Lettura 9 Recensione a Aldo Grasso

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Lettura 9 Recensione a Aldo Grasso
PierPan
Lettura 9 Recensione a Aldo Grasso
PIERLUIGI PANZA, RECENSIONE A ALDO GRASSO «LA TV DEL SOMMERSO. VIAGGIO NELL' ITALIA DELLE TV
LOCALI» Corriere della sera, 07/11/2006, pag. 45
PIERLUIGI PANZA, RECENSIONE A ALDO GRASSO «LA TV DEL SOMMERSO. VIAGGIO NELL' ITALIA DELLE TV
LOCALI» Corriere della sera, 07/11/2006, pag. 45
Jean Paul Sartre individuò («Situations», Parigi, 1947) nel «bisogno di sentirsi coessenziali nei confronti del mondo» la
molla per la quale un individuo offre la sua partecipazione attiva a una esperienza. Il successo delle televisioni locali, alle
quali il critico Aldo Grasso dedica il suo nuovo libro («La Tv del sommerso. Viaggio nell' Italia delle tv locali», Mondadori,
pp.190, 9.40, da oggi in libreria) è in parte dovuto proprio a questo aspetto. Di fronte a quel «processo di liquefazione»
della società di cui parla Zygmunt Bauman, le tv generaliste e le tv private hanno dato, negli ultimi anni, risposte opposte.
Le prime si sono mosse verso la costruzione di un finto reale accelerando quel processo di derealizzazione del quale già
parlava Gianni Vattimo ne «La società trasparente». Le seconde, al contrario, si sono mosse verso l' inclusione della
quotidianità (e anche dei suoi non illustri protagonisti) all' interno del processo di intrattenimento televisivo. Una scelta che
le ha premiate poiché, «mentre la tv generalista vive una fase di stagnazione, l' emittenza locale - scrive Grasso -, nel
giro di un decennio ha più che raddoppiato il suo fatturato pubblicitario (nel 1994 187 milioni di euro, nel 2004 401
milioni)» e la sua quota d' ascolto «è intorno al 6,6% al giorno», con un milione e mezzo di spettatori di media in prima
serata.
Il libro di Grasso, con il contributo di Stefania Carini e Massimo Scaglioni, affronta il fenomeno delle « tv private» iniziato
nel 1971 con TeleBiella (primazia da alcuni contestata) da una pluralità di punti di vista: storico, economico, documentario
(con un omaggio allo scomparso giornalista Daniele Vimercati). Qui accenneremo principalmente a uno di questi aspetti:
le dinamiche estetiche che caratterizzano i programmi di queste tv.
Di fronte al diffondersi di narrazioni letterarie e televisive che presentano «esperienze di vita» preventivamente
mediatizzate (come evidenzia anche Antonio Scurati in «La letteratura dell' inesperienza»), e che vengono ormai
percepite come inautentiche e lontane, il processo innescato dalle tv locali è stato quello della creazione di una
community dei telespettatori che partecipano ai talk-show attraverso le telefonate e che percepiscono attori e argomenti
del dibattito come autentici e vicini. Certo, la sfera della partecipazione come alternativa all' artificiosità paga lo scotto di
un abbassamento di tono che non di rado sfocia nei vasti territori del trash, ma ha aspetti premianti.
La percezione di queste emittenti (sono circa 600 in Italia) come tv No-Logo (schierate localmente ma non politicamente)
è un altro aspetto che le ha premiate: durante il G8 a Genova, per esempio, Primocanale è riuscita a infiltrarsi negli
scontri e trasmettere immagini in diretta mentre i colossi televisivi sono stati più ostacolati.
Il passaggio dall' «individualità autentica» all' «individualità associativa» è particolarmente evidente nei programmi sportivi
di queste emittenti. L' idea che regge questi «processini del lunedì» (Grasso) è quella della nobile tradizione della
commedia dell' arte, con la creazione di «maschere» rassicuranti e riconoscibili per i diversi atteggiamenti estetici (l'
elegante, il trasandato ) e per un particolare uso del linguaggio: si va dal dotto esegeta al Bertoldo che utilizza iperboli
popolari, con insistenza per figure retoriche come la similitudine, il climax, gli slogan e l' interruzione come metodo
decostruttivo di ogni forma di articolazione logica.
Queste tv sono invece progressivamente scivolate in quelle che secoli fa erano le liturgie carnascialesche con discutibili
televendite (aggiornamento degli strilloni ambulanti) e con lo sdoganamento del paranormale (maghi, maghetti e streghe)
e del porno. Mentre le televendite hanno avuto inizialmente una funzione anche innovativa, da precursori dell' eBay, la
presenza di maghi e cartomanti non si è mai sollevata dalla sfera della credulità popolare. Quanto al porno, dall' iniziale
affrancamento della società dal bigottismo è relegato ora alle hot-line (con qualche eccezione). Quella di Grasso è un'
analisi, e come tale si ferma sulla soglia di possibili indicazioni di sviluppo. Ma poiché non riconosce nelle tv-local una
posizione oppositiva alle tv-global tipo Mtv - in quanto entrambe caratterizzate da quelli che l' antropologo Marc Augé
definisce i «non-luoghi» (a Mtv corrisponde il centro commerciale ovunque identico e alle tv locali la festa popolare
fintamente ricostruita) - sembra intuire che la nuova sfida stia nella dimensione «glocal», ovvero nel coniugare il globale
nel locale, un «misto di satellite e festa popolare». E attraverso questa operazione portare la community locale verso un
innalzamento qualitativo. Qualche episodio in questa direzione c' è già stato: le celebrazioni di Padre Pio su Sat 2000 e
Telenorba, Berlusconi e l' Inter in coppa su Telelombardia, o l' esperienza di Napoli International che, attraverso il
satellite, propone il meglio della napoletanità agli emigrati campani in Europa e America. Anche se il prossimo passo,
forse, potrebbe essere una tv per gli immigrati in Italia.
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Generata: 16 March, 2017, 20:12