Il segno linguistico

Transcript

Il segno linguistico
Il segno linguistico
unione di
un significante >
un significato >
piano dell’espressione
piano del contenuto
SEGNO: leone
Significante [le'one] (sequenza di cinque suoni)
+
Significato
‘leone’
inglese: lion
spagnolo: león
portoghese: leão
francese: lion
tedesco: Löwe
bulgaro: lăv
tswana: taw
polacco: lew
berbero: izem
basco: lehoi
albanese: luan
frisone: liuw
creolo di Haiti: lyon
occitano: leon
cheyenne: nanose'hame
hindi: shera
maltese: ljun
turco: aslan
neerlandese: leeuw
swahili: simba
finnico: leijona
russo: лев
serbo: lav / laf
greco mod.: λέων
gallese: llew
lettone: lauva
mäori: raiona
tsalagi: tv da tsi
yiddish: leib
oluta: lyon
SEGNI
arbitrari: l’espressione non somiglia al contenuto
iconici: l’espressione somiglia al contenuto
Le lingue storico-naturali sono codici
prevalentemente arbitrari
Italiano: gallo
Giapponese: 鶏: niwatori
Tedesco: Gockel
Francese: Coq
Lingue (storico-naturali):
sono una delle possibili realizzazioni del linguaggio.
Sono un prodotto sociale del linguaggio: le lingue
non esistono come oggetti indipendenti dalle
comunità che le usano. Una lingua è un codice, cioè
un sistema di segni; in altre parole, è un insieme di
convenzioni adottate da una comunità di parlanti.
Le lingue sono sistemi simbolici
Proprietà delle lingue storico-naturali:
- Non sono congenite:non nascono con l’uomo;
- Sono apprendibili: ogni essere umano impara una o
più lingue;
- Sono cancellabili: si dimenticano;
- Non sono universali: sulla terra oggi sono parlate
oltre 6.000 lingue;
- Sono mutevoli: cambiano continuamente (nel tempo,
nello spazio, nelle situazioni in cui
vengono usate…)
Variazione diacronica: nel tempo
a. “Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki kontene, trenta anni le
possette parte sancti Benedicti” Placiti cassinesi, convenzionalmente
considerati la prima attestazione di italiano volgare (Capua, marzo
960)
b. “Convenevole cosa è, carissime donne, che ciascuna cosa la
quale l’uomo fa, dallo ammirabile e santo nome di Colui, il quale di
tutte fu facitore, le dea principio.” Inizio della prima novella del
Decameron, di Giovanni Boccaccio (1349-1353, circa)
“Dunqua da quale novitate comenzaraio? Io comenzaraio dallo
tiempo de Iacovo de Saviello. Essenno senatore solo per lo re
Ruberto, fu cacciato da Campituoglio dalli scendichi. Li scendichi
fuoro Stefano della Colonna, signore de Pelestrina, e Poncello de
missore Orso, signore dello Castiello de Santo Agnilo. Questi se
redussero nello Arucielo e, sonata la campana, fecero adunare lo
puopolo, la moita cavallaria armata e li moiti pedoni.”
Cronica, Anonimo romano (XIV secolo)
c. “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tutto a
seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien,
quasi a un tratto, a restringersi, e a prender corso e figura di fiume,
tra un promotorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte.”
Promessi sposi di Alessandro Manzoni (edizione del 1840)
“A Niccolò Puccini io dedicava la _Veronica Cybo_ in pegno di
antica amicizia, ed ebbi sempre in pensiero intitolare al suo nome
opera di maggiore momento, ch'Egli lo meritava pur troppo; ma mi
mancò il tempo, e forse me ne sarebbe mancato anche lo ingegno.
Di questo mio difetto mi consola ampiamente conoscere come Egli
abbia saputo, troppo meglio che non saprebbero fare opere
d'inchiostro, raccomandare la propria fama ai posteri, dando, se non
unico, radissimo esempio del modo col quale hassi ad amare il
Popolo di vero amore”
La battaglia di Benevento di Francesco D. Guerrazzi (1804-1873)
Variazione diatopica: nello spazio (italiano
vs. dialetti)
a. differenze di pronuncia in città diverse:
es. Emilia Romagna: [li'bret:o]
Lombardia: [li'brεt:o]
b. differenze lessicali
es. Spigola
Liguria: Branzino
Veneto: Varolo
Toscana: Spinola
Lazio: Lupasso
Campania: Bocca bianca
Puglia: Ragnetta o Spinotta
Sardegna: Arranassa
ecc.
Opinione comune:
Il dialetto è una varietà della lingua nazionale poco
diffusa (cioè diffusa a livello locale), con una modesta
tradizione scritta, con una ‘grammatica’ poco
sviluppata, utilizzata da pochi parlanti (soprattutto
anziani) e in poche circostanze. Il dialetto si configura
dunque come una lingua quasi parassitaria rispetto
alla lingua nazionale.
ALCUNI CRITERI PER DISTINGUERE TRA LINGUA E DIALETTO
a) X è un dialetto di Y se X deriva dalla stessa lingua da cui deriva Y
Obiezione: ma questo è vero anche per italiano e francese, derivate
entrambe dal latino
b) X è un dialetto di Y se i parlanti di X e Y si comprendono reciprocamente
Obiezione: ma questo è vero anche per italiano e francese: è più facile
comprendere una persona che parla francese di una che parla ‘dialetto
napoletano’
c) X è un dialetto di Y se X e Y condividono almeno l’80% del loro lessico
Obiezione: ma questo è vero anche per tutte le lingue ‘sorelle’, cioè
derivate dalla medesima lingua madre (es. italiano, francese, spagnolo…)
Es. it. albero
sp. arbol
fr. arbre
d) X è un dialetto di Y se X e Y condividono una buona percentuale della
struttura
Obiezione: come al punto c)
DIFFERENZA TRA LINGUA E DIALETTO
Se la differenza tra lingua e dialetto non è giustificabile in termini puramente
linguistici (cioè non ha nulla a che vedere con la struttura), allora essa va cercata
altrove (cioè all’esterno del sistema-lingua):
- sul piano sociale: le lingue hanno un riconoscimento sociale che il dialetto non ha
- sul piano funzionale: le lingue hanno un ambito di uso più ampio di quello dei
dialetti
- sul piano politico: le lingue hanno uno statuto ufficiale (e una conseguente
legislazione di riferimento) che i dialetti non hanno. Le lingue sono state 'create' per
consentire scambi economici e culturali tra gruppi sociali geograficamente distanziati
e come strumento imprescindibile per l'assetto amministrativo degli Stati nazionali
costituitisi nell'età moderna.
Lingua e dialetto hanno funzioni ugualmente importanti, ma complementari: vengono
usati in situazioni diverse e con interlocutori diversi. Le lingue nascono innanzitutto
per la comunicazione scritta e formale (es. per la stesura delle leggi) e per l'uso in
contesti 'formali' (es. scuola).
Una lingua è un dialetto con un esercito ed una marina
Variazione diastratica: in base alla
caratterizzazione sociale dei parlanti
Variabili:
- livello di istruzione
- occupazione
- estrazione sociale
- età
- sesso
- appartenenza a gruppi sociali specifici
- modelli culturali e comportamentali di riferimento
ecc.
Es.
siccome vs. siccome che
a me piace / mi piace vs. a me mi piace
niente: ['njente] vs. ['<ente]
Italia [i'talja] vs. [i'taYa]
ecc.
Italiano popolare: varietà sociale (bassa) per eccellenza
dell'italiano. "Insieme di usi frequentemente ricorrenti nel
parlare e (quando sia il caso) nello scrivere di persone non
istruite e che per lo più nella vita quotidiana usano il dialetto,
caratterizzati da numerose devianze rispetto a quanto previsto
dall'italiano standard normativo" (G. Berruto (1993), Varietà
diamesiche, diastratiche, diafasiche, in A. A. Sobrero (a cura
di), Introduzione all'italiano contemporaneo. Vol. 2: La
variazione e gli usi, p. 58)
vs.
Italiano colto: impiegato da parlanti di livello socio-culturale
medio-alto e alto.