Confindustria si schiera per il Sì sul referendum costituzionale,Ilva. Il
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Confindustria si schiera per il Sì sul referendum costituzionale,Ilva. Il
Operazione “Fiumicello” dei Carabinieri. 16 arresti per traffico e spaccio di droga Alle prime ore di questa mattina , i Carabinieri della Compagnia di Castellaneta (Ta) a seguito di un’indagine condotta dalla Stazione di Marina di Ginosa (Ta), venendo coadiuvati nella fase esecutiva dai militari del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Taranto e delle Compagnie Carabinieri di Taranto, Manduria, Massafra e Martina Franca, avvalendosi del supporto di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari Palese e di unità cinofile antidroga ed antiesplosivo del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno, hanno dato esecuzione, in provincia di Taranto (comuni di Laterza e Ginosa e frazione di Ginosa Marina), nonché ad Altamura (Ba) e San Pietro Vernotico (Br), a 17 provvedimenti cautelari (10 in carcere e 7 agli arresti domiciliari) emessi dal GIP del Tribunale di Taranto, dr. Pompeo Carriere, su richiesta della Procura della Repubblica di Taranto nei confronti di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, a carico di alcuni con l’aggravante del concorso di tre o più persone nel reato e della cessione a minorenni. I soggetti operavano in tre distinti settori come “gruppi” con centri operativi rispettivamente a Laterza, Ginosa ed a Ginosa Marina, località balneare di Ginosa, nonché a Castellaneta. L’indagine è stata avviata nel secondo trimestre del 2014, allorquando i Carabinieri di Marina di Ginosa arrestavano in flagranza un ragazzo del posto sorpreso a cedere una piccola quantità di hashish. All’interno dell’abitazione dell’arrestato, i militari rinvenivano e sequestravano 25 dosi della predetta sostanza e vari strumenti usati per il confezionamento. I Carabinieri decisero di approfondire la situazione e d’intesa con la Procura avviarono una sorveglianza continua attraverso intercettazioni ambientali e quindi telefoniche, allargandole a persone a lui vicine, che consentirono di risalire progressivamente ai soggetti ed ai tre “gruppi” sgominati nell’odierna operazione, tutti giovani con un’età media di 23 anni. nella foto Nicola Carenza A Laterza è risultato operante un “gruppo” composto da un 26enne del luogo, pluripregiudicato con precedenti anche per stupefacenti, che al momento è attivamente ricercato, nonché dal 23enne Nicola Carenza di Laterza, pregiudicato, disoccupato, , colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere, sovraordinati e collaborati da quattro concittadini: il 23enne Giuseppe Cirielli, anch’egli pregiudicato e disoccupato, destinatario di ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari; il 20enne disoccupato Alessio Acito, colpito da ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari; il 21enne pregiudicato e disoccupato Roberto De Biasi sottoposto ad ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari ed il 26enne Giovanni Sorino, disoccupato , anch’egli sottoposto ad ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. nella foto Davide Giannini Nel corso delle indagini, è emerso che il “gruppo di Laterza”, oltre ad operare nel proprio territorio, riforniva di stupefacenti anche la vicina Ginosa. In particolare, per l’abitato di Ginosa, si è scoperto un gruppo autonomo, il “gruppo di Ginosa”, appunto, dedito allo spaccio di droghe “leggere”, nell’ambito del quale una posizione di rilievo viene attribuita a Davide Giannini, 22enne ginosino, disoccupato e pregiudicato. Del gruppo ginosino fanno parte anche Rosario Madio, 20enne ginosino disoccupato, Michele Daffredo, pregiudicato 24enne, apprendista del luogo,il 22enne Pierluigi Donno, bracciante agricolo. Non accusato di concorso con gli altri del gruppo ginosino, Rosario Luisi, 23enne ginosino, disoccupato, pregiudicato, colpito da ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. nella foto Giuseppe Renna Un terzo sodalizio è quello del “gruppo di Marina di Ginosa” il cui personaggio maggiormente rappresentativo è Giuseppe Renna, pluripregiudicato, disoccupato, residente a Marina di Ginosa, 38enne, che dapprima si riforniva dal “gruppo di Laterza” e poi si è rivolto a Nicola Schiavarelli, un 51enne diAltamura (BA) , disoccupato, pluripregiudicato attinto da ordinanza di custodia cautelare in carcere, che lo riforniva di cocaina, che a sua volta il Renna riceveva da suoi collaboratori fra cui il ragazzo arrestato in flagranza il 13 maggio 2014, soggetto a carico del quale partivano le attività che hanno condotto all’indagine. Fra i collaboratori del Renna, un pregiudicato 26enne, disoccupato, Mirko Susca , residente a Ginosa, anch’egli tratto in arresto nell’odierna operazione. Arrestato anche Valerio Catapano, 24enne ginosino, apprendista pregiudicato, accusato di spaccio di cocaina, hashish e marijuana. Fra i “ragazzi” su Ginosa del Renna anche l’odierno arrestato Giuseppe Palmisano, 32enne di Marina di Ginosa, celibe, disoccupato. Operativo a Marina di Ginosa nello spaccio di cocaina e hashish in concorso con Renna, Susca e Palmisano, anche Giovanni De Luca un 25enne di Marina di Ginosa, disoccupato, attinto da ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Nell’indagine è dunque apparsa più organizzata la posizione degli spacciatori di Laterza i quali oltre a gestire, con l’ausilio di una fitta rete di collaboratori, una fiorente attività di spaccio nel comune di Laterza, approvvigionandosi da Taranto Vecchia o da Matera da soggetti non identificati, riuscivano ad imporsi quale punto preferenziale per l’approvvigionamento anche del vicino paese di Ginosa. Le indagini, che non si sono limitate all’ascolto dei telefoni intercettati, sono state complesse e meticolose come dimostrano i riscontri acquisiti dai militari che, per lunghi periodi, hanno pedinato gli indagati nei luoghi da loro frequentati (bar, circoli, scuole e discoteche) ricostruendone i movimenti, risalendo alle zone di spaccio ed individuando tre canali di rifornimento dello stupefacente da far giungere a Laterza, ovvero uno da Taranto vecchia da cui si riforniva il gruppo ginosino, uno da Altamura da cui si riforniva il gruppo di Marina di Ginosa e l’altro da Matera da cui si riforniva il gruppo di Laterza. I Carabinieri, nel corso delle indagini, protrattesi fino ad ottobre 2014, hanno effettuato numerosissimi riscontri, arrestando 7 persone in flagranza, individuando una cinquantina di assuntori, alcuni dei quali hanno collaborato, accusando i pusher. Nell’ambito del procedimento, oltre ai 17 destinatari di misure cautelari, risultano altre 28 persone indagate. Nell’ordinanza il G.I.P. ha evidenziato che la cessione degli stupefacenti, risultati di diverso tipo (hashish, marijuana, cocaina ed eroina), come accertato dagli inquirenti, anche in occasione di numerosi “riscontri” consistenti in frequenti sequestri anche a carico di consumatori, è avvenuta anche a minorenni. Nel corso delle attività investigative, è emersa l’attitudine di alcuni appartenenti ai gruppi di farsi supportare da amici e parenti per eludere i controlli dei Carabinieri, la cui presenza ed operatività sul territorio veniva evidenziata da telefonate ed sms anche in linguaggio convenzionale, come “sta piovendo”, per significare che non conviene uscire con lo stupefacente addosso perché sono in atto controlli per strada; analogamente veniva acclarata la disponibilità incondizionata dei pusher, in grado di soddisfare le esigenze dei clienti anche in piena notte, allorquando venivano chiamati o contattati via sms. Il che non esclude energiche minacce a carico di quei clienti che, riforniti a credito, si attardavano a pagare, con espressioni eloquenti e propositi bellicosi come quando si ipotizzava di sottrarre l’autovettura ad un cliente ritardatario. Così come per sms o messaggi in whatsapp molto succinti si convocavano fra loro gli appartenenti al gruppo: “giù alla cantina” è un’espressione con cui si esprimevano per vedersi in una cantina utilizzata come luogo di custodia, confezionamento e spaccio. Minacce in spiaggia ad un imprenditore, aggressione ad un deputato, atti vandalici sull'auto di un giornalista. Ma esiste ancora la Legge a Taranto ? di Antonello de Gennaro Un imprenditore tarantino, Roberto Cossu ha reso noto questa mattina sul social network Facebook attraverso il vice responsabile dei Conservatori e Riformisti di Taranto, Pasquale Fallone una vicenda inquietante, che dovrebbe essere assolutamente approfondita dalla Magistratura e dalla Forze dell’ Ordine di Taranto. Ecco il racconto: “Qualcuno tipo Tony Cannone mi conosce ..…Ieri sabato mattina mentre ero in spiaggia con i miei bambini sono stato avvicinato da uno dei leader dei Liberi e Pensanti perché addirittura mi aveva sentito il giorno prima parlare per strada con un mio amico nel dare dei giudizi critici verso di loro, in pratica mi hanno seguito e il giorno dopo avvicinato in spiaggia , hanno cominciato ad inveire e spintonare , se non avessi avuto sangue freddo e qualche bagnante che è intervenuto in mia difesa non so cm sarebbe andata a finire, in pratica signori, noi non possiamo più parlare x strada e democraticamente esprimere dei pareri in libertà . Chi mi conosce sa le lotte che porto avanti da tempo come professionista e imprenditore a tutela di chi subisce ingiustizie e vessazioni da Banche e burocrazia , ma ho sempre avuto un contegno ed un rispetto massimo per le istituzioni e per le persone ….. Tutto questo che sta accadendo è inaccettabile …… Quello che ho subito ieri non lo accetto e non lo accetterò mai e questo è un motivo valido perché tutta la parte sana della città fatta di gente realmente per bene , che ha sempre lavorato restando nell’ ombra , che ha sempre speso la propria esistenza per conservare e sviluppare l’ economia e i posti di lavoro di questa città abbiano uno slancio di orgoglio e realmente tutti insieme possano occuparsi della rinascita di questo territorio con progetti e impegni validi fatti di contenuti , ognuno per le proprie competenze e ognuno con il proprio entusiasmo raccolti e accomunati da uno spirito di servizio di carattere eccezionale…. Dobbiamo difendere le nostre aziende, il nostro territorio e la nostra economia anche da questi che sono sciacalli dell’ ultima ora in nome di una vera e propria campagna strumentalizza trice di malattie e presunti abusi le cui origini sono complessa e risalgano alla notte dei tempi….. Ripeto non accetto questo Clima fatto di odio e violenza che addirittura diventa giustificabile perché ci sarebbero stati in passato decessi per tumori…. Sarà e dovrà essere la giustizia a determinare le responsabilità, ognuno di noi deve restare al suo posto come in ogni società civile e’ giusto che sia , se invece le cose stanno diversamente , nessuno di noi si sottrarrà alla lotta ma noi la continueremo a fare con i mezzi che abbiamo sempre utilizzato ma con un valore Aggiunto, un unione trasversale di tutte le forze sane della città …., io sono disponibile a dare il mio contributo per la città , senza protagonismi e personalismi , senza ambizioni politiche….. Io ci sono ….. Modestamente ” . Roberto Cossu, Imprenditore. nella foto l’on. Michele Pelillo (Pd) aggredito dai manifestanti Inutile dire che è vergognoso che si ripetano ancora fatti di questo genere, dopo che degli esponenti di questo movimento dei Cittadini Liberi e Pensanti (ormai contigui a Taranto al Movimento 5 Stelle) hanno minacciato anche noi sui social network (e telefonicamente) , dopo che “ignoti”…hanno vandalizzato per ben 4 volte in un anno (persino con l’acido) l’autovettura in uso al nostro giornale, e dopo che hanno cercato di aggredire venerdì nei pressi della Prefettura l’ On. Michele Pelillo del Pd a cui va tutta la nostra più ampia e totale solidarietà, cos’altro dobbiamo aspettarci dall’anarchia ed illegalità regnante in questa città ? Non abbiamo sentito, visto, letto alcuna solidarietà (salvo alcune eccezioni a titolo personale) dopo tali avvenimenti, e ci chiediamo: è questa la Taranto civile che vuole riemergere dal fango in cui vive ? E’ questa la Taranto civile i cui imprenditori si lamentano dell’economia locale , che vive nel 90% dei casi di commesse e lavoro pubblico, cioè grazie ai soldi dello Stato ? E’ questa la Taranto civile e “sicura”…. raccontata dal Questore Schimerra ? A me (e non sono il solo…) questa sembra in realtà la città del “ce me ne futt a mè” (trad. “a me non importa nulla!“), la città dell’impunità, dove tutto è permesso ! Riteniamo a questo punto che la Procura della Repubblica, la Prefettura, la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza presenti a Taranto debbano intervenire immediatamente per garantire la tutela per le persone e la libertà di espressione ed opinione garantite costituzionalmente. I tempi dei picchiatori e dei terroristi è finito da un pezzo, ma forse qualcuno a Taranto ne ha nostalgia. Guidare le imprese nei processi di trasformazione digitale La Business School del Sole 24 Ore ha siglato un accordo di collaborazione con Politecnico di Bari e Confindustria Bari e BAT per dar vita a Bari al 1° “Master in Innovazione & Digital Transformation“, un percorso di alta formazione per guidare e sostenere manager, imprenditori e professionisti nel percorso di trasformazione verso un’impresa innovativa. L’avvento delle tecnologie nei processi aziendali determina il ripensamento dei modelli di business in chiave digitale oltre che una rivalutazione del posizionamento dell’azienda sul mercato. Per questo motivo il digitale è una dimensione dell’innovazione che deve entrare nelle pratiche normali di tutte le imprese. Per far fronte a questo nuovo scenario digitale il Politecnico di Bari, la Business School del Sole 24 Ore e Confindustria Bari e Barletta-Andria-Trani hanno stretto un accordo di collaborazione con l’obiettivo di realizzare corsi di alta formazione per guidare e sostenere manager, imprenditori e professionisti nel percorso di trasformazione verso un’impresa innovativa. L’accordo vede dar vita alla prima edizione del “Master in Innovazione & Digital Transformation”, che prenderà il via a Bari, a partire dal 18 novembre 2016, grazie all’integrazione delle competenze tecnico-scientifiche del Politecnico di Bari con la visione e conoscenza del contesto imprenditoriale che da sempre contraddistinguono la Business School del Sole 24 Ore e Confindustria Bari e BAT e con il supporto come partner tecnico locale della scuola di formazione Spegea. Il Master in Innovazione & Digital Transformation, rivolto a Consulenti operanti in progetti di innovazione e tecnologie digitali, Marketing manager, Chief Operating Officer e Chief Information Officer, spiegherà come applicare le tecnologie digitali ai processi e ai modelli di business per spiegare come migliorare le performance e creare vero valore per il cliente. Durante il percorso formativo i manager e professionisti potranno definire e misurare l’entità dell’impatto della digital transformation sul business aziendale, imparare a generare customer engagement, individuare le skill digitali, migliorare le performance e i processi decisionali basati sull’analisi dei big data. Diviso in tre moduli – Digital strategy e innovazione, Digital strategy e impatto sul business, Digital Technologies e soluzioni per la Digital Transformation , il Master è a numero chiuso e frequenza obbligatoria, si sviluppa in 9 weekend non consecutivi pari a oltre 90 ore di formazione, a partire dal 18 novembre 2016, il venerdì dalle ore 14,15 alle ore 18,00 e sabato alle ore 9:15 alle ore 17:00. Una bella storia ospedaliera al S. Annunziata di Taranto Lei è un medico anestesista rianimatore di appena 33 anni , cioè una di quelle persone da cui in sala chirurgica dipende la nostra vita, ed è stata appena trasferita in un altro ospedale, lasciando il S. Annunziata di Taranto. Ha scritto questo bel messaggio su Facebook, che vi proponiamo di seguito: “Il cambiamento spaventa sempre perché costringe ad abbandonare il noto per l’ignoto, e fa soffrire, perché quel che si lascia è una parte di noi. Oggi ho ripercorso nei gesti quotidiani tutto ciò che ho fatto ogni giorno per più di un anno nell’Ospedale SS Annunziata di Taranto, ho parcheggiato, ho timbrato, mi sono messa la divisa, ho ascoltato le consegne della notte dei pazienti della rianimazione dai miei colleghi, ho riso e scherzato con loro come si fa sempre per sdrammatizzare nel nostro lavoro, ho fatto le urgenze dividendole con il mio collega, ho fatto ciò che si fa ogni giorno nel mio lavoro e in qualunque posto, ma con una differenza: che quello che stavo facendo oggi era l’ultima volta che lo facevo in quel posto e con quelle persone. E se solitamente si aspetta l’ora del cambio, oggi ho sperato non arrivasse mai ! Lasciare Taranto è lasciare un pezzo della mia vita, il mio primo incarico con tutte le sue ansie e paure e con tutte le soddisfazioni ricevute, ma spt con tutte le fantastiche persone che ho avuto la fortuna di conoscere in questo ospedale e con cui ho lavorato ogni giorno , dai colleghi agli infermieri di tutte le sale e della rianimazione, agli ausiliari e tutto il personale, tutti voi avete contribuito a rendere speciale questo breve ma intenso percorso della mia vita, mi avete fatto crescere e mi avete coccolata, mi avete aiutata a vivere con serenità urgenze ed emergenze e non c’è stato giorno in cui non abbia timbrato il badge felice di lavorare! A tutti voi grazie! Oggi vado via e inizio un nuovo viaggio ma con la certezza di essere più ricca dentro perché con me porterò ognuno di voi e tutta l’esperienza meravigliosa di Taranto! A tutti, a quelli che sono riuscita a salutare e a quelli che ho salutato già più volte, a quelli lontani, a quelli che non sono riuscita a incontrare e a quelli che ho incontrato ma non ho avuto il coraggio di salutare x non piangere, a quelli che hanno condiviso con me gioie e dolori di questo anno, a quelli che riuscirò a taggare e a quelli che non troverò, a tutti voi il mio più grande abbraccio col cuore ❤️ Mi mancherete” Ecco, cari lettori, questi sono i medici di cui può andare fiera la sanità pubblica, che spesso è migliore di quella privata ! Scoperto business delle truffe milionarie sui ricoveri a Taranto. Sotto inchiesta le cliniche Il caso più vergognoso è quello in cui l’ASL Taranto ha chiesto ad una clinica privata, la Casa di Cura San Camillo convenzionata con il sistema sanitario pubblico, la restituzione di 13 milioni di euro per un ragione molto chiara per gli ispettori sanitari: la San Camillo avrebbe chiesto il rimborso per delle prestazioni, nel caso specifico ricoveri, differenti da quelli erogati in realtà. La stessa analoga situazione è accaduta sempre con un’altra clinica di Taranto, la Casa di Cura Bernardini, che a sua volta ha ricevuto l’ingiunzione dall’ASL Taranto di restituire poco più di un milione 300mila euro per l “‘inappropriatezza” (cioè illegittimità) di ben 414 ricoveri. I giudici della seconda sezione del Tar di Lecce nel caso della Casa di Cura Bernardini, hanno respinto il ricorso della clinica, legittimando conseguentemente provvedimento della Regione Puglia, e l’ ASL Taranto ha trasmesso tutte carte delle ispezioni effettuate e delle contestazioni, ai magistrati della Procura di Taranto, i quali adesso dovranno decidere se la richiesta di rimborso per prestazioni diverse da quelle effettuate configuri anche reati penali. Molto probabilmente se le ipotesi amministrative degli ispettori sanitari, dovessero trovare riscontro nelle prossime indagini di polizia giudiziario, il reato perseguibile dovrebbe essere quello di “truffa”. I casi emersi delle due cliniche private di Taranto sono il risultato dei controlli effettuati ed intensificati dalla Regione Puglia sull’appropriatezza dei ricoveri, con verifiche effettuate sul 100 per cento delle cartelle cliniche che rientrano nei parametri indicati dal Ministero. Ogni ASL ha un’ Uvar aziendale, cioè una struttura ispettiva composta da medici che ispezionano le cliniche private per verificare la legittima delle documentazioni e cartelle cliniche, e le relative schede di dimissioni dei pazienti che sono assistiti a spese del Servizio Pubblico Sanitario convenzionato con le cliniche private . Il Tar di Lecce si è pronunciato al momento, come dicevamo, solo su uno dei due contenziosi. La Casa di Cura Bernardini aveva chiesto e ottenuto il rimborso fra il 2009 e il 2013 per 414 ricoveri , ritenuti però inappropriati perché, secondo la ricostruzione dei giudici amministrativi , in quanto erano stati classificati secondo le accuse dell’ ASL Taranto non come di natura medica ma come chirurgici e “quindi remunerati in base alla tariffa assai più elevata” . Una differenza non da poco in quanto il periodo di degenza autorizzato e previsto sarebbe stato meno lungo. Nella sentenza del Tar si legge che controllando le cartelle cliniche, le richieste dei medici di base e le lettere di dimissioni “l’organo di controllo ha rilevato numerose ipotesi di inappropriatezza, accertando di volta in volta che la diagnosi principale era errata e non poteva giustificare l’intervento chirurgico asseritamente eseguito presso la struttura“. Tra i casi contestati dagli ispettori dell’ASL ci sono persino quelli di alcuni pazienti che avrebbero richiesto il ricovero per un solo giorno, quindi non una lungodegenza e tantomeno l’intervento chirurgico ! Confrontando i numeri degli ospedali e di altre strutture accreditate della Regione, l’ ASL Taranto ha verificato e contestato che i dati sui ricoveri chirurgici forniti dalla casa di cura con cui ha avviato il contenzioso risultassero di gran lunga superiori. La casa di cura Bernardini si appresta ad appellarsi al Consiglio di Stato dichiarando per voce di Marcello Bernardini direttore generale e proprietario della clinica che “Tutte le prestazioni sono state eseguite correttamemte, risultano appropriate, sono perfettamente lecite. Ogni cartella clinica era corredata da una prescrizione del medico di famiglia e comprendente schede chirugiche ed anestesiologiche comprovante l’intervento chirurgico“. Al momento però le ispezioni dicono il contrario, ed ora spetterà anche alla Procura accertare il tutto. "Grazie a Renzi ed all'intero Governo". Da Stefàno neanche una parola sull'incapacità della politica locale di Antonello de Gennaro Ho incontrato più volte il sindaco Ippazio Stefàno nel suo studio a Palazzo di Città, così come l’ho affrontato duramente in alcune conferenze stampa. Purtroppo un problema ortopedico mi ha bloccato a Roma e non ho potuto quindi partecipare alla conferenza stampa in Prefettura di venerdì alla presenza del presidente del Consiglio Matteo Renzi e di mezzo Governo, a cui era presente con grande faccia tosta anche il più acerrimo contestatore di Renzi, cioè quel Michele Emiliano, governatore della Regione Puglia, che non ha riconosciuto nella sua Giunta a Taranto neanche un assessore regionale. Ho potuto però ascoltare in diretta tramite SKY ( e non il cosiddetto “servizio pubblico”… della RAI) l’intervento del premier Renzi, verso cui, lo confesso, non avevo simpatia, ma devo ammettere che sta facendo giorno dopo giorno da due anni, alla guida del suo Governo più di “qualcosa” per Taranto, per la mia, la nostra città. Ho ascoltato anche l’allucinante discorso del Sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, e a quel punto mi sono cascate le braccia, o meglio mi è venuta la rabbia con me stesso che a causa di una gamba e spalla malandate per uno stupido incidente, non mi è stato possibile poter essere lì ad ascoltare e contestare parola per parola l’intervento a dir poco “ridicolo” di Stefàno. Stefàno ha ricordato impunemente di aver fatto in passato il senatore della repubblica (per la Sinistra Indipendente n.d.a) ma non ha ricordato una sua sola azione concreta per la città di Taranto. Ha ricordato la prossima inaugurazione delle 4 scuole al quartiere Tamburi, che vengono realizzate con i soldi del Governo e non certo dalla Giunta Comunale da lui guidata, specializzata in annunci a vuoto, o auto-elogi appropriandosi del lavoro altrui. Stefàno ha esaltato ridicolmente la concessione alla città dal Ministero della Difesa e la Marina Militare delle strutture sportive militari dell’ Arsenale di via Cugini a Taranto. Ma non ha avuto il coraggio di dire che la sua giunta comunale, per la precisione l’assessorato allo sport retto a fasi altre dai suoi “angioletti” , cioè i gemelli del far nulla, in pratica i due assessori poliziotti Gionatan Scasciamacchia e Francesco Cosa, i quali alla guida a fasi alterne dell’assessorato allo sport, hanno stanziato DUE MILIONI DI EURO per rifare il campo B (quello per gli allenamenti) ed un’anello della tribuna dello Stadio comunale E. Iacovone, che la capienza complessiva di 20 mila spettatori, ma dove da 7 anni, cioè da quando milita in serie D, la domenica al massimo ci vanno in 3 mila. Quindi soldi sprecati ! Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco Stefano di ammettere davanti al Governo, alle Autorità di Polizia presenti che negli otto anni dei suoi due mandati comunali, il Comune di Taranto ha concesso alla “mafia tarantina” in combutta con delle componenti politiche della sua maggioranza, di poter gestire il Circolo Sportivo Comunale “Magna Grecia” senza versare neanche un centesimo di euro alle casse comunali, lasciando un debito milionario ed una struttura semidistrutta? Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco Stefano di ammettere davanti al Governo, alle Autorità di Polizia presenti che negli otto anni dei suoi due mandati comunali, il Comune di Taranto ha elargito ad una società la Mediterraneo srl (famiglia Cassalia) la bellezza di mezzo milione di euro l’anno per un totale in otto anni di 4 milioni di euro , per fare utilizzare la mattina a pochi disabili l’uso di un’impianto che peraltro è di proprietà del Comune ? Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco Stefano di ammettere davanti al Governo, alle Autorità di Polizia presenti che negli otto anni dei suoi due mandati comunali, che la città è invasa dai parcheggiatori abusivi (tutti pregiudicati) che vivono nella piena illegalità taglieggiando giornalmente i cittadini di Taranto ed i turisti che hanno la sventura di passare da Taranto ? Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco Stefano di ammettere davanti al Governo, alle Autorità di Polizia presenti che negli otto anni dei suoi due mandati comunali, il Presidente dell’ Autorità Portuale di Taranto (ora Commissario, si spera ancora per poco ! ) avv. Sergio Prete ha avuto la capacità…a causa della sua “malagestione” di far svuotare il porto inducendo terminalisti ed operatori ad operare in altri porti, come ad esempio Livorno, che ha fatto segnare quest’anno nel traffico container un +17% contro lo 0% diTaranto ? nella foto i soci dello Ionian Shipping Consortium Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco Stefano di elogiare trionfalmente davanti al Governo, che dall’estate 2017 arriveranno nel porto di Taranto, che ha esclusiva storia, tradizione e strutture industriali e non certo per il turismo, in transito delle navi turistiche come se fosse un suo merito o del suo “pupillo” Sergio Prete, quando invece il vero merito è dei privati dello Ionian Shipping Consortium ? Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco Stefano di ammettere davanti al Governo, che ci sono oltre 500 ex dipendenti del Porto che hanno perso il loro posto di lavoro e sopravvive grazie agli ammortizzatori sociali ? Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco Stefano di confutare davanti al Governo, tutte le contestazioni degli ispettori del Ministero dell’ Economia e Finanze sulla gestione finanziaria del Comune di Taranto e delle sue municipalizzate ? O magari di ammettere il fallimento nella nomina dei vertici delle aziende comunali ed in particolare dell’ AMIU Taranto, gestita notoriamente dietro le quinte dal marito (ed annesso fratello) di una sua nipote , “consulenti d’oro” della società comunale, le cui perdite sono costate e costeranno ai contribuenti tarantini milioni e milioni di euro ? Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco Stefano di contestare davanti al Governo, ed in particolare al Ministro Delrio presente, l’isolamento ferroviario di Taranto dalle linee della Freccia Rossa che arrivano da Milano e Roma a Bari ed ora anche a Lecce, tagliando fuori Taranto ? O contestare la decisione del ministero dei trasporti di indicare l’aeroporto di Gorttaglie utile solo per l’industria areonautica, per poi utilizzarlo per il loro volo di Stato con cui il Premier e la sua compagine governativa sono atterrati a Taranto ? Ma per avere il coraggio di ammettere la propria pochezza, il proprio “fallimento politico” bisogna avere gli attributi, una dignità, cioè il coraggio di dimettersi, ma il Sindaco Stefàno questo coraggio purtroppo non ce l’ha. Ama troppo la sua poltrona… I tarantini che hanno visto fra giovedì e l’alba di venerdì mattina il centro della città pulito e disinfettato a nuovo, pieno di vigili urbani, poliziotti e carabinieri, si sono chiesti sui socialnetwork: ma perchè questa città deve aspettare che arrivi un premier o un ministro per essere pulita ed ordinata, con forze dell’ordine dappertutto a garanzia della legalità e tranquillità dei cittadini ? Come si vuole attrarre il turismo senza igiene, controllo della legalità, ordine pubblico. Quel “grazie, grazie, grazie”….. caro Sindaco ne siamo assolutamente sicuri glielo diranno, ironicamente ed a modo loro, i cittadini di Taranto, e lo rivolgeranno non solo a lei ma anche ai ai suoi “compagnucci di merende” , cioè tutti gli assessori e consiglieri comunali che sostengono questa maggioranza, i quali per paura di perdere lo stipendio ed i gettoni di consigliere comunale, non hanno avuto il coraggio di votare la sfiducia all’approvazione del bilancio comunale. Ci penseranno quindi i cittadini, gli elettori di Taranto a mandarvi tutti a casa in occasione delle prossime elezioni amministrative nella primavera 2017, che sono ormai dietro l’angolo . E questo caro Sindaco non è un nostro augurio personale, ma quello di tutta Taranto ! Maxi sequestro di droga sulle coste pugliesi Nella serata di giovedì, un grosso gommone, a poche miglia a largo di Mola di Bari, è incappato nel dispositivo di vigilanza, attuato quotidianamente dalla Guardia di Finanza del Reparto Operativo Aeronavale di Bari, chiamato a contrastare i traffici illeciti via mare diretti in Puglia, in collaborazione con quelle del Gruppo Aeronavale di Taranto specializzato in operazioni a largo raggio nonché Centro di coordinamento locale per l’operazione “Triton” dell’Agenzia Europea Frontex, per contrastare l’immigrazione clandestina e il traffico di droga, fenomeni che, come dimostrano le recenti cronache, sono purtroppo in una fase di recrudescenza. Ad insospettire i finanzieri è stato il comportamento del natante che, proveniente dal largo, puntava sulla costa barese, a velocità sostenuta. Alcune motovedette, pertanto, si sono avvicinate per eseguire un controllo di polizia più accurato ma, per tutta risposta, gli scafisti a bordo del potente gommone, sul quale si iniziava a distinguere il carico di involucri solitamente contenenti la marijuana, aumentavano la velocità nel tentativo di sfuggire ai militari. I finanzieri, quindi si ponevano all’inseguimento del mezzo fuggitivo dal quale gli occupanti, per garantirsi un maggior vantaggio, lanciavano in mare l’ingente carico di droga. I trafficanti, vistasi preclusa ogni possibilità di fuga verso l’alto mare, puntavano alla massima velocità sulla ormai vicinissima costa, toccando terra nei pressi di Cala Corvino, vicino a Monopoli, dileguandosi verso l’entroterra. Il potente gommone veniva abbandonato con la marcia avanti inserita, cominciando così a girare pericolosamente su se stesso. Solo l’abilità dell’equipaggio di una vedetta permetteva di affiancare il mezzo sul quale un finanziere riusciva a saltare e a bloccarne la corsa, mentre dall’altra vedetta alcuni militari fornivano indicazioni alle pattuglie sopraggiunte. Nonostante il buio, le ricerche gli scafisti fuggitivi proseguivano a terra, nei dintorni del punto di sbarco, per alcune ore, ma con esito negativo. Altre ricerche sono tutt’ora in corso a più ampio raggio. In mare venivano recuperati più di 80 colli contenenti, complessivamente oltre 12 quintali di marijuana che, nel caso fosse arrivata sulle piazze di spaccio, avrebbe fruttato all’organizzazione criminale oltre 12 milioni di euro. La droga e il gommone di circa 10 metri di lunghezza e dotato di due potenti motori da 350 cavalli l’uno, sono stati sottoposti a sequestro. L’operazione dell’altra notte è seguita di poco all’arrivo di due velieri con migranti irregolari a bordo, fermati anch’essi nelle acque del basso Salento dalle motovedette delle Fiamme Gialle. Anche questo episodio conferma che le organizzazioni criminose scelgono sempre più spesso la stagione estiva per intensificare i loro traffici illeciti, sfruttando la possibilità di confondersi con l’intenso flusso di diportisti che affollano i mari pugliesi. Da oggi due giorni di ingresso gratuito per cittadini e visitatori al Marta di Taranto di Valentina Taranto Il MarTa è uno dei trenta musei autonomi creati dalla riforma voluta dal Ministro Franceschini ed è guidato da Eva degli Innocenti, direttrice selezionata con il primo bando internazionale chiusosi alla fine del 2015. Ieri come ben noto ai nostri lettori, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, e il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, hanno inaugurato il restauro del secondo piano del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, allestito in un nuovo percorso espositivo con le ricche collezioni della più importante istituzione museale dedicata alla Magna Grecia. Oltre ai reperti più conosciuti, come i celebri “Ori di Taranto”, spiccano alcuni oggetti legati al mondo dello sport e dell’atletismo. Eccezionali, tra gli altri, una coppia di bilancieri in piombo che servivano a stabilizzare l’atleta durante il salto in lungo e uno straordinario disco da lancio in ferro. Numerose le anfore panatenaiche utilizzate come premio per i vincitori degli agoni di Atene, che recano su un lato l’immagine di Atena e sull’altro una scena legata alla disciplina in cui l’atleta ha trionfato. Sorprendente e unica è la Tomba dell’Atleta, databile al 500-480 avanti Cristo: rinvenuta nel 1959, ospitava lo scheletro di un giovane uomo di circa trent’anni con un corredo funebre di quattro anfore panatenaiche, testimonianza di altrettante vittorie dei giochi in onore di Atena. Pregevoli poi le sculture tornate pienamente visibili, come lo Zeus di Ugento e la Kore di Montegranaro. “A Taranto si gioca una sfida – ha dichiarato il Ministro Franceschini – che altre città hanno già affrontato con successo: trasformare la vocazione della città valorizzando il patrimonio culturale per puntare a uno sviluppo economico e sociale attraverso il turismo sostenibile. Per questo la rivoluzione museale ha investito anche le importanti realtà del territorio e non solo le grandi istituzioni presenti nelle principali città d’arte” In occasione della apertura del nuovo allestimento il MarTa sarà aperto gratuitamente nelle giornate di sabato 30 e domenica 31 luglio. Taranto. Il ViceMinistro Bellanova incontra i sindacati: "Disponibili a un confronto costante" nella foto il viceministro Teresa Bellanova “Sono qui per raccogliere la vostra piattaforma e confermare la disponibilità a un confronto costante su tutte le questioni fondamentali su cui stiamo lavorando e su cui siamo impegnati per il futuro di Taranto“. Così il Viceministro dello Sviluppo Economico Teresa Bellanova ha aperto l’incontro con le organizzazioni sindacali sul futuro della città di Taranto, tenuto questa mattina in Prefettura. “Parleremo con i fatti concreti” ha aggiunto Bellanova: “Quello che volete voi, vogliamo noi. A partire dall’Ilva fino all’Arsenale, questione su cui è necessaria un’interlocuzione con il Ministro Pinotti. Dobbiamo gestire una situazione difficilissima. Come Governo ci siamo assunti la responsabilità di un futuro industriale del siderurgico assolutamente e incontrovertibilmente compatibile con l’ambiente e la salute. Il problema non è il numero dei decreti. Se sarà necessario, ne faremo altri“. Ritardi sentenza Scazzi, il Ministero avvia accertamenti nella foto il ritrovamento del corpo di Sarah Scazzi Ancora una volta la vicenda di Avetrana torna a far discutere. Un caso che ha diviso le platee dei salotti televisivi tra innocentisti e colpevolisti. Con testimoni avvocati e periti di parte che impazzavano in tv. Coppi ha preferito come nel suo ben noto “stile” professionale il basso profilo nella giusta convinzione che il processo debba svolgersi in aula o non negli studi televisivi. Adesso però sull’onda della indignazione per la giustizia che sembra essersi dimenticata della sua assistita, dice la sua: “I giudici popolari vengono estratti a sorte e bisogna ragionare sul fatto che prima di entrare in Assise sono stati sottoposti al bombardamento dei processi mediatici dove ci sono addirittura magistrati che dicono la loro e ipotizzano ipotesi di colpevolezza e di innocenza. E questo è gravissimo“. “È passato un anno e non abbiamo ancora notizia delle motivazioni della sentenza di appello, siamo di fronte a una grave lesione dei diritti della difesa” dice il professor Franco Coppi, difensore di Sabrina Misseri, condannata all’ergastolo in secondo grado il 27 luglio del 2015 per la morte della cuginetta Sarah Scazzi, insieme alla madre Cosima, denunciando quello che ritiene “E’ un fatto gravissimo, dopo cinquant’anni di professione ne ho viste di tutti i colori – aggiunge il prof. Coppi – ma non mi era mai capitato di dover aspettare 11 mesi la motivazione di primo grado e adesso avere passato l’anno senza conoscere le motivazioni del secondo grado”. “Ormai ci stiamo avvicinando al sesto anniversario di carcerazione per queste due donne che hanno diritto ad appellarsi alla corte di Cassazione in tempi rapidi, ma qui siamo molto oltre il ragionevole”. Dal caso Misseri al funzionamento della giustizia: “Un mio maestro diceva che l’Italia è la culla del diritto ma che a forza di stare in culla si è addormentata” . Il prof. Coppi ha rivolto quindi un pubblico appello al ministro della Giustizia Andrea Orlando: “Fatti di questo genere meritano attenzione e chiarimenti e dato e non concesso che il sovraccarico di lavoro abbia causato questo ritardo bisogna fare in modo che questo non avvenga più perchè non è accettabile sul piano della civiltà del diritto che un imputato assistito dalla presunzione di non colpevolezza debba aspettare tutto questo tempo per sapere perché è stato condannato“. nella foto il prof. Franco Coppi Quello che rende drammatica la situazione, mette in risalto il professor Coppi, “è che l’attesa avviene con le imputate in carcere, due donne incensurate e accusate di un delitto che la stessa sentenza di primo grado definisce d’impeto e dunque pare improbabile una sua reiterazione. Eppure tutte le nostre istanze per ottenere almeno gli arresti domiciliari sono state respinte. E non dimentichiamo che la Corte di Cassazione ha annullato due volte in due sentenze le misure cautelari adottate (dalla Procura di Taranto n.d.r.) per mancanza di gravi indizi di colpevolezza”. Un processo quello di Avetrana, tormentato da colpi di scena, testimoni sospettati di false dichiarazioni, giudici popolari ricusati, sognatori, terminato nei due primi gradi di giudizi con condanne pesantissime per le due donne: fine pena mai. E 1630 pagine di motivi in primo grado. “Troppe”, sostiene su La Stampa il prof. Franco Coppi, “il giudice che è convinto della colpevolezza dell’imputato e di dover infliggere l’ergastolo dovrebbe avere delle idee così chiare e avere in mente dei punti di riferimento così solidi e così lucidi da non avere bisogno di un’enciclopedia per rappresentare le ragioni del suo convincimento”. Coppi approfitta del caso Misseri per far notare che oggi in Italia il principio del dubbio pro reo “purtroppo non passa nel cuore di chi lo dovrebbe applicare, ed a volte viene il sospetto che nel dubbio si preferisca condannare piuttosto che assolvere“. In tanti si sono stupiti del fatto che il prof. Franco Coppi, un principe indiscusso del Foro, che difende i potenti, abbia deciso di dedicarsi a questa ragazza di Avetrana, accusata di un crimine orrendo, odiata da mezza Italia. Ma lui spiega che si tratta di un caso che lo sta “logorando”, “è il processo che sta occupando la mia coscienza e la mia sensibilità giorno e notte, e l’idea di quella ragazza che sta marcendo in carcere, essendo io sicuro della innocenza, perché il processo la dimostra, come dimostra la colpevolezza del padre che peraltro si è confessato come assassino, è un fatto che mi tormenta e l’unica ragione per cui continuo a fare questo mestiere”. E’ morta Marta Marzotto, indimenticabile regina dei salotti italiani di Valentina Taranto La regina dei salotti italiani Marta Marzotto,85 anni , ricoverata già da qualche giorno alla clinica La Madonnina di Milano è morta. A dare notizia della scomparsa è stata sua nipote, la giornalista Beatrice Borromeo, che ha dato la notizia su Twitter, condividendo una foto della nonna accompagnata dall’ultimo saluto “Ciao nonita mia“. Marta Marzotto non godeva più di ottima salute già da qualche tempo, motivo per cui si era defilata dai riflettori per vivere la malattia in modo discreto, circondata solo dall’affetto di amici e parenti. Poco dopo, il comunicato ufficiale della famiglia: “Se n’è andata stamattina nel sonno dopo una breve malattia. Era serena e circondata dai figli e dai nipoti che negli ultimi mesi sono stati sempre con lei, testimoni dell’allegria, ironia e generosità che l’hanno accompagnata fino all’ultimo momento”. Marta Marzotto era nata il 24 febbraio del 1931 da un casellante delle ferrovie e una mondina, ed ha vissuto la sua infanzia a Mortara, in Lomellina provincia di Pavia, dove ha iniziato a lavorare da giovanissima prima seguendo le orme della mamma, facendo la mondina, poi come apprendista sarta. Fin dai primi anni dell’adolescenza mostrava una passione innata per la moda, tanto che nei primi anni dei ’50 inizia a fare la modella presso la sartoria delle sorelle Aguzzi a Milano. E’ proprio nel mondo della moda che incontrato e conosciuto il Conte Umberto Marzotto, vicentino di Valdagno, comproprietario dell’omonima industria tessile, l’uomo che le cambiò la vita. nella foto i figli di Marta Marzotto in una vecchia foto di famiglia Dopo due anni di fidanzamento Marta si sposò nel dicembre del 1954 con il Conte Marzotto , dal matrimonio nascono cinque figli: Paola, madre di Beatrice e Carlo Borromeo, Annalisa, tragicamente affetta e d uccisa dalla fibrosi cistica alla fine degli anni ’80, Vittorio Emanuele, Maria Diamante e Matteo. L’amore tra Marta e il Conte Umberto come tanti altri finì, e i due decisero di separarsi, ma nonostante l’addio dal marito Marta decise di mantenere il cognome da sposata anche dopo il divorzio. nella Marta Marzotto e Renato Guttuso Marta, musa di Renato Guttuso Negli anni successivi alla rottura del suo matrimonio, Marta incontra alle fine degli anni ’60, conobbe nel salotto dei Marchi a Milano, innamorandosi e diventando la sua musa, il pittore ed artista Renato Guttuso, che l’ha rappresentata in molte delle sue opere. Dopo vent’anni di frequentazione, però, il rapporto tra i due fini con una fine improvvisa. Stilista, disegnatrice e donna libera Durante la sua vita Marta Marzotto oltre a lanciare nel “fashion system” stilisti emergenti semi-sconosciuti come ad esempio Roberto Cavalli, si è affermata come stilista e disegnatrice di gioielli, animando i più ambiti salotti italiani fino agli ultimi anni della sua esistenza. Marta si è sempre autodefinita una donna libera e lo ha dimostrato con ogni scelta che ha fatto: è stata mondina, modella, stilista, scrittrice, musa ispiratrice ma anche mamma e moglie, dividendosi tra arte, moda, vita mondana, amori e famiglia. E’ stata una donna così iconica e apprezzata che sono moltissimi i fan che hanno voluto darle un ultimo addio sui social. Marta Marzotto verrà ricordata per la sua esuberanza, per la vita “da fiaba” e per i caftani lunghi e colorati che l’hanno resa una vera e propria icona di stile. Alla famiglia Marzotto, alla collega Beatrice Borromeo ed all’ amico Matteo Marzotto le più sentite condoglianze dalla direzione del Corriere del Giorno Renzi inaugura il museo archeologico a Taranto. 200 persone protestano contro l' ILVA Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi è a Taranto insieme al ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio ed al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti per inaugurare il MarTa, il Museo archeologico nazionale, ma l’occasione è anche quella per fare il punto della situazione sull’Ilva ed il porto come ha annunciato il premier. Previsto un incontro in Prefettura con il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno ed il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano convocato ieri “last minute” dal sottosegretario De Vincenti. Matteo Renzi è a Taranto per la seconda volta da quando è premier, e la sua presenza è voluta principalmente per due motivazioni. L’inaugurazione del secondo piano del Museo archeologico MarTa, che è sicuramente un passo importante per lo sviluppo del turismo culturale per la città di Taranto, grazie anche all’ attivismo ed operatività manageriale della nuova direttrice del museo, Eva Degl’innocenti che sta interpretando le linee guide tracciate dal ministro dei Beni culturali Franceschini. La seconda motivazione della presenza di Matteo Renzi nel capoluogo jonico è l’incontro in Prefettura per la firma del Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto, un dossier da 850 milioni di euro per tutti gli impegni assunti dal suo Governo. “Il Governo – ha dichiarato il premier Renzi – ha assunto dei precisi impegni, non parole al vento, per il Sud ed oggi a Taranto viene per mantenerli. Il Contratto di sviluppo che firmiamo con la città vale 850 milioni di euro: impegni puntuali, verificabili, tracciabili, tempi certi, gestiti con la massima trasparenza“. “Investimenti non solo Taranto, ma in tutto il Sud” – aggiunge Renzi – “è la prima sfida politica, sociale e culturale per il nostro Paese. È finita la stagione dei soldi a pioggia che non creano sviluppo: abbiamo accelerato sui Fondi europei e nel 2015 il Mezzogiorno, come ci dice lo Svimez, ha superato il Centronord nel Pil; ora andiamo avanti, al Mezzogiorno servono più investimenti e una politica che faccia bene il suo lavoro”. Renzi ha visitato il secondo piano del museo MarTa che annovera fra i suoi “tesori” la Tomba dell’Atleta, un sarcofago che contiene i resti di un atleta che partecipò alle Olimpiadi dell’Antica Grecia e diversi reperti dell’era ellenica e pre-ellenica. “L’intervento sulla cultura – ha detto il Presidente del Consiglio – è un momento chiave per il futuro del nostro Paese ed anche per questa città. Taranto parte da qui, riparte da qui. I 57.000 visitatori in più dal 2015 per il Marta è un ottimo risultato, ma non bastano. Questo Museo ha diritto ad essere visitato da tutti, e diventare patrimonio della cultura mondiale“ Il premier nel suo intervento all’inaugurazione del MarTa ha detto che “investire in cultura non è uno sfizio, è l’elemento chiave di svolta del nostro Paese in un momento storico in cui si uccidono i sacerdoti. Troppo spesso la politica a Taranto ha pagato con assegni a vuoto, noi siamo qui per dire che è finita la stagione degli assegni a vuoto. La mia è tutt’altro che una passerella, noi siamo qui per verificare i risultati concreti e cosa manca“, ed aggiunto ” Oggi è un passo avanti. Il prossimo saranno più risorse perché questo museo possa avere vita forte, presenza reale. Consideriamo il MarTa l’occasione per provare a dare alla città non solo la bellezza della propria propria storia, ma anche la bellezza del proprio futuro“. l’atterraggio a Grottaglie dell’ aereo della Presidenza del Consiglio che ha portato Renzi a Taranto Sulla contestazione ricevuta da uno sparuto gruppo che lo aspettava fuori al MarTa, Renzi ha detto “L’attenzione su Ilva deve esser molto chiara – ha detto il premier nel suo discorso al MarTa – noi abbiamo a cuore la salute dei cittadini, la politica per anni non ha fatto il suo lavoro e noi stiamo facendo gli straordinari per recuperare, ma ci vuole uno sforzo collettivo. Io mi prendo gli insulti, non ho paura, ma mi sta a cuore che Taranto tenga insieme il sacrosanto diritto alla salute con il sacrosanto diritto al lavoro” aggiungendo “la mia è tutt’altro che una passerella, noi siamo qui per verificare i risultati concreti e cosa manca“. Il premier Renzi ha assicurato una prossima sua visita a Taranto “da qui a 12 mesi, prima dell’estate prossima, direi a giugno del 2017 per verificare lo stato della situazione. Ai cittadini assicuro che andremo avanti con determinazione, lo dobbiamo anche alle famiglie di chi oggi non c’è più e che oggi contestano“ Tensione davanti alla Prefettura anche all’arrivo dell’on. Michele Pelillo (PD) dove è dovuto intervenire il reparto mobile della Polizia che presidiava il Palazzo di Governo, per tutelare il deputato e salvarlo da una folla di scalmanati. Incredibile come a Taranto accadano ancora queste cose, senza alcuna prevenzione e tutela per i parlamentari da parte della Digos. E non è la prima volta…. La presenza di Renzi nel capoluogo jonico è stata infatti l’occasione per la solita inutile strumentale contestazione da parte di un gruppo di circa duecento manifestanti radunatisi in piazza Garibaldi che hanno cercato vanamente di forzare il posto di blocco delle forze dell’ordine, aizzati da persone ben note per i loro precedenti, e che quindi non costituiscono alcuna novità o sorpresa degna di informazione. Si tratta di movimenti con ambizioni elettorali in vista delle prossime elezioni amministrative del 2017 a Taranto, quando si voterà per il rinnovo del consiglio comunale. Pokemon go, un pericolo, una minaccia, o solo un’altra figuraccia? di Paolo Campanelli È cominciato piano, come un pesce d’aprile del 2014, ha preso velocità, e in meno di un mese è diventata la più riuscita applicazione per smartphone del periodo, con sommo gaudio di Nintendo e soprattutto degli altri studi legati alla grande casa nipponica. Istantaneo, di facile comprensione e dai risultati visibili immediatamente, gratuito e le cui microtransazioni sono realmente una aggiunta e non un metodo subdolo di far pagare per i contenuti, piaga del genere. Poi, com’è giusto che sia, la gente ha cominciato a darci contro. Primi, i “cacciatori di Tuberi”, gente il cui personale universo gira intorno all’estimazione degli esemplari femminili di essere umano, e che, con forse l’eccezione di guardare una partita di calcio, ritengono sia impossibile trovare il tempo per fare altro. Poi i Tuttologi, gente che benchè priva di qualsiasi studio o addestramento professionale, ritiene che la propria opinione su un qualsiasi fatto sia di pari, se non superiore, valore che di quella di un professionista pluririconosciuto, e i “Maturi”, che sono troppo impegnati con l’avere una vita complessa nel tentativo di risolvere i problemi del mondo pur non avendo i mezzi necessari, la possibilità di ottenerne, o il carisma necessario a distinguerli da una mela appesa all’albero. Poi, grande piaga dell’uomo moderno, è arrivata la disinformazione via web. Un ritrovamento casuale di un cadavere in USA da un giocatore, un incidente causato da una persona che usava il telefono alla guida avendo l’applicazione su di esso (ma i tabulati telefonici lo incastrano, stava parlando con l’amante, e la chiamata blocca altre applicazioni come Pokèmon Go), adulti che parlavano con bambini vedendo giocatori, rendendosi conto solo dopo che allontanarsi con un bambino a cui non si collegati in alcun modo conta come rapimento, un bambino allontanatosi dai parenti che non si sono resi conto che il piccolo aveva a disposizione un telefono per essere ritrovato… fatti veri che nelle mani di cantastorie nascosti dietro uno schermo a caccia dei click si trasformano in morti, feriti, rapimenti, e chi più ne ha più ne metta. L’unica persona investita in mezzo alla strada mentre giocava è stata una madre incinta, che vendendo il proprio semaforo verde, non poteva prevedere di essere investita al centro del gruppo di amici con cui si trovava, più volte, da un minivan. Poi, con un ritardo necessario a far partire tutte le infrastrutture, il gioco è stato lanciato in Italia, riportando gente di tutte le età indietro di 15-e-passa anni. E la disinformazione via web italiana è tra le più “rinomate” del mondo, arrivando persino sulle testate cartacee. Tempo 17 ore, già 9 persone erano date per morte, 12 disperse, e un fantomatico professore austriaco il cui nome si traduce come “figlio di donna di malaffare” aveva previsto un incremento negli attacchi terroristici a causa del successo del roditore elettrico e dei suoi compari. Benché, di problemi in Italia, a più di due settimane dal rilascio del gioco, si possano contare unicamente un caso di effrazione in locazione militare, e un incidente stradale (non comprovato, il telefono in questione è sotto sequestro e gli agenti addetti si rifiutano di rilasciare alcun commento), e uno spavento a Palazzo Chigi, i cui politici, vedendo un enorme gruppo di persone riunitesi per giocare insieme per le vie della capitale, avevano temuto rivoluzione. Spuntano qua e là storie di come avere tanta gente a passeggiare a orari e in luoghi strani abbia mandato all’aria i piani di un truffatore, uno scippatore o un ladro di motorini, ma si sa, le informazioni piccole non fanno tanto scalpore come morti, menomazioni e grandi danni, soprattutto se la gente non approfondisce. Tuttavia, il Codacons, allertato dalla travolgente presa del gioco, ha ritenuto di dover intervenire. Grazie ad un importante studio di luminari del settore, l’ associazione di consumatori ha dimostrato di non aver paura di andare contro il successo, e, ritenendo l’applicazione un pericolo stradale, na ha richiesto il blocco totale su tutto il territorio. Tralasciando che l’uso di cellulari di ogni tipo alla guida è già completamente vietato, molte persone si sono attivate per vedere i citato studio, o anche solo di sapere chi siano gli studiosi che lo hanno pubblicato, dato lo specialistico campo non ancora del tutto riconosciuto di sociologia telecomunicativa. Tutti i tentativi si sono scontrati contro un muro di “non siamo tenuti a divulgare” e “non avete l’autorità per richiedere prove”. Indispettiti da tale atto, molti consumatori dell’applicazione (tra cui vari professori delle università italiane più importanti) hanno cominciato ad utilizzare l’hastag #mapossogiocarea, bombardando la pagina Twitter dell’associazione con domande su Monopoli, trottole, videogiochi più o meno famosi, e persino reality televisivi. Dopo essersi ripresi dallo spavento del corteo di allenatori di Pokèmon, politici di ogni schieramento hanno pensato bene di dimostrare quanto “giovani” e “vicini al popolo” fossero: con la Lega nord distanziandosi dai mostriciattoli giapponesi (ma mettendosi al centro del mirino per battute di spirito), Grillo lanciando sfuriate contro coloro che perdono tempo a giocare anziché ad agire e Mattarella paragonandolo al concetto più intrinseco e filosofico di assurdità , dimostrando ancora una volta che l’Italia non crede nel digitale, mentre all’estero già si usa il gioco a fini politici. Un discorso a parte meritano le teorie di complotto, fra le più esaltanti dai tempi de “stacca la spina del computer che gli hacker passano da li e ti rubano la ram”. La prima e più importante, è che distrae la masse e i “poteri forti” possono fare quello che vogliono. Demolito dal fatto che la distrazione di massa è molto più complicata, e nel caso avessero ragione, in Italia il calcio esiste da più di trent’anni. Altri trovano strano come la Nintendo, che non navigava in buone acque (ma nemmeno tanto cattive) si sia improvvisamente risollevata economicamente all’uscita dell’applicazione. È evidente che questi individui non conoscano il funzionamento dei Titoli di Borsa. Quella più fondata, dato che la piattaforma di Pokèmon go e Ingress (la versione originaria e meno famosa del gioco) si basano su infrastrutture di Google, parte dalle condizioni d’uso, in cui è necessario accettare una clausola che da al colosso digitale accesso a dati raccolti tramite la geo-localizzazione. Tradotto in linguaggio comune, a quante persone si muovono verso quali luoghi su una mappa, tipo di informazione alla base del turismo. I complottisti sono partiti in quarta, tirando in ballo a CIA e il concetto orwelliano del “grande fratello”. Si potrebbe fare un discorso enorme sul fatto che non c’è bisogno di seguire le persone su internet, sono loro a chiedere la tua attenzione, ma come per più di 18 anni il professor Oak ha affermato: “C’è un luogo e un momento per ogni cosa, ma non ora“. Per la Corte Europea anche l’Agcom può subire tagli della spesa La Corte di Giustizia europea di Lussemburgo ha stabilito che anche l’ Agcom , l’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è soggetta a misure di contenimento della spesa pubblica. I giudici della Corte hanno rilevato che “se le misure di contenimento della spesa non comportano alcuna riduzione delle funzionalità dell’autorità, e quindi della sua indipendenza“, conseguentemente “non possono essere considerate illegittime alla luce del diritto europeo”. Ad impugnare davanti alla giustizia italiana, la decisione di includerla tra le amministrazioni a cui sarebbero state le “disposizioni di contenimento della spesa in materia di pubblica” era stata la stessa Agcom , che poi si è rivolta europea. Inutilmente. dell’Istat applicate finanza a quella Il Corpo Forestale dello Stato annesso all' Arma dei Carabinieri Come anticipato da tempo dal nostro quotidiano, il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri pomeriggio il decreto che accorpa il Corpo Forestale dello Stato all’ Arma dei Carabinieri. “Si passa da 5 a 4 forze di polizia, i forestali passeranno all’interno dei Carabinieri“, ha dichiarato il premier Renzi. Dall’accorpamento della Guardia forestale “nascerà un comando specifico, nell’Arma dei Carabinieri“, ha spiegato il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. Il nuovo Comando “diventerà una delle realtà più solide in ambito internazionale, con 8 mila unità, per un nuovo percorso di tutela delle politiche forestali”. Inoltre, sottolinea, dal riassetto verrà istituita anche una “direzione specifica all’interno del ministero“. Con l’accorpamento si realizzerà, ha aggiunto, un “presidio territoriale straordinario” andando a coprire, grazie alla capillarità della copertura dell’Arma dei Carabinieri, anche “territori rurali“. Il ministro Martina ha assicurato inoltre che “le professionalità dei forestali saranno salvaguardate”. Inutili le lamentele delle organizzazioni sindacali di Polizia e i Cocer dei Comparti sicurezza e difesa, secondo i quali dall’ accorpamento emergeranno “Lacune e criticità che avranno inevitabili ripercussioni sul personale“. Secondo i sindacati il personale subirà “una ingiustificata ed anacronistica militarizzazione ‘coatta’”: anche per questo “la posizione pressoché unanime del Comparto è quella di contrarietà alla militarizzazione delle funzioni di polizia ambientale e soprattutto del personale, al quale vanno invece garantite le più ampie ed alternative possibilità di scelta nel transito ad altre Forze di polizia del Comparto“. Bari "pigliatutto". Delrio ha deciso: il porto di Brindisi annesso (e controllato) all' Autorità Portuale di Bari nella foto, l’Autorità Portuale di Bari Il Consiglio dei ministri ha approvato questo pomeriggio il decreto per la riorganizzazione dei porti così come deciso dal ministro alle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio (Pd). Contrariamente alle aspettative dei rispettivi consigli comunali Brindisi viene annessa nell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico con Bari, Manfredonia, Barletta e Monopoli, lasciando Taranto abbandonata a se stessa. La legge prevedeva 15 autorità di sistema portuale, riconoscendo in Puglia oltre a quella di Taranto che nella prima prima bozza era l’unica prevista, all’ultimo minuto è uscita fuori…anche quella di Bari . nella foto, l’ Autorità Portuale di Brindisi Tutto deciso proprio mentre a Brindisi nelle ultime ore si litigava con tanto di comunicato stampa del Pd locale sull’annessione con Taranto a o Bari, attaccando la neo-sindaca Carluccio per la sua richiesta al ministro di un’annessione a Taranto nel caso in cui non fosse stata avanzata la moratoria (con 3 anni di sospensione) dalla Regione Puglia, l’unica competente a chiederla in conferenza statoregioni, il ministro democratico insieme ai colleghi approvava la riforma. . Nella riunione con gli operatori locali brindisini interessati la maggior parte dei partecipanti aveva chiesto al sindaco brindisino Carluccio di sostenere l’ipotesi di un accorpamento con Taranto nel caso in cui fosse rigettata la moratoria o la proposta di un’Autorità di sistema unica per tutta la Puglia. nella foto, l’ Autorità Portuale di Taranto Alle 15 Autorità di Sistema Portuale viene affidato un ruolo strategico di indirizzo,coordinamento e programmazione del sistema dei porti della propria area, con funzioni di attrazione degli investimenti sui diversi scali e di raccordo delle amministrazioni pubbliche. L’Autorità di Sistema Portuale avrà al suo interno due sportelli unici. Stretta la relazione con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in particolare per il Piano Regolatore di Sistema Portuale e i programmi infrastrutturali con contributi nazionali o comunitari. Procedure più semplici per i porti… Secondo il Ministro Delrio La riduzione e la “semplificazione delle procedure delle autorità portuali” è un altro punto approvato dai Consiglio dei ministri. “Vogliamo che il porto di Genova e Savona diventi il porto della Svizzera e del Sud della Germania, abbiamo già fatto accordi per questo e vogliamo che i porti del Nord Adriatico lavorino insieme e facciano da porta di ingresso per l’Austria e l’Est europeo“, ha affermato il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, che ha sottolineato che l’ambizione è quella di una “forte semplificazione“, “l’efficienza” e il poter “sfruttare la posizione geografica dell’Italia per promuovere lo sviluppo economico“. E ha concluso: “È una riforma che mira a rendere il sistema mare più capace di creare occupazione. C’è una semplificazione da un lato della procedura e dall’altro lato semplificazione della governance. Si passa da 57 porti d’interesse nazionale a 15 autorità portuali“. Resta da capire cosa capisca di porti e commerci marittimi un politico come Delrio abituato ad andare in bicicletta , e che fino a qualche anno fa faceva il sindaco in Emilia Romagna ! Misteri (o follie ?) della politica. Le Regioni possono chiedere l’inserimento nelle Autorità di Sistema di ulteriori porti di rilevanza regionale. Insomma mentre a Brindisi ed a Taranto nei rispettivi consigli comunali si litiga, a Roma i baresi come al solito fanno i fatti. Ed il porto di Brindisi ha quindi perso oggi la sua autonomia, e sarà annesso a quello di Bari, per la gioia di Antonio Decaro e Michele Emiliano. Aeroporto di Grottaglie. Le "bufale" di Emiliano ed il "niet" del Ministro Delrio di Antonello de Gennaro Nello stesso momento in cui il Ministro dei Trasporti Graziano Delrio (Pd) in una conferenza stampa a Roma annunciava alla presenza dell’imbarazzato e silente vicepresidente della Regione Puglia Antonio Nunziante il nuovo sistema delle ciclovie turistiche dichiarandoci che “non c’è alcun motivo di rendere turistico l’aeroporto di Grottaglie che secondo il Ministero è ben utilizzato per il sistema dell’industria aerospaziale e per i droni“, il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano nell’incontro sulla situazione dell’aeroporto “Arlotta” di Grottaglie tenutosi a Bari, a cui sono state invitate rappresentanti delle istituzioni, sociali e associative della provincia di Taranto, ha sostenuto esattamente il contrario e cioè che “è sbagliato utilizzare l’aeroporto di TarantoGrottaglie solo per le aziende aerospaziali” Accanto ad Emiliano, vi era l’amministratore unico di Aeroporti di Puglia, Giuseppe Acierno, ed il direttore della società regionale aeroportuale Marco Franchini. “Siamo riuniti qui con il management di Aeroporti di Puglia – ha detto Emiliano – per capire come utilizzare nella migliore delle maniere l’aeroporto di Grottaglie. Non perché ci sia una pressione in particolare, ma perché una pista così bella, un luogo così strategico, la presenza del porto, l’ipotesi di riconvertire la monocoltura dell’Ilva, sono tutte questioni che fanno intravedere la possibilità di un futuro diverso per Taranto che potrebbe passare anche dall’aeroporto“. Emiliano ancora una volta si contrappone quindi alle politiche del Governo Renzi sostenendo che “dedicare un’infrastruttura a un’unica destinazione è comunque un errore. Se riusciamo a riempirle di qualunque tipo di contenuto e a saturarne l’utilizzo, è meglio che dedicarli a usi specifici. Invece dobbiamo aprirlo a tutti gli usi possibili, perché l’economia di mercato fa il lavoro che la pianificazione non riesce a fare“ L’ Italia a due velocità. Il ministro Graziano Delrio noto appassionato utilizzatore della bicicletta nella conferenza stampa tenutasi ieri annunciato trionfalmente che “per la prima volta si riconosce alle ciclovie turistiche la valenza di infrastrutture nella pianificazione nazionale del Ministero nell’ambito delle politiche di mobilità sostenibile e interconnessa. Si inseriscono in una strategia più ampia del Ministero per la ciclabilità, che prevede una Rete Ciclabile Nazionale partendo dalle dorsali di Eurovelo, su cui si innestano reti regionali, intermodalità e ciclostazioni, e azioni per la Ciclabilità urbana e la sicurezza”, annunciando investimenti contenuti nella Legge di Stabilità per 91 milioni per il triennio 2016-2018. Nei prossimi anni l’Italia dovrà governare la crescita dei flussi turistici e il sistema delle ciclovie che secondo Del Rio “rappresenta uno strumento fondamentale per sviluppare quel modello di sviluppo sostenibile e diffuso che vogliamo per il nostro Paese”. I tre protocolli d’intesa firmati ieri a Roma riguardano la progettazione e la realizzazione di una “Ciclovia Ven-To” da Venezia (VE) a Torino (TO), siglato tra Mit, Mibact e Regioni Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte; una “Ciclovia del Sole” da Verona (VR) a Firenze (FI) siglato tra Mit, Mibact e Regioni Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana, e dulcis in fundo …la “Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese” da Caposele (Avellino) a Santa Maria di Leuca (Lecce), siglato tra Mit, Mibact e Regioni Campania, Basilicata e Puglia. Il progetto di Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese nasce dalla volontà della Regione Puglia, Assessorato alle Infrastrutture e Mobilità, di rendere accessibile al pubblico e percorribile in bicicletta, quale greenway, la strada di servizio, normalmente vietata all’accesso e al transito ordinario in quanto destinata soltanto al personale autorizzato, che corre lungo il Canale Principale dell’Acquedotto pugliese. Si tratta di circa 500 chilometri attraverso 3 regioni. Il tracciato è stato già individuato all’interno del progetto di cooperazione internazionale di cui è capofila la Regione Puglia e la ciclovia dell’Acquedotto, d’intesa con la Fiab, titolare del marchio “Bicitalia“, è diventata variante pugliese dell’itinerario n. 11 (“Ciclovia degli Appennini”) della rete ciclabile Bicitalia. Delrio ha annunciato “trionfalmente”…. che i nuovi treni, compresi anche quelli regionali avranno delle carrozze predisposte per consentire ai passeggeri della rete ferroviaria di poter viaggiare trasportando con sè in treno anche le proprie biciclette. Ma probabilmente il ministro delle infrastrutture e trasporti Delrio, non viaggia molto al Sud dove si reca solo e soltanto per tagliare qualche inutile nastro (Porto di Taranto) o piangere con le solite ciniche lacrime di coccodrillo politico le morti ferroviarie come accaduto recentemente nel barese. Davanti alle domande incalzanti del Corriere del Giorno, presente alla conferenza stampa con il suo Direttore, e cioè di come il Ministro Delrio ha cercato di sviare davaneti alle contestazioni di una realtà di fatto. La regione pugliese è negli ultimi anni la località turistica più visitata ed apprezzata d’ Europa, non è raggiunta dall’ Alta Velocità ferroviaria che come ben noto a tutti, nel Mezzogiorno si ferma a Salerno. I convogli (non ad alta velocità della Freccia Rossa arriva a Lecce soltanto del 12 giugno scorso soltanto nel fine settimana, con una partenza da Milano della prima corsa fissata alle 6 del mattino con arrivo nella stazione del capoluogo salentino alle 14.06. Otto ore di treno (se questa è alta velocità…) e costo del biglietto 69,90 euro. Il rientro verso il nord, con partenza da Lecce, alle 15.40 (da Brindisi alle 16.05 e da Bari alle 17.04), con arrivo a Milano alle 23.50. Il “contentino” alla Puglia è servito: due treni al giorno e solo durante il weekend ! La Regione Puglia ed il Governo in questa fase iniziale dichiararono “populisticamente” che si sarebbero fatti carico, sulla scorta dell’intesa siglata l’autunno scorso a Roma, di compensare eventuali deficit (le perdite attualmente sulla linea ferroviaria MilanoBari attualmente ammonterebbero a circa 2milioni e mezzo di euro. La solita promessa di “supporto pubblico” annunciato e promesso ma di cui al momento restano solo tante belle inutili parole. Cioè balle ! Come si può pensare di sviluppare il turismo in Puglia, spendendo soldi pubblici per portare i cicloamatori anche al Sud quando mancano i trasporti ferroviari ? Non era un caso che accanto ai ministri Delrio e Franceschini, erano seduti accanto gongolando il Presidente della Regione Lombardia Maroni e quello della Regione Veneta Zaia, unici ad intervenire e parlare trionfalmente dell’incremento turistico nelle loro regioni. Gli altri rappresentanti regionali, compreso quello della Puglia, presenti di fatto solo per una firma e la foto di gruppo. L’ Autorità Portuale di Taranto. Abbiamo chiesto al Ministro Delrio al termine della conferenza stampa, ed alla presenza di altri colleghi qualche novità sulla nomina del nuovo Presidente dell’ Autorità Portuale di Taranto, dopo che da un anno è commissariata dal’ ex presidente Avv. Sergio Prete (il vero responsabile della fuga da Taranto di tutti gli operatori portuali) . Ci è stato risposto che entro l’estate verrà nominato il nuovo Presidente dell’ Autorità Portuale di Taranto. Resta a questo punto da augurarsi che le procedure e valutazioni per la nomina, non si rivelino analoghe a quelle del porto di Agusta e finite nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza, che hanno conseguito le dimissioni dell’ ex-ministro dello sviluppo economico Federica Guidi, a causa del pieno coinvolgimento nell’inchiesta del suo ex- compagno. E sopratutto che finalmente il Porto di Taranto abbia un presidente operativo e competente. Cioè il contrario dell’attuale commissario Prete specializzato nel presentare alla stampa ed alle autorità tanti bei progettini e tagli di nastro, appropriandosi peraltro del successo di iniziative di altri per attrarre il passaggio e sosta a Taranto di navi da crociera turistiche a partire dal 2017 successo questo conseguito in realtà dallo Ionian Shipping Consortium di Taranto, e non certo dall’ inerte Autorità Portuale. L’ avvocato Prete ha un solo merito….: quello di aver svuotato dagli operatori, merci e container il porto di Taranto che sembra sempre di più una cattedrale semideserta nei traffici marittimi. Ma in realtà è un demerito e Prete andrebbe accompagnato alla porta di uscita senza “se” e senza “ma” e opratutto a gran velocità ! Il Csm sospende il magistrato di Lecce che gestiva con la compagna poliziotta un B&B luci rosse Il Consiglio superiore della magistratura ha disposto la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio a titolo cautelare , nonché il collocamento fuori dal ruolo organico della magistratura, per Giuseppe Caracciolo, consigliere di Cassazione, accusato della gestione di fatto di un B&B a luci rosse. La decisione della sezione disciplinare del Csm, è legata proprio alla vicenda in cui il giudice è indagato dalla Procura di Lecce per l’ipotesi di reato “favoreggiamento della prostituzione” . Il giudice, che è indagato insieme con la compagna, è il proprietario dell’appartamento adibito a B&B in cui la Polizia di Stato della Questura di Lecce ha scoperto all’inizio di luglio, al cui interno si prostituivano alcune ragazze straniere. L’appartamento, ubicato della centralissima piazza Mazzini a Lecce, è stato sequestrato a titolo preventivo. Secondo quanto verificato ed accertato dagli investigatori, il magistrato Caracciolo e la sua compagna (una poliziotta in aspettativa) sarebbero stati perfettamente consapevoli di quanto succedeva lì dentro nelle stanze affittate alle escort di passaggio da Lecce. Caracciolo infatti, aveva anche installato una telecamera all’ingresso che ai fini delle indagini si è rivelata determinante . Le escort straniere che si prostituivano nel B&B hanno inoltre raccontato agli investigatori che il magistrato appena qualche giorno prima era andato nell’appartamento per consegnare loro i prodotti per fare le pulizie, informandole che nei giorni successivi avrebbero dovuto condividere la stanza già occupata con altre ragazze appena giunte. Un comportamento impensabile per un magistrato – secondo gli investigatori – e peraltro non condivisibile in qualsiasi lecito rapporto di locazione. Una delle escort, ha raccontato di aver contattato il proprietario del B&B dopo aver trovato il numero di telefono online, e di essersi lamentata con lui dell’esosità del prezzo, ma l’uomo le avrebbe risposto che “non avrebbe avuto problemi a pagare una tale cifra“, dimostrando con tali affermazioni di essere perfettamente consapevole che nel suo appartamento si sarebbe svolta un’attività di prostituzione. Il concorso CTP Taranto ed i soliti "furbetti al bar" . Ancora una volta Roberto Falcone l’amministratore unico del CTP di Taranto deve intervenire accendendo i riflettori su una verifica sull’operato della dirigenza che è attualmente sotto inchiesta della magistratura, a seguito di una formale lettera di contestazione ricevuta lo scorso 14 luglio inviata dal segretario generale trasporti di un sindacato di Taranto, che contestava il posto pubblico messo a concorso con determina n. 06 del 09.02.2016 per l’area operativa “amministrazione e servizi – appalti e gare“. Avendo ricevuto copia della lettera della quale per motivi di privacy vi mostriamo solo il testo, unitamente al documento pubblico sottoscritto dal Presidente della Commissione, cioè l’attuale direttore generale Cosimo Rochira (indagato recentemente dalla Procura di Taranto per un altro procedimento – vedi QUI ) . Ne abbiamo scoperto delle belle… Nella lettera il sindacato ricordando che nel piano industriale inviato alle organizzazioni sindacali non era indicata la “mancanza organica del posto messo a concorso“, sostiene che “il posto messo a concorso risulta attualmente coperto in azienda da un funzionario da Voi assegnato a tale funzione“, chiedendo l’annullamento in autotutela delle procedure concorsuali per un posto di lavoro come “capo unità organizzativa amministrativa/tecnica con parametro 230.“ Nella graduatoria dopo l’esame scritto al primo posto compare una signora, tale Padovano Giulia che all’anagrafe risulta essere la moglie dell’attuale Presidente del Consiglio Comunale di Taranto, Piero Bitetti, da sempre “vicino” alla Cisl di Taranto, insieme al suo “mentore” Gianni Florido , l’ex presidente della Provincia di Taranto finito in carcere nell’ambito dell’ inchiesta “Ambiente Svenduto” il cui processo che lo vede sedere sul banco degli imputati, è attualmente in corso. Non desta meraviglia quindi la frequentazione che vi documentiamo, ma molto ben nota in città fra Rochira con Bitetti e Florido, e la “casuale”….presenza di Cosimo Rochira alla Presidenza della Commissione esaminatrice. Da noi contattato l’ amministratore unico dr. Roberto Falcone ci ha dichiarato che “provvederò a fare immediata chiarezza e luce sull’andamento di questo concorso“, e che non esiterà un solo minuto “ad informare la Magistratura se dovessero emergere degli atti illegali“. Conoscendolo ed apprezzando l’ operato del dr. Roberto Falcone da sempre imperniato all’insegna delle legalità, non abbiamo alcun dubbio sulle sue dichiarazioni. Per quanto riguarda invece la signora Bitetti, male che vada…può sempre partecipare al concorso che verrà indetto a breve per due posti da vigile urbano del Comune di Taranto. Anche in tal caso le amicizie e “strette” frequentazioni di suo marito, il consigliere comunale Piero Bitetti con il comandante della Polizia Locale del Comune di Taranto Michele Matichecchia può sempre tornargli utile…. P.S. tutto questo su alcuni quotidiani imperano i sindacati non lo leggerete giornalisti” sono abituati alle fotocopie giudiziari. Il giornalismo d’ inchiesta “pennivendoli”. E’ la stampa…monnezza ! tarantini, ove regnano ed mai. Questi sono “pseudo, alle pendrive ed agli atti non fa per loro. Sono solo 8mila a tavola per la cena bianca di Bari davanti alla Fiera del Levante. Il lungomare chiuso alle auto Altro che quella cena bianca da sagra di paese “copiata” a Taranto. La “vera” cena in bianco pugliese è quella di di Bari, che si svolgerà questa sera all’ombra del faro e della Fiera del Levante. Sarà infatti il monumentale lungomare Paolo Pinto ad accogliere ed ospitare gli ottomila iscritti alla quarta edizione di “Bari Bianca – a cena insieme” . Dopo giorni di attesa ed una vera e propria sorta di “totolocation”, Rosa Armenise e Vanni Marzulli , le “anime” e registi collaudati del flashmob insieme col gruppo storico di organizzatori, hanno svelato il luogo dell’appuntamento. Come era stato promesso nelle anticipazioni della vigilia, il luogo prescelto, non ha replicato le precedenti location degli anni scorsi e cioè corso Vittorio Emanuele, piazza Diaz, il sagrato della Basilica di San Nicola. “Si tratta di un altro posto simbolo di Bari, davanti alla Fiera del Levante“, scrivono in un comunicato gli organizzatori. Per l’occasione il Comune di Bari ha intelligentemente disposto la chiusura al traffico del lungomare nord. mentre verrà allestito su via Verdi un’ampia area di parcheggio. Saranno due giorni difficili per la zona del faro, considerato che i Residenti di San Cataldo hanno a loro volta organizzato per l’indomani, e cioè giovedì 28 luglio il “Convivio arcobaleno“, un’occasione di ritrovo anch’essa all’insegna del mangiar bene e stare insieme. nella foto al centro Rosa Armenise, mente “creativa” della Cena Bianca di Bari Torna quindi in città a Bari per il quarto anno consecutivo “la cena bianca“con un ritorno allo spirito delle origini e la voglia di riappropriarsi di un luogo di socializzazione. Lo scorso anno a partecipare sono state più di 9mila persone. “Importante ricordare il rispetto delle regole – dice Vanni Marzulli – tutti vestiti di bianco dalla testa ai piedi, niente catering o camerieri, cuscini e lenzuola, soltanto tavoli e sedie rigorosamente total white“. nella foto al centro il sindaco di Bari Antonio De Caro Vietata plastica, carta e lattine: consentita la ceramica e il vetro. Ed la termine della fine cena, guanti e bustoni in mano a tutti i partecipanti per ripulire la location e ringraziare la città di Bari dell’accoglienza logistica e qualche naturale conseguente disagio al traffico. Anche quest’anno presente la solidarietà con l’associazione Ant. grazie ad un minimo contributo sarà possibile acquistare ghirlande, palloncini e stelle filanti per offrire un concreto aiuto all’assistenza specialistica domiciliare ai malati di tumore e prevenzione oncologica.