Costume - L`Archetipo
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Costume - L`Archetipo
Costume «È vietato sciare e ciaspolare», impone un’ordinanza comunale di un paese montano in quel di Imperia. Il rescritto ingiuntivo spiega che la presenza dell’uomo e i suoi rumori, l’invadenza di trekker e appassionati della neve, potrebbero fiaccare la prestanza del gallo di montagna, il fagiano di monte, che per via della sua coda a V viene chiamato anche “gallo forcello”: un animale a rischio di estinzione, a meno che non venga tutelato, e possa quindi accoppiarsi in protetta intimità, nella pace ambientale, e riprodursi eternando la specie tanto rara. Ma operatori e commercianti leggono nel diktat comunale un tentativo di bloccare il turismo, la risorsa maggiore e forse unica del posto a causa di un problema psico-fisico del pennuto in questione, ormai antipatico alla comunità che dallo sci e dai soggiorni estivi trae di che sopravvivere al vento della crisi che morde piú di mille tramontane. Un altro caso in cui l’ecologia insidia i conti dell’economia. Ma non sempre è questione di cassetta. A Londra sono invasi dalle volpi che, cacciate dai nobili in campagna, hanno colonizzato la metropoli dove trovano cibo e la certezza di non finire a fare da trofeo ai cacciatori, e ai pellicciai fornire colli per giacche, parka e spolverini. Ed anche queste, dopo un certo tempo, acclimatate e riprodotte, insidiano giardini e residenze, si comportano come se il territorio fosse il loro esclusivo per legge di natura. Male comune ad altre realtà nostrane e forestiere, come i lupi in Abruzzo, le renne in Scandinavia, in Australia i canguri, gli scoiattoli in Canada, le foche a Terranova. In questi luoghi l’animale e l’uomo si guardano in cagnesco, per decidere chi dei due è l’intruso e chi il padrone. Forse entrambi stranieri, ché si è rotto, per colpa degli umani, il superiore ordine universale che voleva uomo, natura e Dio in concordanza. Paghiamo adesso i guasti dell’ambiente per nostra cupidigia e crudeltà, che hanno reso creature conviventi, un tempo in armonia, nemici acerrimi. E ciò fa sí che il gallo di montagna abbia in sospetto l’uomo e ne paventi gli umori predatori, e anche la volpe, fuggendo dal macello venatorio, per vivere in totale sicurezza trovi in città covile e refettorio, a spese dell’umana insensatezza. Il cronista L’Archetipo – Gennaio 2015 45