la tenda del silenzio
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LA TENDA DEL SILENZIO PENSIERI Dio ha solo “figli”, anche se diversi per lingua, nazionalità e religione, anche se separati da “distanze” antiche e nuove. Stranieri tra loro, i popoli, le religioni e le culture non lo sono per Lui. (Don Andrea Santoro) Nessuno Stato contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate … (Convenzione Ginevra 1951) Il razzismo scorre nelle vene dell’Occidente europeo: l’identità occidentale si è costruita sul rifiuto dell’altro, del diverso. Esclusione, discriminazione dell’altro, senso di superiorità nei suoi confronti sono stati il lievito della storia dell’Occidente. La gamma di sentimenti e comportamenti a sfondo razzista è ampia: si può essere razzisti non solo nel rapporto con gli extracomunitari, ma anche nei confronti di tutti i portatori di diversità (handicappati, omosessuali, rom …); si può essere razzisti con atteggiamenti che ci predispongono a essere prevenuti nei confronti del diverso, a puntare il dito contro chi non è del nostro Paese, della nostra cultura, della nostra religione, chi non ha le nostre stesse radici. Il razzismo è soprattutto figlio della paura e dell’ignoranza. (Associazione Itineraria) dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 Articolo 1 Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Articolo 2 1)Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione… Articolo 3 Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 4 Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma. Articolo 5 Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o degradanti. Articolo 22 Ogni individuo in quando membro della società ha diritto alla sicurezza sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto 2 con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità. Articolo 23 3)Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, ad altri mezzi di protezione sociale. Articolo 26 1)Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali… Aiutami Signore ad invocare sempre il tuo santo Spirito e a confidare in te prima e sopra ogni cosa Aiutami a non aver paura della diversità dell’altro della sua strana lingua, del colore della sua pelle, dei suoi comportamenti, della sua malattia, della sua solitudine Aiutami invece a vedere il suo cuore, la sua disperazione, la sua solitudine, la sua paura, il suo smarrimento e la richiesta inespressa di aiuto nei suoi occhi Aiutami ad abbracciare con cuore sincero e generoso tutti i miei fratelli, soprattutto gli esclusi, gli ultimi, i poveri, i sofferenti, i diversi, i malati, i carcerati Aiutami Signore a non trovare mai giustificazione e alibi al mio egoismo alla mia voglia di chiudere gli occhi e pensare che il problema degli “altri” non mi coinvolge e che ho fatto abbastanza Aiutami Signore a provare compassione verso gli ultimi e donami sensibilità e capacità di operare per e con loro al modo di Marta nell’aiuto quotidiano Aiutami Signore a vedere la dignità ed il coraggio con cui oltre due terzi dei miei fratelli nel mondo sopporta la sofferenze, le ingiustizie e le calamità senza lamentarsi Aiutami ad aprire il mio cuore all’escluso, scaccia da me la paura, il timore, l’egoismo, la placida indifferenza, la facile tranquillità dell’omissione Aiutami Signore a capire e mettere in pratica le tue parole ogni volta che incontro i bisogni e le necessità del mio fratello povero, solo, malato, escluso, sofferente Aiutami a ricordare che un giorno mi chiederai contro del mio operato nei confronti dell’ultimo e del bisognoso … … aiutami a non rimare muta davanti a te (Anonimo - Milano, 1 settembre 2009) 3 Andare verso l’altro senza maschere, con la compassione che nasce dalla consapevolezza della propria debolezza, ecco la terapia divina, che restituisce all’altro dignità e fiducia. (Emmanuelle Marie Van Deth) Scriveva Lévinas: “Io sono nella sola misura in cui sono responsabile dell’altro”. Ecco ciò che siamo chiamati a vivere nell’incontro con lo straniero al di là della paura e al cuore della nostra identità: incontrare l’altro non significa farsi un’immagine della sua situazione, ma assumersi una responsabilità senza attendersi reciprocità, fino all’ardua ma arricchente sfida di una relazione asimmetrica, disinteressata e gratuita. Solo così la vicenda dell’incontro con lo straniero si fa occasione di umanità per tutti. (Enzo Bianchi) Il mondo si muove se noi ci muoviamo, muta se noi mutiamo, si fa nuovo se noi ci facciamo nuovi (Gruppo Abele) Per evitare di essere trascinati, magari non intenzionalmente, in uno scontro di civiltà, occorrerà di esercitarsi nell’arte del dialogo che parte da una chiara coscienza della propria identità e della ricchezza dei linguaggi con cui esprimerla e renderla accessibile smontando i pregiudizi, i cavilli e le false comprensioni. Soprattutto occorrerà educare a gesti, pensieri e parole di perdono, di comprensione e di pace, usando tolleranza zero per ogni azione che esprima sentimenti di xenofobia, antisemitismo, di minor rispetto di qualunque sentimento e tradizione religiosa. (Cardinale C.M. Martini) Possiate essere il fermento e i promotori di nuove “agorà” dove si possa dialogare anche tra coloro che la pensano diversamente in una ricerca appassionata e comune. Dobbiamo creare piazze nuove tra le nostre case, dove ci siano nel rispetto reciproco, vere possibilità di intesa tra il fratello, il cittadino e lo straniero. (Cardinale C.M.Martini) …abbiamo tutti la responsabilità di unirci per il bene e il futuro del mondo che vogliamo, un mondo nel quale gli estremisti non possono più minacciare i nostri popoli e nel quale i soldati possono tornare alle loro case; un mondo nel quale gli israeliani e i palestinesi siano sicuri nei loro rispettivi Stati e l’energia nucleare sia utilizzata soltanto a fini pacifici; un mondo nel quale i governi siano a servizio dei loro cittadini e i diritti di tutti i figli di Dio siano rispettati. Questi sono interessi specifici e condivisi. Questo è il mondo che vogliamo. Ma potremmo arrivarci soltanto insieme. È più facile dare inizio a una guerra che porle fine. È più facile accusare gli altri invece che guardarsi dentro. È più facile tener conto delle differenze di ciascuno di noi che delle cose 4 abbiamo in comune. Ma nostro dovere è scegliere il cammino giusto, non quello più facile. C’è un unico vero comandamento al fondo di ogni religione: fare agli altri quello che si vorrebbe che gli altri facessero a noi. Questa verità trascende nazioni e popoli. È un principio,un valore non certo nuovo. Non è nero, non è bianco, non è marrone. Non è cristiano, musulmano, ebreo. È un principio che si è andato affermando nella culla della civiltà, e che tuttora pulsa nel cuore di miliardi di persone. È la fiducia nel prossimo, è la fiducia negli altri, ed è ciò che mi ha condotto qui oggi. (B. Obama) Forse potremmo dire che uno si sente amico quando si sente ospitato. In uno sguardo prima che in un luogo. Gli occhi duri sono muraglia. Un volto aperto, un sorriso è la tenda dell’ospitalità. Il sole al pozzo di Sicar viene a dirci che ospitare significa capire la sete. Ci si sente veramente accolti quando ci si sente interpretati nella propria sete. E capire la sete dell’altro non è affare di un momento. La sete dell’altro la potrai intravedere solo dopo averlo seguito, accompagnato.. Dove va la sua sete? La domanda ci riporta al cuore dell’accoglienza. (Angelo Casati) La rassegnazione è una scelta di morte, un atteggiamento negativo che non produce nessun frutto. Molti oggi non credono più alla possibilità di una società migliore e hanno perso il senso del fare la propria parte: come genitori, insegnanti, lavoratori, imprenditori, sindacalisti, cittadini. Ma questo atteggiamento è un lusso che assolutamente non ci possiamo permettere, mentre in realtà è sempre possibile fare molto per cambiare le cose. Intanto si può e si deve esserci, che vuol dire far fronte alle situazioni di difficoltà e di crisi attraverso la partecipazione, perché se non c’è nemmeno questo livello minimo dell’esserci, non c’è più alcuna resistenza al negativo. Contestualmente bisognerebbe associarsi, lavorare per unire tutte le donne e tutti gli uomini di buona volontà che sono su questa linea di resistenza e di responsabilità attiva nel presente. Occorre poi tornare a vedere il valore della società, tramite un radicale ripensamento della società in cui viviamo. (Roberto Mancini) Colui che, silente, invita al dialogo e al ripensamento è l’amico della democrazia. (Gustavo Zagrebelski) La sapienza ha sempre presente il vero obiettivo dell’uomo, la sua sola vera ragione di essere sulla terra come essere intelligente e libero: quello di cercare un tipo di convivenza che sia felice per tutti. Quando vedo da vicino come è difficile vivere per molte persone, vedo che veramente dobbiamo puntare sul solo ideale umano che è quello di collaborare perché non esistano persone per le quali sarebbe più facile morire che vivere. (Arturo Paoli) 5 Ogni volta che l’uomo si è incontrato con l’altro, ha sempre avuto davanti a sé tre possibilità: fargli guerra, isolarsi dietro a un muro o stabilire un dialogo. L’esperienza di tanti anni trascorsi in mezzo agli altri paesi lontani mi insegna che la benevolenza nei loro confronti è l’unico atteggiamento capace di far vibrare la corda dell’umanità. (Ryzard Kapuscinski) Dovete essere il cambiamento che volete vedere nel mondo. (Gandhi) Siamo stati spinti verso il futuro in differenti modi, con differenti sensibilità religiose e cosmovisioni anche per la nostra condizione di mortalità, di insufficienza umana. E lì cerchiamo la salvezza e la meta. No! Oggi abbiamo la possibilità di un contatto fisico tra i popoli, la possibilità di essere presenti, di essere con altri, ma per fare questo dobbiamo riportarci all’atteggiamento etico del silenzio dall’origine, dalla natura, dalla creazione, dai minerali, dall’aria, dal sole. Non dobbiamo accontentarci di esperienze solo personali,non esistono vere esperienze di nudità profonda che non siano comunitarie. (Antonietta Potente) Non vivere su questa terra come un inquilino o come un villeggiante della natura, vivi in questo mondo come se fosse la casa di tuo padre. Credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto ama l’uomo. (Nazim Hikmet) Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto…Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso, di inatteso. (Tahar Ben Jelloun) Ognuno deve rendere conto anche della vita degli altri. (Seneca) Per capire (e non accettare) la condizione degli umiliati, abbandonati, disperati…non basta ascoltare conferenze, vedere documentari, leggere giornali, bisogna avere “orecchie” per sentirli, “occhi” per vederli, e “voce” per dire “no” all’intollerabile. Non voltare il capo facendo finta di non aver visto. Laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, i diritti dell’uomo sono violati, unirsi per farli rispettare è un dovere sacro. 6 Ci impegniamo a portare un destino eterno nel tempo, a sentirci responsabili di tutto e di tutti. Ci impegniamo non per riordinare il mondo, non per rifarlo su misura, ma per amarlo. Ci impegniamo perché noi crediamo all’amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta per impegnarci perpetuamente. (Primo Mazzolari) Il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Come l’amore di Dio comincia con l’ascoltare la sua parola, così l’inizio dell’amore per il fratello sta nell’imparare ad ascoltarlo, e bisogna anche sottolineare che non è vero ascolto dell’altro se non imparo un sano e diuturno ascolto di me. (Dietrich Bonhoeffer) Ho un solo alleato: la giustizia fraterna quale il Vangelo la presenta. Ciò significa lavoro per chi ne manca, casa per chi ne è privo, assistenza per chi ne necessita, libertà spirituale e politica per tutti. (Giorgio La Pira) Preghiera: “Rendici custodi fedeli del silenzio e dell’ascolto, entro un eremo interiore, solo spazio creativo di dialogo e di comunione, dentro le solitudini di ogni metropoli.” (Ermes Ronchi) “Far del bene, aiutare il prossimo è certamente un aspetto importante ma non è l’essenza della carità. Bisogna ascoltare gli altri, comprenderli, includerli nel nostro affetto, riconoscerli, rompere la loro solitudine ed essere loro compagni. Insomma amarli. La carità non è elemosina. La carità predicata da Gesù è partecipazione piena alla sorte degli altri. Comunione degli spiriti, lotta contro l’ingiustizia” (Cardinale Carlo Maria Martini - da “la Repubblica” - a seguito di un incontro di E.Scalfari con il Cardinale - 18.06.2009) Il senso comune moderno, spesso anche in chi ha uno sguardo multiculturale, afferma che in una relazione vengano prima gli individui, con le loro caratteristiche personali, sociali e culturali, e poi la comunicazione e il dialogo, e analogamente prima vengano le culture (o le religioni) e poi l’Intercultura (il dialogo religioso), prima la differenze, poi le relazioni. Ma non è così: ciascuno è diventato – anzi, sta diventando – individuo nella relazione; analogamente le singole culture si sono costruite dentro dinamiche sociali e comunicative ben più ampie, già da sempre interculturali, anche se non ne avevamo coscienza, proprio a causa di questo modo di vedere le relazioni tra persone e culture. Le comunità e le relazioni precedono l’individuo e le culture/religioni. In altre culture questa consapevolezza comunitaria è ben sedimentata: “Ubuntu” è un’antica parola africana che può essere così tradotta: “Io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti”. 7 Noi diciamo spesso che siamo quello che siamo per merito nostro, raramente diciamo per merito degli altri (quando siamo “altruisti”), mai “per merito di ciò che siamo tutti” mettendoci, cioè, dentro una logica comunitaria. (Decrescere per il futuro - gruppo spiritualità CNCA Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza) E’ profondo il legame tra alzare lo sguardo e camminare: guardare il volto dell’altro e scrutare l’orizzonte verso cui muoversi è diventata una coppia di gesti umani decisivi da quando, milioni di anni fa, la specie umana ha conquistato la posizione eretta e perfezionato l’andatura bipede, sviluppando di conseguenza il cervello… I due gesti uniti danno spessore all’umano in un tempo in cui troppi volti guardano in basso e poco si è disposti a muoversi verso altri orizzonti. Solo alzando gli sguardi e ampliando la visuale dei possibili percorsi possiamo vedere l’altro e la novità di liberazione verso cui siamo chiamati a dirigere i passi. (Decrescere per il futuro - gruppo spiritualità CNCA) Ci siamo trovati a realizzare con mezzi poveri … luoghi di incontro e piattaforme per conoscersi e comprendersi meglio, con le nostre differenze e la pesante eredità dei nostri conflitti passati e presenti. Oggi non c’è nulla di più necessario e di più urgente che creare questi luoghi umani, in cui si impara a guardarsi in faccia, ad accettarsi, a collaborare e a mettere in comune le eredità culturali che fanno la grandezza di ognuno. IL pluralismo mi sembra una delle sfide importanti del nostro tempo … La parola d’ordine della mia fede oggi è perciò dialogo. Non per tattica o per opportunismo, ma perché il dialogo è alla base dei rapporto tra Dio e gli uomini e tra gli uomini (Pierre Clavière – domenicano ucciso in un attentato in Algeria nel 1998 – da Decrescere per il futuro -gruppo spiritualità CNCA) Ognuno deve sentirsi responsabile di tutto. Ecco, il segreto per affrontare il male. Il tuo male si fa il mio. Le tue lacrime, le mie. Solo allora, misteriosamente, sparisce la paura. A noi non è dato eliminare il male. Tocca a Dio. Ma a noi spetta vincere la paura. E non è poco. Anzi è tutto. Perciò prego con il Padre nostro : “Liberaci dal male”. E’ l’invocazione finale di quella decisiva orazione che segna il nostro rapporto con Dio. Perché solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso e il “drago” ha vinto davvero. Prego che non ci venga mai strappata la speranza che ci fa vedere Dio. Che il male non ci impedisca mai lo sguardo su Dio. (G.C.Bregantini, “Il tulipano giallo”) Senza amore non c’è legalità, e senza legalità l’amore è astratto. E se trovi ingiustizie, se scopri irregolarità scegli la strada della denuncia, con cuore appassionato però, come chi difende la propria sposa o i propri figli. Non si denuncia per accusare, ma per difendere, per amare… 8 Perché la bellezza, l ‘ armonia, è intreccio, è abbraccio. La legalità non la si difende mai da soli ma soltanto insieme, ciascuno con il suo colore, armonia e mosaico con il colore dell’altro… Il tuo impegno per la legalità si sposa con la passione dell’altro, e insieme, soltanto insieme, la legalità si fa tessuto di bellezza e di pace. Nella legalità tutti si sentono valorizzati, anche chi ha sbagliato, anche chi fa più fatica, perché attorno a lui si crea un clima di fiducia, che lo fa rinascere e sperare sempre. E’ il “mai senza l’altro” … (G.C.Bregantini, “Il tulipano giallo”) “L’unica missione umana, che siamo musulmani o cattolici, credenti o non credenti, sta tutta in una espressione di Teillhard de Chardin: “amouriser le monde”, portare l’amore nel mondo. Gesù non ci ha chiesto di fare proseliti, ci ha chiesto di portare l’amore nel mondo. Questa è l’unica missione. (Arturo Paoli “La forza della leggerezza”) “Io sono gli altri” ricorda spesso Arturo (Paoli) citando lo psicanalista Lacan. Allora nel suo volto si devono leggere migliaia di volti. Volti di donne, di uomini, di bambini. Sono i poveri delle favelas … Quando ti dedichi all’altro che ha fame, che è malato, che ha bisogno di te, i tuoi piccoli bisogni scompaiono, le tue piccole angosce se ne vanno. E’ l’altro che libera il tuo”io”, dal tuo centrare tutto su te stesso, è l’altro che permette all’amore di fluire. Ce lo ha detto Gesù, ricorda Arturo: se vuoi salvare la tua anima devi perderla. E perderla vuol dire uscire da quella dimensione individuale, chiusa, narcisista, uscire da quella dimensione di autosufficienza che è tipica del nostro mondo occidentale, con le sue porte sprangate. (M. Orlandi – Introduzione a “La forza della leggerezza” – Arturo Paoli) “Il credo - ci dice Fratel Carlo (de Foucauld) - non unirà mai le persone, mai, è l’amore che unisce le persone, solo l’amore. Ma attenzione, l’amore non è una forza che va da me verso gli altri: quello non è amore, quella è beneficenza, è elemosina. L’amore è accettazione dell’altro!” L’amore è dialogo, è accettazione dell’altro, l’amore è alterità. (Arturo Paoli “La forza della leggerezza”) “E’ l’ingiustizia il vero, grande peccato dell’uomo” (Arturo Paoli) (La teologia della liberazione) Ha preso questo nome, ma chiamiamola come vogliamo, spiritualità, teofania: teologia della liberazione è il povero che scopre Dio vicino. E scopre che Dio non è unicamente quello che si trova in chiesa, Dio è quello che viene incontro alla nostra vita, alla nostra sofferenza, alla nostra miseria, è Dio che ha compassione di noi, che si è ricordato di noi. Non è più il Dio dogmatico, è il Dio vivo, presente. (Arturo Paoli “La forza della leggerezza”) 9 Hanno sporcato Al popolo della fame hanno raccontato dai palazzi punto per punto i loro sofisticati menu. Hanno sporcato di briciole d’elemosina la fame dei popoli. E da volti levigati più che ciottoli del torrente l’hanno chiamata giustizia. (Angelo Casati “Il silenzio delle cose”) Chiazza di sangue Chiazza rossa di sangue fuori dei palazzi verniciati. E ci sia, Signore, un cane quello di Lazzaro a lambire teneramente. E ci sia un seno quello di Abramo ad accogliere i disperati del mondo. Amen (Angelo Casati “Il silenzio delle cose”) Il senza volto E noi a inseguire per mosaici e graffiti il senza volto. Ma il ragazzo di Tabgha non lascia nome né volto, solo l’incanto dei cinque pani d’orzo e due pesci condivisi fra tutti. Memoria accesa per chi ha un volto (Angelo Casati “Il silenzio delle cose”) 10 Occhi di bimbo arabo Sei sgusciato correndo da un nido di bimbi gli occhi ad un tempo neri e colmi di sole: nell’aria rarefatta come festa si stemperò il tuo grido. D’improvviso t’inghiottì come lago l’intrico misterioso di strade che interrompono strade di case che si affollano a case in biancore accecante. Strada di Nazaret ove il cuore rincorre smarrendosi il mistero di un Dio fatto uomo né sa dargli altro volto che quello di un bimbo occhi neri e colmi di sole. (Angelo Casati “Il silenzio delle cose”) Fuori coro Non sono un “fuori strada” arranco. Sono un “fuori corso” dietro carte che non combaciano. Sono per natura un “fuori coro”, fuori le chiese, fuori i confini, fuori le definizioni, soffro la restrizione. Unica speranza che anche tu, Dio, per grazia sia “fuori” e ci si possa 11 finalmente abbracciare. (Angelo Casati “Il silenzio delle cose”) Sfiorare E non sarà l’abisso della mia lontananza a sfiorare il tuo manto, Signore? Dal profondo ho toccato tremando la tua tenerezza. Di questo e null’altro essere memoria vivente sulla terra! (Angelo Casati “Il silenzio delle cose”) Nel dialogo interreligioso … il primo avvicinamento è stato spontaneamente dottrinale, teorico, di confronto dogmatico, mentre oggi pensiamo che il dialogo in primo luogo debba consistere nella comunione pratica, del “dialogo della vita”, nella collaborazione alla difesa della vita, nella pratica dell’amore e nella promozione della giustizia. Non è che si disprezzino gli elementi teorici o dottrinali, semplicemente si chiede di ricollocarli nel luogo che loro corrisponde… L’etica , l’impegno a beneficio dei più svantaggiati deve essere il primo dialogo interreligioso, il primo accordo tra le religioni. Non sarà un dialogo che comprenda tutto, poiché rimarranno sempre da discutere gli aspetti teorici e il superamento dei problemi e delle differenze dottrinali e dogmatiche. Sarà un dialogo parziale, ma costituirà “la miglior parte” del dialogo e, certamente, la più urgente… Si tratta del “dialogo della vita” che molti proclamano come la prima cosa che si deve portare a termine tra le comunità delle diverse religioni. Non si tratta di una idea nuova o di una proposta teorica; il dialogo delle vita è già una realtà per molte comunità interreligiose in tutto il mondo: comunità religiose che si uniscono per risolvere problemi comuni di acqua, di approvvigionamento, di abitazione, di accoglienza di emigranti … Persone e comunità di diverse credenze che mostrano che è possibile lottare insieme per la giustizia, perché credono nel Dio della vita … che propone al di sopra di tutto l’amore per il prossimo, specialmente per i più oppressi o bisognosi. (J.M. Vigil “Teologia del pluralismo religioso) Bisogna … aprirsi alla bellezza dell’avventura della ricerca della verità e sentirsi fratelli e sorelle di tutti gli uomini, le donne e i popoli che condividono con noi l’esaltante interesse di questa mai finita peregrinazione dell’Umanità verso la Verità sempre maggiore… fratelli che hanno qualcosa da condividere e anche da imparare. 12 (J.M. Vigil “Teologia del pluralismo religioso) Ospitalità non vuol dire cambiare le persone, ma offrire loro uno spazio dove il cambiamento può prendere posto. Non si tratta di condurre uomini o donne dalla nostra parte, ma significa offrire libertà non condizionata dalla divisione … Il paradosso dell’ospitalità è voler creare un vuoto, non un vuoto spaventoso; ma un vuoto amico dove gli sconosciuti possono entrare e scoprire se stessi come persone create libere; libere di cantare le proprie canzoni, di parlare il proprio linguaggio, danzare le proprie danze; libere anche di seguire la propria vocazione. L’ospitalità non è un subdolo invito ad adottare lo stile di vita di colui che accoglie, ma il dono di una possibilità per gli ospiti di trovare se stessi. (H. Nowen “Semi di speranza”) Forse il motivo per cui mi sembra tanto difficile perdonare gli altri sta nel fatto che non credo abbastanza nel fatto di essere io stesso un perdonato. Se riuscissi ad accettare fino in fondo la verità del fatto di essere un perdonato e che non ho per questo da vivere con un senso di colpa o di vergogna, allora potrei essere veramente libero. Questa mia libertà dovrebbe permettermi di perdonare gli altri settanta volte sette. Col fatto di non perdonare mi incateno al desiderio di prendermi la rivincita perdendo così la mia libertà. (H. Nowen “Semi di speranza”) Che non ci sia alcun fratello al mondo, che abbia peccato quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli. (Scritti di Francesco d’ Assisi - FF235) “Ero straniero e mi avete accolto” (Vangelo di Gesù, secondo Mt 25,35) “Tratterete lo straniero che risiede fra voi come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso” (Levitico 19,33-34) “Amate lo straniero perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto” (Deuteronomio 10,19) “Non dimenticate l’ospitalità, perché alcuni, praticandola, hanno ospitato senza saperlo degli angeli” 13 (Lettera agli Ebrei 13,3) La tutela della vita e della dignità umana va assunta nella sua interezza per tutti e in ogni momento dell’esistenza. “Non c’è futuro senza solidarietà” scrive il Cardinal Tettamanzi. Non c’è sicurezza senza l’aiuto reciproco, senza l’esercizio dei diritti e dei doveri dentro un’azione comune per il bene comune. (da un documento di Pax Christi – luglio 09) Nessuno ci è straniero anche perché la distanza che ci separa dallo straniero è quella stessa che ci separa da noi stessi e la nostra responsabilità di fronte a lui è quella che abbiamo verso la famiglia umana amata da Dio, verso di noi, pronti a testimoniare la profezia del Risorto che annuncia la pace. “Dio non fa preferenze di persone” (Atti 10,34, Romani 2,11 e 10,12; Galati 2,6 e 3,28; Efesini 6,9; 1 Corinti 12,13; Colossesi 3,11) poiché tutti gli uomini hanno la stessa dignità di creature a Sua immagine e somiglianza. Poiché sul volto di ogni uomo risplende qualcosa della gloria di Dio, la dignità di ogni uomo davanti a Dio sta a fondamento della dignità dell’uomo davanti agli altri uomini (Compendio della dottrina sociale n. 144). (da un documento di Pax Christi – luglio 09) “In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano davanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto.. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.” (Mt 21,31b-32) Credere che attraverso un solo linguaggio noi possiamo avere accesso al pensiero universale e all’umana esperienza come un tutto è ancora un ulteriore residuo di un atteggiamento colonialistico generalmente inconscio. Un dialogo genuino non solo richiede che ogni dialogante esprima se stesso, ma che ciascuno parli la sua lingua… Per ogni uomo parlare la propria lingua non significa soltanto che ognuno utilizza la sua grammatica o esprime il suo sentire nei confronti del mondo. Significa anche che ciascun uomo deve essere considerato una sorgente unica di autocomprensione. Lo spazio vitale per il dialogo e l’incontro umano sta esattamente fra la mera soggettività e la pura oggettività. L’uomo è uomo nell’incontro. (R. Panikkar “L’incontro indispensabile: dialogo delle religioni”) Scegliere i poveri non significa organizzare l’assistenzialismo, moltiplicare i pacchi dono, allestire soccorsi di emergenza, tamponare le falle della miseria con i mantelli della beneficenza, coprire con le toppe della carità gli strappi della giustizia. Ci vuole anche questo, intendiamoci…Però, chiaramente, amare il fratello non significa assisterlo, significa promuoverlo. 14 Ecco allora che dovrebbe scattare tutto un impegno grosso delle nostre comunità: quello della coscientizzazione dei più poveri, della accoglienza, dell’amorosa cintura d’assedio. (don Tonino Bello “La teologia degli oppressi”) … una cultura non la si difende con le crociate, ma con il valore autentico della convivenza e della solidarietà, in un clima di giustizia, dove io sappia stimare ogni uomo come fratello e non come avversario… (mons. G.C. Bregantini “La terra e la gente. La speranza in cui credo”) Gesù non si è fermato a difendere la sua cultura di Galilea. No ha impugnato le armi per preservarla dai Romani invasori. Ha allargato invece lo sguardo su tutte le culture, abbracciando ogni popolo e invitando i discepoli, proprio dalle colline della Palestina, a tutto il mondo: ”Giudei o greci, schiavi o liberi”. Tutti accolti, un posto per ciascuno alla sua mensa. Ed allora, non mitizzo la “mia” cultura, la relativizzo. La so apprezzare, mi sforzo di conoscerla e di farla conoscere e rispettare. Ma la mia gioia diventa piena quando incontro la “tua” cultura, quando imparo un’altra lingua e ne apprezzo musicalità e colori, quando sento che la pelle di Dio è la pelle dell’amore… (mons. G.C. Bregantini “La terra e la gente. La speranza in cui credo”) Sii tu il cambiamento che proponi al mondo. Comincia da te la trasformazione che desideri per tutta la società. Non aspettare che le leggi cambino, per essere una persona giusta, che condivida la sua vita e qualcosa di quello che ha con gli altri. (M. Barros “Dom Helder Câmara. Profeta per i nostri giorni”) E’ importante leggere la Storia a partire dai piccoli, all’opposto di come la racconta la società ufficiale. E usare come strumento interpretativo un grande amore per gli ultimi. I poveri non sono migliori degli altri, ma se esiste Dio non può esserci povertà giusta … Per questo la Chiesa, se vuole testimoniare l’amore divino, deve impegnarsi a lottare contro la povertà ingiusta. Questa lotta deve essere pacifica e non violenta e vissuta a partire dal coinvolgimento diretto e dal saper favorire il protagonismo dei poveri. (M. Barros “Dom Helder Câmara. Profeta per i nostri giorni”) Le sacre scritture degli indù, dei buddisti, dei musulmani, degli ebrei e dei cristiani parlano tutte di Dio come di un Dio di compassione. In un mondo in cui la competizione continua ad essere il modo dominante di relazione tra le persone, sia nella politica, che nello sport e nell’economia, tutti i credenti proclamano che lo stile di Dio è la compassione, e non la competizione… La compassione – che letteralmente significa “soffrire con” – è la via per giungere alla verità secondo cui siamo veramente noi stessi non quando siamo diversi dagli altri, ma quando siamo la stessa cosa. (H. J.M. Nouwen “Vivere nello Spirito”) 15 Se incontriamo un altro popolo, un’altra cultura, un’altra religione, è il nostro primo compito togliere le scarpe perché il luogo che tocchiamo è un luogo santo, altrimenti potrebbe capitare che schiacciamo l’amore ,la fede, la speranza di qualcun altro o, peggio ancora, dimentichiamo che Dio era già lì prima del nostro arrivo (preghiera dall’Asia) Diventa come una valle. Quando sarai diventato come una valle di ricettività, la più grande vetta ti potrà essere consegnata. Soltanto una valle può ricevere una vetta (messaggio dall’India) Diventa una canna di bambù cava, vuota dentro, le labbra divine ti si accosteranno e la canzone avrà inizio (messaggio dall’India) Nessuno ti ha fatto tanto male con le sue offese quanto tu ne fai a te stesso, covando dentro di te l’ira. Quando odiamo, ci facciamo del male; quando amiamo, facciamo del bene a noi stessi. (S. Giovanni Crisostomo) La condivisione dei beni e delle risorse, da cui proviene l’autentico sviluppo, non è assicurata dal solo progresso tecnico e da mere relazioni di convenienza, ma dal potenziale di amore che vince il male con il bene (cfr Rm 12,21) e apre alla reciprocità delle coscienze e delle libertà. (Benedetto XVI – “Caritas in Veritate”) Dobbiamo lasciare le ricchezze, cosa a cui noi siamo disabituati nella Chiesa. Il libro del Nuovo Testamento, il libro degli Atti degli Apostoli, parla chiaro: “Vendevano e davano ai poveri”. Anche Gesù dice:”Vai, vendi quelli che hai, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi”. Partire dagli ultimi verso tutti, perché non si vuole escludere nessuno. (da “Il fuoco della Pace – Don Tonino Bello) Saremo nelle condizioni di aiutare l’umanità a sfuggire dalla situazione preesplosiva nella quale si trova – diceva dom Hélder – solo se terremo conto che: l’egoismo ha assunto una dimensione internazionale; non è più solo dell’individuo contro l’altro individuo o del gruppo contro l’altro gruppo, ma di Paesi contro altri Paesi; l’egoismo deve essere combattuto con intelligenza e sentimenti positivi, prima di tutto, nell’intimo di ciascuno. (da “Dom Hélder Câmara – Marcelo Barros) 16 Per impedire la catastrofe della fame e della miseria dei due terzi dell’umanità, bisogna riorganizzare le relazioni tra le società e tra i Paesi. Bisogna riformare le strutture internazionali del commercio. Bisogna inventare un nuovo ordine economico internazionale. Voi sapete che questa è l’idea: la strategia dello sviluppo integrale. Ma si capisce sempre meglio che questo è difficile perché è difficile ottenere che ci sia la volontà politica di fare questo da parte di chi comanda (da “Dom Hélder Câmara” – Marcelo Barros) Si parla abbastanza di iniziative varie a favore dei poveri, di aiuti al Terzo Mondo; si parla meno del nostro stile di vita. Il rischio che si corre è quello di aderire a iniziative a favore dei più disagiati, ma contemporaneamente di perpetuare un sistema ingiusto con le nostre piccole scelte quotidiane, e questo a causa di un rapporto perverso con i beni della terra e con la natura. Consapevolmente o inconsapevolmente anche noi, nel nostro piccolo, alimentiamo questo meccanismo. (da un documento di Rete Radiè Resch – Quarrata) testimonianze semplici di donne di diverse culture che hanno fatto un cammino insieme, per combattere l’isolamento e l’esclusione F.C. …raccontarci e festeggiare tutte insieme le feste di tutte le nostre culture e religioni, ci ha fatto conoscere tradizioni diverse… L.B. …ogni tanto penso di essere stanca, di non farcela più e di dovermi fermare. Le altre mi spingono, mi fanno capire che posso andare avanti, affrontare nuove cose, crescere ancora… N.H. …è un laboratorio di aiuto di donne, giovani e vecchie insieme, ognuna con i suoi problemi, ma che diventa esempio per le altre: le donne sono donne in tutte le lingua e in tutte le tradizioni: ce la possono fare sempre, non sono mai vecchie abbastanza per fermarsi… N. H.. …stare con le altre mi ha aiutata a superare la timidezza, e anche l’orgoglio che fa parte della cultura in cui sono stata educata e che fa parte di me: ho capito che non mi devo sempre offendere, adesso riesco a ridere se le altre fanno qualche battuta su di me… N. M. L. M. T. Y. … Poi abbiamo seguito insieme corsi brevi su argomenti diversi che ci interessavano: mondo del lavoro, proposte, in Milano, per il tempo libero di adulti e ragazzi, un corso di computer. Qualcuna di noi ha anche fatto un corso di orientamento per il lavoro alla Provincia. Alla fine abbiamo seguito degli incontri sul mutuo-aiuto per cercare di capire come aiutarci fra di noi e come chiedere aiuto. Sono stati corsi brevi per conoscere cose “oltre” la lingua, finestre aperte sulla città in cui viviamo… 17 S. A.. …siamo una famiglia nelle cose belle e nelle cose brutte… H. K.. …mi piace molto sentir parlare anche delle esperienze di vita delle altre… M..M. …quando sono preoccupata, venire qua e trovare persone sorridenti mi solleva… Seconda stella a destra questo è il cammino e poi dritto fino al mattino non ti puoi sbagliare perché quella è l’isola che non c’è … … E ti prendono in giro se continui a cercarla ma non darti per vinto perché chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzo di te! (E. Bennato) 18