Stop al porto sulla foce del rio Il Pd all`assalto di Calaverde

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Stop al porto sulla foce del rio Il Pd all`assalto di Calaverde
martedì 15 luglio 2014 L’UNIONE SARDA
www.unionesarda.it
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AMBIENTE | REGIONE
Comandini. «Con l’ampliamento a rischio la spiaggia di Santa Margherita»
Dodici anni fa la Regione
e il Comune di Pula dissero
no. Quel porto non s’ha da
ampliare. E le ragioni a supporto della loro decisione
erano robuste. Due fra tutte:
il fatto che si trova sulla foce del Rio Perdosu e il pericolo, anzi la certezza, che se
il progetto fosse andato
avanti gran parte della spiaggia di Santa Margherita sarebbe scomparsa entro pochi anni a causa della modifica delle correnti marine.
Ma la società Calaverde
srl, proprietaria dell’omonimo porticciolo turistico, che
attualmente ha 88 posti per
barche sino a 12 metri e
vorrebbe arrivare a 250, non
ha desistito e nel marzo del
2013 ha ripresentato la proposta di “Riqualificazione,
messa in sicurezza e ampliamento dell’approdo turistico di Calaverde”. Tre mesi
dopo è arrivato il via libera
della Giunta Cappellacci. E
nonostante anche il primo
marzo scorso il Comune di
Pula abbia ribadito il suo no,
oggi è in programma la conferenza dei servizi che dovrà esprimere il parere sul
progetto. Contro il quale si
schiera con decisione parte
del Pd in Consiglio regionale. «Il progetto sconvolgerebbe l’equilibrio del sistema naturale che finora ha
garantito il mantenimento
della spiaggia di Santa Margherita e di quelle limitrofe,
senza dimenticare che Calaverde si trova alla foce del
Rio Perdosu e che l’area è
considerata a rischio idrogeologico elevato», tuona
Piero Comandini, primo firmatario (gli altri sono Lorenzo Cozzolino, Daniela
Forma, Gavino Manca e
Stop al porto sulla foce del rio
Il Pd all’assalto di Calaverde
PIÙ GRANDE
Il porto di
Calaverde, sul
litorale di Santa
Margherita
di Pula.
Una società
privata prova
ad ampliarlo dal
2002 ma sia
Regione che
Comune di Pula
hanno sempre
detto no. Sino
al 2013 quando
la Giunta
Cappellacci
ha autorizzato
il procedimento.
Contro il quale
adesso si
schiera il Pd
Rossella Pinna) di una interrogazione al presidente della Regione e agli assessori all’Ambiente, Lavori pubblici
ed Enti locali. L’esponente
del Pd avrebbe voluto che la
Regione bloccasse la conferenza dei servizi ma ciò non
è accaduto. Per questo insiste: «Si revochi la delibera
della Giunta Cappellacci e si
verifichi l’impatto dell’opera
sull’area».
LE RAGIONI DEL NO. Già il 30
settembre del 2002 un altro
assessore all’Ambiente Emilio Pani (An), rispondendo a
un’interpellanza chiarì i motivi per cui la Regione era
contraria. Il primo: c’è la
concreta possibilità che
venga erosa la spiaggia adiacente. Il secondo: l’opera è
pericolosa tant’è che l’organo tecnico istruttore, non a
caso, ha previsto la possibilità di interrompere i lavori
avviati, con l’obbligo di rimozione di quanto fatto e il
Servizio sistema informativo ambientale, valutazione
impatto ambientale e educazione ambientale (Sivea)
ha richiesto la fideiussione
bancaria a garanzia dei danni possibili. La terza: la carente istruttoria sull’impatto
sulle aree retrostanti, anche
alla luce delle convenzioni
di lottizzazione autorizzate
che avevano valutato la proporzionalità e la compatibilità dell’attuale porticciolo di
dimensioni contenute con
l’insediamento turistico.
SENTENZE CONTRARIE. Anche il Comune di Pula nel
novembre 2001 aveva
espresso parere negativo
sull’opera a causa del pericolo di dissesto ambientale
sulla costa destinata all’utilizzo turistico balneare. Un
parere ribadito con delibera
unanime del consiglio comunale l’11 luglio 2002, che
peraltro recepiva il netto
dissenso della popolazione
del paese, che aveva promosso una raccolta di firme.
L’atto era stato impugnato
dalla Calaverde Srl ma era
stato ritenuto legittimo sia
dal Tar Sardegna (sentenza
26 gennaio 2004, n° 83) che
dal Consiglio di Stato (sentenza Sezione VI, 17 maggio
2006, n° 2851).
Passato qualche anno la
proposta è stata ripresentata (20 marzo 2013) sotto la
dicitura «riqualificazione
del porto turistico di Calaverde» e il 27 giugno 2013
la Giunta regionale ha formulato parere favorevole di
legittimità e autorizzato il
procedimento. Ma il Comune di Pula, con delibera del
Consiglio comunale, il primo marzo scorso ha ribadito formalmente il parere negativo all’istanza. Da qui l’affondo dei Democratici.
«Non è stata dichiarata la
pubblica utilità dell’opera e
non esistono né un piano
dei porti regionali atto a definire una programmazione
funzionale degli approdi né
un piano delle opere pubbliche regionali che giustifichi
l’intervento», osservano Comandini, Cozzolino, Forma,
Manca e Pinna.
L’INTERROGAZIONE. I cinque
consiglieri chiedono a Francesco Pigliaru, Donatella
Spano, Paolo Maninchedda
e Cristiano Erriu «perché la
Regione ha avviato un procedimento su un’iniziativa
già bocciata nel 2002 e valutata negativamente anche
qualche mese fa dal Comune di Pula. Non solo: «Sono
consapevoli del fatto che
l’intervento andrebbe a
sconvolgere un sistema naturale che nei millenni ha
garantito il mantenimento
dalla spiaggia di Santa Margherita?». E ancora: «La società Calaverde ha effettuato un monitoraggio dei dati
meteomarini e ne ha comunicato i risultati all’assessorato regionale della difesa
dell’Ambiente?».
Fabio Manca
RIPRODUZIONE RISERVATA
GOLFO ARANCI. Maggioranza e opposizione unite contro il Piano regolatore del porto
No al cantiere al posto della spiaggia
Incontro sul porto a Golfo Aranci
[A.S.]
La spiaggia non si tocca. Golfo Aranci rigetta il Piano regolatore del porto presentato ieri
mattina alla cittadinanza dall’Autorità portuale del nord Sardegna.
L’ente ministeriale dovrà fare
retromarcia riguardo diverse
scelte prospettate nel Prp: il sindaco Giuseppe Fasolino e il suo
principale oppositore in consiglio comunale, Giorgio Muntoni, durante l’incontro di ieri
hanno scelto di fare fronte comune contro il progetto, forti
anche di una petizione popolare
on line che, al momento conta
400 firme e che punta a salvaguardare una piccola spiaggia,
denominata “del genio civile”:
nel Prp, la caletta sarebbe dovuta sparire per accogliere un cantiere nautico. Ma non è l’unico
punto su cui le due anime della
politica golfarancina si sono trovate unite. L’atmosfera dell’assemblea è stata sempre piuttosto tesa: da una parte la popolazione della località costiera, dall’altra i progettisti, i tecnici e i
rappresentanti dell’Autorità portuale. «Non intendiamo rinun-
BIODIVERSITÀ. Abbasanta: assemblea promossa dai botanici
ciare a nessuna delle nostre bellezze naturalistiche – ha detto
Fasolino – dobbiamo trovare un
compromesso, per fare in modo
che Golfo Aranci possa attrezzarsi per accogliere gli yacht di
grandi dimensioni, senza per
questo dover distruggere nessuna spiaggetta». Fasolino ha chiesto ai progettisti di spostare il
cantiere nautico in un altro punto del litorale. Muntoni ha sottolineato che «Golfo Aranci ha impiegato tanto tempo per costruirsi una reputazione turistica: prima era solo un porto. Il
Piano prevede costruzioni impattanti: banchine lunghe 300
metri, una occupazione dello
spazio acqueo rilevante per
ospitare altre navi di grandi dimensioni. Tutto ciò, secondo
me, non è compatibile con il turismo». D’accordo i cittadini
presenti, un centinaio di persone. I tecnici responsabili del
Prp, tuttavia, hanno fatto presente che «il layout di questo
progetto è stato approvato nel
2010 dal Comune. In ogni caso,
valuteremo le modifiche».
Claudio Chisu
POLEMICA. Romina Mura (Pd): i sindaci cambieranno idea
Ricerca e aziende, battaglia comune «Bene le centrali uniche d’acquisto»
Gli stati generali della bio-
diversità si riuniscono oggi
alle 10 ad Abbasanta, nel
centro servizi del Nuraghe
Losa. Ci saranno ricercatori,
tecnici, imprenditori, antropologi, ambientalisti. E, si
spera, i politici. Chiamati a
raccolta dalle Università di
Cagliari e Sassari per elaborare una piattaforma comune da girare alla Regione. Il
Consiglio sta infatti esaminando due proposte di legge
per proteggere le specie caratteristiche della Sardegna:
quelle coltivate, ma anche la
vegetazione spontanea.
«È importante che la Regione si doti di una legge
quadro che definisca e tuteli l’intero campo della biodi-
versità, inclusa quella animale», dice Ignazio Camarda dell’Università di Sassari.
«Siamo all’anno zero: in assenza di una normativa
chiunque può saccheggiare
il nostro patrimonio naturale, studiarlo e brevettarlo»,
incalza Gianni Bacchetta,
direttore del Centro Conservazione Biodiversità dell’Università di Cagliari. Come è successo col trifoglio,
potenziato e brevettato da
una società australiana, che
ora lo rivende a caro prezzo
agli allevatori isolani. Come
sarebbe potuto succedere a
venti specie spontanee che
la sementiera olandese Rijk
Zwaan voleva raccogliere a
fine luglio. Complice un via
libera di Agris, revocato dall’assessore all’Agricoltura
Elisabetta Falchi. Camarda
e Bacchetta, insieme al presidente della sezione sarda
della Società Botanica italiana, Giuseppe Brundu, firmano un documento di indirizzo approvato a fine giugno
da una dozzina di ricercatori universitari. Oggi lo sottoporrano all’assemblea. Gli
atenei mettono a disposizione della Regione le proprie
conoscenze ed esperienze. E
sollecitano una normativa
che promuova l’utilizzazione sostenibile delle risorse
fitogenetiche della Sardegna. Ripartendo i profitti fra
le comunità e sanzionando
le violazioni. (d. p.)
Le centrali uniche d’ac-
quisto saranno positive per
i Comuni. Lo sostiene la deputata del Partito Democratico, Romina Mura, che interviene nel dibattito sulle
centrali uniche di committenza, replicando ai timori
sollevati in particolare dal
direttore dell’Anci Sardegna.
«Proprio per la necessità
di agevolare il cambio di
normativa», precisa Mura,
«giovedi scorso la Conferenza Stato-Città ha posticipato al primo gennaio 2015
l’entrata in vigore della nuova disciplina sulle centrali
uniche di committenza.
L’accordo stabilisce che nel
frattempo gli atti compiuti
dai Comuni sono fatti salvi e
viene data indicazione all’Autorità di vigilanza sui lavori pubblici di rilasciare i
Codici identificativi gara».
Per Mura «non si può rischiare di bloccare gli uffici
gare dei Comuni in un momento in cui questi ultimi
sono gli unici in grado di
movimentare l’economia,
far lavorare le imprese, intervenire sul territorio e
creare posti di lavoro. Ma è
opportuno ridurre i centri
di costo e aumentare l’efficienza amministrativa definendo uffici tecnici e uffici
gare di carattere intercomunale. Tutto ciò da farsi in
modo mirato e avuto riguardo ai contesti e ai territori
su cui si interviene».
Romina Mura ricorda anche che un emendamento
al decreto sulla riorganizzazione della Pubblica amministrazione da lei presentato prevede che «la formula
del consorzio di Comuni
per gestire gare e appalti
venga sostituita dalla convenzione, molto più semplice da attuare e gestire. Inoltre chiediamo che vengano
salvaguardate le attuali disposizioni che consentono
ai Comuni di procedere con
affidamenti diretti nel caso
di lavori e servizi di importo inferiore ai 40 mila euro.
Si tratta di misure fondamentali per accelerare i
processi amministrativi».