L`ottimismo crolla insieme al lavoro Anno nero a
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L`ottimismo crolla insieme al lavoro Anno nero a
LA PROVINCIA DI VARESE 12 MARTEDÌ 2 SETTEMBRE 2014 I nostri focus L’autunno parte in salita Italia Un po’ di ossigeno al Nord-Est Milano capitale del benessere Il Nord-Est torna ad assumere, ma è sempre Milano la città dove si assume di più in assoluto: è questa la fotografia della banca dati Excelsior di Unioncamere. Nella classifica delle province elaborata da Il Sole 24 Ore, emerge qualche segnale di ripresa a Nord-Est, partendo dalle province di Bolzano e Trento (il Trentino Alto Adige ha la migliore performance in assoluto, più 19%, rispetto ad una media nazionale che si attesta sul 9% in positivo) per seguire poi con Veneto ed Emilia Romagna. Tra le province dove l’offerta di lavoro sarà maggiore, in valore assoluto, primeggia Milano con 35.610 assunzioni non stagionali previste per il 2014, 2.500 in più rispetto al 2013 (più 7%), seguita da Roma con 31.660 assunzioni (2.550 in più rispetto allo scorso anno, +8%) e Torino, (15.720 assunzioni, il 6% in più). Varese è diciottesima, con 5.180 assunzioni non stagionali (meno 3%). A. ALI. è quello delle costruzioni, dove i posti di lavoro in uscita quasi raddoppiano quelli in entrata (830 contro 430). Nell’industria, a fronte di 2.250 previsioni di assunzione, ci saranno 3.230 uscite. Trend negativo anche per il commercio (1.420 uscite contro 1.140 entrate) e per il turismo (890 posti in fumo contro 670 assunzioni), così come negli altri servizi (3.490 uscite a fronte di 2.420 entrate). Scendendo nel dettaglio dei settori produttivi, si scopre che nell’industria l’unico a “salvarsi” è quello della gomma e della plastica (più 0,4% di variazione occupazionale prevista), mentre quelli che colano maggiormente a picco sono tessile-abbigliamento, legno-mobile e, come detto, costruzioni (tra il 2,6 e il 3,5% di “rosso”). Per quanto riguarda i servizi, corre il settore informatica-telecomunicazioni (più 1,9%), regge quello dei servizi avanzati alle imprese (più 0,3%), mentre calano tutti gli altri, con un crollo per trasporti-logistica e i servizi operativi, entrambi oltre il 3% di segno meno. La tendenza del tasso di assunzione va di pari passo con il numero di assunzioni: il valore del tasso a Varese migliora, passando dal 3,2% del 2012 al 3,6% nel 2014 (quota, comunque, inferiore alla media regionale e a nazionale), ma tra tutte le province lombarde, la nostra si colloca nella parte bassa della classifica del tasso di assunzione, superando solo Monza-Brianza e Lecco. 1 dà fastidio sentire parlare male di noi, ma non siamo noi il problema - osserva un lavoratore - le responsabilità sono anche degli imprenditori svizzeri e di qualcuno che dice che per 3.500 franchi al mese non si alza nemmeno dal letto». ratori vivono e che vengono investiti in scuole, acquedotti, strade, asili e nella sanità». Gli accordi con la Svizzera prevedono che il 39% di quanto versato in tasse dai frontalieri sia stornato al Comune di residenza in Italia. «Il ristorno è un meccanismo serio, altro che soldi utilizzati per fare feste o festini» conclude il sindaco. Intervista anche la consigliera regionale varesina Francesca Brianza. «Il tema dei ristorni viene utilizzato come arma di ricatto che grava sui piccoli Comuni che non hanno potere contrattuale - afferma - l’obiettivo è che questi Comuni non vengano danneggiati, trovando eventuali altre forme di sostegno da parte del Governo». 1 M. Fon. L’ottimismo crolla insieme al lavoro Anno nero a Varese E non si vede la fine Previsioni negative dalla banca dati Excelsior Quasi tremila persone rischiano di restare a casa Tutti in crisi i settori in provincia: male l’edilizia VARESE ANDREA ALIVERTI Occupazione, il 2014 si conferma un anno nero per la provincia di Varese. Le previsioni della banca dati Excelsior di Unioncamere sono nefaste: il saldo negativo tra entrate e uscite dal mondo del lavoro è di circa 2.750 unità. Rischiamo quasi un punto in più di disoccupazione. La luce in fondo al tunnel, sul fronte del lavoro in provincia di Varese, rischia di essere quella di un treno in corsa. Nuovi dati allarmanti arrivano dalla banca dati Excelsior di Unioncamere, che ogni anno effettua un’indagine, in collaborazione con il ministero del Lavoro, sulle previsioni formulate dalle imprese. Atipici e determinati al top Il dato assoluto è quello più evidente: 9.860 uscite dal mondo del lavoro contro 6.920 entrate, per quanto riguarda i contratti subordinati Il saldo occupazionale negativo previsto in provincia di Varese (-2.760 unità) è il risultato della differenza tra oltre 9.500 “entrate” e 12.300 “uscite” di lavoratori dalle imprese. I flussi in entrata saranno costituiti da quasi 2.700 assunzioni “stabili” (ossia a tempo indeterminato o con contratto di apprendistato), poco meno di 4.250 assunzioni a tempo determinato Controcorrente Una impresa ogni dieci sta crescendo Solo il 12% delle imprese della provincia di Varese prevede di assumere nel corsodel2014.Macisonoancoradifficoltà nel reperire il personale per il 12% delle imprese che assumono (due punti in più della media nazionale). Un paradosso, vista la crescente disoccupazione,causatodall’inadeguata preparazione dei candidati. Nelle costruzioni, uno dei settori più in crisi, si fa fatica a trovare personale quasi in un caso suquattro. L’industria dellagommaedellaplastica,unadelle poche in cui il trend delle assunzioni è positivo, è quella che più di tutte soffre per la mancanza di candidati (quasi il 10% delle figure ricercate). Ma per chi c’è opportunità di assunzione? Per i giovani “under 30”, visto che il 33% delle assunzioni programmate dalle imprese di Varese interesserà giovani con meno di 30 anni. Meno per le donne, per le quali si prevede un 28% di assunzioni (il dato nazionale è del 37% e nel 2009 si attestava oltre il 50%), ma anche per gli immigrati, che possono sperare solo nel 9% dei posti, contro il 22% del 2010. A.ALI. (o altre modalità a termine) e 2.600 contratti atipici (somministrazione, collaborazioni a progetto e altri contratti di lavoro indipendente). Nell’ultimo anno è rimasta invariata la quota delle assunzioni stabili (28%), mentre è aumentata quella delle assunzioni a termine (+6 punti, e in aumento già dal 2012), a fronte di un calo dei contratti atipici (-6 punti). Andando più nel dettaglio, se nei contratti subordinati sono previste 9.860 uscite contro 6.920 entrate, l’unica forma che prevede il segno “più” nel 2014 sono i contratti di somministrazione (1.660 entrate contro 1.520 uscite), mentre anche le collaborazioni a progetti sono in saldo negativo (540 entrate contro 740 uscite). Nessuno fa eccezione Se pensiamo che le persone in cerca di occupazione in provincia di Varese sono all’incirca 35mila, con un tasso di disoccupazione certificato all’8,5%, si può presupporre che se le previsioni di Unioncamere si verificassero, c’è il rischio concreto che il tasso possa crescere ancora di almeno 7-8 decimali di punto. Non c’è comparto che venga risparmiato dal treno in corsa della crisi. Il più colpito, ancora nel 2014 dopo anni già durissimi, L’unica formula con il segno “più” è quella dei contratti di somministrazione Il timore è che il tasso di disoccupati possa crescere di quasi un punto La tivù svizzera fa parlare i frontalieri «Ticino o Italia? Noi rimaniamo di là» VARESE L’orgoglio di essere frontalieri, l’amore per l’Italia ed il legame con la Svizzera. La web tv della Svizzera italiana, nella rubrica Falò, ha intervistato i lavoratori italiani che ogni mattina si sobbarcano chilometri e code per raggiungere il proprio luogo di lavoro oltre confine. Conoscere il pensiero dei frontalieri dopo i referendum a loro contrari e la messa in discussione di diritti e anche dei ristorni ai Comuni italiani di confine, lo scopo dell’inchiesta intitolata “Professione frontaliere”. Tra i frontalieri di vecchia generazione c’è persino incredulità sull’esito dei referendum, mista alla gratitudine per la Svizzera. Un cambio radicale «Non è stato capito o non è stato spiegato bene» afferma convinta una lavoratrice ora in pensione che comunque sceglierebbe Lu- gano se dovesse trasferirsi, «perché in Svizzera si rispettano le regole e in Italia no». «Essere frontaliere non è facile - spiega un lavoratore - gli stipendi sono bassi, passi la vita in coda e a casa torni solo per dormire». Chi in Canton Ticino ci lavora da decenni ricorda di come le cose siano cambiate radicalmente; prima i lavoratori italiani svolgevano solo mestieri umili che non interessavano gli svizzeri, ma oggi non è più così, visto l’elevato numero di professionisti italiani che lavora a Lugano e dintorni. L’idea che il lavoratore italiano porti via il lavoro a un cittadino svizzero è sempre più forte; l’essere frontaliere è qualcosa che viene trasmesso da padre in figlio, che però studia per diventare ingegnere, per non fare il muratore come il papà. «Certo che «Meccanismo serio» La web tv della Rsi ha intervistato il sindaco di Lavena Ponte Tresa Pietro Roncoroni sul problema dei ristorni ai Comuni di frontiera che alcuni partiti svizzeri mettono in discussione. «A parlare male dei frontalieri si prendono voti si sa - il commento di Roncoroni - ma i soldi dei ristorni sono necessari; le tasse pagate dei frontalieri è giusto che vengano utilizzati dove i lavo-