Confindustria si schiera per il Sì sul referendum costituzionale,Ilva. Il

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Confindustria si schiera per il Sì sul referendum costituzionale,Ilva. Il
Operazione “Fiumicello” dei
Carabinieri. 16 arresti per
traffico e spaccio di droga
Alle prime ore di questa mattina , i
Carabinieri della Compagnia di Castellaneta (Ta) a seguito di
un’indagine condotta dalla Stazione di Marina di Ginosa (Ta), venendo
coadiuvati nella fase esecutiva dai militari del Reparto Operativo del
Comando Provinciale di Taranto e delle Compagnie Carabinieri di
Taranto, Manduria, Massafra e Martina Franca, avvalendosi del supporto
di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari Palese e di
unità cinofile antidroga ed antiesplosivo del Nucleo Carabinieri
Cinofili di Modugno, hanno dato esecuzione, in provincia di Taranto
(comuni di Laterza e Ginosa e frazione di Ginosa Marina), nonché ad
Altamura (Ba) e San Pietro Vernotico (Br), a 17 provvedimenti
cautelari (10 in carcere e 7 agli arresti domiciliari) emessi dal GIP
del Tribunale di Taranto, dr. Pompeo Carriere, su richiesta
della Procura della Repubblica di Taranto nei confronti di soggetti
ritenuti responsabili, a vario titolo, di traffico, detenzione e
spaccio di sostanze stupefacenti, a carico di alcuni con l’aggravante
del concorso di tre o più persone nel reato e della cessione a
minorenni. I soggetti operavano in tre distinti settori come “gruppi”
con centri operativi rispettivamente a Laterza, Ginosa ed a Ginosa
Marina, località balneare di Ginosa, nonché a Castellaneta.
L’indagine è stata avviata nel secondo trimestre del 2014, allorquando
i Carabinieri di Marina di Ginosa arrestavano in flagranza un ragazzo
del posto sorpreso a cedere una piccola quantità di hashish.
All’interno dell’abitazione dell’arrestato, i militari rinvenivano e
sequestravano 25 dosi della predetta sostanza e vari strumenti usati
per il confezionamento. I Carabinieri decisero di approfondire la
situazione e d’intesa con la Procura avviarono una sorveglianza
continua attraverso intercettazioni ambientali e quindi telefoniche,
allargandole a persone a lui vicine, che consentirono di risalire
progressivamente ai soggetti ed ai tre “gruppi” sgominati nell’odierna
operazione, tutti giovani con un’età media di 23 anni.
nella foto Nicola Carenza
A Laterza è risultato operante un “gruppo” composto da un 26enne del
luogo, pluripregiudicato con precedenti anche per stupefacenti, che
al momento è attivamente ricercato, nonché dal 23enne Nicola Carenza
di Laterza, pregiudicato, disoccupato, , colpito da ordinanza di
custodia cautelare in carcere, sovraordinati e collaborati da quattro
concittadini: il 23enne Giuseppe Cirielli, anch’egli pregiudicato e
disoccupato, destinatario di ordinanza di custodia cautelare ai
domiciliari; il 20enne disoccupato Alessio Acito, colpito da ordinanza
di custodia cautelare ai domiciliari; il 21enne pregiudicato e
disoccupato Roberto De Biasi sottoposto ad ordinanza di custodia
cautelare ai domiciliari ed il 26enne Giovanni Sorino, disoccupato ,
anch’egli sottoposto ad ordinanza di custodia cautelare ai
domiciliari.
nella foto Davide
Giannini
Nel corso delle indagini, è emerso che il “gruppo di Laterza”, oltre
ad operare nel proprio territorio, riforniva di stupefacenti anche la
vicina Ginosa. In particolare, per l’abitato di Ginosa, si è
scoperto un gruppo autonomo, il “gruppo di Ginosa”, appunto, dedito
allo spaccio di droghe “leggere”, nell’ambito del quale una posizione
di rilievo viene attribuita a Davide Giannini, 22enne ginosino,
disoccupato e pregiudicato. Del gruppo ginosino fanno parte anche
Rosario Madio, 20enne ginosino disoccupato, Michele Daffredo,
pregiudicato 24enne, apprendista del luogo,il 22enne Pierluigi Donno,
bracciante agricolo. Non accusato di concorso con gli altri del gruppo
ginosino, Rosario Luisi, 23enne ginosino, disoccupato, pregiudicato,
colpito da ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari.
nella foto Giuseppe
Renna
Un terzo sodalizio è quello del “gruppo di Marina di Ginosa” il cui
personaggio maggiormente rappresentativo è Giuseppe Renna,
pluripregiudicato, disoccupato, residente a Marina di Ginosa, 38enne,
che dapprima si riforniva dal “gruppo di Laterza” e poi si è rivolto a
Nicola Schiavarelli, un 51enne diAltamura (BA) , disoccupato,
pluripregiudicato attinto da ordinanza di custodia cautelare in
carcere, che lo riforniva di cocaina, che a sua volta
il Renna riceveva da suoi collaboratori fra cui il ragazzo arrestato
in flagranza il 13 maggio 2014, soggetto a carico del quale partivano
le attività che hanno condotto all’indagine.
Fra i collaboratori del Renna, un pregiudicato 26enne,
disoccupato, Mirko Susca , residente a Ginosa, anch’egli tratto in
arresto nell’odierna operazione. Arrestato anche Valerio Catapano,
24enne ginosino, apprendista pregiudicato, accusato di spaccio di
cocaina, hashish e marijuana. Fra i “ragazzi” su Ginosa
del Renna anche l’odierno arrestato Giuseppe Palmisano, 32enne di
Marina di Ginosa, celibe, disoccupato. Operativo a Marina di Ginosa
nello
spaccio
di
cocaina
e
hashish
in
concorso
con Renna, Susca e Palmisano, anche Giovanni De Luca un 25enne di
Marina di Ginosa, disoccupato, attinto da ordinanza di custodia
cautelare ai domiciliari.
Nell’indagine è dunque apparsa più organizzata la posizione degli
spacciatori di Laterza i quali oltre a gestire, con l’ausilio di una
fitta rete di collaboratori, una fiorente attività di spaccio nel
comune di Laterza, approvvigionandosi da Taranto Vecchia o da Matera
da soggetti non identificati, riuscivano ad imporsi quale punto
preferenziale per l’approvvigionamento anche del vicino paese di
Ginosa.
Le indagini, che non si sono limitate all’ascolto dei telefoni
intercettati, sono state complesse e meticolose come dimostrano i
riscontri acquisiti dai militari che, per lunghi periodi, hanno
pedinato gli indagati nei luoghi da loro frequentati (bar, circoli,
scuole e discoteche) ricostruendone i movimenti, risalendo alle zone
di spaccio ed individuando tre canali di rifornimento dello
stupefacente da far giungere a Laterza, ovvero uno da Taranto vecchia
da cui si riforniva il gruppo ginosino, uno da Altamura da cui si
riforniva il gruppo di Marina di Ginosa e l’altro da Matera da cui si
riforniva il gruppo di Laterza. I Carabinieri, nel corso delle
indagini, protrattesi fino ad ottobre 2014, hanno effettuato
numerosissimi riscontri, arrestando 7 persone in flagranza,
individuando una cinquantina di assuntori, alcuni dei quali hanno
collaborato, accusando i pusher. Nell’ambito del procedimento, oltre
ai 17 destinatari di misure cautelari, risultano altre 28 persone
indagate.
Nell’ordinanza il G.I.P. ha evidenziato che la cessione degli
stupefacenti, risultati di diverso tipo (hashish, marijuana, cocaina
ed eroina), come accertato dagli inquirenti, anche in occasione di
numerosi “riscontri” consistenti in frequenti sequestri anche a carico
di consumatori, è avvenuta anche a minorenni.
Nel corso delle attività investigative, è emersa l’attitudine di
alcuni appartenenti ai gruppi di farsi supportare da amici e parenti
per eludere i controlli dei Carabinieri, la cui presenza ed
operatività sul territorio veniva evidenziata da telefonate ed sms
anche in linguaggio convenzionale, come “sta piovendo”, per
significare che non conviene uscire con lo stupefacente addosso perché
sono in atto controlli per strada; analogamente veniva acclarata la
disponibilità incondizionata dei pusher, in grado di soddisfare le
esigenze dei clienti anche in piena notte, allorquando venivano
chiamati o contattati via sms. Il che non esclude energiche minacce a
carico di quei clienti che, riforniti a credito, si attardavano a
pagare, con espressioni eloquenti e propositi bellicosi come quando si
ipotizzava di sottrarre l’autovettura ad un cliente ritardatario. Così
come per sms o messaggi in whatsapp molto succinti si convocavano fra
loro gli appartenenti al gruppo: “giù alla cantina” è un’espressione
con cui si esprimevano per vedersi in una cantina utilizzata come
luogo di custodia, confezionamento e spaccio.
Minacce in spiaggia ad un
imprenditore, aggressione ad un
deputato, atti vandalici sull'auto
di un giornalista. Ma esiste ancora
la Legge a Taranto ?
di Antonello de Gennaro
Un imprenditore tarantino, Roberto Cossu ha reso noto questa mattina
sul social network Facebook attraverso il vice responsabile dei
Conservatori e Riformisti di Taranto, Pasquale Fallone una vicenda
inquietante, che dovrebbe essere assolutamente approfondita dalla
Magistratura e dalla Forze dell’ Ordine di Taranto. Ecco il racconto:
“Qualcuno tipo Tony Cannone mi conosce ..…Ieri sabato mattina mentre
ero in spiaggia con i miei bambini sono stato avvicinato da uno dei
leader dei Liberi e Pensanti perché addirittura mi aveva sentito il
giorno prima parlare per strada con un mio amico nel dare dei giudizi
critici verso di loro, in pratica mi hanno seguito e il giorno dopo
avvicinato in spiaggia , hanno cominciato ad inveire e spintonare , se
non avessi avuto sangue freddo e qualche bagnante che è intervenuto in
mia difesa non so cm sarebbe andata a finire, in pratica signori, noi
non possiamo più parlare x strada e democraticamente esprimere dei
pareri in libertà .
Chi mi conosce sa le lotte che porto avanti da tempo come
professionista e imprenditore a tutela di chi subisce ingiustizie e
vessazioni da Banche e burocrazia , ma ho sempre avuto un contegno ed
un rispetto massimo per le istituzioni e per le persone ….. Tutto
questo che sta accadendo è inaccettabile …… Quello che ho subito ieri
non lo accetto e non lo accetterò mai e questo è un motivo valido
perché tutta la parte sana della città fatta di gente realmente per
bene , che ha sempre lavorato restando nell’ ombra , che ha sempre
speso la propria esistenza per conservare e sviluppare l’ economia e i
posti di lavoro di questa città abbiano uno slancio di orgoglio e
realmente tutti insieme possano occuparsi della rinascita di questo
territorio con progetti e impegni validi fatti di contenuti , ognuno
per le proprie competenze e ognuno con il proprio entusiasmo raccolti
e accomunati da uno spirito di servizio di carattere eccezionale….
Dobbiamo difendere le nostre aziende, il nostro territorio e la nostra
economia anche da questi che sono sciacalli dell’ ultima ora in nome
di una vera e propria campagna strumentalizza trice di malattie e
presunti abusi le cui origini sono complessa e risalgano alla notte
dei tempi….. Ripeto non accetto questo
Clima fatto di odio e violenza che addirittura diventa giustificabile
perché ci sarebbero stati in passato decessi per tumori…. Sarà e dovrà
essere la giustizia a determinare le responsabilità, ognuno di noi
deve restare al suo posto come in ogni società civile e’ giusto che
sia , se invece le cose stanno diversamente , nessuno di noi si
sottrarrà alla lotta ma noi la continueremo a fare con i mezzi che
abbiamo sempre utilizzato ma con un valore Aggiunto, un unione
trasversale di tutte le forze sane della città …., io sono disponibile
a dare il mio contributo per la città , senza protagonismi e
personalismi , senza ambizioni politiche….. Io ci sono …..
Modestamente ” . Roberto Cossu, Imprenditore.
nella foto l’on. Michele Pelillo (Pd)
aggredito dai manifestanti
Inutile dire che è vergognoso che si ripetano ancora fatti di questo
genere, dopo che degli esponenti di questo movimento dei Cittadini
Liberi
e
Pensanti
(ormai
contigui
a
Taranto
al
Movimento 5 Stelle) hanno minacciato anche noi sui social network (e
telefonicamente) , dopo che “ignoti”…hanno vandalizzato per ben 4
volte in un anno (persino con l’acido) l’autovettura in uso al nostro
giornale, e dopo che hanno cercato di aggredire venerdì nei pressi
della Prefettura l’ On. Michele Pelillo del Pd a cui va tutta la
nostra più ampia e totale solidarietà, cos’altro dobbiamo aspettarci
dall’anarchia ed illegalità regnante in questa città ?
Non abbiamo sentito, visto, letto alcuna solidarietà (salvo alcune
eccezioni a titolo personale) dopo tali avvenimenti, e ci chiediamo: è
questa la Taranto civile che vuole riemergere dal fango in cui vive ?
E’ questa la Taranto civile i cui imprenditori si lamentano
dell’economia locale , che vive nel 90% dei casi di commesse e lavoro
pubblico, cioè grazie ai soldi dello Stato ? E’ questa la
Taranto civile e “sicura”…. raccontata dal Questore Schimerra ? A me
(e non sono il solo…) questa sembra in realtà la città del “ce me ne
futt a mè” (trad. “a me non importa nulla!“), la città dell’impunità,
dove tutto è permesso !
Riteniamo a questo punto che la Procura della Repubblica, la
Prefettura, la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di
Finanza
presenti a Taranto debbano intervenire immediatamente per
garantire la tutela per le persone e la libertà di espressione ed
opinione garantite costituzionalmente. I tempi dei picchiatori e dei
terroristi è finito da un pezzo, ma forse qualcuno a Taranto ne ha
nostalgia.
Guidare le imprese nei processi di
trasformazione digitale
La Business School del Sole
24 Ore ha siglato un accordo di collaborazione con Politecnico di Bari
e Confindustria Bari e BAT per dar vita a Bari al 1° “Master in
Innovazione & Digital Transformation“, un percorso di alta formazione
per guidare e sostenere manager, imprenditori e professionisti nel
percorso di trasformazione verso un’impresa innovativa. L’avvento
delle tecnologie nei processi aziendali determina il ripensamento dei
modelli di business in chiave digitale oltre che una rivalutazione del
posizionamento dell’azienda sul mercato. Per questo motivo il digitale
è una dimensione dell’innovazione che deve entrare nelle pratiche
normali di tutte le imprese.
Per far fronte a questo nuovo scenario digitale il Politecnico di
Bari, la Business School del Sole 24 Ore e Confindustria Bari e
Barletta-Andria-Trani hanno stretto un accordo di collaborazione con
l’obiettivo di realizzare corsi di alta formazione per guidare e
sostenere manager, imprenditori e professionisti nel percorso di
trasformazione verso un’impresa innovativa.
L’accordo vede dar vita alla prima
edizione del “Master in Innovazione & Digital Transformation”, che
prenderà il via a Bari, a partire dal 18 novembre 2016, grazie
all’integrazione delle competenze tecnico-scientifiche del Politecnico
di Bari con la visione e conoscenza del contesto imprenditoriale che
da sempre contraddistinguono la Business School del Sole 24 Ore e
Confindustria Bari e BAT e con il supporto come partner tecnico locale
della scuola di formazione Spegea.
Il Master in Innovazione & Digital Transformation, rivolto a
Consulenti operanti in progetti di innovazione e tecnologie digitali,
Marketing manager, Chief Operating Officer e Chief Information
Officer, spiegherà come applicare le tecnologie digitali ai processi e
ai modelli di business per spiegare come migliorare le performance e
creare vero valore per il cliente.
Durante
il
percorso
formativo i manager e professionisti potranno definire e misurare
l’entità dell’impatto della digital transformation sul business
aziendale, imparare a generare customer engagement, individuare le
skill digitali, migliorare le performance e i processi decisionali
basati sull’analisi dei big data.
Diviso in tre moduli – Digital strategy e innovazione, Digital
strategy e impatto sul business, Digital Technologies e soluzioni per
la Digital Transformation , il Master è a numero chiuso e frequenza
obbligatoria, si sviluppa in 9 weekend non consecutivi pari a oltre 90
ore di formazione, a partire dal 18 novembre 2016, il venerdì dalle
ore 14,15 alle ore 18,00 e sabato alle ore 9:15 alle ore 17:00.
Una bella storia ospedaliera al S.
Annunziata di Taranto
Lei è un medico anestesista
rianimatore di appena 33 anni , cioè una di quelle persone da cui in
sala chirurgica dipende la nostra vita, ed è stata appena trasferita
in un altro ospedale, lasciando il S. Annunziata di Taranto. Ha
scritto questo bel messaggio su Facebook, che vi proponiamo di
seguito:
“Il cambiamento spaventa sempre perché costringe ad abbandonare il
noto per l’ignoto, e fa soffrire, perché quel che si lascia è una
parte di noi.
Oggi ho ripercorso nei gesti quotidiani tutto ciò che ho fatto ogni
giorno per più di un anno nell’Ospedale SS Annunziata di Taranto, ho
parcheggiato, ho timbrato, mi sono messa la divisa, ho ascoltato le
consegne della notte dei pazienti della rianimazione dai miei
colleghi, ho riso e scherzato con loro come si fa sempre
per sdrammatizzare nel nostro lavoro, ho fatto le urgenze dividendole
con il mio collega, ho fatto ciò che si fa ogni giorno nel mio lavoro
e in qualunque posto, ma con una differenza: che quello che stavo
facendo oggi era l’ultima volta che lo facevo in quel posto e con
quelle persone. E se solitamente si aspetta l’ora del cambio, oggi ho
sperato non arrivasse mai !
Lasciare Taranto è lasciare
un pezzo della mia vita, il mio primo incarico con tutte le sue ansie
e paure e con tutte le soddisfazioni ricevute, ma spt con tutte le
fantastiche persone che ho avuto la fortuna di conoscere in questo
ospedale e con cui ho lavorato ogni giorno , dai colleghi agli
infermieri di tutte le sale e della rianimazione, agli ausiliari e
tutto il personale, tutti voi avete contribuito a rendere speciale
questo breve ma intenso percorso della mia vita, mi avete fatto
crescere e mi avete coccolata, mi avete aiutata a vivere con serenità
urgenze ed emergenze e non c’è stato giorno in cui non abbia timbrato
il badge felice di lavorare!
A tutti voi grazie!
Oggi vado via e inizio un nuovo viaggio ma con la certezza di essere
più ricca dentro perché con me porterò ognuno di voi e tutta
l’esperienza meravigliosa di Taranto!
A tutti, a quelli che sono riuscita a salutare e a quelli che ho
salutato già più volte, a quelli lontani, a quelli che non sono
riuscita a incontrare e a quelli che ho incontrato ma non ho avuto il
coraggio di salutare x non piangere, a quelli che hanno condiviso con
me gioie e dolori di questo anno, a quelli che riuscirò a taggare e a
quelli che non troverò, a tutti voi il mio più grande abbraccio col
cuore ❤️
Mi mancherete”
Ecco, cari lettori, questi sono i medici di cui può andare fiera la
sanità pubblica, che spesso è migliore di quella privata !
Scoperto business delle truffe
milionarie sui ricoveri a Taranto.
Sotto inchiesta le cliniche
Il caso più vergognoso è quello in cui
l’ASL Taranto ha chiesto
ad una clinica privata, la Casa di Cura San Camillo convenzionata con
il sistema sanitario pubblico, la restituzione di 13 milioni di euro
per un ragione molto chiara per gli ispettori sanitari:
la San
Camillo avrebbe chiesto il rimborso per delle prestazioni, nel caso
specifico ricoveri, differenti da quelli erogati in realtà. La stessa
analoga situazione è accaduta sempre con un’altra clinica di Taranto,
la Casa di Cura Bernardini, che a sua volta ha ricevuto l’ingiunzione
dall’ASL Taranto di restituire poco più di un milione 300mila euro per
l “‘inappropriatezza” (cioè illegittimità) di ben 414 ricoveri.
I giudici della seconda sezione del Tar di Lecce nel caso della Casa
di Cura Bernardini, hanno respinto il ricorso della clinica,
legittimando conseguentemente provvedimento della Regione Puglia, e l’
ASL Taranto ha trasmesso tutte carte delle ispezioni effettuate e
delle contestazioni, ai magistrati della Procura di Taranto, i
quali adesso dovranno decidere se la richiesta di rimborso per
prestazioni diverse da quelle effettuate configuri anche reati penali.
Molto probabilmente se le ipotesi amministrative degli ispettori
sanitari, dovessero trovare riscontro nelle prossime indagini di
polizia giudiziario, il reato perseguibile dovrebbe essere quello di
“truffa”.
I casi emersi delle due cliniche private di Taranto
sono il
risultato dei controlli effettuati ed intensificati dalla Regione
Puglia sull’appropriatezza dei ricoveri, con verifiche effettuate sul
100 per cento delle cartelle cliniche che rientrano nei parametri
indicati dal Ministero. Ogni ASL ha un’ Uvar aziendale, cioè una
struttura ispettiva composta da medici che ispezionano le cliniche
private per verificare la legittima delle documentazioni e cartelle
cliniche, e le relative schede di dimissioni dei pazienti che sono
assistiti a spese del Servizio Pubblico Sanitario convenzionato con le
cliniche private .
Il Tar di Lecce si è
pronunciato al momento, come dicevamo,
solo su uno dei due
contenziosi. La Casa di Cura Bernardini aveva chiesto e ottenuto il
rimborso fra il 2009 e il 2013 per 414 ricoveri , ritenuti però
inappropriati perché, secondo la ricostruzione dei giudici
amministrativi , in quanto erano stati classificati secondo le accuse
dell’ ASL Taranto non come di natura medica ma come chirurgici e
“quindi remunerati in base alla tariffa assai più elevata” .
Una differenza non da poco in quanto il periodo di degenza autorizzato
e previsto sarebbe stato meno lungo. Nella sentenza del Tar si legge
che controllando le cartelle cliniche, le richieste dei medici di base
e le lettere di dimissioni “l’organo di controllo
ha rilevato
numerose ipotesi di inappropriatezza, accertando di volta in volta che
la diagnosi principale era errata e non poteva giustificare
l’intervento chirurgico asseritamente eseguito presso la struttura“.
Tra i casi contestati dagli ispettori dell’ASL ci sono persino quelli
di alcuni pazienti che avrebbero richiesto il ricovero per un solo
giorno, quindi non una lungodegenza e tantomeno
l’intervento
chirurgico ! Confrontando i numeri degli ospedali e di altre strutture
accreditate della Regione, l’ ASL Taranto
ha verificato e
contestato che i dati sui ricoveri chirurgici forniti dalla casa di
cura con cui ha avviato il contenzioso risultassero di gran lunga
superiori.
La casa di cura Bernardini si appresta ad appellarsi al Consiglio di
Stato dichiarando per voce di Marcello Bernardini direttore
generale e proprietario della clinica che “Tutte le prestazioni sono
state eseguite correttamemte, risultano appropriate, sono
perfettamente lecite. Ogni cartella clinica era corredata da una
prescrizione del medico di famiglia e comprendente schede chirugiche
ed anestesiologiche comprovante l’intervento chirurgico“. Al momento
però le ispezioni dicono il contrario, ed ora spetterà anche alla
Procura accertare il tutto.
"Grazie a Renzi ed all'intero
Governo". Da Stefàno neanche una
parola sull'incapacità della
politica locale
di Antonello de Gennaro
Ho incontrato più volte il sindaco Ippazio Stefàno nel suo studio a
Palazzo di Città, così come l’ho affrontato duramente in alcune
conferenze stampa. Purtroppo un problema ortopedico mi ha bloccato a
Roma e non ho potuto quindi partecipare alla conferenza stampa in
Prefettura di venerdì alla presenza del presidente del Consiglio
Matteo Renzi e di mezzo Governo, a cui era presente con grande faccia
tosta anche il più acerrimo contestatore di Renzi, cioè quel Michele
Emiliano, governatore della Regione Puglia, che non ha riconosciuto
nella sua Giunta a Taranto neanche un assessore regionale.
Ho potuto però ascoltare in diretta tramite SKY ( e non il cosiddetto
“servizio pubblico”… della RAI) l’intervento del premier Renzi, verso
cui, lo confesso, non avevo simpatia, ma devo ammettere che sta
facendo giorno dopo giorno da due anni, alla guida del suo Governo più
di “qualcosa” per Taranto, per la mia, la nostra città. Ho ascoltato
anche l’allucinante discorso del Sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, e
a quel punto mi sono cascate le braccia, o meglio mi è venuta la
rabbia con me stesso che a causa di una gamba e spalla malandate per
uno stupido incidente, non mi è stato possibile poter essere lì ad
ascoltare
e contestare parola per parola l’intervento a dir
poco “ridicolo” di Stefàno.
Stefàno ha ricordato impunemente di aver fatto in passato il senatore
della repubblica (per la Sinistra Indipendente n.d.a) ma non ha
ricordato una sua sola azione concreta per la città di Taranto. Ha
ricordato la prossima inaugurazione delle 4 scuole al quartiere
Tamburi, che vengono realizzate con i soldi del Governo e non certo
dalla Giunta Comunale da lui guidata, specializzata in annunci a
vuoto, o auto-elogi appropriandosi del lavoro altrui.
Stefàno ha esaltato ridicolmente la concessione alla città dal
Ministero della Difesa e la Marina Militare delle strutture sportive
militari dell’ Arsenale di via Cugini a Taranto. Ma non ha avuto il
coraggio di dire che la sua giunta comunale, per la precisione
l’assessorato allo sport retto a fasi altre dai suoi “angioletti” ,
cioè i gemelli del far nulla, in pratica i due assessori poliziotti
Gionatan Scasciamacchia e Francesco Cosa, i quali alla guida a fasi
alterne dell’assessorato allo sport, hanno stanziato DUE MILIONI DI
EURO per rifare il campo B (quello per gli allenamenti) ed un’anello
della tribuna dello Stadio comunale E. Iacovone, che la capienza
complessiva di 20 mila spettatori, ma dove da 7 anni, cioè da quando
milita in serie D, la domenica al massimo ci vanno in 3 mila. Quindi
soldi sprecati !
Avrebbe avuto il coraggio il
Sindaco Stefano di ammettere davanti al Governo, alle Autorità di
Polizia presenti che negli otto anni dei suoi due mandati comunali,
il Comune di Taranto ha concesso alla “mafia tarantina” in combutta
con delle componenti politiche della sua maggioranza, di poter gestire
il Circolo Sportivo Comunale “Magna Grecia” senza versare neanche un
centesimo di euro alle casse comunali, lasciando un debito milionario
ed una struttura semidistrutta?
Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco
Stefano di ammettere davanti al Governo, alle Autorità di Polizia
presenti che negli otto anni dei suoi due mandati comunali, il Comune
di Taranto ha elargito ad una società la Mediterraneo srl (famiglia
Cassalia) la bellezza di mezzo milione di euro l’anno per un totale in
otto anni di 4 milioni di euro , per fare utilizzare la mattina a
pochi disabili l’uso di un’impianto che peraltro è di proprietà del
Comune ?
Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco Stefano di ammettere davanti al
Governo, alle Autorità di Polizia presenti che negli otto anni dei
suoi due mandati comunali, che la città è invasa dai parcheggiatori
abusivi (tutti pregiudicati) che vivono nella piena illegalità
taglieggiando giornalmente i cittadini di Taranto ed i turisti che
hanno la sventura di passare da Taranto ?
Avrebbe avuto il coraggio
il Sindaco Stefano di ammettere davanti al Governo, alle Autorità di
Polizia presenti che negli otto anni dei suoi due mandati comunali, il
Presidente dell’ Autorità Portuale di Taranto (ora Commissario, si
spera ancora per poco ! ) avv. Sergio Prete ha avuto la capacità…a
causa della sua “malagestione” di far svuotare il porto inducendo
terminalisti ed operatori ad operare in altri porti, come ad esempio
Livorno, che ha fatto segnare quest’anno nel traffico container un
+17% contro lo 0% diTaranto ?
nella foto i soci dello Ionian Shipping
Consortium
Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco Stefano di elogiare trionfalmente
davanti al Governo, che dall’estate 2017 arriveranno nel porto di
Taranto, che ha esclusiva storia, tradizione e strutture industriali e
non certo per il turismo,
in transito delle navi turistiche come se
fosse un suo merito o del suo “pupillo” Sergio Prete, quando invece il
vero merito è dei privati dello Ionian Shipping Consortium ?
Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco Stefano di ammettere davanti al
Governo, che ci sono oltre 500 ex dipendenti del Porto che hanno perso
il loro posto di lavoro e sopravvive grazie agli ammortizzatori
sociali ?
Avrebbe avuto il coraggio
il Sindaco Stefano di confutare davanti al Governo, tutte le
contestazioni degli ispettori del Ministero dell’ Economia e Finanze
sulla gestione finanziaria del Comune di Taranto e delle sue
municipalizzate ? O magari di ammettere il fallimento nella nomina dei
vertici delle aziende comunali ed in particolare dell’ AMIU Taranto,
gestita notoriamente dietro le quinte dal marito (ed annesso fratello)
di una sua nipote , “consulenti d’oro” della società comunale, le
cui perdite sono costate e costeranno ai contribuenti tarantini
milioni e milioni di euro ?
Avrebbe avuto il coraggio il Sindaco Stefano di contestare davanti al
Governo, ed in particolare al Ministro Delrio presente, l’isolamento
ferroviario di Taranto dalle linee della Freccia Rossa che arrivano da
Milano e Roma a Bari ed ora anche a Lecce, tagliando fuori Taranto ? O
contestare la decisione del ministero dei trasporti di indicare
l’aeroporto di Gorttaglie utile solo per l’industria areonautica, per
poi utilizzarlo per il loro volo di Stato con cui il Premier e la sua
compagine governativa sono atterrati a Taranto ?
Ma per avere il coraggio di ammettere la propria pochezza, il proprio
“fallimento politico” bisogna avere gli attributi, una dignità, cioè
il coraggio di dimettersi, ma il Sindaco Stefàno questo coraggio
purtroppo non ce l’ha. Ama troppo la sua poltrona…
I tarantini che hanno visto fra giovedì e l’alba di venerdì mattina il
centro della città pulito e disinfettato a nuovo, pieno di vigili
urbani, poliziotti e carabinieri, si sono chiesti sui socialnetwork:
ma perchè questa città deve aspettare che arrivi un premier o un
ministro per essere pulita ed ordinata, con forze dell’ordine
dappertutto a garanzia della legalità e tranquillità dei cittadini ?
Come si vuole attrarre il turismo senza igiene, controllo della
legalità, ordine pubblico.
Quel “grazie, grazie, grazie”….. caro Sindaco ne siamo assolutamente
sicuri glielo diranno, ironicamente ed a modo loro, i cittadini di
Taranto, e lo rivolgeranno non solo a lei ma anche ai ai suoi
“compagnucci di merende” , cioè tutti gli assessori e consiglieri
comunali che sostengono questa maggioranza, i quali per paura di
perdere lo stipendio ed i gettoni di consigliere comunale, non hanno
avuto il coraggio di votare la sfiducia all’approvazione del bilancio
comunale. Ci penseranno quindi i cittadini, gli elettori di Taranto
a mandarvi tutti a casa in occasione delle prossime elezioni
amministrative nella primavera 2017, che sono ormai dietro l’angolo .
E questo caro Sindaco non è un nostro augurio personale, ma quello di
tutta Taranto !
Maxi sequestro di droga sulle coste
pugliesi
Nella serata di giovedì, un grosso gommone, a poche miglia a largo di
Mola di Bari, è incappato nel dispositivo di vigilanza, attuato
quotidianamente dalla Guardia di Finanza del Reparto Operativo
Aeronavale di Bari, chiamato a contrastare i traffici illeciti via
mare diretti in Puglia, in collaborazione con quelle del Gruppo
Aeronavale di Taranto specializzato in operazioni a largo raggio
nonché Centro di coordinamento locale per l’operazione “Triton”
dell’Agenzia Europea Frontex, per contrastare l’immigrazione
clandestina e il traffico di droga, fenomeni che, come dimostrano le
recenti cronache, sono purtroppo in una fase di recrudescenza.
Ad insospettire i finanzieri è
stato il comportamento del natante che, proveniente dal largo, puntava
sulla costa barese, a velocità sostenuta. Alcune motovedette,
pertanto, si sono avvicinate per eseguire un controllo di polizia più
accurato ma, per tutta risposta, gli scafisti a bordo del potente
gommone, sul quale si iniziava a distinguere il carico di involucri
solitamente contenenti la marijuana, aumentavano la velocità nel
tentativo di sfuggire ai militari. I finanzieri, quindi si ponevano
all’inseguimento del mezzo fuggitivo dal quale gli occupanti, per
garantirsi un maggior vantaggio, lanciavano in mare l’ingente carico
di droga. I trafficanti, vistasi preclusa ogni possibilità di fuga
verso l’alto mare, puntavano alla massima velocità sulla ormai
vicinissima costa, toccando terra nei pressi di Cala Corvino, vicino a
Monopoli, dileguandosi verso l’entroterra.
Il potente gommone veniva abbandonato con la marcia avanti inserita,
cominciando così a girare pericolosamente su se stesso. Solo l’abilità
dell’equipaggio di una vedetta permetteva di affiancare il mezzo sul
quale un finanziere riusciva a saltare e a bloccarne la corsa, mentre
dall’altra vedetta alcuni militari fornivano indicazioni alle
pattuglie sopraggiunte. Nonostante il buio, le ricerche gli scafisti
fuggitivi proseguivano a terra, nei dintorni del punto di sbarco, per
alcune ore, ma con esito negativo. Altre ricerche sono tutt’ora in
corso a più ampio raggio.
In mare venivano recuperati più di 80 colli contenenti,
complessivamente oltre 12 quintali di marijuana che, nel caso fosse
arrivata sulle piazze di spaccio, avrebbe fruttato all’organizzazione
criminale oltre 12 milioni di euro. La droga e il gommone di circa 10
metri di lunghezza e dotato di due potenti motori da 350 cavalli
l’uno, sono stati sottoposti a sequestro. L’operazione dell’altra
notte è seguita di poco all’arrivo di due velieri con migranti
irregolari a bordo, fermati anch’essi nelle acque del basso Salento
dalle motovedette delle Fiamme Gialle.
Anche questo episodio conferma che le organizzazioni criminose
scelgono sempre più spesso la stagione estiva per intensificare i loro
traffici illeciti, sfruttando la possibilità di confondersi con
l’intenso flusso di diportisti che affollano i mari pugliesi.
Da oggi due giorni di ingresso
gratuito per cittadini e visitatori
al Marta di Taranto
di Valentina Taranto
Il MarTa è uno dei trenta musei
autonomi creati dalla riforma voluta dal Ministro Franceschini ed è
guidato da Eva degli Innocenti, direttrice selezionata con il primo
bando internazionale chiusosi alla fine del 2015. Ieri come ben noto
ai nostri lettori, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo
Renzi, e il Ministro dei beni e delle attività culturali e del
turismo, Dario Franceschini, hanno inaugurato il restauro del secondo
piano del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, allestito in un
nuovo percorso espositivo con le ricche collezioni della più
importante istituzione museale dedicata alla Magna Grecia.
Oltre ai reperti più conosciuti, come i
celebri “Ori di Taranto”, spiccano alcuni oggetti legati al mondo
dello sport e dell’atletismo. Eccezionali, tra gli altri, una coppia
di bilancieri in piombo che servivano a stabilizzare l’atleta durante
il salto in lungo e uno straordinario disco da lancio in ferro.
Numerose le anfore panatenaiche utilizzate come premio per i vincitori
degli agoni di Atene, che recano su un lato l’immagine di Atena e
sull’altro una scena legata alla disciplina in cui l’atleta ha
trionfato.
Sorprendente e unica è la
Tomba dell’Atleta, databile al 500-480 avanti Cristo: rinvenuta nel
1959, ospitava lo scheletro di un giovane uomo di circa trent’anni con
un corredo funebre di quattro anfore panatenaiche, testimonianza di
altrettante vittorie dei giochi in onore di Atena. Pregevoli poi le
sculture tornate pienamente visibili, come lo Zeus di Ugento e la Kore
di Montegranaro.
“A Taranto si gioca una sfida – ha dichiarato il Ministro Franceschini
– che altre città hanno già affrontato con successo: trasformare la
vocazione della città valorizzando il patrimonio culturale per puntare
a uno sviluppo economico e sociale attraverso il turismo sostenibile.
Per questo la rivoluzione museale ha investito anche le importanti
realtà del territorio e non solo le grandi istituzioni presenti nelle
principali città d’arte”
In occasione della apertura del nuovo allestimento il MarTa sarà
aperto gratuitamente nelle giornate di sabato 30 e domenica 31 luglio.
Taranto. Il ViceMinistro Bellanova
incontra i sindacati: "Disponibili
a un confronto costante"
nella foto il viceministro Teresa Bellanova
“Sono qui per raccogliere la vostra piattaforma e confermare la
disponibilità a un confronto costante su tutte le questioni
fondamentali su cui stiamo lavorando e su cui siamo impegnati per il
futuro di Taranto“. Così il Viceministro dello Sviluppo Economico
Teresa Bellanova ha aperto
l’incontro con le organizzazioni
sindacali sul futuro della città di Taranto, tenuto questa mattina in
Prefettura.
“Parleremo con i fatti concreti” ha aggiunto Bellanova: “Quello che
volete voi, vogliamo noi. A partire dall’Ilva fino all’Arsenale,
questione su cui è necessaria un’interlocuzione con il Ministro
Pinotti. Dobbiamo gestire una situazione difficilissima. Come Governo
ci siamo assunti la responsabilità di un futuro industriale del
siderurgico assolutamente e incontrovertibilmente compatibile con
l’ambiente e la salute. Il problema non è il numero dei decreti. Se
sarà necessario, ne faremo altri“.
Ritardi sentenza Scazzi, il
Ministero avvia accertamenti
nella foto il ritrovamento del corpo di
Sarah Scazzi
Ancora una volta la vicenda di Avetrana torna a far discutere. Un caso
che ha diviso le platee dei salotti televisivi tra innocentisti e
colpevolisti. Con testimoni avvocati e periti di parte che impazzavano
in tv. Coppi ha preferito come nel suo ben noto “stile” professionale
il basso profilo nella giusta convinzione che il processo debba
svolgersi in aula o non negli studi televisivi. Adesso però sull’onda
della indignazione per la giustizia che sembra essersi dimenticata
della sua assistita, dice la sua: “I giudici popolari vengono estratti
a sorte e bisogna ragionare sul fatto che prima di entrare in Assise
sono stati sottoposti al bombardamento dei processi mediatici dove ci
sono addirittura magistrati che dicono la loro e ipotizzano ipotesi di
colpevolezza e di innocenza. E questo è gravissimo“.
“È passato un anno e non abbiamo ancora notizia delle motivazioni
della sentenza di appello, siamo di fronte a una grave lesione dei
diritti della difesa” dice il professor Franco Coppi, difensore di
Sabrina Misseri, condannata all’ergastolo in secondo grado il 27
luglio del 2015 per la morte della cuginetta Sarah Scazzi, insieme
alla madre Cosima, denunciando quello che ritiene “E’ un fatto
gravissimo, dopo cinquant’anni di professione ne ho viste di tutti i
colori – aggiunge il prof. Coppi – ma non mi era mai capitato di dover
aspettare 11 mesi la motivazione di primo grado e adesso avere passato
l’anno senza conoscere le motivazioni del secondo grado”.
“Ormai ci stiamo avvicinando al sesto anniversario di carcerazione per
queste due donne che hanno diritto ad appellarsi alla corte di
Cassazione in tempi rapidi, ma qui siamo molto oltre il ragionevole”.
Dal caso Misseri al funzionamento della giustizia: “Un mio maestro
diceva che l’Italia è la culla del diritto ma che a forza di stare in
culla si è addormentata” . Il prof. Coppi ha rivolto quindi un
pubblico appello al ministro della Giustizia Andrea Orlando: “Fatti di
questo genere meritano attenzione e chiarimenti e dato e non concesso
che il sovraccarico di lavoro abbia causato questo ritardo bisogna
fare in modo che questo non avvenga più perchè non è accettabile sul
piano della civiltà del diritto che un imputato assistito dalla
presunzione di non colpevolezza debba aspettare tutto questo tempo per
sapere perché è stato condannato“.
nella foto il prof. Franco Coppi
Quello che rende drammatica la situazione, mette in risalto il
professor Coppi, “è che l’attesa avviene con le imputate in carcere,
due donne incensurate e accusate di un delitto che la stessa sentenza
di primo grado definisce d’impeto e dunque pare improbabile una sua
reiterazione. Eppure tutte le nostre istanze per ottenere almeno gli
arresti domiciliari sono state respinte. E non dimentichiamo che la
Corte di Cassazione ha annullato due volte in due sentenze le misure
cautelari adottate (dalla Procura di Taranto n.d.r.) per mancanza di
gravi indizi di colpevolezza”.
Un processo quello di Avetrana, tormentato da colpi di scena,
testimoni sospettati di false dichiarazioni, giudici popolari
ricusati, sognatori, terminato nei due primi gradi di giudizi con
condanne pesantissime per le due donne: fine pena mai. E 1630 pagine
di motivi in primo grado. “Troppe”, sostiene su La Stampa il prof.
Franco Coppi, “il giudice che è convinto della colpevolezza
dell’imputato e di dover infliggere l’ergastolo dovrebbe avere delle
idee così chiare e avere in mente dei punti di riferimento così solidi
e così lucidi da non avere bisogno di un’enciclopedia per
rappresentare le ragioni del suo convincimento”.
Coppi approfitta del caso Misseri per far notare che oggi in Italia il
principio del dubbio pro reo “purtroppo non passa nel cuore di chi lo
dovrebbe applicare, ed a volte viene il sospetto che nel dubbio si
preferisca condannare piuttosto che assolvere“.
In tanti si sono stupiti del fatto che il prof. Franco Coppi, un
principe indiscusso del Foro, che difende i potenti, abbia deciso di
dedicarsi a questa ragazza di Avetrana, accusata di un crimine
orrendo, odiata da mezza Italia. Ma lui spiega che si tratta di un
caso che lo sta “logorando”, “è il processo che sta occupando la mia
coscienza e la mia sensibilità giorno e notte, e l’idea di quella
ragazza che sta marcendo in carcere, essendo io sicuro della
innocenza, perché il processo la dimostra, come dimostra la
colpevolezza del padre che peraltro si è confessato come assassino, è
un fatto che mi tormenta e l’unica ragione per cui continuo a fare
questo mestiere”.
E’ morta Marta Marzotto,
indimenticabile regina dei salotti
italiani
di Valentina Taranto
La regina dei salotti italiani Marta Marzotto,85 anni , ricoverata già
da qualche giorno alla clinica La Madonnina di Milano è morta. A dare
notizia della scomparsa è stata sua nipote, la giornalista Beatrice
Borromeo, che ha dato la notizia su Twitter, condividendo una foto
della nonna accompagnata dall’ultimo saluto “Ciao nonita mia“. Marta
Marzotto non godeva più di ottima salute già da qualche tempo, motivo
per cui si era defilata dai riflettori per vivere la malattia in modo
discreto, circondata solo dall’affetto di amici e parenti.
Poco dopo, il comunicato ufficiale della famiglia: “Se n’è andata
stamattina nel sonno dopo una breve malattia. Era serena e circondata
dai figli e dai nipoti che negli ultimi mesi sono stati sempre con
lei, testimoni dell’allegria, ironia e generosità che l’hanno
accompagnata fino all’ultimo momento”.
Marta Marzotto era nata il 24 febbraio del 1931 da un casellante delle
ferrovie e una mondina, ed ha vissuto la sua infanzia a Mortara, in
Lomellina provincia di Pavia, dove ha iniziato a lavorare da
giovanissima prima seguendo le orme della mamma, facendo la mondina,
poi come apprendista sarta. Fin dai primi anni dell’adolescenza
mostrava una passione innata per la moda, tanto che nei primi anni dei
’50 inizia a fare la modella presso la sartoria delle sorelle Aguzzi a
Milano. E’ proprio nel mondo della moda che incontrato e conosciuto il
Conte Umberto Marzotto, vicentino di Valdagno, comproprietario
dell’omonima industria tessile, l’uomo che le cambiò la vita.
nella foto i figli di Marta Marzotto in una vecchia foto di famiglia
Dopo due anni di fidanzamento Marta si sposò nel dicembre del 1954
con il Conte Marzotto , dal matrimonio nascono cinque figli: Paola,
madre di Beatrice e Carlo Borromeo, Annalisa, tragicamente affetta e d
uccisa dalla fibrosi cistica alla fine degli anni ’80, Vittorio
Emanuele, Maria Diamante e Matteo. L’amore tra Marta e il Conte
Umberto come tanti altri finì, e i due decisero di separarsi, ma
nonostante l’addio dal marito Marta decise di mantenere il cognome da
sposata anche dopo il divorzio.
nella Marta Marzotto e Renato Guttuso
Marta, musa di Renato Guttuso
Negli anni successivi alla rottura del suo matrimonio, Marta incontra
alle fine degli anni ’60, conobbe nel salotto dei Marchi a Milano,
innamorandosi e diventando la sua musa, il pittore ed artista Renato
Guttuso,
che l’ha rappresentata in molte delle sue opere. Dopo
vent’anni di frequentazione, però, il rapporto tra i due fini con una
fine improvvisa.
Stilista, disegnatrice e donna libera
Durante la sua vita Marta Marzotto oltre a lanciare nel “fashion
system” stilisti emergenti semi-sconosciuti come ad esempio Roberto
Cavalli, si è affermata come stilista e disegnatrice di gioielli,
animando i più ambiti salotti italiani fino agli ultimi anni della sua
esistenza. Marta si è sempre autodefinita una donna libera e lo ha
dimostrato con ogni scelta che ha fatto: è stata mondina, modella,
stilista, scrittrice, musa ispiratrice ma anche mamma e moglie,
dividendosi tra arte, moda, vita mondana, amori e famiglia. E’ stata
una donna così iconica e apprezzata che sono moltissimi i fan che
hanno voluto darle un ultimo addio sui social. Marta Marzotto verrà
ricordata per la sua esuberanza, per la vita “da fiaba” e per i
caftani lunghi e colorati che l’hanno resa una vera e propria icona di
stile.
Alla famiglia Marzotto, alla collega Beatrice Borromeo ed all’ amico
Matteo Marzotto le più sentite condoglianze dalla direzione del
Corriere del Giorno
Renzi inaugura il museo
archeologico a Taranto. 200 persone
protestano contro l' ILVA
Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi è a Taranto insieme al
ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, al Ministro delle
Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio ed al sottosegretario alla
presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti per inaugurare il MarTa,
il Museo archeologico nazionale, ma l’occasione è anche quella per
fare il punto della situazione sull’Ilva ed il porto come ha
annunciato il premier. Previsto un incontro in Prefettura con il
sindaco di Taranto Ippazio Stefàno ed il presidente della Regione
Puglia, Michele Emiliano convocato ieri “last minute” dal
sottosegretario
De Vincenti.
Matteo Renzi è a Taranto per la seconda volta da quando è premier, e
la sua presenza è voluta principalmente per due motivazioni.
L’inaugurazione del secondo piano del Museo archeologico MarTa, che è
sicuramente un passo importante per lo sviluppo del turismo culturale
per la città di Taranto, grazie anche all’ attivismo ed operatività
manageriale della nuova direttrice del museo, Eva Degl’innocenti che
sta interpretando le linee guide tracciate dal ministro dei Beni
culturali Franceschini. La seconda motivazione della presenza di
Matteo Renzi nel capoluogo jonico è l’incontro in Prefettura per la
firma del Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto, un dossier
da 850 milioni di euro per tutti gli impegni assunti dal suo Governo.
“Il Governo – ha dichiarato il premier Renzi
– ha assunto dei
precisi impegni, non parole al vento, per il Sud ed oggi a Taranto
viene per mantenerli. Il Contratto di sviluppo che firmiamo con la
città vale 850 milioni di euro: impegni puntuali, verificabili,
tracciabili, tempi certi, gestiti con la massima trasparenza“.
“Investimenti non solo Taranto, ma in tutto il Sud” – aggiunge Renzi
– “è la prima sfida politica, sociale e culturale per il nostro
Paese. È finita la stagione dei soldi a pioggia che non creano
sviluppo: abbiamo accelerato sui Fondi europei e nel 2015 il
Mezzogiorno, come ci dice lo Svimez, ha superato il Centronord nel
Pil; ora andiamo avanti, al Mezzogiorno servono più investimenti e una
politica che faccia bene il suo lavoro”.
Renzi ha visitato il secondo piano del museo MarTa che annovera fra i
suoi “tesori” la Tomba dell’Atleta, un sarcofago che contiene i resti
di un atleta che partecipò alle Olimpiadi dell’Antica Grecia
e
diversi reperti dell’era ellenica e pre-ellenica. “L’intervento sulla
cultura – ha detto il Presidente del Consiglio – è un momento chiave
per il futuro del nostro Paese ed anche per questa città. Taranto
parte da qui, riparte da qui. I 57.000 visitatori in più dal 2015 per
il Marta è un ottimo risultato, ma non bastano. Questo Museo ha
diritto ad essere visitato da tutti, e diventare patrimonio della
cultura mondiale“
Il premier nel suo intervento all’inaugurazione del MarTa
ha
detto che “investire in cultura non è uno sfizio, è l’elemento chiave
di svolta del nostro Paese in un momento storico in cui si uccidono i
sacerdoti. Troppo spesso la politica a Taranto ha pagato con assegni a
vuoto, noi siamo qui per dire che è finita la stagione degli assegni a
vuoto. La mia è tutt’altro che una passerella, noi siamo qui per
verificare i risultati concreti e cosa manca“, ed aggiunto ” Oggi è un
passo avanti. Il prossimo saranno più risorse perché questo museo
possa avere vita forte, presenza reale. Consideriamo il MarTa
l’occasione per provare a dare alla città non solo la bellezza della
propria propria storia, ma anche la bellezza del proprio futuro“.
l’atterraggio a Grottaglie dell’ aereo della Presidenza del
Consiglio che ha portato Renzi a Taranto
Sulla contestazione ricevuta da uno sparuto gruppo che lo aspettava
fuori al MarTa, Renzi ha detto “L’attenzione su Ilva deve esser molto
chiara – ha detto il premier nel suo discorso al MarTa – noi abbiamo a
cuore la salute dei cittadini, la politica per anni non ha fatto il
suo lavoro e noi stiamo facendo gli straordinari per recuperare, ma ci
vuole uno sforzo collettivo. Io mi prendo gli insulti, non ho paura,
ma mi sta a cuore che Taranto tenga insieme il sacrosanto diritto alla
salute con il sacrosanto diritto al lavoro” aggiungendo “la mia è
tutt’altro che una passerella, noi siamo qui per verificare i
risultati concreti e cosa manca“. Il premier Renzi ha assicurato una
prossima sua visita a Taranto “da qui a 12 mesi, prima dell’estate
prossima, direi a giugno del 2017 per verificare lo stato della
situazione. Ai cittadini assicuro che andremo avanti con
determinazione, lo dobbiamo anche alle famiglie di chi oggi non c’è
più e che oggi contestano“
Tensione davanti alla Prefettura anche all’arrivo dell’on. Michele
Pelillo (PD) dove è dovuto intervenire il reparto mobile della Polizia
che presidiava il Palazzo di Governo, per tutelare il deputato e
salvarlo
da una folla di scalmanati. Incredibile come a Taranto
accadano ancora queste cose, senza alcuna prevenzione e tutela per i
parlamentari da parte della Digos. E non è la prima volta….
La presenza di Renzi nel capoluogo jonico è stata infatti l’occasione
per la solita inutile strumentale contestazione da parte di un gruppo
di circa duecento manifestanti radunatisi in piazza Garibaldi che
hanno cercato vanamente di forzare il posto di blocco delle forze
dell’ordine, aizzati da persone ben note per i loro precedenti, e che
quindi non costituiscono alcuna novità o sorpresa degna di
informazione. Si tratta di movimenti con ambizioni elettorali in vista
delle prossime elezioni amministrative del 2017 a Taranto, quando si
voterà per il rinnovo del consiglio comunale.
Pokemon go, un pericolo, una
minaccia, o solo un’altra
figuraccia?
di Paolo Campanelli
È cominciato piano,
come un pesce d’aprile del 2014, ha preso velocità, e in meno di un
mese è diventata la più riuscita applicazione per smartphone del
periodo, con sommo gaudio di Nintendo e soprattutto degli altri studi
legati alla grande casa nipponica. Istantaneo, di facile comprensione
e dai risultati visibili immediatamente, gratuito e le cui
microtransazioni sono realmente una aggiunta e non un metodo subdolo
di far pagare per i contenuti, piaga del genere. Poi, com’è giusto che
sia, la gente ha cominciato a darci contro.
Primi, i “cacciatori di Tuberi”, gente il cui personale universo gira
intorno all’estimazione degli esemplari femminili di essere umano, e
che, con forse l’eccezione di guardare una partita di calcio,
ritengono sia impossibile trovare il tempo per fare altro. Poi i
Tuttologi, gente che benchè priva di qualsiasi studio o addestramento
professionale, ritiene che la propria opinione su un qualsiasi fatto
sia di pari, se non superiore, valore che di quella di un
professionista pluririconosciuto, e i “Maturi”, che sono troppo
impegnati con l’avere una vita complessa nel tentativo di risolvere i
problemi del mondo pur non avendo i mezzi necessari, la possibilità di
ottenerne, o il carisma necessario a distinguerli da una mela appesa
all’albero.
Poi, grande piaga dell’uomo moderno, è arrivata la disinformazione via
web. Un ritrovamento casuale di un cadavere in USA da un giocatore, un
incidente causato da una persona che usava il telefono alla guida
avendo l’applicazione su di esso (ma i tabulati telefonici lo
incastrano, stava parlando con l’amante, e la chiamata blocca altre
applicazioni come Pokèmon Go), adulti che parlavano con bambini
vedendo giocatori, rendendosi conto solo dopo che allontanarsi con un
bambino a cui non si collegati in alcun modo conta come rapimento, un
bambino allontanatosi dai parenti che non si sono resi conto che il
piccolo aveva a disposizione un telefono per essere ritrovato… fatti
veri che nelle mani di cantastorie nascosti dietro uno schermo a
caccia dei click si trasformano in morti, feriti, rapimenti, e chi più
ne ha più ne metta. L’unica persona investita in mezzo alla strada
mentre giocava è stata una madre incinta, che vendendo il proprio
semaforo verde, non poteva prevedere di essere investita al centro del
gruppo di amici con cui si trovava, più volte, da un minivan.
Poi, con un ritardo necessario a far partire tutte le infrastrutture,
il gioco è stato lanciato in Italia, riportando gente di tutte le età
indietro di 15-e-passa anni. E la disinformazione via web italiana è
tra le più “rinomate” del mondo, arrivando persino sulle testate
cartacee. Tempo 17 ore, già 9 persone erano date per morte, 12
disperse, e un fantomatico professore austriaco il cui nome si traduce
come “figlio di donna di malaffare” aveva previsto un incremento negli
attacchi terroristici a causa del successo del roditore elettrico e
dei suoi compari.
Benché, di problemi in Italia, a più di due settimane dal rilascio del
gioco, si possano contare unicamente un caso di effrazione in
locazione militare, e un incidente stradale (non comprovato, il
telefono in questione è sotto sequestro e gli agenti addetti si
rifiutano di rilasciare alcun commento), e uno spavento a Palazzo
Chigi, i cui politici, vedendo un enorme gruppo di persone riunitesi
per giocare insieme per le vie della capitale, avevano temuto
rivoluzione. Spuntano qua e là storie di come avere tanta gente a
passeggiare a orari e in luoghi strani abbia mandato all’aria i piani
di un truffatore, uno scippatore o un ladro di motorini, ma si sa, le
informazioni piccole non fanno tanto scalpore come morti, menomazioni
e grandi danni, soprattutto se la gente non approfondisce.
Tuttavia, il Codacons, allertato dalla travolgente presa del gioco, ha
ritenuto di dover intervenire. Grazie ad un importante studio di
luminari del settore, l’ associazione di consumatori ha dimostrato di
non aver paura di andare contro il successo, e, ritenendo
l’applicazione un pericolo stradale, na ha richiesto il blocco totale
su tutto il territorio. Tralasciando che l’uso di cellulari di ogni
tipo alla guida è già completamente vietato, molte persone si sono
attivate per vedere i citato studio, o anche solo di sapere chi siano
gli studiosi che lo hanno pubblicato, dato lo specialistico campo non
ancora del tutto riconosciuto di sociologia telecomunicativa. Tutti i
tentativi si sono scontrati contro un muro di “non siamo tenuti a
divulgare” e “non avete l’autorità per richiedere prove”.
Indispettiti da tale atto, molti consumatori dell’applicazione (tra
cui vari professori delle università italiane più importanti) hanno
cominciato ad utilizzare l’hastag #mapossogiocarea, bombardando la
pagina Twitter dell’associazione con domande su Monopoli, trottole,
videogiochi più o meno famosi, e persino reality televisivi. Dopo
essersi ripresi dallo spavento del corteo di allenatori di Pokèmon,
politici di ogni schieramento hanno pensato bene di dimostrare quanto
“giovani” e “vicini al popolo” fossero: con la Lega nord
distanziandosi dai mostriciattoli giapponesi (ma mettendosi al centro
del mirino per battute di spirito), Grillo lanciando sfuriate contro
coloro che perdono tempo a giocare anziché ad agire e Mattarella
paragonandolo al concetto più intrinseco e filosofico di assurdità ,
dimostrando ancora una volta che l’Italia non crede nel digitale,
mentre all’estero già si usa il gioco a fini politici.
Un discorso a parte meritano le teorie di complotto, fra le più
esaltanti dai tempi de “stacca la spina del computer che gli hacker
passano da li e ti rubano la ram”. La prima e più importante, è che
distrae la masse e i “poteri forti” possono fare quello che vogliono.
Demolito dal fatto che la distrazione di massa è molto più complicata,
e nel caso avessero ragione, in Italia il calcio esiste da più di
trent’anni.
Altri trovano strano come la Nintendo, che non navigava in buone acque
(ma nemmeno tanto cattive) si sia improvvisamente risollevata
economicamente all’uscita dell’applicazione. È evidente che questi
individui non conoscano il funzionamento dei Titoli di Borsa.
Quella più fondata, dato che la piattaforma di Pokèmon go e Ingress
(la versione originaria e meno famosa del gioco) si basano su
infrastrutture di Google, parte dalle condizioni d’uso, in cui è
necessario accettare una clausola che da al colosso digitale accesso a
dati raccolti tramite la geo-localizzazione. Tradotto in linguaggio
comune, a quante persone si muovono verso quali luoghi su una mappa,
tipo di informazione alla base del turismo. I complottisti sono
partiti in quarta, tirando in ballo a CIA e il concetto orwelliano del
“grande fratello”.
Si potrebbe fare un discorso enorme sul fatto che non c’è bisogno di
seguire le persone su internet, sono loro a chiedere la tua
attenzione, ma come per più di 18 anni il professor Oak ha affermato:
“C’è un luogo e un momento per ogni cosa, ma non ora“.
Per la Corte Europea anche l’Agcom
può subire tagli della spesa
La Corte di Giustizia europea di Lussemburgo ha stabilito che anche l’
Agcom , l’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è soggetta a
misure di contenimento della spesa pubblica.
I giudici della
Corte hanno rilevato che “se le misure di contenimento della spesa
non comportano alcuna riduzione delle funzionalità dell’autorità, e
quindi della sua indipendenza“, conseguentemente “non possono essere
considerate illegittime alla luce del diritto europeo”.
Ad impugnare davanti alla giustizia italiana, la decisione
di includerla tra le amministrazioni a cui sarebbero state
le “disposizioni di contenimento della spesa in materia di
pubblica” era stata la stessa Agcom , che poi si è rivolta
europea. Inutilmente.
dell’Istat
applicate
finanza
a quella
Il Corpo Forestale dello Stato
annesso all' Arma dei Carabinieri
Come anticipato da tempo dal nostro
quotidiano, il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri pomeriggio il
decreto che accorpa il Corpo Forestale dello Stato all’ Arma dei
Carabinieri. “Si passa da 5 a 4 forze di polizia, i forestali
passeranno all’interno dei Carabinieri“, ha dichiarato il
premier Renzi. Dall’accorpamento della Guardia forestale “nascerà un
comando specifico, nell’Arma dei Carabinieri“, ha spiegato il ministro
delle Politiche agricole, Maurizio Martina. Il nuovo Comando
“diventerà una delle realtà più solide in ambito internazionale, con 8
mila unità, per un nuovo percorso di tutela delle politiche
forestali”. Inoltre, sottolinea, dal riassetto verrà istituita anche
una “direzione specifica all’interno del ministero“.
Con l’accorpamento si realizzerà, ha aggiunto, un “presidio
territoriale straordinario” andando a coprire, grazie alla capillarità
della copertura dell’Arma dei Carabinieri, anche “territori rurali“.
Il ministro Martina ha assicurato inoltre che “le professionalità dei
forestali saranno salvaguardate”.
Inutili le lamentele delle organizzazioni sindacali di Polizia e i
Cocer dei Comparti sicurezza e difesa, secondo i quali
dall’
accorpamento emergeranno “Lacune e criticità che avranno inevitabili
ripercussioni sul personale“. Secondo i sindacati il personale subirà
“una ingiustificata ed anacronistica militarizzazione ‘coatta’”: anche
per questo “la posizione pressoché unanime del Comparto è quella di
contrarietà alla militarizzazione delle funzioni di polizia ambientale
e soprattutto del personale, al quale vanno invece garantite le più
ampie ed alternative possibilità di scelta nel transito ad altre Forze
di polizia del Comparto“.
Bari "pigliatutto". Delrio ha
deciso: il porto di Brindisi
annesso (e controllato) all'
Autorità Portuale di Bari
nella foto, l’Autorità Portuale di Bari
Il Consiglio dei ministri ha approvato questo pomeriggio il decreto
per la riorganizzazione dei porti così come deciso dal ministro alle
Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio (Pd). Contrariamente alle
aspettative dei rispettivi consigli comunali Brindisi viene annessa
nell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico con Bari,
Manfredonia, Barletta e Monopoli, lasciando Taranto abbandonata a se
stessa. La legge prevedeva 15 autorità di sistema portuale,
riconoscendo in Puglia oltre a quella di Taranto che nella prima prima
bozza era l’unica prevista, all’ultimo minuto è uscita fuori…anche
quella di Bari .
nella foto, l’ Autorità Portuale di Brindisi
Tutto deciso proprio mentre a Brindisi nelle ultime ore si litigava
con tanto di comunicato stampa del Pd locale sull’annessione
con Taranto a o Bari, attaccando la neo-sindaca Carluccio per la sua
richiesta al ministro di un’annessione a Taranto nel caso in cui non
fosse stata avanzata la moratoria (con 3 anni di sospensione) dalla
Regione Puglia, l’unica competente a chiederla in conferenza statoregioni, il ministro democratico insieme ai colleghi approvava la
riforma. .
Nella riunione con gli operatori locali brindisini interessati la
maggior parte dei partecipanti aveva chiesto al sindaco brindisino
Carluccio di sostenere l’ipotesi di un accorpamento con Taranto nel
caso in cui fosse rigettata la moratoria o la proposta di un’Autorità
di sistema unica per tutta la Puglia.
nella foto, l’ Autorità Portuale di Taranto
Alle 15 Autorità di Sistema Portuale viene affidato un ruolo
strategico di indirizzo,coordinamento e programmazione del sistema dei
porti della propria area, con
funzioni di attrazione degli
investimenti sui diversi scali e di raccordo delle amministrazioni
pubbliche. L’Autorità di Sistema Portuale avrà al suo interno due
sportelli unici. Stretta la relazione con il Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti, in particolare per il Piano Regolatore
di Sistema Portuale e i programmi infrastrutturali con contributi
nazionali o comunitari.
Procedure più semplici per
i porti… Secondo il Ministro Delrio La riduzione e la “semplificazione
delle procedure delle autorità portuali” è un altro punto approvato
dai Consiglio dei ministri. “Vogliamo che il porto di Genova e Savona
diventi il porto della Svizzera e del Sud della Germania, abbiamo già
fatto accordi per questo e vogliamo che i porti del Nord Adriatico
lavorino insieme e facciano da porta di ingresso per l’Austria e l’Est
europeo“, ha affermato il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, che
ha sottolineato che l’ambizione è quella di una “forte
semplificazione“, “l’efficienza” e il poter “sfruttare la posizione
geografica dell’Italia per promuovere lo sviluppo economico“. E ha
concluso: “È una riforma che mira a rendere il sistema mare più capace
di creare occupazione. C’è una semplificazione da un lato della
procedura e dall’altro lato semplificazione della governance. Si passa
da 57 porti d’interesse nazionale a 15 autorità portuali“. Resta da
capire cosa capisca di porti e commerci marittimi un politico come
Delrio abituato ad andare in bicicletta , e che fino a qualche anno fa
faceva il sindaco in Emilia Romagna ! Misteri (o follie ?) della
politica.
Le Regioni possono chiedere l’inserimento nelle Autorità di Sistema di
ulteriori porti di rilevanza regionale. Insomma mentre a Brindisi ed a
Taranto nei rispettivi consigli comunali si litiga, a Roma i baresi
come al solito fanno i fatti. Ed il porto di Brindisi ha quindi perso
oggi la sua autonomia, e sarà annesso a quello di Bari, per la gioia
di Antonio Decaro e Michele Emiliano.
Aeroporto di Grottaglie. Le
"bufale" di Emiliano ed il "niet"
del Ministro Delrio
di Antonello de Gennaro
Nello stesso momento in cui il Ministro dei Trasporti Graziano
Delrio (Pd) in una conferenza stampa a Roma annunciava alla presenza
dell’imbarazzato e silente
vicepresidente della Regione Puglia
Antonio Nunziante il nuovo sistema delle ciclovie turistiche
dichiarandoci che “non c’è alcun motivo di rendere turistico
l’aeroporto di Grottaglie che secondo il Ministero è ben utilizzato
per il sistema dell’industria aerospaziale e per i droni“, il
governatore della Regione Puglia Michele Emiliano nell’incontro sulla
situazione dell’aeroporto “Arlotta” di Grottaglie tenutosi a Bari, a
cui sono state invitate rappresentanti delle istituzioni, sociali e
associative della provincia di Taranto, ha sostenuto esattamente il
contrario e cioè che “è sbagliato utilizzare l’aeroporto di TarantoGrottaglie solo per le aziende aerospaziali”
Accanto ad Emiliano, vi era l’amministratore unico di Aeroporti di
Puglia, Giuseppe Acierno, ed il direttore della società regionale
aeroportuale Marco Franchini. “Siamo riuniti qui con il management di
Aeroporti di Puglia – ha detto Emiliano – per capire come utilizzare
nella migliore delle maniere l’aeroporto di Grottaglie. Non perché ci
sia una pressione in particolare, ma perché una pista così bella, un
luogo così strategico, la presenza del porto, l’ipotesi di
riconvertire la monocoltura dell’Ilva, sono tutte questioni che fanno
intravedere la possibilità di un futuro diverso per Taranto che
potrebbe passare anche dall’aeroporto“.
Emiliano ancora una volta si contrappone quindi alle politiche del
Governo Renzi sostenendo che “dedicare un’infrastruttura a un’unica
destinazione è comunque un errore. Se riusciamo a riempirle di
qualunque tipo di contenuto e a saturarne l’utilizzo, è meglio che
dedicarli a usi specifici. Invece dobbiamo aprirlo a tutti gli usi
possibili, perché l’economia di mercato fa il lavoro che la
pianificazione non riesce a fare“
L’ Italia a due velocità.
Il ministro Graziano Delrio noto
appassionato utilizzatore della bicicletta nella conferenza stampa
tenutasi ieri annunciato trionfalmente che “per la prima volta si
riconosce alle ciclovie turistiche la valenza di infrastrutture nella
pianificazione nazionale del Ministero nell’ambito delle politiche di
mobilità sostenibile e interconnessa. Si inseriscono in una strategia
più ampia del Ministero per la ciclabilità, che prevede una Rete
Ciclabile Nazionale partendo dalle dorsali di Eurovelo, su cui si
innestano reti regionali, intermodalità e ciclostazioni, e azioni per
la Ciclabilità urbana e la sicurezza”, annunciando investimenti
contenuti nella Legge di Stabilità per 91 milioni per il triennio
2016-2018.
Nei prossimi anni l’Italia dovrà governare la crescita dei flussi
turistici e il sistema delle ciclovie che secondo Del Rio “rappresenta
uno strumento fondamentale per sviluppare quel modello di sviluppo
sostenibile e diffuso che vogliamo per il nostro Paese”. I tre
protocolli d’intesa firmati ieri a Roma riguardano la progettazione e
la realizzazione di una “Ciclovia Ven-To” da Venezia (VE) a Torino
(TO), siglato tra Mit, Mibact e Regioni Veneto, Lombardia, Emilia
Romagna e Piemonte; una “Ciclovia del Sole” da Verona (VR) a Firenze
(FI) siglato tra Mit, Mibact e Regioni Veneto, Lombardia, Emilia
Romagna e Toscana, e dulcis in fundo …la “Ciclovia dell’Acquedotto
Pugliese” da Caposele (Avellino) a Santa Maria di Leuca (Lecce),
siglato tra Mit, Mibact e Regioni Campania, Basilicata e Puglia.
Il progetto di Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese nasce dalla volontà
della Regione Puglia, Assessorato alle Infrastrutture e Mobilità, di
rendere accessibile al pubblico e percorribile in bicicletta, quale
greenway, la strada di servizio, normalmente vietata all’accesso e al
transito ordinario in quanto destinata soltanto al personale
autorizzato, che corre lungo il Canale Principale dell’Acquedotto
pugliese. Si tratta di circa 500 chilometri attraverso 3 regioni. Il
tracciato è stato già individuato all’interno del progetto di
cooperazione internazionale di cui è capofila la Regione Puglia e la
ciclovia dell’Acquedotto, d’intesa con la Fiab, titolare del marchio
“Bicitalia“, è diventata variante pugliese dell’itinerario n. 11
(“Ciclovia degli Appennini”) della rete ciclabile Bicitalia.
Delrio ha annunciato “trionfalmente”…. che i nuovi treni, compresi
anche quelli regionali avranno delle carrozze predisposte per
consentire ai passeggeri della rete ferroviaria di poter viaggiare
trasportando con sè in treno anche le proprie biciclette. Ma
probabilmente il ministro delle infrastrutture e trasporti Delrio, non
viaggia molto al Sud dove si reca solo e soltanto per tagliare qualche
inutile nastro (Porto di Taranto) o piangere con le solite ciniche
lacrime di coccodrillo politico le morti ferroviarie come accaduto
recentemente nel barese.
Davanti alle domande incalzanti del Corriere del Giorno, presente alla
conferenza stampa con il suo Direttore, e cioè di come il Ministro
Delrio ha cercato di sviare davaneti alle contestazioni di una realtà
di fatto. La regione pugliese è negli ultimi anni la località
turistica più visitata ed apprezzata d’ Europa, non è raggiunta dall’
Alta Velocità ferroviaria che come ben noto a tutti, nel Mezzogiorno
si ferma a Salerno. I convogli (non ad alta velocità della Freccia
Rossa arriva a Lecce soltanto del 12 giugno scorso soltanto nel fine
settimana, con una partenza da Milano della prima corsa fissata alle 6
del mattino con arrivo nella stazione del capoluogo salentino alle
14.06. Otto ore di treno (se questa è alta velocità…) e costo del
biglietto 69,90 euro. Il rientro verso il nord, con partenza da Lecce,
alle 15.40 (da Brindisi alle 16.05 e da Bari alle 17.04), con arrivo a
Milano alle 23.50. Il “contentino” alla Puglia è servito: due treni al
giorno e solo durante il weekend !
La Regione Puglia ed il Governo in questa fase iniziale dichiararono
“populisticamente” che si sarebbero fatti carico, sulla scorta
dell’intesa siglata l’autunno scorso a Roma, di compensare eventuali
deficit (le perdite attualmente sulla linea ferroviaria
MilanoBari attualmente ammonterebbero a circa 2milioni e mezzo di euro. La
solita promessa di “supporto pubblico” annunciato e promesso ma di
cui al momento restano solo tante belle inutili parole. Cioè balle !
Come si può pensare di sviluppare il turismo in Puglia, spendendo
soldi pubblici per portare i cicloamatori anche al Sud quando mancano
i trasporti ferroviari ? Non era un caso che accanto ai ministri
Delrio e Franceschini, erano seduti accanto gongolando il Presidente
della Regione Lombardia Maroni e quello della Regione Veneta Zaia,
unici ad intervenire e parlare trionfalmente dell’incremento turistico
nelle loro regioni. Gli altri rappresentanti regionali, compreso
quello della Puglia, presenti di fatto solo per una firma e la foto di
gruppo.
L’ Autorità Portuale di Taranto. Abbiamo chiesto al Ministro Delrio al
termine della conferenza stampa, ed
alla presenza di altri colleghi
qualche novità sulla nomina del nuovo Presidente dell’ Autorità
Portuale di Taranto, dopo che da un anno è commissariata dal’ ex
presidente Avv. Sergio Prete (il vero responsabile della fuga da
Taranto di tutti gli operatori portuali) . Ci è stato risposto che
entro l’estate verrà nominato il nuovo Presidente dell’ Autorità
Portuale di Taranto.
Resta a questo punto da augurarsi che le procedure e valutazioni per
la nomina, non si rivelino analoghe a quelle del porto di Agusta e
finite nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza, che
hanno conseguito le dimissioni dell’ ex-ministro dello sviluppo
economico Federica Guidi, a causa del pieno coinvolgimento
nell’inchiesta del suo ex- compagno. E sopratutto che finalmente il
Porto di Taranto abbia un presidente operativo e competente. Cioè il
contrario dell’attuale commissario Prete specializzato nel presentare
alla stampa ed alle autorità tanti bei progettini e tagli di nastro,
appropriandosi peraltro del successo di iniziative di altri per
attrarre il passaggio e sosta a Taranto di navi da crociera
turistiche a partire dal 2017 successo questo conseguito in realtà
dallo Ionian Shipping Consortium di Taranto, e non certo dall’ inerte
Autorità Portuale. L’ avvocato Prete ha un solo merito….: quello
di
aver svuotato dagli operatori, merci e container il porto di
Taranto che sembra sempre di più una cattedrale semideserta nei
traffici marittimi. Ma in realtà è un demerito e Prete andrebbe
accompagnato alla porta di uscita senza “se” e senza “ma” e opratutto
a gran velocità !
Il Csm sospende il magistrato di
Lecce che gestiva con la compagna
poliziotta un B&B luci rosse
Il
Consiglio superiore della
magistratura ha disposto la sospensione dalle funzioni e dallo
stipendio a titolo cautelare , nonché il collocamento fuori dal ruolo
organico della magistratura, per Giuseppe Caracciolo, consigliere di
Cassazione, accusato della gestione di fatto di un B&B a luci rosse.
La decisione della sezione disciplinare del Csm, è legata proprio alla
vicenda in cui il giudice è indagato dalla Procura di Lecce
per l’ipotesi di reato “favoreggiamento della prostituzione” .
Il giudice, che è indagato
insieme con la compagna, è il proprietario dell’appartamento adibito a
B&B in cui la Polizia di Stato della Questura di Lecce ha scoperto
all’inizio di luglio, al cui interno si prostituivano alcune ragazze
straniere. L’appartamento, ubicato della centralissima piazza Mazzini
a Lecce, è stato sequestrato a titolo preventivo.
Secondo quanto verificato ed accertato dagli investigatori, il
magistrato Caracciolo e la sua compagna (una poliziotta in
aspettativa) sarebbero stati perfettamente consapevoli di quanto
succedeva lì dentro nelle stanze affittate alle escort di passaggio da
Lecce. Caracciolo infatti, aveva anche installato una telecamera
all’ingresso che ai fini delle indagini si è rivelata determinante .
Le escort straniere che si prostituivano nel B&B hanno inoltre
raccontato agli investigatori che il magistrato appena qualche giorno
prima era andato nell’appartamento per consegnare loro i prodotti per
fare le pulizie, informandole che nei giorni successivi avrebbero
dovuto condividere la stanza già occupata con altre ragazze appena
giunte. Un comportamento impensabile per un magistrato – secondo gli
investigatori – e peraltro non condivisibile in qualsiasi lecito
rapporto di locazione.
Una delle escort, ha raccontato di aver contattato il proprietario del
B&B dopo aver trovato il numero di telefono online, e di
essersi
lamentata con lui dell’esosità del prezzo, ma l’uomo le
avrebbe risposto che “non avrebbe avuto problemi a pagare una tale
cifra“, dimostrando con tali affermazioni di essere perfettamente
consapevole che nel suo appartamento si sarebbe svolta un’attività di
prostituzione.
Il concorso CTP Taranto ed i soliti
"furbetti al bar" .
Ancora una volta Roberto Falcone l’amministratore unico del CTP di
Taranto deve intervenire accendendo i riflettori su una verifica
sull’operato della dirigenza che è attualmente sotto inchiesta della
magistratura, a seguito di una formale lettera di contestazione
ricevuta lo scorso 14 luglio inviata dal segretario generale
trasporti di un sindacato di Taranto, che contestava il posto pubblico
messo a concorso con determina n. 06 del 09.02.2016 per l’area
operativa “amministrazione e servizi – appalti e gare“.
Avendo ricevuto copia della lettera della quale per motivi di privacy
vi mostriamo solo il testo, unitamente al documento pubblico
sottoscritto dal Presidente della Commissione, cioè l’attuale
direttore generale Cosimo Rochira (indagato recentemente dalla Procura
di Taranto per un altro procedimento – vedi QUI ) . Ne abbiamo
scoperto delle belle…
Nella lettera il sindacato ricordando che nel piano industriale
inviato alle organizzazioni sindacali non era indicata la “mancanza
organica del posto messo a concorso“, sostiene che “il posto messo a
concorso risulta attualmente coperto in azienda da un funzionario da
Voi assegnato a tale funzione“, chiedendo l’annullamento in autotutela
delle procedure concorsuali per un posto di lavoro come “capo unità
organizzativa amministrativa/tecnica con parametro 230.“
Nella graduatoria dopo l’esame
scritto al primo posto compare una signora, tale Padovano Giulia che
all’anagrafe risulta essere la moglie dell’attuale Presidente del
Consiglio Comunale di Taranto, Piero Bitetti, da sempre “vicino” alla
Cisl di Taranto, insieme al suo “mentore” Gianni Florido , l’ex
presidente della Provincia di Taranto finito in carcere nell’ambito
dell’ inchiesta “Ambiente Svenduto” il cui processo che lo vede sedere
sul banco degli imputati, è attualmente in corso.
Non desta meraviglia quindi la frequentazione che vi documentiamo, ma
molto ben nota in città fra
Rochira con Bitetti e Florido, e la
“casuale”….presenza di Cosimo Rochira alla Presidenza della
Commissione esaminatrice.
Da noi contattato l’ amministratore unico dr. Roberto Falcone ci ha
dichiarato che “provvederò a fare immediata chiarezza e luce
sull’andamento di questo concorso“, e che non esiterà un solo minuto
“ad informare la Magistratura se dovessero emergere degli atti
illegali“.
Conoscendolo ed apprezzando
l’ operato del dr. Roberto Falcone da sempre imperniato all’insegna
delle legalità, non abbiamo alcun dubbio sulle sue dichiarazioni. Per
quanto riguarda invece la signora Bitetti, male che vada…può sempre
partecipare al concorso che verrà indetto a breve per due posti da
vigile urbano del Comune di Taranto.
Anche in tal caso le amicizie e “strette” frequentazioni di suo
marito, il consigliere comunale Piero Bitetti con il comandante della
Polizia Locale del Comune di Taranto Michele Matichecchia può sempre
tornargli utile….
P.S. tutto questo su alcuni quotidiani
imperano i sindacati non lo leggerete
giornalisti” sono abituati alle fotocopie
giudiziari. Il giornalismo d’ inchiesta
“pennivendoli”. E’ la stampa…monnezza !
tarantini, ove regnano ed
mai. Questi sono “pseudo, alle pendrive ed agli atti
non fa per loro. Sono solo
8mila a tavola per la cena bianca
di Bari davanti alla Fiera del
Levante. Il lungomare chiuso alle
auto
Altro che quella cena
bianca da sagra di paese “copiata” a Taranto. La “vera” cena in bianco
pugliese è quella di di Bari, che si svolgerà questa sera all’ombra
del faro e della Fiera del Levante. Sarà infatti il
monumentale
lungomare Paolo Pinto ad accogliere ed ospitare gli ottomila iscritti
alla quarta edizione di “Bari Bianca – a cena insieme” . Dopo giorni
di attesa ed una vera e propria sorta di
“totolocation”,
Rosa
Armenise e Vanni Marzulli , le “anime” e registi collaudati
del
flashmob insieme col gruppo storico di organizzatori, hanno svelato il
luogo dell’appuntamento.
Come era stato promesso
nelle anticipazioni della vigilia, il luogo prescelto, non ha
replicato le precedenti location degli anni scorsi e cioè corso
Vittorio Emanuele, piazza Diaz, il sagrato della Basilica di San
Nicola. “Si tratta di un altro posto simbolo di Bari, davanti alla
Fiera del Levante“, scrivono in un comunicato gli organizzatori. Per
l’occasione il Comune di Bari ha intelligentemente disposto la
chiusura al traffico del lungomare nord. mentre verrà allestito su via
Verdi un’ampia area di parcheggio. Saranno due giorni difficili per la
zona del faro, considerato che i Residenti di San Cataldo hanno a loro
volta organizzato per l’indomani, e cioè giovedì 28 luglio
il
“Convivio
arcobaleno“,
un’occasione
di
ritrovo
anch’essa all’insegna del mangiar bene e stare insieme.
nella foto al centro Rosa Armenise, mente “creativa” della Cena Bianca
di Bari
Torna quindi in città a Bari per il quarto anno consecutivo “la cena
bianca“con un ritorno allo spirito delle origini e la voglia di
riappropriarsi di un luogo di socializzazione. Lo scorso anno a
partecipare sono state più di 9mila persone. “Importante ricordare il
rispetto delle regole – dice Vanni Marzulli – tutti vestiti di bianco
dalla testa ai piedi, niente catering o camerieri, cuscini e lenzuola,
soltanto tavoli e sedie rigorosamente total white“.
nella foto al centro il sindaco di Bari
Antonio De Caro
Vietata plastica, carta e lattine: consentita la ceramica e il vetro.
Ed la termine della fine cena, guanti e bustoni in mano a tutti i
partecipanti per ripulire la location e ringraziare la città di Bari
dell’accoglienza logistica e qualche naturale conseguente disagio al
traffico. Anche quest’anno presente la solidarietà con l’associazione
Ant. grazie ad
un
minimo contributo sarà possibile acquistare
ghirlande, palloncini e stelle filanti per offrire un concreto aiuto
all’assistenza specialistica domiciliare ai malati di tumore e
prevenzione oncologica.