View Conference 2016, il regista David Feiss ci parla di Boog

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View Conference 2016, il regista David Feiss ci parla di Boog
View Conference 2016, il regista David Feiss ci parla di Boog &
Elliott 4
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Dalle serie tv comiche come Mucca e Pollo fino al suo ultimo lavoro Boog & Elliott
4, il regista e animatore David Feiss si racconta a View Conference 2016
di Irene Rosignoli 28/10/2016
Non capita tutti i giorni di intervistare un artista dal curriculum così prestigioso come quello di David Feiss.
Assunto da Hanna & Barbera quando era solo un
ragazzo per lavorare sui Jetsons e i Flintstones, è
diventato presto regista di alcune popolarissime serie tv
slapstick. La più famosa è una sua creazione, Mucca e
Pollo, andata in onda in Italia su Cartoon Network negli
anni ’90.
Più recentemente Feiss ha invece diretto per la Sony
Boog & Elliott 4 – Il mistero della foresta , quarto
capitolo della saga dedicata al pauroso orso Boog e
all’egocentrica alce Elliott. Questa volta i due amici sono
alle prese con una spaventosa leggenda che vedrebbe
il bosco infestato da un lupo mannaro. Ovviamente, mentre l’orso è terrorizzato, Elliott è convinto di poter sistemare
tutto quanto e allo stesso tempo di essere in grado di aiutare il suo compagno a superare le sue fobie.
Nel corso di View Conference 2016, David Feiss ha illustrato brevemente la sua carriera e il making of di Boog &
Elliott 4 mostrando numerose clip dal film, che in Italia è disponibile in Dvd e Blu-Ray. In seguito abbiamo avuto con
lui una piacevole chiacchierata sul suo film, che trovate qui sotto.
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Ecco cosa ci ha raccontato il regista sul film Boog & Elliott 4:
Puoi parlarci di come sei entrato nel mondo dell’animazione?
«Ho iniziato a lavorare per Hanna & Barbera quando ero appena un ragazzo, cioè a 18 anni. Mi sono presentato
con un cortometraggio che avevo realizzato su una vecchia pellicola e l’ho proiettato sul muro. Mi hanno assunto
solo grazie a quello. Avrei voluto andare al college e continuare a studiare cinema e animazione, ma alla fine ho
imparato direttamente sul campo».
Hai lavorato sia a serie tv che a film d’animazione. Quale dei due ti piace di più?
«Sono due processi produttivi molto diversi, ognuno con i suoi pro e i suoi contro. Credo che mi sia piaciuto di più
lavorare a Mucca e Pollo perché l’avevo creato io, era un mio progetto personale con cui potevo sbizzarrirmi senza
limiti, mentre con Boog e Elliott non ho creato la saga e lo sento meno mio. In realtà alcuni personaggi sono stati
una mia creazione, come il bassotto Wurstellini che ho ideato durante il primo film quando ero head of story».
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Hai lavorato al primo film di Boog & Elliott, ma non al secondo e al terzo. Come mai ti hanno richiamato per
il quarto?
«Dopo aver finito quel film, ho lasciato la Sony per un certo periodo per fare una serie tv. Quando sono tornato per
dirigere i cortometraggi di Piovono Polpette stavano lavorando a questo quarto film di Boog & Elliott che all’epoca
non aveva ancora un regista. Così hanno chiesto a me dato che conoscevo già i personaggi avendo lavorato al
primo».
Questo è il quarto capitolo di una saga. Qual è il segreto per mantenerlo sempre nuovo?
«La mia esperienza con il mondo delle serie tv mi ha aiutato molto in questo. Quando lavoravo a Mucca e Pollo
dovevo fare centinaia di episodi e quindi non mi ha spaventato l’idea di ritornare su Boog e Elliott per un quarto film.
Il segreto secondo me è conoscere bene i personaggi, che di base possono fare qualsiasi cosa. Se conosci bene le
loro personalità, sai già come reagiranno a nuove situazioni. Per esempio nel nostro caso abbiamo aggiunto il lupo
mannaro e sapevamo già che Boog sarebbe stato spaventato, mentre Elliott si sarebbe vantato di saper gestire la
situazione».
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Come è nata l’idea del lupo mannaro?
«Non sono stato io a idearla, ma il marketing. Mi hanno chiesto: “che ne dici di aggiungere un lupo mannaro?”, e io
ho risposto di sì perché alla fine l’idea non mi dispiaceva. Poi ho potuto creare altri personaggi come Ed e Edna, dei
venditori del piatto canadese di nome poutine che si trasformano in cacciatori in un secondo momento. Con loro mi
sono divertito a trovare un modo per modellare la CGI sul mio stile personale di disegno».
Il film è stato distribuito in direct to video. Questo ti ha limitato in qualche modo, per esempio nel budget?
«Assolutamente sì, dal punto di vista del budget. Inizialmente mi hanno detto che doveva essere all’ altezza del
primo visivamente, ma che avrei avuto un budget di 5 milioni e mezzo. Sembrano tanti ma il primo ne aveva 80! E
per fare film grandiosi tipo Zootropolis ne servono centinaia. Inoltre avevamo soltanto 18 mesi per produrlo, quindi
la lavorazione è stata molto rapida. Per fortuna grazie alla mia esperienza nel mondo delle serie tv sono stato in
grado di prepararmi in anticipo sui possibili problemi che potevano nascere. Un altro ostacolo era il fatto che gli
animatori erano a Vancouver mentre io mi trovavo a Los Angeles, quindi ho dovuto dargli direzioni a distanza ogni
giorno. Penso però che alla fine abbiano fatto un ottimo lavoro!».
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