Discorso di Gianni Pittella, Vicepresidente Vicario del Parlamento

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Discorso di Gianni Pittella, Vicepresidente Vicario del Parlamento
Discorso di Gianni Pittella,
Vicepresidente Vicario del Parlamento europeo,
in occasione della conferenza tenutasi
alla Facoltà di Scienze Politiche di Viterbo,
16 maggio 2013
Relatori: Diego Bevilacqua e Andrea Curti
Centro di Sviluppo Politico e Sociale – CSPS
Il qui presente documento è la trascrizione, entro i limiti dell’audio del video registrato e cercando
di renderla il più fedele possibile all’originale, della conferenza tenuta da Gianni Pittella,
Vicepresidente Vicario del Parlamento europeo, sulla cittadinanza europea, sulla condizione attuale
dell’Europa e sull’importanza di cambiamento del sistema europeo.
Il testo seguente, le parti in corsivo fanno riferimento al discorso tenuto in sede universitaria da
Gianni Pittella, mentre le altre parti sono note e annotazioni aggiunti dagli autori. Ove ricorrano le
parentesi, esse stanno ad indicare alcune parti mancanti del discorso.
G. Pittella ringrazia i professori della Tuscia per essere stato invitato a tenere una lezione in
un’Università così prestigiosa
In questa fase, penso che la crisi europea sia sotto gli occhi di tutti e la crisi europea dipende da tre
ragioni. La prima ragione, a mio giudizio, è una crisi di senso. L’Unione Europea [di prosieguo nel
testo, UE ndr] è nata per portare la pace nel nostro continente sessant’anni fa, - voi siete
giovanissimi io stesso ero ancora più giovane non mi ricordo della guerra eppure c’era la guerra
nel nostro continente -. L’UE riuscì, attraverso un primo nucleo che si chiamò CECA1, a portare la
pace tra due contendenti che erano la Francia e la Germania. Poi è iniziato un lungo processo
pieno anche di effetti positivi, ma lungo questo cammino si è un po’ diluita la spinta (…) che è
quella grande missione di custode dei diritti e di motore dello sviluppo economico e sociale.
L’Europa è diventata sempre più l’unione nella quale comandano, mi dispiace usare questo
termine, ma comandano i banchieri, le banche (…) un’area di libero scambio senza un’adeguata
integrazione politica. Un’area nella quale c’è troppa tecnocrazia, un’area nella quale si è
affermato il c.d. federalismo degli esecutivi (…) un’Unione la quale non decide chi è eletto dal
popolo, ma decide l’insieme dei governi che formano l’UE. Quindi, esiste una crisi di senso. Questa
crisi va recuperata rilanciando la missione originale dell’UE, facendo ridiventare l’UE quel
grande attore che garantisce all’interno il diritto di cittadinanza, che spinge sullo stato dello
sviluppo e dell’emancipazione della nostra comunità.
La seconda ragione riguarda, diciamo, il deficit democratico. Se voi, e molti di voi secondo me lo
fanno, mi ponessero la domanda “oggi chi è il responsabile a livello europeo delle decisioni che
impattano sulla nostra sorte, sul nostro destino?” che cosa rispondereste? Potreste rispondere che
le decisioni vengono prese dal Parlamento europeo, molti capiscono che le decisioni le prendono o
i governi o istituzioni non praticamente dette, quali la BCE. Questo rappresenta il deficit
demografico.
La terza causa della crisi dell’Europa è la politica di austerità. In America, nel 2007-2008, la
grande illusione della finanziarizzazione, della spregiudicatezza con la quale si cercavano di fare
guadagni altissimi senza il lavoro manuale e intellettuale. Con un piccolo click, con una piccola
operazione finanziaria, si formavano prodotti finanziari tossici all’ennesima potenza. Tutto questo
è scoppiato. Sono fallite banche americane, le agenzie di rating hanno sballato completamente le
loro previsioni e quella crisi, quel bubbone, quel veleno, si è trasferito nelle vene dell’Europa e da
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Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Fondata col Trattato di Parigi nel 1951 su iniziativa di Jean Monnet e
Robert Schuman per mettere in comune le produzioni di queste due materie prime in un’Europa di sei Paesi: Belgio,
Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi.
noi ha trovato un sistema debole e contraddittorio. Perché da noi ha trovato una moneta, quella
che portiamo nelle nostre tasche, l’euro, senza un’armatura alle spalle, senza un governo
economico e fiscale europeo. E poi ha trovato da noi una serie di medici, di governanti, che hanno
propinato al paziente la medicina sbagliata. I governanti europei, dalla Merkel a Sarkozi, hanno
deciso ormai da due anni che alla crisi esogena avvenuta in America e determinata in Europa, la
crisi anche del debito sovrano e la crisi poi sociale ed economica profonda, devono rispondere
attraverso l’inasprimento dei parametri di Maastricht e quindi il taglio della spesa pubblica.
Vediamo che cosa ha fatto l’America che è il paese in cui la crisi si è originata: l’America, Obama,
ha stanziato 200 miliardi di dollari per investimenti pubblici nel settore della ricerca
dell’educazione della formazione e contemporaneamente la Federal Reserve ha iniettato ogni mese
85 miliardi di euro nelle vene finanziarie degli Stati Uniti d’America.
Non è quindi un caso che la disoccupazione sia diminuita in America, che il paese che aveva
originato la crisi si sta riprendendo prima degli altri dalla crisi. Non è un caso che Obama sceglie
la via keynesiana che dice, e mi convince, “quando c'è una crisi devi rispondere con terapie (...)
altrimenti dalla crisi si passa alla recessione e alla depressione” ed invece da noi i 27 capi di
governo decidono che alla crisi si deve rispondere con il taglio della spesa sociale e con il taglio
degli investimenti pubblici. Questa è la verità. Il magnifico rettore può dirci meglio di me in che
situazione versano le università italiane. Allora quando si colpisce la risorsa fondamentale che è il
cervello in una nazione si taglia il ponte con il futuro. È questo quel che è avvenuto in Europa. E'
passata una linea scellerata secondo la quale i paesi del sud Europa sono dei peccaminosi incalliti
(…) devono espiare i loro peccati, devono avere un lungo digiuno. Questa è stata la linea
dogmatica, teutonica della signora Merkel e dei governi del nord, purtroppo accettata
ostinatamente dai capi di governo del sud Europa. La Grecia è in una situazione drammatica, di
tragedia: tagli ai posti di lavoro, tagli di indennità, tagli delle spese sanitarie e sociali; non dico
non ci siano stati episodi e vicende negative nella gestione della cosa pubblica, sia chiaro non
voglio mica perdonare o mettere il velo su degli errori che sono stati compiuti dalla classe politica
greca o anche da quella italiana, ma da questo a dire che bisogna bastonare intere comunità con
lacrime e sangue, senza raggiungere risultato. Perché il debito pubblico greco e il debito pubblico
italiano dopo la cura è più alto di quando è iniziata la cura, ma per una ragione semplice: se la
cura è il taglio della spesa sociale, è il taglio degli investimenti, minore è la ricchezza del paese. E
se minori sono le entrate statali è chiaro che il debito non può diminuire. E' una sciocchezza la
politica dell'austerità. E' più di una sciocchezza; è un pericolo. Perché è un pericolo che sta
minando non soltanto la coesione sociale, la vita, le famiglie, ma sta minando la coesione
democratica. Perché quando un cittadino che ha la pancia vuota gli vai a parlare di spinelli o di
(…) anzi in quel cittadino sale la febbre antieuropea; e non è un caso se nel Regno Unito, che
peraltro diciamo non ha mai brillato per europeismo, (l'Ukip2) il partito antieuropeo per eccellenza
ha vinto tutte le ultime elezioni, e non è un caso che in Grecia (Alba Dorata3), che è il partito
dell'estrema sinistra antieuropeo, ha preso una percentuale altissima, e non è un caso che in
Francia la destra di Le Pen ha una percentuale che sfiora o supera il venti percento, senza parlare
dell'Italia dove tutti sappiamo in campagna elettorale le forze che parlavano male dell'Europa (le
abbiamo mandate su?) in Italia. Non mi sorprende, perché so perfettamente il disastro che ha
combinato la politica di austerità. Ma che ce ne frega dell'euro, se possiamo uscirne perché non ne
usciamo. Poi c'è tanta ignoranza; almeno in Italia non si può uscire dall'euro, giuridicamente non
si può, nessuno lo dice, nessuno dice la verità alle persone, che si fa demagogia quando si dice
usciamo dall'euro; l'euro può fallire, è un'altra cosa. E se fallisce l'euro ci sono conseguenze
drammatiche ancora peggiori di quelle attuali. Il problema non è far fallire l'euro, men che meno
uscire da una cosa da cui potremmo uscire. Il problema è decidere se da questa situazione si può
fare un salto in avanti. E io dico: bisogna fare un salto in avanti, in due direzioni: la prima
direzione è cambiare la politica economica: dobbiamo assolutamente rilanciare la ripresa, la
crescita ,il lavoro, l'occupazione. Come? Con un piano europeo di finanziamento della ricerca,
della formazione, dell'educazione, dei grandi eventi immateriali, dei grandi eventi fisici: strade,
autostrade, ferrovie ad alta velocità, energia da fonti rinnovabili, reti di telecomunicazione,
internet ultra veloce in Europa e Erasmus per tutti, per tutte le età comprese da 16 a 35 anni, non
soltanto per gli studenti universitari, per tutti i soggetti, siano giovani impegnati nell'università,
siano giovani impegnati nelle professioni, siano giovani impegnati nello sport, nella cultura, nella
pubblica amministrazione, il viaggio, lo scambio di buone pratiche, la contaminazione reciproca di
cultura, di religione, di etnie, di politica, di tutto, fa bene! Ha fatto molto meglio l'Erasmus
all'Europa di centinaia e centinaia di direttive. Come si fa a fare un piano di questo genere? Chi lo
finanzia? Io vi dico chi lo può finanziare; vi do due strade: la prima strada è emissione di titoli di
debito a livello europeo. Abbiamo la moneta, sulla moneta si possono emettere gli Eurobond, gli
Eurounionbond. E' stato fatto uno studio, non è che Pittella, che non è un economista, vi viene a
dire stupidaggini. Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio, che è un grandissimo economista, nello
studio hanno detto: se si emettono i bond a livello europeo si possono raccogliere tra i
risparmiatori, (c'è tanta liquidità internazionale, voi sapete perché....non perché c'è stata qualche
politica endogena efficace, se noi utilizziamo i (…) internazionale, ci sono finanziatori
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United Kingdom Independence Party, fondato nel 1993 da un gruppo di scissionisti del partito conservatore,
euroscettici e convinti del ritiro dall’UE del Regno Unito. Leader attuale e parlamentare europeo è Nigel Farage
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Partito greco di estrema destra, di orientamento nazionalista, il cui leader è Nikólaos Michaloliákos
internazionali che non vedono l'ora di comprare i buoni, giapponesi ed altri). Allora, se noi
facessimo il lancio degli Eurobond, raccoglieremmo sul mercato finanziario internazionale tremila
miliardi di euro. Questo, sia chiaro, duemila li potremmo spendere per ridurre il debito (…) e mille
li potremmo spendere per finanziare il piano di investimento pubblico. L'alternativa a questo, se
proprio non si vogliono fare gli Eurobond, e l'unica che dice di no agli Eurobond è la Merkel, gli
altri sono tutti d'accordo, l'alternativa agli Eurobond è la GOLDENRULE. Che cos'è la
Goldenrule? Ora ve lo spiego: la GoldenRULE è la regola d'oro che permette di togliere dal
calcolo del patto di stabilità le spese d'investimento. Applicare la Goldenrule significa che l'Italia
non deve raggiungere i parametri di Maastricht togliendo l'investimento, ma li deve raggiungere
facendo l'investimento; un conto è aggiungere, l'altro è ridurre l'investimento.
L'altra strada è (…), e con questo vado a concludere il mio intervento, come si fa ad aprire la
strada dell'Unione Europea? Vedete noi tra un anno voteremo alle elezioni europee; ognuno di noi
avrà una scheda dove ci sarà la lista dei partiti. Allora io propongo che da oggi, i partiti politici
europei, presentino il loro candidato alla presidenza della commissione europea e un programma
di cose che vogliono fare, in modo che si sviluppi in un anno il dibattito tra i cittadini. E tra un
anno, il 25 maggio, quando ci saranno le elezioni europee, tutti noi che possono andare a votare e
dicono “io voglio votare Mancini come candidato al Parlamento, Pittella come candidato al
Parlamento, e so che Mancini e Pittella sono collegati con un candidato alla presidenza della
Commissione europea. Questo è importantissimo perché significa slegare la elezione del presidente
della commissione europea dai governi. Oggi il presidente della commissione europea viene eletto
dai governi; è chiaro che non ha autonomia. Se invece viene eletto da milioni di cittadini,
attraverso questo sistema rafforza il suo potere (…). Questo è il primo passo per ripartire sul piano
dell'Europa politica.
Il secondo passo deve essere quello di trasformare il Parlamento europeo in una camera legislativa
dell'unione. Noi dobbiamo poter fare le leggi, cosa che oggi non ci è concesso. Oggi possiamo solo
accettare le direttive che vengono proposte dalla commissione europea, non abbiamo un vero
potere legiferante. La terza cosa da fare è creare un vero ministro degli esteri, che faccia politica
estera, che parli una voce unica nel mondo, che parla del male non della Francia, ma dell'Unione
europea, che vada ad investire non l'Italia, ma l'unione Europea, che parli una voce unica e quindi
autorevole con Obama. Io sorrido sempre quando penso che il ministro degli esteri del
Lussemburgo (…) debba andare a parlare con Obama. Per l'amor di dio tutti hanno una dignità,
ma cosa pensate possa contare l'interlocuzione del ministro degli esteri del Lussemburgo rispetto
agli Stati Uniti, rispetto alla Cina, rispetto all'India, quando invece, se ci fosse il ministro degli
esteri dell'Unione Europea, 500 milioni di cittadini; quello conterebbe. E poi dobbiamo fare un
vero Tesoro Europeo, ministro del Tesoro europeo, in modo che l'euro abbia alle spalle il tesoro
europeo, dobbiamo fare gli Eurobond, dobbiamo fare una banca centrale pressatrice di ultima
istanza, come c'è in America la Federal Reserve, come c'è in Inghilterra la banca (…).
Tutto questo si può fare? Dipende da voi non da me, non da voi che state qua, anche da voi che
state qua, ma dalla capacità che noi tutti avremo di creare un movimento per il popolo (...). Non si
andrà da nessuna parte se non riusciremo a far riinnammorare del progetto, della missione
europea, i cittadini e innanzitutto i giovani. Guardate, l'altra mattina a radio24 ho ascoltato uno
scontro civilissimo ma durissimo con un professore universitario di Milano. Uno scontro durissimo
con lui a dire: “Ma che ci sta a fare l'’UE, dobbiamo uscire subito dall'euro, dobbiamo uscire
subito dall'UE, perché così, colì e politica di austerità” ed io a contrapporgli la tesi “è vero che
oggi l'Europa non ci piace, ma dobbiamo cambiarla questa Europa, non dobbiamo abbatterla,
perché se noi la abbattessimo, saremmo deboli, ci troveremmo in una condizione peggiore di
prima, dobbiamo andare avanti, non indietro; ma guardate che è stata una sfida terribile, perché
l'opinione pubblica cresce anche così e allora la sfida si può vincere se ognuno di noi diventa
militare per l'Europa, ma non per idealizzare o mitizzare questa Europa, non vi chiedo questo, io vi
chiedo di batterci insieme per cambiarla questa Europa, che non piace nemmeno a me, per farla
diventare un'Europa dei cittadini, della giustizia, dell'equità, del maggior sviluppo, per farla
diventare l'Europa politica, quella che aveva pensato Spinelli, (...) l'Europa federale. Questo è
quanto, ho scritto una bella frase di Antonio Gramsci, (...) a proposito del fatto che dipende da voi,
dalla capacità di illuminazione che avremmo; Gramsci, una delle più belle pagine che lui ha
scritto: “l'indifferenza è abulia è parassitismo è vigliaccheria, non è vita, è il peso morto della
storia, la migliore alleata del potere esistente; di fronte alle ingiustizie e ai mali di oggi alcuni
piagnucolano, altri bestemmiano, ma solo pochi si chiedono: ho fatto il mio dovere? Ho dato dei
consigli? Ho fatto valere la mia volontà?4”
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Antonio Gramsci: Scritti Politici