Guida all`impiego dei sistemi adesivi nella pratica clinica
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Guida all`impiego dei sistemi adesivi nella pratica clinica
PROCEDURE ODONTOIATRICHE Introduzione Le procedure adesive ai tessuti duri del dente sono tra le operazioni più frequentemente compiute nella pratica clinica dell’odontoiatra. Negli ultimi anni molte sono state le innovazioni e le ”spinte commerciali” in questo ambito e come conseguenza il non facile compito, per il clinico, di rimanere aggiornato sulle procedure più efficaci e comprovate dalla letteratura scientifica. In ambito di odontoiatria adesiva scarse sono le evidenze scientifiche sulla efficacia clinica dei diversi prodotti commerciali e questo è dovuto alla scarsità di trial clinici in corso e ai numerosi dati provenienti dalle prove di laboratorio ai quali viene attribuito un valore che non può, in alcun modo, rispecchiare il comportamento clinico del prodotto. Esiste inoltre un elevato turn-over commerciale dei prodotti, situazione che impedisce al clinico e al ricercatore di ricavare dati clinici a medio/lungo termine su un determinato adesivo smalto-dentinale. Per ultimo bisogna considerare che la filosofia dell’odontoiatria adesiva impone, per avere successo, una rigorosa applicazione clinica della procedura secondo le indicazioni fornite dal fabbricante, in particolar modo l’impiego della diga di gomma per l’isolamento del campo operatorio. Classificazione delle sistematiche adesive I sistemi adesivi smalto-dentinali vengono classificati in base alla strategia che impiegano per demineralizzare (mordenzare) i tessuti duri del dente e nello specifico in base alla natura dell’agente acido impiegato. Una seconda classificazione riguarda il numero di passaggi operativi necessari per Guida all’impiego dei sistemi adesivi nella pratica clinica quotidiana Stefano Daniele Dipartimento di scienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche Università degli Studi di Milano. U.O.C. odontostomatologia II. Ospedale S. Paolo, Milano I PREMESSA: nella moltitudine di sistemi adesivi attualmente disponibili sul mercato, il clinico si trova spesso in difficoltà nell’eseguire una scelta al momento dell’acquisto. Importanti e pressanti sono le spinte commerciali da parte delle case produttrici, spesso accompagnate da informazioni che non corrispondono alla reale efficacia clinica di una sistematica adesiva. La scelta al momento dell’acquisto si deve basare sui dati provenienti dalla evidenza scientifica e in modo particolare dai trial clinici longitudinali impostati per testare l’efficacia di un particolare sistema adesivo. Questi trial devono possedere un adeguato follow-up che indica quale è la sopravvivenza di restauri realizzati con una precisa metodica adesiva ai tessuti duri del dente. I STATO DELL’ARTE: attualmente, l’evidenza scientifica sottolinea come la scelta migliore, al momento dell’acquisto, dovrebbe ricadere sui sistemi etch and rinse a 3 passaggi e sistemi self-etch a 2 passaggi enfatizzando però il fatto che questi ultimi presentano importanti vantaggi riguardo l’adesione alla dentina. I sistemi etch and rinse a 2 passaggi si presentano meno performanti rispetto a quelli sopra citati e hanno una notevole sensibilità e variabilità da un operatore a un altro. La sistematica self-etch a 1 passaggio o All-in One evidenzia, a oggi, discreti problemi sia per l’aspetto microscopico dello strato ibrido che producono sia per la longevità clinica dei restauri eseguiti con tale procedura adesiva. I OBIETTIVO: il presente lavoro si propone di mettere in evidenza le principali caratteristiche delle sistematiche adesive disponibili e le corrette procedure di applicazione clinica. Anno VI - n°4 - dicembre 2012 5 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE Figura 1 Classificazione dei sistemi adesivi smalto-dentinali in base alla strategia impiegata per mordenzare i tessuti duri del dente e al numero di passaggi operativi nell’applicazione della soluzione adesiva PUNTO CHIAVE La classificazione si basa sulla strategia usata per mordenzare i tessuti duri del dente. 6 infiltrare il substrato mordenzato e quindi per formare lo strato ibrido tra lo smalto, la dentina e i monomeri resinosi della soluzione adesiva. Sistematica adesiva ETCH and rinse “E.R” Sono sistemi adesivi smalto-dentinali che richiedono, prima della loro applicazione, la mordenzatura del substrato con un gel/semigel di acido orto fosforico alla con- centrazione del 35%-37%. L’acido orto fosforico H 3 PO 4 deve, terminato il suo tempo d’applicazione, essere rimosso attraverso il risciacquo. Caratteristica distintiva di questa strategia e non solo l’impiego di questo particolare agente mordenzante, ma anche il fatto che quest’ultimo deve sempre rimosso (rinse) dalle superfici trattate e condizionate al fine di rendere ricettivo il tessuto sul quale si sta operando nei confronti della soluzione adesiva. (1). Il substrato mordenzato dall’H3PO4 viene Figura 2-3 Acido orto fosforico H3PO4 in una versione commerciale e durante l’applicazione sui tessuti dentali. Anno VI - n°4 - dicembre 2012 PROCEDURE ODONTOIATRICHE Figura 4 Tempi di applicazione di H3PO4 sui diversi tessuti duri del dente. infiltrato dai monomeri resinosi del sistema adesivo e più precisamente dalla soluzione primer se esiste del tessuto dentinale esposto che essendo intrinsecamente umido, per la presenza di collagene, ha bisogno una trasformazione del suo stato fisico da idrofilo a idrofobico e quindi affine alla resina fluida del bonding in grado di permettere/completare la formazione dello strato ibrido. La presenza di cavità in smalto/dentina impone l’applicazione di entrambe le soluzioni adesive (primer e bonding) mentre in presenza di solo smalto può essere evitata l’applicazione del primer e impiegare il solo bonding costituito da monomeri resinosi idrofobici. L’individualità nell’applicazione del primer e del bondingoppure il loro accorpamento in un’unica fase primer & bonding permette una distinzione della strategia etch and rinse in riferimento al numero di passaggi operativi e l’introduzione del concetto di semplificazione Parleremo di sistematica adesiva etch and rinse semplificata ogni volta che la soluzione primer è accorpata e applicata contemporaneamente alla soluzione bonding attraverso una combinazione dei due agenti in un unico flacone a opera di un agente (sol- vente) in grado di mantenerle in soluzione tra loro. In considerazione di questo aspetto i sistemi adesivi etch and rinse semplificati vengono anche chiamati mono passaggio o one-bottle. SISTEMATICA “E.R” A 3 PASSAGGI. Elementi distintivi: la soluzione primer e quella bonding mantengono la loro individualità e prevedono una applicazione separata. Si tratta, in considerazione di quanto appena detto di una sistematica adesiva non semplificata. I PUNTO CHIAVE E.R a 3 passaggi è una sistematica versatile e può essere adottata in qualsiasi procedura. Indicazioni cliniche: è una sistematica molto versatile che può essere impiegata per qualsiasi procedura dell’odontoiatria adesiva e quindi per la realizzazione di restauri diretti in resina composita, per la cementazione di restauri adesivi indiretti e per la cementazione adesiva intracanalare di perni rinforzati con fibra FRC. La possibilità di disporre separatamente del bonding permette una sua selettiva applicazione sullo smalto mordenzato ogni qual volta non abbiamo tessuto dentinale esposto come nelle applicazioni cliniche relative alla sigillatura preventiva dei solI Anno VI - n°4 - dicembre 2012 7 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE Figura 5-6 Sistematica adesiva E.R a 3 passaggi. PUNTO CHIAVE L’efficacia dell’”E.R” a 3 passaggi è comprovata da trial clinici longitudinali. chi e delle fossette e nella cementazione dei brackets ortodontici. Evidenza scientifica sulla loro efficacia: si tratta della sistematica adesiva che per prima è stata introdotta nel panorama dell’odontoiatria adesiva e la sua efficacia è comprovata da trial clinici longitudinali condotti per testare alcuni prodotti commerciali (livello 1a nella gerarchia dell’evidenza scientifica) e revisioni sistematiche della letteratura internazionale (livello 1b).(2, 3, 4) I Applicazione clinica: prevede l’applicazione in due fasi distinte del primer e del bonding e permette l’asciugatura della dentina mordenzata con il getto d’aria e conseguente collasso delle fibre collagene. L’acqua presente come solvente nel primer I 8 è in grado di risollevare, durante l’applicazione, la trama di fibre collagene e riportarle alla loro originale disposizione tridimensionale. SISTEMATICA “E.R” A 2 PASSAGGI Elementi distintivi: la soluzione primer e quella bonding sono accorpate in un unico flacone primer & bonding grazie alla presenza di un solvente (alcool/acetone) capace di mantenere in soluzione i rispettivi monomeri. Si tratta, in considerazione di quanto appena detto, di una sistematica adesiva semplificata. I Indicazioni cliniche: le stesse dei sistemi etch and rinse a 3 passaggi. La procedura adesiva è stata introdotta I Figura 7 Procedure cliniche di applicazione della soluzione primer sulla dentina mordenzata Anno VI - n°4 - dicembre 2012 PROCEDURE ODONTOIATRICHE PUNTO CHIAVE Nel sistema a 2 passaggi, le soluzioni bonding e primer sono in un unico flacone. Figura 8 Procedure cliniche di applicazione della soluzione bonding sullo smalto mordenzato e sulla dentina condizionata dal primer. Figura 9-10 Sistematica adesiva E.R a 2 passaggi. prevedendo l’applicazione della soluzione primer & bonding su una dentina non completamente privata dell’ acqua del lavaggio (umida/bagnata) attraverso la tecnica del wet bonding che permette alla trame di fibre collagene, esposte dalla mordenzatura, di mantenere la loro disposizione tridimensionale e non collassare in seguito ad asciugatura con getto d’aria. Il solvente presente nel flacone adesivo riesce a veicolare sia i monomeri primer che quelli bonding all’interno di un substrato mordenzato e lasciato idratato. Successivamente, la capacità di evaporazione del solvente riesce a operare l’eliminazione delle molecole d’acqua del lavaggio e come conseguenza la delicata deposizione dei monomeri resinosi sul tessuto dentale. Il non poter disporre del solo bonding riduce la forza adesiva di questi sistemi nei confronti dello smalto mordenzato. Evidenza scientifica sulla loro efficacia: rispetto ai sistemi etch and rinse a 3 passaggi si mostrano meno performanti con una maggior percentuale di fallimento del legame adesivo che realizzano che portano alla formazione (2) I PUNTO CHIAVE Questa metodica è meno performante di quella a 3 passaggi. I Applicazione clinica: la procedura di applicazione clinica appare sensibile in considerazione del fatto che la soluzione adesiva deve essere applicata su una cavità non privata completamente dell’acqua del lavaggio. In linea generale si può dire che per soluzioni adesive primer & bonding disciolte in Anno VI - n°4 - dicembre 2012 9 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE Figura 11 Procedure cliniche di applicazione della soluzione primer & bonding su smalto e dentina lasciata umida. PUNTO CHIAVE Il solvente alcolico prevede una dentina meno bagnata. 10 Anno VI - n°4 - dicembre 2012 acetone come solvente, la dentina può rimanere visibilmente bagnata in considerazione dell’elevata capacità di evaporazione di quest’ultimo e della sua capacità di permettere la sostituzione delle molecole di acqua con i monomeri resinosi (water chasing). I sistemi adesivi primer & bonding disciolti in alcool come solvente preferiscono invece una dentina meno bagnata in virtù della minor capacità di evaporazione dell’etanolo e proprietà water chasing. La tecnica del wet bonding non è assolutamente predicibile in quanto il clinico non è in grado di stabilire quando la dentina è umida oppure bagnata, condizione che rende questi sistemi adesivi particolarmente operatore dipendente e suscettibili di errore intra operatorio (sensibilità post-operatorio alla masticazione, fallimento del legame adesivo). Ancora, la minor presenza di monomeri resinosi a favore del solvente impone, per saturare adeguatamente il substrato mordenzato e ottenere un valido strato ibrido, multiple applicazioni secondo le indicazioni fornite dal fabbricante (generalmente da 2 a 4 applicazioni). Sistematica adesiva self-etching primer “S.E.” Questi sistemi adesivi non richiedono la mordenzatura del substrato a opera dell’acido orto fosforico H3PO4 in quanto costituiti da monomeri acidi che in soluzione acquosa sono in grado di dissociarsi conferendo un basso pH alla soluzione adesiva denominata self-etching primer L’acidità della soluzione adesiva permette quindi sia un azione mordenzante del tessuto dentale sia la contemporanea infiltrazione resinosa per formare lo strato ibrido. Essendo la stessa soluzione self-etching primer a compiere la mordenzatura e l’infiltrazione resinosa, appare chiaro come questa sistematica adesiva non richieda il risciacquo dell’agente mordenzante dalle superfici sulle quali è applicata e può anche essere denominata etch and dry essendo richiesto esclusivamente l’evaporazione del solvente dopo l’applicazione della soluzione stessa. Il completamento dello strato ibrido, dopo il condizionamento con la soluzione self- PROCEDURE ODONTOIATRICHE etching primer avviene mediante l’applicazione del bonding in una fase successiva oppure in un unico passaggio nei sistemi self-etch semplificati o All-in-One dove tutte le fasi necessarie per ottenere lo strato ibrido sono accorpate in un unico passaggio ed è presente un unico flacone di soluzione adesiva. Non essendo necessario il risciacquo delle superfici mordenzate, questa sistematica prevede l’applicazione del sistema adesivo su un tessuto perfettamente asciutto e quindi non sussistono gli interrogativi clinici del wet bonding su quanto deve rimanere umida / bagnata la cavità prima dell’applicazione del sistema adesivo. In base al pH della soluzione self-etching primer si viene a modificare il suo potere mordenzante e anche l’aspetto ultrastrutturale dello strato ibrido in grado di realizzare ma altresì è permessa la classificazione dei sistemi self-etching primer in: self-etching primer MILD : pH ≥ 2 I Soluzioni self-etching primer STRONG: pH < 1 I Soluzioni self-etching primer INTERMEDIATE: pH compreso tra 1 e 2 I Soluzioni Oggigiorno le case produttrici che si sono orientate verso la sistematica self-etching realizzano quasi esclusivamente soluzioni adesive di tipo mild in quanto le soluzioni strong evidenziano un comportamento troppo aggressivo (simile alla strategia etch and rinse) e non sfruttano a pieno le peculiarità favorevoli della filosofia self-etch. Tra queste peculiarità bisogna sicuramente ricordare la loro azione delicata nel demineralizzare la componete minerale della dentina, condizione in grado di evitare l’esposizione della trama di fibre collagene di quest’ultima. Il mantenimento del collagene dentinale nella sua struttura originaria, ovvero ricoperto da cristalli di idrossiapatite, ha importanti conseguenze sulla natura dello strato ibrido che si viene a creare e sul mantenimento della sua integrità nel tempo. Le metallo-proteinasi della matrice MMP sono delle proteine litiche che vengono liberate dalla matrice dentinale quando questa viene demineralizzata da un agente acido (H3PO4 o soluzione self-etching-primer) e hanno come bersaglio il collagene dentinale che viene danneggiato favorendo il precoce fallimento del legame adesivo. (5) Le soluzioni adesive self-etching primer di tipo mild non avendo capacità di denudare il collagene dentinale dallo scaffold minerale sono ugualmente in grado di liberare MMP ma quest’ultime non trovano il bersaglio sul quale agire, rappresentato appunto dal collagene dentinale. Quanto ne deriva è un area ibrida dentinaresina più stabile e integra nel tempo. Ancora, molti monomeri adesivi self-etch evidenziano una spiccata abilità nel formare legami chimici con l’idrossiapatite portando alla formazione di uno strato ibrido non più solamente basato sull’interazione micromeccanica tra il substrato mordenzato e monomeri resinosi ma anche un legame adesivo di tipo chimico tra questi e i tessuti duri del dente. (6) Lo spessore dello strato ibrido formato dai sistemi self-etching primer di tipo mild è decisamente inferiore a quello prodotto dalla sistematica etch and rinse ma questo aspetto non sembra avere importanza sull’intensità della forza di legame adesivo ai tessuti dentali. (7) PUNTO CHIAVE I sistemi self etching primer “S.E.” non prevedono la mordenzatura con acido ortofosforico. SISTEMATICA “S.E” A 2 PASSAGGI Elementi distintivi: la soluzione self-etching primer e quella bonding mantengono la loro individualità e prevedono una applicazione separata. In modo analogo ai sistemi etch and rinse a 3 passaggi si tratta di una sistematica non semplificata. I Anno VI - n°4 - dicembre 2012 11 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE Figura 12-13-14 Sistematica adesiva self-etching primer e cavità trattata con sistema adesivo S.E a 2 passaggi e restauro con resina composita. Figura 15 Procedure cliniche di applicazione della soluzione self-etching primer sulla dentina.. PUNTO CHIAVE La sistematica “S.E” a 2 passaggi ha le stesse indicazioni dei sistemi etch and rinse. Indicazioni cliniche: praticamente le stesse dei sistemi etch and rinse con l’unica accortezza di evitare sistematiche adesive self-etching di tipo mild quando si opera sullo smalto non fresato (ex sigillature dei solchi) in quanto il basso pH non permette una sufficiente mordenzatura del substrato e non garantisce la rimozione chimica dello strato di smalto aprismatrico e l’esposizione dei prismi sottostanti abili a formare lo strato ibrido smalto / resina. La soluzione selfetching primer dei sistemi a 2 passaggi mild evita la rimozione dello smear-layer dagli imbocchi dei tubuli dentinali e riduce di molto il rischio di avere sensibilità post-operatoria alla masticazione, soprattutto quando si opera in cavità profonde dove lo spessore di dentina residua (residual dentin thickness) tra il pavimento e la polpa è ridotto. I Evidenza scientifica sulla loro efficacia: questi sistemi adesivi a 2 passaggi posso- I 12 Anno VI - n°4 - dicembre 2012 no essere paragonati, per quanto riguarda il loro successo clinico, ai sistemi etch and rinse a 3 passaggi.(2) In merito a tale sistematica esiste in letteratura uno dei pochi trial longitudinali prospettici a 5-8 anni che evidenzia per restauri di classe V realizzati con una precisa metodica adesiva (Clearfil SE bond , Kuraray Japan) una longevità del 97% a 8 anni.(8) Applicazione clinica: prevede l’impiego della soluzione self-etching primer per mordenzatre i tessuti, compiere l’infiltrazione resinosa e legare chimicamente l’idrossiapatite dello smalto e della dentina. Il basso pH delle soluzioni mild può suggerire, nel caso la cavità appare sufficientemente ampia per compiere mordenzatura selettiva, un pre-trattamento dei margini di smalto con H3PO4 per 15 secondi. La letteratura, in ogni modo, riporta come non ci siano significative differenze clini- I PROCEDURE ODONTOIATRICHE Figura 16 Procedure cliniche di applicazione della soluzione bonding sullo smalto condizionato self-etching primer che in termini di sopravvivenza del restauro e integrità marginale nel eseguire o non eseguire la pre-mordenzatura dei margini di smalto. (9) SISTEMATICA “S.E” A 1 PASSAGGIO O ALL-IN-ONE I Elementi distintivi: è una sistematica che prevede l’accorpamento delle fasi self-etching primer e di quella bonding e quindi si tratta di una procedura semplificata che racchiude tutte le fasi adesive in un unico flacone I Indicazioni cliniche: praticamente le stesse dei sistemi self-etching primer a 2 passaggi con un riguardo particolare nell’impiego di tale sistematica per la cementazione adesiva dei perni rinforzati con fibra FRC in quanto i monomeri acidi, non essendo lo strato ibrido ricoperto da un layer idrofobico di bonding, tendono a reagire attraverso una reazione acido-base con le ammine basiche presenti nei materiali resinosi da cementazione generando in tal modo un interfaccia non polimerizzata e un facile distacco del perno. (10) Evidenza scientifica sulla loro efficacia: i sistemi All-in-One evidenziano molti problemi a oggi ancora solo parzialmente risolti per alcuni prodotti. Nella fattispecie si presentano come soluzioni adesive molto idrofile e tendono a trattenere / richiamare acqua all’interno dello strato ibrido predisponendo per un facile e rapido fallimento del legame adesivo. (11), (12) L’acqua è responsabile della degradazione idrolitica del collagene e della plasticizzazione della componente resinosa dello strato ibrido. I diversi monomeri resinosi costituenti sono tenuti insieme, all’interno dello stesso flaco- I PUNTO CHIAVE All in one è una procedura semplificata che racchiude tutte le fasi adesive in un unico flacone. Figura 17-18-19 Sistematica adesiva All-in One e restauri in resina composita dei settori latero-posteriori. Anno VI - n°4 - dicembre 2012 13 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE Figura 20 Procedure cliniche di applicazione della soluzione All-in one sullo smalto e sulla dentina. ne, da un debole equilibrio garantito dall’aggiunta di solventi e co-solventi. Durante l’applicazione clinica si assiste a una rapida evaporazione dei solventi, facilitando così la separazione dei monomeri costituenti e portando alla formazione di uno strato ibrido non omogeneo e che tende a trattenere acqua al suo interno. (13) Applicazione clinica: In un unico passaggio si realizza lo strato ibrido con i tessuti duri del dente ma a un ipotetico risparmio dei tempi operativi non corrisponde un legame adesivo qualitativamente valido. I Bibliografia 14 1. Breschi L., Perdigão J., Gobbi P., Mazzotti G.,Falconi M., Lopes M. Immunocytochemical identification of type I collagen in acid-etched dentin. J. Biomed.Mater.Res. A 2003; 66: 764769 2. Peumans M., Kanumilli P., De Munck J. Van Landuyt K., Lambrechts P., Van Meerbeek B. Clinical effectiveness of contemporary adhesives: a systematic review of current clinical trials. Dent. Mater. 2005; 21: 864-881 3. De Munck J., Van Landuyt K., Peumans M., Poitevin A., Lambrechts P., Braem M., Van Meerbeek B. 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