I Giardini della Reggia di Venaria Reale
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I Giardini della Reggia di Venaria Reale
I Giardini della Reggia di Venaria Reale di Mirella Macera Intorno alla metà del Seicento il duca Carlo Emanuele II di Savoia decise di edificare una nuova residenza "di piacere e di caccia" per la corte: la scelta del luogo di quella che sarebbe divenuta la Venaria Reale fu pertanto determinata dalle sue qualità ambientali (la zona era ricca di acque, boschi e selvaggina) particolarmente adatte alla pratica venatoria. Da quella decisione prese le mosse un'imponente operazione urbanistica senza precedenti per lo Stato sabaudo che rimodellò totalmente il sito preesistente, Altessano Superiore, di fatto scomparso per far posto alla nuova città. I progetti per la sua realizzazione furono commissionati all'architetto di corte Amedeo di Castellamonte che plasmò il Borgo, la Reggia, i Giardini e quello che oggi è il Parco de La Mandria in un unicum di scenografie ambientali ed architettoniche di notevole suggestione. Il fulcro di tutto era rappresentato dalla Reggia di Diana, edificata fra il 1660 e il 1675 circa, e degna cornice della Reggia erano i suoi maestosi Giardini disposti su due livelli: sul lato destro del complesso edilizio era presente una balconata che poggiava sulle grotte del Parco Basso; oltre la Reggia si estendevano invece i Giardini del Parco Alto disposti lungo una grande allea che dalla Fontana dell'Ercole conduceva fino al Tempio di Diana Oltre il Tempio di Diana si apriva poi il territorio di caccia vero e proprio. Nel corso del Settecento Michelangelo Garove prima e Filippo Juvarra poi concepirono una diversa conformazione dei Giardini con lo smantellamento dei principali manufatti (in particolare la Fontana dell’Ercole e il Tempio di Diana), privilegiando dunque una visione uniforme e la cosiddetta prospettiva “all’infinito”. L’invasione francese e il periodo ottocentesco segnarono poi la decadenza e il rimaneggiamento quasi totale dei Giardini. I Giardini del Parco Basso e Parco Alto della Reggia sono stati adesso in gran parte ripristinati (per un totale di circa 216.000 metri quadri): la parte attualmente occupata dagli impianti sportivi del Comune di Venaria e quella ad essa adiacente sarà invece ultimata nel 2007; quella occupata dalla Caserma militare sarà riqualificata entro la metà del 2006, così come i restauri e la funzionalizzazione della Cascina “Medici del Vascello”. I Giardini della Reggia saranno riproposti come luogo dedicato al loisir (con itinerari di visita vari) secondo un’interpretazione moderna della loro conformazione originale. I tracciati storici delle allee, i dislivelli, i terrapieni, i filari di alberate, le delimitazioni delle isole di verzura e dei boschetti sono stati ripristinati coerentemente con i segni rimasti visibili nel tempo e con la documentazione archivistica rintracciata, così come sono stati portati alla luce e salvaguardati i manufatti e gli arredi marmorei ancora presenti: i vari percorsi ricostruiti saranno arricchiti da giochi d’acqua e spettacolarizzazioni a tema con il coinvolgimento di gruppi ed equipaggi storici per la rappresentazione di battute di caccia, antichi diporti, simulazione di naumachie nella ricostruita Peschiera, svaghi della corte e manifestazioni e spettacoli di vario genere. A questo proposito il cantiere relativo ai Giardini infatti si sta rivelando una continua ed affascinante riscoperta proiettata verso il futuro: qui 50 operai muovono ogni giorno macchinari sofisticati per identificare e ritracciare le antiche allee, ripristinare le quote originali, piantumare centinaia di alberi di generi diversi e realizzare, sempre in chiave moderna, anche quelle opere che erano rimaste incompiute o solo progettate in epoca aulica (è il caso dell’imponente Peschiera, capace di contenere fino a 11 milioni di litri d’acqua). Il ritrovamento e la riproposizione dei siti archeologici della Fontana d’Ercole, del Tempio di Diana, di alcune grotte e di altri manufatti secenteschi, proprio dove solo fino a pochi anni fa una fitta boscaglia rendeva addirittura inaccessibili quei luoghi, sono altri segni tangibili della rinascita dei Giardini di Venaria. L’interpretazione moderna dei Giardini consiste nell’installazione di opere d’arte contemporanea che interagiscono in modo sinergico con la memoria dei segni archeologici del passato, connotandoli con una nuova anima contemporanea. Un’altra funzione delle opere d’arte contemporanea inserite nei Giardini è quella di mascherare i vari siti delle grandi centrali tecnologiche che affiorano in superficie. Tra gli artisti coinvolti nel progetto figura Giuseppe Penone, uno dei maggiori artisti contemporanei internazionali che divide la sua attività tra la Francia e l’Italia: nella sua formazione artistica è stato il rapporto personale e diretto con la natura ad imprimere un segno indelebile, che si è tradotto in una ricerca continua di restituzione di sé, di impronte della propria identità corporea sulla natura stessa. Tra le sue opere più celebri si menziona il Cedro di Versailles: si tratta di un’installazione monumentale, realizzata dall’artista utilizzando quello stesso cedro della foresta di Versailles sradicato da una devastante tempesta che aveva colpito il Parco della Reggia. Secondo il concetto di “natura che diviene arte e l’arte natura”, l’artista lo ha aperto, scavato fino al cuore, evidenziandone così ad un tempo la sua forza e la sua fragilità. L’“albero” è dunque divenuto il simbolo di Penone: lo ritroviamo, ancora nella Ville Lumière, dentro il Giardino delle Tuileries o a Torino lungo il nuovo passante ferroviario, e lo ritroveremo con una nuova suggestiva reinterpretazione nei Giardini della Venaria Reale.