“AMOREVOLMENTE”

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SULLE ORME DI MINA
“AMOREVOLMENTE”
La cantante Gilda Reghenzi, di Fiesse, è al debutto con un album
che profuma di cantautorato bresciano.
D
di BRUNO FORZA
do seguo un suo concerto da spettatrice
vuole sempre che salga sul palco a cantare con lui. C’è grande improvvisazione e mi chiede di evitare gli schemi e
lasciarmi andare. In quei momenti sto
sempre un passo indietro. Ho grande
rispetto del proprietario del palco e del
suo show”.
Il discorso giunge inevitabilmente al
cuore del percorso artistico di Gilda:
“Amorevolmente”, il suo disco d’esordio. La cantante lo descrive come “un
lavoro innovativo. Il jazz è l’arteria che
va ad alimentare musica leggera, pop e
funcky. Qualcosa di insolito, che lo rende particolare e curioso. Mi sono dovuta
misurare con diversi generi ed essere
versatile”.
Il titolo non deve trarre in inganno. Il
soggetto non è tanto l’amore, quanto
l’intimità di tutti coloro che hanno messo lo zampino sul disco, frutto del ta-
s
alle dritte di mamma ai live
in tutta Italia, da Mariastella Tosini a Omar Pedrini,
con l’immensa Mina a fare
da filo conduttore. Lo spartito di Gilda
Reghenzi è ricco di volti ed esperienze
importanti. L’ultima della serie è stata
il lancio del suo primo disco, una chiave
d’accesso verso note più acute. Gilda le
affronterà alla giornata, senza troppi castelli in aria e con un sogno nel cassetto
che le appartiene solo in parte.
La nostra chiacchierata con la cantante,
nata ad Asola ma cresciuta a Fiesse, inizia alla ricerca delle sue radici musicali:
“Il mio primo approccio al canto è stato
con mia madre. Si cantava ovunque, era
un momento di gioia fatto di ninne nanne e duetti. Ho bellissimi ricordi di quei
momenti. Mia madre era molto brava e
intonata, possiamo dire che è stata la
mia prima maestra”.
Nella memoria appaiono anche immagini comuni a parecchi aspiranti musicisti, come i registratori anni ’80 da
sfruttare per fare esperienza, il coro
della parrocchia di turno e i concorsi.
“Nel coro sono durata poco – confessa
Gilda –, ero un peperino. Invece con la
mia amica Rosanna partecipai a un sacco
di concorsi. Ne organizzavamo parecchi
pur di poter cantare e avere un palco su
cui metterci alla prova”.
La vera scintilla della vocazione artistica
di Gilda, tuttavia, scoccò una sera davanti a Mariastella Tosini: “È una can-
tante di liscio poco nota, ma bravissima.
Ricordo che mi trovavo sotto il palco.
Guardandola capii che sarebbe piaciuto
anche a me cantare davanti a tante persone e trasmettere loro qualcosa. Provai
grande curiosità. Tutto il contesto mi
sembrava magico”. Il resto lo ha fatto e
lo continua a fare Mina, quella che “ho
sempre ammirato di più. Non tolgo nulla alle altre interpreti, ma ancora oggi è
forse il simbolo della perfezione, con un
modo di cantare che ti arriva dentro. Le
vedi l’anima”.
Gilda cavalca quest’onda musicale, vince il Cantabrescia e fa tanta gavetta, su
e giù dai palcoscenici di numerosi locali
italiani, ma anche al seguito di pezzi da
novanta come – tra gli altri – Marco Ferradini, Gatto Panceri e Riccardo Fogli,
nel ruolo di corista in studio di registrazione. Una scuola di altissimo livello:
“In quelle occasioni bisogna essere umili e rubare con gli occhi e con le
orecchie. Avvicinarsi a qualcuno
che sa è fondamentale. La scuola
ti forma, ma la gavetta e l’esperienza sono ancora più importanti perché le vivi sulla pelle”.
Stesso discorso per il tour con
Omar Pedrini, vissuto da interprete e spalla in pezzi come Sole
Spento, La follia e Ultima poesia.
“È stata un’esperienza positiva.
Ho conosciuto una persona fantastica. Particolare – come tutti
gli artisti – e di grande umanità,
fondamentale per la mia crescita”. Il sodalizio continua: “QuanLa copertina del cd.
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lento di numerosi cantautori bresciani
come Omar Pedrini, Andrea Romano,
Massimo Alessi e Alberto Boldrini. Il
produttore esecutivo è Giovanni Ranzanici, quello artistico Paolo Salvarani, mentre il discografico è il già citato
Andrea Romano, con la sua etichetta
Penthar. Di assoluto valore i musicisti,
gente dal curriculum invidiabile come
Michele Bonivento (piano e hammond),
Ellade Bandini (batteria), Sandro Gibellini (chitarra), Massimo Moriconi (basso
e contrabbasso), Anna Di Lena (cori),
Mauro Ottolini (tromba) e Vincenzo
Castrino (fisarmonica).
Due i pezzi firmati Reghenzi: Tic Tac e
Marijuana Jazz: “Sono quelli più pazzi
e particolari, anche più acerbi come contenuto. Ho cercato di toccare argomenti
leggeri alla portata di tutti. Tic Tac parla
di una quotidianità che riguarda tutti,
GILDA REGHENZI
Segni particolari
Ultimo concerto seguito: Omar Pedrini.
Concerto dei sogni: Sade, Amy Winehouse, Queen.
Curiosità: da bambina andava a caccia e a pesca con suo padre.
Premonizioni: pensa che un giorno
incontrerà Mina. Per la musica o per
caso…
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Qui sopra, da sinistra seduti Michele Bonivento, Gilda Reghenzi, Massimo
Moriconi e Paolo Salvarani; in piedi Paolo Costola, Ellade Bandini, Sandro
Gibellini e Giovanni Ranzanici. Sotto, Gilda con Omar Pedrini.
quella dell’odiosa sveglia del mattino,
mentre credo che Marijuana Jazz sia
un bel messaggio per i giovani, un invito
a drogarsi di musica e non di schifezze
che fanno solo del male”. Non poteva
mancare la traccia di Mina, con la cover
di “Se c’è una cosa che mi fa impazzire”.
Dopo la presentazione del disco dello
scorso 19 gennaio le prossime tappe
sono una serie di live con un gruppo
allestito per l’occasione composto da
Arki Buelli, Simone Boffa, Roberto
Gherlone e Luca Rossi, poi ci sarà il lancio nazionale, fissato per il dopo Sanremo. A proposito di Festival, Gilda si
sofferma sulle dinamiche di selezione,
che penalizzano gli over 30: “Ci ho provato nel 1997 e nel 2001. Arrivai tra i
semifinalisti. Oggi ci sono limiti molto
restrittivi. Se non sei giovane (under
30) e non sei big (almeno un disco in
classifica all’attivo) sei tagliato fuori. Il
problema è che in Italia la musica non è
concepita come forma d’arte, ma come
business e questo limita le possibilità di
tanti talenti emergenti”.
La cantante fiessese non ne fa un dramma e guarda avanti un passo alla volta,
continuando a coltivare una passione che
sta assumendo concretezza nella sua vita,
basata ancora sul binomio lavoro-musica.
I traguardi raggiunti da Gilda Reghenzi,
tuttavia, sono step che numerosissimi
musicisti dilettanti di Brescia e provincia
possono solamente sognare, nonostante
la loro dedizione alla musica e il livello
qualitativo delle esibizioni. “A queste
persone – afferma Gilda – posso solo dire
di andare avanti e di non inseguire qualcosa che deve necessariamente realizzarsi. L’importante è vivere fino in fondo ciò
che si ama. Se diventasse una fissazione
sarebbe come andare a lavorare e perderebbe gusto. Invece il legame con la musica va assaporato e fatto crescere con se
stessi. Il traguardo è secondario”.
Il sogno, insomma, può restare nel cassetto per sempre. Le ragnatele, in tal
caso, non faranno altro che conferirgli
valore. A proposito di sogni Gilda ha fatto qualcosa di diverso dal solito, un gesto
comune a tante mamme. “Nel cassetto
ho un sogno, ma non è per me, è per mia
figlia. Io vivo alla giornata e con grande
intensità i miei progetti, tutto il resto è
per lei. Non seguirà le mie orme: ha 14
anni e vuole diventare patologa, ha fatto
otto anni di danza classica e adesso gioca a pallavolo. Giusto così. Deve avere il
suo sogno, non quello che io posso averle
trasmesso. Il mio è vedere che lei realizzi
ciò che ha pensato dentro di sé. Non l’obiettivo della sua vita, ma il sogno, che è
diverso”. Anche il cassetto custodito più
gelosamente, dunque, può essere donato. Amorevolmente…