Relazione uomo donna: una lettura antropologica

Transcript

Relazione uomo donna: una lettura antropologica
UNIVERSITA' POPOLARE MARIANA
Anno 2015-2016
Corso “Chiamati all’UNITÀ”
Centro dell’Opera - sala B
Sabato 21 novembre 2015
Lezione 2
ROBERTO ALMADA
Relazione uomo-donna: una lettura antropologica
1
Testo preparato
2
“…perché Dio ha creato l'uomo e la donna.
Li ha creati uguali e diversi; uguali perché tutti e due del genere umano,
e diversi perché possano amarsi.
Perché se sono due uguali non si amano, si respingono.
Allora la donna non può per niente imitare l'uomo, deve essere se stessa”.
(Chiara Lubich, Trascrizione delle risposte a 13 domande,
ai membri del Movimento della Germania, Augsbourg, 26.11.88, p.3).
I. Introduzione
Conviene precisare i limiti di questa lezione. Si tratta d’una voce maschile, occidentale che parte da
una scienza: la antropologia filosofica, che studia all’uomo dal punto di vista filosofico. E’ chiaramente
infinitamente più estenso il “non sapere” del “sapere”. Questo ci mette nell’umiltà di chi non vuole
non pretende essere esaudiente e di chi guarda l’argomento da un luogo preciso, da questo punto lo
comunica e si aspetta che da diversi diversità arrivi una parola di risposta. E questo viene riferito nel
titolo della lezione: si tratta di “una” lettura antropologica.
Ma subito va detto si tratta d’un tema paradigmatico. L’unità e la diversità in ogni rapporto umano
trova nella relazione d’unità e diversità uomo donna la sua base antropologica; e dal punto di vista
dell’antropologia teologica la realtà della somiglianza dell’essere umano con Dio.
Vorrei iniziare questa lezione con le parole del rabbino Jonathan Sacks che ci raccontano una bella
storia: L’origine di quell’amore che porta la vita nel mondo. “Secondo un articolo
3
scientifico apparso di recente, [questo] ebbe luogo 385 milioni di anni fa in un lago della
Scozia. Fu allora, secondo la recente scoperta, che due pesci si unirono per realizzare il primo
esempio di riproduzione sessuale noto alla scienza. Fino ad allora la vita si era propagata in modo
asessuato, (…): tutte forme più semplici e più economiche della divisione della vita in maschio e
femmina, ciascuno dei due con un ruolo diverso nella creazione e nel sostentamento della vita. Quando
consideriamo quanto sforzo ed energia richiede la congiunzione del maschio e della femmina nel regno
animale – in termini di esibizione, rituali di corteggiamento, rivalità e violenze – è stupefacente che la
riproduzione sessuale abbia cominciato a esistere. I biologi non sono sicuri del perché. Alcuni dicono
che era funzionale alla protezione dai parassiti, o all’immunizzazione da malattie. Altri dicono
semplicemente che l’incontro di opposti genera diversità. Ma in tutti i modi, quei pesci in Scozia
scoprirono qualcosa di nuovo e magnifico, che da allora è stato copiato virtualmente da tutte le forme
di vita evolute. La vita comincia quando il maschio e la femmina si incontrano e si abbracciano».
Il rabbino continua il suo racconto elencando le sette tappe che da questo primo atto d’amore portano
alla famiglia umana, in cui si uniscono
1. «attrazione sessuale,
2. desiderio fisico,
3. amicizia,
4. compagnia,
5. affinità emotiva e amore,
6. generazione dei figli e loro protezione e cura,
7. loro prima educazione e immissione in un’identità e in una storia”.
Il rabbino Sacks ci parla di un lungo cammino. Propongo allora, che questa presentazione
antropologica della relazione uomo donna, si faccia in varie tappe. Iniziamo, con la storia del pensiero
a riguardo del argomento con uno sguardo, alla fine del percorso, della corrente filosofica centrata
nella persona, che è una chiave di lettura molto valida. Vedremo in seguito, il contributo delle scienze
moderne tale come la psicoanalisi e le neuroscienze. Oltre al discorso storico, centro del tema sarà la
fenomenologia della differenza e la manifestazione della forza dell’amore che tende all’unità .
Finalmente cercheremo di riflettere sulle implicanze di tutto ciò nella nostra vita famigliare e sociale.
II. Discorso antropologico nella storia delle idee
II/1. Relazione uomo donna nella storia della filosofia
Zeus, volendo castigare l’uomo senza distruggerlo,
lo taglio in due. Da allora ciascuno di noi è il simbolo di un uomo,
la metà che cerca l’altra metà, il simbolo corrispondente.
PLATONE, Simposio, 191d
Il viaggio lungo la storia delle idee si fa tra due concezioni, che si oppongono in modo pressoché
irriconciliabile: la prima basata su tradizioni culturali e sociali, la seconda sulla scelta
4
libera dell’individuo. Tradizione, d’una parte, libertà individuale dall’altra. Ognuna porta
una parte di verità, pero che se assolutizzate portano all’errore.
La visione tradizionale considera le differenze uomo-donna la base di una gerarchia in tutti gli ordini
della vita — dalla sessualità alla famiglia, dalla società civile a quella religiosa — in cui la donna è
subordinata all’uomo. Sebbene ammetta sottolineature e sfumature secondo le varie culture, i contesti
sociali e le epoche storiche, la concezione tradizionale ha tre caratteristiche:
1. lo specializzarsi delle funzioni della donna nell’ambito della vita privata,
2. la sua dipendenza dalla generazione e dall’educazione dei figli,
3. e la sua dedicazione quasi esclusiva al lavoro domestico.
5
Secondo Umberto Galimberti la distinzione maschile / femminile fu il primo principio d’ordine intorno
a cui si organizzarono le culture primitive. In questo accorda col racconto della Genesi in cui la
differenza pastori / agricoltori (Caino e Abele) è posteriore al fondante “uomo e donna li creo”. Così
lo indica il filosofo italiano: “Se ad esempio gli uomini cacciavano, alle donne era lasciata la cura di
raccogliere; se la foresta era lo spazio del maschile, l’accampamento lo era del femminile, foresta e
accampamento risultano così distinti da segni contrari a seconda che si tratti di uomini o di donne.
Spazio del rischio, del pericolo, dell’avventura per l’uomo, la foresta è per la donna uno spazio neutro
tra due tappe. Al polo opposto, l’accampamento è lo spazio in cui la donna si realizza e in cui
6
l’uomo si ripossa. L’opposizione sessuale diventa opposizione dello spazio e del tempo
vissuti rispettivamente dall’uomo e dalla donna”1.
I miti cercano di esprimere attraverso i suoi racconti l’origine di questa differenza. Cercano di
ricondurre questa differenza ad una matrice comune unificante, presente in molti racconti di creazione
come quello del mito greco androgino, esseri bisessuali, autosufficienti, che furono divisi da Zeus,
esposto nel Simposio di Platone. Si tenta di esprimere totalità, mancanza di contrati e una
7
perfezione a cui sempre si tende e si vuole fare ritorno con cui spiegano la nostalgia che
accompagna il cuore dell’uomo. Il desiderio dell’altro viene spiegato in questa chiave di
lettura. In comune col racconto della Genesi si vede come con la separazione dei sessi2 e la conseguente
unione sessuale ha inizio la storia, la vita, il tempo, la cultura.
La ragione filosofica di questa gerarchia ripercorre tutta la filosofia da Platone fino a Nietzsche. Nella
filosofia greca, questa differenza è molte volte intesa in senso metafisico che vuol dire che la differenza
è fondamentale 3. Aristotele, invece, concepisce la distinzione fra uomo e donna in modo puramente
fisico: non più come principio di opposizione a livello dell’essere ma come una differenza accidentale,
che «non riguarda la sostanza ma solamente la materia e il corpo». La differenza sessuale si manifesta
soprattutto nella funzione del maschio e della femmina nell’atto sessuale e nei ruoli all’interno della
famiglia. Nonostante questa differente impostazione, le funzioni e i ruoli dell’uomo e della donna sono
interpretati da Aristotele in modo gerarchico: poiché il seme del maschio è l’atto (sarebbe un principio
attivo) o la forma dell’embrione, la donna sarebbe solo la materia da essere informata (principio
passivo), che perciò tenderebbe all’atto, ovvero all’uomo.
Galimberti, U., Paesaggi dell’anima, Mondadori, Milano, 2001, pp. 260-261.
L’etimologia latina della parola “sesso” è sectus “separato”, “tagliato”.
3 Così, secondo l’ultimo Platone e alcuni filosofi neoplatonici, nella coppia maschio femmina si determina la stessa
opposizione che si dà fra l’uno e il molteplice: la maschilità sarebbe immutabile e perfetta perché partecipa dell’Uno,
mentre la femminilità sarebbe mutevole e imperfetta perché partecipa della Diade; l’unione della maschilità e della
femminilità, che è principio della molteplicità, è vista allora come negativa in quanto allontanerebbe dall’Uno.
1
2
L’illuminismo non cambia le cose. È sorprendente come Rousseau, che coi suoi scritti segna
l’educazione dei giovani dell’alta borghesia dell’epoca illuministica e di quella romantica e
8
anche dei proceri e patrioti della indipendenza Latinoamericana, porta alcune idee sulla
differenza fra uomo e donna che ritroviamo in Aristotele o negli autori medievali. Infatti, pur
non partendo da una concezione isolata dei sessi ma relazionale, Rousseau giunge alle stesse
conclusioni dei filosofi antichi, perché nell’unione dei sessi ognuno di essi concorre ugualmente allo
scopo finale ma in modo differente: l’uomo in modo attivo e forte, mentre la donna in modo passivo e
debole. Perciò, secondo il filosofo francese, «quando la donna si lamenta della ingiusta ineguaglianza
che l’uomo riporta, ha torto; questa ineguaglianza non è un’istituzione umana, o almeno non è l’opera
del pregiudizio, ma della ragione: sta a quello dei due che la natura ha incaricato del deposito dei figli
di risponderne all’altro».
II/2 Accenno alla corrente psicoanalista:
Vediamo insieme il contributo della Psicoanalisi moderna nata verso l’inizio del 1900. Giustifico
questo inserto nell’importante influenza culturale che questo metodo di conoscenza dell’uomo ha sulla
cultura occidentale.
Il padre della Psicoanalisi, Sigmund Freud, sviluppa una teoria che riflette il maschilismo dell’epoca:
il complesso di castrazione della bambina che parte d’una femminilità mutilata. Questo
9
complesso si descrive nella psicoanalisi freudiana in parallelo a quello di Edipo come
castrazione del maschio4. Partendo di questa premessa, Freud deduce i seguenti caratteri della
femminilità: la passività, il masochismo, l’invidia e la gelosia, la debolezza del Super-io e perciò uno
scarso senso di giustizia ed infine la autosvalutazione5.
In sintesi all’inizio del 900 ancora si descrive la donna come un essere mancante di qualcosa e si
giustifica dalla scienza la disuguaglianza sociale e familiare dovuta ad una naturale inferiorità razionale
ed etica.
Invece Carl Gustav Jung, che fu discepolo di Freud ma più sensibile alla spiritualità delle persone e
conoscitore delle religioni occidentali e orientali cambia la visione. Parte dal fenomeno
10
dell’innamoramento a prima vista e indica che in questi casi, le persone vedono nell’altro la
propria componente inconscia dell’altro sesso, ovvero l’Animus (componente maschile delle
donne) oppure l’Anima (componente femminile negli uomini) e l’attrazione che provano altro non è
che per quella parte inconscia (insomma, ci si innamora di se stessi) e quindi inconscia, velata di sé
stessi. Ne consegue che, solo conoscendo bene questo archetipo o meglio questo lato della propria
psiche è possibile interagire in modo armonico e diviene più facile avere una sana relazione e un
Dice Freud spiegando il complesso di evirazione: “La bambina si sente gravemente danneggiata, dichiara spesso che
anche lei "vorrebbe avere qualcosa di simile" e cade quindi in balia dell'invidia del pene, che lascerà tracce incancellabili
nel suo sviluppo e nella formazione del suo carattere e che, anche nel più favorevole dei casi, non sarà superata senza un
grave dispendio psichico.
(...) La scoperta della propria evirazione è un punto di svolta nello sviluppo della bambina. Da essa si dipartono tre indirizzi
di sviluppo: uno porta all'inibizione sessuale o alla nevrosi; il secondo a un cambiamento del carattere nel senso di un
complesso di mascolinità; l'ultimo, infine, alla femminilità normale”.
5 Cfr., Freud, S., Introduzione alla psicoanalisi della femminilità, vol. II, lezione 33.
4
rapporto di coppia ricco e gratificante. Qui vediamo una visione che tiene come traguardo l’unità, dei
singoli e delle coppie. Esattamente al contrario di Freud, che nelle sue ricerche sull’ambivalenza
(affettiva: odio/amore) era focalizzato sulla conflittualità, tendendo cioè ad eliminare uno dei due poli.
Jung ci dice che anche la psiche ha in sé, sia una energia maschile che una femminile e quindi ogni
uomo ha in sé un lato femminile e ogni donna ha in sé un lato maschile 6. Nel Cantico dei Cantici,
vedremo più tardi, c’è un inno all’amore del maschile e del femminile come valenze universali. Mentre
Freud costringeva ad una identità fissa (sono solo e totalmente uomo o donna) nel pensiero junghiano
ognuno di noi è più di una cosa e nella persona bene integrata, le polarità della psiche sono
complementari e arricchenti7. In sintesi, per Jung nessun essere per natura è relegato in un sesso.
L’ambivalenza sessuale –l’attività e la passività- è iscritta come differenza nel corpo di ogni soggetto.
II/3 Tradizione taoista cinese:
11
Le religioni orientale che sottolineano l’armonia del cosmo, e perciò dell’uomo e la donna,
oltre la conflittualità. Il filosofo Lao-tzu, è il mitico fondatore del taoismo. Il Tao all'inizio
del tempo era assente di differenziazioni e di polarità. Ad un certo punto - nell'essere - si formarono
due polarità di segno diverso che rappresentano i principi fondamentali dell'universo, presenti nella
natura: Yin, il principio negativo, freddo, luna, femminile ecc. rappresentano il nero. Yang, il principio
positivo, caldo, sole, maschile, ecc. rappresentano il bianco. Quest’armonia della differenza ci servono
a capire meglio da questa prospettiva il rapporto uomo donna. Un medico italiano, Franco Bottalo, di
medicina tradizionale cinese spiega:
“Uomo e donna si attraggono a vicenda poiché in ognuno è nascosto qualcosa dell’altro, una
“qualità” femminile nell’uomo e una “maschile” nella donna: l’uomo è, ad esempio, attratto
dalle qualità interiori tipicamente femminili, come grazia e dolcezza, così come la donna spesso
ne idealizza il coraggio ed il vigore. Ma, se l’uomo è yang, o forte, vigoroso, nel corpo, cioè
esternamente, la donna lo è interiormente, e via dicendo. E la donna è attratta da questa qualità
dell’uomo, proprio perché vi riconosce qualcosa di suo, perché sente vibrare in lui un ‘quid’
che risuona, anche se in modo più nascosto, anche dentro di lei. E, desiderandola e
incontrandola, si muove verso l’unione. Il compimento di questo singolare incontro porta a
trascendere la propria individualità in vista di una superiore armonia, e a recuperare
quell’unità originaria – che non è né maschile né femminile – che abbiamo perso venendo al
mondo e assumendo una forma, calandoci così nella separatezza e nella dualità ”.
12
Chiara con una visione che trascende lungamente la tradizione occidentale, in uno scritto sulla
verginità ed in referenza alla persona vergine per il Regno, nell’estate del 50 afferma: L’uomo
Ogni essere umano esprime un’energia dominante, ma contiene, in secondo piano, anche quella opposta. Ecco perché la
psiche, quindi andrebbe vista come una combinazione di principi maschili e femminili.
7 Jung chiama questa dualità: anima e animus. Ripetiamo l’anima è la componente femminile presente nell’apparato
psichico di ogni uomo e l’animus quello maschile per le donne. La vita è l’unione di energie complementari, ognuna delle
quali tende verso l’altra, compensandola. “L’animus è la figura che compensa l’energia femminile. L’anima quella che
compensa l’energia maschile”.
6
perfetto ha la dona in sé: egli racchiude nella sua forza tutta la dolcezza femminea, nella sua dirittura
tutta la pieghevolezza della donna. Il suo carattere è unitario, chiuso e severo come l’unità. Ma, se è
perfetto (unitario), contiene in sé la trinità che è la donna aperta, carezzevole, amorosa.
Così la donna, se è perfetta, racchiude il suo carattere aperto in una contenutezza che ricorda la
Madonna. E’ uomo. Trinità in unità 8.
Si vede questa sfumatura. La unità della Trinità non solo viene rappresentata dall’unità uomo donna,
ma anche ognuno dei due portano un segno del Dio trinitario: l’uomo l’unità, la donna la trinità.
II/4 Gli studi moderni nelle Neuroscienze:
Gli studi di immagini nella Risonanza Magnetica del cervello a confronto uomini e donne rivelano
differenze. Queste diverse connettività cerebrali aiutano a spiegare alcune delle classiche differenze
psicologiche tra uomini e donne. Lo studio rilevano le funzioni cerebrali in vivo, permettendo
13
di osservare cosa accade nel cervello quando si è impegnati in qualche azione, o sottoposti a
stimoli percettivi. Si è scoperto così più nel dettaglio le grandi differenze tra cervelli maschili
e femminili9.
III/1 La crisi moderna e la sua risoluzione nell’antagonismo o l’ugualitarismo:
Torniamo dopo questo breve excursus tra la psicoanalisi, taoismo e neuroscienze, allo scenario
occidentale e i suoi processi socio culturali. Ricordiamo le due concezioni, che si oppongono:
14
la prima basata su tradizioni culturali e sociali, la seconda sulla scelta libera dell’individuo.
Negli ultimi anni si è sviluppata la seconda. Tutti sappiamo che in questi ultimi anni si sono
delineate nuove tendenze nell'affrontare la questione femminile. La forma tradizionale di
gerarchizzazione e sottomissione della donna inizia ad essere contestata. Diventa un forte scandalo
l’ingiustizia della condizione di subordinazione della donna e si suscita un atteggiamento di
contestazione. La donna, per essere se stessa, si costituisce quale antagonista dell'uomo. Agli abusi di
potere, essa risponde con una strategia di ricerca del potere.
Lubich, C., Paradiso 49, dagli archivi del Centro dell’Opera, nn. 1319-1320.
Dai 428 maschi nello studio, i ricercatori hanno scoperto che i collegamenti nel cervello degli uomini sono più sviluppati
tra la parte anteriore e la parte posteriore, all’interno della stessa metà del cervello.
Questo può aiutare a spiegare il vantaggio degli uomini nelle abilità motorie e spaziali rispetto alle donne, in quanto le
connessioni anteriori-posteriori che regolano le azioni sono più sviluppate.
Nel cervello delle 521 donne dello studio, i ricercatori hanno invece notato più connessioni globali tra i due emisferi del
cervello. Questo può aiutare a spiegare la migliore memoria e le abilità sociali delle donne, gli autori sostengono, che la
migliore comunicazione tra le due metà del cervello aiuta l’intuizione e l’analisi dei problemi. Si può affermare quindi
tranquillamente che le donne sono nettamente più multitasking degli uomini.
Il professore Ruben Gur e la sua moglie Raquel lavorano in Pennsylvania sulla manifestazione nel cervello delle differenze
di genere. Hanno trovato che c’erano poche differenze tra maschi e femmine prima dei 13 anni di età, dopo però i diversi
modelli di connettività cerebrale cambiano e durante la pubertà si fanno più marcati.
8
9
Questo processo porta ad una rivalità tra i sessi, in cui l'identità ed il ruolo dell'uno sono assunti a
svantaggio dell'altro, con la conseguenza di introdurre nell'antropologia una confusione deleteria che
ha il suo risvolto più immediato e anche con conseguenze negative, nella struttura della
15
famiglia.
Vengono sottolineati gli aspetti negativi della mascolinità. Si scrive: “Cosa hanno in comune la guerra,
il disastro ecologico, la violenza nello sport, l’assenza di paternità nutritiva e orientante, la corruzione
della politica, la economia disumana, la epidemia di incidenti stradali, la prostituzione e i negoziati
senza etica? Risposta: che sono prodotti d’un modello maschile che ancora non è del tutto superato,
basato nell’aggressività, nella produzione, nella forza e nell’anestesia emotiva”10.
La tendenza antagonista causa anche una seconda possibilità nell’attuare l’unità uomo donna :
l’ugualitarismo.
16
Questa seconda tendenza emerge sulla scia della prima. Per evitare ogni supremazia dell'uno
o dell'altro sesso, si tende a cancellare le loro differenze, considerate come semplici effetti di un
condizionamento storico-culturale. In questo livellamento, la differenza corporea, il sesso, viene
minimizzata e svalutata, mentre la dimensione strettamente culturale, chiamata genere, è sottolineata
al massimo e ritenuta primaria. L'oscurarsi della differenza o dualità dei sessi produce conseguenze
enormi a diversi livelli. Questa antropologia, che intendeva favorire prospettive egualitarie per la
donna, liberandola da ogni determinismo biologico, di fatto ha ispirato ideologie che promuovono, ad
esempio, la messa in questione della famiglia, per sua indole naturale bi-parentale, e cioè composta di
padre e di madre, l'equiparazione dell'omosessualità all'eterosessualità, un modello nuovo di sessualità
polimorfa11.
III/2. Voci di donne in mezzo alla crisi moderna
Accanto agli aspetti negativi della situazione si possono intravedere molti positivi. Il più importante e
che le donne iniziano a parlare non solo nella politica, ma anche nella filosofia, nella psicoanalisi.
Portiamo due esempi. Dalla filosofia, Edith Stein e dalla psicoanalisi, Luce Irigaray.
III/2/1 Edith Stein
La Dr.ssa Angela Ales Bello è un riferimento autorevole di Edith Stein in Italia e oltre. Secondo la
professora del Laterano la questione femminile viene affrontata per la Stein in una conferenza
17
sotto il titolo La donna, il suo compito secondo la natura e la grazia 12. Si tratta di una risposta
indiretta nei confronti dei movimenti femministi che ella ben conosce, probabilmente anche
attraverso delle discepole marxiste. Ales Bello indica che è soprattutto l'attività di docente che sollecita
10
Cfr. SINAY, S., La masculinidad tóxica, Ediciones Zeta, Buenos Aires, 2006.
Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e
della donna nella Chiesa e nel mondo, Vaticano, 31/5/2004, n. 2.
12
Stein, E., La donna – il suo compito secondo la natura e la grazia, trad. it. di Ornella Nobile Ventura, prefazione di
Angela Ales Bello, Città Nuova, Roma 1999 (5°ed.).
11
Edith Stein ad esaminare il ruolo e la funzione della donna, in quanto si domanda quale possa essere
il futuro delle sue alunne che si preparano a diventare maestre.
Per Stein “la specie uomo, l’essere umano, si articola in due specie: specie virile e specie femminile,
e che l'essenza dell'uomo, alla quale nessun tratto può mancare, giunga in due modi diversi ad
esprimere se stessa, e che solo l'intera struttura dell'essenza renda evidente l'impronta specifica"13.
La differenza fra femminile e maschile è sostenuta accanto all'insistenza sull'unità specifica dell'essere
umano, infatti la donna e l'uomo sono esseri umani e in ciò consiste la loro uguaglianza, ma sono anche
diversi nel senso che: non solo il corpo è strutturato in modo diverso, non sono differenti solo alcune
funzioni fisiologiche particolari, ma tutta la vita del corpo è diversa, il rapporto dell'anima col corpo è
differente, e nell'anima stessa è diverso il rapporto dello spirito alla sensibilità, come rapporto delle
potenze spirituali tra loro"14.
Importante è stabilire in che cosa consista tale differenza, questo è un punto centrale per indagare in
quale modo la vita dell'uno e dell'altra si debba svolgere e quindi per intervenire da punto di vista
pedagogico. Brevemente ed efficacemente la Stein indica i momenti fondamentali della distinzione :
"La specie femminile dice unità, chiusura dell'intera personalità corporeo-spirituale, sviluppo
armonico delle potenze; la specie virile dice elevazione di singole energie alle loro prestazioni più
intense". Su questa differenza ella si basa per indicare sia il destino della donna, che quello dell'uomo,
indicando la necessità di ripensare il significato del femminile in relazione al maschile, per individuare
un rapporto equilibrato fra i due.
Il filosofo personalista spagnolo Julian Marias dal canto suo vede la donna a partire della parola grazia,
nel senso di gracile. La natura dell’ala è sollevare in alto le cose pesanti e lo spagnolo vede nella grazia
femminile questa potenza. Ma anche vede paradossalmente, la missione di stabilire, di stabilizzare.
Nel Cantico dei cantici la donna è hortus conclusus. La donna è grazia anche come gravità, peso.
Come la Stein, la donna è un restare in sé, sceglie la attesa. E questo restare in sé, secondo Julián
Marías, la fa elegante.
III/2/2 Luce Irigaray (1930):
Si tratta d’una filosofa e psicoanalista belga. Come per altre pensatrici donne degli anni '70, il legame
con il movimento delle femministe è stato un punto di svolta nel suo percorso. Perciò rivede
18
le categorie fondamentali della psicoanalisi e della filosofia a partire dai temi dell’inconscio
femminile, del corpo femminile, del legame della donna con la madre. Riflette sul tema della
differenza, sul mistero dell'altro, sulla necessità di un pensiero femminile maturo e saggio. Lavora sul
tema della democrazia e dei diritti sessuati; negli ultimi anni si è impegnata per favorire l’apertura alle
tradizioni orientali.
13
14
Ibid, p. 204.
Ibidem.
Se inizialmente la sua ricerca era dedicata ad una critica radicale del “discorso centrato nel maschile ”,
di cui abbiamo avuto un esempio paradigmatico nel pensiero di Freud, successivamente si è rivolta a
definire i valori necessari per assicurare l'autonomia del soggetto femminile, per poi arrivare, in questi
ultimi anni, a mettere in pratica le condizioni per una cultura e una convivenza fra soggetti differenti,
di cui il paradigma più universale è proprio la relazione uomo-donna, uomini-donne. Sente che
questo percorso possa essere di esempio nel mondo laicale: prima identità personale del soggetto
femminile, ma che non si ferma, ma che deve arrivare ad uno studio della convivenza (il mondo tende
all’unità).
La Irigaray invita ad analizzare a fondo il tema delle differenze di genere come elemento fondamentale
per giungere a un vero multiculturalismo: la piena comprensione delle differenze tra uomo e donna è
la base fondamentale per accettare gli altri; per rendere possibile una globalizzazione non distruttiva
della soggettività individuale e delle culture. L’obiettivo è quello di ricercare un futuro più giusto e
felice per l’umanità. Si può raggiungere questo futuro solo con la scoperta, teorica e pratica, di una
relazione con l'altro nutrita di rispetto reciproco per le differenze. Alla base di questo vi è una cultura
a due soggetti, maschile e femminile, portatori di valori differenti, ma di equivalente importanza per
l’elaborazione di legami e di civiltà, sia nell’ambito privato che nella comunità umana mondiale15.
I passaggi sono: dalla visione tradizionale gerarchica in cui la donna è sottomessa, si passa alle lotte
femministe in ricerca d’una identità ugualitaria, per poi approdare nell’identità frutto d’una reciprocità
uomo donna.
III/2/3 Blanca Castilla Cortázar (1951)
Filosofa spagnola, specialista in antropologia di genere. Lei afferma che si deve fondare, oltre
l’antropologia filosofica, una “antropologia differenziale”, una scienza specifica per
19
quest’argomento. Lo presenta come un nuovo campo nella filosofia. Lo studio dei fondamenti
versa sulle sostanze e la antropologia sui pronomi, (io, tu, noi, ecc.) ma per descrivere la
condizione sessuata, afferma, solo si possono usare preposizioni, termini grammaticali che descrivono
le relazioni. Per spiegare meglio questo si deve dire che la persona ha due dimensioni:
1. La sua intimità. I classici l’hanno denominato “incomunicabilità”. E’ la caratteristica che fa che ogni
persona sia unica e irrepetibile.
2. La sua apertura. Ognuno di noi è aperto all’altro. Una persona unica sarebbe solo una disgrazia
perché non ha con chi comunicare a chi donarsi. L’io vuole il tu.
Nell’auto proprietà del proprio essere e nell’autodeterminazione non c’è differenza ma identità tra
uomo e donna. Nella dimensione di apertura si vede una forma di darsi differente e complementare e
15
Ed in forma molto lucida ammette «Si è fatto di questo pensiero della differenza un pensiero solo delle donne e fra le
donne. Non l’ho mai detto. Questa era una tappa necessaria per strutturare il soggetto femminile, ma la finalità resta una
cultura a due soggetti. È una cultura a due soggetti che ci permette di entrare nel multiculturalismo, essendo la differenza
uomo-donna la prima differenza» Irigaray L., Festival della letteratura di Mantova, 06/09/2006.
questo si dà in ogni campo e in tutti i rapporti umani eterosessuali. E questa dimensione costitutiva ,
non un semplice accidente, di apertura si può parlare di persona femminile e di persona maschile.
III/3 Il personalismo
Blanca Castilla è una filosofa che centra il suo pensiero nella persona (Personalismo). Per il
personalismo, che cerca dai suoi origini di evitare definizioni formali o concetti astratti di definire la
persona, l’essere donna o uomo è una forma specifica del costituirsi della persona. Viene in luce
l’offerta della diversità insito nel mistero e nella complementarietà 16.
III/3/1 La uni-dualità nel pensiero di San Giovanni Paolo II
Penso che tra qualche secolo quando saranno in obblio le condizioni politiche del secolo XX, quando
quelli che abbiamo conosciuto il fascino comunicazionale di Giovanni Paolo II e la sua santità
20
saremmo d’anni seppelliti, ancora si ricorderà il papa polacco per un fatto fondamentale: la
sua dottrina sulla Teologia del Corpo. Offerta nelle catechesi del mercoledì nei suoi primi
anni di pontificato.
E cosa ci dice San Giovanni Paolo II? Come spiega la sua Teologia del corpo? Lui parte dal fenomeno
umano elementare della comunicazione. La comunione rappresenta un dato della esperienza personale:
essere in comunione con Dio, essere in comunione con l'altro. San Giovanni Paolo II vede nella
comunione di persone un dato creaturale: il fatto che l'uomo, creato come uomo e donna, sia immagine
di Dio non significa solo che ciascuno di loro individualmente è simile a Dio, come essere razionale e
libero. Significa anche che l'uomo e la donna, creati come “unità dei due” nella comune umanità, sono
chiamati a vivere una comunione d'amore e, in tal modo, a rispecchiare nel mondo la comunione
d'amore che è in Dio, per la quale le tre Persone si amano, nell'intimo mistero dell'unica vita divina .
Egli infatti aveva scritto con audacia che: “l'uomo diventa immagine di Dio non tanto nel momento
della solitudine quanto nel momento della comunione. Fin dall'inizio, infatti, non era solo l'immagine
nella quale rifletteva la solitudine di una Persona che governa il mondo, ma anche, ed essenzialmente,
l'immagine di una divina ed impenetrabile della comunione di Persone”.
Noi non possiamo parlare di complementarietà nella Trinità. Ma si nella vita umana. Questa visione
mette in rilievo la complementarietà sessuale, nella misura in cui essa esprime proprio la comunione
di persone come dato originario. L'assoluta novità della Teologia del Corpo, proviene dal fatto che,
nell'atto creativo dell'uomo da parte di Dio, è iscritta in questo modo la corporeità dell'uomo e della
donna come una chiamata alla comunione.
C’è una certa ambiguità del desiderio nel senso che, nella sua struttura, il desiderio sessuale contiene
una dimensione gratificante che mira alla dilatazione del proprio essere nell'unione dell'uomo con la
donna, ma anche una sofferenza di chi sperimenta che non può dare a se stesso una gioia che solo la
comunione con l'altro (o l'altra) può suscitare. La ricchezza di un tale approccio trova la sua origine
16
Cfr. Burgos, J., M., Antropología: una guía para la existencia, Palabra, Madrid, 2005, p. 47.
in una lunga contemplazione da parte del papa del fenomeno dell'amore, nonché di un suo
approfondimento della sua espressione coniugale nel mistero della sessualità.
Il desiderio manifesta un valore inscritto nel corpo: la sua dimensione sponsale. Il corpo è orientato al
dono della persona. Secondo le parole stesse del Papa (Cfr., Giovanni Paolo II, Catechesi XIV, XV e
XVI, in Uomo e Donna lo creò, Catechesi sull'amore umano, Città Nuova Editrice-Libreria Editrice
Vaticana, Roma 1985, pp 74- 83) il corpo esprime la femminilità per la mascolinità e viceversa la
mascolinità per la femminilità, manifesta la reciprocità e la comunione delle persone. Proprio
nell'Amore la persona diventa dono; l'uomo come persona, creatura che Dio ha voluto per se stessa,
non può ritrovarsi pienamente se non mediante il dono di sé (Cfr., ibid., p 80).
L'uomo puro di cuore scopre il significato sponsale del proprio corpo orientato verso il dono di tutta
la persona e il ricevimento di tutta la persona dell'altra. L'amore presuppone questo doppio movimento,
in una reciprocità del dono che i due coniugi fanno di sé all'altro (altra). Questo implica che i due sia no
giunti alla coscienza del significato del corpo. Il rispetto del significato del corpo segna una morale
del dono che consente ai vari dinamismi della persona di essere integrati.
IV
IV/1.
Fenomenologia della relazione uomo donna
Differenze uomo – donna dal punto di vista della fenomenologia del corpo
Blanca Castilla afferma che la antropologia differenziale è basata nelle preposizioni (a, da, di, ecc.).
Per ciò uno studio della realtà che si manifesta nella diversità deve superare aspetti materiali sostanziali
come la fisiologia e la anatomia dei corpi. Se questo non si fa, rimaniamo in una antropologia riduttiva
dei generi e volendo sottolineare la differenza rischiamo di assimilare l’essere umano all’essere
animale. Perciò, con San Giovanni Paolo II, si parla della diversità del dono.
Prima diversità: relazionalità “in” / relazionalità “da”
Vediamo fenomenologicamente la faccenda. La donna tiene in se gli altri. L’uomo invece, parte
dall’ambito famigliare. C’era un famoso libro di Erich Fromm, L’arte d’amare, in cui si
21
diceva che la madre ama senza condizioni, basta essere figlio per essere amato dalla madre;
invece il padre lo ama nella sua uscita da casa, nell’incamminarsi verso un progetto di vita.
Perciò quando il femminile si esprime negativamente può arrivare alla dipendenza affettiva, alla
tendenza a possedere e controllare. Il maschile viene espresso negativamente nel egoismo e nel
narcisismo, la non responsabilità17.
Giovanni Paolo II, oltre filosofo era poeta. Così esprime la relazionalità “in” della donna:
22
17
“Non andartene (dice la madre). E se te ne vai tu resti in me.
Questo fatto è saputo da quelli che lavorano nei conflitti famigliari che parlano della coppia disarmonica (o con una
complementarietà patologica) tra Polipona e Gabianello. Ascoltato da Rino e Rita Ventriglia in un incontro di Famiglie
Nuove per consulenti di coppie in crisi.
In me restano tutti quelli che se ne vanno.
E tutti quelli che passano, trovano in me un posto proprio,
non una fermata fugace, ma un posto stabile.
In me vive un amore più forte della solitudine.
Non sono la luce di quelli che illumino,
sono piuttosto l’ombra di quelli che riposano.
Ombra dovrà essere una madre per i suoi figli.
Il padre sa che è in loro, vuole essere in loro e in loro si realizza.
Io, in cambio, non so se sono in loro, soltanto gli sento quando sono in me”
Karol Wojtyla Lo splendore della paternità
Un secondo sguardo fenomenologico della differenza ci porta al tema antropologico del limite. La vita
umana affronta in diverse maniere la finitudine. Questo suscita in noi due movimenti: la
23
coscienza del limite e la lotta per superarlo. Per diverse ragioni fisiologiche coinvolte nella
natura della riproduzione, la donna fa più esperienza della vita ciclica (dal punto di vista anche
ormonale).
Per il maschile il limite chiama a oltrepassarlo nella conquista.
La vita in tutte le sue manifestazioni porta alla donna ad essere il soggetto che cura e preserva.
Il femminile più legato alla maternità, allattamento, dare linguaggio, cultura e fede. L’elogio
24
che papa Francisco fa alla donna paraguaiana lo testimonia. Un articolo di Genevieve Sanze
al Seminario di studio sul tema “Donne e lavoro” accenna a questo dal punto di vista della
donna africana: “Discriminate, marginalizzate, sfruttate, le donne africane costituiscono la vera anima
della società”.
L’uomo è un cantore della vita. E’ stato un uomo chi ha scritto il Cantico delle Creature. L’uomo
ammira la dinamica della vita, la vita lo sveglia e lo fa rapportarsi col mondo.
25
A prova di questo punto un lungo canto alla donna che sale in mezzo all’orrore del campo di
concentrazione di Auschwitz. Si tratta di Viktor Frankl che in mezzo a quel dramma
comprende che “l’uomo, anche quando non gli resta niente in questo mondo, può
sperimentare la beatitudine suprema — sia pure solo per qualche attimo — nella
26
contemplazione interiore dell’essere amato”18.
Testo completo: Improvvisamente, ho di fronte l’immagine di mia moglie. Mentre inciampiamo per chilometri,
guardiamo la neve o scivoliamo su lastre ghiacciate, sempre sorreggendoci a vicenda, aiutandoci gli uni gli altri e
trascinandoci avanti, nessuno parla più, ma sappiamo bene che in questi momenti ognuno di noi pensa a sua moglie. Di
tanto in tanto guardo il cielo, dove impallidiscono le stelle, o là, dove comincia l’alba, dietro una scura cortina di nubi:
ma il mio spirito è ora tutto preso dalla figura che si racchiude nella mia fantasia straordinariamente accesa, e della quale
non ho mai avuto sentore prima, nella vita normale. Parlo con mia moglie. La sento rispondere, la vedo sorridere
dolcemente, vedo il suo sguardo, e — corporeo o meno — il suo sguardo brilla più del sole che si leva in questo momento.
D’un tratto, un pensiero mi fa sussultare: per la prima volta nella mia vita, provo la verità di ciò che per molti pensatori
è stato il culmine della saggezza, di ciò che molti poeti hanno cantato; sperimento in me la verità che l’amore è, in un
certo senso, il punto finale, il più alto, al quale l’essere umano possa innalzarsi. Comprendo ora il senso del segreto più
sublime che la poesia, il pensiero umano ed anche la fede possono offrire: la salvezza delle creature attraverso l’amore e
nell’amore! Capisco che l’uomo, anche quando non gli resta niente in questo mondo, può sperimentare la beatitudine
suprema — sia pure solo per qualche attimo — nella contemplazione interiore dell’essere amato. Nella situazione esterna
18
La donna viene associata al carisma, alla creatività. L’uomo più all’ordine giuridico. La flessibilità
creativa e la normativa può essere apprezzato come un rapporto uomo donna nella vita della
27
Chiesa cattolica, ad esempio.
La creatività e la normativa sono principi complementari, apparentemente contradittori, che
sostengono le istituzioni civili e religiose. Possono essere anche riportati al rapporto uomo donna. Non
si vuole dire che sole le donne siano creative e solo gli uomini capaci di dare ordine alla vita. Piuttosto
che sono principi fondati dal rapporto paradigmatico al quale ci riferiamo in queste pagine.
Il femminile facendo nel suo intimo la esperienza della nascita della vita punta verso la novità, il
carisma, la creatività. Perciò è più facile per loro aggirare l’ordine regolamentario, è sempre nello
straordinario. Il rischio è quello dell’irrazionalità morale. Per il maschile l’ordinario vale, vale la legge.
Vado ad una messa dove il sacerdote mi dice ogni giorno il numero di settimana del tempo liturgico.
Rischio di fariseismo, burocratismo, moralismo.
La esperienza del parto dà alla donna un volto positivo alla sofferenza, l’uomo rappresenta
la volontà di vincerla. Mi ricordo una coppia che aspettava un bambino e gli esami pre parto
che fanno indica che il nascituro avrà un sindrome di Down. Tornano dal medico e il babbo
si mette alla ricerca dei migliori professionisti, istituti di accoglienza, scuole ecc., sembrava che poteva
programmare la vita per i prossimi 18 anni. La mamma invece aspettava sofferente ma felice.
28
Il femminile capisce nella sua pelle che la sofferenza genera vita. Per il maschile è importante il
risolvere le cose, diventare utili.
Il vuoto esistenziale è vissuto diversamente nei generi. La donna lo vive nello spazio e l’uomo nel
tempo. In queste crisi la donna vive la casa vuota per la partenza dei figli (il nido vuoto).
29
L’uomo soffre la pensione: il vuoto dei progetti futuri.
IV/3
Relazione e l’identità reciproca
più misera che si possa immaginare - nella condizione di non potersi esprimere attraverso l’azione, quando la sola cosa
che si possa fare è sopportare il dolore con dirittura, sopportando a testa alta, ebbene, anche allora, l’uomo può realizzarsi
in una contemplazione amorosa, nella contemplazione dell’immagine spirituale della persona amata, che porta in sé. Per
la prima volta nella mia vita, sono in grado di capire ciò che si intende, quando si dice: gli angeli son o beati nell’infinita,
amorevole contemplazione di uno splendore infinito...
Il mio spirito è preso ancora dall'immagine della persona amata. Io parlo con lei, lei parla con me. In quell’attimo mi
turba un pensiero: non so affatto se mia moglie vive! E capisco una cosa — l'ho imparata in questo momento: l’amore non
si riferisce affatto all'esistenza corporea di una persona, ma intende con profondità straordinaria l'essere spirituale della
creatura amata: il suo «essere così» (come dicono i filosofi). Sono d el tutto fuori causa la sua «esistenza», il suo esserequi-con-me, perfino la sua vita fisica, il suo essere-in-vita. Se la persona amata sia viva o no, io lo ignoro, né lo verrò a
sapere (durante tutto l'internamento non potemmo scrivere né ricevere lettere), ma in questo momento ciò non ha alcuna
importanza. Che la persona amata sia viva o no, non ho quasi bisogno di saperlo: tutto questo non riguarda il mio amore,
il mio pensiero amoroso, la contemplazione amorosa della sua immagine spirituale. Se avessi saputo che mia moglie era
morta, credo che questa consapevolezza non m’avrebbe affatto turbato: avrei continuato nell'amorosa contemplazione, i
miei dialoghi spirituali sarebbero stati ugualmente intensi, m'avrebbero dato la stessa pienezza. In quell'attimo scoprii la
verità di quelle parole del Cantico dei Cantici: «Mettimi come sigillo sopra il tuo cuore, poiché forte come la morte e
l'amore (VIII, 6)» .
Abbiamo visto la chiamata all’unità tra loro “sarete una sola carne”. Abbiamo valorizzato parole laiche
come convivenza e complementarietà. La chiamata all’unità s’esprime nel desiderio dell’altro, nella
nostalgia dell’altro, nella sessualità, nella comune appartenenza alla specie umana, nella “essenza
dono” dell’esistenza tanto dell’uomo come della donna, nella esperienza identica dell’essere originati,
uomini e donne nutriti e cresciuti da altri uomini e donne.
L’unità uomo donna è dono nella natura donata da Dio per cui la chiamata alla comunione è impressa
nel desiderio e l’attrattiva, è impegno in quanto costruire la comunione uomo donna comporta una
sofferenza. E’ un traguardo perché quest’unità è profezia dell’unità futura in Dio.
Ed essere “chiamati” da Dio all’unità ci porta a tornare alla Sacra Scrittura.
IV/4
Chiamati all’unità nell’amore: una lettura al Cantico dei Cantici
“Io sono per il mio diletto
e il mio diletto è per me” (Ct. 6,3)
“Quanti si amano si perdono felicemente l’un l’altro (…) la propria dipendenza diventa una gioia” 19.
Cosa esprime il Cantico dei Cantici? La convinzione profonda che l’essere umano torna in
30
sé nell’altro, che supera se stesso volgendosi all’altro. “Mi baci con i baci della tua bocca!
Le tue tenerezze sono più dolce del vino” (Ct. 1,2). Il Cantico ci sommerge nel dono
dell’amore come forza gratuita che costruisce l’unità. Il Cantico ci dice dell’unità uomo donna come
dono. Così commentano degli esperti in Antropologia biblica:
“I canti celebrano un mondo erotico, caratterizzato e sorretto dallo struggimento di sciogliersi
completamente vicino all’amato. L’uomo e la donna stanno con gli stessi diritti l’uno accanto
all’altra, entrambi celebrano l’altro verso il quale si dirige il desiderio. Entrambi assumono dei
ruoli e giocando fanno assumere dei ruoli all’altro. Il Cantico dei cantici è ca ratterizzato così
dagli stati d’animo della separazione, del desiderio e dell’unione” 20.
Uno dei fondatori del personalismo, il filosofo russo Vladimir Solov’ev esprime fortemente che
l’amore, fondamentalmente quello espresso dall’attrattiva dei sessi, è l’unica forza capace di vincere
l’egoismo naturale dell’essere umano21.
Frevel C., Wischmeyer, O., Che cos’è l’uomo, Prospettive dell’Antico e del Nuovo Testamento. EDB, Bologna, 2006,
p. 57.
20
Ibidem
21 “C’è una sola forza capace di sradicare l’egoismo dall’interno e sino in fondo, e questa forza lo sradica effettivamente:
è l’amore, innanzitutto l’amore sessuale. La menzogna e il male dell’egoismo consistono nell’attribuire esclusivamente a
se stessi quel valore assoluto che viene negato a tutti gli altri; la ragione ci mostra che tutto ciò non ha alcun fondamento
ed è ingiusto, ma è solo l’amore che elimina concretamente questo atteggiamento ingiusto, costringendoci a riconoscere
il valore assoluto degli altri non solo nella nostra coscienza astratta ma anche nell’interiorità dei nostri sentimenti e nella
nostra volontà vitale. Conoscendo grazie all’amore la verità degli altri non in maniera astratta ma essenziale, trasportando
effettivamente il centro della nostra vita al di là dei limiti della nostra particolarità empirica, noi con ciò stesso riveliamo
19
Il pensiero di questo autore ortodosso ci fa riflettere. Afferma senza mezze misure che l’amore eros è
la forza collante per l’unità.
Chiara sottolinea anche l’amore agape e parla di questa forza naturale d’attrattiva tra i sessi accostata
alla virtù che viene dall’impronta dal sacramento del matrimonio. Modello? Gesù crocifisso e
abbandonato:
“Queste famiglie sono meravigliose, hanno una gioia piena, perché c’è anche la natura che
aiuta, la natura che porta l’uomo verso la donna, e c’è anche il sacramento del matrimonio. Lì
sono in funzione piena il sacramento e la natura. È quindi qualcosa di bellissimo che io non so
descrivere. Vorrei sottolineare qui di stare attenti, perché per mantenersi sempre a questa
altezza dove l’amore è soprannaturale e anche umano, dove la felicità è piena, occorre essere
sposi di Gesù abbandonato e quindi occorre il distacco, che il mondo non vede. Il mondo vede
queste famiglie tipo, meravigliose: vede un Paradiso, ma non sa il segreto. Io vorrei sottolineare
il segreto, perché so che, se cade questo segreto, cade la felicità, cade l’unità, cade tutto”
(Chiara Lubich, Alle focolarine sposate, trascrizione di una conversazione, Valtournanche,
11.7.1964, p.6).
In questo testo vediamo come il desiderio e il distacco, l’unione sessuale e la castità, possono essere
ritrovati in armonia nell’essere Gesù che per amore muore.
V Conclusioni
Julian Marias con il suo realismo tipicamente spagnolo, afferma la esistenza di due possibilità nella
attualità di questo tema. Ci mette in questa disgiuntiva o dobbiamo ammettere che la condizione
sessuata è in grave crisi nel mondo attuale o quello che diciamo della fenomenologia della differenza
non sia per niente vero. Il filosofo spagnolo offre comunque una terza possibilità : si come la vita umana
cerca di sistemarsi ed integrarsi, quando s’introduce una modificazione ad una parte del sistema, questa
modifica tutte le altre. Siamo in un’epoca nella quale si sono introdotte in occidente molte
modificazioni culturali. Inoltre, continua Julián Marías, la società delle mode e della pubblicità ci fa
vedere le forme meno autentiche, la verità come aletheia (schiudimento, svelamento, rivelazione) non
è manifesta quando siamo in un’epoca di velamento deliberato. Comunque, continua la sua riflessione,
è senza dubbio che alcuni uomini e donne non vogliono che le cose siano così chiuse e questa volontà
di queste persone risultarà sufficiente per cambiare la realtà anche è difficile22.
e realizziamo la nostra capacità di trascendere i limiti della nostra esistenza fattuale e fenomenica, nella capacità di vivere
non solo in noi stessi ma anche negli altri”. SOLOV’EV, V., Il significato dell’amore, Edilibri, Milano, 2003, p. 83.
22
Cfr., Marías, J., Antropología metafísica, Alianza Editorial, Madrid, 1998, pp. 147-148.
Penso che da questa realtà di velamento deliberato si può comprendere la gender theory nel contesto
della differenza e la relazione uomo donna. Ma non è un tema di questa lezione. Basta dire che in base
a quanto detto dobbiamo sottolineare che la capacità della famiglia di educare a vivere la differenza
sessuale e l’unità dei sessi, non riguarda soltanto il fatto che i coniugi siano di sesso diverso, come se
l’eterosessualità avesse di sua natura effetti educativi positivi. E’ l’amore all’interno della differenza
sessuale, su cui si fonda il matrimonio, che trasmette questa realtà. Perciò sono necessari entrambi
aspetti: la differenza sessuale e l’amore che gli sposi s’impegnano a vivere ogni giorno.
La sfida che ci si apre come gruppo è quella di superare la competitività e l’ugualitarismo nelle nostre
convivenze. Il documento del magistero cattolico sulla collaborazione dell’uomo e la donna tira le
conseguenze degli spunti antropologici che abbiamo seguiti:
Distinti fin dall'inizio della creazione e restando tali nel cuore stesso dell'eternità, l'uomo e la
donna, inseriti nel mistero pasquale del Cristo, non avvertono quindi più la loro differenza come
motivo di discordia da superare con la negazione o con il livellamento, ma come una possibilità
di collaborazione che bisogna coltivare con il rispetto reciproco della distinzione. (Lettera ai
vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel
mondo, n. 12)
Ancora Blanca Castillo ci indica un luogo dove differenza e collaborazione fanno superare
competitività e ugualitarismo: gli equipe di lavoro. Secondo lei l’uomo e la donna hanno una
31
forma peculiare di fare e di vivere le stesse cose. Da qui la vera complementarietà come in
un coro che non canta diverse canzoni ma un’unica con l’apporto (voci, timbri, gravità e
armonie diverse). La diversità uomo donna nel lavoro per costruire il mondo e la società non è basata
nella giusta distribuzione dei ruoli, la stragrande maggioranza dei lavori sono scambiabili. Questo ci
porta a vedere negli equipe di lavoro formati tra uomini e donne una risorsa insostituibile. In ogni
attività è necessaria la cooperazione dei due sessi.
Cerchiamo di concludere con una breve sintesi del percorso fatto. Abbiamo compresso diverse forme
di approdare il tema lungo la storia della società e dell’antropologia. Ci siamo fermati a comprendere
la crisi moderna e i suoi rischi. Ma abbiamo anche trovato persone che nella notte epocale accendono
una luce, specie la Teologia del corpo di San Giovanni Paolo II.
Ci sono alcuni punti da sottolineare per la vita d’unità, che l’antropologia differenziale dell’unità uomo
donna ci insegna:
32
solo
1- superare le gerarchizzazioni oppressive in ogni rapporto evita la deriva dell’ugualitar ismo
o della competitività tra le persone.
2- L’unità e la diversità uomo donna fondamenta ogni approccio positivo multiculturale. Non
nella vita famigliare ma anche in quella sociale o politica (es. il dialogo con dei
33
musulmani tocca il tema sensibile della donna e dell’uomo in quella cultura).
3- La visione dell’uomo e della donna come persone complete in sé ci porta verificare la vita dei celibi,
che l’abbiano scelta o no, come piena di senso.
34
4- Il desiderio d’unità si manifesta in tutte le dimensioni della vita umana, non solo
spirituale. I miti e la psicoanalisi ce lo confermano.
L’unità della diversità uomo donna è la realtà più immediata che riflette l’unità di
Dio nella Trinità. Comunque essendo vita umana è soggetta al cambio, bisognosa di costante
comunicazione, graduale nella storia personale degli uomini e delle donne.
35
536
Penso che si aspetti, oltre alle idee, la vita esperienziale e testimoniata d’una comunità fatta da donne
e uomini che in famiglia ed insieme portando il mondo e la società all’unità, sia di testimonio di questa
bellezza: la differenza sessuale è buona, come buona è l’opera continua della creazione. La
differenza sessuale partecipa della creazione. L’essere umano, uomo e donna, è a immagine e
somiglianza di Dio, Uno e Trino, proprio nella sua sessualità.
37
VI. Bibliografia
Burgos, J., M., Antropología: una guía para la existencia, Palabra, Madrid, 2005.
Dominguez Prieto, Antropología de la familia. Persona, matrimonio y familia, BAC, Madrid, 2007.
Frevel C., Wischmeyer, O., Che cos’è l’uomo, Prospettive dell’Antico e del Nuovo Testamento.
EDB, Bologna, 2006.
Galimberti, U., Paesaggi dell’anima, Mondadori, Milano, 2001.
Ghidelli de Persis, R., Femminilità / Mascolinità, Dizionario interdisciplinare di Scienza e Fede, vol.
1, Urbaniana Uriversity Press, Città Nuova, Roma, 2002.
Giovanni Paolo II, Uomo e donna lo creò. Catechesi sull'amore umano, Città Nuova, Roma, 2006.
Marias, J., Antropología metafísica, Alianza Editorial, Madrid, 1998.
Saraceno C., Naldini, M., Sociologia della famiglia, Il Mulino, Bologna, 2013.