massimo decimo mourinho caio mario balotelli

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massimo decimo mourinho caio mario balotelli
Luigi Lavorgna
MASSIMO DECIMO MOURINHO
SFIDA
CAIO MARIO BALOTELLI
Gli incubi notturni di un tifoso interista
AUTOPRODOTTO
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Interno di un Centro di Salute Mentale. E’ circa mezzogiorno. Un ragazzo
biondo, dall’apparente età di sedici/diciassette anni, bussa alla porta e dice
all’inserviente:
<<Buongiorno, sono il figlio di Antonio Caputo, stanza 17, sono stato
convocato dal dr Rossi.>>
<<Prego si accomodi, segua il corridoio, penultima porta a sinistra.>>
<<Grazie>> risponde il ragazzo e si avvia.
Dopo pochi passi, un distinto signore sulla cinquantina, capelli e barba
lunghi e brizzolati, gli si para davanti, gli porge la mano e, con un sorriso a
trentadue denti stampato sul viso, gli dice:
<<Salve, buongiorno… io sono Giulio Cesare… e tu chi sei?>>.
Il ragazzo rimane un attimo perplesso, ma subito dopo un lampo di malizia
attraversa il suo sguardo e, stretta affabilmente la mano, risponde:
<<Piacere, io sono… Napoleone Bonaparte!>>
Dopo di che, sorridendo come un bambino che ha appena fatto una
marachella, riprende il cammino senza far caso a due nerboruti infermieri
che hanno seguito con interesse tutta la scena e che, quando lui dichiara di
essere Napoleone Bonaparte, si scambiano un furtivo sguardo d’intesa e
uno dei due dice sottovoce all’altro:
<<Prendiamolo… non lasciamolo scappare. Quello deve essere ricoverato
immediatamente.>>
I due si separano e cominciano una manovra di avvicinamento cercando di
non mettere in allarme la preda. Lo sguardo torvo non promette niente di
buono.
Percepita la minaccia, il ragazzo allunga il passo. Anche i cacciatori
allungano il passo. E lui, più preoccupato che mai, inizia a correre alla
disperata lungo il corridoio, dribblando le persone che vi stazionano.
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Arrivato in fondo è costretto a fermarsi… si sente in trappola. Vede una
porta chiusa, l’apre, entra, e la chiude a chiave dietro di sé.
Si guarda intorno e si accorge che all’incirca dieci/dodici persone, tra
maschi e femmine, di età compresa tra la cinquantina e la ottantina, chi
intento a giocare a carte, chi a passeggiare e chi a chiacchierare, cessata
ogni attività, lo interrogano con lo sguardo.
Il ragazzo, sorpreso, non riesce a profferire parola. Un signore si stacca dal
gruppo e gli si avvicina. Un altro lo segue. Non sa a che santo votarsi,
finché riesce a balbettare la prima cosa che gli viene in mente:
<<Salve… Sono Josè Mario dos Santos Felix Mourinho da Setubal…
allenatore dell’Inter de Milano, campione d’Italia 2009/2010 e regina
d’Europa. In due anni di permanenza in Italia, ho conquistato due scudetti,
una coppa Italia, una supercoppa, una…>>
S’interrompe nel vedere che una porta laterale si apre ed entra uno degli
inseguitori che, con un sorriso beffardo, gli dice:
<<Cucù… io, invece, sono Mario Balotelli, il giocatore più forte del
mondo… Sono proprio felice di fare la tua conoscenza. Abbiamo un conto
in sospeso, noi due! Non ricordi!?>>
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<<Nonno, nonno… adesso puoi stappare la bottiglia di spumante che
avevamo conservato!>>
<<E’ andata?>>
<<Sì nonno, missione compiuta. L’arbitro inglese Howard Webb ha appena
fischiato la fine. La Chanpions, dopo quarantacinque anni, è di nuovo
nostra! Abbiamo fatto bingo… il Grande Slam si è concretizzato.>>
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Nonno e nipote cominciano a saltare, ballare, cantare, fare mille gesti pazzi.
Il nonno, però, dopo aver assecondato per un po’ il ragazzo, lo blocca
tenendolo per le braccia e dice:
<<Calmati adesso… e cerchiamo di razionalizzare.>>
Il ragazzo riprende fiato e poi continua:
<<Si nonno. Ci siamo riusciti… ce l’abbiamo fatta! E’ stata una partita
molto tirata ed intensa. Avresti dovuto vederla.>>
<<Non me la sono sentita. Avrei sofferto troppo.>>
<<Sai nonno, Mourinho è proprio un grande tecnico. Uno con gli
attributi!>>
<<Certo, Mourinho è stato grande, ma anche i giocatori, lo staff… e non
dimentichiamo il presidentissimo Moratti. Che gioia per lui! Per anni.
gliene hanno dette di cotte e di crude, come scrive senza peli sulla lingua
Beppe Servegnini, interista DOC, sul Corriere della Sera il 17/5/2010.>>
L’uomo che non sa di calcio, il miliardario pollo e spendaccione, il membro
poco furbo della famiglia, e via carogneggiando. Dal ’95 al 2005 ha imparato il
mestiere, mentre intorno a lui trafficavano in modo indegno. Da cinque anni
vince, con una programmazione che andrebbe studiata nelle Università:
insieme a Branca e Oriali ha scovato Maicon e Julio Cesar, ripescato
Cambiasso e Sneijder, resuscitato Samuel e Lucio, cresciuto Balotelli,
valorizzato Milito, Thiago Motta ed Eto’o. Sarebbe questo, il ricco
incompetente?
<<Credo che ormai Massimo Moratti sia riuscito a fugare ogni dubbio e
nessun si permetterà più di dargli dell’incompetente.>>
<<Finalmente, come diceva il tuo bisnonno, si è tolto tanti sassolini dalle
scarpe!>>
<<Proprio così nonno. Certo che l’Inter di quest’anno è stata immensa.
Anche se ad un certo momento, quando dopo mesi di dominio, abbiamo
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perso la testa della classifica e la Roma ci ha sorpassato, ho avuto paura che
potevamo fallire qualche obiettivo. Invece, con un finale assolutamente
strepitoso, abbiamo centrato tutti e tre i tituli per dirla con Josè.>>
<<Confesso che anch’io, ad un certo punto, ho temuto il peggio, però
Mourinho è riuscito a gestire la situazione da par suo e non ha lasciato
niente per strada. L’Inter è nella leggenda. E’ l’unica squadra italiana a
raggiungere questo traguardo!>>
<<Ma qual è stato il segreto, secondo te, nonno, di questo finale
incredibile?>>
<<Ti rispondo citandoti I cinque segreti dell’Inter che trionfa riportati sul
sito on lina del Corriere della Sera.>>
In primo luogo il modulo di gioco con l’abbandono del rombo e l’avvio a
gennaio dello schema con due ali. Poi la riduzione della rosa a una quindicina
di elementi; la soluzione del caso Balotelli, diventato uomo prezioso, e
l’invenzione del «tandem» Milito-Sneijder. Infine Mourinho, attaccabrighe
nato, è riuscito proprio per questo a fare da parafulmine e a tenere la squadra
fuori dalle risse.
<<Condivido pienamente.>>
<<Effettivamente è Vangelo… ma adesso brindiamo.>>
Il nonno emozionatissimo stappa la bottiglia di spumante - il nipote
applaude al botto - riempie i bicchieri e ne porge uno al ragazzo. Poi,
all’unisono li alzano verso il cielo…
<<Discorso… discorso…>> dice il ragazzo. E il nonno, sempre più
emozionato, prosegue:
<<Non ci sono parole per descrivere la mia felicità in questo momento,
perciò brindiamo all’Inter, a Mourinho, al presidente, ai giocatori… cin
cin…>>
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<<Anche a Milito, se permetti nonno. Segnando nella finale di Coppa Italia
con la Roma, nell’ultima di campionato con il Siena, e addirittura due reti
nella finale Champions con il Bayern, ci ha permesso di conquistare i tre
titoli.>>
<<Okay… prosit!>>
E bevono di gusto.
Dopo il brindisi, il ragazzo, improvvisamente tace e mostra una faccia
afflitta. E il nonno lo interroga con lo sguardo.
<<Tutto bellissimo, nonno, ho sognato giorno e notte questo momento,
però sono triste perché Mourinho lascerà l’Inter. E anche Milito non è
sicuro di rimanere.>>
<<Non ti angustiare troppo. Sai cosa diceva il tuo bisnonno?>>
<<No. Ma tu sicuramente stai per dirmelo.>>
<<Morto un Papa se ne fa un altro. Questo diceva!...Indubbiamente
Mourinho è un grande e ogni volta che penso a lui mi viene in mente il
famoso motto di Giulio Cesare: Veni, vidi, vinsi! Però, fossi in te non mi
dispererei troppo, ce ne sono tanti altri alla sua altezza. E Moratti saprà
scegliere in modo equilibrato senza lasciarsi prendere dal fattore emotivo.
Io personalmente preferirei Fabio Capello. Un vero condottiero, una
garanzia assoluta.>>
<<Nonno, scusa se ti contraddico ma credo che per Mourinho sia più giusto
dire: Veni, vidi, vinsi, andai!>>
<<Okay. Appoggio la tua mozione! Comunque, oggi e sempre, viva
l’Inter!>>
<<Viva!!>>
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Siamo nel 180 d.c., in una località della Germania, e la battaglia tra
l’esercito di Roma e le tribù barbare locali, è imminente.
Sulla cima della collina, Marco Aurelio, a cavallo, circondato dalle guardie
pretoriane romane, guarda il campo di battaglia.
La cavalleria è al suo posto di combattimento appostata fra gli alberi,
pronta ad attaccare i barbari alle spalle e sui fianchi.
I soldati si preparano per la battaglia e il generale Massimo Decimo
Mourinho, protetto dalla corazza e coperto da una pelliccia per ripararsi dal
freddo, cammina tra le file dell’esercito schierato.
Al suo passaggio i militari si alzano con rispetto e lo salutano chiamandolo
Generale. Anche Massimo passa in mezzo ai soldati e sorride e li saluta
Massimo si avvicina a Quinto e a Valerio e dice loro:
<<Magri e famelici. Ci sono notizie?>>
<<Nessun segno>> risponde Quinto.
<<Da quanto tempo è partito?>> chiede ancora Massimo.
<<Circa due ore.>> risponde Valerio. E poi domanda: <<Combatteremo
generale?>>
Il generale abbozza un sorriso amaro e risponde: <<Lo sapremo molto
presto.>>
Quinto osservando i soldati che stanno approntando le catapulte dice con
tono di rimprovero: <<Soldati, vi ho ordinato di spostare più avanti quelle
catapulte, sono troppo distanti.>>
<<La distanza è buona.>> s’inserisce Massimo nel discorso.
<<Ma… Il rischio per la cavalleria…>> ribatte Quinto.
<<Il rischio è accettabile… intesi?>> sentenzia Massimo e chiude la
questione.
In lontananza si sentono le urla dei barbari che mormorano frasi
incomprensibili. Intanto un cavallo con un cavaliere emerge dalle linee
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germaniche e Massimo dopo aver osservato attentamente la scena dice:
<<Hanno detto no.>>
Quando il cavallo arriva a destinazione, infatti, si può vedere che il
cavaliere è senza testa. Intanto un barbaro staccatosi dalle file dei guerrieri
germanici avanza agitando la testa del cavaliere, grida degli insulti e,
infine, la lancia nel fango. Contemporaneamente l’esercito dei barbari,
armato in modo rudimentale, esce dalla foresta e lancia grida di guerra
agitando le armi.
Quinto, rivolto a Massimo, dice:
<<Un popolo dovrebbe capire quando è sconfitto.>>
<<Lo capiresti tu Quinto? Lo capirei io?>> ribatte Massimo. Ciò detto il
generale romano si piega a raccogliere una manciate di terra, la porta al
naso e la odora, mentre il suo cane lupo lo guarda guaendo con impazienza.
Rialzatosi, Massimo si gira verso Quinto e Valerio, stringe il braccio di
Quinto e dice:
<<Forza e onore.>>
Quinto e Valerio si scambiano lo stesso saluto. Massimo sale a cavallo, si
rivolge a Quinto e dice: <<Al mio segnale scatenate l’inferno.>>
Il generale inizia a cavalcare e il suo lupo corre di fianco al cavallo. Passa
tra i soldati che si alzano al suo passaggio e continua ad osservare il campo
di battaglia.
Quinto ha preso il comando del suo gruppo e ordina:
<<Caricate le catapulte… legionari disporsi per l’avanzata… arcieri
pronti…>>
Il capo degli arcieri gli fa eco:
<<Arcieri incoccare.>>
E il centurione:
<<Incoccare.>>
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Massimo e il suo lupo raggiungono la cavalleria appostata nel folto della
foresta e, rivolgendosi ai cavalieri, dice:
<<Fratelli… a tre settimane da oggi io mieterò il mio raccolto…
immaginate dove vorreste essere perché così sarà. Serrate i ranghi,
seguitemi. Se vi ritroverete soli a cavalcare su verdi praterie col sole sulla
faccia,non preoccupatevi troppo perché sarete nei Campi Elisi e sarete già
morti!!!! Fratelli, ciò che facciamo in vita riecheggia nell’eternità!>>
Un soldato si avvicina e porge a Massimo il suo elmo che lo indossa.
Appena pronto per la battaglia fa un cenno del capo ad un arciere e dà il
segnale per Scatenare l’inferno.
E, nel giro di qualche minuto, inferno è.
Nugoli di frecce infuocate volano per l’aria… la cavalleria scende
velocemente dalla collina… un denso fumo nero riempie il cielo. Le
catapulte lanciano palle di fuoco che incendiano la foresta all’interno della
quale si nascondono i barbari. Poi si sentono sibilare centinaia e centinaia
di frecce molte delle quali raggiungono il bersaglio. Intanto la cavalleria
procede al galoppo tra gli alberi… cavalieri che saltano attraverso le
fiamme. Anche il lupo di Massimo continua la sua corsa accanto ai cavalli.
Massimo ordina:
<<Serrate i ranghi…. seguitemi..seguitemi!>>
La fanteria entra in contatto con il nemico e cominciano i primi
combattimenti corpo a corpo. Ad un tratto, alle spalle dei barbari, dalla
foresta, sbuca la cavalleria romana che attacca i barbari alle spalle.
Massimo grida: <<Inter vincitrice>> e guida la carica… E’ una
carneficina!.
Poi la cruenta battaglia finisce e i legionari, in ordine sparso, finiscono i
nemici feriti. Massimo, stanchissimo e ansimante, alza la spada e grida:
<<L’Inter ha vinto!>> I legionari superstiti alzano le spade e applaudono.
Sulla cima della collina, intanto, Marco Aurelio respira di sollievo…
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<<Nonno, non mi spiego una cosa. Ma perché l’Inter, in alcune partite, non
è riuscita a rendere come in altre ed ha lasciato per strada molti punti
rischiando nel finale di dire addio allo scudetto.>>
<<Vedi, nipote, la prestazione di una squadra e il risultato finale di una
partita, dipendono da tantissimi fattori, primo fra tutti, a mio parere, il
fattore strategico.>>
<<Non capisco>> ribatte Lucio.
<<In una partita di calcio intervengono molte variabili: i giocatori,
l’allenatore, le sostituzioni, gli infortuni, l’arbitro, gli assistenti dell’arbitro,
la gelosia tra giocatori e via dicendo.>>
<<Gelosia tra giocatori? Ma se fanno parte tutti della stessa squadra!>>
<<Già. Ma come diceva mia mamma: In un pollaio dove ci sono molti galli
non fa mai giorno!>>
<<Mica ho capito troppo bene il senso!>>
<<Nel senso che in un gruppo dove ci sono diversi galletti è difficile
andare d’accordo, perché ognuno vuole prevalere sull’altro.>>
<<Va meglio. Grazie.>>
<<Prego. Sappi che tra i fattori influenzanti la performance troviamo: Il
fattore campo, le condizioni climatiche e geografiche, le condizioni
medico-fisiche di ogni calciatore, le condizioni psicologiche, i fattori
economici, i fattori societari, ecc. ecc.. Stando così le cose, capirai che una
buona strategia è fondamentale per raggiungere un obiettivo.>>
<<Ma, allora è una cosa complessa.>>
<<Purtroppo sì, Lucio caro. Una volta il calcio era semplicemente uno
sport! Oggi, invece, è innanzitutto un business che smuove svariati milioni
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di euro e, perciò, non è più sufficiente, come un tempo, buttare la palla
avanti e poi pedalare. Oggi tutto è pianificato, nulla è lasciato
all’improvvisazione. Le squadre di calcio sono quotate in borsa e sono
organizzate in modo scientifico. Non dimenticare che siamo nella società
della conoscenza e che sono stati fatti degli enormi progressi in ogni campo
delle scibile umano. E qui sta la grandezza di Josè Mourinho: essere
riuscito a creare una sintesi perfetta di tutti i fattori sia psicologici che
tecnici, sia agonistici che strategici e tattici.>>
<<Scusa nonno. Ma mi sai spiegare in che modo ci azzeccano la strategia e
la tattica con il pallone? Mi pare di ricordare che sono due termini
appartenenti al linguaggio bellico. Mica una partita di pallone è una
guerra?!>>
<<Altro che guerra! Delle volte, leggi semifinale di Champions tra Inter e
Barcellona, sembra che si tratta della seconda guerra mondiale!>>
<<Puoi essere più preciso, nonno. Esattamente, che cosa sono la strategia e
la tattica?>>
<<In senso stretto, cioè militarmente parlando, per strategia s’intende la
pianificazione delle varie operazioni militari da intraprendere per vincere
una guerra nella maniera più rapida, sicura ed economica possibile.
Nell’accezione comune, invece, per strategia s’intende l’insieme delle
azioni e relative modalità di esecuzione, finalizzate al raggiungimento di un
traguardo.>>
<<Capperi! E la tattica?>>
<<In senso stretto per tattica s’intende il modo in cui vengono utilizzati
uomini e mezzi durante una battaglia per il raggiungimento di un obiettivo,
ovviamente parziale, perché una guerra è fatta di tante battaglie. In
un’accezione tipicamente sportiva la tattica coincide con l’insieme delle
decisioni adottate durante una partita dall’allenatore, ovviamente per
vincerla. Tutto chiaro?>>
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<<Limpido! E tu dici che Mourinho è un ottimo stratega?>>
<<Altro che! Io direi che è un eccellente tattico ed un eccellente stratega.
Quante volte con decisioni inaspettate ha sorpreso l’avversario di turno?!>>
<<Però non tutti lo amano…>>
<<Il portoghese è uno degli allenatori più pagati ma anche più chiacchierati
che ci siano al mondo. E’ sempre sotto la lente d’ingrandimento.
Qualunque cosa faccia non passa mai inosservata. E’ uno che suscita
invidia. E’ attaccato continuamente dai colleghi, dai giornalisti, dai tifosi
delle altre squadre… Tutti a gufare! Di lui si mettono in evidenza
l’antipatia, l’arroganza, la presenza costante sulle prime pagine dei
quotidiani sportivi, ma anche di altri giornali e riviste. Quasi tutti, infine,
sottolineano l’enormità del suo stipendio.>>
<<Nonno, ma chi è veramente Josè Mourinho? E’ un santo o un
diavolo?>>
<<Lavoratore indefesso, maniaco del dettaglio, pretende il massimo da suoi
calciatori, impegno e dedizione, abile comunicatore, sempre pronto ad
assumersi le proprie responsabilità e, dulcis in fundo, non è ipocrita come
alcuni suoi colleghi e dice pane al pane e vino al vino. Prima di lui all’Inter
mancava quel qualcosa in più per rinverdire i fasti di un tempo. Ha forgiato
una squadra con gli attributi. E che attributi! La cosa più importante fatta
da Mourinho, secondo il mio modesto parere, non è stata tanto vincere tanti
trofei attraverso partite epiche (questo è solo la logica conseguenza) quanto
essere riuscito a coagulare intorno a sé tanti fior di professionisti che
nonostante profondamente diversi per nazionalità e cultura, sono diventati
un tuttuno con il loro allenatore. In altre parole, il portoghese ha
trasformato un gruppo che, molto spesso era tale solo a parole, in un blocco
monolitico che non teme scalfittura alcuna. Avrà mille difetti – ma chi non
ne ha? – ma è uno stratega notevole, un nocchiero che naviga agevolmente
tra le mille insidie del percorso. De Laurentis ha detto che con i soldi che
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prende Mourinho in un anno lui ha acquistato Hamsik e qualcun altro.
Ebbene credo che Moratti abbia fatto un investimento veramente
vantaggioso. Mourinho i soldi che prende li vale tutti. E’ inevitabile che un
professionista del suo livello si attiri poche simpatie e molte antipatie.
Emblematico è il pezzo di Massimo Oriani sul sito on line della Gazzetta
dello Sport del 29 aprile 2010 intitolato ―Il calcio secondo Nash, Il play
punzecchia l'Inter‖ dedicato a Steve Nash cestista dei Phoenix Suns,
appassionato di soccer (gioco del calcio americano) che sul suo account
Twitter…>>
Ecco allora apparire ieri sul suo account Twitter un post su Barcellona-Inter.
Da esteta del calcio non deve aver particolarmente apprezzato la prestazione
catenacciara dei nerazzurri: ―Gli undici dell’Inter per arrivare in finale: Butt,
Yashin, Banks, Zoff, Maier, Tomaszewski, Zubizarreta, Scmheichel, Clemens,
Higuita, Chilavert‖. I meno giovani avranno colto immediatamente l’ironia: si
tratta infatti di undici portieri. Al di là del geniale umorismo, c’è da apprezzare
anche la profonda conoscenza della materia. Non si sa se il commento sia stato
messo online prima o dopo l’espulsione di Thiago Motta, fatto sta che l’Inter
anche nella prima mezz’ora, giustamente visto il 3-1 dell’andata, non aveva
certo dato segnali di voler andare all’arrembaggio dei catalani. Non ci
sorprenderemmo se il 22 maggio a Madrid, qualora i suoi Suns non dovessero
essere più in corsa per i playoff, al Bernabeu ci fosse anche lui. Magari
potrebbe suggerire l’undici di partenza a Mourinho: Pelè, Maradona, Van
Basten, Gerd Műller, Sivori, Crujff, Di Stefano, Zico, Fontaine, Best, Ronaldo.
<<E’ proprio il caso di dire che non mancano i gufi, ma nemmeno gli
spiritosi!>> commenta Lucio.
<<Tutti hanno diritto di esprimere la loro opinione, ci mancherebbe. Non
sta scritto da nessuna parte che Mourinho debba piacere a tutti. Neanche a
me sta sempre simpatico, però una dote gliela devo riconoscere. Secondo
me una sua grande qualità è quella di far tesoro di ogni lezione ricevuta.
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Simpatico l’aneddoto da lui stesso raccontato durante una trasmissione
televisiva relativo a Gennaro Gattuso.>>
Le prime parole di italiano me le ha insegnate lui. Giocavamo Chelsea-Milan
in Usa, io protestavo per un atteggiamento troppo aggressivo del Milan, mi si
avvicina Rino e mi dice: Mister, non ci sono amichevoli.
<<Per permetterti di conoscere un po’ meglio Josè Mourinho ho
assemblato, per tuo esclusivo uso e consumo, attingendo qua e là dalla
stampa e dai siti dei quotidiani sportivi, una piccola antologia di frasi che
riassumono la filosofia di Mourinho. Ho raccolto solo quelle in cui mi sono
imbattuto e ho ritenuto più interessanti.>>
Mi è piaciuto l'atteggiamento della squadra, di tutti i ragazzi. Questa è già una
nostra cultura: la squadra lavora sempre in modo serio, la squadra è
professionista, è amica, lavoriamo tutti insieme nei momenti belli e facili, ma
anche in quelli brutti e difficili. È stato così l'anno scorso e anche in questo
inizio di stagione non è cambiato nulla. Per me è stato molto molto importante,
e credo che noi tutti siamo un po' responsabili di questo, vedere la reazione del
gruppo dopo la partenza di un giocatore delle dimensioni di Zlatan
Ibrahimovic. Perchè, quando una squadra perde un giocatore così fondamentale
come lo era lui, può entrare in un periodo di scuse, di alibi e di minor fiducia.
Questa società, invece, ha avuto una reazione forte. Io come allenatore sono
fiero della mia posizione, fiero di non aver avuto paura di costruire una squadra
completamente nuova e del tutto diversa. Anche i giocatori sono stati
bravissimi nel dire “Ok, siamo qui, la nostra squadra è questa, abbiamo dei
nuovi giocatori, andremo in una nuova direzione, però vogliamo vincere,
vogliamo giocare un calcio positivo, vogliamo cambiare l'immagine di una
squadra che vince, ma che può fare meglio". Di questo tipo di atteggiamento
sono assolutamente soddisfatto. È una bellissima sfida quella di costruire una
squadra praticamente nuova.
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Ho avuto nella stagione qualche momento dove ho capito che questa non era la
mia casa, che non era il paese dove ero felice a lavorare, ho sentito questo
diverse volte, siamo entrati in un periodo dove non c'e tempo per pensare un
momento, dove uno deve dare tuttto, ed è stato quello che ho fatto io, ora
voglio dare tutto quello che posso in questa settimana storica e dopo mi
prenderò un po' di tempo per respirare un po' e pensare un po' a me stesso, a
quello che mi renderà più felice.
Siamo stati una squadra epica e perfetta, sarà ricordata come la squadra degli
eroi di Barcellona: in undici era difficile, in dieci è stato storico e magari il
fatto di aver giocato tante volte in dieci in Italia ci ha aiutato...
Per me e per quelli che lavorano con me non c’è una passerella rossa per farlo
rientrare in squadra. Con me per entrare in squadra deve giocare meglio dei
miei attaccanti in questo momento. E per farlo deve essere al 100% di
motivazione e di allenamento. Se ha dei piccoli problemi, un po’ di stanchezza,
un po’ di infortuni è meglio che torni al 100%. Essere titolare come attaccante
nella mia squadra è difficile.
Qua siamo organizzati. Il team manager organizza l’aereo, l’allenatore prepara
gli allenamenti, i giocatori un mese prima sanno quando è il loro giorno libero.
Noi lavoriamo così e dispiace quando arriva qualcuno dalla luna che fa
cambiare tutta la nostra struttura. Sapevamo a dicembre avremmo avuto la
squadra stanca che avrebbe giocato in Coppa Italia in un periodo freddo e con
5.000 eroi sulle tribune. Noi sappiamo il nostro calendario e non lo cambiamo.
Perché uno lo ha fatto cambiando una partita, è stato fatto un casino incredibile
e si gioca la semifinale di ritorno di Coppa Italia ad aprile. Tutti vedono bene
quello che è successo. Questa partita di Coppa Italia del Milan contro
l’Udinese che era così importante tu vedi il risultato… Hanno cambiato perché
quella partita era così importante? No, lo hanno fatto per la partita con noi. Noi
non vogliamo cambiare il calendario.
Io non cambio la mia mentalità e per me l’importante è sempre la prossima
partita.
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Rispetto la partita e l’avversaria: per questo faccio giocare la squadra che mi
sembra migliore per vincere l’incontro.
Per vincere non basta il nome o i soldi. Serve la mentalità di squadra.
Avevo paura solo di Van Gaal, perché lo conosco bene. Sa come sa caricare
una squadra. E prima del match ha cercato di provocarmi calcisticamente
dicendo che giocavo in difesa. Lui voleva giocare in contropiede, ma lo volevo
anch’io. E noi siamo stati bravi a non perdere la nostra identità.
Milito è l'uomo delle finali, ma il merito è di tutti, da chi ha segnato gol
decisivi a chi non ha giocato neanche un minuto, perché siamo una famiglia".
Del calcio italiano ho odiato il fatto di dover vedere molte partite dalla tribuna
e di vedere che la mia squadra che aveva dieci punti di vantaggio finiva
seconda, in un determinato periodo. Ma mi è servito per imparare a giocare
sotto una pressione che c’è solo in Spagna e Italia. Ho molti più capelli bianchi
ma sono migliorato
Quelli del Barcellona dovevano lasciare in campo la pelle, i miei ci hanno
lasciato il sangue.
Credo che il più grande divertimento nel calcio, e non voglio cambiare la mia
filosofia, sia quello di vincere. Però c'è vincere e vincere. Se si può vincere e,
allo stesso tempo, essere felici del modo nel quale si gioca è ovviamente molto
meglio. Adesso, quando noi lavoriamo tatticamente si vede che la squadra c'è,
che vuole partecipare e migliorare in una direzione nuova.
<<Per darti un’idea quanto più completa possibile del personaggio ricordo
che in un’intervista curata da Andrea Ramazzotti, per il Corriere dello
Sport-Stadio del 19 febbraio, Mourinho, alla domanda: De Laurentiis ha
detto che non prenderebbe mai come allenatore Mourinho. Lei andrebbe
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mai ad allenare una squadra di De Laurentiis? risponde in modo lapidario:
Non ha soldi per me.>>
<<Alquanto insolente, direi!>>
<<Il fatto è che finché fa man bassa di coppe e trofei, se lo può permettere.
Mourinho è accentratore nel bene e nel male. Non è come il guardiano del
faro. Si dice che tutti vedono il faro e non vedono il guardiano, per Josè
Mourinho, invece, è vero il contrario: è lui ad essere sotto i riflettori, sia
che vinca sia che perda. Non la squadra.>>
<<Veramente fascinoso. Complimenti nonno!>>
<<Sempre per dovere di completezza c’è ancora un’altra cosa da sfatare:
l’immagine di duro guerriero e personaggio dal carattere ruvido. Sembra
infatti che in famiglia Mourinho abbia un cuore tenerissimo. Secondo il
settimanale Novella 2000 Mourinho una volta libero dagli impegni di
lavoro si trasforma e quando torna diventa padre affettuoso e marito
premuroso. Infine, e chiudiamo il discorso Mourinho, lo sai che per le
donne italiane il portoghese è l’uomo più sexy del mondo dello sport. Lo ha
rivelato un sondaggio a cura del settimanale Diva e donna. Il 48% del
campione intervistato ha dichiarato di volerlo come amante perché ha una
personalità irresistibile ed è un vero maschio.>>
<<Hai capito il signor Mourinho?! Miete successi anche nelle alcove!>>
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Siamo nel 181 d.c. in una zona di campagna alle porte di Mediolanum,
denominata Appianum Gentilum, dove sorge una scuola di specializzazione
per Magister Gladio denominata ―Special One‖ che una volta all’anno, al
termine di ogni stagione dei giochi, organizza un corso di aggiornamento
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per Magister, dove vengono studiate tutte le novità che si sono verificate
nell’anno.
Quello di quest’anno è il decimo corso di aggiornamento organizzato dalla
Scuola. Si sono iscritti 17 corsisti provenienti dalle zone più disparate
dell’impero. Il giorno dell’inaugurazione sono tutti presenti nel salone e
sono curiosi di sapere chi è l’ospite d’onore. Il direttore del corso prende la
parola:
<<Salve. Benvenuti a tutti i partecipanti. Quello che inauguriamo
quest’oggi è il decimo corso di aggiornamento per Magister Gladio della
nostra storia. La nostra è, ormai, una formula consolidata che riscuote
molto successo. Alcuni di voi già hanno seguito in passato le nostre lezioni
e già sono a conoscenza che ogni anno invitiamo in qualità di relatore ed
ospite d’onore il magister che più di altri ha mietuto successi nella stagione
dei giochi appena trascorsa.>>
Applausi scroscianti sottolineano le parole del direttore che ringrazia e
prosegue con voce sicura:
<<Graditissimo ospite di questa edizione è un magister la cui scuderia per
due anni di seguito ha vinto il campionato nazionale e quest’anno ha
addirittura vinto la coppa italica e quella dell’impero. Ricordiamo che
quest’ultima competizione è quella di gran lunga più importante in quanto
vi partecipano scuderie provenienti da ogni parte dell’impero. In pratica ha
realizzato il cosiddetto Grande Slam o Triplete, cosa che è riuscita solo a
pochissime scuderie e a pochissimi magister. Per inciso ricordo che anche
all’ospite del nono corso di aggiornamento, il magister Pep Guardiola era
riuscita l’impresa di vincere ogni competizione.>>
Ancora applausi.
<<Durante il corso, perciò, il nostro ospite ci spiegherà la sua filosofia che
è risultata vincente sotto ogni latitudine.>>
Un corsista, di nome Tarquinio, si rivolge al vicino e domanda:
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<<Ma tu, sai di chi sta parlando?>>
<<Certo. E’ un personaggio importante. Uno che fa tremare i polsi nelle
vene!>>
<<Ma che cazzo dici?>>
<<Ah scusa… volevo dire che fa tremare le vene nei polsi… si chiama
Massimo Decimo Mourinho. Io ho già avuto l’onore di conoscerlo tempo
fa in England quando guidava la scuderia del Chelsea. E’ un grande. >>
<<Aaahhh! Adesso ho capito! Quello antipatico… mi gioco los cojones che
lo fischieranno.>>
L’interlocutore lo guarda perplesso. Intanto il padrone di casa prosegue:
<<Signori… ecco a voi… Josè Mario dos Santos Felix Mourinho da
Setubal, da tutti conosciuto come Massimo Decimo Mourinho.>>
Un lungo applauso accoglie il nuovo venuto.
Tarquinio sbianca in viso. Poi, si rivolge di nuovo al vicino e dice:
<<Acciderba, ho perso. Però non è mica finita… mi gioco los cojones che
appena apre bocca lo fischiano…>>
<<Okay!>>
<<Buon giorno>> saluta Mourinho e gli applausi s’intensificano.
E ancora una volta Tarquinio abbassa la testa scornato. E il vicino
sarcastico dice:
<<Pazienza, amico mio. Mica si può vincere sempre!>>
Intanto il direttore della Scuola continua con la sua arringa:
<<Cari magister, il nostro gradito ospite, mister Mourinho, prima di
mietere allori nell’italica terra, aveva precedentemente già vinto importanti
competizioni anche in Portugal ed in England. E’ uno con le spalle larghe e
dall’anno prossimo lavorerà presso un’importante scuderia ispanica per
iniziare daccapo. E’, infatti, uno a cui non piace stare troppo tempo nello
stesso posto ed ama affrontare nuove sfide. In fondo è un modo per
rimanere sempre giovani!... non trovate?>>
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Ancora applausi. Tarquinio è annichilito. Intanto, il padrone di casa
continua la presentazione:
<<Adorato da gladiatori e tifosi della propria scuderia, inviso e temuto
dagli avversari, signori… mister Josè ci spiegherà il suo modello di
combattimento con il quale ha cannibalizzato i vari campionati. Sì signori,
quest’anno non ce n’è stato per nessuno!>>
Altri applausi. Appena si ricompone il silenzio Massimo Decimo Mourinho
guadagna il centro della scena e si appresta a prendere la parola per iniziare
il ciclo di lezioni. Tarquinio, un attimo prima che Mister Mourinho cominci
a parlare, dice al compagno:
<<Questa volta non mi posso sbagliare. Mi gioco los cojones che appena
apre bocca lo fischiano.>>
<<Okay>> ribatte rassegnato l’interlocutore.
<<Signori – esordisce mister Mourinho – io sono il migliore!>>
<<Alla faccia – dice sarcasticamente Tarquinio – questo lo dovevano
chiamare Massimo Decimo Modestino! Vedrai quanti fischi!>>
Ed in effetti il pubblico rimane alquanto interdetto. Nessuno profferisce
parola. E mister Mourinho prosegue:
<<E sarò ben felice di trasferire anche a voi le linee guida della mia
filosofia assolutamente vincente.>>
Gli applausi raggiungono un’intensità pazzesca. Al che, il vicino si rivolge
a Tarquinio e chiede:
<<Scusa amigos… ma tu quanti cojones hai?>>
<<Porquè?>>
<<Madre de Dios! Ormai ho perso il conto di quante volte li hai giocati e
hai perso la scommessa!!>>
6
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<<Nonno, quest’oggi mi piacerebbe affrontare il tema del rapporto tra
Mourinho e i mass media. A me sembra che non sempre siano stati idilliaci
nel corso della stagione.>>
<< Nel corso della sua permanenza all’Inter il portoghese non ha mai fatto
mancare la materia prima ai giornalisti: ogni gesto, ogni parola, ogni
silenzio scatena reazioni a catena offrendo spunti per pezzi coloriti. Una
volta è la storia di Balotelli a tenere banco, un’altra volta è la polemica con
De Laurentis e Mazzarri, un’altra ancora con Zaccheroni e Ranieri. E via
dicendo.>>
<<Praticamente, una storia infinita!
<<Già. Provo a riassumere assemblando una piccola antologia. Comincio
con Roberto Renga che dalle pagine de Il Messaggero di Roma, in un
articolo di cui mi sfugge il titolo uscito, mi pare, il 26 gennaio 2010, traccia
un ottimo profilo di Mourinho.>>
Sempre più spesso ci capita di dar ragione a Mourinho. Si notano l’arroganza,
il tono della voce, il taglio dei capelli, il colore dell’abito, il tipo di sguardo e
non si ascoltano le sue parole e non si guardano le partite che gioca. In campo e
fuori. Con il Porto fece un calcio fresco, nuovo, spettacolare. Adatto a un paese
come il dolce Portogallo e legato ai calciatori che aveva. Ricorderete
l’eliminazione di una buona Lazio. Mancini disse: colpa mia, non l’ho studiato.
Un errore, anche perché sono proprio i dirigenti del Porto i migliori d’Europa e
dunque sempre da seguire e interpretare. Ma studiare non vuol dire capire e,
soprattutto, vincere. Mourinho, una volta a Londra, deluse i romantici cavalieri
del calcio, che speravano portasse in Premier le rime e la musica che avevano
incantato l’Europa. Mourinho però non è un poeta e si diverte vincendo. In
Inghilterra ha studiato un gioco adatto alla gente, al clima, alla storia. E’ nato il
Chelsea, l’opposto del Porto. Mourinho, più bravo e intelligente, si era
adeguato al calcio di casa, di cui voleva esaltare i pregi e sfruttare i difetti,
tanto da proporre un modello di football fisico, muscolare, cinico anche: difesa
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attenta, lanci per Drogba, palle smistate ai contropiedisti esterni. Ci sembrava
poco e quasi uno spreco, con gente come Lampard ed Essien. Ma è così che ha
vinto e dunque poco da dire.
Giunto da noi, ha ripetuto l’operazione portata a termine in Inghilterra. Non ha
inventato un nuovo calcio, ha solo perfezionato il nostro, limandolo. Prima
affidandosi a Ibra, come aveva fatto con Drogba. Quindi, partito lo svedese,
allargando il ventaglio di ipotesi tattiche, sempre partendo da un punto fermo:
la difesa. Che si esalta con gente come Samuel, Lucio, Maicon. E non con
calciatorini tecnici come Maxwell, spedito altrove. Con questa Inter, fa calcio
di posizione: i mediani che distruggono, quelli che corrono, il trequartista, le
punte. La palla scorre secondo binari facilmente rintracciabili sulla mappa.
Poche idee e chiare. I calciatori vivono di elementari certezze. C’è chi deve
interdire e fare la faccia cattiva, chi allunga la squadra, chi offre fantasia, chi,
infine, chiude nella porta avversaria il percorso fatto dalla palla.
<<Hai ragione, nonno, è un ritratto eccellente e centrato.>>
<<Quello che ha maggiormente influenzato l’opinione pubblica e credo
anche i mass media, più che la finale di Champions con il Bayern in cui
l’Inter partiva con i favori del pronostico, è stato il match di ritorno con il
Barcellona che possiamo considerare il vero capolavoro di Mourinho nella
stagione 2009/2010. Il giorno dopo la sconfitta di misura del Barcellona
che permette all’Inter di accedere alla finalissima di Madrid del 22 maggio,
infatti, sulla stampa italiana è quasi un plebiscito per Mourinho. Sui
giornali spagnoli, invece, qualche voce fuori dal coro si sente. Il pezzo che
segue, rinvenuto sul sito on line del Corriere dello Sport/Stadio, offre una
panoramica a 360°.>>
BARCELLONA, 29 aprile - "Mou te lo sei guadagnato": È a tutta pagina in
prima su Marca il festeggiamento della vittoria dell'Inter sul Barca, ieri sera al
Camp Nou. "Cibeles dorme tranquilla" è il titolo di As, in riferimento alla
fontana di Madrid dove i giocatori del Real celebrano le vittorie, e avrebbero
potuto festeggiare anche la finale di Champions League che si giocherà al
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vicino Bernabeu. Per il giornale madrileno "Mourinho ha cacciato il Barca
dalla Champions con un catenaccio fuori dal comune". In Catalogna invece i
giornali provano a incassare il colpo: "Il campione è caduto come un
campione", assicura Sport in prima pagina.
"Il Barca ha dato il tutto per tutto, ha dominato tutta la partita e gli è mancato
solo un gol", continua nel sottotitolo. "È arrivato tardi" è invece il titolo del
Mundo Deportivo sul gol di Gerard Piquè che "non è bastato ad un Barca che si
è schiantato contro il muro italiano". "Addio al Bernabeu" è invece il titolo
amaro del catalano La Vanguardia, che mette in prima la foto del portiere
blaugrana Valdes mentre assale Mourinho che festeggiava la vittoria sotto la
gradinata dei catalani a fine partita. Una foto piccola di Messi è la scelta di El
Pais che spiega in prima pagina come "Il leggendario catenaccio dell'Inter
toglie al Barca la finale", aggiungendo che "gli balugrana hanno segnato solo
un gol di fronte ad un rivale che ha giocato in 10 dal 28/esimo minuto". Anche
per El Mundo una foto piccola di Valdes e Mourinho correda il titolo: "Il Barca
si schianta contro un Inter in 10 e non giocherà la finale del Bernabeu". Marca
chiede già in copertina che il Real Madrid assuma Mourinho come allenatore,
che nelle pagine successive diventa "il re del Camp Mou". Il giornale sottolinea
con una punta di condanna il fatto che il club catalano abbia fatto aprire gli
spruzzi di annaffiamento sul campo, a fine partita, per impedire all'Inter di
festeggiare la vittoria. L'As cita una frase del tecnico: "È impossibile che io
alleni il Barca per l'odio che hanno qui nei miei confronti". Lo Sport riporta
invece Guardiola: "ci rialzeremo e lotteremo per la Liga".
<<Ma, mi pare che Mourinho già c’è stato al Barca, o mi sbaglio?>>
<<Non sbagli è stato vice di Van Gaal quando l’olandese allenava il
Barcellona.>>
<<Quindi l’allievo ha superato il maestro!>>
<<Elementare, Watson!>>
<<Su molti giornali Mourinho è stato paragonato ad Helenio Herrera, che
allenava l’Inter quando tu eri ragazzo…>>
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<<In considerazione che il portoghese in quel di Barcellona, un po’ per
scelta (forse) e molto per necessità (espulsione di Thiago Motta), ha
impostato una partita difensiva è stato paragonato ad Helenio Herrera, il
leggendario allenatore che fece grande l’Inter negli anni 60. Lo stesso
Presidente Massimo Moratti dichiara alla stampa: Ci sono quaranta anni di
differenza tra i due, ma sono simili. Dello stesso avviso è Gianni Mura che,
il 30 aprile 2010, sulle pagine di La Repubblica, propone un pezzo
intitolato José e quell'incrocio con Herrera. L'arte della parola dietro i
trionfi.>>
Entrambi, in epoche diverse, hanno sfruttato al massimo la comunicazione, le
interviste, i microfoni, giocando sempre su un tono spavaldo.
(…)
Mentre HH attaccava se stuzzicato, Mourinho attacca a prescindere. Vedi
l'etichetta di "prostituzione intellettuale" a una platea di giornalisti che da quel
momento l'ha ancor più adorato. Se uno gli chiede in conferenza-stampa la
cosa più banale, tipo "che giorno è oggi?" lui risponderebbe "venerdì, ma
spiegatelo a Ranieri che è un po' più anzianotto".
<<Nonno, ma è proprio così Mourinho. Sfottente con tutti?>>
<<Credo proprio di sì. Beppe Servegnini, il 17 maggio 2010 – bada bene
prima della conquista della Champions - dalle colonne del Corriere della
Sera, nel pezzo intitolato Continuare a vivere e non diventare antipatici,
nette il dito nella piaga.>>
Pentacampioni! Suona bene, mi piace. All’ultimo respiro, stavolta: c’è più
gusto. Cinque scudetti di fila, da 75 anni, non li vinceva nessuno. In totale sono
diciotto. Uno più del Milan, e non possiamo dire che la cosa ci addolori.
Qualcuno ora dice: eravate più simpatici prima! Ovvio, ma è una qualità cui
rinunciamo volentieri. C’è una simpatia che scivola nella compassione; e noi
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l’abbiamo rischiata, anni fa. Così esiste un’antipatia che confina con
l’arroganza. E quella dobbiamo evitarla, è lo stile di qualcun altro.
Esiste una fisiologia e una patologia dei sentimenti. L’Inter ha già ottenuto una
rarissima doppietta— campionato e Coppa Italia— contro una fantastica Roma,
senza la quale sarebbe stata una stagione da sbadigli. E sappiamo che sabato
sera siamo di nuovo tutti impegnati. Com’è possibile che la nostra gioia non
susciti un po’ d’invidia, e l’invidia cerchi le sue giustificazioni? José
Mourinho, per esempio? Sarebbe lui il generatore d’antipatia? Ma quando mai!
L'avete visto ieri a Siena? Commosso e con gli occhi lucidi. Va be’, dopo
un’ora ha trovato il modo di ricordare che gli avversari, una volta ancora,
vanno in vacanza con «zero tituli». Ma che ci volete fare? Il Comandante Mou
è un timido-aggressivo, come lo fu Mancini in nerazzurro. Ma, a differenza di
Mancini, Mourinho è diretto: se deve dire una cosa, la dice. Ranieri è meglio?
È come dire che Hugh Grant è meglio di Russell Crowe: bravi tutt’e due, ma
interpretano personaggi diversi. O invece sono i giocatori dell’Inter a risultare
antipatici?
<<Veramente simpatico. Grande Beppe!>>
<<Daccordissimo. Però adesso è arrivato il momento, della par condicio e
di dare voce alla componente femminile. Maria Laura Rodotà, sempre dalle
colonne del Corriere della Sera e ancora il 17 maggio 2010, firma il pezzo
intitolato Il fascino dell’uomo che divide.>>
Alle interiste è inutile chiedere. «Ora che abbiamo vinto posso dirlo: Mou è
perfetto. Geniale, fighissimo, caustico e con un accento che ti ribalta». Delle
romaniste si rispetta il lutto, e l’opinione: «Lo trovo finto. La sua antipatia
voluta che piace tanto, alla fine, è stucchevole ». Le altre italiane, tifose o
agnostiche, alla domanda «ti piace Jose Mourinho?» si spaccano in due partiti
(un sondaggio online di pinkblog.it segnala un 58 per cento di femmine
sdilinquite e un 42 di ostiche). Forse perché da noi i maschi di riferimento sono
anziani maggiorenti e truzzi tatuati. E il metrosexual vittorioso di respiro
europeo, con gli occhi scuri e torvi e la sciarpa a cappio diventa una cartina di
tornasole di inclinazioni e frustrazioni femminili. E allora. Mou «è narcisista, e
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degli uomini narcisisti ne ho piene le scatole». Però «è arrogante, ma si capisce
che in fondo è un romanticone». Ipotesi confermata dalla sua ex amante Elsa
Sousa: ha raccontato all’inglese Daily Sun che Mourinho in privato è
affettuosissimo; preferibilmente con sottofondo soft-rock, Bryan Adams o
Sting. Testimoni del lungo affaire hanno riferito al Sun che Elsa lo chiamava
«Zezinho» o «il mio bambino Mourinho», e che i due si sbaciucchiavano
parlandosi con vocine infantili al ristorante. Belle cose, se non si è la moglie.
Ma poi, l’anno scorso, quando la signora Matilde voleva lasciarlo causa
adulterio (non è successo), c’erano ammiratrici che sentenziavano: «Se non
sarà più la moglie di Mourinho, beh, zero tituli». Tra le fan, va così.
<<Nonno, scusa, ma non ci ho capito un tubo!>>
<<Sono cose di donne, molto complicate da comprendere. Ma stai
tranquillo, un giorno imparerai a tue spese…>>
<<Mi spaventi, nonno!>>
<<Macchè! Sono cose normalissime quando si tratta di donne. Non ci
pensare adesso. Arriverà il momento…piuttosto chiudiamo questa rassegna
stampa improvvisata e lacunosa con uno stralcio dall’articolo intitolato
Mourinho e la voglia di andarsene: grande perdita, ma avrebbe ragione di
Massimiliano Gamberini, reperito sul sito de Il Messaggero, il 17 maggio
2010.>>
Ma i soldi non bastano. L'Inter ha vinto soprattutto per merito del suo
allenatore. Mourinho. Mourinho è antipatico, strafottente e, soprattutto, si
prende troppo sul serio. Però è bravo e oggi il suo lavoro è sotto gli occhi di
tutti. Questo è stato davvero il suo scudetto. Per molto tempo non c'erano
differenze col gioco di Mancini. Sembrava la stessa Inter, potente fisicamente e
con giocatori talmente bravi da poter risolvere la partita da soli in qualsiasi
momento, chiunque fosse stato in panchina. Poi le cose sono cambiate e l'Inter
si è consegnata alla storia del calcio come una squadra costruita su un
equilibrio perfetto con difensori, centrocampisti e attaccanti pronti a scambiarsi
i ruoli. Una squadra totale e modernissima sull'esempio della grande Olanda di
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Cruyff della quale, si dice, Mourinho ha saccheggiato gli schemi. E' possibile e
non ci sarebbe niente di male perché nel calcio ormai c'è poco da inventare e
davanti a tanti che non s'inventano nulla o copiano male chi copia bene è
bravo.
Ma per giocare in questo modo, per convincere Eto'o e Pandev a fare i
terzini, per convincere Milito a restare da solo nella metà campo avversaria
anche per un'ora costringendolo a spolmonarsi, per convincere Zanetti,
Cambiasso, Sneijder a cambiare ruolo ogni volta che serve, avere giocatori
intelligenti non basta. Occorre essere bravi e sapersi guadagnare la stima dei
giocatori. E Mourinho lo è stato perché gestire un gruppo di milionari, tanto
più se sono ragazzi è difficile. Meno difficile per uno come lui, che vi è
portato, consegnarsi alle risse settimanali del calcio italiano. Ha fatto il
parafulmine ed ha litigato con tutti consentendo ai giocatori di stare tranquilli e
anche questo è un merito.
<<Come dargli torto?>>
<<Già. Credo che con quest’ultima citazione possiamo chiudere la breve
parentesi dedicata al rapporto tra Mourinho e mass media.>>
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E’ pomeriggio inoltrato ma il sole è ancora alto nel cielo e picchia in testa
di brutto, eppure due gringos temerari procedono lentamente lungo il
sentiero che conduce al campo dei Navajos. Uno, di nome Allan Parker, è
un famoso giornalista e l’altro, allenatore di una grande squadra di calcio,
si chiama Josè Mourinho.
Quando sono al cospetto di Tex Willer, capo di tutti i navajos, il giornalista
prende la parola:
<<Come va signor Tex?>>
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<<Sempre a caccia di tagliagole. Purtroppo in questo posto benedetto da
Dio sembra che si siano dati appuntamento tutti i peggiori ladri, assassini,
imbroglioni, pistoleros e avventurieri senza scrupoli, che esistono al
mondo. Ed io poveraccio devo stare sempre all’erta, devo correre a destra e
a manca... ma voi chi siete e cosa posso fare per voi?>>
<<Io sono un giornalista. Allan Parker del «New Telegraph Post » di New
York… per servirvi signor Willer.>>
<<Un imbrattacarte eh! E cosa può volere un parolaio da me?>>
<<Giornalista prego! Non parolaio - ribatte offeso Parker - giornalista nel
senso più nobile della parola. Sono un galantuomo che si serve della penna
per spezzare giorno per giorno una lancia in favore della libertà e della
giustizia. Che poi è la stessa battaglia che combattete voi, pistola in pugno.
Il mio stato di servizio è cristallino. Tutti conoscono Allan Parker: la penna
che non perdona! Colui che non ha peli sulla lingua e che non indietreggia
di fronte a nulla. Quanti casi scottanti ho avuto per le mani! Quanti
gaglioffi altolocati ho fatto saltare! Quante battaglie ho combattuto... signor
Tex, Allan Parker non si piega, tutt'al più può spezzarsi! Non ho mai fatto
compromesso alcuno in vita mia, né ho difeso gli interessi di chicchesia.
Mi sono battuto sempre e solo per la libertà, io! E lo ripeto: sono un
galantuomo al servizio di altri galantuomini.>>
<<Okay, come non detto, ti chiedo scusa. Ma in materia di addetti alla
stampa per il passato ho avuto delle amare esperienze. Ma adesso sono
curioso di sapere cosa vi ha spinto al mio accampamento.>>
Parker sta per rispondere, ma Mourinho lo previene dicendo:
<<Il mio nome è Josè Mario dos Santos Felix Mourinho da Setubal, mi
sono spinto fin quassù al vostro accampamento perché ho bisogno del tuo
aiuto. Ho letto, anche più volte, tutte le tue avventure e so che puoi
aiutarmi. Sono venuto qui da tanto lontano per assolvere al mio dovere.
Sono un agente di polizia e sono sulle tracce di un pericoloso galeotto, tale
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Balotelli Mario, evaso dalle patrie galere e rifugiatosi in terra d'America.
L'altro giorno avevo quasi compiuto la mia missione, infatti il reo era alla
mia mercé, quando è intervenuto il malefico Mefisto che me l'ha sottratto
con l'aiuto delle sue arti occulte. Perciò, o potente e saggio capo dei
Navajos, solo tu che l'hai già precedentemente combattuto con successo,
puoi aiutarmi a portare a compimento il mio dovere. Devo assolutamente
riprendere Balotelli e riportarlo in Patria.>>
<<Mefisto eh?! Ancora tra i piedi! Bene signor Josè ecc. ecc., io e i miei
pards vi aiuteremo a combattere Mefisto e riprendere Balotelli. Prima di
dare inizio alla caccia ho bisogno, però, di qualche giorno di tempo, devo
spedire dei messaggi ad alcuni amici che ci aiuteranno. Nel frattempo
ritorneranno anche mio figlio, Carson e Tiger Jack.>>
<<Conoscerò anche voglio figlio Piccolo Falco, e Carson, e Tiger Jack?>>
<<Certamente, saranno anch' essi della partita.>>
<<Oh come sono contento!>>
Benissimo. Signori adesso permettetemi di lasciarvi. Vi assegneranno una
tenda. Buona permanenza e spero che troverete di vostro gradimento
l'ospitalità navajo.
Mourinho, rivolto al compagno, dice:
<<Quando racconterò ai miei amici che ho conosciuto Tex Willer e i suoi
pards, certo non mi crederà nessuno.>>
Dopo tre giorni di permanenza, la sera Parker e Mourinho vengono
convocati nella tenda di Tex. Insieme all'eroe bonelliano ci sono Kit
Carson, Tiger Jack, Kit Willer, Pat Mac Ryan e Gros Jean. Fatte le
presentazioni, Tex prende la parola:
<<Ora che siamo al completo possiamo dare il via alla caccia. Però, prima
di fiutare da vicino la pista di Mefisto, raggiungeremo un piccolo villaggio
sulla Montagna Lucente. Lì risiede un vecchio stregone col quale voglio
consultarmi. Perciò tutti a letto, partiremo domattina all'alba. Ogni ora può
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essere preziosa per evitare che la pista si raffreddi troppo. Buona notte
signori, a domani. Ah! Ancora una cosa - rivolgendosi al giornalista – lei ci
accompagnerà signor Parker?>>
<<Certamente. non rinuncerei a questa spedizione per tutto l'oro del
mondo.>>
<<Ma si rende conto che è pericolosa?>>
<<Come ho già detto, non vi rinuncerei per tutto l'oro del mondo. Potrò
ricavarne una serie di articoli che andranno a ruba. Diventerò il giornalista
più famoso di tutti i tempi. Sarò il cantore delle vostre gesta.>>
<<E se ci lascia la carcassa?>>
<<Amen. È un rischio che corro volentieri. Meglio vivere un giorno da
leone che cento da pecora. E poi, l'uomo non è solo materia, ma anche
spirito. Tanto più l'uomo vive, tanto più si arricchisce. Quindi trascende il
mondo. Noi trascendiamo il mondo signori. Ed io posso, in tutta onestà e
sincerità, fare questa affermazione logico-razionale senza scomodare
nessun grande nome per avallarla, tanto essa è evidente in tutta la sua
evidenza. Tuttavia io mi rendo conto, data l'osticità della sostanza di cui il
mio discorso è pregno, che il vostro compito di assimilazione è tutt'altro
che agevole. Per cui, anche se potrei fare ricorso a chiare ed efficaci
similitudini, mi accingo a frenare le mie parole e conservare la mia
erudizione per chi meglio di voi potrà apprezzarla.>>
Tex lo guarda a bocca aperta, e non solo lui, poi dopo un momento di
esitazione dice:
<<Se le mie orecchie non m'ingannano, lei vuole associarsi?>>
<<Perché, non era chiaro?>>
<<Come no? Chiarissimo!>> s'intromette Carson. E Tex conclude:
<<Si consideri dei nostri.>>
<<Ne ero sicuro, tant'è vero che ho già scritto il pezzo da spedire al
giornale. Ascoltate: Agognando il ripristino della più completa integrità di
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valori, motivato dalla rapida ascesa di forme coercitive di distorsione della
libertà e dei suoi più elementari diritti di civile convivenza, continuamente
estrinsecantisi nell'arricchimento di un eterogeneo e variopinto panorama,
toccando forme di violenza che raggiungono toni e sfumature per nulla
sfocate, ma bensì vivide e marcate, noi giustifichiamo e sosteniamo con un
appoggio incondizionato l'iniziativa texiana a tal fine diretta. Tex Willer, da
anni ormai propugnatore e paladino instancabile e inarrestabile, benché
abbia trovato il suo cammino disseminato di ostacoli, di una crociata
moralizzatrice che l'ha visto sempre marciare sul sentiero di guerra, ancora
una volta si dipinge il volto con i colori della pugna e, consapevole della
propria responsabilità, novello Atlante chiamato a sostenere il peso del
mondo, il propugnatore della legge del Giudice Colt scende in campo. Un
ennesimo momento della verità per Aquila della Notte, che ancora una
volta gioca una partita. avente quale posta la vita; un ennesimo rebus per
noi che l'accompagniamo con il fiato sospeso in questa rischiosissima
impresa e seguiremo in qualità di osservatore partecipante l'evolversi degli
eventi. Cominceremo immantinentemente a seguire le alambiccate e
contorte strade che portano alla meta, cercando e mettendo insieme con
consumata perspicacia tutta texiana i tasselli che formano il mosaico,
tessendo e ritessendo i fili intricati che portano alla tanta agognata
soluzione; e dopo un interminabile e paziente lavoro di collage, speriamo di
riuscire a smantellare il fatiscente edificio costruito da ladri e imbroglioni.
E questa volta, e lo diciamo con fierezza, ci saremo anche noi. La parola
d'ordine è : Lotta ad oltranza... Dio ci aiuti.>>
Tex, senza battere ciglio, conclude:
<<Buona notte signori. A domani.>>
Rimasti soli, Tex e Carson si attardano a discutere. Tex chiede al fraterno
amico:
<<Allora, cosa ne pensi di questa storia?>>
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<<Diarrea di parole, stitichezza di contenuti… ma lo hai sentito come
parla? Mi sembra di essere capitato in una gabbia di matti. Io per la verità
non ci ho capito un'acca. Se quell'imbrattacarte continua così gli do un
papagno in testa!>>
<<Per la verità nemmeno io ci ho capito granché. Ma non ha importanza.
L'importante invece è mettere le mani su quel diabolico figlio di un cane
che corrisponde al nome di Mefisto. E dovessi girare il mondo intero lo
prenderò. E io che credevo che avesse smesso di darci fastidio!
Evidentemente nemmeno all'inferno lo hanno voluto.>>
<<Speriamo bene. Ogni volta che abbiamo avuto a che fare con quel
verminoso essere sono stati cavoli amari.>>
<<Vuoi un fazzoletto?>>
<<Al diavolo. Hai sempre voglia di scherzare tu! Non si può mai fare un
discorso serio con te. Meglio dormirci sopra. Buona notte.>>
<<Buona notte e sogni d’oro!>>
8
<<Nonno, l’altro giorno abbiamo parlato del rapporto tra Mourinho e i
media, oggi mi piacerebbe approfondire il rapporto con i suoi colleghi
allenatori.>>
<<Qui tocchiamo un tasto dolente. Chiariamo subito che a prescindere
dall’immaginario collettivo che tende a mitizzare la figura dell’allenatore,
in realtà si tratta di un mestieraccio. Oggi sull’altare, dopo qualche giorno
nella polvere! Altro che ottovolante! E’ l’allenatore che paga per primo in
caso di mancanza di risultati. Senza andare troppo lontano, basta dare uno
sgurado al campionato appena concluso: ci sono stati la bellezza di 17
cambi, almeno mi pare, sulle panchine della nostra Serie A. Durante il
32
campionato, infatti, tra esoneri, nuove entrate e richiami, si sono alternati
35 tecnici. Soltanto 8, dico otto, tecnici hanno cominciato e finito la
stagione sulla panchina dove avevano iniziato. Questi sono gli stabili: Josè
Mourinho (Inter), Leonardo (Milan), Delneri (Sampdoria), Gasperini
(Genoa), Guidolin (Parma), Ventura (Bari), Prandelli (Fiorentina) e Di
Carlo (Chievo). Considera che solo 2 di essi siederanno sulla stessa
panchina anche per il prossimo campionato… Quelli che hanno ottenuto e
performance migliori sono stati: Mourinho, Leonardo (nonostante fosse
all’esordio assoluto come allenatore) Delneri e Ventura. Tra quelli che sono
subentrati in corso d’opera mi sono piaciuti: Ranieri, Rossi, Mazzarri,
Mihajlović e Reja che ha tolto le castagne dal fuoco a Lotito. Poi ci sono
gli allenatori trombati, tra cui, i nomi più altisonanti sono, primo fra tutti
Allegri che osannato per quasi tutto l’anno è stato esonerato a poche
giornate dal termine, poi Ferrara, Zenga, Conte, Cosmi, Ballardini, ecc.>>
<<Perché di trombati ce ne sono ancora?>>
<<Credo di sì, anche se non riesco a ricordare tutti i nomi.>>
<<Allora potremmo dire, nonno, che una tromba d’aria ha sconvolto il
nostro campionato!>>
<<Aahh… Aahh! Questa è carina. Devo riconoscerlo.>>
<<Allora è vero che quello di allenatore di calcio è un mestiere che mette a
dura prova le coronarie!>>
<<Certamente. Costantemente in bilico, sempre in ansia… tensioni,
pressioni. I presidenti e i tifosi vorrebbero che la loro squadra vincesse
sempre. Ma mica si gioca da soli! E poi le gelosie tra colleghi, i battibecchi,
le frecciatine, le stoccate! Il nostro povero Mourinho ne sa qualcosa. E’
vero che lui non è uno stinco di santo, ma essere quasi sempre attaccato…
anche se lui si è difeso benissimo e ha tirato certi fendenti da paura! In tutto
questo bailamme, infatti, ha dimostrato di trovarsi a proprio agio.>>
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<<Polemiche e battibecchi tra Mourinho e i colleghi non sono mancati. Ma
quali sono state le polemiche più aspre?>>
<<Tra le tante voglio ricordare la polemica con Lippi, CT della nazionale
italiana, prima che cominciasse il campionato e quella con Ranieri
allenatore della Roma diventata rovente a fine campionato. In pratica Lippi
prima dell’inizio del campionato aveva pronosticato la Juventus campione
d’Italia. Apriti cielo! Mourinho risponde duramente su Inter Channel.>>
Anche se lo desidera, anche se lo pensa, è una mancanza di rispetto. Voglio
ancora pensare che non sia vero. È la prima volta che leggo di un CT, di una
persona con una grande responsabilità istituzionale, che dice una cosa del
genere.
Il campionato sembra finito prima di iniziare. È normale che i giornalisti diano
la loro opinione e dicano "La Juve vincerà il titolo". È normale che lo dicano i
dirigenti e l'allenatore della Juventus, ma è la prima volta che leggo di un CT
che dice queste cose.
Mi dispiace – è la replica di Lippi - se Mourinho dà questa interpretazione:
nella sua semplicità il mio era solo un pronostico, una delle mille ipotesi che si
fanno prima che cominci il campionato.
<<La controreplica di José Mourinho è puntuale.>>
Esagerare? Non certo da parte mia. Se era un pronostico, come Lippi per altro
ha confermato, era un pronostico, esagerato, che il CT di tutto il calcio italiano
non dovrebbe mai fare. Ieri sera il CT di tutti ha dato un suo indirizzo preciso a
un campionato che deve ancora iniziare. A me questo non sta bene e lo dico,
serenamente, da allenatore di club a CT.
La polemica con Ranieri, allenatore della Roma, invece, ha vissuto dei
momenti di tensione altissimi soprattutto dopo che la Roma, alla 35esima
di campionato deve lasciare la testa della classifica raggiunta dopo un
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inseguimento memorabile a causa della sconfitta in casa con la Sampdoria.
L’Inter, la settimana dopo, nel posticipo serale - la Roma aveva giocato nel
pomeriggio - vince facile con la Lazio, con il tifo dei tifosi laziali a favore.
Apriti cielo! Accuse destra e a manca, agli arbitri, alla federazione, alle TV,
ai tifosi laziali e chi più ne ha più ne metta. Si parla di vergogna, di
sconfitta dello sport, e via di questo passo. Secondo il mio modesto parere
– immagino che moltissimi non lo condividano - è che lo scudetto alla
Roma glielo ha fatto perdere proprio il suo capitano Totti …>>
<<In che senso nonno? Non capisco.>>
<<Nel senso che… ricordi il derby di Roma? Era andata in vantaggio per
prima la Lazio, ma nella ripresa la Roma ribalta il risultato e si assicura i
tre punti in palio…>>
<<Certo che ricordo. Ma non capisco cosa c’entri questo con la perdita
dello scudetto a causa di Totti.>>
<<Ma un po’ di elasticità nipote, perbacco! I tifosi della Lazio se la sono
legata al dito e ricorda che il tifoso è una razza che non dimentica. Durante
la partita Lazio-Inter – se avesse vinto la Lazio la Roma sarebbe ritornata
prima in classifica – pertanto tifano apertamente per l’Inter e probabilmente
condizionano i giocatori biancocelesti che subiscono una sconfitta per 20.>>
<<Tu dici, nonno?>>
<<Ma si, è così. Puoi esserne certo. Ne hai di cose da imparare! Va bene
che hai solo dodici anni e quindi hai ampi margini di miglioramento. Però è
ora di svegliarti!>>
<<Questo te lo posso anche concedere… ma non ho capito la querelle
scoppiata all’indomani della conquista della Coppa Italia da parte
dell’Inter. Che voleva dire Mourinho con le sue frasi sibilline circa un
ipotetico premio della Roma al Siena di Mezzaroma?>>
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<<A proposito, meraviglioso quello striscione con la scritta: Mezzaroma
tifa Roma, Mezzalazio tifa Inter. Comunque, torniamo alla tua
domanda…ma benedetto figliolo, è lo stile di Mourinho: camminare sul
filo del rasoio!>>
<<Vale a dire?>>
<<Cercherò di essere più chiaro. La Roma aveva promesso un premio ai
suoi giocatori in caso di vittoria in coppa Italia. Avendo vinto l’Inter il
premio non doveva essere pagato e la società capitolina aveva conservato
un gruzzoletto che, suggerisce Mourinho, può essere utilizzato per dare un
premio ai giocatori del Siena in caso di pareggio o vittoria sull’Inter,
risultati che avrebbero permesso alla Roma di laurearsi campione d’Italia!
Hai capito adesso!>>
<<Che figlio di buona donna!>>
<<Attenzione a non dire parolacce, se no tua madre mi fa correre!>>
<<Adesso ho capito!>>
<<In pratica, dopo le esternazioni Di Mourinho circa i premi al Siena
Ranieri dichiara che quelle del portoghese sono bombe ad orologeria e che
è troppo comodo sentirsi gruppo dando l'impressione di essere attaccati da
tutto e da tutti.>>
<<E Mourinho, non replica?>>
<<Altro che. Lo fa in un modo velenosissimo. Innanzitutto premette che
ben cinque giocatori della Roma (Mexes, Totti, Perrotta, Taddei e
Burdisso) meritavano di essere espulsi. Per quanto riguarda specificamente
la motivazione dei calciatori, Mourinho afferma che è necessario lavorare
col gruppo, allenamento dopo allenamento e non certo facendo vedere un
film alla squadra prima di una partita importante come una finale di coppa.
I giocatori, essendo seri professionisti, non amano essere trattati alla
stregua di bambini. Lui ha preferito lavorare sul campo insieme alla
squadra e studiare a fondo la Roma e i suoi punti deboli. Poi aggiunge che,
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se prima di una partita, mettesse la squadra a guardare "Il Gladiatore", i
suoi giocatori si metterebbero a ridere e chiamerebbero il dottore per
stabilire se per caso fosse malato.>>
<<Se ricordo bene, Mourinho è la bestia nera di Ranieri, perché il
portoghese gli subentrò al Chelsea e quest’anno in Italia ha fatto man bassa
in tutte le competizioni. Deve avere il dente avvelenato!>>
<<Vedo che cominci ad orientarti!>>
<<Buono sì, fesso no.>>
<<A proposito del gladiatore lo sai che Totti, il 14 maggio, si è incontrato
con Russell Crowe, il protagonista del famoso film Il Gladiatore. Russell
Crowe, infatti, impegnato in un giro promozionale relativo al lancio del suo
ultimo film, ha raggiunto Francesco Totti che lo attendeva all'interno del
Colosseo. A fine incontro Totti si è visto regalare l’elmo utilizzato da
Crowe nel film che gli ha dato la notorietà.>>
<<Sì, lo so. Del resto era su tutti i giornali.>>
<<C’era pure un’altra cosa sui giornali: le polemiche. Nonostante la fine
del campionato, continuano. Quanto veleno!>>
<<Ma almeno adesso è finita.>>
<<Il grosso è andato. Anche se credo che Ranieri già cominci ad avvertire
la mancanza, perché lui stesso dichiara che se Mourinho dovesse andare via
gli mancherebbe sicuramente. La motivazione è che negli ultimi tempi il
portoghese sta migliorando in quanto prima lo offendeva soltanto, mentre
ora tira fuori citazioni letterarie.>>
<<Che c’entrano le citazioni letterarie.>>
<< Ranieri dice che Mourinho è noioso. Sai come replica quest’ultimo?
<<No. Aspetto che me lo dica tu.>>
<<La noia di Ranieri? Che cosa è la noia di Ranieri? Ho studiato e
conosco solo "La Nausea" di Jean-Paul Sartre, filosofo, premio Nobel, ma
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anche grande appassionato di calcio. Che te ne pare? Semplice, chiaro e
diretto.>>
Il ragazzo annuisce. Poi, improvvisamente diventa pensieroso. Il nonno, gli
siede accanto e chiede:
<<Vuoi parlarne?>>
Il ragazzo sembra esitare. Poi, facendosi coraggio, dice:
<<Senti nonno, visto che poco fa hai tirato in ballo il gladiatore, devo dirti
che anch’io sono stato con il gladiatore.>>
Il nonno rimane per un momento interdetto, poi chiede:
<<Come? C’eri anche tu al Colosseo?>>
<< Ci sono stato ma in sogno. Non te lo avevo ancora detto, ma è già da
qualche notte che sogno Massimo Decimo Meridio, che poi risulta essere
Massimo Decimo Mourinho.>>
<<Come… come!?>>
<<Effettivamente non mi ci raccapezzo più. Ad un certo punto compare
anche Mario Balotelli…>>
<<Senti… senti…interessante. E dimmi, per caso hai mangiato pesante.
Hai forse bevuto... fumato qualcosa…>>
<<Ma che stai a dire nonno!>>
<<Dai che scherzavo! Forza, raccontami.>>
Ma lui si alza dalla panchina e dice:
<<Scusa nonno, ma adesso non mi va. Ne parleremo qualche altra volta. Io
vado, mamma mi aspetta. Ciao.>>
<<Ciao. A domani.>>
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La mattina dopo, all'alba, i nostri eroi, equipaggiati di tutto punto, partono.
Riassumendo, compongono la troupe: Josè Mourinho, Allan Parker, Tex
Willer, Kit Carson, Kit Willer, Tiger Jack, Gros Jean e l'erculeo Pat Mac
Ryan. Dopo circa tre ore di piccolo trotto, a volte inerpicandosi per sentieri
scoscesi, i nostri giungono al piccolo villaggio dove risiede lo stregone che
Tex vuole incontrare. L'eroe bonelliano entra da solo nella tenda dello
stregone. Qualche ora dopo Aquila della Notte si congeda e riprende il
viaggio insieme ai pards; strada facendo li mette a corrente di quanto ha
saputo. Lo stregone, dopo averlo messo in guardia perché trattasi di
missione pericolosa, gli ha indicato la pista da seguire e gli ha regalato un
potente amuleto per combattere la cattiva magia di Mefisto. I nostri eroi
cavalcano ad andatura sostenuta per tutta la giornata e la sera si accampano
in una radura; accendono il fuoco, consumano un frugale pasto e si
preparano per dormire.
Quasi tutti si sono addormentati, quando qualcosa attira l'attenzione di Tex
che, senza dir nulla, si alza e va ad osservare da vicino: sono i resti di un
bivacco di qualche giorno prima. Tex osserva, e poi si muove tutt'intorno
con circospezione alla ricerca di altre tracce. Le trova, le segue per pezzo,
poi ritorna indietro. Carson, che da poco aveva notato la scomparsa
dell'amico, gli chiede:
<<Scoperto qualcosa d'interessante?>>
<<Altroché! Ho trovato le tracce dei nostri amici. Hanno fatto sosta qui,
non più tardi di due giorni fa. Se ci rimettiamo subito sulle loro tracce,
abbiamo buone speranze di mettere loro le mani addosso.>>
Mourinho che ha ascoltato attentamente si alza prontamente in piedi e dice:
<<Benissimo, andiamo allora!>>
Ma Kit Carson, furibondo, replica:
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<<Comodo, comodo signor Mourinho, sedetevi. Ma per Matusalemme
ballerino! Volete far riposare ancora un poco le ossa di un povero
vecchio!>>
<<Povero vecchio! Mi vien da piangere.>> sfotte Tex. E subito dopo
rivolto a Tiger, dice:
<<Ci risiamo. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.>>
<<Già>> risponde il fedele indiano.
Tempo dopo, riposati e rifocillati, riprendono il cammino seguendo le
tracce dei due fuggitivi. Proseguendo possono ammirare il meraviglioso,
incontaminato ed accattivante paesaggio che li circonda. Quanta
vegetazione! Quanto profumo! Quanta bellezza! Il tratto di pista più bello è
quello che costeggia un torrente e che li accompagna per un bel pezzo con
il suo dolce mormorio. Dopo diverse ore di marcia decidono di fermarsi e
rinfrescarsi. Sono ancora intenti a ristorarsi quando avviene qualcosa di
stupefacente che li ammutolisce. Un gruppo di cavalieri, armati di spade e
lance, con elmi, corazze e mantelli, li circonda, e senza che essi possa
abbozzare qualsiasi reazione, li catturano. I nostri eroi si guardano in viso
esterrefatti
Ad un tratto Mourinho esclama:
<<Ma sono romani! Sì sono loro. Gli antichi romani!>>
<<Silenzio>> ordina con voce stentorea il comandante della pattuglia. Poi
prosegue:
<<È Caio Giulio Marco Antonio Orazio, centurione di Roma, che vi parla.
Noi vi abbiamo arrestati in nome di Roma, poiché siete stati sorpresi sul
nostro territorio e quindi siete considerati spie.>>
Tex cerca di protestare:
<<Un momento, qui ci deve essere un equivoco, noi stiamo cercando due
persone...>>
<<Taci fellone, altrimenti ti faccio assaggiare la mia daga!>>
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Poi rivolgendosi ai suoi soldati, continua:
<<E voi poltroni, forza, muovetevi, legateli bene e affrettiamoci a
partire.>>
Poco dopo, legati come comuni malfattori, Tex e compagni sono costretti
ad incamminarsi in fila indiana, senza le loro pistole, scortati dai soldati di
Roma. Durante il cammino Tex più volte tenta di prendere la parola e
cercare di chiarire la situazione ma, vista l'indifferenza dei legionari,
desiste, ripromettendosi più tardi, una volta arrivati a destinazione, di
trovare un modo per riuscire a liberare se stesso e i suoi pards. Cammina e
cammina, è ormai sera inoltrata quando giungono davanti ad una grande
villa. Il centurione, dato l'ordine di fermarsi, entra lui solo nell' abitazione.
Ne esce dopo una mezz'ora tutto contento, stringendo tra le mani un
sacchettino colmo di sesterzi d'oro. Tutto giulivo dice ai prigionieri:
<<Ho risolto brillantemente il problema da voi rappresentato. Ero stufo di
trascinarvi dietro, perciò vi ho sistemati qui, vi ho venduti al padrone di
casa che aveva bisogno di forze nuove per rinvigorire la sua palestra di
gladiatori.>>
Tex, furibondo, risponde:
<<Carogna. Insigne babbeo vestito a festa, ho un solo rimpianto: quello di
non poter usare la tua faccia per spazzare questo cortile, né posso dare al
boia la possibilità di mettere una solida cravatta di canapa intorno al tuo
collo. Ringrazia Iddio che ho le mani legate.>>
Ma il centurione, senza nemmeno rispondergli, monta a cavallo e, seguito
dai suoi soldati, sparisce ben presto in una nuvola di polvere.
Per la notte viene loro assegnata una grande camera dove ci sono letti
sufficienti per tutti. C'è ancora da dire che uno per uno vengono assicurati
ai letti con grosse catene. Durante la notte, mentre i pards, sopraffatti dalla
stanchezza e dalle emozioni, cadono in un sonno profondo, Tex, non
riuscendo a prendere sonno, cerca di riflettere e fare il punto della
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situazione. Mille congetture si susseguono nella sua mente, ma non
riuscendo a trovare una soluzione che possa trarli d'impaccio, decide di
attendere l'evolversi degli eventi e poi regolarsi di conseguenza.
Il mattino dopo ricevono la visita del padrone di casa scortato da quattro
energumeni armati di spade e fruste. L'anfitrione, un tipo grasso e flaccido,
li osserva con occhi colmi di cupidigia e poi, tutto soddisfatto, dice:
<<Bene, bene, Credo di aver fatto un ottimo affare. Sembrate tutti forti e
resistenti. Farete parte della mia scuderia. Insieme agli altri gladiatori
combatterete nell'arena fra tre giorni. Stasera stessa partirete per Roma.>>
Mourinho ribatte:
<<Mister, mi sa che non avete fatto certo un buon affare. Nessuno di noi sa
adoperare la spada o il tridente.>>
E il grasso patrizio, con un sorriso sardonico, risponde:
<<Non avere di questi timori mio buon amico, imparerete. Eh, se
imparerete!! Dovete sapere che alla mia scuola imparano a tirare di spada
persino i novantenni accompagnati dai genitori!>> e ride di gusto per la
propria battuta.
Tre giorni dopo, Tex e company si ritrovano insieme ai compagni di
scuderia, tranne il giornalista che è stato scartato, nei sotterranei dell'arena,
a compiere gli ultimi preparativi prima del combattimento. Muti,
pensierosi, i nostri, assistiti da Parker che cerca di rendersi utile, affilano le
armi, ungono il corpo con unguenti benefici e rimuginano sulla loro sorte,
covando nel cuore sentimenti di rivalsa. Mentre già l'araldo, dopo gli squilli
di tromba, arringa il numeroso pubblico, rendendo noti i nomi dei gladiatori
che scenderanno nell'arena. Un boato saluta le parole dell'oratore che
annuncia:
<<Ave Cesare, e a te popolo di Roma ave. Quest'oggi scenderanno
nell'arena due tra le squadre di gladiatori più famose di Roma. Quella di
Tripulzio, romano da tempo residente nella sua tenuta di Telesia, che per
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questa occasione annuncia alcuni nomi nuovi oltre a quelli già noti, e quella
di Tiberio da Ostia che voi avete già tante volte applaudita. Ecco i nomi dei
telesini: capitano Sansone, gladiatore dalla forza leggendaria, Sparviero,
Drago, Aquila della Notte, Tiger Jack, Piccolo Falco, Pat Mac. Ryan, Gros
Jean, e, infine, Capelli d'Argento che, sebbene anziano, è ancora pieno di
vigoria. I telesini sono allenati da Josè Mourinho da Setubal. Per la squadra
di Tiberio, allenata da Iena, saranno nell'arena: capitano Ercole, gladiatore
dotato di una forza mostruosa, Spartacus, Tigre, Leone, Muzio il
sanguinario, Camposanto, Falco, Bisonte e Toro.>>
Un applauso frenetico sottolinea le parole dell'araldo, e già il pubblico
comincia ad invocare a gran voce i propri beniamini. Prima di scendere
nell'arena, Tex, rompendo il mutismo e guardando il figlio dritto negli
occhi gli dice:
<<Figlio, sii prudente. Questo è un genere di combattimento che non
conosci. Qui non c'è pietà, bisogna uccidere per non essere uccisi. E non
sempre esiste la lealtà. Stai in guardia.>>
Kit abbracciandolo risponde:
<< Non temere papà, non mi farò sorprendere.>>
Mourinho, cerca di rompere la tensione, dicendo:
<<Amici miei, mi dispiace di avervi trascinato in questa situazione. Se non
era per me ora non sareste qui.>>
Tex ribatte:
<<Non dire sciocchezze Josè, non è certo colpa tua se siamo capitati in
questo posto. Per Giove! Metterò anche questo in conto a Mefisto.
Verseranno fiumi di lacrime per spegnere l’inferno che hanno acceso
dentro il mio cuore. Comunque forza e coraggio ora, ci attende una grande
prova.>>
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Poco dopo i venti gladiatori fanno il loro ingresso nell'arena, si schierano
gli uni di fronte agli altri; alzano le armi in segno di saluto... e poi si
avventano contro, pronti a dare la morte o a riceverla.
La battaglia subito si accende furiosa. Il pubblico segue ora l'uno ora l'altro.
I combattenti lottano all'ultimo sangue, sembrano animati da un furore che
si può placare solo con la morte dell'avversario. Tex e compagni, sebbene
siano abituati alla prateria e ad altre armi, se la cavano benissimo e
compiono miracoli di valore, gesta di autentico eroismo. E il pubblico di
Roma, conquistato, si schiera apertamente dalla loro parte e li incita a gran
voce; mentre Prepulzio si sfrega le mani per la soddisfazione. Il primo a
cadere però, è un gladiatore della squadra di Tex, Sparviero. Un'incornata
di Toro gli è fatale: un brutto colpo di tridente e per il gladiatore sannita è
finita. Poi, vigliaccamente, Toro colpisce da tergo Sansone, che sta per
avere la meglio sul suo diretto avversario, infliggendogli una pugnalata alle
spalle. Sansone si volta e, prima di morire, strozza il vigliacco con le
proprie mani. Drago, visto il compagno e amico morire, colto da furore,
prima uccide Muzio e poi, assetato di sangue, corre a combattere contro
Ercole. Ma, dopo uno strenuo combattimento contro il mitico avversario,
cade gravemente ferito nell'arena. Ercole sorride trionfante e si avvicina per
finirlo. Il pubblico dice di no, ma il gladiatore si accinge lo stesso a finirlo.
Tex che segue la scena, nonostante stia combattendo contro Spartacus,
afferra un tridente e lo lancia nella gola del vile gladiatore, squarciandola.
Dopo pochi secondi di agonia, Ercole rende l'anima a Dio. Il pubblico
riprende ad incitare l'eroe bonelliano con più vigore, mentre Drago viene
trasportato fuori dell'arena e curato. I nostri sette gladiatori continuano a
dare prova della loro bravura, ma soprattutto della loro lealtà. Infatti invece
di uccidere i loro avversari, Tex e compagni, l'uno dopo l'altro, disarmano i
loro antagonisti, ponendogli il piede sul petto e la spada alla gola. Il
pubblico grida:
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<<Morte, morte.>>
Ma Tex, gettata la spada, si rivolge agli spettatori e li arringa:
<<Basta o popolo di Roma. Basta col sangue quest'oggi... Non ti basta o
Roma, il sangue già versato? Voi non siete esseri umani, ma belve assetate
di sangue.>>
Ciò detto, il nostro eroe, seguito dai pards, si avvia verso i sotterranei. Il
pubblico in un primo momento rimane di stucco, ma poi riavutosi dalla
sorpresa, comincia a gridare:
<<Buffone… Buffone… Buffone…>>
Josè Mourinho corre incontro ai compagni, li abbraccia e dice:
<<Siete stati bravi, bravissimi. Siete i sette gladiatori più forti del
mondo.>>
Tex non lo degna di uno sguardo, raggiunge una panca, siede e, imitato
dagli altri, comincia a togliersi l'armatura. Dopo un minuto arriva
Prepulzio, paonazzo in viso che dice:
<<Maledetto pazzo, come hai osato! Offendere così il pubblico… Sono
rovinato, sono rovinato.>>
Tex gli si avvicina minaccioso e, con uno sguardo di morte negli occhi,
mormora a denti stretti:
<<Sparisci o ti uccido!>>
Tripulzio vorrebbe ribattere, ma il nostro eroe continua sempre più
minaccioso:
<<I tipi tremebondi e gelatinosi non mi sono mai piaciuti. Perciò ricordati:
stuzzicare Aquila della Notte è come prendere a calci un vespaio e finisce
che generalmente chi lo fa si ritrova poi in un letto d'ospedale e con tutte le
ossa fuori posto. Senza contare che non mi occorre molto per procurarti un
bel biglietto di viaggio senza ritorno per l'inferno. Perciò sparisci o ti farò
un tale buco nella carcassa da farci passare la luce del giorno.>>
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Impaurito, il grassone scappa via mormorando oscure minacce. Per la notte,
i nostri protagonisti vengono sistemati nei sotterranei della casa romana di
Prepulzio. Il patrizio, scosso dalle minacce di Tex, li fa legare con catene.
Durante la notte, mentre tutti dormono sopraffatti dalla stanchezza, Pat
cerca di liberarsi dalla catena, ma per quanti sforzi faccia, l'erculeo amico
di Tex, non viene a capo di nulla. Sconfortato, Pat si abbandona al sonno.
Sembra quasi che siano condannati irrimediabilmente a restare per sempre
in quei posti a fare i gladiatori per tutta la via. Ma ecco che la stella di Tex
riprende a brillare. In piena notte, infatti, Drago, sebbene ferito, riesce ad
arrivare fino alla stanza dei nostri; sveglia Tex e gli consegna le chiavi
delle catene che aveva precedentemente sottratte ai carcerieri. Tex in un
baleno si libera e poi provvede anche ai compagni. Appena tutti sono svegli
e liberi, il sannita dice:
<<Dalla porta non potete uscire perché dovreste passare nella stanza dei
guardiani, ma se riuscirete a scardinare la grata della finestra, vi troverete
nel cortile. Basterà poi addormentare le due sentinelle davanti al cancello e
sarete liberi. Ah, quasi dimenticavo! Vicino al cancello c'è la stalla con i
cavalli, potete prenderli e scappare più veloci.>>
Tex abbracciandolo:
<<Grazie amico mio, sapremo approfittare dell'occasione che ci hai
offerto.>>
Poi rivolto a Pat prosegue: << Ora mio fido amico, dacci un'altra
dimostrazione della tua forza e cerca di scardinare quella grata che si
frappone alla nostra libertà. Pat fa un cenno d'intesa a Gros Jean e, tutti e
due insieme, dopo enormi sforzi, riescono ad avere ragione della resistenza
della robusta grata. Salutato Drago, uno alla volta, aiutandosi a vicenda,
passano attraverso la stretta apertura. Tex, che era passato per primo, li
riunisce tutti e indica le due sentinelle appostate davanti al cancello. Kit e
Tiger si fanno un cenno d'intesa e, strisciando silenziosamente, le
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neutralizzano e poi fanno cenno ai pards di avanzare. Nel mentre che i
compagni avanzano cautamente, Tiger e Kit raggiungono la scuderia, e
poco dopo ritornano con otto cavalli. Montano a cavallo e partono a spron
battuto verso la libertà.
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<<Nonno, ti dispiace se oggi parliamo del caso Balotelli?>>
<<Uno dei tormentoni della stagione è stato il rapporto contrastato di
Balotelli sia con Mourinho che con i compagni e la Società. Ci sono stati
dei momenti ad alta tensione e per qualche tempo si è temuta la rottura
definitiva, con Moratti a fare da pompiere perché da un lato non voleva
depauperare un patrimonio della società e dall’altro aveva il dovere di
salvaguardare l’integrità del gruppo. La vicenda ha tenuto banco sulla
stampa per mesi e tutti hanno detto la loro. La solita, rapida, rassegna
stampa ci chiarirà le idee. “Non fa una vita da atleta” E “Balo” finisce in
tribuna è il titolo di un articolo pubblicato lunedì 30 Novembre 2009 sul
quotidiano romano Il messaggero.>>
(…)
Balotelli è come le previsioni del tempo. Non può mancare dalle cronache di
un giornale, sia se faccia bello o che il barometro segni tempesta. Stavolta è
ancora tempesta, scoppiata sabato sera. Le accuse sono sempre quelle: ritardi,
vita non da atleta, atteggiamento menefreghista in allenamento.
(…)
«Quando una squadra gioca così e vince - spiega Mourinho - mi sembra una
mancanza di rispetto parlare di un giocatore che non c’era. Balotelli non c’era e
non credo che mi debba giustificare. E’ un’opzione mia, la mia squadra ha
vinto». E ancora: «Avevo in panchina due campioni del mondo, Vieira e
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Materazzi. Chi è Mario Balotelli per avere tante domande, Maradona? Lui è un
giocatore come gli altri. Per 90 minuti non mi sono ricordato di lui».
<<Molto interessante è anche il pezzo di Andrea Ramazzotti sul Corriere
dello Sport-Stadio datato 6 febbraio 2010 dal titolo: Mourinho: «Inter, non
c'è nessun caso Balotelli».
<<Il mio rapporto con Balotelli? Mi preoccupo
- dice Mourinho - del
rendimento in campo dei miei giocatori e per dire la verità mi è piaciuto il
gioco di Mario con il Chievo, con il Milan, con la Juventus e, ma anche contro
la Fiorentina. L’unica cosa che non mi è piaciuta è che un giocatore si deve
sacrificare anche nei momenti difficili: in quei casi deve dimenticare del
dolore. Ho detto in modo scherzoso che poteva anche perdere l’occhio,
continuare a difendere e poi andare in ospedale. Non c’è un caso perché
quando ho problemi con un giocatore, va in tribuna o a casa a pensare. Non c’è
un caso Balotelli. Voi continuate a chiedermi se il caso è chiuso ma in realtà
non c’è mai stato nessun caso. Mercoledì ad inizio ripresa ho fatto un cambio
per giocare con 3 attaccanti e chiudere il discorso qualificazione, ma in un
momento particolare del match ho capito che l’1-0 era un risultato positivo.
Meglio non rischiare l’1-1. Ho cambiato lui perché mi ha dimostrato di non
essere pronto a soffrire fino alla fine. Non ho parlato con lui, non gli ho detto
niente. Quando arriva la difficoltà e ci sono giocatori più disponibili io tengo in
campo quelli. Comunque Mario ha ragione: se un giorno non parlo più a un
giocatore come allenatore, quel giocatore per me è finito.>>
<<Sul sito del Corriere della sera, la Redazione online il 21 aprile 2010,
pubblica il pezzo dal titolo: Schiaffi e insulti, Balotelli non cambia «Pronto a
diventare più forte del mondo.>>
Mario Balotelli parla, ma non dice nulla sul suo sfogo di mercoledì, su quella
maglia gettata sul terreno di gioco a fine partita e sugli insulti rivolti ai tifosi
nerazzurri. Ospite della Gazzetta dello Sport per il Borgonovo Day, però,
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l'attaccante dell'Inter parla del suo rapporto con l'opinione pubblica che gli
rimprovera alcuni atteggiamenti e il suo non ridere mai, neanche dopo un gol:
«Secondo me non c'è difficoltà nel farmi apprezzare - spiega -, il problema è
che l'80 per cento della mia vita lo vivo sotto i riflettori, quando le cose non
vanno bene uno non può sorridere, se mi vedessero a casa mia, con i miei amici
e la mia famiglia, tutti si accorgerebbero che io sono un ragazzo solare».
Balotelli è molto ambizioso e non ha problemi ad ammettere il suo vero
obiettivo: «io sto bene, sono pronto a diventare il giocatore più forte del
mondo. Sono tranquillo, ho questo sogno da quando ero piccolo e sono io il
primo a non voler rovinare tutto questo».
(…)
INSULTI E GESTACCI - «Sporco milanista», l'insulto meno volgare che si è
sentito martedì sera in tribuna contro Balotelli, fra i fischi assordanti.
L'attaccante ha risposto indicando tutte le tribune del Meazza e indirizzando
una serie di «vaffa...» e «figli di p...», come si è colto dal labiale nelle
immagini televisive. Poi, al fischio finale, Super Mario si è tolto la maglia e
l'ha gettata a terra (Stankovic per nasconderla se l'è infilata nei pantaloncini,
poi ha commentato dicendo che «Mario è ancora un bambino») e si è avviato
negli spogliatoi, dribblando Gabriele Oriali che tentava di calmarlo. «Mi
dispiace, ma capisco il pubblico perché tutti gli altri giocatori avevano dato
tutto in campo mentre Balotelli ha avuto quell'atteggiamento: è successa una
cosa brutta», ha detto Mourinho, assicurando che non si farà problemi a
mandarlo in campo al Meazza sabato contro l'Atalanta.
<<Intanto, ci si mette anche Zlatan Ibrahimovic ad attizzare il fuoco.>>
Nello spogliatoio è stato duro il confronto fra Mario e alcuni compagni.
«Materazzi voleva matarlo (ammazzarlo, ndr), mai vista una cosa del genere»,
ha raccontato Zlatan Ibrahimovic.>>
<<Forse, nonno, lo svedese pensava di guadagnarci qualcosa ad alimentare
la polemica tra i giocatori dell’Inter ed invece, alla fine dei due incontri di
semifinale, è andata in tutt’altro modo. Caro Zlatan, sei proprio sfortunato
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Te ne eri andato via dall’Inter per vincere la Champions e invece, tu sei
andato, e noi l’abbiamo vinta!>>
<<Così è la vita. Intanto le gesta di Mario Balotelli addirittura sbarcano in
America come ci informa il pezzo, che ti propongo integralmente,
rinvenuto sul sito del Corriere dello Sport-Stadio il 27 aprile 2010 e
intitolato: <<Wall Street Journal su Balo: ―Ha bisogno di crescere‖.>>
WASHINGTON (STATI UNITI), 27 aprile - Il "caso Balotelli" attraversa
l'Oceano e sbarca addirittura sul Wall Street Journal, il più diffuso e autorevole
quotidiano finanziario degli Stati Uniti, che dedica alle controverse "gesta" del
giovane attaccante dell'Inter un'intera pagina con tanto di foto. Lo spunto da cui
parte l'analisi del giornale è la maglia scaraventata a terra da Balotelli dopo la
contestazione dei tifosi durante la semifinale di Champions League vinta
dall'Inter contro il Barcellona. L'attaccante neroazzurro è ritratto nella foto
proprio mentre sia avvia negli spogliatoi senza casacca a testa bassa con fare
imbronciato. E il titolo del pezzo sintetizza in una riga il senso di tutto
l'articolo: "Quello senza maglia che ha bisogno di crescere".
TALENTO PRECOCE - Gabriele Marcotti - che firma il pezzo - ricorda la
bocciatura tranchant del patron dell'Inter Massimo Moratti (che ha parlato di
«suicidio pubblico» di Balotelli) e osserva come «mancare di rispetto ai colori
e alla maglia del club è blasfemia agli occhi dei tifosi». Il Wsj ripercorre poi la
storia del «più precoce e talentuoso» 19enne partorito dal calcio italiano negli
ultimi decenni: dalla nascita in Sicilia 19 anni fa da immigrati ghanesi,
all'adozione da parte di una famiglia italiana "bianca"; dalle contestazioni
«razziste» subite in alcuni stadi, alle aspettative di quanti immaginavano per lui
un ruolo di «testimonial del multiculturalismo», che avrebbe aiutato ad
«abbattere i pregiudizi e a portare l'Italia a fianco di Paesi come l'Inghilterra,
l'Olanda e la Francia, dove l'immigrazione è ormai alla seconda e terza
generazione».
L'ANALISI - Ma quest'ultimo, osserva il Wsj, «è un ruolo che Balotelli
rifiuta»: probabilmente, per il suo carattere, è inadatto a recitare una parte del
genere. «O forse è semplicemente troppo giovane». Secondo il giornale infatti,
nessuna pseudo-analisi caratteriale può aiutare a comprendere «la tempesta»
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che si agita nel ragazzo. Se non la considerazione che «le sue doti lo hanno
spinto troppo presto sotto i riflettori», con una «spavalderia» che spesso sfocia
in «mancanza di disciplina»: «Nulla che la semplice e inevitabile crescita del
ragazzo non possa risolvere», conclude il Wall Street Journal.
<<A detta di molti molte responsabilità per questa situazione sono del
nuovo procuratore del calciatore Mino Raiola, accusato di alimentare il
caos per poterci lucrare sotto forma di un aumento di provvigioni. Lui si
difende sul Corriere della Sera del 30 aprile 2010.>>
<<Qualche giorno fa Mario ha trovato i quattro bulloni di una ruota dell'auto
svitati: se uno non è attento rischia di ammazzarsi in autostrada.>>
Raiola ha anche sottolineato che <<egli ultimi 8-9 mesi è mancato qualcuno
che proteggesse Mario in società. Mi accusano di fare il suo ufficio stampa, ed
è vero visto che l'ufficio stampa dell'Inter sembra abbia un solo cliente:
Mourinho>>. <<Mario non è perfetto - ha aggiunto -, così come Mourinho non
è cattivissimo. Ma a Mourinho serviva un nemico comune fra lui e la squadra,
e Balotelli è caduto nella trappola>>. Dalle liti con Mourinho e i compagni di
squadra, la maglia gettata a terra, fino ai fischi e gli insulti dei tifosi. Una
situazione che Balotelli vive non senza disagio. <<Perchè Mourinho non ha
detto che portava Balotelli a Barcellona perchè aveva bisogno di lui?>>, si
domanda ironico Raiola. Non sarebbe facile nemmeno il rapporto con alcuni
compagni di squadra, e <<in allenamento a volte ha anche paura, chi può
tutelarlo?>>, si chiede l'agente, sottolineando che dopo la maglia gettata a terra
<<sono arrivate le scuse di Mario, ma non ho sentito quelle dei compagni che
lo hanno aggredito negli spogliatoi, nè la società ha preso posizione su questo.
Oggi forse hanno capito che Mario è umano, ha le sue debolezze e fa i suoi
errori. È servito il crollo psicologico di un 19enne>>.
<<E lui personalmente cosa dice? Si è mai difeso?>>
51
<<Certo. Sul sito del corriere dello Sport-Stadio il 18 maggio 2010, a
proposito del famoso lancio della maglietta dell’Inter, troviamo la seguente
dichiarazione:
<<Dico una cosa: se tutti gli sbagli che ho fatto sono serviti a far vincere uno
scudetto e magari una Champions, va bene così. Io sono italiano. È un fatto.
Sono nato qui. Non c'è niente da dire. Non posso mica essere ghanese, mai
stato in Ghana, mai stato in Africa. Sono italiano come un cinese è un cinese.
Tutto lì.>>
(…)
<<Sono religioso. Ma non pratico. Però prego, la sera prima di addormentarmi,
qualche volta alla mattina quando mi sveglio, non sempre. Mi rivolgo a chi,
non so. Dio, credo, e non chiedo niente. Mica prego per vincere la Champions,
non ha senso, non capisco quelli che pregano prima di una partita. Io dico solo
grazie per quel che ho avuto». Cassano dice che hai bisogno di una guida.
«Cassano è un amico. Ma io ho già mio padre, la mia famiglia, i miei amici
veri, che sono tre o quattro. Le guide sono queste persone.>>
<<Sarà pure un ragazzo difficile da gestire, ma certe volte mi fa sorridere,
come quando per poco non provoca un incidente politico, portando via –
almeno così si dice - la fidanzata a Renzo Bossi Consigliere Regionale
della Lombardia e figlio del leader del Carroccio Umberto Bossi. Per
questo fatto Bossi jr finisce davanti alle telecamere di Striscia la Notizia, il
telegiornale satirico di Canale 5, e riceve il Tapiro d’oro. Meno male che il
giovane leghista la prende con filosofia!>>
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Caio Mario Balotelli è stato convocato negli alloggi di Massimo Decimo
Mourinho. Quando sono l’uno di fronte all’altro Caio Mario cammina
52
nervosamente avanti e indietro. Massimo Decimo Mourinho dice a
bruciapelo:
<<Sei uno che è convinto che il massimo dell’eleganza sia fare il ribelle,
vero? Che errore cercare di guadagnare la simpatia della gente ricorrendo a
simili mezzucci!... Dall’alto della tua prosopopea non ti rendi conto che stai
andando verso il precipizio? Ti sei messo il paraocchi e non riesci più a
guardare oltre il tuo naso. Lo capisci che ti autoinganni?!...>>
Caio Mario non batte ciglia e Mourinho prosegue imperterrito:
<<Lite con i compagni… mancanza di rispetto per i tifosi… poco amore
per la divisa indossata… considerazioni, atteggiamenti da superuomo… e
potrei continuare all’infinito!>>
Nemmeno stavolta Caio Mario reagisce, è impassibile quasi fosse una
statua. Nessuna emozione traspare dai lineamenti del suo volto.
<<Nella smania di perseguire la felicità – prosegue Mourinho - si
rincorrono delle illusioni che allontanano dalla retta via: solo la quiete, la
tranquillità e la pace possono assicurare la felicità. Tu frodi innanzitutto te
stesso, sei sempre inquieto, sei un nichilista, indossi sempre una maschera.
Ti sei cucito addosso il ruolo dello scontroso, e reciti sempre la parte
dell’irresponsabile. Ma a che pro? Quale il tuo fine? Ultimamente fai tutto
il possibile per distruggere quello che di buono hai fatto finora. Prima
costruisci e poi distruggi. Sembri Penelope! E’ un non senso! Crei soltanto
agitazione e trambusto intorno a te: con gli avversari, con i compagni, con i
tifosi. Tu butti al vento le occasioni, sputi nel piatto dove mangi….>>
Caio Mario abbozza un sorriso amaro. Ma Massimo Decimo Mourinho non
frena l’ira che sente salire dentro di sé e riprende:
<<Che cosa vuoi? Hmmm? Donne? Ragazzi? Parla una buona volta,
benedetto ragazzo!>>
Caio Mario si ferma, le braccia lungo i fianchi, e finalmente risponde:
<< Sei preoccupato per me?>>
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<<Si lo sono! Tu sei la mia speranza per il futuro. Io scommetto su di te.
Sei bravo, ma non tanto bravo. Tu potresti essere magnifico.>>
<<Mi chiedono di uccidere, così io uccido. E per me questo è
sufficiente.>> risponde con pacatezza.
<<Questo è sufficiente per le province ma non per Roma!>>
Intanto M. D. Mourinho da’ da mangiare alla sua iena incatenata. Poi
prosegue:
<<Il giovane imperatore ha organizzato una serie di spettacoli per
commemorare suo padre Marco Aurelio. Io lo trovo abbastanza divertente
visto che è stato Marco Aurelio, il saggio, il sapiente Marco Aurelio ad
interrompere i giochi. E così, dopo 5 anni passati a guadagnarci da vivere
in luridi villaggi infestati dalle pulci, finalmente torniamo al posto che ci
appartiene….il Colosseo.>>
Ciò detto, Mou respira profondamente, quasi come se potesse sentirne
l’odore. Poi con voce sognante prosegue:
<<Oh! Dovresti vederlo il Colosseo … Cinquantamila romani che
osservano ogni movimento della tua spada aspettando che vibri il colpo
fatale. Il silenzio prima del fendente, e il fragore dopo cresce,….cresce e si
solleva come…come una tempesta, come se tu fossi Giove Tonante.>>
<< Tu eri un gladiatore?>> chiede Caio Mario.
Con un lampo di orgoglio e un moto di fierezza risponde sicuro:
<<Si lo ero!>>
<<Hai vinto la tua libertà?>>
<<Tanto tempo fa l’imperatore Marco Aurelio si presentò a me con un
rudio… E’ soltanto una spada di legno ma è il simbolo della libertà. Egli mi
toccò su di una spalla ed io fui libero.>>
<<Tu hai conosciuto Marco Aurelio?>> domanda incredulo Caio Mario.
<<Non ho detto che lo conoscevo! Ho detto che una volta mi toccò su una
spalla!>> ribatte alterandosi Mou.
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Caio Mario si avvicina Mou e con voce bassa ma sicura dice:
<<Mi hai chiesto cosa voglio. Ebbene, voglio anch’io stare davanti
all’imperatore come hai fatto tu.>>
<<Bene. Allora ascoltami! Impara da me! Io non sono stato il migliore
perché uccidevo velocemente. Io sono stato il migliore perché la folla mi
amava. Conquista la folla e conquisterai la tua libertà.>> risponde Mou
infervorandosi.
Caio Mario sta in piedi sull’attenti, le mani chiuse dietro la schiena e
ascolta in silenzio , annuisce e risponde deciso:
<<Conquisterò la folla. Darò loro qualcosa che non hanno mai visto
prima.>>
Le parole di Caio Mario sono musica per le orecchie di Massimo Decimo
Mourinho:
<<Aaahhh! Così ragazzo! Noi andremo a Roma insieme e avremo
avventure piene di sangue e la grande meretrice ci allatterà fino a quando
saremo grassi e felici e non potremo più allattare. E allora, quando saranno
morti sufficienti uomini, forse avrai la tua libertà. Tieni… usa questa….>>
Ciò detto gli lancia una corazza. Caio Mario l’afferra a volo e si conceda.
Mou lo guarda dalla finestra.
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<<Caro nipote, oggi parleremo del difficile rapporto tra Balotelli e i tifosi.
Sostanzialmente si possono individuare tre fasi. Una prima, interlocutoria,
durante la quale i rapporti tra le due parti sono altalenanti, con alti e bassi,
senza però deteriorarsi irrimediabilmente. La seconda fase, invece, è
caratterizzata dalla rottura totale. La terza, infine, almeno apparentemente è
quella della riconciliazione.
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La rottura si verifica dopo che Balotelli, terminata la partita con il
Barcellona allo stadio Meazza di Milano, getta per terra la maglia dell’Inter
scatenando la rabbiosa reazione dei tifosi. I siti on line dei quotidiani
sportivi vengono inondati di commenti di tifosi arrabbiatissimi.>>
Faber6868 Scrive:
27/04/2010 19:20:42
non si butta via la maglia?!?!!?
come se fosse un oggetto sacro!!!!???
mamma mia che razza becera il tifoso
gente che non ha né arte né parte nella vita e si attacca al nulla per dare un
senso alle proprie giornate insulse
tristi
Balotelli fai quel che ti pare...dai retta a te e non calcolare mai nessuno
ibra1959 Scrive:
27/04/2010 20:26:00
Faber6868 vai a nanna che leggere ti fa male.....uno che non capisce il valore di
un simbolo (che sia una maglia o altro) è senza valori......è un ogetto sacro.....
<<Effettivamente, per la maggioranza dei tifosi, la maglia della propria
squadra ha un valore simbolico elevatissimo. Su Facebook, ad esempio, ho
letto un post dove erano citati i primi versi della canzone di Bocelli e della
Pausini.>>
Vivo per lei da quando sai
la prima volta l’ho incontrata,
non mi ricordo come ma
mi è entrata dentro e c’è restata.
Vivo per lei perché mi fa
vibrare forte l’anima,
vivo per lei e non è un peso.
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Vivo per lei anch’io lo sai
e tu non esserne geloso,
lei è di tutti quelli che
hanno un bisogno sempre acceso,
come uno stereo in camera,
di chi è da solo e adesso sa,
che è anche per lui, per questo
io vivo per lei.
<<Per la verità anche a me ha dato fastidio il gesto di Balotelli…>>
<<Si vede che ancora non è maturato completamente e non riesce a gestire
in modo appropriato le reazioni istintive. Ha ancora molto da imparare.>>
<<E a proposito della sua dichiarazione di voler diventare il giocatore più
forte del mondo, i tifosi interisti come l’hanno presa?>>
<<Leggi tu stesso.>>
user_2609421 domenica 25 aprile 2010, 11:02
Basta! "SuperMario", tu sarai il migliore sul mondo? Solo nella testa tua! E
anche questo non e sicuro... Tuti tuoi compagnioni avevano 19 anni, pero
nessuno facheva le cose cosi brutte. Butare la maglia santa, perche nessuno puo
di critizzarti caminare come turista quando gli alti davano 1000% e piu,...E non
e prima volta, neanche seconda... Sei un grande egoista con il cervello da
trovare Sono 1000% Interista, pero lo dico:"va te ne via!" Forza Inter (senza di
te)!!!
dani.els domenica 25 aprile 2010, 09:01
il giocatore che diventerà il più forte del mondo.per ora sta in tribuna e a
spasso con le ragazze. Bambino viziato,almeno questa è l'immagine che dà,e
anche superbia e prepotenza non gli difettano:dovrebbe far parlare di sè solo
per quello che fa vedere giocando ma non è a posto con la testa,se non sono
riusciti i suoi genitori ormai chi gli insegnerà la creanza?
pacman79 sabato 24 aprile 2010, 21:54
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ve lo dico da juventino ma sto Balotelli cosa ha fatto per ritenersi in giocatore
piu' forte del mondo?Se non alla sua eta' ma poco ci mancava Totti e Del Piero
facevano cose pazzesche...Del Piero alzava lo coppe (vinte grazie a lui , non
grazie alla squadra) lui cosa ha fatto? non scherziamo... e' saccente e
maleducato...io non amo Mourinho... ma la disciplina in uno spogliatoio e'
importante. Comanda il mister. PUNTO.e la mossa che ha fatto mercoledi e'
una di quelle che i tifosi difficilmente dimenticano! e' incredibile.questo gioca
con Milito che il DIO DEL GOL,Eto'o che qualcosina in piu' di lui ha vinto
cosi' Zanetti che gli faranno una statua di fianco a quella di Facchetti...ad
occhio... e si atteggia da divo! sei l'ultima ruota del carro!anche Pandev ti ha
rubato il posto(ottimo giocatore tra l'altro). Quello che gli mancava ora era un
procuratore che lo viziasse ulteriormente.... Moratti svegliati! vendilo e compra
un'altra punta...o tieniti Arnautovic BALOTELLI SEI UNA VELINA...
<<Non parliamo poi del putiferio che si scatena quando si viene a sapere
che, dopo l’esclusione dalla sfida con l’Atalanta – trentacinquesima di
campionato – Balotelli disinteressandosi della propria squadra se ne va allo
stadio Rigamonti ad assistere alla sfida del campionato di serie B tra
Brescia e Reggina.>>
Member_156959 sabato 24 aprile 2010, 16:52
serie B Bravo Balotelli! Comincia a studiare il campionato di serie B, perche' è
lì che andrai a giocare l'anno prossimo!
termetro sabato 24 aprile 2010, 15:58
balo mou è il responsabile tecnio dell'Inter ha tutti i diritti di pretendere dai
Professionisti giocatori il rispetto delle sue strateggie, se Balotelli fa pasticci
nell'Inter li farà in qualsiasi altra squadra( vedi Adriano) e se proprio devo dirla
tutta andrà via dall'Inter ma non farà la fine di pirlo ma di pirla come i vari
Martis, Kallon, Obinna.... Tutti si scorderanno del campione...
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<<Molti dei tifosi puntano il dito accusatore su Mino Raiola procuratore
del calciatore.>>
termetro domenica 25 aprile 2010, 09:51
E' incredibile fino a metà stagione, prima dell'arrivo di raviola, tutti " gli altri"
a dare addosso a questo "fenomeno" e noi interisti a difenderlo, adesso che
grazie ai consigli e metodi del suo procuratore ha rovinato il rapporto con
interisti e società " gli altri" ( jumentini e milanisti) lo difendono, boh proprio
razionali non c'è che dire.
mekong domenica 25 aprile 2010, 09:17
per favore.... basta con Raiola e Balotelli!!!vadano per la loro strada al piu'
presto!!!!!
trip97 domenica 25 aprile 2010, 08:46
caso Balotelli Più ci penso e più mi sorge un dubbio, ma sarà proprio vero che
Balotelli non riesce ad accorgersi degli atteggiamenti fastidiosissimi che tiene
spesso in campo e a volte anche fuori? Siamo sicuri che non sia tutta una
strategia del nuovo procuratore Raiola quella di rompere con tifosi, compagni e
società per riuscire a convinvere Moratti a venderlo?
ARDILEX sabato 24 aprile 2010, 15:57
Raiola Da quando è il procuratore di Supermario non lo ha mollato un
secondo, e figuriamoci se lo fa, la gallina dalle uova d'oro non si deve perdere
di vista. Mario sei proprio un pollo finirai spennato, liberati di quella zecca
succhiasangue, non venirci a dire che nessuno ti ha messo in guardia da un
elemento del genere. Comunque buona fortuna ...
Sangueneroblu75 sabato 24 aprile 2010, 15:49
Raiola Questo ex ristoratore e mani in pasta un po' ovunque è la persona adatta
per gestire questo ragazzo. Considerate il fatto che ad ogni cambio di maglia il
procuratore prende dei bei soldoni. Quando crediate che resisterà Ibra al Barca?
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E' cominciato il mal di pancia dell'ingrato marietto :D Proprio la persona
adatta.
<<Infine c’è la riconciliazione che si concretizza con la vittoria della Coppa
Italia. Dopo il calcione ricevuto da Totti, quasi tutti i tifosi interisti sono
solidali con Supermario e si schierano dalla sua parte. Sul sito on-line della
Gazzetta dello Sport, infatti, l’8/5/10 viene inserito il ―pezzo‖ intitolato:
Balotelli, autografi per tutti Pace fatta anche con i tifosi e poi il
sommario: Uscendo da Appiano Gentile, Mario si ferma con la gente: foto,
applausi e dediche. L'attaccante si è fatto perdonare anche dagli interisti e
adesso mostra la sua riconoscenza. E a seguire molti commenti entusiasti
dei lettori che sembrano aver dimenticato il passato.>>
pastaalragu sabato 08 maggio 2010, 11:19
tatticamente secondo me é un giocatore fantastico. si trova la posizione, il tiro,
ha la testa alta, sa fare un passaggio di 40 metri, vede i compagni liberi
(guardatevi gli ultimi 20 mn di Inter-Chelsea, strepitosi!). E' solo pigro e ha
una struttura fisica che gli impedisce lo scatto breve e quindi l'intervento
difensivo o il tipo di gioco che fa Eto per esempio. Io trovo che sia un
giocatore di cui non mi libererei mai. Concordo che con Raiola é difficile che
la testa migliori....
sangueneroazzurro venerdì 07 maggio 2010, 22:27
Osannate Pandev giocatore mediocre che non marca dal 7 febbraio e che a
Barcellona,secondo me, non ha giocato per "crisi di panico" e fate fatica a
sopportare uno che qualità tecniche uniche?Me ne importa poco se è un cavallo
balzano,quando riesce a saltare quattro romanisti e a entrare in area.
user_2412919 venerdì 07 maggio 2010, 22:18
Forse... ... radicale, strano, inusuale, ipocrita... o forse perchè solo 19enne? In
un meccanismo che stritola molti, lui a 19 anni sta facendo i suoi sbagli... certo,
raiola non iuta... ma tutti quelli che pontificano, che sanno già che c'è sotto
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qualcosa... ma che ne sapete ??? quanta aria sprecata, gonfiate dei aplloncini, vi
divertite di più...
NiKeS10 venerdì 07 maggio 2010, 20:05
Mah... Non sono fiducioso sulla durata di questa "reunion"...basta
semplicemente una partita? Mario deve dimostrare ancora molto...bisognerà
vedere come reagirà alla prossima delusione/partita storta, e come reagiranno i
tifosi...
bubuars venerdì 07 maggio 2010, 17:43
come e' difficile educare un figlio..... e' sempre lungo il percorso che deve
fare questo ragazzo...anche perche' questi ultimi atteggiamenti mi sembrano
"suggeriti" dal suo indegno procuratore...cmq il tifoso non dimentichera' mai il
gesto della maglia..pero' se il ragazzo fara' capire che ha imparato la lezione e
si comportera' da professionista..si puo' chiudere un occhio!!!
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Lucilla entra nella stanza di Caio Mario Balotelli che è alle prese con la
cinghia che trattiene la sua spada. Egli cerca di rimuovere attraverso il
collo. Lucilla lo aiuta e facilita l’operazione.
<< Io sono l’imperatore. Chi sono loro, invece, per ammonire me?>>
domanda alla sorella, paonazzo in volto.
E lei:
<<Mario, il pubblico ha la sua utilità.>>
<<Quale utilità? Tutti loro non fanno altro che parlare. Ma so io quello che
provo dentro. Io rido per non piangere. Ma vadano … farsi una
passeggiata!>> risponde con cattiveria.
<<Non pensarci neanche fratello! In fondo, se tu sei imperatore è anche
grazie a loro! Così pure i gladiatori che tu ami tanto. Senza l’appoggio del
pubblico non avrebbero nessuna ragione di esistere.>>
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Prendendo posto sul trono, Caio Mario continua:
<<Il pubblico negli ultimi tempi è cambiato. Pretende di dire la sua per
ogni cosa.. Ci vuole polso fermo per evitare che fra poco decidano pure
quali sono i gladiatori da utilizzare e quali quelli da scartare.>>
<<Sicuro – risponde Lucilla - ma bisogna lasciare al popolo le sue…..>>
<<Illusioni?>> ribatte interrompendola Caio Mario.
<<Tradizioni, fratello! Tradizioni.>> puntualizza lei.
<< Ho dovuto sempre lottare contro tutti e contro tutto. Ogni cosa me la
sono sudata. Ho combattuto duramente nell’arena. Ho sempre fatto
sacrifici. Ho tanti nemici. Tutti parlano male di me.>>
<<Il popolo ama sempre le vittorie.>>
<<Ma perché? Essi non assistono agli scontri che sono sempre battaglie.
Ogni squadra che combatte contro di noi lo fa con il coltello tra i denti.
Come se fosse sempre questione di vita o di morte.!>>
<<Essi fanno più grande l’Inter.>>
<<La grandezza dell’Inter?! Ma che cosa è la grandezza?>>
<< La grandezza è un’idea. La grandezza è una visione!>>
<<Giusto! Una visione! Vedi Lucilla che io ho ragione?! Se loro mi
avessero amato come io amo loro, avrei dato al popolo dei tifosi nerazzurri
una visione di come deve essere un vero campione ed essi solo per questo
avrebbero dovuto amarmi. E invece invocano la mia testa. Io avrei dato
loro la visione più grande della loro vita…>>
Intanto, fuori del palazzo, due tizi parlano dei giochi che l’imperatore ha
fatto tornare in auge per attirare la folla. Ancora si possono vedere
giocolieri che si esibiscono in esercizi di abilità, mercanti che offrono le
loro merci e la gente che curiosando va e viene. Due soldati si fermano a
chiacchierare. Il primo dice all’altro:
<<Giochi… 150 giorni di giochi!>>
E l’altro:
62
<<E’ più intelligente di quanto pensassi>>
<<Intelligente? L’intera Mediolanum riderebbe di lui se non avesse paura
dei suoi pretoriani.>>
<<Paura e ammirazione. Una potente combinazione!>>
<<Credi davvero che il popolo si lascerà sedurre da questo?>>
<<Io credo che lui sappia cosa è Mediolanum. Mediolanum è il popolo. Lui
farà qualche magia per loro e loro saranno distratti. Toglierà loro la libertà
e la folla sarà felice lo stesso. Lui porterà loro la morte e loro lo ameranno
per questo.>>
14
<<Oggi parleremo, dulcis in fundo, dell’episodio relativo al calcione di
Totti a Balotelli. E con questo episodio chiudiamo definitivamente la
parentesi Balotelli. In effetti, il calcione sferrato da Totti a Balotelli nel
corso della finale di Coppa Italia, giocata allo stadio olimpico di Roma tra,
appunto, Roma e Inter, è uno di quegli episodi destinato ad alimentare
polemiche e veleni. Sarà stato un fallo di frustrazione , sarà stato un raptus
di nervosismo, sarà stata forte antipatia tra i due, fatto sta che è stato visto
da
milioni
di
telespettatori.
Ovviamente
entrambi
si
accusano
vicendevolmente di provocazione. Totti arriva persino a scrivere una lettera
pubblicata il 7/5/2010 dal Corriere dello Sport-Stadio che, al di la del fatto
specifico, mette il dito nella piaga di un mondo, quello del calcio,
all’interno del quale, oltre alle luci sfolgoranti e ai lustrini, ci sono tante
altre cose. Eccoti, come sempre, ampi stralci dell’articolo. Ne avrai per
meditare!>>
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Mercoledì sera ho sbagliato, questo è innegabile, ma poi va tutto ricollegato e
riportato alla realtà dei fatti. In questi anni ogni sfida con l’Inter è sempre stata
carica di polemiche. Prima e dopo le partite. Insieme a decisioni arbitrali
discutibili, in questo caso sempre a nostro sfavore. Probabilmente ci abbiamo
rimesso scudetti e trofei, ma siamo usciti dal rettangolo di gioco sempre con
l’onore di indossare questa maglia. Alla finale di Coppa Italia si è arrivati dopo
quindici giorni di polemiche. A cominciare dal derby, dove tutto è stato
strumentalizzato per la mia esultanza, di cui mi sono subito scusato. La vittoria
a Parma, con la speranza che si era riaccesa e il giorno successivo con LazioInter. Su quella partita noi romani e romanisti ci siamo già espressi. Infine si è
arrivati alla partita con l’Inter, che tutti aspettavano e che tutti - sottolineo tutti
- ci hanno chiesto di giocare con temperamento e aggressività agonistica.
<<In pratica ammette di aver sbagliato, ma respinge le responsabilità.>>
Sono entrato in campo con la voglia di ribaltare il risultato. Certamente non ero
nel migliore stato d’animo. Avrei voluto dare il mio contributo dall’inizio, ma
rispetto sempre le decisioni del tecnico, senza mai avere nessun atteggiamento
polemico. Ho fatto lo stesso anche in precedenti partite.
<<Questo lo posso capire, il suo stato d’animo certo non era dei
migliori.>>
Durante la gara ―lui‖ ha avuto nei riguardi dei miei compagni un atteggiamento
provocatorio e questo è avvenuto anche in passato contro di noi. Ricordate la
linguaccia a Panucci, o quello che è successo con Mexes, o la sua esultanza
sotto la nostra curva? Tutto questo, sempre dallo stesso calciatore, è stato fatto
in quasi tutti gli stadi italiani e anche in Europa ed è probabilmente questo uno
dei motivi per i quali nel proprio gruppo non è mai stato ben accetto ed è
sempre visto da altri club o dalla Nazionale stessa come un elemento di
disturbo. Certo, ho sbagliato nel commettere quel fallo, ma io sono sempre
stato il primo a riconoscere i miei errori e a giustificare chi contro di me ha
compiuto falli di gioco che mi hanno procurato anche infortuni gravi, ma privi
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di malafede, vedi Vanigli, che ho subito scagionato. Chi mi conosce sa
perfettamente che una mia reazione viene sempre generata da una
provocazione. Sentire che un calciatore alle prime armi, ma con grandi doti,
offenda ripetutamente i miei tifosi, la mia città, il mio senso di appartenenza a
Roma, oltre a me personalmente, dicendomi che sono finito, è insopportabile.
Non vuole essere una giustificazione, ma è semplicemente la verità di quello
che è accaduto. Non si può tollerare che ―lui‖ abbia sempre la possibilità di
provocare tutti, compresi i suoi tifosi e quelli avversari e nessuno prenda in
considerazione preventivamente i suoi atteggiamenti. Come ripeto ho sbagliato,
sarò sanzionato, ma ho avuto una strana sensazione. Al momento della mia
espulsione non c’è stato nessun mio avversario che abbia preso le difese... di
―lui‖. Questo qualcosa mi fa pensare.
<<Sarà pur vero, però, un professionista serio ed affermato deve tenere a
bada il proprio livello di stress. Troppo comodo parlare con il senno di
poi.>>
Vorrei precisare anche altre cose. L’argomento politici e vip. Tanti si sono
scatenati in commenti e giudizi pesanti. Questi personaggi sono quelli che dal
calcio traggono solo vantaggi e visibilità. Frequentano le tribune autorità, le
aree ospitalità, invitano i calciatori a eventi, chiedendogli autografi e maglie.
Tutto sempre gratis... Ma non ho mai visto nessuno di loro chiedere un
autografo o una maglia a un delinquente. Da alcuni di loro in questo caso - e
non è la prima volta come tale sono stato trattato. Non mi meraviglierei se tra
qualche tempo qualcuno dovesse trovarsi coinvolto in qualche disavventura
giudiziaria, magari per reati vari, che possono riguardare sia le persone che i
beni della comunità. Fortunatamente la mia famiglia mi ha comunque
insegnato che il silenzio è la migliore risposta quando si incontrano questi
personaggi, per disprezzarli.
<<Effettivamente il malcostume è imperante in ogni campo.>>
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È inutile che da domani qualcuno dimostri la solidarietà al sottoscritto. Già ho
ricevuto diversi sms che apparentemente hanno dimostrato nel privato la loro
vicinanza, ma sono gli stessi che pubblicamente hanno preso subito le distanze
da me. Sono tante le persone che ti dicono andiamo e facciamo. Poi ti giri e
pochi vengono e pochi fanno. Sono stato e continuerò a essere un grande
parafulmine per questa squadra e questa società e l’ho fatto e lo farò sempre.
Con orgoglio, perché so di avere la stima come persona e come calciatore della
proprietà, di alcuni dirigenti e soprattutto di chi condivide con me giornalmente
e con lealtà professionale il proprio compito. E so di avere dalla mia parte
anche i tifosi, quelli veri, che mi hanno sempre sostenuto e mi sosterranno
senza farsi confondere da false voci o falsi atteggiamenti di tante persone che
ruotano intorno a noi.
Quando indosso questa maglia ho sempre la stessa emozione della prima volta.
Continuerò a indossarla con orgoglio e restando sempre il primo difensore
della nostra città e dei nostri tifosi. Senza illuderli con atteggiamenti
spettacolari, come fa qualcuno, che poi nel privato e al momento dei fatti si tira
indietro. La Roma appartiene alla sua tifoseria e va rispettata da tutti nel
mondo, per storia, unicità di tradizioni e cultura.
<<Intanto, il solito Raiola prende le difese del suo assistito ed accusa Totti
di aver insultato pesantemente Mario prima di rifilargli quei due calcioni
che sono costati il rosso e tante critiche al capitano della Roma.>>
<<Mario - dice Raiola - mi ha giurato di non aver offeso nessuno. Lui ammette
solo di avergli detto: "Basta con i calci, non fare il bambino, giochiamo a
pallone". Nulla di più. Poi, Totti ha fatto il resto. Per me chi è razzista è
ignorante Scelga lui come considerarsi. Per un gesto premeditato ci vorrebbero
6 mesi di stop, in Brasile c'è anche l'arresto per atti razzisti. Cosa dovrebbe dire
adesso Juan al suo capitano? Totti deve gestire con cautela questa brutta
vicenda". (Gazz. On line 7 maggio 2010).
<<Di suo, invece, Balotelli, in un’intervista a "Vanity Fair" rincara la
dose.>>
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<<L'insulto di Totti mi ha fatto più male del suo calcio. È uno che ammiravo.
Io gli ho solo detto una cosa tipo: continui a giocare o vuoi fare il bambino?
Lui mi ha risposto negro di... Poi ho sentito che diceva a Thiago Motta: lo
spacco. Io ho sorriso e sono andato via. Dopo è arrivato il calcio. Non ho
neppure capito, quando ho visto il filmato mi sono accorto di come me l'aveva
dato. Se ho problemi di autocontrollo? Con il corpo no, quello lo controllo
perfettamente: mai fatto male a nessuno, mai reagito fisicamente. Mi scappa
una parola, piuttosto: mi scappa un vaffa. Ma se succede lo ammetto. I veri
uomini non si nascondono dietro qualcun altro.>>
<<Infine vediamo come i tifosi hanno reagito, sbirciando tra i commenti
lasciati sul sito del Corriere dello Sport-Stadio.>>
DonRodrigo68 Scrive:
06/05/2010 01:59:56
....a Tottiiiiiiii.....da quale pulpito viene la predica, trova una scusa migliore per
giustificare quel fallaccio che hai fatto su Balotelli (SI E'PURE VISTO IL
CALCIO SULLA TESTA CHE GLI HAI RIFILATO)... Tu sei il primo a non
rispettare gli avversari, non solo a parole. Non dimentichiamo gli sputi, i
pestoni e i gestacci che costantemente elargisci ai tuoi avversari....TOTTI, HAI
PERSO!!!! Tornatene a casa e medita a lungo..... FORZA INTER
Pierfry82 Scrive:
06/05/2010 01:59:35
totti..invece di fare il "guappo"...dovresti star zitto, hai fatto una cosa
bruttissima, così come poi i tuoi compagni...la colpa sicuramente è della lega,
non è possibile che una finale si giochi in casa di una delle finaliste..perchè non
assegnare la sede della finale solo dopo aver conosciuto le finaliste?
SGPBRAITA Scrive:
06/05/2010 06:22:00
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Il caso accaduto questa sera a Roma sono le consequenze di molto nervoso e
tanti fattori che sempre hanno cincordato il signore Totti nella vita giocatore e
come calciatore per anni ha avuto comportamenti peggiori di Balotelli, adesso
un calciatore che si considera sopra la media e é considerato ritrovare scuse al
suo gesto é al minimo da stupidello in tante dichiarazioni alla stampa lo stesso
Totti quante volte con grado di superioritá a si cercato di disistrutturare altri.
museitalyfan1 Scrive:
06/05/2010 06:07:14
ma a parlare e' quel totti che ha offeso tutti i laziali?!quello che sputa addosso
alla gente e manda a quel paese l'arbitro?!bhe allora ha proprio ragione,la colpa
e' di balotelli...totti taci per quello che hai fatto dovresti essere cacciato dal
calcio!
filipi Scrive:
06/05/2010 03:32:43
Totti è la causa dei disordini avvenuti a seguito del derby e della finale di ieri
sera. Si vergoni e lasci la fascia di capitano a De Rossi che ha dimostrato di
essere più maturo di lui ! Chiedi scusa e abbi il buon senso di tacere. La classe
arbitrale ti ha sempre viziato. Non era Rizzoli l'arbitro ripetutamente mandato a
quel paese e che ti ha graziato senza nessun cartellino rosso ? Certo dopo il
fallaccio non ha potuto fare a meno di cacciarti. Avrebbe dovuto farlo già
primafallo su Milito)
filipi Scrive:
06/05/2010 03:13:34
Totti, sei alla fine di una carriera nel corso della quale avrai fatto vedere tante
belle cose ma, diciamolo onestamente, anche tantissimi comportamenti da
maleducato e antisportivo. Abbi la correttezza di chiedere scusa per il
comportamento tenuto stasera e poi taci per un po'. Prendi esempio dal tuo
allenatore, il Signor Ranieri, e da De Rossi al quale dovresti girare la fascia di
capitano. Non credo tu sia più degno di indossarla! Lo sputo a Poulsen era
quasi finito nel dimenticatoio...
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Mladvir Scrive:
06/05/2010 02:59:54
A ridicolo, ho un anno meno di te, ma di sicuro non mi metto a litigare con un
20enne, sei un padre di famiglia sei un uomo fatto e vissuto e ancora che cerchi
scuse? Sei sempre stato un vigliacco violento youtube è pieno delle tue gesta.
Quindi non ti nascondere dietro un dito. Anzi fallo... tanto anche questa volta la
stampa ti difenderà.
Sarai pure ricco, ma rimani un poveraccio
<<Ma possibile che sono tutti commenti contro e nessuno a favore?>>
<<NO, ce n’è anche qualcuno di tenore diverso.>>
MARCOROMA66 Scrive:
06/05/2010 07:41:52
CAPITANO SEMPRE CON TE!!!!!!!!!!!!1
stefano_1046 Scrive:
06/05/2010 08:19:48
Io da tifoso romanista non dico che ha fatto bene a fare quello che ha fatto totti,
ma da una parte dico che balotelli mi sa che l educazione non sa nemmeno da
che parte sta, magari qualche pizza glie la dovevano dare prima i genitori e poi
basta ora a parlare di totti del calcio ma voi avete dei giocatori come thiago
motta muntari e materazzi che sono tre falegnami e nei scontri precendenti ci
hanno sempre massacrato di botte ea loro tutto è giustificato... rigore e
espulsione non visti moggi2
don1908 Scrive:
06/05/2010 08:32:22
Non sono ne interista ne romanista, ma quel gesto se l ho poteva risparmiare.
Un campione come Totti deve essere un esempio di fair play. Balotelli e un
provocatore ma non bisogna cadere nelle sue provocazioni
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<<Chiudiamo il discorso con una sana nota di umorismo. Ha detto un
signore di Cagliari ospite di Simona Ventura nell’ultima puntata di Quelli
che il calcio, per l’occasione tifoso della Roma: Vorrei spezzare una lancia
a favore di Totti. Mio padre, quando ero piccolo, mi dava tanti calci in
culo. Era amore! Così Totti con Balotelli!!>>
15
Massimo Decimo Mourinho raggiunge la stanza di Caio Massimo Moratti.
Questi seduto dietro la sua scrivania legge una pergamena.
<<Mi hai mandato a chiamare Cesare?>> domanda il magister.
<<Sì, ho bisogno di scambiare quattro chiacchiere con te.>>
<<Sempre ai tuoi ordini, Cesare.>>
<<Ti ringrazio. Mettiti comodo.>>
Mourinho si siede e lo guarda interrogativamente.
<<Ricordo ancora come se fosse oggi – riprende C. M. Moratti – quando la
stagione scorsa ti convocai a Mediolanum. Io, Caio Gabriele Oriali e Caio
Marco Branca ti facemmo il terzo grado. Prima di ingaggiarti volevamo
conoscere tutto della tua filosofia ludica.>>
<<Sì, ricordo anch’io Cesare.>>
<<Capii subito che eri il magister adatto all’Inter quando affermasti che per
essere vincenti era necessario aver voglia di cambiare i sistemi di
allenamenti e di renderli più duri. Per essere competitivi – dicesti occorrono condizione fisica, velocità, creatività, ma soprattutto spirito di
squadra. Le squadre di All Stars perdono perché puntano sul talento
individuale. Per vincere, invece, bisogna prendere quel talento e metterlo a
disposizione di un sistema che migliora tutto il collettivo.>>
Dopo una breve pausa, il vegliardo riprende:
70
<<Poi parlammo di giocatori da acquistare. Noi avevamo le nostre idee, ma
le tue erano diverse dalle nostre. Mi piacque la tua risposta: Non voglio i
giocatori migliori, voglio quelli giusti.>>
<<Sì Cesare... ma adesso basta parlare…. devi riposare.>>
<<Sì… sì… ti prego Mou, sii paziente con un povero vecchio… non ho
sonno ed ho voglia di ricordare.>>
<<Come vuoi Cesare… ma non affaticarti troppo.>>
<<Ricordo il giorno della presentazione alla squadra. Mettesti subito le
cose in chiaro dicendo: Finora è stata sempre colpa degli arbitri, delle
sviste dei guardalinee, della sfortuna e via dicendo, è arrivato il momento
di smettere di piangere e cominciare a darci da fare. Smettere di parlare e
cominciare ad agire. Lavorando insieme, con una fede comune, noi non
possiamo fallire.>>
Mou annuisce. E M. D. Moratti continua:
<<Poi gli allenamenti durissimi… le esortazioni… gli incitamenti. Ricordo
parola per parola: Date meno del 100% e mi renderete il compito molto
facile. Ognuno di voi è stato scelto per una ragione specifica. Di ognuno
ho visionato i filmati, vi ho visti, vi ho osservato…
Correre, fare passaggi, fluidità e inventiva, questo è ciò che distingue una
vera squadra…
Devo sapere quanto ognuno di voi ci tiene a fare parte della squadra,
altrimenti rischio di perdere tempo. Portate il meglio di voi…
Si vince con le gambe, non vi posso promettere che saremo la squadra
migliore durante la semifinale ma sicuramente quella più in forma. Dovete
crescere soffrendo. Lavorare più duramente di quanto abbiate mai
fatto…>>
<<E che dire di quella volta che due compagni cominciarono a litigare e a
darsele di santa ragione. Dopo che ebbero smesso dicesti: Sembravate due
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scimmie che cercavano di fare sesso. Se c’è della ruggine tra voi siete nella
squadra sbagliata. Grande.>>
Altra pausa. Mou sembra gradire molto le parole del Presidente che
riprende:
<<Ma credo che il tuo capolavoro assoluto sia stato quando, dopo
un’amichevole con la Primavera finita in pareggo, perdesti le staffe per lo
scarso impegno dimostrato dalla squadra e li sottoponesti ad un
allenamento supplementare, seduta stante. Ordinasti a Caio Giuseppe
Baresi di fischiare per farli correre, correre e correre, senza sosta. E intanto
dicevi: Pensate di vincere solo col talento? Ebbene, non avete abbastanza
talento. E poi rivolto a Baresi: Ancora! E poi ai gladiatori: Quando mettete
quella maglia rappresentate voi stessi e i vostri compagni di squadra. Il
nome scritto davanti è molto più importante di quello scritto dietro.
Ficcatevelo bene in testa. E a Baresi: Ancora! E agli atleti, ormai con la
lingua di fuori: Potete vincere, perdere o pareggiare, ma giocherete come
dei campioni. Ancora! Muovetevi. Vi devo rispedire a casa? Ancora! E poi:
Continuate così e non batterete nemmeno i più scarsi, figuriamoci quelli
bravi. Se volete restare in squadra sarà meglio che cominciate a giocare
ad un livello che mi costringa a farvici restare. Ancora!
Intanto si era fatto buio, la visibilità scarseggiava, i giocatori volevano
uscire dal campo, ma tu li richiamasti dicendo: Dove state andando?
Ordinasti di accendere i fari e poi rivolto ai tuoi uomini, ancora una volta
dicesti: Tornate in campo. Ancora! Ricordo che Baresi esitava, non se la
sentiva di andare oltre. Ma tu inflessibile: Ancora… fischia… avanti…
ancora. Molti atleti, intanto, erano sfiniti e alcuni si afflosciavano a terra. E
tu: Questa non può essere una squadra di persone comuni, perché le
persone comuni non vincono. Voi dovete essere speciali. Ancora!... Tutti in
piedi. Voglio tutti al loro posto, allora? Si sforzano di alzarsi ed uno di essi
dice: Mario Balotelli… 19 anni… attacante>… Povero Mario, lo guardasti
72
con durezza e domandasti: E per che squadra giochi? Con molta fatica
rispose: Io gioco per l’Inter di Milano! Un lampo di trionfo balenò nei tuoi
occhi quando dicesti: Okay. E’ tutto signori. E ti avviasti fuori dal campo.
Avevi ottenuto quello che volevi.>>
<<Sì Cesare. Ero riuscito finalmente a dare l’identità ad un gruppo che tale
non era.>>
<<Verissimo. Per raggiungere il tuo scopo, però, non hai lesinato nemmeno
qualche colpo basso, come quando facesti venire un gladiatore in prova per
dare una scossa al gruppo.>>
<<Sì, e loro abboccarono come degli allocchi. Dopo un paio di giorni che il
nuovo venuto si allenava con noi, tre miei uomini mi dissero apertamente
che non lo volevano. Ed io di rimando: Ma se ha senso della posizione e
l’atteggiamento giusto in campo e fuori perché non doveri dare una
possibilità anche a lui? E uno dei tre, con mia grande sorpresa rispose:
Perché siamo una famiglia. Quasi non credevo alle mie orecchie. Cosa?!
domandai. Siamo una famiglia!! Ripetè e guardò i compagni. E questi:
Sì...Sì… Sì… una famiglia. Rimasi senza parole. Ed è questa la famiglia
con la quale volete affrontare la stagione? Chiesi. Certo… non c’è
dubbio… sicuro… e non vorremmo cambiamenti mi risposero. Ero al
settimo cielo ce l’avevo fatta… avevo un gruppo. Per darmi un contegno
dissi: Avrebbe potuto esserci utile, ma tornerà a casa. E mi avviai. Il mio
vice mi seguì e disse: Hai una squadra a quanto pare. Lo guardai dritto
negli occhi e risposi: Quasi!>>
<<Bello… bello. Un altro capolavoro l’hai fatto recuperando Caio Julio
Cesar quando stava attraversando un periodo nero e non rendeva secondo le
sue possibilità. Mi rinfreschi un poco la memoria?>>
<<Come vuoi Cesare. Durante una partita di allenamento Julio aveva
beccato ben 10 reti. Ma non è questo che mi dava cruccio. Il fatto è che lo
avevo
visto
deconcentrato
e
demotivato.
Dovevo
recuperarlo
73
assolutamente. Per stuzzicarlo un po’ gli dissi che la domenica successiva
sarebbe partito dalla panchina…>>
<<Sì,… sì… ora ricordo. Ero presente al vostro battibecco e non mi persi
una virgola. Lui tutto arrabbiato disse:
<<Non può farmi questo, magister… è la mia rete quella!>>
<<Hanno segnato 10 volte, ora come ora è la rete di tutti.>>
<<Ho sempre dato il massimo ed ora vuole scaricarmi?>>
<<Sei sicuro? Mi hai dato davvero il massimo? Perché io so che puoi dare
molto di più, arrivare ad un livello che chissà per quale ragione ti rifiuti di
raggiungere.>>
<<Non la capisco, e nemmeno gli altri. I suoi assurdi modi di dire, i suoi
esercizi… e quella specie di test psicologico che tutti quanti hanno dovuto
fare…>>
<<Tutti quanti? Ne sei proprio sicuro Julio?>>
<<Allora è solo per questo? Perché non ho fatto quel test? Vuole che lo
faccia? Farò quel test! E’ questo che vuole?>>
<<No! Io voglio rivedere il ragazzo che non ha voluto farlo!>>
Cesare applaude e dice:
<<E sappiamo tutti come è andata a finire: è ridiventato determinante come
sempre…>>
Dopo queste parole, Cesare si sdraia sul morbido letto e si addormenta in
un baleno. Mou gli rimbocca le coperte e gli augura la buona notte. Dopo
di che si allontana in punta di piedi.
16
<<Il punto cruciale della stagione coincide con le semifinali di Champions
con il Barcellona. L’Inter è in corsa su tutti e tre i fronti: Champions,
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Campionato e Coppa Italia e deve cercare di rimanere concentrata. Per
fortuna che in questo periodo cruciale Mourinho riesce a trovare la
quadratura del cerchio e l’Inter, dopo un breve periodo di appannamento,
ricomincia a macinare vittorie. Perciò per la gara d’andata della semifinale
da giocare a Milano tutti sono molto fiduciosi. La fiducia non viene meno
anche se la partita non comincia certo sotto i migliori auspici. Al
diciannovesimo minuto del primo tempo, infatti, Maxwell – c’è sempre lo
zampino di un ex – s’invola sulla fascia sinistra, con la difesa interista
momentaneamente scoperta, crossa al centro, dove raccoglie Pedro ed infila
la palla in rete con facilità portando in vantaggio il Barcellona.>>
<<Una vera disdetta. Una situazione del genere avrebbe tagliato le gambe a
più di una squadra.>>
<<Verissimo. Ma non è così con l’Inter attuale che negli ultimi tempi ha
acquisito una maggiore consapevolezza dei propri mezzi. I nerazzurri,
infatti, reagiscono immediatamente con ordine e determinazione.
Soprattutto Sneider è quello più attivo. Dopo che al ventisettesimo un tiro
di Milito è uscito fuori di poco, al trentesimo, Thiago Motta – un altro ex
della partita militante nelle file dell’Inter - conquista un calcio di punizione
per un fallo di Lionel Messi e, sugli sviluppi, Milito serve Sneider che fa
centro. E’ il meritato pareggio! Fino al quarantacinquesimo non succede
cosa degna di nota anche se l’Inter continua a provarci in tutti i modi e le
squadre vanno al riposo in parità.>>
<<Chissà cosa si saranno detti negli spogliatoi. Sicuramente Mourinho avrà
trovato le parole giuste.>>
<<Inizia la ripresa e, al quarto minuto, c’è il vantaggio dell’Inter firmato
da Maicon con una classica irresistibile azione di contropiede sulla destra,
assist di Diego Milito (ancora lui). E’ il momentaneo 2-1 per i
nerazzurri.>>
<<Ricordo di essere saltato tanto in alto da toccare il soffitto per la gioia.>>
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<<La partita diventa più aspra. Il Barcellona cerca di reagire ma non
morde. Al diciassettesimo è il delirio per i tifosi nerazzurri. Milito, tanto
per cambiare, a proposito ha disputato un finale di campionato a dir poco
strepitoso, da posizione ravvicinata, assist di Sneider, fissa il risultato sul 31 che non cambierà fino alla fine e che rappresenta un risultato rassicurante
in vista del ritorno allo stadio Camp Nou.>>
<<Qualche considerazione, nonno.>>
<<E’ stata sicuramente una partita ad alto tasso emotivo e gli interisti
hanno giocato con il coltello tra i denti. Il grande sconfitto è Ibrahimovic
che, evanescente per tutto il periodo, viene sostituito ingloriosamente al
sessantaduesimo. Alla fine della gara il Barcellona può vantare un maggior
possesso di palla che, però, è ininfluente ai fini del risultato finale. Ripeto,
un rotondo 3-1.>>
<<Sai una cosa nonno? Io la notte precedente avevo sognato che Mourinho,
nel chiuso dello spogliatoio, prima che cominciasse l’incontro, aveva detto
ai suoi giocatori: La squadra che stiamo per affrontare ha giocato un
numero impressionante di partite negli ultimi mesi, tutte vinte. La loro
arma principale è l’intimidazione. Sanno che vinceranno e lo sanno anche
gli avversari. Potrei dirvi qualche fesseria del tipo che voi siete migliori di
loro, ma purtroppo non è esattamente così. Sappiamo tutti quello che si
dice sulle nostre possibilità. Lo so io e lo sapete voi, ma so anche che c’è
un modo per raggiungere il loro livello. Non basta difendersi, bisogna
attaccare. Dovete affrontarli a viso aperto e sfidarli sul loro terreno. La
squadra che sarà capace di farlo sarà l’unica che potrà tentare di vincere
la partita. Gli altri non cambiano il loro gioco, ma noi sì. Il resto del
mondo ha paura di questa squadra. Noi non ne avremo. Nessuno ha mai
lavorato sodo per poter competere alla pari con loro, per un’intera partita.
Noi lavoreremo abbastanza sodo…. E vinceremo. S’interrompe per qualche
minuto. Li guarda uno per uno negli occhi e poi prosegue: I grandi
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momenti derivano da grandi opportunità e questo è quello che avrete
stasera ragazzi. Questo è quello che avete meritato. Una partita. Ne
giocassimo 10 loro ne vincerebbero 9. Ma non questa partita. Non stasera.
Stasera correremo con loro. Stasera li affronteremo e riusciremo a batterli,
perché possiamo. Stasera noi siamo la più grande squadra di calcio del
mondo. Siete nati per diventare dei giocatori di calcio. Ognuno di voi. Era
destino che vi ritrovaste qui stasera. E’ il vostro momento. Andate fuori e
vincete!>>
<<Ma queste sono le parole con le quali, nel film Miracle, il coach
americano Herb Brooks si rivolge ai propri giocatori prima della partita di
Hockey su ghiaccio che dovranno disputare contro gli imbattibili sovietici
alle Olimpiadi di Lake City!>>
<<Hai ragione nonno. Come vedi hanno funzionato ancora una volta!>>
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Massimo Decimo Mourinho ispeziona le stanze, conforta chi sta sveglio,
esorta, ecc. Fa capolino nelle stanze e scambia saluti e congratulazioni con
i gladiatori che si riposano. Per ultimo raggiunge la stanza di Caio Massimo
Moratti. Questi siede curvo sulla sua scrivania scrivendo su una tavoletta e
sembra non accorgersi di lui. Sottovoce Mou domanda:
<<Mi hai mandato a chiamare Cesare?>>
Non ottenendo risposta si avvicina lentamente e si inchina verso il debole e
invecchiato C. M. Moratti e ripete:
<<Cesare?….>>
C. M. Moratti, senza distogliere la testa, chiede:
<<Dimmi ancora Massimo Decimo Mourinho, perché siamo qui?>>
<<Per la gloria dell’Inter signore.>> è la pronta risposta di Mou.
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<<Ah! Si…si… ricordo…>>
Raddrizza la schiena e continua:
<< Per sedici lunghi anni ho lottato, acquistato gladiatori costosissimi e
pagato loro lauti ingaggi, cambiato molti magister, investendo ingenti
capitali. E per che cosa? In rapporto agli sforzi finanziari compiti i risultati
sono stati alquanto deludenti. Battaglie, scandali, amarezze, vittorie
pochine, sconfitte molte…>>
<<Cesare… non affliggerti.>>
<<Per favore, per favore non chiamarmi così. Vieni per favore, vieni qui,
sediamoci insieme ora, molto semplicemente, come uomini. Bene
Massimo, parla!>>
<<Molti dei miei uomini non riescono a dormire perché sono stati
disturbati per buona parte della notte. Tutti coloro che hanno a cuore i
colori blaugrana, gladiatori, tifosi, autorità locali, proprietari della scuderia,
hanno deciso di collaborare per fare la remuntada visto che a Mediolanum
li abbiamo battuti. L’opinione pubblica è convinta che sarà l’incontro del
secolo, il più grande spettacolo del mondo. Tutto il popolo catalano è
pronto a scortare la squadra, a cavallo, con le bighe, a piedi… un’unica
grande carovana, durante tutto il percorso dagli alloggi fino all’anfiteatro
per infondere forza e coraggio. Io stesso vengo continuamente offeso: mi
chiamano psicologo da quattro soldi. Il passa parola ha per oggetto solo
oscure minacce del tipo: Il Camp Nou sarà un inferno! E’ un vero e proprio
clima di intimidazione. Fonti bene informate dicono che è stata preparata
una coreografia iniziale con novantamila cartelli che i loro tifosi
innalzeranno per un’enorme sciarpa per stringersi idealmente intorno ai
loro giocatori. Qualche giorno fa nella gara giocata contro lo Xerez
all’anfiteatro sono stati distribuiti qualcosa come cinquantamila adesivi con
la scritta: Ci giocheremo anche la pelle.>>
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Caio Massimo Motratti ascolta in silenzio, molto concentrato. Di tanto in
tanto si limita a scuotere la testa. Massimo Decimo Mourinho prosegue
imperterrito:
<<Un loro gladiatore ha detto che vuole vedere il Camp Nou senza un
posto libero, perché il gladiatori dell’Inter devono odiare il loro lavoro. Poi
ha aggiunto che loro, nell’ultimo anno e mezzo, hanno vinto tutto e quindi
continueranno a farlo. E’ un vero e proprio clima di intimidazione.>>
<<Ma noi non ci faremo spaventare, vero?>>
<<Assolutamente. Ricordo che a Mediolanum Maicon ci ha rimesso un
dente, eppure sarà della partita. Daremo il sangue ma venderemo cara la
pelle.>>
<<Visto il clima intimidatorio che si è creato devi essere particolarmente
attento alle insidie della gara.>>
<<Come ho già detto l’anno scorso quando sono arrivato all’Inter: non
sono un pirla!>>
<<Questo è un momento molto delicato della stagione. Siamo in corso per
tutti gli obiettivi e mancano solo poche gare. Possiamo vincere tutto, ma
possiamo anche rimanere con un pugno di mosche in mano.>>
<<Tranquillo presidente, io do il meglio soprattutto quando sono con le
spalle al muro. Chiederò ai miei gladiatori di non mollare adesso. Non
voglio credere che hanno combattuto per niente.>>
<<E che cosa credi?>>
<<Essi hanno combattuto per te e per l’Inter.>>
<<E che cosa è l’Inter Massimo?>>
<<Ho visto molto del resto del mondo. Ma è acqua passata. L’Inter è il
presente…>>
<<A volte mi assalgono i dubbi. Come pronuncerà il mio nome il mondo
negli anni a venire? Sarò conosciuto come il filantropo? Il frescone che ha
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speso un sacco di soldi senza ottenere grandi risultati? O sarò il presidente
che avrà ridato all’Inter la sua vera natura.>>
Tacciono entrambi pensierosi. Poi Caio Massimo Moratti, riprende:
<<C’era un sogno una volta che era l’Inter…. tu potevi soltanto
sussurrarlo… Massimo, chiacchieriamo ora, insieme tu ed io. Tu hai un
figlio - Massimo annuisce - Parlami della tua casa.>>
<<La mia casa è vicina alle colline di Trujillo. Una casa molto semplice.
Mattoni rosa che si scaldano al sole, un orto che profuma di erbe il giorno,
di gelsomini la notte. Davanti al cancello c’e’ un pioppo gigante. Fichi,
mele, pere. La terra Presidente e’ nera… nera come i capelli di mia moglie.
Uva sulle colline a sud, olive a nord. Giovani cavalli giocano vicino la mia
casa, scherzano con mio figlio… che crede di essere uno di loro.>>
<<Massimo da quanto tempo manchi da casa?>>
<<Un anno e duecentosessantaquattro giorni...>>
<<Io ti invidio Massimo! E’ una bella casa. Vale la pena combattere per
essa? C’e’ ancora un dovere che ti chiedo di compiere prima di tornare a
casa.>>
Massimo si alza e resta in attesa. Un istante dopo chiede:
<<Cosa posso fare per te Cesare?>>
<<Voglio che tu diventi il protettore dell’Inter, per sempre. Ti conferirò il
potere. Tu e tu solo. Tu restituirai la gioia al popolo dell’Inter e metterai
fine alla corruzione che sta rovinando il calcio italico… Accetterai questo
grande onore che ti sto offrendo?>>
<<Con tutto il mio cuore… No!>>
Moratti gli prende teneramente la testa fra le mani e dice
<<Mou! Perché no?!>>
<<E’ più adatto qualcuno che conosca bene la Società…>>
80
<<Voglio che tu riporti l’Inter ai fasti di un tempo. Solo tu puoi farlo. Hai
molto talento e sai metterlo a frutto. I tuoi gladiatori credono ciecamente in
te.>>
<<Ho bisogno di tempo signore, devo riflettere. Dopo la battaglia
imminente, prenderò una decisione e ti farò sapere.>>
<<Okay. Ora abbracciami come un figlio e porta ad un vecchio uomo
un’altra coperta.>>
18
<<Nonno, la stagione 2009/2010 per l’Inter è stata veramente esaltante:
Coppa Italia, Scudetto e Champions, e il Grande Slam è servito! Secondo
te, nonno, qual è stato il momento più importante della stagione, quello
cruciale. In pratica, volendo scegliere una partita per meglio sintetizzare
una grande stagione, tu quale sceglieresti?>>
<<Quale tra tante epiche battaglie scegliere per valorizzare una stagione
indimenticabile sotto tutti i punti di vista? Sembrerà un paradosso, anzi è
un paradosso, ma per me la vittoria più bella coincide con una sconfitta
rimediata sul campo, per trasformarsi subito dopo il fischio finale
dell’arbitro in un’apoteosi per i nerazzurri. Mi riferisco, ovviamente, a
Barcellona - Inter giocatasi al Camp Nou, che come ha suggerito
spiritosamente qualcuno i tifosi interisti potrebbero ribattezzare Camp
Mou!>>
<<Perché questa scelta?>>
<<Vedi, caro nipote, qualunque cosa io dica rischierei di essere lacunoso.
Perciò, tieni, ho stampato questo pregevole pezzo di Valerio Clari, reperito
sul sito on line della Gazzetta dello Sport leggilo attentamente e soddisferai
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la tua curiosità. E’ una versione quasi integrale, ho soppresso solo qualche
voce.>>
Il ragazzo si concentra sul contenuto.>>
BARCELLONA, 29 aprile 2010 - Madrid adesso è realtà, la coppa è distante
90 minuti, massimo 120. In autunno sembrava lontanissima, irraggiungibile.
Invece, qualcosa è cambiato, la cavalcata ha preso forma, la finale di
Champions è conquistata. L'Inter ora parla una lingua europea, questo è il suo
alfabeto.
a come attesa — Attesa finita, ma è stata lunga, eccome. L'ultima finale di
coppa Campioni è vecchia di 38 anni: era il 1972, vinse l'Ajax di Cruijff, ieri
spettatore dell'eliminazione del Barça di cui è presidente onorario. L'ultima
vittoria di anni ne ha 45: 1965, era la Grande Inter, batté il Benfica 1-0, gol di
Jair.
b come bernabeu — La casa del Real Madrid galattico è la terra promessa. "Ce
ne andiamo a Madrid" cantavano i tifosi ieri sera. Uno stadio leggendario per
provare a scrivere una nuova pagina di storia.
c come chelsea — La vittoria a Stamford Bridge resta forse il vero capolavoro
della stagione: lì la squadra di Mourinho ha preso consapevolezza di non dover
più avere paura, ma di poter attaccare e battere chiunque. Eliminando il
Chelsea (una delle 3 favorite di inizio stagione) e cacciando la "maledizione
ottavi" l'Inter ha preso la strada di Madrid.
d come doccia — Quella sul prato del Camp Nou, quella subita per l'apertura
degli idranti da parte di qualche addetto del Barcellona. Pensavano di
interrompere i festeggiamenti nerazzurri, invece hanno inserito solo una
variabile nelle foto ricordo.
e come eto'o — Samuel in finale, Ibra eliminato dall'Inter che aveva lasciato
per provare a vincere la Champions altrove. Basta questo per giudicare lo
scambio estivo. Eto'o fa il terzino (non solo ieri, non solo in emergenza) e fa i
gol importanti. Anche in finale di Champions, in passato.
f come figlio — Tale padre, tale figlio? Massimo Moratti, il figlio, è veramente
sulle orme del padre Angelo. Manca ancora il trionfo europeo, ma il vuoto
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adesso può essere colmato. E' stata dura, durissima, in questi anni. Ed è stato
costoso, costosissimo.
g come gruppo — Compatto come non mai. Salvo rare eccezioni (vedi alla N)
l'impressione è che Mourinho abbia completamente conquistato almeno 15
uomini della rosa, ora pronti a seguirlo anche nel fuoco. Ed a aiutarsi a
vicenda, a coprirsi le spalle, a festeggiare.
h come helenio herrera — Sulle orme del mito. Mou come HH. Parla Moratti:
"E' come Helenio Herrera nella cultura del lavoro, nella attenzione ai dettagli,
nella preparazione delle sfide".
(…)
j come julio cesar — E' tornato Imperatore nel momento topico, su un tiro
probabilmente imparabile di Messi. Non ci vuole un mago per capire che la
partita, con un gol a quel punto, avrebbe preso pieghe diverse.
k come kiev — La stagione è svoltata lì, a Kiev. All'86' l'Inter perdeva 1-0, alla
fine vinceva 2-1, gol di Milito e Sneijder. Un piede e mezzo fuori dalla
Champions, ma non era destino: a Kiev la squadra ha svoltato.
l come lucio — L'uomo che annulla i centravanti avversari. Prima Drogba, poi
Ibra, solo per citare i più "titolati". L'apoteosi a San Siro, contro il Chelsea, con
lo stadio che urla il suo nome.
m come muro — Ossia The Wall, Walter Samuel, che completa una coppia di
difensori centrali spesso insuperabile. Samuel sui livelli più alti della sua
carriera, primo mattone di un muro che a Barcellona è diventato collettivo.
n come non convocato — Ossia Mario Balotelli, fuori a lungo dal gruppo.
Oggetto estraneo, in lotta col tecnico, poi con la squadra e i tifosi, poi coi
compagni. A Londra e in casa col Cska era in punizione, a San Siro col Barça
la sceneggiata.
o come "ottima partita senza palla" — Una delle invenzioni dialettiche di José
Mourinho in questa Champions, usata per giustificare lo 0-0 del debutto coi
campioni d'Europa, quando l'Inter non la vide mai. Sono seguiti "qualcosa di
grigio" e "l'ossessione del Bernabeu".
p come principe — Diego Milito, il Principe regna. I quattro gol segnati non gli
rendono giustizia, le ovazioni che lo accolgono a San Siro sì. Centravanti
insostituibile.
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q come quattro-due-tre-uno — Il modulo prima usato per le rimonte, poi
diventato base. Per aggredire l'avversario, per spaventarlo, ma continuando a
coprire il campo anche in fase difensiva.
(…)
s come special one — Qualcuno ancora non era convinto che fosse speciale.
Non solo fuori dal campo, non solo per le conferenze stampa. Mourinho è
speciale anche nelle scelte tattiche, negli allenamenti, e probabilmente anche
nei discorsi motivazionali, che noi non sentiamo. Ma gli effetti si vedono.
t come triplete — In corsa ancora su tre fronti: Champions, campionato, coppa
Italia. L'anno scorso fece il triplete il Barça, in Italia non ci è mai riuscito
nessuno.
(…)
w come wesley Sneijder — L'uomo di qualità, l'aggiunta fondamentale sul
mercato: cinque assist in Champions, tre gol. E poi recuperi lampo, idee e
anche tanta corsa e pressing sui portatori di palla avversari.
(…)
y di "y la remontada?" — Che tradotto suona "E la rimonta?". E come
risuonava per le vie di Barcellona dopo l'1-0 del ritorno... L'epica catalana
tramutata in sfottò interista: "Remuntada" diventa grido di gioia.
z di zanetti — Il capitano, il jolly, l'uomo che dove lo metti sta. E sta bene.
Trentasei anni, quasi 37: età a cui è difficile credere. Quindici stagioni di attesa
in nerazzurro, e ora il sogno di alzare la coppa a Madrid.
<<Impressionante, non c’è che dire>>
<<Dici bene>> risponde il nonno <<il morale della favola, soprattutto per
quanto riguarda il capitano argentino è che per realizzare un sogno non
bisogna mollare mai. Zanetti ha inseguito il sogno Champions per quindici
lunghi anni e alla fine l’ha raggiunto.>>
<<Non è stato facile.>>
<<Assolutamente. Pensa che i catalani, dopo essere stati superati per 3-1
erano convinti che a Barcellona avrebbero ribaltato il risultato della gara
d’andata e avrebbero guadagnato la finale. Il clima della vigilia è
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incandescente e intimidatorio: una vera sceneggiata. Tutti facevano la loro
parte, stampa, tifosi, calciatori. I tifosi, in particolare, fanno di tutto per
aiutare la loro squadra facendo un baccano d’inferno per buon parte della
notte sotto l’albergo che ospita la squadra ospite e poi accompagnando la
propria squadra durante il tragitto dall'albergo allo stadio. Sappiamo tutti
che la remuntada non si concretizza e che nella finale del 22 maggio al
Bernabeu di Madrid l’Inter dopo quarantacinque anni di attesa riconquista
la Champions.>>
<<Zlatan, Ibrahimovic… tiè!>>
<<Ancora una volta Mourinho è stato padrone della situazione. E’ riuscito
a traghettare la propria squadra sull’altra riva. Ecco un sintetico stralcio
delle sue dichiarazioni, prima e dopo della partita.>>
27 aprile:
Mi sorprende la preparazione del match del Barça: non è una guerra, non è un
dramma, non si fa la guerra. Siamo a metà di una doppia sfida. I campioni del
mondo sono una squadra di grande qualità».
Ai giocatori dico continuiamo a inseguire il nostro sogno, ma non
trasformiamolo in un'ossessione. Per il Barcellona la finale è un'ossessione. La
differenza è che un sogno è più puro che un'ossessione. E' un onore per noi
arrivare in finale. Loro hanno raggiunto il sogno vincendo a Parigi e Roma, per
loro l'ossessione è chiamata Madrid e Santiago Bernabeu.
Barcellona è una squadra top, con allenatore top e giocatori top. Ha una
filosofia di gioco da tanti anni, ma ha la capacità di adattarsi a tante situazioni,
con Messi centravanti, a destra, a sinistra, dietro... Anche i moduli possono
essere i più disparati. E' una squadra con qualità e diverse opzioni. Noi
pensiamo a noi stessi, al nostro modo di giocare, di pressare, di uscire e per
questo motivo non è un dramma sapere come giocheranno. Chiunque andrà in
campo sarà un pericolo, non come giocherà il Barcellona.
85
28 aprile
Siamo stati una squadra di eroi. Abbiamo lasciato il sangue. Gli altri dicevano
che avrebbero lasciato la pelle, noi abbiamo lasciato il sangue. Ringrazio tutti,
chi ha giocato e chi non ha giocato. Ringrazio tutti tifosi, quelli che erano qui e
quelli che sono rimasti a casa. Quelli del Barcellona hanno festeggiato prima.
Sono successe cose assolutamente incredibili. Adesso è la nostra festa. Voglio i
tifosi all'aeroporto ad aspettare questi ragazzi spettacolari. Voglio i tifosi a
Roma dove domenica abbiamo una finale con la Lazio (in campionato, ndr) e
mercoledì quando avremo un’altra finale contro la Roma.
Questa partita sarebbe stata difficile in 11. In 10 contro 11 è stata storica. È la
sconfitta più bella della mia vita, ma penso che questa squadra meritasse di fare
0-0: Julio Cesar non ha fatto una partita straordinaria, sembrava fossimo in
parità numerica. È una gioia incredibile. Ho già vinto una Champions, ma oggi
è stato ancora più bello. Quando ho vinto (col Porto, ndr) l’ho fatto battendo il
Monaco 3-0: mezzora prima della fine sapevo già che avevamo vinto. È un
peccato che non ho potuto giocare, perché se fossi entrato avrei dato anche io il
sangue, anche se sono scarso.
Questa è la mia gioia. Le finali le puoi vincere, ma giocare quattro volte col
Barcellona e due col Chelsea e arrivare qua è spettacolare. Possiamo vincere o
non vincere, ma ora l’Inter è una squadra europea e se non vince quest'anno
vincerà l’anno prossimo.
Pensavo fosse impossibile avere più empatia con i tifosi rispetto a quella che
avevo con quelli del Chelsea, ma qui ho trovato qualcosa di più. Perché alla
fine ho fatto il gesto dei pollici? Era per i tifosi dell’Inter. Non potevo vederli,
ma li sentivo e li ho sentiti nel momento della difficoltà. Per l’atmosfera che si
era creata ci voleva coraggio a venire qui.
19
86
Nei sotterranei del Colosseo è caos totale: suoni di incudini, animali che
ruggiscono, gladiatori che scelgono gli elmetti e prendono le lance…
L’elmetto che Massimo Decimo Mourinho sceglie è particolare in quanto
nasconde quasi totalmente la sua faccia. Qualcuno dice:
<<Quando entra l’imperatore alzate le vostre armi, salutatelo e quindi
parlate insieme. State fronte a lui e non voltatevi indietro. Andate e morite
con onore!>>
Massimo Decimo Mourinho fa un profondo sospiro e con gli altri gladiatori
raggiunge l’arena. Gli spettatori, urlano, applaudono, si sbracciano,
incitano... Le trombe squillano, i tamburi rullano, è una bolgia incredibile.
L’imperatore, C. M. Balotelli, e la sorella raggiungono il palco imperiale e
la folla grida:
<<Cesare... Cesare… Cesare… >>
I
gladiatori
sono
schierati.
Massimo
Decimo
Mourinho
stringe
spasmodicamente la sua lancia. I gladiatori, con voce altisonante, recitano
la formula di rito:
<<Ave Cesare, noi che stiamo per morire ti salutiamo!>>
Massimo Decimo Mourinho, invece, dice con voce stentorea:
<<Ave Cesare, muori tu, ti saluto!!!>>
Cassio, organizzatore dello spettacolo, dall’alto della tribuna, si rivolge alla
moltitudine di spettatori:
<<In questo giorno ci rivolgiamo alla gloriosa antichità per presentarvi una
ricostruzione delle seconda caduta della potente Cartagine. Sulla deserta
pianura di Zama, stavano le invincibili armate del barbaro Annibale. Feroci
mercenari e guerrieri brutali votati alla distruzione spietata e alla conquista.
Il nostro imperatore si compiace nell’offrirvi l’Orda Barbarica!>>
Nel frattempo Massimo Decio Mourinho si rivolge ai gladiatori e chiede:
<< Qualcuno di voi è stato nell’esercito?>>
Un gladiatore risponde: <<Si.>>
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E un altro:
<<Ho servito con te a Vindobona.>>
Massimo, rivolto a quest’ultimo, dice:
<<Allora puoi aiutarmi. Qualunque cosa esca da quei cancelli, avremo
maggiori possibilità di sopravvivere se rimarremo uniti. Avete capito? Se
saremo uniti, sopravviveremo!>>
Cassio, intanto, conclude il discorso dicendo:
<<L’imperatore si compiace di presentarvi le Legioni di Scipione
l’Africano!>>
Improvvisamente si spalancano i cancelli ed irrompono nell’arena dei
cocchi, vere e proprie macchine da guerra, con spade agganciate alle ruote,
trainati da splendidi cavalli. Ogni carro trasporta, un auriga ed una donna
guerriero armata di arco e spada.
I cocchi guidati dagli aurighi con mano esperta stringono in un cerchio di
morte i gladiatori che si riuniscono al centro dell’arena. Qualcuno viene
colpito e Massimo, rivolto ai compagni, ordina: <<State uniti!>> Un
gladiatore non gli dà ascolto e viene ucciso da una freccia. Un altro che
ignora il comando di Massimo è Hagen ed è costretto a fermare una freccia
scagliata contro di lui con il proprio scudo. L’imperatore, intanto, dall’alto
del suo palco d’onore osserva e si diverte moltissimo.
Massimo continua a dare ordini:
<<State insieme. Restate uniti. Unite gli scudi come un sol uomo!>>
I gladiatori fanno quadrato. Uniti, si inginocchiano e si proteggono l’un
l’altro dandosi le spalle, gli scudi a protezione. Uno dei cocchi si avvicina
sempre più.
Massimo urla:
<<Fermi! Fermi! Come un sol uomo!>>
Il pathos è altissimo. Il cocchio sfiora gli scudi con le ruote armate di lame
ma i gladiatori non fanno una piega.
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Massimo dice: <<Ben fatto!>>
Un altro cocchio si dirige verso di loro.
Massimo, ribadisce::
<<Fermi…Testuggine…Testuggine!>>
Il comando di Massimo viene prontamente eseguito. Le ruote cozzano
contro gli scudi dei gladiatori posizionati a testuggine e il carro, sbilanciato,
sbanda paurosamente, mentre il legionario viene sbalzato a terra.
L’imperatore è sorpreso. Hagen si precipita sul cocchio caduto e prende a
calci il legionario; poi, però, viene colpito al polpaccio da una freccia
scagliata dal legionario di un altro cocchio.
Hagen si afferra la gamba colpita e non si accorge di un altro carro gli si sta
avvicinando. Massimo gli grida: <<Hagen>> ma lui non lo sente. Massimo,
allora, con una mossa disperata, gli si butta prontamente addosso e lo
atterra un frazione di secondo prima che le lame delle ruote li ammazzino
entrambi. Solo allora Hagen focalizza lo scampato pericolo. Massimo
rialzatosi prontamente riprende a combattere.
Intanto un legionario, sbalzato per terra da un cocchio, mentre tenta di
rialzarsi, viene tagliato in due dalle lame di un altro carro.
Ancora un cocchio, cavalli compresi, si schianta contro uno dei cancelli
delle gallerie e facendo un gran boato..
Un altro carro perde il controllo a causa di una ruota rotta, si ribalta, scivola
sulla sabbia, e si schianta contro il muri dell’arena. L’imperatore e il
piccolo Lucio corrono sul bordo del palco imperiale per vedere il disastro.
Nel frattempo, Massimo si prodiga alacremente e ordina: <<Questa
colonna al carro….questa colonna con me!‖ Subito viene liberato il cavallo
da un carro semidistrutto e Massimo vi salta in groppa. Massimo afferra
una lancia conficcata per terra e cavalcando rincorre uno dei carri rimasti. Il
legionario scaglia una lancia verso Massimo che schivato l’attacco, lancia
la sua arma uccidendolo. Continua la sua corsa e, superato il carro, corre
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verso i rottami che sono stati accatastati sul percorso. Cavallo e cavalieri,
all’ultimo momento, saltano i rottami, mentre non riesce altrettanto al
conducente del carro che non può evitare di schiantarsi contro i rottami. I
gladiatori lo uccidono. Intanto Juba, grida: <<Massimo!>> e gli lancia una
spada raccolta da terra. Massimo l’afferra a volo, la brandisce e continua a
cavalcare.
Massimo ferma il cavallo davanti al cancello principale, gli ultimi due carri
si pongono entrambi davanti a lui. L’eroe non si perde d’animo. Si rivolge
ai gladiatori e con la spada indica la sua destra e ordina :<<Colonna
unita!>> poi la spada si sposta verso sinistra e ripete:<<Colonna unita!>>. I
gladiatori si posizionano all’esterno dei due cocchi sia a destra che a
sinistra e attaccano gli occupanti. Massimo urlando a squarciagola attacca
dritto nel mezzo e con due colpi di spada ben assestati decapita sia il
legionario alla sua destra che quello alla sua sinistra. Juba e Hagen tirano
fuori dai carri i conducenti e li uccidono. Proximo, intanto, che osserva
attentamente da una finestra, gioisce per la vittoria dei suoi gladiatori.
Per Massimo è il trionfo. Fa compiere una piroetta al suo magnifico
destriero bianco e alza la spada in segno di vittoria. Gli fanno eco i
compagni mentre gli spettatori sono in delirio. Massimo galoppa verso il
centro dell’arena, getta lontano la sua spada, afferra una lancia infilzata nel
terreno, e impugnatela saldamente si dirige verso il palco imperiale e si
arresta di fronte ad esso. Brandita la lancia, è pronto al lancio, il bersaglio è
Caio Mario Balotelli che sta parlando con Cassio.
L’imperatore sta dicendo a Cassio: <<La mia storia è un poco confusa
Cassio, ma i barbari non dovrebbero perdere la battaglia di Cartagine?>> E
lui, leggermente apprensivo: <<Si Cesare. Perdonami Cesare.>> Ma
l’imperatore subito lo rassicura dicendo: <<No anzi! Apprezzo le
sorprese!>> Poi, indicando, Massimo, chiede: <<Chi è?>>
<<Lo chiamano Ispanico Cesare.>>
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<<Voglio incontrarlo.>>
<<Si Cesare.>> Ciò detto si avvia per organizzare l’incontro. Mentre C. M.
Balotelli si alza subito dopo e si allontana dal palco.
Con grande disappunto Massimo getta via la lancia, smonta da cavallo e
raggiunti compagni, insieme si avviano per abbandonare l’arena, ma
vengono circondati da un folto gruppo di pretoriani. Il Capo dei pretoriani
ordina: <<Gettate le armi.>> I gladiatori sono indecisi sul da farsi ma
Massimo fa cenno di obbedire. Restano disarmati e il comandante del
gruppo dei pretoriani, rivolto a Massimo, dice:
<<L’imperatore chiede di te.>>
<<Sono al servizio dell’imperatore.>> ribatte Massimo.
E si vede in lontananza C. M. Balotelli che fa il suo ingresso nell’arena.
Massimo se ne avvede e, avvistata una freccia nella sabbia, si inginocchia
per raccoglierla. Sembra un atto di deferenza nei confronti dell’imperatore.
I compagni lo imitano. C. M. Balotelli si avvicina e ordina gentilmente:
<<Alzatevi…alzatevi.>>
Massimo è predisposto a colpire, ma sopraggiunge Lucio che si pone tra
l’imperatore e Massimo.
<<La tua fama è ben meritata Ispanico.>> comincia C. M. Balotelli.
<< Non credo ci sia mai stato un gladiatore che combatte come te. Quanto a
questo ragazzo – e indica Lucio - insiste nel dire che tu sei Ettore redivivo,
o era Ercole? Perché l’eroe non si rivela e ci dice il suo vero nome? Perché
tu hai un nome………?>>
<<Il mio nome è Gladiatore!>> risponde Massimo e, voltate le spalle
all’imperatore, comincia lentamente ad allontanarsi con gli altri gladiatori.
C. M. Balotelli diventa furioso e dice:
<<Come osi voltarmi le spalle? Schiavo! Ti toglierai l’elmo e mi dirai chi
sei!>>
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I pretoriani subito si allertano, e i gladiatori, seppure disarmati, si mettono
accanto a Massimo pronto a combattere con lui e per lui. Massimo si ferma,
rassegnato, respira profondamente e, sempre rimanendo di spalle, si toglie
l’elmo, lentamente si gira e mostra il suo volto e dice:
<<Mi chiamo Massimo decimo Mourinho, comandante dell’esercito del
Nord… Generale delle Legioni Felix… servo leale del vero imperatore
Marco Aurelio… padre di un figlio assassinato…. marito di una moglie
uccisa … ed avrò la mia vendetta in questa vita o nell’altra.>>
L’imperatore, letteralmente attonito, rimane senza parole ed incerto sul da
farsi. Lo guarda quasi a chiedergli aiuto.
Quinto ordina ai pretoriani: <<Armatevi!>> I soldati impugnano le spade.
Il pubblico all’unanimità comincia a gridare:
<<Grazia…….grazia…..grazia……grazia….>>
L’imperatore quasi implora la folla. Poi solleva la mano, e controvoglia
alza il pollice su ma è lampante che avrebbe preferito il contrario. La folla
applaude. L’imperatore si gira e si allontana lanciando un ultimo sguardo
carico di minaccia. Anche i pretoriani vanno via. Massimo saluta Quinto,
portando la sua mano sul cuore e chinando leggermente la testa in nome
della vecchia amicizia. Quinto lentamente si allontana da Massimo.
Massimo allunga il braccio sopra la testa sollevando il suo elmetto alle
acclamazioni gioiose dei gladiatori e della folla, abbandonando l’arena per
tornare nelle celle sotterranee.
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<<Ciao nonno. Ho scritto una lettera a Mario Balotelli. Vuoi sentirla?>> E
senza aspettare risposta, Lucio comincia a leggere, a voce alta, scandendo
con particolare attenzione le parole.
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<<Caro Mario, mi chiamo Lucio, ho dodici anni, frequento la seconda
media, sono nato e vivo al Sud e sono tifoso dell’Inter.
Ti consideravo un fratello maggiore, uno che dopo tanti sacrifici ce l’aveva
fatta ad emergere, a prendersi una rivincita sul destino che l’aveva fatto
nascere con la pelle scura ( mi è capitato spesso di leggere che per quelli
dalla pelle scura la vita non sempre è facile)… e poi figlio adottivo.
Il mio scopo non è quello di farti la predica, come fa spesso mio nonno con
me (a proposito voglio molto bene a mio nonno) ci mancherebbe, anzi, io ti
avevo preso a modello di vita.
Ho sempre seguito con gioia crescente le tue gesta, i tuoi progressi, le
vittorie, gli exploit. Ti ho spesso paragonato ad Achille, ad Ulisse e a tanti
altri eroi greci e romani (vado matto per l’epica e la storia romana). Non
per niente eri uno dei pochi privilegiati, insieme a Santon e Materazzi che
rappresentano l’Italia in seno alla nostra squadra del cuore. Una squadra
che finalmente ha ripreso a correre in Italia e nel mondo. Vedi, mio nonno,
nonostante campano e quindi in teoria dovrebbe tifare per il Napoli, è
nerazzurro fin da quando aveva la mia età e l’Inter con HH vinceva in
Italia, in Europa e nel mondo, mi ha trasmesso la passione per i colori
nerazzurri. Per lui l’Inter è sacra e così lo è diventata anche per me.
Dicevo, ho gioito tantissimo quando la tua stella era in ascesa, poi ad un
certo punto non ti ho più capito. Improvvisamente hai cominciato a dare i
numeri ed hai scatenato le proteste di tutti tifosi nerazzurri, che pure
avevano tollerato tanti tuoi comportamenti poco consoni a quelli di un
campione dal talento indiscusso come il tuo. E questo non è bello. E’ lo
spettatore che paga il biglietto è come tale va rispettato.
Mio nonno dice che senza spettatori paganti, e sottolineo paganti, una
squadra di calcio non può sopravvivere (ne sa qualcosa l’allenatore
Antonio Conte, uno che sembrava dovesse avere una carriera in discesa ed
invece è stato esonerato dal patron dell’Atalanta perché era entrato in rotta
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di collisione con i tifosi bergamaschi). Con questo non voglio dire che il
tifoso ha sempre ragione, ci mancherebbe! Certe intemperanze, certi
atteggiamenti, per non parlare delle offese, proprio non riesco a tollerarle.
C’è anche qualcosa che si chiama dignità! Però è bene non dimenticare che
è grazie a chi paga il biglietto per accedere allo stadio è possibile che i
calciatori, almeno quelli più quotati, ricevano stipendi da nababbi.
Per rinfrescarti la memoria ti riporto quasi integralmente la lettera che ti
hanno scritto i tifosi interisti che, arrabbiatissimi con te e senza peli sulla
lingua, ti hanno scritto, dicendoti, papale papale, cosa pensano di te. Eccoti
il testo.
«Ciao SuperMario,
(…)
Sai bene che i fischi che ti sono piovuti sulla testa da parte di tutto lo stadio - il
riferimento è all’episodio della maglietta tolta e gettata con disprezzo per terra,
dopo che eri stato sostituito durante la partita di Champions Inter/Barcellona non erano il frutto di un tiro sbilenco, di un passaggio sbagliato o di un
dribbling mal riuscito, ma della rabbia nel vedere dieci giocatori con la tua
stessa maglia sputare sangue inseguendo gli avversari, mentre tu trotterellavi in
mezzo al campo col tuo solito atteggiamento di fastidiosa indolenza e
superiorità nei confronti di tutto e di tutti.
Del resto, come avresti potuto, tu che ti appresti a diventare il giocatore più
forte al mondo e che esulterai solo per un tuo goal nella finale dei campionati
del mondo, sprecare sudore per una squadretta che si sta giocando la semifinale
di Champions? Che ci pensassero gli altri a sbattersi! E chi se ne frega se si
tratta di campioni, alcuni con quasi il doppio dei tuoi anni, tutti nazionali nei
rispettivi paesi e con alle spalle trionfi di cui oggi tu nemmeno ti puoi sognare?
Certo, tu ti meriti una società più prestigiosa (il Milan!?), con un pubblico che
finalmente sappia apprezzare il tuo attaccamento e dedizione alla maglia.
Se la società decidesse di ritirare il numero di maglia, oltre che per meriti
sportivi, anche che per chi ha infangato l’immagine del club, il 45 non potrebbe
più comparire sulla schiena dei nostri giocatori per i prossimi 200 anni!!!
94
Ci auguriamo solo che, al termine di questa stagione sportiva, assolutamente
esaltante comunque vada a finire, quando ci ritroveremo a tributare il dovuto
applauso ai protagonisti, tu non abbia l’ardire di presentarti.
Ti ricorderemo sempre, Mario, ti ricorderemo come il bamboccio che, primo
(e, speriamo, ultimo) nella storia, a San Siro, si è permesso di sfilarsi la maglia
e di gettarla per terra in segno di spregio. Quella stessa maglia per cui ciascuno
di noi spende tempo, denaro e amore per seguirla ovunque e che tu hai avuto la
fortuna di indossare.
Per noi non esisti più caro Mario, e con questa nostra, ti diciamo addio.
Grazie… no, quello proprio non ce la sentiamo…».
Beppe Servegnini, invece, giornalista molto stimato da mio nonno, credo
qualche giorno prima, ti aveva dedicato un’altra missiva dal titolo Caro
Mario, non perderti questa volta impara la lezione, sicuramente più soft rispetto a
quella dei tifosi. Diciamo da tifoso e professionista autorevole insieme. Anche da
questa, per amore di completezza, attingo abbondantemente.
(…)
In un mondo difficile come quello del calcio - fatto di soldi e pressione, ricordi
lunghi e carriere brevi - non c’è posto per i ragazzini. Quindi: è ora di diventare
grande. Hai troppo talento per buttarlo via. E potrebbe succedere.
Nei campi di calcio del mondo, le panchine sono piene di grandi promesse non
mantenute.
(…)
Non è chiaro cosa sia successo tra te e Mourinho: febbre, non febbre,
comunicati negati, interviste concesse, sceneggiate, esclusioni e dichiarazioni.
L’impressione è che tu l’abbia fatta grossa: non è facile lasciare a casa uno
bravo come te in una partita tanto importante. Certo, il tuo allenatore è
un’accademia d’arte drammatica individuale, ma sa di calcio e ha il dono che
serviva all’Inter: la capacità di trasformare la tensione in energia.
L’Inter entrata in campo col Chelsea, e nei due derby, sembrava un toro in un
rodeo. Sempre prima sulla palla, 23 contrasti vinti contro 16, solo 12 falli
commessi contro 23 subiti. Se hai visto la partita - e l’hai vista di sicuro - avrai
notato cos'hanno fatto Eto'o e Pandev. Forse Sneijder è stato più spettacolare,
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Samuel e Lucio più implacabili, Cambiasso più geometrico. Ma quei due
hanno corso come pazzi, impedendo ai terzini del Chelsea di avanzare. Eto’o
ha già vinto due Champions League con squadre diverse: eppure ha accettato di
ammazzarsi di fatica sulla fascia, lasciando Milito là davanti. Tu, spesso, rientri
camminando: irritante. Ancora più irritante è aver annunciato l’ingaggio del
procuratore Mino Raiola, tipetto notoriamente difficile, a poche ore da
Chelsea-Inter: non un modo di rasserenare l’ambiente. Lui è andato di filato
nella sede del Milan, ovviamente per parlare «d’altre cose».
Altra mossa intempestiva, che la società, se ha metà del fegato della squadra
vista a Londra, dovrà ricordarvi. Lo sappiamo: Eto’o, insieme a Materazzi, ti
aiuta e ti protegge. Se il primo ha corso per te, e ti permette di giocare un
quarto di finale in Champions; se Marco, parlando di te, è arrivato a dire «gli
dirò le cose a muso duro, se le merita» - be', qualcosa non va. Nessuno vuol
cambiarti: non devi diventare Zanetti o Cambiasso. Ma il confine tra
spontaneità e presunzione esiste, e non va superato. Venerdì sera ero a Londra
con Fabio Capello che, oltre a imbroccare il risultato di Chelsea-Inter
(complimenti), mi parlava ammirato di Wayne Rooney, di quant’è diventato
bravo e affidabile. A vent’anni ti somigliava; poi ha capito che, per diventare
un fuoriclasse (milionario) occorre fatica, metodo e rispetto. Anche Gazza
Gascoigne era un fuoriclasse: ma è finito in un altro modo. A te la scelta,
Mario. (Beppe Severgnini 18 marzo 2010)
Un’altra cosa non capisco, sarà per la mia giovane età, come spesso mi
ricorda mio nonno, ma perché il tuo procuratore il sig. Raiola, che tra
l’altro è campano come me, non si fa i fatti suoi limitandosi a rappresentarti
come calciatore invece di intromettersi anche nella tua vita privata?
Quando avevo fatto la stessa domanda mio nonno, lui aveva sorriso sotto i
baffi e mi aveva risposto:
―Ma se è proprio quello che sta facendo!‖
―Che cosa?!‖ avevo chiesto guardandolo perplesso.
―Ma i fatti propri, benedetto figliolo!‖
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Ora, sarà pur vero che io non riesca a capire la sottigliezza della cosa, però
resto sempre convinto che è solo questione di soldi e che il tuo procuratore
voglia spremere fino in fondo una delle sue galline dalle uova d’oro. Ma tu
sei proprio sicuro di far bene a seguire i suoi consigli? Non ti pare che la
sua presenza accanto a te, durante la fase più calda del tuo rapporto con
Mourinho, abbia potuto indispettire di più il pubblico nerazzurro.
Sembrava, infatti, che lui facesse il suggeritore circa il comportamento più
idoneo da tenere per perseguire chissà quale scopo (almeno questa è
l’impressione che ho ricevuto io, ammettilo per farti esultare al gol
dell’Inter durante una partita ha dovuto darti un colpo di gomito lui. Lo si è
visto chiaramente in TV.).
E poi sei sicuro che cambiando casacca ci vai a guadagnare? Pensaci, nuovi
compagni, nuova lingua (se approdi all’estero) le immancabili invidie, le
gelosie dei compagni, ecc. ecc.
In fondo è stata l’Inter che per prima ha creduto in te ed ha investito sul tuo
futuro. Ho letto che il Barcellona ti aveva scartato durante un provino.
Da piccolo eri tifoso del Milan, ma è l’Inter la squadra che ti ha consacrato
e non sarebbe giusto che tu diventassi rossonero. Quanto ho sofferto
quando per TV ti ho visto con la maglia del Milan! Anche se tu poi hai
detto che era solo uno scherzo (sarà poi vero?)
Qui l’ambiente lo conosci, sai come muoverti. I tuoi compagni hanno
sempre manifestato per te molto affetto e si sono prodigati in consigli.
Basta poco per andare d’accordo.
Tu dici che vuoi diventare il più grande calciatore del mondo. Io credo che
l’Inter di questi ultimi anni sia la squadra che può permetterti di realizzare
questo sogno. Ricordo un proverbio che mi ha insegnato mia madre, che
dice: Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quello che lascia e non sa
quello che trova.
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Tu potresti obiettarmi che il tuo problema ha un nome e un cognome: Josè
Mourinho. Lo so che Mourinho è una primadonna e non poteva certo
permettere che un diciannovenne di belle speranze – non hai certo vinto
quello che ha vinto lui - potesse rubargli il palcoscenico. Sarà presuntuoso,
arrogante, permaloso, provocatore, seminatore di bombe ad orologeria,
strafottente, e chi più ne ha più ne metta, però devi convenire che è un
grande stratega, un profondo conoscitore del calcio e degli uomini. Da lui
hai solo da imparare. E’ uno che ha dato all’Inter una visibilità
internazionale che mancava da anni luce. Se oggi gli occhi del mondo sono
puntati sull’Inter è grazie a lui. Fino a pochi anni or sono eravamo lo
zimbello d’Italia e del mondo: Moratti nonostante investisse somme di
denaro spropositate non riusciva a far uscire la squadra fuori dalla
mediocrità (questa l’ha detta mio nonno). Poi finalmente la svolta. Ad onor
del vero il vento era iniziato a cambiare con Mancini, il quale tra l’altro, ti
ha lanciato nel calcio che conta. Poi con Mourinho hai avuto la
consacrazione a livello mondiale. Quest’uomo, non c’è alcun dubbio,
antipatico, detestabile, quanto vuoi, è un fior di professionista, è un
vincente. Secondo me mettersi contro di lui significa essere stritolati.
Pensaci un attimo. Per gestire un gruppo di professionisti c’è bisogno di
regole uguali per tutti e di polso fermo per farle rispettare. Ricordi Capello
appena diventato CT della nazionale dei Tre Leoni, impose innanzitutto un
rigido regolamento che subito lo rese impopolare, ma alla fine anche a lui è
riuscita l’impresa di trasformare una pattuglia sparuta di giocatori senza
amalgama in un gruppo che incute timore ed è rispettato da tutti.
Se non hai partecipato ai mondiali in Sudafrica puoi ringraziare solo te
stesso. Ricorda che c’è un tempo in cui si è incudine e un tempo in cui si è
martello. Se sbagli la percezione e credi di essere un martello mentre,
invece, sei solo incudine, allora sono guai seri.
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Mio padre dice spesso che il mondo è fatto alla rovescia e che il Padreterno
manda il pane a che non ha i denti per mangiarlo. Tu avevi tutto dalla tua
parte: talento, gioventù, voglia di emergere e invece di fare tesoro dei
consigli dei compagni e dell’allenatore, ti sei messo a fare i capricci come
se stessi seguendo un copione già scritto da qualcuno.
Anche Cassano, ad esempio, uno che di bizze se ne intende (non a caso è
stato coniato il termine cassanata per indicare di averla fatta grossa) ti
vuole bene. Parlando di te ai giornalisti ha dichiarato:
Io e Mario ci assomigliamo. Lo conosco: è un bravo ragazzo, ma si fa
trasportare troppo dall'istinto. Poi ha soltanto 19 anni. Io alla sua età ero anche
peggio: un pazzo scatenato, non ascoltavo nessuno. Però alla fine l'ho pagata.
Non ho vinto niente. Ecco, spero che Balotelli trovi qualcuno che gli insegni la
strada giusta. Perchè devi essere convinto tu, di cambiare, ma ci vuole chi ti fa
maturare.
Ti ricordo che anche lui è stato escluso dalla spedizione in Sudafrica e, in
proposito ha dichiarato: «Alla maglia azzurra io ci penso sempre. È lei che
non pensa a me».
Adesso ho capito cosa vuol dire prenderla con filosofia! Grande Antonio!
Sembri uno scolaretto discolo che, invece di studiare in modo il più
diligente possibile, è un lavativo di prim’ordine ed è sempre pronto a fare
dispetti ai compagni e all’insegnante. Che bello se il tuo insegnate potesse
dire: Bravo hai studiato, sei preparato, ti sei applicato, hai svolto i compiti
che ti avevo assegnato con diligenza.
Si, con diligenza, perché un compito, me lo dice spesso mio nonno che è
stato docente di scuola superiore, può essere svolto applicandosi al 100%,
oppure in maniera superficiale (per onor di firma, come si suole dire).
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Spero che tu ti decida a crescere una buona volta. Ricordati sempre che sei
un professionista e non devi fare troppi capricci. Ciao. Ti voglio bene e tifo
per te.
PS. Devi essere proprio allergico alla maglia nerazzurra dell’Inter se anche
a Madrid, durante i festeggiamenti allo stadio per la conquista della
Champions, eri l’unico giocatore dell’Inter a non indossarla!
PS bis. Mourinho è diventato l’allenatore del Real Madrid. Spero che la
prossima stagione tu possa dimostrargli, sempre con indosso la casacca
nerazzurra, quanto vali veramente e farti rimpiangere sui campi d’Europa.
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