Infortuni ripetuti, rischio per professioni in Italia negli anni
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Infortuni ripetuti, rischio per professioni in Italia negli anni
09-bena 15-03-2005 La 14:54 Pagina 116 Medicina del Lavoro Med Lav 2005; 96 (suppl): s116-s126 Infortuni ripetuti, rischio per professioni in Italia negli anni novanta ANTONELLA BENA, C. MAMO, CHIARA MARINACCI, O. PASQUALINI, A. TOMAINO, G. COSTA* Servizio regionale di Epidemiologia, ASL 5, Grugliasco (TO) * Dipartimento di sanità pubblica e microbiologia, Università di Torino KEY WORDS Occupations; repeat injuries; sex; surveillance; Italy SUMMARY «Risk of repeat injuries by economic activity in Italy in the 1990’s». Background: Repetitive work injuries are a phenomenon that has not been sufficiently studied. Using data gathered by INAIL (National Institute for Insurance against Occupational Accidents and Diseases), it is possible to study the propensity of having a further injuries at the workplace after the first one. Objectives: To identify the risk of experiencing multiple injuries according to occupation, with discussion of how useful the available information systems are. Methods: The data base includes workplace injuries, as classified by INAIL in Italy between 1994 and 2000 in the industrial and artisan sectors (2,162,702 subjects, ages 25-55). Selecting data on accidents occurring among 107,082 subjects who had experienced the first accident in 1996-99, in this cohort we assessed the occurrence of further accidents within two years in the same occupation, taking into account job mobility and factors eventually influencing underreporting (geographic area, age, severity of first accident and size of the enterprise). The risk for each occupation was computed stratifying by gender. Results: There were significant differences between the first and successive accidents when examined by type, age group, severity of physical consequences and company size. Among men, the occupations showing higher risk were those already known to be at high risk for accidents: cleaning staff and refuse workers, foundry workers, masons, pilots, woodworkers, carpenters, transport workers, sailors, farmers, and miners. Among women the occupations most at risk were postwomen and messengers, cleaning staff and refuse workers, waitresses, cooks, bartenders, machine tool operators, woodworkers, and weavers in the textile industry. Conclusions: Among men, the risk of recurrent workplace accidents by occupation tends to reflect the frequency of the total accidents in each occupation. The results indicate that the study model employed is efficient and useful in providing risk profiles which allow identification of where to direct future studies, investigations, and preventive measures for each sex. RIASSUNTO Il fenomeno degli infortuni ripetuti è ancora poco indagato. A partire dai dati raccolti dall’Istituto Nazionale di Assicurazione degli Infortuni sul Lavoro (INAIL) è possibile studiare la propensione ad avere una ripetizione di infortunio. Obiettivo del lavoro è quello di individuare le professioni che mostrano un maggior rischio di avere un secondo infortunio avendone avuto uno precedentemente, discutendo la validità delle fonti informative disponibili. La fonte informativa comprende gli infortuni accaduti e definiti dall’INAIL in Italia nel 1994-2000 nel settore industria e artigianato (2.162.702 soggetti di età 25-55 anni). Il caso è definito operativamente come un lavoratore coinvolto in almeno due infortuni, entro due anni dalla data di accadimento del primo infortunio, all’interno Corrispondenza: Antonella Bena, Servizio Regionale di Epidemiologia, Asl 5, Via Sabaudia 164, 10095 Grugliasco (TO) E-mail: [email protected] 09-bena 15-03-2005 14:54 Pagina 117 INFORTUNI RIPETUTI PER PROFESSIONI IN ITALIA 117 della stessa professione (107.082 soggetti). Si è stimato il rischio relativo per ogni professione, tenendo conto della mobilità lavorativa e dei fattori che in Italia influenzano il tasso di denuncia di infortunio (area geografica, età, gravità al primo infortunio, dimensione aziendale), stratificando per genere. Vi sono significative differenze tra primi infortuni ed infortuni ripetuti nella distribuzione per genere, classe di età, gravità delle conseguenze e dimensione aziendale. Negli uomini le professioni a maggior rischio di infortunio ripetuto tendono ad essere quelle già segnalate ad alto rischio infortunistico: addetti alle pulizie e trattamento rifiuti, fonditori, muratori, piloti, lavoratori del legno, carpentieri, conduttori di mezzi di trasporto, marittimi, agricoli, minatori. Tra le donne le professioni a maggior rischio sono portalettere e fattorini postali, addette alle pulizie e trattamento rifiuti, cameriere, cuoche, bariste, infermiere, addette alle macchine utensili, lavoratrici del legno, addette ai telai nell’industria tessile. Il rischio di infortuni ripetuti per professione negli uomini tende a riflettere la frequenza di infortuni totale di ogni professione. I risultati indicano come il modello di studio adottato si dimostra efficiente ed utile a fornire profili di rischio che consentano di individuare direzioni di studio, approfondimento e prevenzione specifiche nei due sessi. INTRODUZIONE La ripetizione d’infortunio ad uno stesso lavoratore è di estremo interesse per la sicurezza nell’azienda: l’individuazione delle differenze esistenti tra coloro che hanno infortuni ripetuti e coloro che hanno un solo infortunio, possono infatti suggerire importanti azioni preventive per il lavoratore, per la mansione e per l’organizzazione del lavoro. I lavori condotti su questo argomento tuttavia sono scarsi, probabilmente a causa delle difficoltà nel disegno dello studio rispetto alle fonti informative correnti disponibili. In Italia non vi sono studi pubblicati riguardanti la ripetizione di infortunio. A partire dai dati raccolti dall’Istituto Nazionale di Assicurazione degli Infortuni sul Lavoro (INAIL), che dispone di informazioni di buona qualità sugli eventi, sarebbe possibile costruire un set di infortuni multipli, ricostruendo le eventuali ripetizioni attraverso il codice fiscale del soggetto, almeno per gli anni più recenti. Non è però possibile misurare l’incidenza di infortuni multipli, non essendo disponibili informazioni di pari qualità sui lavoratori. È tuttavia possibile stimare la propensione ad avere una ripetizione di infortunio quando si sia già avuta una precedente esperienza di infortunio, osservando nel tempo l’accadimento di nuovi infortuni in una coorte di infortunati e valutare quanto essa vari al variare di caratteristiche del luogo di lavoro, dell’infortunio e dell’infortunato. La mansione e/o l’attività economica possono essere considerati come proxi per descrivere i rischi legati all’ambiente di lavoro: per poter trarre indicazioni sull’importanza dell’ambiente di lavoro nel determinare la ripetizione d’infortunio, occorre assumere che essa sia avvenuta nella stessa mansione ed entro un limitato periodo di tempo dall’accadimento del primo evento, in modo da minimizzare la possibilità che il lavoratore abbia cambiato lavoro prima del secondo infortunio. Obiettivo del presente contributo è appunto quello di individuare le professioni che mostrano una maggiore propensione ad avere una ripetizione d’infortunio sotto questo disegno di studio, applicato ad una coorte di primi infortuni seguita per breve durata. METODI Eventi in studio La fonte informativa utilizzata nel presente lavoro comprende gli infortuni accaduti in Italia nel periodo 1994-1999 definiti dall’INAIL entro il 31 dicembre 20001 nel settore industria-artigianato. In figura 1 è illustrato lo schema di selezione dei record di infortuni utilizzati per le analisi. Un caso di infortunio si considera definito quando viene chiusa la relativa pratica amministrativa circa il riconoscimento della natura professionale e dell’invalidità; degli infortuni accaduti in un anno circa l’85% è definito entro l’anno, mentre il 99% è definito entro il primo anno successivo all’anno di accadimento 1 09-bena 15-03-2005 118 14:54 Pagina 118 BENA E COLLABORATORI Figura 1 - Schema di selezione degli infortuni in studio 09-bena 15-03-2005 14:54 Pagina 119 INFORTUNI RIPETUTI PER PROFESSIONI IN ITALIA L’archivio contiene gli infortuni con durata di inabilità temporanea superiore a tre giorni successivi a quello dell’evento accaduti a lavoratori assicurati presso l’INAIL2. La base di dati è stata predisposta e trasmessa appositamente dall’INAIL per permettere l’esecuzione delle presenti analisi. Circa il 15% degli eventi risulta privo di una data di definizione: si tratta di eventi che alla data di estrazione della base di dati non erano considerati indennizzabili dall’INAIL (casi con meno di 3 giorni di prognosi, casi accaduti a soggetti non assicurati) e sono stati quindi eliminati dalla base di dati utilizzata per l’analisi. La base di dati è stata ulteriormente ristretta ai soli soggetti in età compresa tra 25 e 55 anni, avendo i lavoratori più giovani e quelli più anziani profili generali di mobilità lavorativa non omogenei con quelli del resto della popolazione lavorativa (6). Sono stati eliminati anche 300 eventi che risultavano definiti con invalidità temporanea, ma con giorni di prognosi uguali a zero. Nel periodo considerato in totale sono stati identificati attraverso una procedura di record linkage via codice fiscale 1.147.763 eventi ripetuti; tali eventi hanno coinvolto 469.479 soggetti diversi. I soggetti che sono stati coinvolti in un solo infortunio sono 1.693.223. Nella base di dati contenente solamente i soggetti che hanno sperimentato più eventi infortunistici sono state condotte ulteriori verifiche di qualità: congruenza delle date di accadimento dell’evento rispetto ai precedenti ed ai successivi, congruenza dell’età del soggetto al momento dell’accadimento dell’evento rispetto alla data di nascita, congruenza del sesso del soggetto nei diversi eventi ripetuti. Al termine di tali verifiche sono stati ulteriormente esclusi dallo studio nel complesso 6.317 soggetti (1,3% dei soggetti ripetitori). La base di dati utilizzata per le analisi comprende 2.156.385 soggetti per un totale di 2.810.859 eventi; 463.162 soggetti (il 21% del totale) erano stati coinvolti in infortuni ripetuti, per un totale di Non sono considerati in questo periodo la maggioranza dei dipendenti delle amministrazioni dello stato, i lavoratori marittimi, il personale navigante delle compagnie aeree gli appartenenti alle forze armate e ai VVF 2 119 1.117.636 eventi ripetuti (pari al 40% degli eventi contenuti nella base di dati). Il modello di studio Il periodo di osservazione dello studio è compreso tra l’1/1/1996 e il 31/12/1999. Per valutare il rischio di ripetizione di infortunio correlato alla mansione svolta, si è studiata l’occorrenza di ulteriori infortuni, nella stessa professione in cui è accaduto il primo infortunio, entro un periodo di due anni a partire dalla data di rientro al lavoro; il primo infortunio definisce quindi la popolazione a rischio e la data di rientro al lavoro costituisce l’inizio del periodo di osservazione per la ripetizione di infortunio. Sono stati esclusi i soggetti subenti infortuni con esiti di invalidità permanente riconosciuta superiore al 35% (n=8.396). Si sono in tal modo eliminati soggetti con diversa probabilità di sperimentare un secondo infortunio a causa della gravità del primo evento. Ogni soggetto è osservato per un periodo complessivo di due anni a partire dalla data di rientro al lavoro a seguito dell’accadimento del primo infortunio. Per aumentare la specificità della definizione di “primo infortunio” sono stati esclusi i soggetti che avevano avuto un primo infortunio nel biennio 1994-1995 nella stessa professione (n=113.690; 24,54% dei soggetti ripetitori). In tal modo si sono esclusi potenziali ripetitori di infortunio di breve periodo (ossia soggetti che sarebbero stati considerati colpiti da un primo infortunio all’inizio dello studio e che invece potevano essere stati investiti da altri eventi nella stessa professione nel periodo precedente). Gli eventi accaduti a soggetti che hanno avuto il secondo infortunio in una professione diversa dalla prima sono invece stati considerati come eventi indipendenti: l’evento accaduto dopo il 01/01/96 è dunque stato trattato come fosse un primo infortunio (n=12.502; 2,7% dei soggetti ripetitori). Il caso è definito operativamente come: – un lavoratore di età tra i 25 e i 55 anni che si è infortunato almeno due volte nel corso del periodo di osservazione 1996-99; 09-bena 15-03-2005 14:54 Pagina 120 120 BENA E COLLABORATORI – la ripetizione deve accadere entro due anni dalla data di accadimento del primo infortunio3; – la ripetizione deve accadere all’interno della stessa professione. I casi così definiti sono risultati essere 107.082. Per ogni professione si è stimato il rischio relativo (con intervallo di confidenza al 95%) dato dal rapporto tra il tasso di incidenza di infortuni ripetuti nella stessa professione e l’incidenza in tutte le altre professioni. La classificazione delle professioni utilizzata è descritta nella nota metodologica in appendice alla monografia. Le analisi sono state controllate per età (25-34 anni; 35-45 anni; 46-55 anni), area geografica (nord ovest; nord est; centro, sud, isole), gravità al primo infortunio (prognosi <15 giorni; prognosi compresa tra 15 e 30 giorni; prognosi compresa tra 30 e 90 giorni; prognosi >90 giorni; esito permanente <35%), dimensione aziendale (classi per numerosità di addetti: 1-2; 3-10; 11-50; 51-200; >200) e stratificate per sesso. Il denominatore è stato calcolato come somma dei tempi persona a rischio di sperimentare un secondo infortunio sul lavoro. Sono stati pertanto calcolati i giorni a rischio, escludendo i giorni di prognosi riguardanti il primo infortunio. Sono state considerate tre differenti categorie di soggetti: – i soggetti che hanno avuto un solo infortunio (n=1.194.050): contribuiscono al calcolo dei giorni a rischio per due anni a partire dalla data di ritorno al lavoro dopo il primo infortunio; Si è assunto che la mobilità professionale entro due anni sia sufficientemente bassa da non alterare la validità dei risultati (6), salvaguardando nel contempo la necessità di garantire una accettabile potenza allo studio 3 – i soggetti che hanno avuto il secondo infortunio nella stessa professione del primo ed entro due anni (n=107.082): contribuiscono nel calcolo del denominatore con i giorni intercorsi tra la data di ritorno al lavoro dopo il primo infortunio e la data di accadimento del secondo infortunio; – i soggetti che hanno avuto il secondo infortunio in una professione diversa dalla prima (n=50.407): contribuiscono a denominatore per la metà del tempo intercorso tra i due eventi; in questo caso il secondo evento è considerato indipendente dal primo, ed è stato dunque riconsiderato come fosse un primo infortunio nel calcolo del denominatore. I soggetti che hanno avuto il secondo infortunio dopo due anni dalla data di ritorno al lavoro a causa del primo infortunio (n=33.489) non sono considerati soggetti ripetitori (rientrano quindi nel conteggio dei soggetti senza ripetizione di infortunio). Per il calcolo dei rischi relativi è stato utilizzato un modello di regressione lineare generalizzato con distribuzione di Poisson e funzione di link logaritmica (software SAS 8.2). RISULTATI Confrontando la distribuzione per gravità degli infortuni singoli e ripetuti verificatisi nell’intera coorte nel periodo 1994-99 (tabella 1) si nota che la gravità del secondo infortunio tende ad essere di entità minore rispetto al singolo evento (4,23% di esiti permanenti vs 4,48; 0,15% di eventi mortali vs 0,32%; p<0,05). La frequenza di infortuni ripetuti tende ad essere maggiore negli uomini (89,2% ver- Tabella 1 - Distribuzione per gravità degli eventi senza ripetizione e degli infortuni ripetuti nella base di dati utilizzata per lo studio. Soggetti 25-55 anni. Italia; settore industria e artigianato; 1994-1999 Soggetti che hanno avuto un solo infortunio N. % Prognosi temporanea Invalidità permanente <35% Invalidità permanente >=35 Mortali Totale 1.611.95 68.217 7.663 5.393 1.693.223 95,2 4,03 0,45 0,32 100 Infortuni ripetuti N. % 1.077.331 36.136 3.242 927 96,39 3,23 0,29 0,08 1.117.636 100 09-bena 15-03-2005 14:54 Pagina 121 INFORTUNI RIPETUTI PER PROFESSIONI IN ITALIA so l’82,3% dei singoli; p<0,05) e nei lavoratori più giovani (42,9% in soggetti di età tra i 24 e i 35 anni contro il 40,3% dei singoli; p<0,05). La distribuzione per area geografica non evidenzia differenze tra infortuni singoli e ripetuti. La ripetizione d’infortunio tende ad essere maggiore nei lavoratori impiegati in ditte di maggiori dimensioni (25,6% degli eventi ripetuti nelle ditte con più di 200 addetti verso il 23,1% dei singoli; p<0,05). Nelle tabelle 2 e 3 sono riportati i rischi di essere coinvolti in un infortunio ripetuto per professione nei due sessi calcolati secondo il modello di studio nel 1996-99. Tra gli uomini i rischi più elevati sono tra gli addetti alle pulizie ed al trattamento rifiuti, i fonditori, i muratori, i lavoratori del legno, i carpentieri, i fattorini, i conduttori di mezzi di trasporto, gli addetti alle macchine utensili, i cartai, i lavoratori marittimi, i lavoratori agricoli, i minatori, i macellatori. Un rischio elevato è misurato per i facchini e gli scaricatori (RR: 1,37; I.C. 95%: 1,31-1,42), professioni trasversali a molte attività economiche. Rischi elevati sono misurati per i piloti ed i tecnici di volo (RR: 1,43; I.C. 95%: 1,26-1,63); in tale categoria sono compresi anche tutti i lavoratori aeroportuali, facilmente soggetti ad infortuni legati a sovraccarico biomeccanico. Tra le donne le professioni a maggior rischio di avere almeno due infortuni nella stessa professione nel periodo considerato sono quelle delle portalettere e fattorini postali, delle addette alle pulizie e trattamento rifiuti, delle cameriere, cuoche, bariste, delle infermiere, le addette alle macchine utensili, le lavoratrici del legno, le addette ai telai nell’industria tessile. Rispetto agli uomini occorre sottolineare l’importanza maggiore di alcune professioni: le cameriere e le cuoche occupano il terzo posto in ordine di rango, mentre sono al 29° tra gli uomini; le infermiere occupano il 4° posto mentre sono al 27° tra gli uomini. Viceversa per i fonditori (al 4° posto tra gli uomini, al 40° tra le donne) ed i muratori (al 5° posto tra gli uomini, al 27° tra le donne). Alcune professioni, pur presentando rischi superiori all’unità, non raggiungono la significatività statistica: conduttrici di mezzi di trasporto, piloti e tecnici di volo, vigili e agenti di PS, lavoratrici dello spettacolo. 121 DISCUSSIONE In letteratura vi sono pochi lavori (nessuno in Italia) che affrontino specificamente la ripetizione d’infortunio, probabilmente a causa delle difficoltà metodologiche legate al tipo di dati disponibile. Uno studio trasversale recentemente condotto in Israele su un campione di 200 operai infortunati (10), sottolinea l’importanza sia di aspetti organizzativi (pericolosità della mansione, orario di lavoro, ditta in subappalto) sia di caratteristiche individuali (presenza di supporti sociali, stress, sesso e stato civile). Le informazioni disponibili nella fonte informativa INAIL per descrivere queste diverse categorie di determinanti dell’infortunio ripetuto sono limitate: la fonte infatti è scarna nella descrizione delle caratteristiche individuali (età, sesso, residenza), mentre può fornire qualche interessante rappresentazione dei rischi legati all’ambiente di lavoro (attività economica, professione, dimensione aziendale). Tuttavia queste informazioni sono disponibili solo per l’evento e sono assenti per il denominatore: mancano infatti stime attendibili degli addetti per professione (5). Tale limitazione costringe all’adozione di un modello di studio basato su una coorte di soggetti colpiti da un primo infortunio di cui si assume la non mobilità professionale nei successivi due anni. Molte delle professioni risultate ad alto rischio di secondo infortunio tra gli uomini secondo questo modello (fonditori, muratori, lavoratori del legno, lavoratori marittimi, lavoratori agricoli, conduttori di mezzi di trasporto, minatori) sono segnalate in letteratura per essere ad elevata incidenza infortunistica in generale (2, 3, 7, 8, 11-13). Gli elevati rischi nella professione dei portalettere e fattorini postali in entrambi i sessi, sono con molta probabilità imputabili ad eventi accaduti sulla strada, dal momento che nella categoria sono compresi i piccoli trasportatori quali i corrieri ed i pony express. Il presente studio misura rischi elevati di infortuni ripetuti in entrambi i sessi tra coloro che sono addetti alle pulizie ed al trattamento rifiuti; in effetti attività quali i servizi cimiteriali, la nettezza urbana, i servizi di pulitura, sono segnalate per presentare frequenze elevate di infortuni, specie di lieve entità (9). 09-bena 15-03-2005 122 14:54 Pagina 122 BENA E COLLABORATORI Tabella 2 - Rischi relativi di infortunio ripetuto per professione, controllati per età, area geografica, dimensione aziendale, gravità del primo infortunio. Maschi; Italia; settore industria e artigianato; 1996-99 (I.C. 95%; riferimento: tutte le altre professioni) Professione 53 48 50 51 15 36 29 47 34 19 14 23 45 16 13 12 20 54 37 40 46 32 33 24 21 41 5 17 44 35 27 38 22 39 25 2 26 49 18 31 52 28 42 3 10 55 7 43 4 1 0 Addetti a pulizie e raccolta-trattamento rifiuti Piloti, tecnici e controllori di volo Facchini, scaricatori Portalettere, fattorini postali Fonditori, fucinatori Muratori, conduttori di macchine edili Lavoratori del legno Lavoratori marittimi Cartai, cartonai, cartotecnici Carpentieri, saldatori Minatori, cavatori Macellatori Conduttori di mezzi di trasporto Addetti alle macchine utensili, meccanici, assemblatori Lavoratori agricoli, allevatori, forestali Vigili, agenti PS, finanza e penitenziari Lavoratori della ceramica, delle pietre e del vetro Custodi, guardiani, bidelli, domestici Finitori edili Gasisti, idraulici, termoidraulici Gruisti, carropontisti Gommai Lavoratori della plastica Filatori, tessitori, finitori Lavoratori dell’alimentare Esercenti e addetti di servizi alla persona e alle imprese Infermieri, tecnici sanitari Verniciatori e galvanoplastieri Camerieri, cuochi, baristi Poligrafici Conciatori, tintori di pelli Pavimentatori stradali, cantonieri, sterratori Zuccherieri Elettrotecnici, conduttori di centrali e assemblatori di appar. elettriche Tintori e stampatori di tessuti Lavoratori dello spettacolo, artisti, giornalisti Lavoratori dell’abbigliamento e dell’arredamento tessile Spedizionieri, imballatori Orafi, incisori, argentieri Lavoratori della chimica Lavoratori del turismo e dello sport Pellettieri, calzolai Commessi e cassieri di negozio Assistenti sociali, religiosi Impiegati esecutivi Altre professioni Professioni tecniche Esercenti alberghi, bar, ristoranti Medici, dentisti, psicologi, farmacisti Insegnanti Condizione non professionale Infortunati RR 3942 235 2496 116 3341 13979 4494 246 1188 4989 335 325 9643 20749 851 173 1830 1303 1722 1998 227 710 1170 1037 1360 2056 1752 681 2000 454 230 197 116 2720 234 46 336 3101 147 391 32 179 420 4 180 951 78 8 15 4 1 1,503 1,433 1,368 1,365 1,281 1,200 1,190 1,177 1,138 1,130 1,127 1,116 1,115 1,103 1,100 1,049 1,038 1,015 1,003 0,996 0,996 0,962 0,952 0,834 0,829 0,818 0,818 0,785 0,754 0,747 0,744 0,741 0,734 0,709 0,708 0,657 0,648 0,625 0,614 0,555 0,531 0,467 0,447 0,419 0,412 0,406 0,350 0,295 0,213 0,121 0,037 I.C. 95% 1,456 1,260 1,314 1,137 1,238 1,178 1,155 1,038 1,075 1,098 1,012 1,001 1,091 1,086 1,029 0,904 0,991 0,961 0,956 0,953 0,875 0,894 0,899 0,784 0,786 0,783 0,780 0,728 0,721 0,681 0,654 0,644 0,612 0,682 0,623 0,492 0,582 0,603 0,522 0,502 0,376 0,403 0,406 0,157 0,356 0,381 0,280 0,147 0,128 0,045 0,005 1,552 1,630 1,424 1,638 1,326 1,223 1,227 1,334 1,205 1,163 1,254 1,244 1,139 1,120 1,177 1,218 1,087 1,072 1,052 1,041 1,135 1,036 1,009 0,886 0,875 0,854 0,859 0,846 0,788 0,819 0,847 0,852 0,880 0,736 0,806 0,877 0,721 0,648 0,721 0,613 0,751 0,541 0,492 1,115 0,477 0,433 0,437 0,590 0,353 0,322 0,259 09-bena 15-03-2005 14:54 Pagina 123 123 INFORTUNI RIPETUTI PER PROFESSIONI IN ITALIA Tabella 3 - Rischi relativi di infortunio ripetuto per professione, controllati per età, area geografica, dimensione aziendale, gravità del primo infortunio, Femmine; Italia; settore industria e artigianato; 1996-99 (I.C. 95%; riferimento: tutte le altre professioni) Professione 51 53 48 2 44 47 12 29 45 50 16 5 24 38 33 20 23 21 19 46 13 37 43 25 27 17 36 41 32 54 34 35 22 52 28 42 49 26 18 31 15 55 4 40 3 10 39 7 1 8 9 14 Portalettere, fattorini postali Addetti a pulizie e raccolta-trattamento rifiuti Piloti, tecnici e controllori di volo Lavoratori dello spettacolo, artisti, giornalisti Camerieri, cuochi, baristi Lavoratori marittimi Vigili, agenti PS, finanza e penitenziari Lavoratori del legno Conduttori di mezzi di trasporto Facchini, scaricatori Addetti alle macchine utensili, meccanici, assemblatori Infermieri, tecnici sanitari Filatori, tessitori, finitori Pavimentatori stradali, cantonieri, sterratori Lavoratori della plastica Lavoratori della ceramica, delle pietre e del vetro Macellatori Lavoratori dell’alimentare Carpentieri, saldatori Gruisti, carropontisti Lavoratori agricoli, allevatori, forestali Finitori edili Esercenti alberghi, bar, ristoranti Tintori e stampatori di tessuti Conciatori, tintori di pelli Verniciatori e galvanoplastieri Muratori, conduttori di macchine edili Esercenti e addetti di servizi alla persona e alle imprese Gommai Custodi, guardiani, bidelli, domestici Cartai, cartonai, cartotecnici Poligrafici Zuccherieri Lavoratori del turismo e dello sport Pellettieri, calzolai Commessi e cassieri di negozio Spedizionieri, imballatori Lavoratori dell’abbigliamento e dell’arredamento tessile Orafi, incisori, argentieri Lavoratori della chimica Fonditori, fucinatori Altre professioni Medici, dentisti, psicologi, farmacisti Gasisti, idraulici, termoidraulici Assistenti sociali, religiosi Impiegati esecutivi Elettrotecnici, conduttori di centrali e assemblatori di appar. elettriche Professioni tecniche Insegnanti Dirigenti, imprenditori, legislatori, amministratori Impiegati di concetto Minatori, cavatori Infortunati RR 96 1576 17 18 2272 5 40 196 154 72 1020 2933 540 3 115 133 35 272 59 1 25 36 8 24 31 46 38 500 34 216 55 32 28 6 74 333 368 261 19 39 17 476 15 3 12 16 11 4 6 0 0 0 2,264 1,646 1,584 1,484 1,381 1,352 1,276 1,222 1,157 1,153 1,142 1,13 1,127 1,094 1,088 1,08 1,074 1,056 0,984 0,981 0,975 0,961 0,945 0,944 0,929 0,796 0,786 0,784 0,765 0,747 0,747 0,717 0,674 0,668 0,659 0,654 0,632 0,613 0,581 0,543 0,521 0,434 0,431 0,426 0,399 0,268 0,254 0,209 0,158 0 0 0 I.C. 95% 1,85 1,56 0,984 0,934 1,319 0,562 0,935 1,06 0,986 0,913 1,07 1,079 1,033 0,353 0,905 0,91 0,77 0,936 0,762 0,138 0,658 0,693 0,473 0,632 0,653 0,596 0,571 0,716 0,546 0,653 0,573 0,507 0,465 0,3 0,524 0,586 0,569 0,541 0,37 0,397 0,324 0,396 0,259 0,137 0,226 0,164 0,141 0,078 0,071 0 0 0 2,771 1,737 2,55 2,356 1,446 3,249 1,741 1,409 1,356 1,456 1,218 1,183 1,23 3,392 1,308 1,283 1,496 1,192 1,271 6,965 1,443 1,333 1,892 1,409 1,322 1,064 1,081 0,858 1,071 0,855 0,973 1,015 0,977 1,488 0,829 0,729 0,701 0,693 0,911 0,744 0,838 0,476 0,715 1,32 0,703 0,438 0,459 0,556 0,352 0 0 0 09-bena 15-03-2005 124 14:54 Pagina 124 BENA E COLLABORATORI Tali osservazioni sono confermate anche da alcuni lavori basati sulla stima dei costi (11). Un’elevata frequenza di infortuni tra i macellatori in Italia è ben conosciuta e correlata al sovraccarico biomeccanico tipico di questa lavorazione (9); tali osservazioni sono confermate anche da studi condotti in altri paesi, con segnalazione di infortuni di lieve entità che riguardano soprattutto gli arti superiori, il capo ed il tronco (1). È difficile confrontare i risultati illustrati per le donne a causa della scarsità di lavori specifici. È interessante notare che la stratificazione per sesso evidenzia ad elevato rischio di infortuni ripetuti alcune professioni tipicamente femminili tra cui le cuoche, le cameriere, le infermiere, le addette ai telai nel tessile. Per tutte queste categorie, che non sono annoverate tra le professioni ad alto rischio, sono tuttavia segnalate elevate incidenze di ospedalizzazione legate ad infortuni riguardanti gli arti superiori e il capo, distorsioni e slogature (1). Vi sono alcune professioni edili tra gli uomini (finitori edili, gruisti-carropontisti, pavimentatori stradali) che, sebbene tradizionalmente considerate ad alto rischio infortunistico, non presentano in questo studio rischi elevati di infortunio ripetuto. Tale osservazione non sembra imputabile alla tendenza, più volte segnalata in questi comparti, alla sottonotifica degli eventi più lievi, che ridurrebbe artificialmente il tasso di infortuni ripetuti. Le analisi infatti sono state sistematicamente corrette per i principali fattori segnalati per essere correlati alla sottonotifica (dimensione aziendale, area geografica, età). Si può invece trattare di un artefatto dovuto al modello di studio adottato. Questo misura la probabilità di avere una ripetizione di infortunio condizionatamente al fatto di avere avuto una precedente esperienza di infortunio. Nell’interpretazione dei risultati occorre dunque tenere conto che sono stati utilizzati i primi infortuni come stima della popolazione a rischio di avere un secondo infortunio: la mobilità della popolazione lavorativa e quella conseguente al fatto di aver avuto un primo infortunio, potrebbero condurre a stime distorte. Per limitare tale bias ogni infortunato è stato osservato per un massimo di due anni a partire dalla data di ritorno al lavoro dopo il primo infortunio. Questo limite è stato fissato, pur in assenza di sti- me per professione, in base a misurazioni sulla mobilità della popolazione lavorativa per attività economica, prodotte dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), da cui risultava che la soglia dei due anni era il miglior compromesso tra percentuale di lavoratori che non cambiano lavoro e durata del follow-up necessaria per osservare una ripetizione di infortunio (6). Tuttavia la mobilità è diversa nelle diverse attività economiche e anche per fascia d’età. In particolare la mobilità è maggiore nella fascia d’età più giovane (per tale motivo le analisi sono limitate agli occupati in età compresa tra 25 e 55 anni) e nei comparti delle costruzioni edili, delle costruzioni di strade, dell’attività di finitura per l’edilizia (ove è superiore al 40% entro i primi due anni). La scarsa propensione alla ripetizione d’infortunio riscontrata in alcune professioni dell’edilizia potrebbe quindi essere legata al modello di studio che ha assunto, sulla base delle informazioni al primo infortunio, la popolazione lavorativa più stabile di quel che è in realtà. In effetti analisi condotte introducendo un fattore di correzione che tiene conto della mobilità specifica per attività economica (4) esitano, per i comparti delle costruzioni, in stime del rischio relativo decisamente più elevate rispetto a quelle non corrette. La mobilità lavorativa potrebbe essere causata anche dall’accadimento del primo infortunio. È possibile studiare tale fenomeno utilizzando i dati raccolti dall’Istituto Nazionale Italiano di Statistica (ISTAT) nel corso di una indagine campionaria svolta nel luglio del 1999 (14) al fine di studiare l’occorrenza di infortuni e di problemi di salute correlati al lavoro e delle loro ricadute sulla successiva attività lavorativa. Tra le domande comprese nel questionario si indagava se il lavoratore avesse modificato la propria condizione lavorativa rispetto a quella che aveva al momento dell’evento infortunistico. Solo il 2% dei lavoratori intervistati ha riferito di aver cambiato l’attività o il posto di lavoro a causa dell’evento infortunistico accaduto nei dodici mesi precedenti l’intervista. Sebbene tale informazione, essendo autoriferita, possa non essere del tutto esente da problemi di validità, tale risultato sembra dimostrare che il fenomeno sarebbe molto contenuto, almeno nei primi mesi dopo l’evento. 09-bena 15-03-2005 14:54 Pagina 125 INFORTUNI RIPETUTI PER PROFESSIONI IN ITALIA Un ulteriore limite del modello di studio adottato è rappresentato dal fatto che, per alcuni soggetti, il tempo a rischio è inversamente proporzionale alla gravità del primo infortunio. Il tempo di osservazione dei soggetti che si sono infortunati nell’ultimo anno considerato è infatti troncato prima del termine assunto di 24 mesi. Questo potrebbe esitare in una distorsione delle stime se la densità di rischio variasse con la distanza dal primo infortunio in modo differenziale per professione. Analisi limitate agli eventi accaduti tra l’1/1/1996 ed il 31/12/1997, con follow-up costante di 24 mesi dall’accadimento del primo infortunio (dati non presentati), mostra risultati del tutto analoghi con quelli presentati in questo lavoro. Nonostante la frequenza di infortunio ripetuto sia maggiore tra i lavoratori più giovani, non sono state trovate importanti differenze nei rischi relativi di infortunio ripetuto per professione nelle tre diverse sottofasce di età considerate nel presente lavoro (25-34 anni; 35-45 anni; 46-55 anni), in particolare tra gli uomini, confermando come l’avere selezionato per lo studio solo soggetti di età tra i 25 e i 55 anni, abbia messo al riparo da modificazioni di effetto del fattore età. CONCLUSIONI Il modello di studio adottato, basato sull’uso di grandi banche dati amministrative e su giustificati criteri di selezione e osservazione dei soggetti in studio, è efficiente ed in grado di fornire profili di rischio per professione che consentano di individuare priorità di studio e di prevenzione specifiche nei due sessi. Le assunzioni su cui tale modello è fondato sono importanti ma non in grado di comprometterne la validità. Le significative differenze tra primi infortuni ed eventi ripetuti nella distribuzione per sesso e classe di età, confermano la necessità di studiare il fenomeno degli infortuni ripetuti come fenomeno a sé stante. La graduatoria di rischio per professioni che si ottiene con gli infortuni ripetuti tra gli uomini è comparabile a quella nota per l’incidenza degli 125 infortuni presi nel loro insieme. Questo suggerisce che i fattori di rischio legati alla specificità delle tecnologie e dell’attività produttiva espressi sinteticamente dalla professione, restano il principale determinante del rischio per la sicurezza e che il loro effetto medio non viene sostanzialmente modificato dal fatto di accadere su persone più prone al rischio infortunistico. BIBLIOGRAFIA 1. BAARTS C, MIKKELSEN KL, HANNERZ H, TUCHSEN F: Use of a National Hospitalization Register to identify industrial sectors carrying hight risk of severe injuries: a three-year cohort study of more then 900,000 Danish men. Am J Ind Med 2000; 38: 619-627 2. BAILER JA, BENA JF, STAYNER LT, et al: External cause-specific summaries of occupational fatal injuries. Part I: an analysis of rates. Am J Ind Med 2003; 43: 237-250 3. BAILER JA, BENA JF, STAYNER LT, et al: External cause-specific summaries of occupational fatal injuries. Part II: an analysis of years of potential life lost. Am J Ind Med 2003; 43: 251-261 4. BENA A, MAMO C, MARINACCI C, et al: Risk of repeat accidents by economic activity in Italy. Safety Science, submitted 5. BENA A, PASQUALINI O, TOMAINO A, et al: Rischio di infortuni per professione in Italia negli anni novanta. Med Lav 2004; 95: s93-s105 6. BENA A, TOMAINO A, MARINACCI C, e coll: Gli infortuni ripetuti. In Costa G, Perticaroli S, Passerini M, Campo G, Marconi M (a cura di): Relazione conclusiva della ricerca ISPESL n. 125/97-5: Lavori usuranti: identificazione, misura e valutazione degli effetti correlati. Regione Piemonte, Servizio Sovrazonale di Epidemiologia ASL 5, 2002 7. BULL N, RIISE T, MOEN BE: Compensation for occupational injury and disease in Norway: ranking of job groups. Journal of Occupation and Environmental Medicine 2000; 42: 621-628 8. FOSBROKE DE, KISNER SM, MYERS JR: Working lifetime risk of occupational fatal injury. Am J Ind Med 1997; 31: 459-467 9. ISTITUTO NAZIONALE ITALIANO PER L’ASSICURAZIONE CONTRO GLI INFORTUNI SUL LAVORO (INAIL): Banca dati disponibile all’indirizzo www.inail.it. Inail, 2004 10. KIRSCHENBAUM A, OIGENBLICK L, GOLDBERG AI: Well being, work environment and work accidents. Soc Sci Med 2000; 50: 631-639 09-bena 15-03-2005 126 14:54 Pagina 126 BENA E COLLABORATORI 11. LEIGH JP, M ILLER TR: Ranking occupations based upon the cost of job related injuries and diseases. Journal of Occupational and Environmental Medicine 1997; 39: 1170-1182 12. MENG R: How dangerous is work in Canada? Estimates of job-related fatalities in 482 occupations. J Occup Med 1991; 33: 1084-1090 13. ROBERTS SE: Hazardous occupation in Great Britain. Lancet 2002; 360: 543-544 14. VANNONI F, MAMO C, DEMARIA M, et al: Infortuni e mobilità lavorativa correlata a problemi di salute. Potenzialità e limiti della Rilevazione Trimestrale sulle Forze di Lavoro - luglio 1999 dell’ISTAT. Med Lav 2004; 95: s85-s92 RINGRAZIAMENTI: Si ringrazia l’INAIL per la disponibilità a partecipare allo studio con la preparazione della fonte informativa e con la collaborazione di Piergiorgio Ciganotto e Gianfranco Ortolani nell’elaborazione e interpretazione dei risultati