Premetto che questo testo più che essere un`elencazione delle mie

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Premetto che questo testo più che essere un`elencazione delle mie
Premetto che questo testo più che essere un’elencazione delle mie esperienze ( per quelle c’è la pag. VEDI CURRICULUM)
è un introspezione in me stessa, che spiega il mio avvicinamento al mondo del design, un lungo percorso al termine del
quale sono giunta al settore del gioiello.
Sono nata a Sorrento, il 2 Gennaio del 1981, era Venerdì, segno zodiacale Capricorno.
Fin da bambina mostravo inconsapevolmente grande passione verso la MODA infatti i miei due passatempi preferiti erano:
- disegnare abiti, soprattutto quelli da sposa, riempiendo interi album da disegno;
- inventare nuovi look e composizioni di ‘tendenza’ per gli abiti delle barbie;
due attività perfette da essere svolte nella quiete solitaria della mia cameretta, ero una bambina molto solitaria.
Fin dalla quarta elementare dimostrai una grande capacità nel disegno artistico e in quello tecnico perchè mi ritrovai
ad eseguire tutti i disegni scolastici per mia sorella (classe prima media) che era negata in materia e mi chiedeva disperatamente
aiuto e poi durante il periodo delle scuole medie mi appassionai alla lavorazione della ceramica, in particolare alla decorazione
dei piatti con fantasie prevalentemente floreali.
Al termine delle scuole medie, quando arrivò il momento della scelta di ordinamento scolastico verso cui proseguire, scoprì
di essere alquanto indecisa; mi sentivo ‘portata’ allo stesso modo per l’ARTE e per la MATEMATICA.
Infine optai per il Liceo Scientifico (con sperimentazione informatica) per due motivi (stupidi) : - i miei genitori, condizionati
dalla non buona reputazione che l’istituto d’arte di Sorrento aveva in quel periodo, mi convinsero ad evitarlo; - le mie amiche
si iscrissero al Liceo scientifico; diciamo che all’età di 13 anni la mia personalità non era nè forte nè sicura di sè.
Dopo un biennio al liceo di ottimi voti, dove la matematica, l’informatica e la fisica mi risultavano di semplice apprendimento,
mi ritrovai ad affrontare il triennio completamente annoiata da quelle materie, priva di interesse e stimoli. Nelle ore scolastiche
mentre i professori spiegavano, io, nascosta all’ultimo banco,stavo tutto il tempo a disegnare...vignette per lo più; disegni
di parole ispirati al mondo dei murales; disegni astratti che riempivano di grafite o inchiostro intere pagine.
L’unica materia in cui mi impegnavo, pur essendo completamente negata, era l’inglese e la letteratura inglese perchè la
prof. era severa ma giusta, bravissima a spiegare e tanto seria da intimorire...fu l’unica prof. che riuscì ad abbattere il muro
di strafottenza che mi ero costruita... per fortuna perchè l’inglese adesso mi è davvero indispensabile!!!
Durante i pomeriggi, invece di studiare, intrapresi l’hobby di realizzare collane con pietre,perline e fili di vari colori, tante
collane per me stessa e per tutte le mie amiche, a cui le regalavo: realizzavo i modelli a seconda dei colori dei loro volti,
degli occhi o degli abiti che indossavano,quasi come alla ricerca di un abinamento tra la persona e la collana.
Finalmente giunse la maturità, e con essa la libertà di scegliere, questa volta con le idee più chiare.
Avrei voluto fare L’accademia di Belle Arti, mi recai a chiedere info, mi innamorai di quel luogo e di quella prospettiva, ma
la paura di non farcela a superare tutti quegli esami di ammissione mi fecero retrocedere, la consapevolezza di non potercela
fare, l’isicurezza in me stessa causata da tre anni passati senza studiare, dal sentirsi continuamente ripetere dalle prof. che
ero un’incapace. ... decisi di non tentare nemmeno.
Quando quasi stavo per rinunciare a tutti i miei sogni, praticamente già in cerca di un lavoro qualunque, arrivò mia madre
con un opuscolo in mano e mi disse: “mi hanno detto che questo è un corso interessante, e dà la possibilità di sbocchi
futuri...” Era l’I.S.D. Istituto Superiore Design di Napoli, e il corso che mi fu consigliato e che io scelsi, era quello in
INDUSTRIAL and INTERIOR design. Il corso era privato e non richiedeva alcun esame di ammissione: era fatta!!!
Sono stata fortunata perchè la mia famiglia ha avuto la possibilità, in quel momento, di ‘comprare’ la mia salvezza,
di questo devo ringraziare i sacrifici fatti dai miei genitori per pagare tre costosi anni di corso.
Il metodo dell’istituto era quello delle università americane:obbligo di frequenza e esami trimestrali.
Dal primissimo giorno di Corso sentì che la mia vita era cambiata: finalmente ero nel posto giusto per me, dove dovevo
stare, tutto mi interessava, seguivo le lezioni prendendo appunti cercando di non perdere neanche una parola, svolgendo
tutte le attività al massimo delle mie capacità e nei tempi di consegna stabiliti. C’erano dei docenti bravissimi, che insegnavano
perchè ci credevano, perchè confidavano nell’idea che la ‘ricerca’ parte dai giovani, e noi lì facevamo ricerca,
era l’anno ‘99, il design nel contesto Napoletano quasi non sapevano cosa fosse, stava appena arrivando come riflesso di
ciò che veniva fatto a Milano...in qualche modo eravamo tra i precursori, o almeno così ci sentivamo guardandoci attorno
e vedendo che cercavamo qualcosa di diverso.
immagini tratte dalla tesi di Laurea,2007
I primi risultati positivi non tardarono ad arrivare, gli esami procedevano a gonfie vele e i prof. si complimentavano molto
per le mie capacità ideative, la mia fantasia e la mia creatività, complimenti che iniziarono a inculcarmi una certa sicurezza
in me stessa, verso le mie capacità, punto di partenza fondamentale in qualunque cosa si voglia fare, l’insicurezza è un
limite insuperabile che ti porta completamente a perdere le tue energie. Il primo risultato ‘esterno’ arrivò quando, durante
il secondo anno del corso, partecipammo tutti individualmente (no in gruppo) ad una competition:
Concorso per giovani stilisti della calzatura Salvatore Ferragamo ed io ebbi una menzione speciale come miglior
progetto per l’Italia.
Gasata da questo ottimo risultato, decisi di partecipare subito ad un’altra competition, però era estate, mi feci coraggio
e partecipai (senza alcun aiuto/consiglio dei prof.), inviai dei disegni (via mail) a New York, alla Felissimo Design House.
Il concept della competition riguardava le relazioni umane, il contatto umano che stava andandosi perdendo a causa delle
distanze e della tecnologia... L’ispirazione che mi venne riguardava un oggetto di design da indossare,lo progettai in
miniatura su di una barbie, praticamente come facevo quando ero bambina!!!
Qualche mese dopo l’invio dei disegni, non avendo ricevuto alcuna risposta, mentre riordinavo la mia scrivania, rividi quei
disegni e pensai che erano patetici, li gettai nel cestino. Mezz’ora dopo venne mia madre con un pacco indirizzato a me
con mittente la Felissimo Design House. Mi veniva comunicato che ero stata selezionata tra i primi 50 designer,
per la qualità del design nella categoria Fashion, mi veniva richiesto di realizzare materialmente il mio progetto e di
spedirlo. Ripresi immediatamente i fogli stropicciati dal cestino... ero al settimo cielo. Nel pacco c’era:
- un assegno di 500 dollari per le spese; - un CD (musica new age) con il suggerimento di ascoltarlo mentre lavoravo al
progetto; - un invito per l’esposizione collettiva (di cui avrei fatto parte anch’io) che si teneva a Marzo nella loro sede della
10 WEST 56 STREET, New York. Realizzai il pezzo, anzi ne feci due, uno piccolo per donna e uno grande per uomo,
lo spedì, e aquistai un biglietto aereo per New York. La Felissimo mi fece avere un visto in cui dichiarava che io entravo
a New York per collaborare con l’azienda (erano passati pochi mesi dall’attentato dell’11 settembre e l’aereoporto di
New York era praticamente chiuso, entrava solo chi provvisto di visto) e un biglietto da visita di un ostello che mi suggerivano
e dove io prenotai. Ho vissuto i 10 giorni più intensi di tutta la mia vita. Al 3° giorno quando dormivo i miei sogni erano
tutti in inglese. Per la prima volta nella mia vita mi sono sentita ‘a casa’ (essendo di madre tedesca e padre italiano io
mi sentivo ‘fuori luogo’ in Italia e ‘furi luogo’ in Germania) ...è strana da spiegare come sensazione....Lì mischiata tra
persone di tutte le nazionalità mi sentivo ‘a casa’. Nel viaggio di ritorno in aereo ho disegnato per 9 ore di fila perchè la
mia testa scoppiava di idee. Ma il ritorno alla realtà di Sorrento non fu poi così bello, dopo aver visto quel mondo qui mi
sembrava tutto fortemente deprimente e privo di possibilità.
La collaborazione con la Felissimo Design House continuò, due anni dopo fui contattata nuovamente per partecipare a
una seconda mostra collettiva dal titolo ‘Relating Creating’, mandai 4 pezzi (di quelli che avevo disegnato mentre ero
in aereo!) ...un paio di guanti, due cuscini e una mantella il tutto stoffa, pail e pelle, colori: Blu elettrico e Rosso scuro,
il tutto accompagnato da giocose vignette che illustravano delle immaginarie funzioni relazionali.
Nel frattempo il Corso era terminato, la tesi fu discussa a Ottobre, durante quell’inverno mi impegnai per la preparazione
dei pezzi da spedire a New York, e partecipai ad una serie di altre competition, quasi sempre superavo la selezione,
rientravo tra i primi 50, ma poi non vincevo, cosa che sarebbe stata utilissima per essere ‘lanciata’.
Insomma iniziai a riflettere sui miei propositi futuri, avevo in mano una laurea parauniversitaria (riconosciuta in Italia come
semplice diploma) in Industrial and Interior design ma io sentivo dentro di me la voglia di fare Fashion design, l’I.S.D. era
stato una parte del percorso ma sentivo che non ero arrivata dove volevo.
Presentai la domanda per i test di ammissione in Disegno Industriale per la Moda,presso la Seconda Università di
Napoli; studiai per prepararmi ai test, studiai gli stessi argomenti che ai tempi del liceo avevo tanto disprezzato, e ce la
feci brillantemente (1° POSTO in graduatoria, sembrava incredibile!!! ...E quella fu la mia personale rivincita sulle offese
subite dalle prof. ai tempi del liceo :-) ).
L’Università fu un avventura meravigliosa, i corsi erano interessantissimi ogni esame era composto da tre moduli
(teoria; tecnica; progettazione). Il terzo anno si doveva scegliere il percorso verso cui proseguire, quell’anno (2006) le
opzioni erano: Design per la Cosmetica; Design Multimediale; Design del gioiello.
Non avevo dubbi. Finalmente la mia creatività si incanalò, prese una direzione decisa, senza sviamenti.
Direzione verso cui ho proseguito con il tirocinio (presso l’azienda Aprile Gioielli- Centro Orafo il Tarì) ed infine con la
tesi di Laurea (in cui presentai il progetto iniziale della collezione d’artista, quella che poi ho tanto approfondito nei 7 anni
successivi), era l’anno 2007, ottenni il risultato massimo di 110/110 con LODE.
Conseguita la laurea mi sono impegnata nella formazione tecnica/artigianale/orafa.
In maniera abbastanza autonoma, creando una mia identità ‘PINGdesign’ ; un mio laboratorio ;
un mio punto vendita ‘PING Art Jewelry’...etc.
Tutto il resto può essere raccontato dalle collezioni realizzate e
può essere visto venendo qui in Piazza Sant’Antonino,9 di persona
o facendo un giro virtuale nel mio sito:
www.pingdesign.it.
in conclusione
Il senso di questa introspezione nel passato è che, guardandomi indietro, oggi, capisco che poi tutto mi sta tornando
utile adesso nel mio lavoro, come se tutto fosse successo non inutilmente, come se tutto fosse stato in qualche modo
predestinato... anche le scelte che mi erano sembrate sbagliate...mi spiego meglio con degli esempi:
- la decorazione dei piatti in ceramica che facevo alle scuole medie è una tecnica molto simile a quella che ora eseguo
per la smaltatura dei gioielli;
- la fisica in cui andavo forte nel biennio del Liceo, oggi mi serve per capire tante delle mie attrezzature dove tensione,
pressione, voltaggio...etc. sono all’ordine del giorno;
- l’inglese, che mi hanno ‘obbligato’ ad imparare,è indispensabile per comunicare con i turisti e per il web;
-il mio lungo percorso formativo nel vasto mondo del Design per creare delle radici forti su cui far crescere il mio albero;
etc. etc.