Balla coi lupi

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Balla coi lupi
Pietro Garnerone
Balla coi lupi
Intervista a Radames Biondi, guardaparco dell’Aree Protette Ossola
Tempo fa mi è capitato di vedere, all’interno di un video divulgativo sul ritorno dei lupi, una scena che mi ha
ricordato molto “Balla coi lupi”, il vecchio film con Kevin Costner: un guardia parco raccontava di come
durante una ricognizione una lupa si era messa a giocare con lui spiccando balzi.
Questa scena mi ha incuriosito e quindi ho voluto approfondire gli ho anche proposto un’intervista.
Il guardaparco si chiama Radames Bionda e si occupa della gestione delle risorse delle aree protette
dell’Ossola e del monitoraggio faunistico.
La lupa invece si chiama F31 ed è una delle prime ad essere avvistata sul territorio del Verbano Cusio Ossola.
Negli anni ’20 infatti il lupo si estinse completamente nell’arco alpino a causa dell’eccessiva caccia nei suoi
confronti; in Italia sopravvissero solo alcuni esemplari nell’Appennino Abruzzese.
Però negli ultimi vent’anni, grazie a normative per la protezione della fauna, si è assistito ad un naturale
ritorno del lupo fino al Piemonte, dove la Regione nel 1999 ha iniziato il progetto “Lupo”, volto a monitorare
e ridurre l’impatto del ritorno del lupo sul territorio piemontese.
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In che cosa consiste il suo lavoro?
Il mio lavoro consiste nella gestione delle risorse dell’area protetta dell’Ossola, nel
coordinamento del monitoraggio della fauna del Parco e nella ricerca di finanziamenti
Quand’è che ha sentito parlare per la prima volta del ritorno del lupo?
Fu circa vent’anni fa.
Quando ci sono stati i primi avvistamenti o segni della presenza del lupo nel Verbano Cusio
Ossola?
Nel 2000 ci fu il primo avvistamento, ma bisogna aspettare sei anni per l’insediamento di un
secondo lupo in zona e l’entrata del VCO nel progetto “Lupo”.
Che cosa pensano i pastori e gli abitanti del luogo a proposito del ritorno del lupo?
I pastori sono sostanzialmente contrari perché, essendo quello del pastore un lavoro già difficile,
non vogliono che arrivino altri problemi; mentre le persone che vivono a valle sono molto più
favorevoli anche perché il lupo lo vedono su copertine patinate e non vi hanno a che fare. Se poi
però vanno in montagna e vedono un agnellino ammazzato è già un’altra storia.
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Lei di specifico cosa fa per il progetto “Lupo”?
Coordino la rete di monitoraggio e l’affidamento dei sistemi di difesa del bestiame, come il filo
elettrificato, agli allevatori attaccati da questo predatore.
Si è fatta una campagna di sensibilizzazione sull’argomento “lupo”?
Recentemente a dicembre si sono svolti due incontri: uno con gli allevatori e l’altro con i
cacciatori; sono inoltre in programma altri quattro incontri rivoli a tutti.
E ciò ha aiutato a sensibilizzare l’opinione pubblica?
Questo si vedrà a fine progetto quando si farà un sondaggio sull’opinione pubblica che verrà
confrontato con un primo sondaggio fatto nel 2002.
Lei di cos’altro si occupa oltre al progetto “Lupo”?
Mi occupo dell’organizzazione dei progetti che vengono fatti sulle altre specie protette della
zona, come la pernice bianca, l’aquila reale e il gufo reale.
Qual è stato il suo incontro più particolare con i lupi?
Fu certamente quello fatto anni fa con la lupa F31. Durante una ricognizione la avvistai e mi
avvicinai fino ad arrivare a una trentina di metri. Allora mi misi a fare i movimenti che fanno i lupi
con i propri cuccioli e dopo averli ripetuti per alcune volte la lupa si mise a giocare con me
spiccando dei salti.
Proprio per il suo impegno e la dedizione nel proprio lavoro secondo me lui è il più meritevole di ricevere il
premio greenagent.