P Strumenti per l`analisi del testo poetico

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P Strumenti per l`analisi del testo poetico
edizioneC.fh11 15-02-2008 9:53 Pagina 1
C
Narrativa
ISBN 978-88-421-0894-8
Epica
M. COLANINNO D. DI MARCO
M. GIOVE G. ROGNONI
Letture, scritture,
immagini per il biennio
M
Y
CM
MY
CY CMY
K
MARCELLO COLANINNO
MARIANNA GIOVE
DANIELA DI MARCO
GIUSEPPINA ROGNONI
ISBN 978-88-421-0892-4
Poesia
Letture
Narrativa
&Poesia
, scrittu
POESIa
re, imm
ISBN 978-88-421-0883-2
Euro 13,00 (i.i.)
Progettazione e produzione
di testi scolastici secondo
il Sistema di gestione qualità
ISO 9001:2000
Editori Laterza
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Colori compositi
Volume
+ Quaderno
indivisibili
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poesia
ISBN 978-88-421-0895-5
Questo volume, sprovvisto del talloncino a fronte (o opportunamente punzonato o altrimenti contrassegnato), è
da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio (vendita e altri atti di disposizione
vietati: art. 17, c.2 l. 433/1941). Esente da I.V.A. (D.P.R.
26-10-1972, n. 633, art. 2, lett. d). Esente da bolla di
accompagnamento (D.P.R. 6-10-1978, n. 627, art. 4, n.6).
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analisi
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strumenti
del testo poetico
PREREQUISITI
• possedere un lessico di base
• capire il contenuto di un testo accompagnato da
introduzione, note e commenti
• cogliere e selezionare le informazioni in base alla
funzione e all’importanza
OBIETTIVI
Comprendere
• la differenza fra prosa e verso
• l’origine e le caratteristiche principali della poesia
• i rapporti fra poesia e musica
• le specificità del linguaggio poetico
• il contenuto denotativo e connotativo di un testo
poetico
• le varietà storiche e di registro della lingua poetica
• le scelte stilistiche di un autore
CONTENUTI
Scheda 1 Cos’è il testo poetico
Laboratorio P1 Scrittori, poeti e cantanti
definiscono la poesia
Scheda 2 Capire una poesia: la parafrasi
Laboratorio P2 G. Leopardi, Alla luna •
P3 S. Quasimodo, Nostalgia della Sicilia
Scheda 3 Verso e ritmo
Laboratorio P4 S. Penna, Mi nasconda la
notte e il dolce vento • P5 S. Penna, Già mi
parla l’autunno
Scheda 4 Rima e strofa
Laboratorio P6 V. Cardarelli, Sera di Liguria
• P7 U. Saba, Trieste • P8 G. Carducci,
Traversando la Maremma toscana
Scheda 5 Figure retoriche
Laboratorio P9 G. Pascoli, Prima del
temporale • P10 G. Pascoli, Lavandare
Analizzare
• la struttura sintattica di un brano poetico
• le scelte lessicali
• il verso e il ritmo
• la rima e lo schema metrico
• l’uso figurato del linguaggio
• i rapporti interni ed esterni al testo
• le parole-chiave, i campi semantici e i motivi portatori del tema
• il messaggio complessivo di un testo poetico
Approfondire
• operare approfondimenti sul contesto storico, sulla biografia o sulla poetica dell’autore
• operare confronti fra brani e autori diversi
• interpretare il testo in relazione al contesto storicoculturale
• rispettare i criteri di organizzazione dei contenuti
e correttezza formale
Scheda 6 Comprendere la poesia:
il commento
Laboratorio P11 U. Foscolo, A Zacinto •
P12 G. Ungaretti, Fratelli
Scheda 7 In sintesi: come si analizza
un testo poetico
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Scheda 1
Cos’è il testo poetico
Gentile
Ettore Serra
poesia
è il mondo l’umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso
(Giuseppe Ungaretti, Commiato)
Nella mia poesia non c’è traccia d’odio per il nemico, né per nessuno: c’è la presa di coscienza della condizione umana, della fraternità degli uomini nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione. C’è volontà d’espressione, necessità d’espressione. [...] Il Porto sepolto fu stampato a Udine nel 1916, in edizione di 80 esemplari a
cura di Ettore Serra. La colpa fu tutta sua. [...] Non ebbi il coraggio di non confidarmi a quel giovane ufficiale che
mi domandò il nome, e gli raccontai che non avevo altro ristoro se non di cercarmi e di trovarmi in qualche parola,
e ch’era il mio modo di progredire umanamente.
(Giuseppe Ungaretti, Vita d’un uomo)
Per introdurre un discorso sulla poesia, abbiamo
memo
La prosa indica una
riportato due brani di uno dei più famosi poeti italiascrittura
continua,
che
ni del Novecento, Giuseppe Ungaretti. Il primo è un
prosegue fino al termine del foglio.
componimento in versi posto a chiusura della sua priIl verso indica una scrittura spezzata, che
ma raccolta, nel quale espone all’editore Ettore Serra
fa inversione andando a capo prima del
le sue idee sulla poesia; il secondo è un brano in protermine del foglio.
sa, scritto a molti anni di distanza, nel quale il poeta
ricorda come era nato quel libro, con quale spirito e
con quali intenti. I testi affrontano il medesimo argomento, utilizzando a volte le stesse parole: ma nel
brano di Vita d’un uomo questa riflessione è espressa in forma discorsiva, nel Commiato è scritta in forma poetica. Ma allora qual è la differenza fra prosa e verso?
Una prima differenza fra prosa e verso è evidente fin dall’aspetto tipografico dei due brani: nella
prosa la scrittura scorre senza interruzioni e occupa quasi l’intero spazio bianco della pagina, andando
a capo al termine della riga; nella poesia la scrittura non procede linearmente lungo tutta la riga, ma va
frequentemente a capo creando delle pause.
1. Prosa e verso
Se guardiamo all’etimologia del termine, il verso (dal latino versus, «che torna indietro») si differenzia
dalla prosa (prorsus, «che va avanti») proprio perché è un discorso che non prosegue fin dove finisce il
rigo del foglio, ma con cadenze regolari va a capo. I segmenti di testo così evidenziati si dicono versi.
Questa distinzione determina una serie di conseguenze importanti:
• la poesia si presenta come un discorso frammentato, fatto di brevi frasi che esprimono la soggettività
del poeta;
• le parole sono disposte nel verso secondo una successione di accenti più o meno regolare, che imprime al testo un certo ritmo;
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Scheda 1
Cos’è il testo poetico
• le parole collocate all’inizio o alla fine del verso sono in posizione di rilievo; tale posizione spesso è evidenziata da corrispondenze di suoni, come la rima;
•
le parole sono disposte nel verso secondo un ordimemo
La poesia:
ne che non sempre coincide con quello comune;
• è espressione della soggettività dell’indi• la misura più concentrata del verso porta a utilizzaviduo [ P scheda 1];
re meno parole rispetto al discorso in prosa, ma con
• sceglie e dispone le parole in modo divermaggiori sfumature di significato, o a volte con più
so dal linguaggio quotidiano [ P scheda 2];
significati insieme (si parla dunque di polisemia,
• dà importanza all’aspetto ritmico e melo‘molti significati’).
dico delle parole [ P schede 3 e 4];
• comunica contenuti e concetti densi di siSono queste le caratteristiche fondamentali della
gnificato, che vanno interpretati [ P schepoesia, che impareremo a riconoscere e analizzare
de 5 e 6].
nel presente laboratorio.
2. Poesia: creare con le parole
La parola poesia deriva dal verbo greco poièin che significa «creare». Fare poesia significa, infatti,
«creare con le parole». Se però è facile risalire all’etimologia del termine, più difficile è risalire alle
origini di questo particolare modo di esprimersi e comunicare.
Le prime testimonianze di poesia nella cultura greco-latina (dalla quale in gran parte deriva la nostra)
sono associate a eventi importanti della vita pubblica e privata: cerimonie religiose e militari, occasioni di lutto o di festa. In tutte queste circostanze la poesia era accompagnata da musiche e danze, ed è
probabile che essa sia nata dalla necessità di adattare le parole a una melodia e a un ritmo ben precisi.
Formule magico-religiose, canti militari, persino leggi e discorsi pubblici, ma anche lamenti funebri e
canzoni nei banchetti furono probabilmente le prime forme di parola recitata nell’antichità.
Una prima definizione del concetto di poesia e dei suoi generi è elaborata nel trattato Poetica di Aristotele, filosofo greco del IV secolo a.C., che individua il suo carattere distintivo nella «imitazione» della natura. La poesia infatti, secondo Aristotele, nasce perché «l’imitare è un istinto di natura comune a tutti gli
uomini fino dalla fanciullezza». L’imitazione della natura avviene però in modi e forme diverse: secondo
l’oggetto che viene trattato, secondo il modo di trattarlo e secondo i mezzi espressivi impiegati dal poeta.
In base all’oggetto, cioè all’argomento trattato, il poeta dà un tono diverso al suo discorso, che può
essere:
• alto, tipico dei componimenti con tono e argomento solenni, come tragedie e poemi epici;
• medio, tipico di componimenti con toni e argomenti comuni, quotidiani, come le commedie;
• basso, tipico di componimenti con toni e argomenti semplici, come la poesia sentimentale.
I mezzi utilizzati dal poeta sono:
• il ritmo;
• il linguaggio;
• l’armonia.
I modi utilizzati dal poeta sono:
• forma narrativa, o diegesi (= «racconto» nel quale chi scrive riporta il contenuto dei discorsi e descrive gesti e situazioni), che può essere in prima o in terza persona;
• forma drammatica, o mimesi (= «imitazione» in cui chi scrive riporta solo il contenuto dei discorsi e non riproduce gesti e situazioni, che vengono direttamente rappresentati in scena).
Il genere di poesia nel quale il poeta parla in prima persona esprimendo stati d’animo, sentimenti,
riflessioni soggettive è detto poesia lirica. Il nome si ricollega alla consuetudine della poesia antica di
accompagnarsi con strumenti musicali, quali appunto la lira.
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Scheda 1
Cos’è il testo poetico
Aristotele nella Poetica dà una prima definizione di poesia:
Poesia = imitazione
della natura secondo:
1. l’oggetto
a. stile alto
b. stile medio
c. stile umile
2. il modo
a. forma narrativa in 3a persona
b. forma narrativa in 1a persona
c. forma drammatica
3. i mezzi
a. ritmo
b. linguaggio
c. armonia
memo
lirica
3. Musica e poesia
Le leggende antiche attribuivano l’origine della poesia a personaggi avvolti nel mito: uno di essi, Orfeo,
era spesso rappresentato con la lira in pugno, nell’atto di suonare incantando uomini, animali e persino
elementi naturali. La poesia anticamente era infatti recitata con l’accompagnamento musicale di strumenti a fiato o a corda.
Sappiamo che anche i primi componimenti dei poeti medievali italiani nacquero con una veste musicale e Dante stesso – secondo una testimonianza di Boccaccio – «sommamente si dilettò in suoni e canti nella sua giovinezza». Alcune sue composizioni furono musicate da amici e collaboratori (uno di essi,
Casella, viene ricordato da Dante nel Purgatorio). Insomma, Dante si comportava a volte come un
moderno paroliere: sceglieva alcuni componimenti più «orecchiabili» e li affidava ai suoi collaboratori
perché vi adattassero una linea melodica. Sicuramente, nella fase di composizione, i poeti medievali
tenevano presenti gli effetti ritmici e melodici delle parole, che il canto poteva arricchire e valorizzare.
Successivamente, con la nascita del libro a stampa (1455), il distacco fra poesia e musica si accentuò: la poesia scritta e stampata si rivolse a un pubblico di lettori, piuttosto che di ascoltatori, capaci di
apprezzare la raffinatezza delle parole e l’importanza degli argomenti trattati; ciò determinò una magmemo
La poesia,
gior cura formale della parte scritta.
• come la musica, vaNelle schede seguenti, analizzeremo dunque la
lorizza l’aspetto ritmico-melodico delle papoesia dapprima nei suoi aspetti linguistici (lessico,
role;
sintassi, ecc.) e poi in quelli ritmici e musicali. La trat• come forma particolare di scrittura, cutazione andrà necessariamente distinta in lezioni sucra la scelta, la disposizione e il significato
cessive, ma occorre sempre ricordare che tali aspetti
delle parole.
in una poesia sono compresenti e inseparabili.
4. Il tratto distintivo della poesia: lo «scarto linguistico»
Più recentemente, lo studioso russo Roman Jakobson (1896-1982) ha analizzato i fattori che caratterizzano la comunicazione poetica, sostenendo che essa si avvale di un elemento distintivo: l’uso libero e personale di parole e costruzioni sintattico-grammaticali. Il testo poetico non segue le norme comuni che regolano la comunicazione; questa modalità espressiva prende il nome di scarto linguistico, o scarto dalla
norma, in quanto costituisce una vera e propria «deviazione» rispetto alle regole della lingua comune,
• sia per quanto riguarda la sintassi, cioè la costruzione della frase,
• sia per quanto riguarda il lessico, cioè la scelta delle parole usate.
In poesia è raro che le parole siano disposte secondo l’ordine previsto dalla sintassi (soggetto, pre-
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Scheda 1
Cos’è il testo poetico
dicato, complemento), si utilizzano spesso termini astratti in luogo dei concreti, si modifica il significato delle parole secondo le esigenze del poeta.
Prendiamo ad esempio l’inizio dell’Infinito di Giacomo Leopardi:
Giacomo Leopardi, L’infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle
Leopardi si riferisce al monte Tabor, un colle vicino la casa paterna che egli aveva scelto come luogo delle sue riflessioni, perché silenzioso e solitario («ermo»). Il significato e il valore emotivo di questo verso è dato anche dalla disposizione e dalla scelta delle parole.
Se dicessimo «Quest’ermo colle mi fu sempre caro» ristabiliremmo l’ordine normale delle parole,
ma il risultato non sarebbe lo stesso. Quelle parole, disposte in quel modo, imprimono al verso un ritmo pacato e trasmettono una sensazione di calma, di familiarità, comunicandoci innanzitutto che quel
vincolo affettivo è esistito da sempre («Sempre caro»).
Anche la scelta delle parole è importante. Se dicessimo: «Questo colle solitario mi è sempre piaciuto» o «Come mi piace questo colle solitario» ridurremmo a zero la suggestione del verso creata dagli
aggettivi «caro», «ermo» e «questo»:
• caro indica una predilezione, una vicinanza affettiva: il colle è sì un elemento del paesaggio, ma
soprattutto un luogo che ricorda al poeta particolari stati d’animo o momenti della sua vita;
• ermo vuol dire «solitario» (dallo stesso aggettivo vengono le parole «eremo» ed «eremita»): comunica quindi un’idea di raccoglimento interiore, di pace;
• questo indica un oggetto vicino nel tempo o nello spazio: indica dunque che il colle è una presenza
concreta, vicina a chi parla, ma anche legata ai suoi sentimenti.
Queste scelte particolari sono fondamentali per esprimere il senso della poesia e determinarne il messaggio, che è formulato in un preciso «codice» letterario.
mappa della scheda
La poesia è una forma particolare di comunicazione che:
• riproduce la NATURA esterna e interna,
• secondo la visione SOGGETTIVA dell’individuo;
• fu in origine accompagnata dalla MUSICA;
• poi si separò come forma particolare di SCRITTURA,
• che si distingue dalla scrittura comune per lo SCARTO LINGUISTICO.
Dunque, la poesia:
• è scritta in VERSI;
• non segue LESSICO e SINTASSI comuni;
• segue un RITMO e un SUONO particolari;
• ha un CONTENUTO denso di significati;
• comunica un MESSAGGIO in un codice letterario.
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del testo poetico
Come primo approccio al mondo della poesia, ti presentiamo alcune definizioni che poeti, scrittori, autori di varie forme d’arte (cinema, musica, ecc.) hanno dato
della poesia. Ti accorgerai che è difficile trovare un parere unanime, ma che
tutti sono concordi su una cosa: la poesia è per definizione impossibile da
definire.
laboratorio
P1
Scrittori, poeti e cantanti
definiscono la poesia
Dante Alighieri [La poesia] non è nient’altro che
creazione fantastica composta secondo le regole
della retorica e della musica. (De vulgari eloquentia, II, IV, 2)
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Alessandro Manzoni Renzo ringraziò la guida, e
tutti quegli altri che avevan prese le sue parti.
«Bravi amici!» disse: «ora vedo proprio che i galantuomini si danno la mano, e si sostengono».
Poi, spianando la destra per aria sopra la tavola, e
mettendosi di nuovo in attitudine di predicatore,
«gran cosa», esclamò, «che tutti quelli che regolano il mondo, voglian fare entrar per tutto carta,
penna e calamaio! Sempre la penna per aria!
Grande smania che hanno que’ signori d’adoprar
la penna!».
«Ehi, quel galantuomo di campagna! volete
saperne la ragione?» disse ridendo uno di que’
giocatori, che vinceva.
«Sentiamo un poco», rispose Renzo.
«La ragione è questa», disse colui: «che que’
signori son loro che mangian l’oche, e si trovan lì
tante penne, tante penne, che qualcosa bisogna
che ne facciano».
Tutti si misero a ridere, fuor che il compagno
che perdeva.
«To’» disse Renzo: «è un poeta costui. Ce n’è
anche qui de’ poeti: già ne nasce per tutto. N’ho
una vena anch’io, e qualche volta ne dico delle
curiose... ma quando le cose vanno bene».
Per capire questa baggianata del povero Renzo, bisogna sapere che, presso il volgo di Milano,
e del contado ancora più, poeta non significa già,
come per tutti i galantuomini, un sacro ingegno,
un abitator di Pindo, un allievo delle Muse; vuol dire un cervello bizzarro e un po’ balzano, che, ne’
discorsi e ne’ fatti, abbia più dell’arguto e del singolare che del ragionevole. Tanto quel guastamestieri del volgo è ardito a manomettere le parole,
e a far dir loro le cose più lontane dal loro legittimo significato! Perché, vi domando io, cosa ci ha
che fare poeta con cervello balzano? (I promessi
sposi, cap. XIV)
Federico García Lorca Ma cosa vuoi che ti dica della Poesia? Cosa vuoi che ti dica di queste nubi, di
questo cielo? Guardare, guardare, guardarle, guardarlo e nient’altro. Capirai che un poeta non può dir
nulla sulla Poesia. Lasciamo dire pure ai critici e ai
professori. Ma né tu né io né alcun altro poeta sa
cos’è la Poesia. Sta qui; guarda. Ho il fuoco nelle mie
mani. Lo sento e lavoro con lui perfettamente, ma
non posso parlare di lui senza letteratura.
La poesia è qualcosa che va per le strade. Che
si muove, che passa al nostro fianco. Tutte le cose
hanno il loro mistero, e la poesia è il mistero che
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contiene tutte le cose... Per questo non concepisco la poesia come astrazione, ma come cosa
realmente esistente, che mi passa accanto.
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Eugenio Montale «Che cos’è una poesia lirica? Per
conto mio non saprei definire quest’araba fenice,
quest’oggetto determinatissimo, concreto, eppure
impalpabile, questa strana convivenza del ragionamento e dello sragionamento». (Sulla poesia)
5
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Vittorio Sereni Diffidate – dice il poeta – di tutti
coloro che sanno troppo bene che cosa è la poesia, che hanno sempre la definizione pronta;
lasciate passare qualche mese, forse appena
qualche giorno, e vedrete che quella definizione
sarà già mutata, magari integralmente, e non
sarà per questo meno perentoria di quella che
l’ha preceduta. In quanto ai poeti, essi ci appaiono tentati, perennemente perplessi tra opposte
definizioni e suggestioni: si direbbe che la loro,
guardata attimo per attimo, metro per metro, è
memo
La Fenice, o Araba fenice, è un uccello mitologico che, secondo la leggenda, viveva per
cinquecento anni, unico esemplare sulla terra, e dopo la morte rinasceva dalle proprie
ceneri. Di qui in senso figurato l’espressione
indica una persona o una cosa rara, se non
unica, o capace di rinnovarsi, «rinascere»
anche dopo situazioni difficilissime.
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più una strada di dubbi che di certezze. (Esperienza della poesia)
Franco Fortini Rispondere è come se si volesse
rispondere a «che cos’è l’uomo» o a «che cos’è il
mondo». Bisogna aggirare la difficoltà. [...]
Certo bisogna tener presente che quando si
parla di poesia questa parola significa due cose: da
un lato, appunto, un tipo particolare di discorso
parlato o scritto che si distingue da altri modi di comunicazione; dall’altro, invece, un’attribuzione di
valore per cui si dice «poesia» per dire qualcosa di
bello, di importante, di riuscito, di meritevole di stima o di attenzione. Nel parlare comune, «poesia»
significa due cose: per un verso è un discorso, o ragionamento, o una comunicazione dove prevalgono elementi di ritmo e cadenze, di ripetizioni, di immagini che alterano i significati immediati e che gli
conferiscono, oltre ai primi, anche significati interiori. Per un altro verso, quando noi diciamo «questa è poesia» intendiamo in genere qualcosa di elevato e di nobile, di rassicurante o di commovente
o di rasserenante, di vivace, pungente, ecc. (Che
cos’è la poesia?, Intervista dell’8 maggio 1993)
Francesco De Gregori
Vanno a due a due i poeti, traversano le nostre
[stagioni,
e passano poeti brutti e poeti buoni.
Ma quando fra tanti poeti ne trovi uno vero,
è come partire lontano, come viaggiare davvero.
(Poeti per l’estate)
Roberto Benigni Per fare poesia una sola cosa è
necessaria: tutto.
Comprendi le definizioni di poesia Le definizioni sopra riportate appartengono a scrittori italiani e stranieri che, in epoche diverse, hanno provato a definire la loro poetica*, spiegando la loro personale idea di poesia.
Per orientarti meglio, puoi anche svolgere ricerche sugli autori, cercando nell’indice del volume e
reperendo informazioni biografiche essenziali. I brani e gli autori sono disposti in ordine cronologico,
a partire da Dante Alighieri, che fu tra i primi a dedicare alla lingua e alla teoria letteraria dei trattati specifici. Secondo Dante la poesia ha una sua precisa tecnica, che può essere appresa e riprodotta seguendo le regole della lingua e della musica.
• Spiega con parole tue la definizione di Dante, e in particolare il riferimento alle regole di composizione della musica [ P scheda 1, § 3].
A partire dall’Ottocento e per tutto il Novecento si afferma invece l’idea che la poesia sia frutto della libera creatività individuale, e dunque indefinibile e sfuggente a ogni classificazione.
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• Spiega con parole tue il significato dell’affermazione del poeta spagnolo García Lorca: «Ho il fuoco nelle mie mani. Lo sento e lavoro con lui perfettamente, ma non posso parlare di lui senza letteratura».
• Ricerca fra le definizioni riportate altre affermazioni a sostegno di questa seconda tesi.
La questione è stata riproposta dallo scrittore Franco Fortini che, in un’intervista del 1993, distingue
i due aspetti del problema: da un lato c’è la poesia come tecnica, insieme di regole di composizione; dall’altro c’è la poesia come criterio di valore, che attribuiamo a tutte quelle creazioni letterarie che sollecitano i nostri sentimenti, ci emozionano, appagano il nostro senso estetico.
• Quali sono i due significati principali della parola «poesia» secondo lo scrittore Franco Fortini?
Secondo te, di quale dei due ci occuperemo in particolare nel presente laboratorio?
Analizza le varie accezioni della parola poesia Le affermazioni di Fortini mettono in evidenza le varie accezioni con le quali la parola «poesia» è stata interpretata nel corso del tempo. Da un lato
esiste una definizione «ufficiale» di poesia, come modalità espressiva che utilizza in maniera particolare il ritmo e il suono, la disposizione e la scelta delle parole. Dall’altro lato esiste anche un’idea «comune» di poesia, più diffusa a livello popolare, che attribuisce ai poeti capacità di inventiva e di espressione fuori dal comune, tanto da distinguerli dal resto degli uomini.
Questa idea emerge dal brano dei Promessi sposi in cui Renzo, reduce dai tumulti scoppiati a Milano per il rincaro del pane, rilascia incautamente dichiarazioni «rivoluzionarie» in un’osteria. Dalle parole di Renzo, giovane semplice e popolano, vien fuori l’idea che il poeta sia uno spirito eccentrico, «balzano», singolare. Manzoni interviene subito a chiarire meglio le affermazioni del suo personaggio, spiegando che presso il popolo milanese «poeta» significava piuttosto «cervello bizzarro» e non «sacro
ingegno», seguace delle Muse (divinità protettrici delle arti, che avevano sede sul monte Pindo). Il popolo, conclude Manzoni, a volte si diverte a stravolgere le parole, perché i poeti non hanno nulla a che fare
con la follia. Ma sarà proprio così?
• Come ti sembra il tono delle affermazioni di Manzoni a proposito della concezione di poesia secondo il popolo milanese?
a.
ironico
b.
sconsolato
c.
serio
d.
distaccato
Motiva la tua risposta.
I poeti del Novecento si sono invece sottratti al tentativo di definire con precisione la poesia. Due
esempi di questa tendenza sono contenuti nelle affermazioni di Eugenio Montale e di Vittorio Sereni.
Rileggile e rispondi alle seguenti domande.
• Perché Eugenio Montale definisce la poesia «araba fenice»? [ memo]
• Perché il poeta Vittorio Sereni afferma che i poeti sono perennemente «perplessi»?
Infine, anche autori di musica o di cinema, come il cantautore Francesco De Gregori o il regista e
attore Roberto Benigni, hanno provato a definire a modo loro la figura del poeta e il ruolo della poesia.
Rileggi le loro affermazioni e rispondi alle domande seguenti.
• Che cosa significa secondo te l’affermazione che esistono «poeti brutti e poeti buoni»?
• Che cosa significa che per fare una poesia occorre una sola cosa, cioè «tutto»?
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
Approfondisci una tua personale definizione di poesia Come vedi, da sempre la poesia è
vista come un’attività così straordinaria e misteriosa da includere tutto e il suo contrario. I poeti possono essere ingegni straordinari o matti da legare, poeti per una stagione, magari solo per l’estate, oppure
animi nobili e sensibili, capaci di far «volare davvero». Adesso prova tu a dire la tua.
• Tra le definizioni di «poesia» o di «poeta» riportate, scegline alcune con le quali concordi e altre
che non condividi e commentale spiegando i motivi della tua scelta e argomentando la tua opinione.
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Scheda 2
Capire una poesia:
la parafrasi
Su su, svelti eh, svelti veloci piano, con calma, non v’affrettate eh. Poi non
scrivete subito poesie d’amore eh, che sono le più difficili. Aspettate almeno
un’ottantina d’anni. Scrivetele su un altro argomento, che ne so su... il mare,
il vento, un termosifone, un tram in ritardo, ecco: che non esiste una cosa
più poetica di un’altra. Eh, avete capito? La poesia non è fuori, è dentro. Cos’è
la poesia? non chiedermelo più: guardati nello specchio, la poesia sei tu.
E vestitele bene le poesie, cercate le parole! Dovete sceglierle! A volte ci
vogliono otto mesi per trovare una parola! Sceglietele: che la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere. Da Adamo ed Eva: lo sapete Eva quanto ci ha messo prima di scegliere la foglia di fico giusta? Come
mi sta questa, come mi sta questa... come mi sta questa... ha spogliato tutti i fichi del Paradiso terrestre!
Innamoratevi! Se non vi innamorate è tutto morto: morto tutto è. Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si
muove tutto. Dilapidate la gioia! Sperperate l’allegria! Siate tristi e taciturni con esuberanza. Fate soffiare in faccia
alla gente la felicità! E come si fa? Fammi vedere gli appunti che mi son scordato. Questo è quello che dovete fare...
Non son riuscito a leggerli. Ora mi son dimenticato. Per trasmettere la felicità bisogna essere felici! E per trasmettere il dolore bisogna essere... felici. Siate felici: dovete patire. Stare male soffrire; non abbiate
paura a soffrire tutto il mondo soffre. Eh? E se non avete i mezzi? non vi preoccupate, tanto per
fare poesia una sola cosa è necessaria: tutto. Avete capito?
E non cercate la novità. La novità è la cosa più vecchia che ci sia. E se il verso non vi viene
da questa posizione, da questa, o da così, buttatevi in terra. Mettetevi così. Eccolo qua: è da
distesi che si vede il cielo, guarda che bellezza! perché non mi ci sono messo prima. Cosa guardate? I poeti non guardano, vedono! Fatevi obbedire dalle parole: se la parola... muro! Muro!
non vi dà retta...? non usatela più per otto anni! Così impara. Che è questo? Boh? Non lo so.
Questa è la bellezza. Come quei versi là, che voglio che rimangano scritti lì per sempre! Forza,
cancellate tutto. Che dobbiamo cominciare, la lezione è finita.
Cercare le parole: questa è la prima raccomandazione del professor Attilio De Giovanni (interpretato da
Roberto Benigni nel film La tigre e la neve, del quale abbiamo trascritto una scena), che impartisce lezioni di poesia a una classe di studenti attenti e divertiti. Farsi obbedire dalle parole, entrare in sintonia con
esse, oppure litigarci, a costo di non usarle per anni. Il poeta, infatti, sceglie le parole più vicine al proprio gusto e alla propria sensibilità, che abbiano un suono e un significato per lui particolari.
Ma chi si propone di analizzare una poesia deve innanzitutto semplificare le sue parole e le sue frasi. Per questo la versione in prosa è la prima operazione da compiere sul testo di una poesia. Perché la
poesia va certamente letta e apprezzata così com’è scritta, a volte anche nella sua complessità; ma va
innanzitutto spiegata in termini semplici, perché risulti accessibile e significativa. E non sia come «parlare a un muro».
1. Significante/significato
La poesia, come ogni atto comunicativo, è un insieme di segni (le parole) organizzati secondo le regole di un codice (il linguaggio letterario). Il linguaggio letterario è quindi la chiave di accesso che consente la codificazione (la scrittura) e la decodificazione (la lettura, l’interpretazione) del messaggio poetico. Questo messaggio è trasmesso dalle parole.
Ogni parola risulta dall’unione di:
• significante: è la forma esterna, concreta del segno linguistico, cioè l’insieme di suoni (fonemi) e di
lettere (grafemi) che insieme compongono la parola; ad es. la parola luna è scomponibile nei grafemi
/l/u/n/a/ oppure può essere trascritta nei fonemi che ne indicano la corretta pronuncia: [lúna];
• significato: è il contenuto interno, l’immagine mentale alla quale la parola rinvia; quando ad esempio noi pronunciamo la parola luna pensiamo al satellite naturale della terra visibile in cielo di notte.
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
Scheda 2
Capire una poesia: la parafrasi
Ogni poesia, dunque, andrà analizzata
• a livello del significante, rilevando gli aspetti musicali e sonori delle parole;
• a livello del significato, decifrando il senso e individuando i contenuti essenziali del testo.
In questa lezione ci soffermeremo sul significato (gli aspetti formali saranno esaminati nelle schede
successive).
2. Denotativo/connotativo
Riprendiamo l’esempio della parola luna. Tutti noi conosciamo il significato proprio della parola, ma sappiamo anche che essa è utilizzata con significati diversi in particolari modi di dire: espressioni come chiaro di luna, luna nel pozzo, volere la luna, abbaiare alla luna, ecc. ci suggeriscono di volta in volta particolari sfumature di significato della parola luna, come «astro caro agli innamorati», «desiderio irraggiungibile», ecc. La parola, cioè, ci fa venire in mente significati particolari che si sono aggiunti nel corso del
tempo a quello proprio originario. Ogni parola, dunque, custodisce un duplice significato:
• denotativo: il significato reale, oggettivo della parola (= che cos’è per tutti);
• connotativo: il significato figurato, soggettivo della parola (= che cosa può essere per me).
memo
Significante
Segno
LUNA
La poesia, poiché riguarda
emozioni, ricordi, sensazioni legati all’esperienza individuale
grafemi/l/u/n/a
di chi scrive e di chi legge, utilizza soprattutto il valore connotadenotativo
(satellite naturale della terra) tivo, cioè soggettivo, del linguaggio. Fare poesia significa
connotativo
dunque comunicare, condivide(astro degli innamorati, ecc.) re con i lettori questo valore.
fonemi /lúna/
+
Significato
3. Diacronia/sincronia
Il discorso poetico utilizza un linguaggio «altro», diverso dalla pratica quotidiana; e ciò è ancor più evidente per le poesie scritte nei secoli passati, in una lingua lontana da quella utilizzata oggi.
Ogni lingua, infatti, si differenzia in base a:
• diacronia (= «attraverso il tempo»): è l’insieme delle varietà linguistiche dovute al passare del tempo; la lingua di Dante Alighieri, per fare l’esempio più ovvio, è certamente diversa da quella attuale;
• sincronia (= «nello stesso tempo»): è l’insieme delle varietà linguistiche compresenti in un determinato momento; può dipendere dal livello di cultura di una persona, dalla sua provenienza geografica
(pensa ai poeti che scrivono in dialetto), dalla situazione (familiare, ufficiale, ecc.) in cui si esprime.
Per comprendere le varietà di una lingua sul piano diacronico (cioè storico) ci si può avvalere delle note a margine del testo, di un buon vocabolario, dell’ausilio dell’insegnante. Ma è bene anche cominciare ad acquisire un proprio vocabolario del linguaggio poetico, annotando le parole e le espressioni
più ricorrenti in poesia, che spesso gli scrittori riprendono da autori passati presi come modello.
4. Stile e registro
La lingua ha tante varietà anche sul piano sincronico: due scrittori contemporanei parleranno in modo
diverso in base alla loro formazione culturale, alle loro idee, a ciò che intendono comunicare. Ad esempio, ciascuno di noi si esprimerà diversamente se parlerà con i suoi coetanei, con i suoi familiari, oppure con uno sconosciuto, o ancora se lo farà in forma parlata o scritta, rivolgendosi a un potenziale pubblico di lettori. L’insieme delle scelte espressive adoperate in funzione della situazione comunicativa
si chiama registro. Osserva degli esempi di registro:
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L,amore
Quando oggi, riferendoci all’amore, ci sembra scontato parlare di «affari di cuore», «batticuore», «cuori solitari», non ci accorgiamo quasi più che torna a rivivere nel nostro linguaggio quotidiano un motivo poetico molto antico, che aveva associato l’amore al cuore.
Uno dei primi componimenti della nostra letteratura recita infatti nel suo primo
verso Amor è uno desio che ven da core [ R3]: l’amore è un desiderio che proviene dal cuore, perché il sentimento più importante della vita umana trova la sua sede
naturale nel centro vitale dell’individuo.
L’amore è da sempre vissuto come un sentimento totalizzante capace di abbracciare tutto e il suo
contrario: è quella forza di attrazione che spinge gli uomini a stringere legami affettivi duraturi [ R9,
R10], o a stravolgere le regole sociali, andando contro le convenzioni e la morale del tempo [ R1]; è
un sentimento che si costruisce pian piano con l’esperienza quotidiana [ R10], o un istinto che fa agire d’impulso [ R8]; è la vita stessa [ R1] e l’odio più profondo [ R2]; è uno stato di estasi che avvicina a Dio [ R5] o un tormento interiore che getta nello sconforto [ R4]; è immaginazione e desiderio [ R3] o piacere dei sensi [ R7, R8, R11]; è immagine nella memoria [ R6, R8] o «faccia a faccia» con l’altro [ R11]; è lenta costruzione [ R10] o colpo di fulmine [ R12]; inizio [ R12] e fine
di ogni cosa [ R2].
L’amore è insomma motivo di continua ispirazione per i poeti di ogni epoca e nazione.
In questo modulo ascolteremo le voci di poeti che, a partire dal mondo latino fino ai giorni nostri,
hanno cantato l’amore in tutte le sue sfaccettature, dalle più liete ed esaltanti alle più tristi e dolorose.
PREREQUISITI
• conoscere le principali caratteristiche del testo poetico
• saper effettuare la parafrasi di
un testo poetico con l’ausilio
di note e commento
•
•
OBIETTIVI
distico e sonetto
le figure logiche e di significato: similitudine, metafora, sineddoche, antitesi e ossimoro
nella rappresentazione dell’amore
le principali figure di pensiero: antitesi, iperbole, simbolo,
personificazione, allegoria
temi e motivi della poesia dalle origini al Trecento
temi e motivi della poesia contemporanea, italiana e straniera
Comprendere
•
• il valore connotativo di parole
ed espressioni che riguardano
il vissuto personale
•
Analizzare
Riflettere
• le strofe e i sistemi strofici:
• valorizzare l’introspezione e
l’espressione anche creativa
di sentimenti personali
• favorire la condivisione di
emozioni e sentimenti con i pari
Approfondire
• operare confronti fra testi
legati dallo stesso tema dell’amore, o con opere appartenenti ad altre espressioni artistiche (pittura, musica, ecc.)
• effettuare ricerche su immagini e motivi legati al tema dell’amore
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R1
Godiamoci la vita,
o Lesbia mia
Gaio Valerio Catullo
Il carme è considerato la «prima pagina»
della storia d’amore fra Catullo e Lesbia. Il
poeta esorta la donna a godere la vita e ad
abbandonarsi alla passione, sfidando le invidie e lo scandalo dei benpensanti. Al termine
di una breve vita di piaceri e amori, l’uomo è
infatti atteso da una morte eterna.
5
L’amore 841
Autore Gaio Valerio Catullo
(poeta latino, 84-54 a.C. ca)
Opera Canti
Genere poesia lirica
Temi il poeta esorta la donna
a vivere e amare, sfidando le
invidie e la brevità della vita: se gli uomini
sono destinati morendo a una notte senza fine,
anche i baci devono essere senza fine
Strumenti parafrasi [ P scheda 2]; figure
retoriche [ P scheda 5]; tema e motivo [ P
scheda 6, § 2]
Godiamoci la vita, o Lesbia mia, e i piaceri d’amore;
a tutti i rimproveri dei vecchi, moralisti anche troppo,
non diamo il valore di una lira.
Il sole sì che tramonta e risorge;
noi, quando è tramontata la luce breve della vita,
dobbiamo dormire una sola interminabile notte.
Puoi leggere un altro
testo di Catullo R2.
link
3. non diamo il valore di una lira: non teniamo in nessun conto.
l’autore
Gaio Valerio Catullo
Gaio Valerio Catullo visse probabilmente fra l’84 e il 54 a.C. e morì
all’età di trent’anni. Era originario della Gallia Cisalpina (corrispondente alle regioni dell’Italia settentrionale, fra il Po e le Alpi), proveniente da una agiata famiglia
veronese. Ma la sua patria di adozione divenne Roma, dove completò i suoi studi di retorica
(l’arte di parlare bene), e dove conobbe, nel 62 a.C., la donna cantata nei suoi versi d’amore.
Lesbia è un nome letterario [ approfondisci Il nome della donna, p. 842] dietro cui si nasconde l’identità della nobildonna romana Clodia, una donna colta e indipendente, che amava la
letteratura, i divertimenti, le danze. Da quel che sappiamo direttamente dalle poesie di Catullo, la vicenda d’amore attraversa fasi alterne: grandi passioni e grandi litigi, amore e odio,
fino al momento della separazione. Lesbia, a detta di Catullo, si concede a troppi amanti e
ama troppo l’indipendenza; la passione diventa insopportabile e il poeta decide di allontanarsi da Roma, compiendo un viaggio in Bitinia, nell’Asia Minore, nel 57 a.C. Lì, fa visita alla
tomba del fratello, morto anni prima (a questo episodio si ispirerà anche Ugo Foscolo quando dedicherà un sonetto al proprio fratello morto: U2). Dopo pochi anni, in difficoltà economiche, Catullo morì nella sua villa di Sirmione.
Il Liber («libro») di Catullo è composto da 116 carmi («componimenti poetici»), dei quali
la maggior parte affronta argomenti di vita privata e l’amore per Lesbia. Nel definire la passione Catullo è un innovatore del linguaggio: egli utilizza prevalentemente il verbo «amare», distinguendolo dal «voler bene»: i continui ripensamenti di Lesbia lo spingono a voler bene di
meno, ma ad amare sempre di più. Amore significa infatti passione irresistibile, e si identifica con la vita stessa: «Viviamo, Lesbia mia, e amiamo» afferma il poeta in uno dei primi componimenti della raccolta.
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
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Dammi mille baci e poi cento,
poi altri mille e poi altri cento,
e poi ininterrottamente ancora altri mille e altri cento ancora.
Infine, quando ne avremo sommate le molte migliaia,
altereremo i conti o per non tirare il bilancio
o perché qualche maligno non ci possa lanciare il malocchio,
quando sappia l’ammontare dei baci.
da Le poesie, a cura di F. Della Corte,
Mondadori, Milano 1977
11. altereremo i conti: confonderemo il numero dei baci: secondo una
credenza degli antichi Romani, tenere il conto esatto dei baci portava
memo
Malocchio
(= «cattivo
sguardo») è l’influsso malefico
con il quale si desidera il male di
una persona. Nel testo latino è
usato il verbo invidere, cioè
«guardare male», da cui deriva la
parola italiana invidia, «il senso
di odio per la felicità altrui, unito
al desiderio che tutto ciò si trasformi in male».
male, perché il numero poteva essere utilizzato in formule di malocchio
(anche oggi si dice che porti male contare i soldi al tavolo da gioco).
approfondisci
Il nome della donna
Nella poesia d’amore latina la donna era spesso cantata con uno pseudonimo (falsum nomen) che serviva a nascondere la sua identità. Questo perché, generalmente, si trattava di amori clandestini, spesso per donne già sposate, che avrebbero
suscitato scandalo nella società romana se fossero stati rivelati. La scelta del nome in codice da utilizzare nei versi avveniva secondo precisi criteri. Catullo ad esempio scelse di chiamare l’amata Clodia con lo pseudonimo di Lesbia per due motivi: il primo, che i due nomi
avevano uguale numero di sillabe e dunque erano interscambiabili nei versi; il secondo, che
il nome Lesbia ricordava la poetessa Saffo di Lesbo, della quale entrambi erano ammiratori (Catullo ne tradusse alcune poesie dal greco).
Nella poesia provenzale del XII secolo, le stesse ragioni di discrezione imposero ai poeti cortesi di utilizzare un nome in codice (senhal, ‘segnale’, ‘pseudonimo’) per tutelare l’onorabilità delle nobili signore alle quali dedicavano i loro versi d’amore.
Anche i poeti volgari italiani ripresero questa consuetudine. Ad esempio, Dante dà notizia
che la donna amata dal suo amico Guido Cavalcanti, Giovanna (o monna Vanna), era chiamata anche Primavera, per alludere alla sua bellezza. Dante, però, introduce una novità. Egli
spiega il nome Primavera come «colei che aveva preceduto» (= «prima verrà») Beatrice, così
come il predicatore Giovanni Battista aveva preceduto la venuta di Cristo. Insomma, lo pseudonimo Primavera conferma indirettamente la natura divina di Beatrice.
Con Dante ha inizio la cosiddetta interpretazione del nome, che corrisponde alle doti e
alle qualità della donna che lo porta: Dante interpreta il nome Beatrice come «colei che dà
la beatitudine»; ugualmente Petrarca interpreta il nome Laura associandolo a una serie di
parole di suono simile tutte di significato positivo (l’aura «l’aria»; l’aurora «l’alba»; l’auro «l’oro»; il lauro «la corona dei poeti»).
Nell’Ottocento sarà Giacomo Leopardi a utilizzare nomi fittizi per cantare le vicende di
figure femminili così esemplari da risultare dei simboli: celebre è il caso di Silvia sotto cui
si nasconde l’identità di Teresa Fattorini [ S4], morta adolescente per un male incurabile.
Nel Novecento Gabriele d’Annunzio assegna all’attrice da lui amata Eleonora Duse il
nome mitologico Ermione [ S6], a testimoniare una volontà di distinguersi e di allontanarsi dalla realtà quotidiana. Eugenio Montale userà più volte pseudonimi sotto cui sono
adombrate donne reali: con il nome di Clizia è cantata la studiosa americana Irma Brandeis,
Volpe è la sensuale scrittrice Maria Luisa Spaziani, Mosca (per via delle grandi lenti degli
occhiali) la moglie Drusilla Tanzi, alla quale è dedicata la raccolta Xenia [ R9].
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L’amore 843
guida alla lettura
La struttura del testo Il testo può essere suddiviso in tre parti. Nella prima (vv. 1-3) il poeta rivolge un’esortazione alla sua donna perché goda della vita, amando e disinteressandosi delle chiacchiere
dei soliti vecchi brontoloni. Nella seconda parte (vv. 4-6) si rivela il vero motivo di quell’invito: la vita è
breve e quando la luce del giorno si spegne una notte perpetua attende l’uomo. Il rimedio a questo inesorabile destino è indicato nella parte conclusiva (vv. 7-13): baciarsi mille e mille volte, senza tenere mai il conto dei baci; qualche invidioso infatti, conoscendone il numero preciso, potrebbe approfittarne per lanciare
contro di loro il malocchio, un incantesimo maligno che interrompa la favola del loro amore.
Il tema e i motivi Per quanto ciò possa sembrare strano, l’amore non è uno dei temi più diffusi nella letteratura latina. Per di più, una relazione extraconiugale tra un uomo e una donna sposata, come
quella tra Catullo e Lesbia, sarebbe stata motivo di scandalo nella società romana. Il poeta cerca dunque di
tenere il suo amore al riparo dalle «chiacchiere» delle malelingue e da occhi indiscreti che possano «guardare male» gettando il malocchio [ memo].
Nei versi successivi, però, si capisce qual è il vero ostacolo che impedisce il godimento di una vita spensierata: la brevità della vita umana. È questo un motivo* diffusissimo della letteratura antica, nella quale
l’uomo appare consapevole della precarietà della sua esistenza rispetto all’eternità del tempo cosmico. Se il
sole può tramontare e risorgere ciclicamente, così non è per l’uomo al quale, al termine della giornata della
vita, tocca dormire un’unica buia notte. Queste riflessioni filosofiche si uniscono alla particolare situazione
storica in cui vive Catullo (sono gli anni che porteranno all’assassinio di Cesare e alla fine della repubblica
a Roma), accentuando nelle coscienze dell’epoca un senso di tristezza e di attesa angosciosa della fine.
Una notte senza fine, mille baci senza fine Ma in questa poesia di Catullo non c’è traccia di infelicità né di autocommiserazione. La reazione anzi è spigliata e scanzonata: con una serie di iperboli*
il poeta chiede continuamente baci alla sua donna. Guai a tenerne il conto! I due amanti cadrebbero subito vittime dell’invidia di qualcuno, o del tempo stesso che, contando i nostri baci, conta anche i momenti che ci restano da vivere.
attività
Comprendi
1.
2.
Esegui la parafrasi del testo, tenendo contro di quanto detto nelle note e nel commento.
Spiega il significato della metafora* prolungata dei vv. 4-6:
...........................................................................................................................................................
3.
Perché secondo te il poeta tiene il suo amore lontano da sguardi indiscreti? Segna la risposta che
ritieni più opportuna e motiva la tua scelta:
a.
b.
c.
d.
perché teme che il suo amore clandestino sia scoperto
per timore delle dicerie della gente
per timore del malocchio e dell’invidia
per sottrarsi al tempo che passa
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
Analizza
4.
Quali figure retoriche di sintassi* e di pensiero* sono contenute nei vv. 7-9?
...........................................................................................................................................................
5.
Ritrova nel testo le parole relative ai motivi* tipici della letteratura latina e completa la tabella:
motivo
testo
godere la vita
«Godiamoci la vita..., e i piaceri d’amore; Dammi mille baci...»
i vecchi brontoloni
...........................................................................................................
la brevità della vita
...........................................................................................................
la notte paragonata alla morte
...........................................................................................................
l’invidia delle persone
...........................................................................................................
Approfondisci
6.
Leggi la scheda approfondisci qui sotto e confronta la poesia di Catullo con uno dei testi riportati, rilevando analogie e differenze.
approfondisci
Un motivo della poesia d’amore
e della musica leggera: i baci
Le molte migliaia di baci che Catullo chiedeva alla sua amata Lesbia per ingannare
la morte e confondere gli invidiosi sono diventate un motivo ricorrente nella poesia d’amore.
Il motivo si ritrova chiaramente in una quartina di Patrizia Valduga [ R11], accentuato dalla caratteristica sensualità della sua poesia:
Baciami; dammi cento baci, e mille:
cento per ogni bacio che si estingue,
e mille da succhiare le tonsille,
da avere in bocca un’anima e due lingue.
Parallelamente, il motivo si diffonde anche a livello della musica leggera. A riproporlo
con successo in una notissima canzone del 1961 è Adriano Celentano. Il numero delle
migliaia di baci viene finalmente contato: sono 24000.
Con 24000 baci oggi saprai perché l’amore
vuole ogni istante mille baci,
mille carezze vuole all’ora.
Con 24000 baci felici corrono le ore
d’un giorno splendido, perché
ogni secondo bacio te.
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R2
Odio e amo
Gaio Valerio Catullo
Ci troviamo nella fase della rottura del «patto» d’amore fra Catullo e Lesbia. Nonostante ciò, il poeta non riesce a smettere di amare: la passione continua a tormentarlo.
Io odio e amo. Ma come, dirai. Non lo so,
sento che avviene e che è la mia tortura.
da I canti, trad. di E. Mandruzzato,
Bur, Milano 2001
L’amore 845
Autore Gaio Valerio Catullo
(poeta latino, 84-54 a.C. ca)
Opera Canti
Genere poesia lirica
Temi il poeta ha smesso di
voler bene alla donna, ma non
di amarla; la passione è ancora forte, come
il suo tormento interiore
Strumenti verso [ P scheda 3]; figure retoriche [ P scheda 5]; tema e motivo [ P
scheda 6, § 2]
Puoi leggere un altro
testo di Catullo e
approfondire l’autore R1.
link
memo
Odiare significa «avere in antipatia, considerare con disprezzo e fastidio». L’odio è
il sentimento di profonda avversione, inimicizia, contrarietà verso cose o persone.
guida alla lettura
Un distico malinconico Si tratta di uno dei distici* (coppia di versi) più noti della letteratura latina. È inserito nella terza parte del libro di Catullo, che contiene componimenti brevi, spesso di tono irriverente (contro i propri avversari) o malinconico e sofferto come questo.
Fine di un amore Siamo ormai nella fase della rottura del «patto» d’amore fra Catullo e Lesbia,
che lascia il poeta nel più profondo sconforto. Eppure, egli ha smesso di «voler bene» («odio»), ma non
di «amare» («amo»): la forte attrazione per la donna non è cessata, e questo è il suo tormento maggiore. Egli
si domanda come ciò possa accadere, non sa darsi una risposta, ma sente che dentro di lui è così.
Amore e odio Si può amare e odiare la stessa persona contemporaneamente? Il poeta ci suggerisce di sì, accostando in un’antitesi* i sentimenti opposti per eccellenza, l’amore e l’odio. Anche la
nostra esperienza personale ci dice che talvolta è proprio così: amiamo una persona, ne siamo fortemente
attratti, ma a volte proviamo fastidio per certi suoi comportamenti, modi di fare o di pensare. La straordinaria sopravvivenza di questo motivo* nella letteratura contemporanea e persino nella musica leggera ci dà
una conferma. Il poeta cileno Pablo Neruda (1904-1973) scriveva in un sonetto del 1924: «Ti amo solo
perché io te amo, / senza fine io t’odio, e odiandoti ti prego». E in un noto successo del 1971 Mina cantava: «ti odio e poi ti amo e poi ti amo / e poi ti odio e poi ti amo... / non lasciarmi mai più».
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
attività
Comprendi
A chi si rivolge secondo te il poeta in questa poesia? A un amico? A Lesbia? A se stesso? Da che
cosa lo capisci?
1.
Analizza
Qual è la figura retorica su cui si basano i due versi?
2.
...........................................................................................................................................................
Approfondisci
L’amore è sintesi di tutti gli opposti. Perciò racchiude anche il suo contrario, l’odio. Sei d’accordo? Esprimi un tuo parere in proposito e dai una tua definizione di questo sentimento.
3.
R3
Amor è uno desio
che ven da core
Giacomo da Lentini
Autore Giacomo da Lentini
(poeta italiano, XIII secolo)
Opera Rime
Genere poesia lirica
Temi l’amore ha origine da un
intenso piacere della donna
amata che, passando per gli occhi, si
stabilisce nel cuore e si alimenta attraverso
l’immaginazione dell’innamorato
Strumenti parafrasi [ P scheda 2]; verso [
P scheda 3]; rima e sistemi strofici [ P scheda 4]; figure retoriche [ P scheda 5]; parolechiave e campi semantici [ P scheda 6, § 1]
Il poeta fornisce una dettagliata descrizione del
meccanismo dell’innamoramento, quasi fosse
un trattato medico-scientifico: l’amore ha origine dalla visione della persona amata, si impianta nel cuore, sede delle facoltà vitali dell’individuo, e si alimenta di desiderio e immaginazione.
Per facilitare la comprensione della poesia forniamo di seguito la parafrasi completa.
4
Amor è uno desio che ven da core
per abondanza di gran piacimento
e li occhi in prima generan l’amore
e lo core li dà nutricamento.
Ben è alcuna fiata om amatore
senza vedere so ’namoramento,
1. desio: desiderio.
2. piacimento: è il piacere soggettivo, avvertito dai sensi dell’uomo che s’innamora, attratto dalla bellezza oggettiva della donna.
4. nutricamento: alimento, nutrimento: è una
L’amore è un desiderio che nasce nel cuore a causa di un grande piacere («piacimento») e gli occhi
generano da principio l’amore e il cuore lo alimenta («dà nutricamento»). È ben vero che talvolta
(«alcuna fiata») qualcuno («om») s’innamora
senza vedere l’oggetto del suo amore, ma quell’amore che stringe con passione nasce dalla
metafora* che indica come la passione cresce e
si alimenta all’interno dell’uomo.
5. Ben è alcuna fiata om amatore: è ben vero che qualche volta (fiata) ci si innamora (om come nel francese ha valore impersonale, indica
dunque un’esperienza che riguarda tutti, indistintamente).
6. senza vedere: il poeta allude polemicamente ad alcuni testi di poeti provenzali, in cui si racconta di uomini innamorati senza aver mai avu-
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8
ma quell’amor che stringe con furore
da la vista de li occhi à nascimento.
11
Che li occhi rapresentan a lo core
d’onni cosa che veden bono e rio,
com’è formata naturalemente;
14
e lo cor, che di zo è concepitore,
imagina, e piace quel desio:
e questo amore regna fra la gente.
to occasione di vedere la donna amata. – ’namoramento: l’oggetto d’a-
more, quindi la donna.
12. di zo: di tutto ciò, delle immagi-
L’amore 847
visione degli occhi: poiché gli occhi trasmettono
al cuore tutto ciò che percepiscono, sia le qualità
buone sia quelle cattive («bono e rio»), così come
sono in natura; e il cuore, che accoglie («è concepitore») tutto ciò («zo»), comincia a immaginare e a provare piacere di quel desiderio. E questo
è l’amore che risiede tra gli uomini.
da Rime, XIX
ni trasmesse dagli occhi.
memo
La parola furore indica un impeto, una passione incontrollabile (a furor di
popolo, far furore, ecc.).
È sinonimo di furia, «pazzia»: anticamente infatti la passione era considerata una malattia
dovuta all’eccesso di pensieri. Nell’Orlando furioso, ad esempio, l’omonimo protagonista è pazzo per amore.
l’autore
Giacomo da Lentini
Davvero poche sono le notizie biografiche riguardanti questo poeta nato
a Lentini, in Sicilia, del quale si hanno notizie certe solo dal 1233 al 1240.
Fu notaio a Palermo, alla corte dell’imperatore di Svevia Federico II, e con il titolo «il Notaro» si firma a chiusura di alcuni suoi componimenti. Dante lo cita come autorevole rappresentante della scuola siciliana nel XXIV canto del Purgatorio, elogiando la qualità delle sue
poesie e la varietà delle forme metriche utilizzate. Di lui restano 38 componimenti, fra cui
alcuni sonetti*, forma metrica di cui è considerato l’inventore.
guida alla lettura
Rispondere per le rime Il sonetto* fu scritto da Giacomo da Lentini in risposta a una «tenzone» (nel
Due-Trecento è così chiamato lo scambio di componimenti, a mo’di botta e risposta, tra due poeti su un
argomento specifico) con Pier della Vigna e Jacopo Mostacci. Quest’ultimo aveva posto ai poeti della corte
siciliana di Federico II (di cui Giacomo da Lentini è l’esponente più illustre: approfondisci La lirica delle origini, p. 850) un interrogativo sulla natura del sentimento dell’amore: esso infatti sembra invisibile, eppure fa
sentire gli effetti del suo potere. Pier della Vigna aveva confermato la realtà dell’amore, sostenendo che ha un
potere tanto maggiore proprio in quanto esercita una forza di attrazione misteriosa ma irresistibile. Giacomo
risponde a entrambi, riprendendo i loro ragionamenti e persino lo schema metrico e le rime finali dei due sonetti. Da questa antica consuetudine deriva il nostro modo di dire «rispondere per le rime».
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
Una fenomenologia amorosa La risposta di Giacomo da Lentini contiene una dettagliata descrizione del fenomeno dell’innamoramento. L’amore – dice Giacomo – nasce dalla vista di una donna che
provoca un forte piacere nell’innamorato; gli occhi infatti distinguono le qualità positive e negative di ogni
cosa che vedono e ne forniscono al cuore un’immagine conforme al suo aspetto naturale; il cuore, infine, riceve questi dati e li elabora, alimentandoli con l’immaginazione e il desiderio. Solo un amore che prende sede nel cuore dell’individuo può stringere con «furore», con forte passione, e regnare fra le persone.
La rima «amore»-«core» Il sonetto*, forma metrica di cui Giacomo è ritenuto l’inventore, ha
schema ABAB, ABAB, BCD, BCD, con ripresa nelle terzine* della rima -ore e della parola-chiave
«core», che forma con «amore» un binomio indissolubile. I due termini compaiono infatti nel verso iniziale e poi si alternano ciascuno per ogni strofa fino a ricomparire insieme nella terzina conclusiva.
Il concetto fondamentale espresso nel componimento è appunto la stretta identificazione tra l’amore e il
cuore, che rappresenta la sede di tutte le facoltà vitali dell’individuo. In esso risiede quella che i filosofi antichi chiamavano l’anima immaginativa, cioè la facoltà che consente all’uomo di vivere pensando, immaginando, ricordando.
Gli occhi in prima Ciò che consente al cuore di innamorarsi è il senso della vista. Nel testo compaiono sei parole appartenenti al campo semantico* della vista («occhi» per ben tre volte, due voci del
verbo «vedere» e poi il sostantivo «vista»), per ribadirne l’importanza: un amore «senza vedere» è impossibile, così come è impossibile senza immaginazione e desiderio.
Ma ciò comporta una conseguenza importante, che sarà poi tipica della letteratura successiva: l’amore
diviene un fenomeno immaginativo e non solo istintivo e fisico. La lirica d’amore italiana sarà una poesia
con pochi riferimenti concreti e realistici (persino l’identità delle donne è a volte incerta o addirittura immaginaria), e con una forte idealizzazione della bellezza femminile.
attività
Comprendi
1.
Ricostruisci il contenuto delle affermazioni di Giacomo da Lentini, distinguendole per strofa:
strofa
prima quartina
contenuto
....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
seconda quartina ....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
prima terzina
....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
seconda terzina
....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
2.
Quali sono le funzioni attribuite agli organi della vista e del cuore?
...........................................................................................................................................................
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3.
L’amore 849
Spiega e memorizza il significato delle seguenti parole:
«desio»: .....................................................................................................................................................
«piacimento»: ............................................................................................................................................
«nutricamento»: ........................................................................................................................................
«fiata»: ......................................................................................................................................................
«rio»: .........................................................................................................................................................
Analizza
4.
Suddividi in sillabe i versi indicati, individuando le figure metriche presenti:
1
...
...
...
...
de-
...
5
...
...
...
...
...
...
ven
...
...
...
...
...
-ma- ...
...
...
...
...
...
-cu- ...
...
13
...
...
sineresi ...
-gi-
...
...
...
-ce
...
5.
...
La scuola siciliana si contraddistingue per la ricerca di uno stile molto raffinato e musicale. Individua nel sonetto:
rime ricche*: ............................................
6.
...
consonanze*: ............................................
Raccogli tutte le espressioni riconducibili alle parole-chiave del componimento:
amore-core
vista
desio, ............, ............., ............, ............, ............,
occhi, ............, ............, vista de li occhi ............,
piace
...............................................................................
Approfondisci
7.
Nel verso conclusivo, Giacomo da Lentini afferma che l’amore che regna fra le persone è quello
che nasce dall’immaginazione e dal desiderio, che è stato cioè interiorizzato. Ti proponiamo alcune possibili interpretazioni di questa affermazione; scegli quella con la quale concordi e quella che
non condividi e commentale in un breve testo argomentativo sul tuo quaderno:
a.
l’amore è un fatto puramente illusorio, in quanto nasce e si alimenta con l’immaginazione, ma non
si realizza mai;
l’amore vero non è semplice attrazione fisica, ma deve coinvolgere le persone nel loro intimo, venire dal cuore;
l’amore vero regna quando la persona amata viene interiorizzata, diventa cioè un ideale completamento di noi stessi (quella che noi oggi definiamo «l’anima gemella»);
l’amore vero nasce dalla vista, ma deve poi trasformarsi in un sentimento puro e astratto, di cui è
possibile parlare solo in poesia.
b.
c.
d.
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
approfondisci
La lirica delle origini
Le prime testimonianze di lirica in volgare (le lingue derivate dal latino)
sono attestate in Provenza, una regione della Francia meridionale, a partire dal XII
secolo. La lirica provenzale si sviluppò nell’ambiente ricco e raffinato delle corti, a opera dei cosiddetti «trovatori», che recitavano i loro componimenti a corte accompagnandosi con strumenti musicali. La loro poesia proponeva una particolare concezione dell’amore
detto «cortese» (appunto da corte), che trasferiva in forma letteraria i rapporti feudali allora esistenti a livello economico-sociale:
• al centro della poesia c’è la donna (domina = ‘signora’), che il poeta loda e ama senza
aspettarsi alcuna ricompensa;
• la donna è collocata in una sfera sociale e spirituale più alta di quella del poeta amante;
• a lei il poeta deve un servizio incondizionato, come quello del vassallo al suo signore.
In Italia, i temi e le forme della poesia provenzale sono in parte ripresi dalla «scuola siciliana», formatasi presso la corte dell’imperatore e re di Sicilia Federico II di Svevia nella
prima metà del Duecento. Si tratta di una cerchia ristretta di notabili, fra cui lo stesso Federico II, che discutevano del sentimento d’amore dando vita talvolta a dispute, dette «tenzoni», in cui le opinioni dei diversi poeti erano esposte in versi. La donna era sognata, ammirata, celebrata e servita dal poeta innamorato, il quale assumeva nei suoi confronti un atteggiamento di devota e totale sottomissione. I poeti della scuola siciliana ebbero il merito di
introdurre e perfezionare la forma del sonetto.
Alla fine del Duecento a Firenze si afferma la scuola poetica del «dolce stil novo», chiamata così da uno dei suoi poeti più rappresentativi, Dante Alighieri. I due aggettivi riguardano le principali caratteristiche di questa poesia:
• dolce si riferisce alla forma, contraddistinta da raffinatezza di stile ed eleganza linguistica;
• novo si riferisce ai contenuti, che rappresentano una novità rispetto alla tradizione precedente.
I punti fondamentali della nuova concezione d’amore sono così espressi dal maestro dello Stilnovo Guido Guinizelli:
• l’amore ha sede solo in un cuore gentile (cioè di animo nobile: R5 memo);
• la gentilezza è una virtù dell’animo, e non si eredita per nobiltà di famiglia: essa si manifesta in una donna attraverso il suo comportamento «onesto» e si perfeziona nell’uomo attraverso la poesia e l’amore puro;
• l’amore per la donna è esclusivo e giustificato dal fatto che la donna ha sembianza di
angelo.
Poeti come Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e il giovane Dante Alighieri approfondirono questa teoria, portandola verso sviluppi anche contrastanti. In Guido Cavalcanti la
consapevolezza della superiorità della donna mette l’uomo di fronte ai suoi limiti e l’amore diventa perciò un’esperienza traumatica e dolorosa [ R4]; in Dante Alighieri, la donna
manifesta la sua natura divina e l’amore si traduce in una esperienza di beatitudine [ R5].
Beatrice, la donna amata da Dante, non ha soltanto la parvenza ma è a tutti gli effetti una
donna-angelo: sarà lei che nella Commedia [ Z] lo aiuterà a risalire dall’Inferno fino al
Paradiso e alla visione di Dio, del quale rappresenta la grazia.
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R4
Chi è questa che vèn,
ch’ogn’om la mira
Guido Cavalcanti
L’amore 851
Autore Guido Cavalcanti (poeta italiano, 1250 ca.-1300)
Opera Rime
Genere poesia lirica
Temi la donna passa davanti
agli sguardi stupefatti degli
uomini che restano senza parole e
incapaci di comprendere il mistero della sua
straordinaria bellezza
Strumenti verso [ P scheda 3]; rima e sistemi strofici [ P scheda 4]; figure retoriche [
P scheda 5]; motivi, parole-chiave, campi
semantici [ P scheda 6]
La raccolta di rime di Guido Cavalcanti,
«primo amico» di Dante Alighieri, è caratterizzata da una concezione dell’amore come
passione distruttiva, che riduce il poeta quasi in fin di vita. In questo famosissimo sonetto si mostra l’apparizione della donna, creatura quasi sovrannaturale, e si descrivono gli effetti sconcertanti della sua presenza. Per facilitare la
comprensione della poesia forniamo di seguito la parafrasi completa.
4
Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira,
che fa tremar di chiaritate l’âre
e mena seco Amor, sì che parlare
null’omo pote, ma ciascun sospira?
O Deo, che sembra quando li occhi gira,
dical’ Amor, ch’i’ nol savria contare:
1. Chi è questa che vèn: l’inizio del sonetto
ricalca formule espressive della Bibbia, quasi a
confermare la natura divina della figura femmi-
Chi è questa donna che passa, che ognuno la guarda con meraviglia, che fa vibrare l’aria («âre») di
splendore e porta con sé («mena seco») il dio
Amore, al punto che nessuno («null’omo») riesce
a parlare, ma tutti sospirano? O Dio, che cosa sembra quando si gira a guardare! Lo dica Amore, che
io non lo saprei («savria») riferire: mi pare una
nile.
3. seco: con sé, accanto a sé, ma potrebbe
anche significare in sé, dentro di sé.
6. savria: saprei; è una forma antica di condizionale, come il successivo «poria» (‘potrebbe’).
«Il dono del cuore», inizi XIV secolo
[arazzo della manifattura di Arras, Musée
de Cluny, Parigi]
Clip Art
Un motivo della poesia d’amore: il dono del cuore
Il cuore è la sede naturale del sentimento d’amore. Nelle raffigurazioni medievali, spesso l’innamorato è ritratto nel gesto di donare il suo cuore all’amata. A volte l’immagine si unisce a particolari anche crudi e realistici: Dante
nella Vita nova sogna il dio Amore che stringe nelle mani il cuore del poeta e
lo dà in pasto a Beatrice; Cavalcanti rappresenta il suo cuore nelle mani della Morte, tagliato a croce in quattro parti; Boccaccio in una novella del Decameron racconta di Tancredi, principe di Salerno, che uccide l’amante della figlia Ghismunda e
le manda il suo cuore in una coppa d’oro. La donna, in un gesto di estrema ribellione contro il padre, versa del veleno in quella coppa e lo beve. Muore stringendo il cuore dell’innamorato al suo.
Il motivo ritorna in una canzone del 1974 di Fabrizio De André, La ballata dell’amore cieco.
In essa l’amata chiede all’innamorato di darle prova di amore e fedeltà, strappando il cuore dal petto della propria madre. Ma questa dimostrazione d’amore non le basta: l’innamorato dovrà anche
tagliarsi le vene ai polsi e versare per lei il suo sangue. L’uomo morirà contento del suo amore; ma
alla donna insensibile e crudele non rimarrà niente, solo il «sangue secco» di colui che ha ucciso.
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
8
cotanto d’umiltà donna mi pare,
ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ ira.
11
Non si poria contar la sua piagenza,
ch’a le’ s’inchin’ ogni gentil vertute,
e la beltate per sua dea la mostra.
14
Non fu sì alta già la mente nostra
e non si pose ’n noi tanta salute,
che propiamente n’aviàn conoscenza.
da Rime, IV
8. ira: propriamente significa «superbia», qui è da intendersi in funzione
di aggettivo, «superba».
9. piagenza: piacevolezza, bellezza; è un termine solitamente riferito
alle qualità esteriori della donna.
donna di tale benevolenza, che ogni altra al suo
confronto io la definirei superba. Non si potrebbe
(«poria») esprimere la sua bellezza, al punto che
di fronte a lei si inchina ogni virtù di gentilezza, e
la bellezza la addita come sua dea. La nostra mente non è mai stata tanto elevata e non è stata riposta in noi tanta grazia, da poter averne una conoscenza adeguata.
memo
Umiltà è la qualità di
chi è umile, cioè «chi è
consapevole dei propri limiti e non si vanta troppo delle sue qualità». Deriva dal latino humus ‘terra’. Chi è umile infatti si china; ma chi si getta troppo «a terra» è umiliato.
l’autore
Guido Cavalcanti
Guido Cavalcanti nacque a Firenze intorno alla metà del XIII secolo
da una ricca famiglia aristocratica ed ebbe fama di uomo colto e letterato, ma dal carattere schivo e difficile (così lo ricorda Giovanni Boccaccio in una delle novelle del Decameron). Nella Vita nova [ R5 approfondisci La «Vita nova»] Dante parla di lui
come «primo amico» e a lui dedicò e inviò alcuni sonetti. Partecipò alla vita politica della
città, lacerata dalle ostilità prima fra Guelfi e Ghibellini, e poi all’interno della stessa parte
guelfa divisa in Bianchi e Neri. Nel giugno del 1300, proprio per arrestare gli scontri sempre
più violenti, il Consiglio dei Priori (la più alta carica del Comune di Firenze) allontanò dalla
città i principali capi dei due opposti partiti, tra cui anche Guido; fra i priori c’era il suo amico Dante, costretto a prendere una drammatica decisione nell’interesse superiore della patria.
Guido fu esiliato a Sarzana, una zona malarica al confine tra la Toscana e la Liguria, nella
quale ben presto si ammalò. Rientrato in città, morì il 29 agosto 1300.
La sua raccolta di Rime comprende 36 sonetti*, 11 ballate* e 2 canzoni*.
guida alla lettura
Una poesia cittadina Guido Cavalcanti descrive la figura femminile, non più riverita nell’ambiente aristocratico della corte [ R3 approfondisci La lirica delle origini], ma ammirata mentre passa per le
vie di Firenze.
Il testo L’apparizione della donna provoca reazioni straordinarie nello spazio circostante (l’aria
vibra) e negli uomini che la osservano senza parlare, sospirando (I quartina). Neanche il poeta è in gra-
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L’amore 853
do di descrivere la bellezza e l’umiltà della donna, al cui cospetto tutte le altre appaiono superbe (II quartina). Ogni virtù di gentilezza e persino la bellezza si inchinano a lei come fosse una dea (I terzina): per questo il poeta si dichiara incapace di comprenderne a pieno il mistero sovrannaturale (II terzina). Nel sonetto*
è descritta una situazione tipica della poesia stilnovista, di cui Cavalcanti riprende parole e motivi.
Vocabolario stilnovistico Esaminiamo in breve le parole-chiave*. «Umiltà» è l’atteggiamento
benevolo, non sdegnoso della donna che concede all’innamorato il suo sguardo e il suo saluto; «salute» è una parola polisemica (dai molti significati), in quanto indica il «saluto» della donna e i suoi effetti di
«salute» fisica e di «salvezza» morale dell’individuo; «gentile» significa propriamente «appartenente a una
gente, cioè a una famiglia importante», ma per i poeti dello Stilnovo la nobiltà non deriva dalla nascita bensì dallo spirito, dalle qualità interiori della donna [ R5 memo].
Motivi stilnovistici Tutto questo riguarda la donna. L’uomo, invece, di fronte a una tale bellezza
sfolgorante appare in atteggiamenti fissi, che sono motivi tipici della poesia tradizionale. Esaminiamo
anche questi. L’innamorato guarda («mira») passare la donna come impietrito, incapace di parlare e di
descrivere in modo adeguato la sua bellezza. È il motivo dell’ineffabile («qualcosa che non si può dire»):
l’unica espressione consentita all’innamorato è quella dei «sospiri», che lo riducono quasi in fin di vita,
abbandonato dai suoi spiriti vitali. Tale motivo è ripetuto più volte nel testo, con una serie di variazioni. Nella prima quartina, alla comparsa della donna tutti ammutoliscono; nella seconda quartina il poeta si rifiuta
ancora di parlare, cedendo la parola al dio Amore; ancora nella prima terzina il poeta ribadisce che la bellezza della donna non si può esprimere, poiché essa stessa è dea della bellezza; nell’ultima terzina conclude ammettendo l’inadeguatezza delle sue facoltà mentali.
Mente, non cuore Al poeta mancano l’altezza di ingegno («mente») e l’ispirazione divina («salute») necessarie per poter comprendere appieno il mistero soprannaturale della donna. Ma gli manca
soprattutto il cuore. La parola infatti è del tutto assente dal componimento e ciò rappresenta un’eccezione
rispetto alla poesia dello Stilnovo. In questo modo Cavalcanti intende distinguersi dagli altri colleghi poeti,
svelando non il lato piacevole e sentimentale della passione, ma quello troppo razionale e distruttivo.
attività
Comprendi
1.
2.
Elenca i termini del vocabolario stilnovista presenti nel testo dandone una spiegazione.
Sottolinea nel testo tutte le espressioni relative al motivo* dell’ineffabile e poi spiega con parole
tue in che cosa consiste.
Analizza
3.
Individua lo schema metrico del sonetto, le rime*, le consonanze*:
...........................................................................................................................................................
4.
La figura retorica adatta a esaltare le doti della donna è l’iperbole*. Spiega in che cosa consiste e
rintracciane degli esempi nel testo.
...........................................................................................................................................................
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Pagina 854
3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
Approfondisci
5.
L’amore per i poeti medievali si colloca fra estremi opposti: o passione che soggioga l’uomo o elevazione spirituale che lo avvicina a Dio; o avventura esaltante che nobilita l’animo, o esperienza distruttiva dei sensi. Dai una tua personale definizione di questo sentimento, accogliendo o confutando una delle tesi esposte da Giacomo da Lentini [ R3] e da Guido Cavalcanti.
approfondisci
La «Vita nova»
La Vita nova è l’opera in cui Dante racconta la storia più significativa della sua giovinezza: l’amore per Beatrice, incontrata per la prima volta a Firenze all’età di nove anni e poi rivista esattamente nove anni dopo. Il libro appartiene al genere del
prosimetro (prosa + verso): è strutturato cioè in modo da alternare testi poetici a brani di prosa che servono da introduzione e da commento. Il titolo Vita nova allude al significato eccezionale di questa esperienza e in particolare al rinnovamento interiore verificatosi nell’animo del poeta dopo questo incontro. La presenza di Beatrice modifica completamente la sua
vita precedente e determina l’inizio di un’esperienza nuova, illuminata da un sentimento d’amore che lo spinge a celebrare le virtù celestiali della donna, capace di renderlo migliore e di
avvicinarlo a Dio. È evidente il significato simbolico* che Dante attribuisce alla donna:
• il nome Beatrice significa «colei che dà la beatitudine» [ R1 approfondisci Il nome della donna];
• la ripetizione del numero nove che accompagna Beatrice significa che ella è un «miracolo» prodotto dal numero tre (3  3 = 9), il numero della Trinità divina.
I punti essenziali della poetica dantesca presenti in quest’opera sono i seguenti:
• l’amore è un sentimento solo spirituale, che consiste nella contemplazione dell’amata;
• il poeta attende dalla donna il saluto, che è fonte di «salute» fisica e di «salvezza» morale;
• la poesia consiste nella lode della donna, cioè nell’esaltazione delle sue qualità fisiche e
soprattutto spirituali.
R5
Tanto gentile
e tanto onesta pare
Dante Alighieri
In questo sonetto, considerato uno dei capolavori della letteratura italiana, Dante descrive
i mirabili effetti che produce l’apparizione di
Beatrice in chi la contempla.
Autore Dante Alighieri (poeta italiano, 1265-1321)
Opera Vita nova
Data di composizione 1292-96
Genere poesia lirica
Temi il passaggio della donna
per la via e il suo saluto rivelano i modi e
le fattezze di una creatura divina: la donna è
infatti un miracolo sceso in terra
Strumenti parafrasi, diacronia [ P scheda
2]; verso [ P scheda 3]; figure retoriche [
P scheda 5]; parole-chiave e campi semantici
[ P scheda 6]
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4
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
8
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
11
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi no la prova:
1. gentile e... onesta: i due aggettivi hanno valore complementare e si riferiscono entrambi alle virtù della donna: il primo riguarda la qualità
interiore dei suoi sentimenti, il secondo l’aspetto
esteriore dei suoi atteggiamenti. – pare: va inteso come «si manifesta in modo evidente» e
non «sembra».
2. donna mia: Beatrice è signora (secondo l’etimologia latina di domina «signora, padrona»)
del suo cuore. – altrui saluta: porge il suo saluto agli altri, alla gente.
L’amore 855
link
Puoi approfondire
l’opera di Dante Alighieri e leggere passi della Divina Commedia Z.
memo
Gentile per i latini e gli
antichi significava «appartenente a una famiglia nobile», in latino
gens (‘gente’, ‘stirpe’). Per gli stilnovisti
passa a indicare un’alta qualità interiore; oggi indica semplicemente chi ha modi garbati, educati, caratterizzati da gentilezza.
3-4. ch’ogne lingua... guardare: chiunque
riceva il saluto di Beatrice è colto da un turbamento che lo rende incapace di parlare e di
guardare.
5. si va: procede, avanza.
6. benignamente... vestuta: con un atteggiamento dolce e comprensivo, Beatrice è rivestita
di umiltà, espressione del bene interiore. Si tratta di una metafora* per sottolineare le virtù morali della donna.
7-8. e par... mostrare: Beatrice si manifesta
(par) in tutta la sua grazia come una creatura
(cosa) scesa dal cielo in terra per testimoniare il
miracolo della potenza e della benevolenza di
Dio.
9. sì piacente: talmente bella. – mira: contempla, guarda con ammirazione.
10. che dà... occhi: infonde, trasmette attraverso gli occhi.
11. che ’ntender... prova: che può conoscere
e comprendere soltanto chi la prova per diretta
esperienza.
l’autore
Dante Alighieri
Dante Alighieri, nato a Firenze nel 1265 da una famiglia della piccola
nobiltà, partecipò fin da giovane alla vita politica della sua città, lacerata da grandi contrasti interni. A Firenze, infatti, dopo la sconfitta dei Ghibellini, sostenitori
dell’imperatore, erano saliti al potere i Guelfi, sostenitori del papa, a loro volta divisi in due
fazioni: i Bianchi e i Neri. Nel 1285 Dante sposò Gemma Donati, alla quale era stato già promesso in tenera età (secondo la consuetudine dell’epoca) e dalla quale ebbe tre figli (Iacopo,
Pietro e Antonia, ai quali va forse aggiunto un figlio naturale, Giovanni).
Ma al centro della sua poesia d’amore c’è la figura di Beatrice (da identificarsi con la figlia
di Folco Portinari), che Dante incontrò per la prima volta nel 1274 e celebrò nella sua poesia
fino e oltre la data della sua morte, avvenuta nel 1290. Le vicende dell’amore di Dante per
Beatrice sono narrate nell’opera giovanile, la Vita nova, ma Beatrice è presente come guida
spirituale anche nell’opera della maturità, la Commedia [ Z].
All’inizio del Trecento Dante prese parte alla vita politica della sua città, schierandosi dalla parte dei Guelfi bianchi e ricoprendo numerosi incarichi. Quando la fazione dei Guelfi neri
prese il sopravvento a Firenze, Dante fu condannato da un tribunale in contumacia, cioè in
sua assenza (si trovava a Roma per un’ambasceria presso il papa), e costretto all’esilio (1302).
Cominciò per il poeta un lungo peregrinare per le varie corti d’Italia: a Verona ospite di Bartolomeo della Scala, a Treviso, a Padova, nel Casentino, in Lunigiana. Durante questi anni di
esilio compose il Convivio, la Monarchia, il De vulgari eloquentia («La lingua volgare») e si
dedicò al suo capolavoro, la Commedia, che aveva già avviato a Firenze. Ospite a Ravenna
di Guido da Polenta fu incaricato di recarsi a Venezia in qualità di ambasciatore, ma durante
il viaggio lo sorprese una febbre malarica. Ricondotto a Ravenna, morì nel settembre del 1321
(e lì tuttora c’è la sua tomba) assistito dal conforto di un’altra Beatrice: la figlia Antonia, che
con quel nome aveva preso gli ordini religiosi.
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
14
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: «Sospira».
12. e par... mova: e sembra che dal suo viso (labbia) emani, si diffonda.
13. uno spirito... d’amore: una dolce ispirazione amorosa.
14. va dicendo: suggerisce. – Sospira: il verbo che chiude il sonetto ha
la funzione di riassumere l’esperienza di dolcezza e di turbamento suggerita dalla contemplazione della donna.
da Vita nova, XXVI
guida alla lettura
Il macrotesto: la «Vita nova» Il sonetto Tanto gentile è tratto dalla Vita nova [ approfondisci
La «Vita nova», p. 854]. Nel capitolo XXVI, il poeta ha appena ricordato nelle righe scritte in prosa in
quante occasioni Beatrice sia stata capace di suscitare con la sua sola presenza sentimenti di elevazione spirituale anche in persone che non la conoscevano direttamente. Per quanti non hanno mai potuto vederla,
affinché possano conoscere di lei ciò che si può esprimere a parole, Dante abbandona la prosa per la poesia
e comincia il sonetto («Allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Tanto gentile»).
La struttura Il sonetto* è costituito da due quartine* a rima incrociata* (ABBA, ABBA) e da due
terzine* a rima invertita* (CDE, EDC). Le quattro strofe sono occupate ciascuna da un periodo.
Il testo Nella prima quartina Dante descrive le virtù interiori ed esteriori di Beatrice, che si manifestano nel suo saluto e nel suo sguardo; gli effetti straordinari del suo passaggio provocano la paralisi
dei sensi: gli occhi non osano guardare, la lingua è incapace di esprimersi (ritorna qui il motivo dell’ineffabile, «ciò che non si può esprimere»: R4 e R7 memo).
Nella seconda quartina, la donna passando fra le lodi unanimi dei presenti rivela la sua natura di miracolo divino.
Nelle terzine si mostrano ancora gli effetti straordinari della sua vista e della sua bellezza, che infonde
pensieri di una dolcezza inesprimibile e fa sospirare gli uomini.
«Gentile» e «onesta» Per la comprensione letterale del testo, occorre tener presente la distanza
che separa la lingua di Dante da quella attuale. Basta considerare il primo verso, per avere un esempio
di come le parole vadano interpretate in senso diverso da quello comune:
• «gentile» indica una caratteristica dell’animo e non un semplice comportamento educato [ memo, p.
855];
• «onesta» indica la manifestazione esteriore di questa gentilezza, cioè la grazia dei gesti, dei comportamenti e non un carattere giusto e rispettoso della legge;
• «pare» significa «si manifesta in modo evidente», e non «sembra».
Epifania e miracolo Proprio il verbo «pare» individua il campo semantico* fondamentale del componimento, quello della vista («guardare», v. 4; «mostrare», v. 8; «mostrasi» e «mira», v. 9; «occhi»,
vv. 4 e 10). Il tema centrale di tutto il componimento è infatti quello dell’epifania, cioè dell’apparizione di
una creatura sovrannaturale inviata dal cielo sulla terra.
Dante riprende in parte un motivo* già caratteristico della poesia d’amore del Duecento, quello della vista
che dà origine all’amore [ R3]. Ma non si ferma qui: in più gli attribuisce un significato religioso. Attraverso il verbo mirare giunge alla parola miracolo. Beatrice è dunque un prodigio divino, che si impone alla
vista e all’ammirazione di tutti.
La «loda» Di fronte a questo miracolo, l’amore di Dante si accontenta semplicemente di celebrare con
parole adeguate la bellezza della donna. Questo genere di poesia è definito da Dante stesso «poesia del-
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L’amore 857
la loda». Nel capitolo XVIII della Vita nova, Dante si era riproposto di riporre la sua beatitudine «in quelle parole che lodano la donna mia». E all’inizio del XXVI, introducendo il sonetto Tanto gentile, afferma di voler
«ripigliare lo stilo de la sua loda». La ripresa è segnalata anche dalla presenza del verbo «laudare» al v. 5 del
sonetto.
attività
Comprendi
1.
2.
Individua i periodi in cui è suddiviso il componimento, poi, con l’aiuto delle note a margine, esegui sul quaderno la parafrasi.
L’apparizione di Beatrice avviene in un’atmosfera miracolosa. Individua gli elementi che concorrono a creare questo effetto.
...........................................................................................................................................................
3.
Con l’aiuto delle note a questo e al precedente componimento, assegna a ciascuna parola del vocabolario stilnovista il suo significato:
«gentile»: .....................................................
«onesta»: .............................................................
«saluta»: ......................................................
«laudare»: ...........................................................
«umiltà»: .....................................................
«miracol»: ...........................................................
«piacente»: ..................................................
«occhi»: ..............................................................
«dolcezza»: ..................................................
«core»: ................................................................
«spirito»: .....................................................
«amore»: .............................................................
«sospira»: ....................................................
4.
Completa lo schema inserendo opportunamente le proposizioni principali e le subordinate consecutive che a esse si riferiscono. Sottolinea poi quali elementi nelle principali descrivono Beatrice
e quali nelle subordinate le reazioni avvertite da chi la guarda.
proposizione principale
1. ..........................................................................
subordinata consecutiva
1. ch’ogne lingua deven tremando muta ...........
........................................................................
2. ..........................................................................
2. ...................................... che ’ntender no la
può chi no la prova
Analizza
5.
Individua le ripetute consonanze* che legano le rime delle strofe.
..................... : ..................... : .....................
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
6.
Individua le figure retoriche indicate nella tabella sottostante, segnalando l’effetto che producono:
strofa
I quartina
figura retorica
effetto prodotto
allitterazione: Tanto gentile e tanto onesta sottolinea ....................................................
allitterazione: ............................................. esprime la difficoltà di vedere
allitterazione: ............................................. esprime la difficoltà nel .............................
II quartina
metafora: .................................................... evidenzia l’umiltà della donna
I terzina
poliptoto: .................................................... ripete il verbo fondamentale nel testo
II terzina
allitterazione ..............................................
....................................................................
dieresi: .......................................................
....................................................................
onomatopea: .............................................. riproduce la voce ........................................
7.
Individua i punti del testo in cui si ritrova il motivo* dell’ineffabile [ R4 e R7 memo].
Approfondisci
8.
Ritrova parole, motivi e temi comuni al sonetto di Cavalcanti Chi è questa che vèn [ R4]. Individua
le somiglianze e le differenze che emergono soprattutto nella concezione dell’amore dei due poeti.
Clip Art
Dante Gabriel Rossetti,
«Beata Beatrix», 1864-70
[Tate Britain, Londra]
Dante Gabriel Rossetti e la «sua» Beatrice
Dante Gabriel Rossetti (1828-1882), artista inglese di padre italiano, tra i fondatori del
movimento preraffaellita, che propone un ritorno alla semplicità dell’arte primitiva,
precedente a Raffaello (XV-XVI secolo). Per questo si interessa ai poeti del dolce stil
novo, e a Dante in particolare, fin dalla giovinezza, tanto che fra il 1845 e il 1849 si dedica alla traduzione di numerosi testi poetici del Duecento italiano, fra cui la Vita nova
di Dante. In questi anni ha inizio un forte processo di immedesimazione con il sommo
poeta, processo che culmina nel 1850 con l’incontro del pittore con la poetessa e modella Elizabeth Siddal, in seguito divenuta sua moglie. La donna, con i suoi tratti eterei, è destinata a diventare la più famosa incarnazione pittorica della Beatrice di Dante Alighieri. Nel febbraio
del 1862 Lizzie, come era meglio conosciuta, muore per una overdose di laudano (un potente oppiaceo) dopo aver dato alla luce un figlio morto, lasciando il pittore in profonda depressione. In
questo periodo, avvertendo ancora di più le affinità della propria vicenda con quella di Dante, Gabriel Rossetti si dedica soprattutto ai temi ispirati alle opere dantesche.
Risale a questo periodo l’opera Beata Beatrix, in cui l’amore idealizzato di Dante per Beatrice e il senso di perdita per la sua morte descritti nella Vita nova vengono riletti in chiave personale e trasposti in pittura: Lizzie/Beatrice siede in una posa languida e sensuale; sulle sue mani
sta per posarsi una colomba (simbolo di spiritualità) rossa (il colore dell’amore) che reca un fiore di papavero (simbolo di sogni e di morte, ma anche riferimento al laudano che ha ucciso Lizzie). A destra un orologio solare segna l’ora della morte di Lizzie e rimanda all’inesorabile passaggio del tempo e alla perdita che ne consegue. Alle spalle della donna, due figure si fronteggiano: probabilmente raffigurano Dante (a destra) che osserva la personificazione dell’amore (a
sinistra), una donna vestita di rosso che sorregge un cuore circondato da una fiammella.
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R6
Erano i capei d’oro
a l’aura sparsi
Francesco Petrarca
La lirica rievoca la figura di Laura, la sua
bellezza scomposta al vento, la luce dei suoi
occhi, l’incarnato del suo volto, il suo incedere e la sua voce angelica. Ora la bellezza della donna è sfiorita per lo scorrere del tempo,
ma non per questo la ferita d’amore si placa
nell’animo del poeta.
4
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,
e ’l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi ch’or ne son sì scarsi;
1. capei d’oro: i capelli biondi di Laura sono
paragonati all’oro per colore e luminosità attraverso una metafora* – a l’aura sparsi: sciolti
al vento. L’espressione richiama per omofonia,
cioè per l’identico suono, il nome della donna
amata dal poeta (l’aura = Laura).
L’amore 859
Autore Francesco Petrarca (poeta
italiano, 1304-1374)
Opera Canzoniere
Data di composizione 1348-74
Genere poesia lirica
Temi il poeta conserva nella memoria
un’immagine intatta della bellezza della sua
donna; per questo, nonostante lo scorrere del
tempo, avverte ancora le conseguenze della
ferita d’amore
Strumenti parafrasi [ P scheda 2]; verso [
P scheda 3]; rima e consonanza [ P scheda 4];
figure retoriche [ P scheda 5]; parole-chiave,
campi semantici, macrotesto [ P scheda 6]
memo
Aura è «l’aria, il soffio
leggero di vento». Indica anche la particolare atmosfera che si crea
attorno a una persona o a una situazione
(un’aura di pace, di sacralità).
2. mille dolci nodi: l’espressione ha un duplice significato; sul piano reale i «nodi» sono i
capelli scomposti dal vento, sul piano simbolico* sono i nodi d’amore di cui il poeta è prigioniero.
3. vago... ardea: la luce splendente degli occhi
(vago lume) ardeva in modo straordinario (oltra
misura).
4. ch’or... scarsi: luce di cui ora sono privi. Il
tempo trascorso dal primo incontro ha reso gli
occhi di Laura meno luminosi.
l’autore
Francesco Petrarca
Francesco Petrarca nacque nel 1304 ad Arezzo, dove suo padre Ser
Petracco – notaio fiorentino – era stato mandato in esilio. In seguito la
famiglia si trasferì in Francia a Carpentras, un piccolo centro presso Avignone, dove in quegli anni risiedeva la curia papale. Qui Francesco si avviò agli studi di diritto che continuò con
il fratello Gherardo a Bologna (all’epoca il più prestigioso centro universitario per gli studi
giuridici). Alla morte del padre, nel 1326, tornò ad Avignone, dove la presenza della ricca
biblioteca pontificia gli permise di dedicarsi alla sua principale passione: lo studio e la raccolta dei classici latini.
Ad Avignone, il 6 aprile del 1327, giorno di venerdì santo, Petrarca racconta di avere per la
prima volta incontrato Laura, la donna che è al centro della sua raccolta di liriche, il Canzoniere, morta probabilmente nel 1348 durante un’epidemia di peste. Nel 1330, di fronte a necessità
economiche, prese gli Ordini minori; scelta che, col solo obbligo di mantenere il celibato, gli
portava delle rendite senza svolgere tutti i doveri legati al culto (una carriera ecclesiastica che consentì a molti intellettuali dell’epoca di potersi dedicare agli studi). Entrò
quindi al servizio del cardinale Giovanni Colonna e per lui compì numerosi viaggi in
Europa, ritirandosi quando possibile nei silenzi della Valchiusa, alle spalle di Avignone. Nel 1341 a Roma in Campidoglio, venne incoronato poeta durante una solenne cerimonia. Dal 1353 al 1361 soggiornò a Milano presso la corte dei Visconti dove ricoprì importanti incarichi diplomatici; fu poi a Padova e a Venezia e infine si stabilì sui
Colli Euganei, ad Arquà, dove rimase fino al 1374, anno della sua morte.
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8
e ’l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’ésca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?
11
Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma, e le parole
sonavan altro che pur voce umana:
14
uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’ vidi; e se non fosse or tale,
piagha per allentar d’arco non sana.
da Canzoniere, XC
5-6. e ’l viso... mi parea: e mi sembrava (mi parea), non so se fosse
realtà o immaginazione (se vero o falso), che il suo viso mostrasse nei
Puoi continuare la
lettura delle liriche di
Petrarca S2.
link
miei confronti un atteggiamento benevolo e pietoso (’l viso di pietosi
color’ farsi).
7-8. i’ che l’ésca... arsi: io che avevo l’animo predisposto all’amore e
dunque facilmente infiammabile. L’«ésca» è la materia infiammabile che
serve ad accendere il fuoco.
9. andar suo: la sua andatura, il suo incedere tra la gente.
11. sonavan... umana: avevano un suono diverso da quello di una
voce umana.
12-13. uno spirto... tale: era una creatura divina colei che io vidi, e
anche se ora non è più così luminosa (tale), perché la sua bellezza si è
offuscata.
14. piagha... sana: la ferita prodotta dalla freccia non si rimargina, solo
perché l’arco si è allentato, dopo aver scoccato la freccia. Cioè: la ferita
d’amore (piagha) prodotta dalla bellezza di Laura (l’arco che ha scoccato la freccia) non può guarire solo perché tale bellezza è ora meno splendente (l’arco si è allentato).
approfondisci
Il «Canzoniere»
Petrarca scrisse la maggior parte delle sue opere in latino, e da queste si
attendeva la consacrazione poetica. La sua fama, invece, è rimasta legata all’attività
poetica in lingua volgare, raccolta nel Canzoniere. Petrarca aveva scelto per il Canzoniere il titolo latino Rerum vulgarium fragmenta («Frammenti di cose scritte in lingua volgare») quasi a voler avvertire il lettore del loro carattere frammentario, di minore importanza
rispetto alle opere latine. In realtà lavorò alle sue rime dal 1348 fino alla morte, con ben nove
edizioni. L’edizione definitiva del Canzoniere comprende 366 componimenti poetici.
La prima importante novità del Canzoniere è nella sua struttura: esso non è una semplice raccolta di poesie ma un’opera unitaria, una sorta di romanzo narrato attraverso le liriche.
I componimenti raccolti sono infatti 366: il primo sonetto ha il valore di introduzione, i rimanenti 365 costituiscono una sorta di «diario» giornaliero in cui il poeta racconta la sua storia
d’amore per Laura, amata per tutta la vita, anche dopo la morte della donna, avvenuta nel
1348. Il Canzoniere infatti si divide tradizionalmente in due sezioni: «in vita» e «in morte» di
madonna Laura. Petrarca racconta di aver conosciuto Laura (probabilmente la gentildonna
francese Laura de Noves, moglie del marchese Ugo de Sade) il 6 aprile del 1327, venerdì santo, nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone. La morte della donna avverrà un altro 6 aprile,
nel 1348, per un’epidemia di peste. Non per questo il poeta rinuncerà a cantare il suo amore
per lei: anzi, l’immagine della donna, serbata per sempre nel ricordo, apparirà sempre immutabile, rievocata in un’atmosfera quasi di sogno.
Qui sta l’altra importante novità della poesia di Petrarca: la sua vicenda d’amore è povera di particolari concreti, tutta vissuta nell’interiorità del poeta. Questa che oggi ci sembra
una consuetudine, un dato normale, non lo era al tempo di Petrarca. Egli per primo mette al
centro della poesia il suo «io», con le sue debolezze, i dubbi, le speranze e le delusioni. L’amore per Laura è infatti un’esperienza tormentata: alla dolcezza del sentimento e all’ammirazione per la bellezza della donna si contrappone il senso di colpa per una passione considerata indegna dall’uomo maturo, che cerca di pentirsi avvicinandosi a Dio.
Tutto questo è raccontato in un linguaggio poetico molto vago ed evocativo: la sua lingua
assai scelta e il suo stile raffinato diventarono un modello per i poeti dei secoli successivi, che
addirittura nelle loro composizioni ne copiarono interi versi. Questo fenomeno (diffuso anche in Europa, almeno fino alla fine del XVI secolo) è noto col termine di petrarchismo.
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L’amore 861
Ritratto di Laura
[da F. Petrarca, Canzoniere, Trionfi;
Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze]
Clip Art
Il ritratto di Laura
Della straordinaria bellezza di Laura non sono rimaste testimonianze dirette, a parte i versi di Petrarca. Ma proprio nel Canzoniere l’autore ci informa
che un ritratto di Laura era stato eseguito da Simone Martini (1284-1344),
pittore trasferitosi ad Avignone presso la curia papale e lì divenuto amico del
poeta. Il ritratto di Laura (perduto) fu molto lodato dal poeta, che a esso dedicò due sonetti del Canzoniere (LXXVII e LXXVIII): in essi Petrarca afferma che Simone ha ritratto l’immagine di Laura andando a ispirarsi direttamente in cielo.
Successivamente l’immagine della donna comparve in
molte illustrazioni aggiunte alle edizioni del Canzoniere,
rappresentata secondo i canoni estetici e l’abbigliamento
dell’epoca.
Più curioso è notare come un pittore del Cinquecento,
Lorenzo Lotto (1480-1556), si ispirò alla descrizione di
Laura contenuta nella canzone Chiare, fresche e dolci acque (Canzoniere, CXXVI) per il soggetto di un suo quadro. Il dipinto fu prima intitolato Danae (la principessa che,
secondo il racconto mitologico, fu amata da Zeus trasformato in una pioggia d’oro) e poi Allegoria della castità o
Sogno di fanciulla.
La donna riposa in uno scenario naturale, accostata a un
tronco d’albero, ricoperta da una pioggia di fiori sparsi dal
dio Amore sul suo grembo, proprio come Petrarca ricorda
la sua Laura nei boschi di Valchiusa.
Lorenzo Lotto, «Allegoria della castità»
(o «Sogno di fanciulla»), 1505 ca.
[National Gallery, Washington]
guida alla lettura
Il macrotesto Il sonetto* appartiene alla sezione «In vita di madonna Laura» del Canzoniere [
approfondisci «Il Canzoniere», p. 860]. In esso si avverte lo scorrere del tempo, che trascina via con sé
la bellezza esteriore della donna, ma non intacca il sentimento interiore del poeta.
Il testo Questi ricorda la bellezza della donna, con i biondi capelli mossi dal vento, gli occhi sfavillanti (I quartina), il viso che lascia appena intuire un timido rossore ma che basta a scatenare nel poeta
la scintilla dell’amore (II quartina), la sua andatura e la sua voce che paiono appartenere a un angelo (I terzina), tutte qualità straordinarie che la fanno assomigliare a un «sole» luminoso, a uno «spirto celeste». Per
questo, la freccia scoccata da Amore ha provocato nel cuore del poeta una ferita difficile da rimarginare,
nonostante il tempo sia passato e la corda dell’arco (la bellezza di Laura) si sia ormai allentata (II terzina).
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
La figura e il nome di Laura Di questa bellezza tuttavia non siamo in grado di tracciare un identikit
preciso (anche se esistono dei ritratti attribuiti alla nobildonna: Clip Art Il ritratto di Laura, p. 861). La
descrizione di Petrarca lascia sempre la figura della donna in un alone indefinito, accresciuto dall’incertezza del ricordo.
Lo stesso nome di Laura, per quanto reale e non inventato, è spesso utilizzato dal poeta non tanto per
favorirne l’identificazione quanto per il suo suono, che richiama per somiglianza altre parole:
•
•
•
•
l’aura: il vento, ma anche l’aria vitale;
l’aurora: l’alba luminosa del giorno;
l’auro: l’oro, metafora* di oggetto prezioso e del biondo dei capelli della donna amata;
il lauro: l’alloro, pianta simbolo* della gloria poetica.
L’aura (v. 1) è dunque un senhal* [ R1 approfondisci Il nome della donna], un nome in codice che richiama
l’identità della donna, lasciando intendere che per Petrarca ella rappresenta l’aria che respira, la vita stessa.
Passato e presente Lo scorrere del tempo è evidente anche dall’uso dei tempi verbali, che si alternano fra il ricordo e il presente. Nel testo prevalgono gli imperfetti descrittivi («erano... avolgea...
ardea... avea... era... sonavan»), che proiettano in un passato molto vago il ricordo della bellezza di Laura;
seguono tre verbi al passato remoto («arsi... fu... vidi»), isolati e puntuali, che sottolineano il momento preciso dell’innamoramento, che Petrarca spesso rievocherà come un punto fermo della sua vita. Infine i due
verbi al presente («son... sana») riportano il discorso al momento attuale («or»), in cui il poeta sperimenta
gli effetti dello scorrere del tempo: la bellezza è fragile e transitoria, ma il sentimento d’amore nei confronti della donna è costante, e il tempo non lo ha scalfito.
attività
Comprendi
1.
Quali espressioni contenute nel sonetto dimostrano che l’immagine di Laura è filtrata attraverso la
memoria e il punto di vista del poeta?
...........................................................................................................................................................
2.
Ci sono elementi del paesaggio naturale che fanno da sfondo alla visione della donna? Se sì, quali? Se no, perché secondo te?
...........................................................................................................................................................
3.
Esegui sul quaderno la parafrasi del testo.
Analizza
4.
Analizza di seguito lo schema metrico del sonetto, riconoscendo le rime* e la consonanza* presente nelle terzine.
...........................................................................................................................................................
5.
Il sonetto è caratterizzato dalla presenza di tre metafore*; spiegale svolgendo in termini più semplici la similitudine abbreviata:
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6.
L’amore 863
«Erano i capei d’oro a l’aura sparsi»

capelli biondi come il colore dell’oro ......................
«e ’l vago lume oltre misura ardea»

...................................................................................
«i’ che l’ésca amorosa al petto avea»

...................................................................................
Un tratto caratteristico della poesia di Petrarca è l’uso della figura retorica dell’antitesi*, per rappresentare la natura contraddittoria dell’amore. Completa la tabella sottostante associando alle
parole indicate le corrispondenti contrarie presenti nel testo:
«oltra misura» ....................................................
«vero» .................................................................
«non so» ..............................................................
«cosa mortale» ....................................................
«voce umana» .....................................................
«fu» .....................................................................
Approfondisci
7.
Confronta la lirica di Francesco Petrarca con i sonetti di Guido Cavalcanti [ R4] e di Dante Alighieri
[ R5], evidenziando elementi comuni e differenze. Puoi aiutarti completando la tabella sottostante:
Cavalcanti
Dante
Petrarca
metro
sonetto
.....................................
.....................................
schema
.....................................
.....................................
ABBA, ABBA, CDE,
DCE
opera di riferimento
.....................................
.....................................
.....................................
ambientazione
.....................................
.....................................
luogo imprecisato
protagonista femminile
madonna Giovanna
.....................................
.....................................
sintesi del contenuto
il poeta mostra .............
il poeta mostra .............
il poeta rievoca ............
.....................................
.....................................
.....................................
.....................................
.....................................
.....................................
doti fisiche della donna
.....................................
.....................................
.....................................
doti morali della donna
umiltà, .........................
gentile, ........................
pietosi color, ................
.....................................
.....................................
.....................................
passione distruttiva e ...
.....................................
.....................................
.....................................
.....................................
.....................................
.....................................
.....................................
.....................................
.....................................
.....................................
.....................................
concezione dell’amore
stato dell’innamorato
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R7
Canzone castana
Federico García Lorca
Se la donna amata dal poeta fosse un paese,
egli si perderebbe nei suoi occhi, fra le sue
braccia, nelle oscure e sensuali profondità
del suo corpo.
5
10
15
Mi perderei
nel tuo paese castano,
Maria del Carmen.
Mi perderei
nei tuoi occhi disabitati,
suonando la tastiera
della tua ineffabile bocca.
Nel tuo abbraccio perpetuo
sarebbe castano il vento
e avrebbe la brezza
il velluto del tuo volto.
Mi perderei
nei tuoi seni palpitanti,
nelle profonde oscurità
del tuo corpo soave.
Mi perderei
nel tuo paese castano,
Maria del Carmen.
da Poesie d’amore, Tea, Milano 1998
Autore Federico García Lorca
(poeta spagnolo, 1898-1936)
Opera Poesie d’amore
Prima edizione 1927
Genere poesia lirica
Temi il corpo della donna diventa un
intero paese in cui il poeta si perde, e in cui
tutto, persino il vento, porta il colore e i segni
della sua bellezza
Strumenti denotativo/connotativo [ P
scheda 2, § 2]; figure retoriche [ P scheda
5]; parole-chiave e campi semantici [ P
scheda 6, § 1]
memo
L’aggettivo ineffabile
significa «che non si
può dire, indescrivibile». Deriva dal verbo
latino fari che significa «dire, parlare».
Difatti l’infante è il bambino che non sa
ancora parlare.
2. paese castano: la donna è paragonata a un paese: è «castano» per
associazione col colore degli occhi e dei capelli della donna.
5. occhi disabitati: continua la metafora* del paese: gli occhi sono
«disabitati» perché selvaggi, o forse non ancora occupati dall’amore.
6-7. suonando.. bocca: la bocca della donna è paragonata a una tastiera di pianoforte; suonare la tastiera è dunque sinonimo di baciare. – ineffabile: che non si può esprimere a parole; il motivo della bellezza ineffabile della donna è da sempre molto diffuso in poesia [ R4 e R5].
9-11. sarebbe castano... volto: ogni elemento naturale assumerebbe le caratteristiche della donna: il vento porterebbe i colori e la delicatezza (velluto) del suo volto.
14. profonde oscurità: il corpo della donna è come un mistero profondo in cui perdersi.
l’autore
Federico García Lorca
Federico García Lorca nacque nel 1898 in Spagna, a Fuente Vaqueros,
una cittadina nei pressi di Granada, figlio primogenito di un ricco proprietario terriero. Trasferitosi a Madrid dopo la laurea in Legge, frequentò i circoli culturali della capitale, incontrando tra gli altri il pittore surrealista Salvador Dalí, il poeta Rafael Alberti e il
regista cinematografico Luis Buñuel. Amante della letteratura e del teatro, suonava il pianoforte e la chitarra flamenca, disegnava e dipingeva, rivelando in ogni ambito doti straordinarie.
Nel 1928 pubblicò la sua prima raccolta di liriche, Romancero gitano, poi nell’anno successivo, trasferitosi negli Stati Uniti, compose i versi di Un poeta a New York, dedicato ai neri
e agli emarginati d’America, e il Poema del canto profondo. Ritornato in Spagna nel 1932, si
dedicò alla messa in scena e alla scrittura di opere teatrali. Scoppiata in Spagna la guerra civile, fu arrestato per aver fondato l’Associazione degli intellettuali antifascisti e fucilato a Viznar, vicino a Granada, nel 1936 [ T11]. Solo nel 1954 l’intera produzione letteraria di García
Lorca fu raccolta e pubblicata a Madrid.
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L’amore 865
guida alla lettura
Il testo Se Maria del Carmen, la donna a cui è dedicata questa canzone, fosse un paese, il poeta si perderebbe nel suo abbraccio, assaporando ogni delizia della sua bellezza: gli occhi freschi e ingenui, la bocca sorridente, le braccia e il volto delicato, il seno palpitante, le «oscure profondità» del suo corpo magnifico.
Il corpo della donna Ci troviamo di fronte a un ritratto di donna diverso da quello spirituale e idealizzato tipico della letteratura medievale [ R3 guida alla lettura]: qui in primo piano c’è il «corpo»
della donna, descritto in tutta la sua prorompente fisicità. Il poeta ne esalta la bellezza e il mistero, passando dagli occhi (come sempre specchio dell’anima e prima porta di accesso del sentimento: R3) fino alle
parti più sensuali e intime.
Metafore e motivi Non si tratta però di una semplice descrizione realistica. Il poeta anzi fa ricorso
a una serie di metafore* molto particolari e insolite: la donna paragonata a un paese, la bocca come una
tastiera di pianoforte, il volto morbido come il velluto. Inoltre, compaiono motivi* tipicamente letterari,
ripresi addirittura dalla poesia medievale: il sorriso della donna è «ineffabile», cioè indescrivibile, il suo
mistero è oscuro e profondo.
Il colore castano Su tutto poi spicca una notazione di colore che accompagna l’intera lirica: il
castano degli occhi e dei capelli della donna si trasferisce sul paese, sul vento, sulla poesia stessa che
si intitola Canzone castana. Il carattere scuro e passionale della donna, come il colore bruno-rossiccio delle castagne, impregna di sé ogni cosa: i luoghi, l’aria, le parole.
attività
Comprendi
1.
Quali particolari del corpo della donna sono elencati dal poeta? Quali sono descritti realisticamente? Quali attraverso metafore* o soltanto allusi? Rispondi alle domande negli spazi sottostanti:
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
2.
Spiega il significato del termine «ineffabile», anche in riferimento alle poesie dello Stilnovo che
conosci.
...........................................................................................................................................................
3.
Completa la tabella alla pagina seguente, specificando il significato proprio, denotativo*, e quello
figurato, connotativo*, che le parole assumono nella poesia:
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
parola
significato denotativo
significato connotativo
«paese»
piccolo agglomerato urbano
............................................................
«castano»
del colore della ...................................
............................................................
«tastiera»
insieme di ...........................................
il sorriso della donna, che ..................
«velluto»
tessuto ................................................
............................................................
Analizza
4.
Individua l’anafora* presente nel componimento e spiega in che cosa consiste questa figura retorica.
...........................................................................................................................................................
5.
Come detto, la donna è descritta nei suoi aspetti sensuali, cioè che catturano e coinvolgono i sensi del poeta. Suddividi le parole in base al campo semantico* interessato, completando la tabella
sottostante:
vista
udito
olfatto
tatto
gusto
«castano»
«suonando»
«vento»
«abbraccio»
«bocca»
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
C’è un aggettivo che può essere inserito in ogni colonna, perché indica una sensazione di piacere
riferita ai vari sensi. Esso rappresenta dunque, la sintesi finale della bellezza della donna. Sai individuarlo?
...........................................................................................................................................................
R8
Amo in te
Nazim Hikmet
Nel 1938 Hikmet fu condannato dal governo
turco a 28 anni e 4 mesi di reclusione per la sua
opposizione politica. Dalla prigione di Bursa,
in Anatolia, scrisse poesie appassionate alla
donna di cui era innamorato, Münevver Andaç. Nel 1950, grazie alle insistenze di un comitato di liberazione composto anche da intel-
Autore Nazim Hikmet (poeta
turco, 1902-1963)
Opera Poesie d’amore
Prima edizione 1962
Genere poesia lirica
Temi l’amore per la donna ha
un carattere avventuroso, come un viaggio
di scoperta; l’amante ricerca l’impossibile e
non si fa mai prendere dalla disperazione
Strumenti denotativo/connotativo [ P
scheda 2, § 2]; figure retoriche [ P scheda
5]; motivi e parole-chiave [ P scheda 6]
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L’amore 867
lettuali e artisti dell’epoca, fu scarcerato e sposò la donna. Ma, a causa delle forti pressioni da parte del
governo turco, fu costretto ad abbandonare la patria e trascorse il resto della sua vita in esilio. La moglie
e il figlio però non poterono seguirlo. Questo testo risale al 1943, durante il periodo della prigionia.
5
10
Amo in te
l’avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l’impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.
Amo in te l’impossibile
ma non la disperazione.
da Poesie d’amore, Mondadori,
Milano 1963
memo
Passione indica un sentimento forte, in particolare un amore sensuale, appunto passionale.
Può indicare anche un interesse, una predilezione (la passione per la musica, ecc.).
Nel significato proprio derivato dal latino
indica sofferenza (la Passione di Cristo),
patimento.
2. polo: indica le regioni estreme della terra; ma è anche il punto cardinale che guida il viaggio della nave: allo stesso modo, la donna è stella polare per il poeta.
4. audacia: coraggio, sfrontatezza.
9. sudato affamato infuriato: il poeta è stanco, affamato e in preda
all’impeto della passione.
10. ho la passione del cacciatore: la ricerca d’amore è come una caccia appassionante.
l’autore
Nazim Hikmet
Nazim Hikmet nacque a Salonicco, allora parte dell’Impero turco, nel
1902; tra il 1921 e il 1928 soggiornò a Mosca, entrando in contatto con
la cultura sovietica d’avanguardia. Visse in Turchia ma a causa delle sue idee politiche, che
si opponevano alla dittatura del generale Kemal Atatürk, nel 1938 fu condannato a 28 anni di
carcere. Nel 1950 fu liberato, lasciò il paese turco e si trasferì in Russia, dove morì a Mosca
nel 1963. Le principali raccolte della sua vasta produzione di poesie sono In quest’anno
(1940) e Poesie d’amore (1933-62). Ha scritto anche opere teatrali come Ma non è mai esistito Ivan Ivanovic (1956), satira del burocratismo staliniano, e un romanzo autobiografico, I
romantici, pubblicato postumo in Francia nel 1963.
guida alla lettura
Il testo Il testo può essere suddiviso in tre parti. Nella prima (vv. 1-6) l’amore per la donna è visto come una continua sfida per l’innamorato. Nella storia d’amore con lei egli rivive l’avventura dei viaggi per
mare, il coraggio di osare, l’ansia di continue scoperte. Per questo il suo amore appare proiettato verso traguardi lontani e impossibili da realizzare. La seconda parte (vv. 7-11) è come un intermezzo descrittivo, nel quale si rappresenta una scena di caccia in una foresta. Il poeta è l’animale cacciatore, pronto a mordere la carne
della preda. La donna è la preda inseguita e puntata con lo sguardo. Lo scenario è una radura soleggiata, nella quale l’amante-cacciatore si aggira spinto da una sete inestinguibile e da una fame ardente. I due versi con-
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
clusivi (vv. 12-13) riprendono l’espressione con cui si chiudeva la prima parte, completando il messaggio del
testo: l’innamorato cerca sempre l’impossibile, ma non per questo perde la speranza di raggiungerlo.
Immagini e motivi L’amore del poeta si esprime attraverso immagini molto concrete e dense di
passione. La nave che si lancia nel mare oceanico, il giocatore che sfida la sorte, la foga del cacciatore
comunicano immediatamente l’intensità del sentimento. La donna è rappresentata attraverso motivi* più o
meno originali: è tradizionale quello degli «occhi» attraverso i quali si fa breccia la passione; più particolare quello della «carne» pronta a essere aggredita dai morsi dell’amante.
L’allegoria del desiderio La scena centrale della poesia è un’allegoria* che rappresenta l’amore
come una caccia che non ha mai fine. Ma non per questo il poeta ha perso la speranza di ottenere l’amore della donna. Anzi, proprio questa tensione senza fine, questa ricerca delle cose lontane e impossibili
prolungano la passione all’infinito, mantenendo sempre vivo il desiderio.
attività
Comprendi
1.
Quali sono le «cose lontane» che il poeta paragona alla ricerca della sua donna?
...........................................................................................................................................................
2.
A quali figure viene paragonato l’innamorato? Che cos’hanno secondo te in comune queste figure?
...........................................................................................................................................................
Analizza
3.
Ritrova nel testo l’anafora* presente e spiega in che cosa consiste questa figura retorica:
...........................................................................................................................................................
4.
Spiega la similitudine* del v. 7:
...........................................................................................................................................................
Approfondisci
5.
Hikmet è uno scrittore di cultura e tradizione «orientale». Noti somiglianze e/o differenze nella
rappresentazione dell’amore, nella concezione della donna, nell’uso di immagini e motivi, rispetto agli autori di tradizione «occidentale» che hai letto o conosci? O rispetto alla tua personale idea?
Puoi approfondire il tema effettuando anche una ricerca sul ruolo della donna e dell’amore nella
società occidentale e orientale. La poesia rispecchia la società? Motiva la tua risposta.
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L’amore 869
l’autore
Eugenio Montale
Eugenio Montale nacque nel 1896 a Genova e lì si diplomò in ragioneria. Alla scoppio della prima guerra mondiale venne richiamato alle armi e partecipò al conflitto, combattendo in trincea, in Trentino. Dopo il congedo rientrò a
Genova e, seguendo le proprie inclinazioni letterarie e musicali (cantava da baritono), entrò
in contatto con gli ambienti intellettuali della città. Nel 1925 pubblicò la sua prima raccolta
di poesie, Ossi di seppia [ U6 approfondisci «Ossi di seppia»], che ebbe inizialmente una
tiepida accoglienza. Nello stesso anno prese posizione contro il fascismo, firmando il Manifesto degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce. Trasferitosi a Firenze nel
1926, s’inserì rapidamente nella vita culturale della città e lavorò in una casa editrice, frequentando il famoso caffè «Giubbe Rosse», dove si riunivano molti intellettuali di quegli
anni.
A Firenze Montale incontrò Drusilla Tanzi, la donna che divenne poi sua moglie, e Irma
Brandeis, una giovane studiosa americana con cui ebbe una relazione di alcuni anni; queste
due donne influirono molto sulla sua vita e sulla sua poesia. Nel 1939 veniva pubblicata la
seconda raccolta di poesie, Le occasioni. Alla fine della guerra Montale si trasferì a Milano,
assunto dal «Corriere della Sera». Nel 1956 apparve la terza raccolta di poesie, La bufera e
altro. Nel 1962 sposò Drusilla Tanzi, che gli era sempre rimasta accanto ma che morì un anno dopo. Divenuto ormai noto in tutto il mondo, ricevette importanti riconoscimenti nazionali e internazionali, culminati nel 1975 con l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura. Qualche anno prima, nel 1971, era stata pubblicata la quarta grande raccolta montaliana, Satura, che conteneva anche le precedenti poesie di Xenia (dedicate alla moglie e pubblicate nel 1966).
Morì a Milano nel 1981 partecipando fino all’ultimo, nonostante l’aggravarsi del suo stato di salute, al dibattito culturale italiano.
R9
Ho sceso, dandoti
il braccio, almeno
un milione di scale
Eugenio Montale
Montale ricorda la moglie Drusilla Tanzi,
morta nel 1963. Quante volte la donna, affetta da una grave miopia, ha sceso le scale
sostenendosi al braccio del marito! Ma solo
adesso che la donna è morta il poeta comprende l’importanza di quel gesto quotidiano: in realtà era lei, con la «vista» del suo
buon senso, che sorreggeva il marito nel difficile cammino della vita.
Autore Eugenio Montale
(poeta italiano, 1896-1981)
Opera Satura
Prima edizione 1971
Genere poesia lirica
Temi il poeta ricorda con
commozione la moglie scomparsa e
la sua apparente debolezza, che era invece
per lui un punto di riferimento importante
Strumenti verso libero [ P scheda 3, §
4]; rima e assonanza [ P scheda 4]; figure
retoriche [ P scheda 5]; parola-chiave [
P scheda 6, § 1]
link
Puoi approfondire
l’opera e continuare la lettura della poesia di Eugenio Montale U6 e V4.
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
5
10
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
da Tutte le poesie, Mondadori,
Milano 1984, p. 161
2. è il vuoto ad ogni gradino: senza la presenza della moglie tutto appare
vuoto e inutile.
memo
Pupilla letteralmente vuol dire
«piccola pupa», cioè piccola immagine riflessa nell’iride dell’occhio.
È l’apertura nell’occhio che consente il
passaggio della luce e dunque la vista.
Per questo indica anche ciò che l’uomo
ha di più prezioso (la mia pupilla).
3. Anche così... lungo viaggio: la vita è paragonata a un lungo viaggio che, ora che la moglie è scomparsa, sembra essere
stato troppo breve.
4. mi occorrono: mi servono.
5. le coincidenze: la metafora* del viaggio della vita continua
con l’uso di una tipica terminologia ferroviaria (le coincidenze,
le prenotazioni).
6. le trappole, gli scorni: gli inganni e le delusioni della vita.
6-7. di chi crede... che si vede: chi crede che la realtà sia
come appare si sbaglia; la vita non è mai come si crede.
11. le sole vere pupille: i soli veri occhi, capaci di vedere la
realtà delle cose. – sebbene tanto offuscate: nonostante la
miopia le avesse indebolite.
approfondisci
«Satura»
Satura (1971) è una delle ultime raccolte di Montale e comprende anche
le sezioni di Xenia dedicate alla moglie Drusilla Tanzi morta qualche tempo prima
(gli xenia erano nell’antichità i doni fatti agli ospiti che andavano via: così Montale con
la sua poesia rende l’ultimo delicato omaggio alla moglie scomparsa). Gli argomenti sono
spesso attinti dalla quotidianità, il tono è disincantato, satirico, di irrisione e rifiuto verso un
mondo che il poeta non capisce più e nel quale ha perso i suoi punti di riferimento.
guida alla lettura
La raccolta: gli «Xenia» La lirica appartiene a una delle ultime raccolte pubblicate da Montale,
Xenia. Il titolo intende ricollegarsi alla consuetudine latina di fare doni agli stranieri (chiamati xenia)
che andavano via dopo essere stati ospiti in casa. In questo caso il dono è quello dei versi; l’ospite che non
è più su questa terra è la moglie del poeta Drusilla Tanzi, scomparsa nel 1963. La donna, a causa di una forte miopia, portava grossi occhiali ed era affettuosamente soprannominata Mosca dal poeta [ R1 approfondisci Il nome della donna].
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L’amore 871
Il testo Il testo, composto da versi liberi*, può essere suddiviso in due parti introdotte da un’affermazione che si ripete quasi identica («Ho sceso...», vv. 1 e 8).
Nella prima parte (vv. 1-7) il poeta ricorda quando la donna, per via della debole vista, scendeva le scale reggendosi a lui: un’azione abituale ripetuta milioni di volte che ora, senza la sua compagna, non ha più
senso. Nella sua solitudine il poeta ripensa a quel gesto e al lungo cammino della vita: quella vissuta insieme sembra passata in fretta, quella da vivere da solo è ormai un penoso stillicidio. Non c’è più voglia di illudersi, la vita ha svelato già le sue «trappole» e i suoi inganni.
Nella seconda parte (vv. 8-12) il ricordo è interpretato alla luce dell’esperienza presente: la grave miopia
che obbligava la donna ad appoggiarsi al braccio del marito la rendeva apparentemente debole, ma in realtà
il suo sano senso pratico le consentiva di «guardare» oltre le apparenze.
La situazione appare quindi rovesciata: era il poeta a reggersi alla donna, al suo carattere forte che lo guidava nelle difficoltà della vita.
Il cammino della vita Con una metafora* molto comune il poeta paragona la vita a un cammino, nel quale si intrecciano i diversi aspetti dell’esistenza. Questo contrasto emerge dalle frequenti antitesi* («un milione» / «il vuoto»; «breve» / «lungo»; «vede» / «offuscate») presenti nel testo. La vita appare
così come un percorso accidentato, da affrontare insieme, reggendosi e sostenendosi a vicenda per sfuggire alle «trappole», agli «scorni», all’aspetto ingannevole delle apparenze.
Le pupille In questa vita Montale non trova più un senso e una direzione perché ha perso il faro, la
sua guida. Mosca infatti era capace di gettare uno sguardo lucido e lungimirante sulla realtà, nonostante le sue «pupille... offuscate». Ma la parola «pupilla» [ memo] richiama anche la dolcezza del ricordo
del poeta, per il quale la donna era quanto di più caro e prezioso egli avesse.
Marc Chagall, «Il compleanno», 1915
[Museum of Modern Art, New York]
Clip Art
L’amore secondo Chagall
Nato in Russia, il pittore di origini ebree Marc Chagall (1887-1985) incarna perfettamente il tipo dell’artista eccentrico e originale, poeta e sognatore. Fra i temi della sua produzione l’amore occupa un posto particolare. Ancora giovane, nel 1909 Chagall incontra Bella Rosenfeld, di cui si
innamora profondamente e a cui dedica molte delle sue tele. Riesce a sposarla nel 1915 e da quel momento l’influenza di questo felice rapporto è
facilmente riscontrabile nell’armonia figurativa che permea le sue opere: il quadro intitolato Il
compleanno ne è un esempio. Dipinta a un anno dallo scoppio della prima guerra mondiale, l’opera non lascia trasparire nulla degli sconvolgimenti che circondavano l’artista: ciò che emerge
con forza e leggiadria allo stesso tempo è il sentimento reciproco della coppia, un tenero bacio che
fa perdere peso, ma non consistenza, ai due amanti. La descrizione minuziosa dei dettagli dell’appartamento rimanda alla felicità di cui evidentemente quel luogo è testimone, alla concretezza di
un amore che esiste nella realtà. «Bastava che aprissi la finestra della stanza – scriveva Chagall –
e subito entravano d’impeto insieme a lei l’azzurro, l’amore ed i fiori. Vestita tutta di bianco o tutta di nero, già da tempo lei si aggira come uno spirito nei miei quadri, come ideale della mia arte».
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
attività
Comprendi
1.
Riassumi il contenuto delle due parti, sintetizzando il messaggio trasmesso dal poeta.
Prima parte: il poeta ricorda ...........................................................................................................
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
Seconda parte: il poeta interpreta quel ricordo ...............................................................................
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
2.
Gli occhi di Drusilla Tanzi, moglie di Montale, sebbene offuscati da una grave miopia, erano una guida per il poeta. Che cosa erano in grado di cogliere? Quale senso profondo della vita percepivano?
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
Analizza
3.
La poesia si apre con un’iperbole*: individuala e spiega in che cosa consiste questa figura retorica.
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
4.
Osserva il livello metrico della poesia: ci sono versi regolari? Ci sono rime*? E assonanze*?
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
5.
«Pupille» è una parola-chiave del componimento: che significati rappresenta per Montale?
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
Approfondisci
6.
La poesia ci invita a riflettere sui tanti gesti quotidiani che spesso compiamo con noncuranza. Pensa a qualcosa che compi meccanicamente ogni giorno (andare a scuola, parlare con gli amici, guardare la televisione, ecc.) e rifletti sul valore di quei gesti. Quale particolare significato assumono?
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R10
Ricevo da te
questa tazza
Valerio Magrelli
L’amore è un’opera paziente di mosaico, che
incolla i pezzi di memoria e di sentimenti
frantumati e dispersi dal tempo.
5
10
Ricevo da te questa tazza
rossa per bere ai miei giorni
uno ad uno
nelle mattine pallide, le perle
della lunga collana della sete.
E se cadrà rompendosi, distrutto,
io, dalla compassione,
penserò a ripararla,
per proseguire i baci ininterrotti.
E ogni volta che il manico
o l’orlo si incrineranno
tornerò a incollarli
finché il mio amore non avrà compiuto
l’opera dura e lenta del mosaico.
da Poesie (1980-1992) e altre poesie,
Einaudi, Torino 1996
L’amore 873
Autore Valerio Magrelli (poeta italiano, nato nel 1957)
Opera Nature e venature
Prima edizione 1987
Genere poesia lirica
Temi il poeta ritrova in un
oggetto d’uso quotidiano l’idea dell’amore come dono e come opera paziente di
costruzione
Strumenti verso [ P scheda 3]; assonanza/consonanza [ P scheda 4, § 3]; figure
retoriche [ P scheda 5]; motivo [ P scheda 6, § 2]
memo
Il mosaico è una tecnica decorativa per pareti o pavimenti. Il nome deriva dal latino musaicum opus, cioè «opera delle Muse». Le
Muse erano le divinità protettrici delle arti.
Il museo è infatti il tempio delle Muse, il
luogo dove sono custodite le opere d’arte.
2-3. ai miei giorni uno ad uno: giorno dopo giorno, quotidianamente.
4. nelle mattine pallide: all’alba, o nei mattini di nebbia: l’amore del
poeta andrà avanti pazientemente con qualunque tempo o in qualunque
momento del giorno.
4-5. le perle... della sete: l’immagine è composta di due diverse
metafore*: l’amore è visto come una sete, un’esigenza vitale da soddisfare ogni giorno; per questo è anche come una lunga collana di perle,
di giorni da infilare l’uno dietro l’altro.
11. si incrineranno: si creperanno con una fenditura sottile.
14. dura e lenta: faticosa e paziente. – mosaico: composizione decorativa realizzata con tasselli di pietra, vetro o ceramica variamente colorati e incollati l’uno accanto all’altro.
l’autore
Valerio Magrelli
Valerio Magrelli è nato a Roma nel 1957. È docente presso l’Università
di Pisa di Letteratura e lingua francese, dalla quale ha tradotto poeti
importanti come Stéphane Mallarmé, Paul Verlaine e Paul Valéry. Ha esordito con la raccolta di poesie Ora serrata retinae (1980), cui sono seguite Nature e venature (1987) ed Esercizi di tiptologia (1992) poi riunite, con aggiunte, in Poesie e altre poesie (1996). Collabora a
quotidiani e riviste (nel 1999 è uscito il volumetto Didascalie per la lettura di un giornale
1999) e ha ultimamente pubblicato il testo narrativo Nel condominio di carne (2003). Ha curato l’antologia Poeti francesi del Novecento e dirige una collana di poesia contemporanea.
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
guida alla lettura
Struttura del testo Il testo è in versi liberi*, raggruppabili in tre strofe: due di 5 versi, una centrale di 4 (endecasillabi* e settenari*).
Il testo: il dono e la cura La prima parte (vv. 1-5) si concentra su un oggetto della vita quotidiana: una tazza rossa ricevuta in dono dalla quale ogni giorno il poeta berrà per placare la sua sete.
Nella seconda parte (vv. 6-9) Magrelli afferma che avrà cura di questo oggetto e sarà pronto a ripararlo se
cadendo si infrangerà. Andando in pezzi quell’oggetto, simbolo di un rapporto d’amore, si infrangerebbe infatti anche la lunga catena di baci degli innamorati e il poeta stesso si sentirebbe «distrutto» dal dolore.
Nell’ultima parte (vv. 10-14) egli si dichiara disponibile a proseguire la sua paziente opera di restauro
ogniqualvolta le crepe dell’usura minacceranno di rompere l’orlo o il manico della tazza.
Una poesia su una tazza? Protagonista di questa lirica è un oggetto in apparenza «poco poetico»,
legato all’uso quotidiano: una tazza. Ma si capisce subito che essa rappresenta qualcos’altro: è simbolo*
di un rapporto sentimentale, che potrà appagare ogni desiderio d’amore a patto che si conservi intatto nel tempo. Ogniqualvolta si manifesteranno le prime incrinature, che inevitabilmente si fanno breccia nei sentimenti, il poeta sarà sempre pronto a ricostruire i pezzi di questa storia d’amore, per non interrompere un lungo rapporto di affetto.
La fragilità dell’amore Un’interpretazione della poesia in questa direzione è per altro confermata
da due citazioni che Magrelli inserisce all’inizio dei versi: la prima è dell’inglese W.H. Auden, tratta
da un lungo poema nel quale accanto a una serie di immagini che riguardano lo scorrere del tempo, si legge: «e la crepa nella tazza apre / un sentiero alla terra dei morti»; la seconda è di R.M. Rilke [ U4], che
utilizza il paragone «come quando una crepa / attraversa una tazza» per rendere l’idea delle cose che esposte all’usura del tempo si consumano. L’amore è come questo fragile recipiente, del quale la donna fa dono
all’uomo, a patto che lui se ne prenda cura, proteggendolo dalle crepe del tempo.
Lo scorrere del tempo L’idea del passare del tempo è espressa anche da una serie di metafore*
che richiamano la catena di eventi, lo scorrere delle cose: la «lunga collana» di perle, la catena di «baci
ininterrotti», le tessere del «mosaico» pazientemente accostate l’una accanto all’altra.
attività
Comprendi
1.
Alla luce del commento letto, che cosa rappresenta secondo te il colore rosso della tazza?
...........................................................................................................................................................
2.
Che cosa si ripromette di fare il poeta, una volta ricevuta la tazza?
...........................................................................................................................................................
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R
3.
L’amore 875
Nei vv. 6-7 da che cosa si capisce lo stretto legame fra l’uomo e l’oggetto?
...........................................................................................................................................................
Analizza
4.
Il testo è in versi liberi*, ma si individuano anche misure tradizionali. Trova esempi di:
settenari: v. ..., 7, ...
endecasillabi: v. ..., 4, ...
Che particolarità ha il v. 10? .............................................................................................................
5.
È possibile anche individuare alcune assonanze* e consonanze*:
assonanze: perle : ... ...; ... ... : mosaico
consonanze: uno : ... ...; ... ... : ... ...
Approfondisci
6.
L’idea fondamentale della poesia è la necessità di conservare intatti i propri sentimenti dal passare del tempo. Il tema è analogo a molte altre poesie, soprattutto d’amore. Confronta questa poesia
con il carme del poeta latino Catullo [ R1] e individua anche un motivo in comune.
...........................................................................................................................................................
l’autrice
Patrizia Valduga
Patrizia Valduga è nata a Castelfranco Veneto nel 1953 e vive a Milano. Ha
tradotto i sonetti di John Donne, Stéphane Mallarmé, Paul Valéry, ed è stata compagna del poeta Giovanni Raboni [ T9]. Ha pubblicato le raccolte Medicamenta (1982),
Medicamenta e altri medicamenta (1989), Donna di dolori (1991), Requiem (1994), Corsia degli
incurabili (1996), Cento quartine e altre storie d’amore (1997), Quartine. Seconda centuria (2001).
R11
Quartine d’amore
Patrizia Valduga
Autrice Patrizia Valduga (poetessa italiana, nata nel 1953)
Opera Cento quartine e altre
storie d’amore
Prima edizione 1997
Genere poesia lirica
Temi dialogo tra uomo e donna: l’amore
coinvolge solo i sensi o anche il cervello?
Strumenti verso [ P scheda 3]; rima e sistemi strofici [ P scheda 4]; figure retoriche [
P scheda 5]; motivo [ P scheda 6, § 2]
Patrizia Valduga ha innovato la poesia d’amore pur utilizzando forme tradizionali come
la quartina, di cui presentiamo due esempi
tratti da Cento quartine e altre storie d’amore.
Si tratta di un dialogo fra due amanti: l’uomo
invita la donna ad abbandonarsi al piacere dell’amore fisico; ma la donna ha bisogno di un coinvolgimento anche emotivo e intellettuale.
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Pagina 876
3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
4
2.
«Tu mandali a dormire i tuoi pensieri,
devi ascoltare i sensi solamente;
sarà un combattimento di guerrieri:
combatterà il tuo corpo e non la mente.»
4
3.
Ho paura di te: sei così bello!
Non affogarmi in notti tanto nere
se prima non mi apri nel cervello
la porta che resiste del piacere.
da Cento quartine e altre storie
d’amore, Einaudi, Torino 1997
memo
L’immagine della porta è spesso utilizzata
con valore simbolico. Essa rappresenta un
passaggio da una condizione a un’altra. L’espressione doors of perception del poeta inglese William Blake (1757-1827), per indicare l’accesso a un’altra dimensione, diede
l’idea al cantante Jim Morrison (1943-1971)
per il nome della band musicale The Doors.
1-4. «Tu mandali... la mente»: il discorso dell’uomo è riportato fra
virgolette; egli invita la donna a un «combattimento» di «sensi», un
amore esclusivamente fisico vissuto senza sensi di colpa.
1-4. Ho paura... del piacere: la donna esita ad abbandonarsi al «piacere», e chiede all’uomo di vincere le resistenze della sua mente (cervello), in modo da potersi gettare a capofitto in una passione travolgente
(affogarmi in notti tanto nere).
guida alla lettura
La struttura Cento quartine e altre storie d’amore raccoglie cento quartine* di endecasillabi* in
rima*, che riportano le battute di un dialogo immaginario fra due amanti.
Il testo: l’invito dell’uomo Nella prima quartina, a parlare è l’uomo che invita la donna ad ascoltare il richiamo dei sensi senza farsi troppi problemi: per lui l’amore è un combattimento fisico, e non
uno scontro di intelligenze.
La risposta della donna La donna dapprima manifesta la sua paura ad affidarsi totalmente tra le
braccia di un uomo di cui teme il fascino: accetterà di farsi coinvolgere in notti d’amore appassionate
solo quando l’amante avrà trovato la chiave di accesso al suo «cervello», per lei importante fonte di piacere al pari del corpo.
L’amore è una lotta Nelle due quartine si fronteggiano due opposti punti di vista, uno per così dire
tipicamente «maschile», l’altro «femminile». L’uomo vive la passione senza sensi di colpa, liberandosi degli scrupoli di coscienza con modi sbrigativi («Tu mandali a dormire...»). L’autrice esprime questa mentalità attraverso una metafora* molto comune fin dalla letteratura antica, quella dell’amore come «combattimento» dei corpi.
L’amore è una porta La donna vive un maggior coinvolgimento emotivo e mentale; per lei la passione più totale sarà possibile solo quando il compagno sarà riuscito a entrare in sintonia col suo «cervello». Il punto di vista femminile è più complesso e meno impulsivo. L’autrice utilizza per questo una metafora* più difficile, quella della «porta» del piacere che gli innamorati devono varcare per accedere insieme alla passione.
Un linguaggio colloquiale All’interno di una forma letteraria tradizionale come la quartina di
endecasillabi, la Valduga riesce a proporre un discorso attuale, in termini chiari e con un linguaggio
esplicito e colloquiale («Tu mandali a dormire... Ho paura di te: sei così bello...»). Ma il tono si mantiene
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sempre sostenuto, soprattutto nelle parole della donna: compaiono infatti un’allitterazione* («in notti tanto nere») e un iperbato* che, invertendo l’ordine normale del discorso, riproduce la complessità del pensiero femminile («la porta che resiste del piacere»).
attività
Comprendi
1.
A chi appartengono le voci che si parlano in queste due quartine?
...........................................................................................................................................................
2.
Perché secondo te l’autrice riporta solo il discorso dell’uomo fra virgolette?
...........................................................................................................................................................
3.
Riassumi in breve le posizioni espresse dai due interlocutori sull’amore, completando la tabella:
per lui...
per lei...
un istinto, ..................................
una passione che .......................
...................................................
...................................................
la metafora* utilizzata
...................................................
...................................................
il linguaggio usato
...................................................
...................................................
l’amore è...
Analizza
4.
Attribuisci all’uomo o alla donna (o a entrambi) le caratteristiche sotto riportate, motivando la tua
scelta come nell’esempio:
a.
Impulsività: atteggiamento di chi agisce istintivamente.
L’uomo è impulsivo perché dà la preminenza ai sensi
b.
Risolutezza: ......................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
c.
Timore: .............................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
d.
Sensualità: .........................................................................................................................................
L’uomo è sensuale perché .................................................................................................................
La donna è sensuale perché ..............................................................................................................
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
La Valduga utilizza forme e versi tradizionali: individua nello spazio sottostante lo schema metrico delle quartine.
5.
...........................................................................................................................................................
Approfondisci
6.
In un’intervista del 2000 Patrizia Valduga ha dichiarato: «Non so mai di che cosa parlerò nei miei
versi [...] che vengono fuori da soli. Scrivere non è per me un mestiere: come quando si sta talmente male che bisogna prendere qualcosa [...] scrivere per me è dunque davvero una medicina». Partendo dalla poesia letta e da questa citazione, scrivi un testo argomentativo seguendo le affermazioni riportate nella seguente scaletta:
a.
b.
la scrittura fa emergere ansie, problemi e preoccupazioni talvolta inconsapevoli;
mettere nero su bianco le proprie emozioni rende capaci di osservarle e analizzarle dall’esterno,
con maggiore imparzialità e con minore coinvolgimento emotivo;
alcune forme di scrittura autobiografica (la poesia, il diario personale, la lettera, ecc.) hanno un
valore terapeutico, cioè servono a riconoscere un disagio e a curarlo;
le forme di scrittura autobiografica hanno grande successo presso i giovani e gli adolescenti, perché essi attraversano un’età critica in cui è più facile vivere momenti di disagio.
c.
d.
R12
Amore
a prima vista
Wislawa Szymborska
Autrice Wislawa Szymborska
(poetessa polacca, nata nel
1923)
Opera Vista con granello di
sabbia
Prima edizione 1957
Genere poesia lirica
Temi gli innamorati credono che l’amore a
prima vista esista e nasca all’improvviso; in
realtà una sottile catena di eventi già da tempo li stava avvicinando...
Strumenti figure retoriche [ P scheda 5];
tema e motivo [ P scheda 6, § 2]
Come comincia un amore? Esiste il colpo di
fulmine? Gli innamorati sono convinti di sì.
Ma la poetessa, capace di leggere nel «libro
degli eventi», sa che ogni cosa che accade è
solo la diretta conseguenza di tanti atti precedenti, magari involontari, apparentemente
irrilevanti. E quando il caso si trasforma in destino, le vite degli innamorati finalmente si incontrano e
si uniscono.
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.
5
Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla tra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i
[corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
10
Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
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in qualche porta girevole?
uno «scusi» nella ressa?
un «ha sbagliato numero» nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
30
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.
35
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
13. ressa: folla di persone.
14. cornetta: il ricevitore del telefono.
19-21. il caso... in destino: la poetessa
distingue fra «caso», la successione caotica e
disordinata degli avvenimenti, e «destino», che
indirizza quegli eventi verso un certo fine; fino
a che i due si sono incrociati per sbaglio in una
porta girevole, tra la folla, per un disguido
telefonico, il caso giocava con loro, pronto a tra-
40
Ogni inizio infatti
è solo un seguito,
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
da Vista con granello di sabbia,
Adelphi, Milano 1993
sformarsi in destino.
24-25. e soffocando... con un salto: all’ultimo momento si dileguava con una risata; il caso
«gioca», scherza con le vite degli uomini facendo apparire casuale quello che non lo è.
26-27. segni... indecifrabili: il destino fu
preparato da piccoli segni, avvertimenti difficili
da interpretare: una foglia volata da una spalla
a un’altra, una palla finita tra i cespugli in un
gioco d’infanzia.
35-37. Vi furono... un tocco: gli innamorati
hanno forse attraversato le stesse porte (maniglie e campanelli), frequentato gli stessi luoghi
ma in tempi diversi (anzitempo).
43. il libro degli eventi: la vita è paragonata a
un libro, dove gli eventi sono già scritti e le pagine aperte; perché ogni fatto è conseguenza di un
altro, ogni «inizio» è solo una prosecuzione.
l’autrice
Wislawa Szymborska
Wislawa Szymborska è nata a Kornik, in Polonia, nel 1923. La sua prima
poesia è del 1945, e la prima raccolta Per questo viviamo del 1952. Fra gli
anni Cinquanta e Sessanta diresse la rivista Vita letteraria, ma perse l’incarico dimettendosi dal
Partito comunista con il quale era entrata in contrasto. Cominciarono anni di gravi conflitti sociali all’interno della Polonia, sfociati con lo sciopero del sindacato indipendente Solidarność
(«Solidarietà») e la proclamazione del colpo di Stato del generale Wojciech Jaruzelski. La Szymborska si legò agli ambienti dell’opposizione, rifiutando un premio statale per la raccolta Gente
sul ponte (1986) e ricevendone invece uno organizzato da Solidarność. Dopo la proclamazione
della Repubblica democratica polacca, la Szymborska ha pubblicato La fine e l’inizio (1993) e
nel 1996 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura. Oggi vive a Cracovia.
In Italia, soprattutto dopo il conferimento del Nobel, sono state pubblicate alcune sue raccolte o antologie che hanno contribuito a far conoscere la sua poesia: Vista con granello di
sabbia (1993), 25 poesie (1998), Taccuino d’amore (2002), Posta letteraria, ossia come
diventare (o non diventare) scrittore (2002).
Della sua opera ha detto: «Preferisco il ridicolo di scrivere poesie al ridicolo di non scriverle».
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
guida alla lettura
Come comincia un amore: il colpo di fulmine Tutti noi speriamo che prima o poi ci possa
capitare il «colpo di fulmine». Ma esiste davvero l’«amore a prima vista»? È quello che si chiede la
poetessa osservando due giovani innamorati talmente presi dall’intensità del loro sentimento che gli attribuiscono un carattere di unicità: pensano che sia stato «un sentimento improvviso», una scintilla che ha fatto accendere i loro cuori. Ma la poetessa, consapevole che la vita assume molto spesso la forma del dubbio,
oppone a questa «certezza» la sua «incertezza», e si domanda se le cose siano davvero andate così.
Il caso e il destino Gli innamorati sono sicuri di non essersi mai visti prima? A questa domanda
possono rispondere solo le strade, le scale, i corridoi per i quali già le loro vite si erano incrociate tante volte, come in un gioco di combinazioni (I e II strofa).
Gli innamorati infatti non lo ricordano, ma già da tempo il caso stava giocando con le loro vite, facendo
incontrare i loro cammini in circostanze fortuite: ponendoli faccia a faccia in qualche porta girevole, facendoli urtare tra la folla, mettendoli in contatto per un numero di telefono sbagliato (III e IV strofa).
Poi lentamente il caso si è trasformato in destino, che si divertiva ad allontanarli e riavvicinarli dileguandosi proprio nel momento cruciale. Dapprima il destino si è manifestato attraverso segnali impercettibili,
difficili da interpretare: una foglia volata da una spalla all’altra, un oggetto perduto e raccolto da terra, una
palla finita fra i cespugli e ripresa, ingressi e luoghi attraversati in tempi diversi, valigie accostate insieme
in un deposito bagagli, persino sogni uguali ma poi dimenticati al mattino (V, VI e VII strofa). I due innamorati erano più vicini di quanto non credessero, e la loro storia non è mai iniziata: è solo continuata, perché il libro della vita è sempre aperto a metà, non si sfoglia mai dalla prima pagina (VIII strofa).
Il libro degli eventi Il mondo, per la Szymborska, è rappresentato dalla metafora* del libro aperto: un libro fatto non di caratteri chiari, bensì indecifrabili, che non si può mai cominciare a leggere dall’inizio, perché gli eventi scorrono continuamente e si concatenano gli uni agli altri. Così, una foglia mossa
dal vento può essere il primo insignificante evento che fa nascere un amore; così il caso che governa la nostra
vita è sempre pronto a trasformarsi in destino. Gli innamorati, che vivono sensazioni nuove e spensierate,
credono di vivere tutto per la prima volta, di guardare il mondo con occhi nuovi, pensano che la loro storia
sia unica e irripetibile. Ma la poetessa, che sa leggere nei «segni, segnali» impercettibili dei mutamenti in
corso, sa che non è così.
La forma dubitativa Secondo la Szymborska nel mondo non esistono certezze. L’unico approccio
possibile alla realtà è la forma del dubbio. Si spiega così l’utilizzo frequente della forma interrogativa
(nel testo compaiono ben sei punti di domanda), di un tono spesso dubitativo («forse», vv. 28 e 39; «chissà»,
v. 33), di verbi che esprimono possibilità, e non certezze («Vorrei chiedere... Li stupirebbe molto sapere»).
attività
Comprendi
1.
Riassumi brevemente il contenuto delle otto strofe di cui è composta la poesia, completando la
tabella alla pagina seguente:
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strofa
versi
L’amore 881
contenuto
1-4
gli innamorati hanno la certezza di essersi innamorati a prima vista; ma non è così
II
.............
....................................................................................................................................
III
.............
....................................................................................................................................
IV
.............
....................................................................................................................................
V
.............
....................................................................................................................................
VI
.............
....................................................................................................................................
VII
.............
....................................................................................................................................
VIII
.............
....................................................................................................................................
I
2.
3.
Riepiloga tutti gli eventi fortuiti in cui, secondo la poetessa, i due si erano già visti e incontrati.
Spiega la differenza fra «caso» e «destino».
Analizza
4.
«È bella una tale certezza / ma l’incertezza è più bella»: quale figura retorica di sintassi dispone
in maniera incrociata gli aggettivi e i sostantivi in questi due versi?
...........................................................................................................................................................
5.
«Il caso stava giocando con loro / [...] gli tagliava la strada / e soffocando una risata / si scansava con un salto»: quale figura retorica compare in questi versi, in cui il caso assume comportamenti tipicamente umani?
...........................................................................................................................................................
6.
Spiega il significato di questa metafora*, «il libro degli eventi / è sempre aperto a metà»:
...........................................................................................................................................................
Approfondisci
7.
8.
Secondo te esiste l’amore a prima vista? Condividi il pensiero della poetessa? Motiva le tue risposte.
Rileggi quante più poesie di questo modulo e completa la sottostante tabella riassuntiva:
testo
secondo l’autore
l’amore è...
R1
Gaio Valerio Catullo
..............................................................................................................
R2
...................................... ..............................................................................................................
R3
...................................... ..............................................................................................................
R4
...................................... ..............................................................................................................
R5
...................................... ..............................................................................................................
R6
...................................... ..............................................................................................................
R7
...................................... ..............................................................................................................
R8
...................................... ..............................................................................................................
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...................................... ..............................................................................................................
R10
...................................... ..............................................................................................................
R11
...................................... ..............................................................................................................
R12
...................................... ..............................................................................................................
9.
Quali fra queste affermazioni condividi di più? Su quali non sei d’accordo? Motiva le tue risposte.
Adesso la parola spetta a te: prova a esprimere in versi i tuoi sentimenti! Puoi cominciare anche
mettendo insieme citazioni dalle varie poesie lette o da altre che conosci, poi lentamente provare
a scrivere qualcosa di più originale.
R
l,amore
in sintesi
i concetti
i brani
L’amore è il sentimento più importante della vita di un uomo: per
questo, fin dalle origini, esso è stato identificato con la vita stessa,
giungendo addirittura a includere il suo sentimento opposto, l’odio.
R1 Godiamoci la vita,
o Lesbia mia
R2 Odio e amo
I poeti medievali cantano l’amore come un’esperienza soprattutto interiore, che ha sede nel cuore (centro vitale dell’individuo) e coinvolge l’immaginazione e il desiderio. La donna è la figura ideale verso
cui si concentrano tutti i pensieri, le parole e gli sguardi dell’innamorato. Essa può rimanere inconoscibile, e l’amore può trasformarsi nel peggior tormento; oppure viene paragonata a un essere divino, e l’amore
diviene fonte di serenità e beatitudine; oppure ancora è solo un’immagine della memoria, ma non per questo l’amore perde la sua intensità.
R3 Amor è uno desio
che ven da core
R4 Chi è questa che vèn,
ch’ogn’om la mira
R5 Tanto gentile e tanto
onesta pare
R6 Erano i capei d’oro
a l’aura sparsi
Nella letteratura straniera, questa forte idealizzazione del sentimento
amoroso non esclude l’esaltazione della sua carica erotica e passionale. Alcuni poeti accentuano la natura sensuale del rapporto con la
donna, che appare come una inebriante scoperta del corpo femminile o come un’avventura, una perenne caccia del desiderio.
R7 Canzone castana
R8 Amo in te
Nel Novecento, il sentimento è analizzato nella sua dimensione privata e intima. Assume per questo sfumature più delicate e riflessive.
I poeti si interrogano sul senso di una storia d’amore che sta nascendo, sulla vita di coppia che deve affrontare le insidie del tempo; o su
una storia finita che lascia l’uomo da solo alle prese con il dolore del
lutto e le delusioni della realtà.
R10 Ricevo da te questa
tazza
R9 Ho sceso, dandoti
il braccio, almeno
un milione di scale
L’amore visto dalle donne è osservato da una prospettiva nuova: talvolta ironica e capace di insinuare il dubbio nelle certezze degli innamorati; talvolta intima e passionale, capace di avviare un dialogo serrato con il partner maschile.
R12 Amore a prima vista
R11 Quartine d’amore
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R
l,amore
musica
R13
La cura
Manlio Sgalambro • Franco Battiato
5
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Testo Manlio Sgalambro
(filosofo italiano, nato nel
1924), Franco Battiato (cantautore italiano, nato nel 1945)
Musica Franco Battiato
Interprete Franco Battiato
Album L’imboscata
Anno 1996
Genere rock
Casa discografica Polygram
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza.
I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
Io sì, che avrò cura di te.
1. ipocondrie: disturbo nervoso caratterizzato da
una forte malinconia e dalla falsa opinione di essere affetto da altre gravi malattie.
7. correnti gravitazionali: in fisica, la reciproca
attrazione dei corpi celesti, in proporzione diretta
alle loro masse e inversa della loro distanza.
12. Tennessee: Stato centro-orientale degli Stati
Uniti, prima vera frontiera tra i coloni europei e gli
Indiani d’America.
18. all’essenza: alla parte più importante della
vita.
20. bonaccia: termine marinaro che indica lo stato del mare calmo e la totale assenza di vento, caratteristiche della stagione estiva.
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guida alla lettura
Una personalità eclettica Franco Battiato, catanese di origini, è una delle personalità più eclettiche nel panorama della musica italiana degli ultimi decenni: ha infatti spaziato dalla musica beat degli
anni Sessanta a quella etnica e rock, dalla classica alla leggera, fino a quella sperimentale con l’impiego di
strumentazioni elettroniche.
È anche un affermato pittore, e recentemente si è imposto come regista di film. Apartire dal 1994 si è avvalso nella stesura delle sue canzoni della collaborazione del filosofo Manlio Sgalambro, coautore anche di questo testo.
La complessità del testo Il testo, in effetti, non risulta di immediata e facile comprensione, proprio perché intriso di riferimenti a più discipline (storia, geografia, fisica, astronomia, ecc.).
Nella prima e nella terza strofa, l’uomo innamorato, che si esprime in prima persona («Io sì, che avrò
cura di te»), elenca una serie di propositi attraverso i quali, nel presente e nel futuro, vuole prendersi cura
in modo totalizzante della donna amata. Vuole innanzitutto proteggerla da ogni forma di male («Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo / dai fallimenti... / dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore / dalle ossessioni delle tue manie»), poi trasferirla in un luogo senza tempo dove renderla eternamente giovane («Supererò
le correnti gravitazionali, / lo spazio e la luce per non farti invecchiare»). La scrittura fa uso di tipici artifici poetici, come l’iperbole* («Supererò le correnti gravitazionali, / lo spazio e la luce per non farti invecchiare»), la metafora* e la similitudine* («Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto»).
Tutte le immagini tendono ad esaltare la devozione (la «cura») dell’uomo verso la donna di cui è innamorato, secondo una consuetudine tipica della poesia medievale italiana (Battiato, in una canzone del
1999 dal titolo Medievale, ha persino ripreso il testo di un poeta fiorentino del Duecento).
Indietro nel tempo... Nella strofa centrale l’innamorato appare smarrito nello spazio («Vagavo per
i campi del Tennessee / (come vi ero arrivato, chissà)») e nel tempo. La citazione del Tennessee, richiama infatti alla memoria la storia degli Indiani d’America. Nel XVIII secolo il territorio del Tennessee fu la
prima vera frontiera geografica tra i coloni, desiderosi di occupare le fertili pianure del Nordamerica, e gli Indiani, che furono costretti a retrocedere verso ovest: qui si consumarono sanguinose battaglie, simbolicamente rievocate dai «fiori bianchi» destinati ai caduti. Dunque, l’autore sottolinea come la sua esistenza abbia un
senso e una direzione solo se sostenuta dalla donna amata: solo la forza del pensiero d’amore è in grado di riportarlo al presente, lontano da ricordi dolorosi, sulle ali veloci del sogno («Più veloci di aquile i miei sogni /
attraversano il mare»).
Fuori dal tempo... Nell’ultima strofa, la prepotenza del sentimento d’amore si afferma nuovamente: l’autore e la sua donna appaiono in preda a un’esperienza irresistibile dei «corpi» e dei «sensi»: la
passione infatti coinvolge le percezioni sensoriali dell’innamorato («silenzio», «profumi», «luce»), fino a
fargli superare i limiti del tempo, dello spazio, della morte stessa («Supererò le correnti gravitazionali, / lo
spazio e la luce per non farti invecchiare. / E guarirai da tutte le malattie»).
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L’amore 885
attività
1.
2.
Con quali propositi l’innamorato intende prendersi cura della donna che ama?
Perché l’autore predilige nella prima e nella terza strofa l’uso dell’indicativo futuro?
Supererò le correnti gravitazionali, / lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
3.
4.
Perché per celebrare la donna amata l’innamorato intende compiere azioni umanamente impossibili?
Poni a confronto questa canzone con le liriche di Giacomo da Lentini [ R3] e Dante Alighieri [
R5]. Anche se secoli separano questi testi, è possibile ritrovare elementi comuni? Quali?
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3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia
R
l,amore
arte
R14
Il Bacio
Francesco Hayez
Autore Francesco Hayez (pittore italiano, 1791-1882)
Opera Il Bacio
Anno 1859
Tecnica olio su tela
Dimensioni 110 x 88 cm
Dove si trova Pinacoteca di Brera,
Milano
guida alla lettura
Un bacio struggente tra due amanti è il soggetto di questo quadro. I due personaggi, vestiti in abiti medievali, sono raffigurati in una particolare situazione: è il momento dell’addio furtivo, che prelude alla partenza del giovane dal cappello piumato. Al riparo da sguardi indiscreti, con i volti parzialmente celati, i
due si abbandonano l’un l’altra e il loro bacio suggella una promessa di eterno amore.
L’immagine è immediata, e sembra essere stata colta «dal vivo», quasi fosse una fotografia: il giovane ha
già un piede sulla scala, pronto a partire o a fuggire se qualcuno lo scoprisse; con un gesto tenero e possessivo, tiene tra le mani il viso dell’amata, baciandola lungamente.
L’intimità della scena è sottolineata dai morbidi passaggi chiaroscurali e dalla luce che dolcemente illumina la veste azzurra della ragazza. L’ambiente, sullo sfondo, è solamente accennato: una porta aperta, una
parete, una scala.
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L’amore 887
Il sentimento assume in questa opera un valore centrale, dominante; l’artista ha saputo tradurre in
immagine l’idealizzazione dell’amore, e l’ha descritto per suscitare in chi guarda la consapevolezza
del valore di questo sentimento. Nulla sappiamo dei due giovani, né del motivo per cui si devono separare: il pittore non vuole raccontarci la loro storia, ma indicare come l’amore sia un’esperienza preziosa, universale.
Il quadro, molto famoso, ebbe ai suoi tempi un successo grandissimo tanto da far affermare ad un critico
che «quando ti fermi e lo guardi a lungo, quei visi e quegli atti parlano al tuo cuore, e quasi dimentichi di
essere innanzi ad una fredda tela».
attività
1.
2.
3.
4.
5.
6.
a.
b.
c.
Qual è il soggetto del quadro?
L’immagine suscita una sensazione di melanconia oppure di felicità?
I due innamorati sono personaggi realmente esistiti oppure rappresentano l’amore ideale?
Perché l’ambiente sullo sfondo è disadorno, poco evidenziato?
Secondo te, l’immagine creata da Hayez rappresenta al meglio il sentimento d’amore? È ancora
attuale?
Molti artisti hanno raffigurato nelle loro opere questo sentimento. Te ne elenchiamo alcuni, con le
relative opere:
Auguste Rodin (scultore francese, 1840-1917), Il Bacio, 1889 [ Z2 Clip Art «Il bacio» di Rodin]
Gustav Klimt (pittore austriaco, 1862-1918), Il Bacio, 1907-8
Jean-Honoré Fragonard (pittore francese, 1732-1806), Il bacio rubato, 1788
Confronta questi o altri dipinti e sculture (puoi cercarli su Internet) con Il Bacio di Francesco Hayez
e discutine in classe.