bisogna avere “orecchie” per
sentirli, “occhi” per vederli, e “voce” per dire “no” all’intollerabile.
Non voltare il capo facendo finta di non aver visto.
Laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, i diritti dell’uomo sono violati, unirsi
per farli rispettare è un dovere sacro.
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Ci impegniamo a portare un destino eterno nel tempo, a sentirci responsabili di tutto e di
tutti. Ci impegniamo non per riordinare il mondo, non per rifarlo su misura, ma per amarlo. Ci
impegniamo perché noi crediamo all’amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che
basta per impegnarci perpetuamente.
(Primo Mazzolari)
Il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Come l’amore di Dio comincia
con l’ascoltare la sua parola, così l’inizio dell’amore per il fratello sta nell’imparare ad
ascoltarlo, e bisogna anche sottolineare che non è vero ascolto dell’altro se non imparo un sano
e diuturno ascolto di me.
(Dietrich Bonhoeffer)
Ho un solo alleato: la giustizia fraterna quale il Vangelo la presenta. Ciò significa lavoro per chi
ne manca, casa per chi ne è privo, assistenza per chi ne necessita, libertà spirituale e politica
per tutti.
(Giorgio La Pira)
Preghiera: “Rendici custodi fedeli del silenzio e dell’ascolto, entro un eremo interiore, solo
spazio creativo di dialogo e di comunione, dentro le solitudini di ogni metropoli.”
(Ermes Ronchi)
“Far del bene, aiutare il prossimo è certamente un aspetto importante ma non è l’essenza della
carità. Bisogna ascoltare gli altri, comprenderli, includerli nel nostro affetto, riconoscerli,
rompere la loro solitudine ed essere loro compagni. Insomma amarli. La carità non è elemosina.
La carità predicata da Gesù è partecipazione piena alla sorte degli altri. Comunione degli
spiriti, lotta contro l’ingiustizia”
(Cardinale Carlo Maria Martini - da “la Repubblica” - a seguito di un incontro di E.Scalfari con
il Cardinale - 18.06.2009)
Il senso comune moderno, spesso anche in chi ha uno sguardo multiculturale, afferma che in
una relazione vengano prima gli individui, con le loro caratteristiche personali, sociali e
culturali, e poi la comunicazione e il dialogo, e analogamente prima vengano le culture (o le
religioni) e poi l’Intercultura (il dialogo religioso), prima la differenze, poi le relazioni.
Ma non è così: ciascuno è diventato – anzi, sta diventando – individuo nella relazione;
analogamente le singole culture si sono costruite dentro dinamiche sociali e comunicative ben
più ampie, già da sempre interculturali, anche se non ne avevamo coscienza, proprio a causa di
questo modo di vedere le relazioni tra persone e culture.
Le comunità e le relazioni precedono l’individuo e le culture/religioni.
In altre culture questa consapevolezza comunitaria è ben sedimentata: “Ubuntu” è un’antica
parola africana che può essere così tradotta: “Io sono ciò che sono per merito di ciò che
siamo tutti”.
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Noi diciamo spesso che siamo quello che siamo per merito nostro, raramente diciamo per
merito degli altri (quando siamo “altruisti”), mai “per merito di ciò che siamo tutti”
mettendoci, cioè, dentro una logica comunitaria.
(Decrescere per il futuro - gruppo spiritualità CNCA Coordinamento Nazionale Comunità di
Accoglienza)
E’ profondo il legame tra alzare lo sguardo e camminare: guardare il volto dell’altro e scrutare
l’orizzonte verso cui muoversi è diventata una coppia di gesti umani decisivi da quando, milioni
di anni fa, la specie umana ha conquistato la posizione eretta e perfezionato l’andatura bipede,
sviluppando di conseguenza il cervello…
I due gesti uniti danno spessore all’umano in un tempo in cui troppi volti guardano in basso e
poco si è disposti a muoversi verso altri orizzonti.
Solo alzando gli sguardi e ampliando la visuale dei possibili percorsi possiamo vedere l’altro e la
novità di liberazione verso cui siamo chiamati a dirigere i passi.
(Decrescere per il futuro - gruppo spiritualità CNCA)
Ci siamo trovati a realizzare con mezzi poveri … luoghi di incontro e piattaforme per
conoscersi e comprendersi meglio, con le nostre differenze e la pesante eredità dei nostri
conflitti passati e presenti. Oggi non c’è nulla di più necessario e di più urgente che creare
questi luoghi umani, in cui si impara a guardarsi in faccia, ad accettarsi, a collaborare e a
mettere in comune le eredità culturali che fanno la grandezza di ognuno. IL pluralismo mi
sembra una delle sfide importanti del nostro tempo … La parola d’ordine della mia fede oggi è
perciò dialogo. Non per tattica o per opportunismo, ma perché il dialogo è alla base dei
rapporto tra Dio e gli uomini e tra gli uomini
(Pierre Clavière – domenicano ucciso in un attentato in Algeria nel 1998 – da Decrescere per il
futuro -gruppo spiritualità CNCA)
Ognuno deve sentirsi responsabile di tutto. Ecco, il segreto per affrontare il male. Il tuo male
si fa il mio. Le tue lacrime, le mie.
Solo allora, misteriosamente, sparisce la paura. A noi non è dato eliminare il male. Tocca a Dio.
Ma a noi spetta vincere la paura. E non è poco. Anzi è tutto. Perciò prego con il Padre nostro :
“Liberaci dal male”. E’ l’invocazione finale di quella decisiva orazione che segna il nostro
rapporto con Dio. Perché solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso e il “drago” ha
vinto davvero.
Prego che non ci venga mai strappata la speranza che ci fa vedere Dio. Che il male non ci
impedisca mai lo sguardo su Dio.
(G.C.Bregantini, “Il tulipano giallo”)
Senza amore non c’è legalità, e senza legalità l’amore è astratto.
E se trovi ingiustizie, se scopri irregolarità scegli la strada della denuncia, con cuore
appassionato però, come chi difende la propria sposa o i propri figli. Non si denuncia per
accusare, ma per difendere, per amare…
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Perché la bellezza, l ‘ armonia, è intreccio, è abbraccio. La legalità non la si difende mai da soli
ma soltanto insieme, ciascuno con il suo colore, armonia e mosaico con il colore dell’altro… Il
tuo impegno per la legalità si sposa con la passione dell’altro, e insieme, soltanto insieme, la
legalità si fa tessuto di bellezza e di pace.
Nella legalità tutti si sentono valorizzati, anche chi ha sbagliato, anche chi fa più fatica,
perché attorno a lui si crea un clima di fiducia, che lo fa rinascere e sperare sempre.
E’ il “mai senza l’altro” …
(G.C.Bregantini, “Il tulipano giallo”)
“L’unica missione umana, che siamo musulmani o cattolici, credenti o non credenti, sta tutta in
una espressione di Teillhard de Chardin: “amouriser le monde”, portare l’amore nel mondo.
Gesù non ci ha chiesto di fare proseliti, ci ha chiesto di portare l’amore nel mondo. Questa è
l’unica missione.
(Arturo Paoli “La forza della leggerezza”)
“Io sono gli altri” ricorda spesso Arturo (Paoli) citando lo psicanalista Lacan. Allora nel suo
volto si devono leggere migliaia di volti. Volti di donne, di uomini, di bambini. Sono i poveri delle
favelas …
Quando ti dedichi all’altro che ha fame, che è malato, che ha bisogno di te, i tuoi piccoli
bisogni scompaiono, le tue piccole angosce se ne vanno. E’ l’altro che libera il tuo”io”, dal tuo
centrare tutto su te stesso, è l’altro che permette all’amore di fluire. Ce lo ha detto Gesù,
ricorda Arturo: se vuoi salvare la tua anima devi perderla. E perderla vuol dire uscire da quella
dimensione individuale, chiusa, narcisista, uscire da quella dimensione di autosufficienza che è
tipica del nostro mondo occidentale, con le sue porte sprangate.
(M. Orlandi – Introduzione a “La forza della leggerezza” – Arturo Paoli)
“Il credo - ci dice Fratel Carlo (de Foucauld) - non unirà mai le persone, mai, è l’amore che
unisce le persone, solo l’amore. Ma attenzione, l’amore non è una forza che va da me verso gli
altri: quello non è amore, quella è beneficenza, è elemosina. L’amore è accettazione dell’altro!”
L’amore è dialogo, è accettazione dell’altro, l’amore è alterità.
(Arturo Paoli “La forza della leggerezza”)
“E’ l’ingiustizia il vero, grande peccato dell’uomo”
(Arturo Paoli)
(La teologia della liberazione) Ha preso questo nome, ma chiamiamola come vogliamo,
spiritualità, teofania: teologia della liberazione è il povero che scopre Dio vicino. E scopre che
Dio non è unicamente quello che si trova in chiesa, Dio è quello che viene incontro alla nostra
vita, alla nostra sofferenza, alla nostra miseria, è Dio che ha compassione di noi, che si è
ricordato di noi. Non è più il Dio dogmatico, è il Dio vivo, presente.
(Arturo Paoli “La forza della leggerezza”)
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Hanno sporcato
Al popolo della fame
hanno raccontato dai palazzi
punto per punto i loro
sofisticati menu.
Hanno sporcato
di briciole d’elemosina
la fame dei popoli.
E da volti levigati
più che ciottoli del torrente
l’hanno chiamata giustizia.
(Angelo Casati “Il silenzio delle cose”)
Chiazza di sangue
Chiazza rossa di sangue
fuori dei palazzi verniciati.
E ci sia, Signore, un cane
quello di Lazzaro
a lambire teneramente.
E ci sia un seno
quello di Abramo
ad accogliere
i disperati del mondo. Amen
(Angelo Casati “Il silenzio delle cose”)
Il senza volto
E noi a inseguire
per mosaici e graffiti
il senza volto.
Ma il ragazzo di Tabgha
non lascia nome
né volto,
solo l’incanto
dei cinque pani d’orzo
e due pesci
condivisi
fra tutti.
Memoria accesa
per chi ha un volto
(Angelo Casati “Il silenzio delle cose”)
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Occhi di bimbo arabo
Sei sgusciato correndo
da un nido di bimbi
gli occhi ad un tempo
neri e colmi di sole:
nell’aria rarefatta
come festa si stemperò
il tuo grido.
D’improvviso t’inghiottì come lago
l’intrico misterioso
di strade
che interrompono strade
di case
che si affollano a case
in biancore accecante.
Strada di Nazaret
ove il cuore rincorre
smarrendosi
il mistero di un Dio fatto uomo
né sa dargli altro volto
che quello di un bimbo
occhi neri e colmi di sole.
(Angelo Casati “Il silenzio delle cose”)
Fuori coro
Non sono un “fuori strada”
arranco.
Sono un “fuori corso”
dietro carte
che non combaciano.
Sono per natura
un “fuori coro”,
fuori le chiese, fuori i confini,
fuori le definizioni,
soffro la restrizione.
Unica speranza
che anche tu, Dio,
per grazia sia “fuori”
e ci si possa
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finalmente abbracciare.
(Angelo Casati “Il silenzio delle cose”)
Sfiorare
E non sarà l’abisso
della mia lontananza
a sfiorare il tuo manto,
Signore?
Dal profondo ho toccato
tremando
la tua tenerezza.
Di questo
e null’altro
essere memoria
vivente
sulla terra!
(Angelo Casati “Il silenzio delle cose”)
Nel dialogo interreligioso … il primo avvicinamento è stato spontaneamente dottrinale, teorico,
di confronto dogmatico, mentre oggi pensiamo che il dialogo in primo luogo debba consistere
nella comunione pratica, del “dialogo della vita”, nella collaborazione alla difesa della vita, nella
pratica dell’amore e nella promozione della giustizia. Non è che si disprezzino gli elementi
teorici o dottrinali, semplicemente si chiede di ricollocarli nel luogo che loro corrisponde…
L’etica , l’impegno a beneficio dei più svantaggiati deve essere il primo dialogo interreligioso, il
primo accordo tra le religioni. Non sarà un dialogo che comprenda tutto, poiché rimarranno
sempre da discutere gli aspetti teorici e il superamento dei problemi e delle differenze
dottrinali e dogmatiche. Sarà un dialogo parziale, ma costituirà “la miglior parte” del dialogo e,
certamente, la più urgente…
Si tratta del “dialogo della vita” che molti proclamano come la prima cosa che si deve portare
a termine tra le comunità delle diverse religioni. Non si tratta di una idea nuova o di una
proposta teorica; il dialogo delle vita è già una realtà per molte comunità interreligiose in
tutto il mondo: comunità religiose che si uniscono per risolvere problemi comuni di acqua, di
approvvigionamento, di abitazione, di accoglienza di emigranti … Persone e comunità di diverse
credenze che mostrano che è possibile lottare insieme per la giustizia, perché credono nel Dio
della vita … che propone al di sopra di tutto l’amore per il prossimo, specialmente per i più
oppressi o bisognosi.
(J.M. Vigil “Teologia del pluralismo religioso)
Bisogna … aprirsi alla bellezza dell’avventura della ricerca della verità e sentirsi fratelli e
sorelle di tutti gli uomini, le donne e i popoli che condividono con noi l’esaltante interesse di
questa mai finita peregrinazione dell’Umanità verso la Verità sempre maggiore… fratelli che
hanno qualcosa da condividere e anche da imparare.
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(J.M. Vigil “Teologia del pluralismo religioso)
Ospitalità non vuol dire cambiare le persone, ma offrire loro uno spazio dove il cambiamento
può prendere posto. Non si tratta di condurre uomini o donne dalla nostra parte, ma significa
offrire libertà non condizionata dalla divisione … Il paradosso dell’ospitalità è voler creare un
vuoto, non un vuoto spaventoso; ma un vuoto amico dove gli sconosciuti possono entrare e
scoprire se stessi come persone create libere; libere di cantare le proprie canzoni, di parlare
il proprio linguaggio, danzare le proprie danze; libere anche di seguire la propria vocazione.
L’ospitalità non è un subdolo invito ad adottare lo stile di vita di colui che accoglie, ma il dono
di una possibilità per gli ospiti di trovare se stessi.
(H. Nowen “Semi di speranza”)
Forse il motivo per cui mi sembra tanto difficile perdonare gli altri sta nel fatto che non
credo abbastanza nel fatto di essere io stesso un perdonato. Se riuscissi ad accettare fino in
fondo la verità del fatto di essere un perdonato e che non ho per questo da vivere con un
senso di colpa o di vergogna, allora potrei essere veramente libero. Questa mia libertà
dovrebbe permettermi di perdonare gli altri settanta volte sette. Col fatto di non perdonare
mi incateno al desiderio di prendermi la rivincita perdendo così la mia libertà.
(H. Nowen “Semi di speranza”)
Che non ci sia alcun fratello al mondo, che abbia peccato quanto è possibile peccare, che, dopo
aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non
chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte
peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed
abbi sempre misericordia per tali fratelli.
(Scritti di Francesco d’ Assisi - FF235)
“Ero straniero e mi avete accolto”
(Vangelo di Gesù, secondo Mt 25,35)
“Tratterete lo straniero che risiede fra voi come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te
stesso”
(Levitico 19,33-34)
“Amate lo straniero perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto”
(Deuteronomio 10,19)
“Non dimenticate l’ospitalità, perché alcuni, praticandola, hanno ospitato senza saperlo degli
angeli”
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(Lettera agli Ebrei 13,3)
La tutela della vita e della dignità umana va assunta nella sua interezza per tutti e in ogni
momento dell’esistenza. “Non c’è futuro senza solidarietà” scrive il Cardinal Tettamanzi. Non
c’è sicurezza senza l’aiuto reciproco, senza l’esercizio dei diritti e dei doveri dentro un’azione
comune per il bene comune.
(da un documento di Pax Christi – luglio 09)
Nessuno ci è straniero anche perché la distanza che ci separa dallo straniero è quella stessa
che ci separa da noi stessi e la nostra responsabilità di fronte a lui è quella che abbiamo verso
la famiglia umana amata da Dio, verso di noi, pronti a testimoniare la profezia del Risorto che
annuncia la pace. “Dio non fa preferenze di persone” (Atti 10,34, Romani 2,11 e 10,12; Galati
2,6 e 3,28; Efesini 6,9; 1 Corinti 12,13; Colossesi 3,11) poiché tutti gli uomini hanno la stessa
dignità di creature a Sua immagine e somiglianza. Poiché sul volto di ogni uomo risplende
qualcosa della gloria di Dio, la dignità di ogni uomo davanti a Dio sta a fondamento della dignità
dell’uomo davanti agli altri uomini (Compendio della dottrina sociale n. 144).
(da un documento di Pax Christi – luglio 09)
“In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano davanti nel regno di Dio. Giovanni
infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute
invece gli hanno creduto.. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete
nemmeno pentiti così da credergli.”
(Mt 21,31b-32)
Credere che attraverso un solo linguaggio noi possiamo avere accesso al pensiero universale e
all’umana esperienza come un tutto è ancora un ulteriore residuo di un atteggiamento
colonialistico generalmente inconscio. Un dialogo genuino non solo richiede che ogni dialogante
esprima se stesso, ma che ciascuno parli la sua lingua…
Per ogni uomo parlare la propria lingua non significa soltanto che ognuno utilizza la sua
grammatica o esprime il suo sentire nei confronti del mondo. Significa anche che ciascun uomo
deve essere considerato una sorgente unica di autocomprensione. Lo spazio vitale per il
dialogo e l’incontro umano sta esattamente fra la mera soggettività e la pura oggettività.
L’uomo è uomo nell’incontro.
(R. Panikkar “L’incontro indispensabile: dialogo delle religioni”)
Scegliere i poveri non significa organizzare l’assistenzialismo, moltiplicare i pacchi dono,
allestire soccorsi di emergenza, tamponare le falle della miseria con i mantelli della
beneficenza, coprire con le toppe della carità gli strappi della giustizia. Ci vuole anche questo,
intendiamoci…Però, chiaramente,
amare il fratello non significa assisterlo, significa promuoverlo.
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Ecco allora che dovrebbe scattare tutto un impegno grosso delle nostre comunità: quello della
coscientizzazione dei più poveri, della accoglienza, dell’amorosa cintura d’assedio.
(don Tonino Bello “La teologia degli oppressi”)
… una cultura non la si difende con le crociate, ma con il valore autentico della convivenza e
della solidarietà, in un clima di giustizia, dove io sappia stimare ogni uomo come fratello e non
come avversario…
(mons. G.C. Bregantini “La terra e la gente. La speranza in cui credo”)
Gesù non si è fermato a difendere la sua cultura di Galilea. No ha impugnato le armi per
preservarla dai Romani invasori. Ha allargato invece lo sguardo su tutte le culture,
abbracciando ogni popolo e invitando i discepoli, proprio dalle colline della Palestina, a tutto il
mondo: ”Giudei o greci, schiavi o liberi”. Tutti accolti, un posto per ciascuno alla sua mensa.
Ed allora, non mitizzo la “mia” cultura, la relativizzo. La so apprezzare, mi sforzo di conoscerla
e di farla conoscere e rispettare. Ma la mia gioia diventa piena quando incontro la “tua”
cultura, quando imparo un’altra lingua e ne apprezzo musicalità e colori, quando sento che la
pelle di Dio è la pelle dell’amore…
(mons. G.C. Bregantini “La terra e la gente. La speranza in cui credo”)
Sii tu il cambiamento che proponi al mondo. Comincia da te la trasformazione che desideri per
tutta la società. Non aspettare che le leggi cambino, per essere una persona giusta, che
condivida la sua vita e qualcosa di quello che ha con gli altri.
(M. Barros “Dom Helder Câmara. Profeta per i nostri giorni”)
E’ importante leggere la Storia a partire dai piccoli, all’opposto di come la racconta la società
ufficiale. E usare come strumento interpretativo un grande amore per gli ultimi. I poveri non
sono migliori degli altri, ma se esiste Dio non può esserci povertà giusta … Per questo la
Chiesa, se vuole testimoniare l’amore divino, deve impegnarsi a lottare contro la povertà
ingiusta. Questa lotta deve essere pacifica e non violenta e vissuta a partire dal
coinvolgimento diretto e dal saper favorire il protagonismo dei poveri.
(M. Barros “Dom Helder Câmara. Profeta per i nostri giorni”)
Le sacre scritture degli indù, dei buddisti, dei musulmani, degli ebrei e dei cristiani parlano
tutte di Dio come di un Dio di compassione. In un mondo in cui la competizione continua ad
essere il modo dominante di relazione tra le persone, sia nella politica, che nello sport e
nell’economia, tutti i credenti proclamano che lo stile di Dio è la compassione, e non la
competizione… La compassione – che letteralmente significa “soffrire con” – è la via per
giungere alla verità secondo cui siamo veramente noi stessi non quando siamo diversi dagli
altri, ma quando siamo la stessa cosa.
(H. J.M. Nouwen “Vivere nello Spirito”)
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Se incontriamo un altro popolo, un’altra cultura, un’altra religione, è il nostro primo compito
togliere le scarpe perché il luogo che tocchiamo è un luogo santo, altrimenti potrebbe capitare
che schiacciamo l’amore ,la fede, la speranza di qualcun altro o, peggio ancora, dimentichiamo
che Dio era già lì prima del nostro arrivo
(preghiera dall’Asia)
Diventa come una valle. Quando sarai diventato come una valle di ricettività, la più grande
vetta ti potrà essere consegnata. Soltanto una valle può ricevere una vetta
(messaggio dall’India)
Diventa una canna di bambù cava, vuota dentro, le labbra divine ti si accosteranno e la canzone
avrà inizio
(messaggio dall’India)
Nessuno ti ha fatto tanto male con le sue offese quanto tu ne fai a te stesso, covando dentro
di te l’ira. Quando odiamo, ci facciamo del male; quando amiamo, facciamo del bene a noi
stessi.
(S. Giovanni Crisostomo)
La condivisione dei beni e delle risorse, da cui proviene l’autentico sviluppo, non è assicurata
dal solo progresso tecnico e da mere relazioni di convenienza, ma dal potenziale di amore che
vince il male con il bene (cfr Rm 12,21) e apre alla reciprocità delle coscienze e delle libertà.
(Benedetto XVI – “Caritas in Veritate”)
Dobbiamo lasciare le ricchezze, cosa a cui noi siamo disabituati nella Chiesa. Il libro del
Nuovo Testamento, il libro degli Atti degli Apostoli, parla chiaro: “Vendevano e davano ai
poveri”. Anche Gesù dice:”Vai, vendi quelli che hai, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi”. Partire
dagli ultimi verso tutti, perché non si vuole escludere nessuno.
(da “Il fuoco della Pace – Don Tonino Bello)
Saremo nelle condizioni di aiutare l’umanità a sfuggire dalla situazione preesplosiva nella quale
si trova – diceva dom Hélder – solo se terremo conto che:
l’egoismo ha assunto una dimensione internazionale; non è più solo dell’individuo contro l’altro
individuo o del gruppo contro l’altro gruppo, ma di Paesi contro altri Paesi;
l’egoismo deve essere combattuto con intelligenza e sentimenti positivi, prima di tutto,
nell’intimo di ciascuno.
(da “Dom Hélder Câmara – Marcelo Barros)
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Per impedire la catastrofe della fame e della miseria dei due terzi dell’umanità, bisogna
riorganizzare le relazioni tra le società e tra i Paesi. Bisogna riformare le strutture
internazionali del commercio. Bisogna inventare un nuovo ordine economico internazionale. Voi
sapete che questa è l’idea: la strategia dello sviluppo integrale. Ma si capisce sempre meglio
che questo è difficile perché è difficile ottenere che ci sia la volontà politica di fare questo
da parte di chi comanda
(da “Dom Hélder Câmara” – Marcelo Barros)
Si parla abbastanza di iniziative varie a favore dei poveri, di aiuti al Terzo Mondo; si parla
meno del nostro stile di vita. Il rischio che si corre è quello di aderire a iniziative a favore dei
più disagiati, ma contemporaneamente di perpetuare un sistema ingiusto con le nostre piccole
scelte quotidiane, e questo a causa di un rapporto perverso con i beni della terra e con la
natura. Consapevolmente o inconsapevolmente anche noi, nel nostro piccolo, alimentiamo
questo meccanismo.
(da un documento di Rete Radiè Resch – Quarrata)
testimonianze semplici di donne di diverse culture che hanno fatto un cammino insieme, per
combattere l’isolamento e l’esclusione
F.C.
…raccontarci e festeggiare tutte insieme le feste di tutte le nostre culture e religioni, ci ha
fatto conoscere tradizioni diverse…
L.B.
…ogni tanto penso di essere stanca, di non farcela più e di dovermi fermare. Le altre mi
spingono, mi fanno capire che posso andare avanti, affrontare nuove cose, crescere ancora…
N.H.
…è un laboratorio di aiuto di donne, giovani e vecchie insieme, ognuna con i suoi problemi, ma
che diventa esempio per le altre: le donne sono donne in tutte le lingua e in tutte le tradizioni:
ce la possono fare sempre, non sono mai vecchie abbastanza per fermarsi…
N. H..
…stare con le altre mi ha aiutata a superare la timidezza, e anche l’orgoglio che fa parte della
cultura in cui sono stata educata e che fa parte di me: ho capito che non mi devo sempre
offendere, adesso riesco a ridere se le altre fanno qualche battuta su di me…
N. M. L. M. T. Y. … Poi abbiamo seguito insieme corsi brevi su argomenti diversi che ci
interessavano: mondo del lavoro, proposte, in Milano, per il tempo libero di adulti e ragazzi, un
corso di computer.
Qualcuna di noi ha anche fatto un corso di orientamento per il lavoro alla Provincia.
Alla fine abbiamo seguito degli incontri sul mutuo-aiuto per cercare di capire come aiutarci
fra di noi e come chiedere aiuto.
Sono stati corsi brevi per conoscere cose “oltre” la lingua, finestre aperte sulla città in cui
viviamo…
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S. A..
…siamo una famiglia nelle cose belle e nelle cose brutte…
H. K..
…mi piace molto sentir parlare anche delle esperienze di vita delle altre…
M..M.
…quando sono preoccupata, venire qua e trovare persone sorridenti mi solleva…
Seconda stella a destra
questo è il cammino
e poi dritto fino al mattino
non ti puoi sbagliare perché
quella è l’isola che non c’è …
… E ti prendono in giro
se continui a cercarla
ma non darti per vinto perché
chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo di te!
(E. Bennato)
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