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POLITICAL AND SECURITY REVIEW Notizie aggiornate AMERICHE al 30 giugno Dicembre 11114!1Novembre MESSICO Sommario Le elezioni del 5 giugno 2016 hanno visto la sconfitta del partito di governo (Partido Revolucionario Institucional - PRI), al cui interno si stanno allargando i contrasti e le divisioni tra i vari gruppi. Il Presidente Enrique Peña Nieto e il Governo devono far fronte all’aumento della sfiducia popolare nei loro confronti, a causa soprattutto dei ricorrenti casi di corruzione. Alle sfide vecchie (insicurezza) se ne stanno aggiungendo altre, come lo scontro con gli insegnanti nel sud del Paese, soprattutto nello Stato di Oaxaca. Anche se è probabile che la riforma dell’istruzione venga approvata, nonostante l’opposizione dei sindacati di categoria, la durezza delle proteste, con i disagi alla circolazione e le vittime negli scontri con la polizia, aggrava la crisi sociale e alimenta l’insicurezza. Cresce infatti la preoccupazione per la recrudescenza della criminalità in alcuni stati del Paese, come Guerrero e Baja California, in cui si è registrato un aumento degli omicidi e dei sequestri di persona, conseguenza soprattutto della lotta tra le bande per spartirsi il controllo del territorio e dei traffici illeciti. La frammentazione dei gruppi criminali aumenta l’insicurezza nel Paese L’incursione, il 17 giugno, di circa 150 individui armati nella proprietà di famiglia del capo del cartello della Confederazione di Sinaloa, El Chapo Guzmán, ora in carcere e in attesa di estradizione negli USA, evidenzia l’inasprimento dello scontro fra gruppi criminali per ottenere la supremazia territoriale. L’irruzione è avvenuta nella città di La Tuna, roccaforte del Chapo, nello stato di Sinaloa. Si sospetta che l’azione sia stata compiuta dal cartello rivale di Beltran Leyva, comandato da Isidro Meza Flores. L’arresto di importanti boss determina scosse che spesso stravolgono i precedenti equilibri di potere; frequentemente, questi fenomeni sono accompagnati da un aumento della violenza criminale, specialmente omicidi, estorsioni e rapimenti. Inoltre, la perdita di leader carismatici determina nella maggior parte dei casi il frazionamento dei sodalizi criminali in realtà più piccole, meno sicure e stabili sul territorio, meno collegate ai redditizi traffici di droga e quindi più disposte a compiere sequestri ed estorsioni per finanziare le proprie attività. È quello che sta avvenendo in stati come Guerrero e Baja California dove la perdita di potere, in Guerrero, del Cartello di Beltran Leyva, in Baja California, del Cartello di Tijuana, ha prodotto una nuova ondata di violenza. In entrambi gli stati, il numero dei rapimenti, in calo negli ultimi due anni, è tornato a crescere nei primi quattro mesi del 2016 e ora nella Baja California si assiste al rinnovato scontro tra il cartello di Sinaloa e il cartello Jalisco Nueva Generación. La violenza ad Acapulco, nel Guerrero, ora quarta città al mondo per tasso di omicidi, si spiega con la frantumazione dei vecchi sistemi criminali, rimpiazzati da entità più instabili come i Guerreros Unidos, il Cartello Indipendente di Acapulco, i Los Ardillos, i Los Rojos. Secondo il Centro de Estudios Sociales y de Opinión (CESOP), il 58% dei messicani si sente meno sicuro (indice in forte aumento rispetto a precedenti rilevazioni) e teme soprattutto furti e rapine). I cittadini attribuiscono la recrudescenza dell’attività criminale, oltre che alle lotte tra i cartelli, anche alla mancanza di protezione da parte delle Forze dell’ordine e alla disoccupazione. L’aumento della violenza è nondimeno un aspetto generalizzato: secondo i dati delle autorità, nel mese di maggio sarebbero stati compiuti 1.746 omicidi, dato record dal settembre 2012. Nel 2015, il tasso di omicidi nel Paese è aumentato, attestandosi a quota 14 casi per ogni 100.000 abitanti. Nei primi 5 mesi del 2016, l’incremento è stato ancora più marcato: +19% rispetto allo stesso periodo del 2015. Per quanto sia in corso la diversificazione dell’attività criminale, si registrano importanti trend nel mercato della droga; l’eroina è di nuovo in crescita mentre si contrae la vendita di cocaina (valutazione di UNODC, 2016). Sarebbe anche aumentata la superficie coltivata a papavero d’oppio, soprattutto tra il 2014 e il 2015, in particolare nell’area del Triangolo d’oro, tra Sinaloa, Durango e Chihuahua. Resa dei conti nel PRI dopo la sconfitta elettorale Le consultazioni del 5 giugno hanno rappresentato il peggior risultato elettorale nella storia del Partido Revolucionario Institucional (PRI), quasi sempre al governo nella storia politica messicana. La sconfitta nelle votazioni legislative, statali e municipali ha provocato l’inevitabile resa dei conti all’interno del partito del Presidente Enrique Peña Nieto, sia a livello locale sia sul piano nazionale. Pesa soprattutto la débâcle nell’elezione dei governatori in 12 stati: il PRI, che ne deteneva nove, ha vinto solo in 5, uscendo battuto anche in storiche roccaforti del partito, come Tamaulipas e Veracruz, oltre che nel Durango, nel Quintana Roo e in Chihuahua. Tra le principali cause che hanno portato al rovescio elettorale, favorendo la significativa affermazione del Partido Acción Nacional (PAN), di destra, vi è la corruzione imperante su tutto il territorio nazionale; un fenomeno che, agli occhi dell’opinione pubblica, non solo non ha incontrato l’opposizione forte del governo e del Partito al potere, ma che, anzi, ha trovato, proprio nella burocrazia locale del PRI, uno dei principali agenti propagatori. Proprio nel Chihuahua è in corso una serie di manifestazioni, con duri scontri con le forze dell’ordine, sia a causa delle accuse di corruzione nei confronti del governatore uscente (del PRI), sia per la penuria di carburante a seguito dello stop delle forniture da parte di una controllata di PEMEX, interdetta per corruzione ed evasione. Il PRI ha tuttavia reagito alla sconfitta in tempi ragionevolmente rapidi: il 20 giugno si è dimesso il presidente del partito, Manlio Fabio Beltrones, che molto si era speso proprio nelle elezioni per il rinnovo dei governatori degli stati. Inoltre, il Presidente Enrique Peña Nieto ha deciso di accelerare l’iter parlamentare del nuovo Sistema Nazionale Anti-corruzione (SNA), un progetto ambizioso che deve tuttavia superare l’ostruzionismo di ampi settori del Parlamento. La corruzione rappresenta anche un costo molto alto per l’economia messicana, stimato in circa 48 miliardi di dollari USA, intorno al 9% dell’intero Prodotto Interno Lordo. Situazione sempre più tesa tra polizia e insegnanti L’arresto, il 12 giugno, per ordine della Procura Generale del Messico, di Rubén Núñez, principale leader dell’ala militante (Sección 22) del sindacato degli insegnanti dello stato di Oaxaca (Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación – CNTE), ha riacutizzato gli scontri tra le forze dell’ordine e gli esponenti più radicali del CNTE sulle strade dello stato di Oaxaca, tra Salina Cruz e Nochixtlan (sulla Carretera Oaxaca-Puebla), interessando anche l’autostrada che collega il Chiapas all’Oaxaca stesso e fino alle direttrici che collegano il Messico meridionale al resto del Paese. Lo sciopero degli insegnanti, ostili alla riforma dell’istruzione che prevede anche esami regolari Scontri tra polizia e manifestanti del CNTE, nello stato di Oaxaca. Fonte: sulle loro capacità professionali, telesurtv.net 3 ha portato a blocchi stradali e scontri violenti tra polizia e CNTE, che il 19 giugno hanno causato la morte di sei persone. Sia il CNTE sia i partiti di opposizione hanno espresso forte preoccupazione per la deriva della situazione. Il governo ha intenzione di mantenere la linea dura nei confronti degli insegnanti, anche perché l’ostilità alla riforma dell’istruzione non riscuote molto sostegno a livello nazionale. Quello che preoccupa maggiormente è il divario, che in determinate situazioni sembra acutizzarsi, tra centro-nord del Paese, sviluppato, e sud rurale e arretrato. Proprio negli stati meridionali di Oaxaca, Guerrero e Chiapas il CNTE ha le sue roccaforti più importanti. Fonti utilizzate: Rio Dòce, Reuters, CESOP, Observatorio Virtual, ABC News, MAECI, InsightCrime, Animal Politico, UNODC 4 VENEZUELA Sommario Mentre il governo Maduro deve sostenere la pressione politica dell’opposizione, rappresentata soprattutto dalla Mesa de Unidad Democratica (MUD), il quadro complessivo della sicurezza appare sempre più critico, complicato dalla crisi alimentare, che causa continuamente proteste e saccheggi, soprattutto nei centri urbani, e dall’aumento della criminalità, specialmente nella parte occidentale del Paese, al confine con la Colombia. In questa regione, negli ultimi anni, si è consolidata una estesa rete di contrabbando, mentre la frammentazione dei cartelli colombiani ha portato alla nascita di nuovi gruppi, come le bande criminali (BACRIM) che collaborano con elementi corrotti delle forze dell’ordine venezuelane per il trasporto di narcotici nel Paese. Le prospettive economiche e finanziarie, nel caso Maduro dovesse restare in carica, sono del tutto negative. Deterioramento generale del quadro della sicurezza L’insicurezza in Venezuela ha raggiunto un livello talmente alto da divenire un’emergenza regionale, coinvolgendo l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) e il governo statunitense. Tuttavia, la maggioranza dei membri dell’OAS ha deciso, il 23 giugno, di non adottare sanzioni contro il Venezuela, come sarebbe stato previsto dall’Inter American Democratic Charter. Si è trattato di una piccola vittoria per Nicolas Maduro. L’amministrazione Obama, d’altro canto, pur fortemente critica delle politiche dell’attuale governo di Caracas (e di quello precedente), aveva deciso di compiere un gesto di distensione, inviando a Caracas, il 21 giugno, il Sottosegretario di Stato per gli Affari Politici, Thomas Shannon. Lo scopo primario è quello di normalizzare le relazioni bilaterali, anche se non è nascosto l’obiettivo di apprendere da fonti dirette il reale stato della sicurezza del Paese sudamericano. Esso, di fatto, appare drammatico: di pari passo con lo scontro tra Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV), al Governo, e MUD, che controlla il parlamento unicamerale (Asemblea Nacional), si intensificano in tutto il Paese proteste, manifestazioni e saccheggi nei principali supermercati e mercati. La crisi alimentare e quella energetica, solo parzialmente risolta per l’attenuazione della siccità, hanno spinto molte persone a scendere nelle strade e a provare, anche con la violenza, a procurarsi generi alimentari di prima necessità. Nella città di Cumaná, stato di Sucre, sono morte da inizio giugno 4 persone e 400 sono state arrestate; oltre 20 esercizi commerciali sono stati danneggiati. Il 21 giugno, un uomo è entrato sparando nella sede della Banco Central de Venezuela, a Caracas, un altro segno tangibile della tensione crescente. Nel contempo, nell’ovest del Paese, al confine con la Colombia, aumentano gli episodi di criminalità collegati soprattutto al narcotraffico e al contrabbando di merci, anche prodotti alimentari, venduti poi in Venezuela a prezzi molto superiori. Lungo la fascia di confine tra Colombia e Venezuela operano sia le Bandas Criminales (BACRIM)) colombiane, come il Clan Usuga, sia elementi deviati della polizia colombiana e della Guardia Nazionale Bolivariana del Venezuela, che spesso compiono estorsioni anche ai danni di contrabbandieri che vogliono utilizzare i passaggi illegali di frontiera, concentrati soprattutto nel dipartimento colombiano di Norte de Santander. A rendere ulteriormente 5 precaria la posizione del regime di Maduro è la perdita evidente di consensi anche nel quartiere “23 Enero” di Caracas, dove un tempo si concentravano i colectivos, milizie armate al sostegno del movimento chàvista. Essi sono ora invece fortemente ostili al governo, a causa delle ristrettezze della maggioranza della popolazione. Sono stati creati blocchi agli incroci stradali, con barricate fatte anche di pneumatici usati ai quali è stato dato successivamente fuoco. Le proteste sono frequenti anche nella zona di Miraflores, dove si trova il palazzo presidenziale. Una crisi economica e finanziaria quasi irreversibile Il governo Maduro tenta di uscire dalle difficoltà create dal calo del prezzo del greggio e dalla diminuzione della produzione da parte di Pétroleos de Venezuela (PDVSA), provando a sfruttare le risorse minerarie del Paese, soprattutto oro, lungo quella che a fine febbraio era stata ribattezzata Zona de Desarollo Estratégico Nacional - Arco Minero del Orinoco. Alcuni accordi commerciali sono stati implementati, come quello per rivitalizzare lo sfruttamento delle miniere di Las Brisas, nello stato di Bolivar, da parte della compagnia Gold Reserve che si dovrebbe anche occupare del macro progetto delle miniere oro/rame di Las Cristinas, Penuria alimentare e inflazione fuori controllo in Venezuela. Fonte: sempre nel Bolivar. Per valorizzare Sumarium.com in pieno le risorse minerarie, tuttavia, manca un piano strategico che si preoccupi sia della realizzazione delle infrastrutture necessarie sia dell’afflusso di capitali stranieri. Per quanto riguarda il primo punto, si sta provando a coordinare la compagnia mineraria nazionale, Minerven, e la Corporación Minera Venezolana (CMV), congiuntamente all’Instituto Nacional de Geologia y Mineria (INGEOMIN), all’interno di un nuovo ministero che si occupi esclusivamente di investimenti e sfruttamento delle miniere, ma il difficile contesto politico potrebbe vanificare il progetto. Il tasto più dolente rimane quello dei finanziamenti esteri; nonostante il rilevante sostegno della Cina, che ha fornito 126 miliardi di dollari solo per il periodo 2001-2014, il rischio economico rappresentato da Caracas risulta un deterrente molto forte per altri investitori, soprattutto privati. Secondo una proiezione del Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’inflazione, alla fine del 2016, dovrebbe attestarsi intorno al 720%. Se Maduro e il chàvismo durassero sino alla fine del mandato del Presidente, nel 2019, le stime risulterebbero ancora più negative: sempre secondo il FMI, l’inflazione potrebbe addirittura salire oltre il 3.000% nel giro di due anni e mezzo, complice le disastrose scelte finanziarie di Caracas, compreso il doppio sistema di cambio che ha portato a uno sviluppo senza precedenti nel mercato nero. Per quanto riguarda la produzione, l’FMI valuta una possibile contrazione del Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’8% per il 2016 e del 4,5% nel 2017, mentre la Banca Mondiale stima una contrazione del 10,4% per il 2016 e del 3,4%per il 2017. Prosegue l’iter per il referendum anti-Maduro Lo scontro tra opposizione e Governo riguarda sia la strategia per fare uscire il paese dalla crisi economica sia le iniziative della MUD per accelerare la fine del regime chàvista. Le due correnti principali della coalizione, quella moderata di Henrique Capriles Randoski e quella radicale di Leopoldo López, sono finalmente unite nel sostenere il referendum per revocare il mandato presidenziale di Maduro, che scade nel 2019. Dopo aver 6 raccolto quasi 2 milioni di firme, primo passo nella procedura referendaria (ne servivano solo 197.000), l’opposizione, in base a una procedura stabilita dalla Costituzione e svolta sotto il controllo del Consejo Nacional Electoral (CNE – formato solo da esponenti scelti dal Presidente), ha ottenuto la validazione della maggior parte delle firme tramite il controllo delle impronte digitali in check-points creati dal governo e disseminati sul territorio. Affinché si possa tenere il referendum vero e proprio, è necessaria una seconda petizione, firmata questa volta da 4 milioni di elettori (circa il 20% della popolazione). Per la revoca del mandato di Maduro è necessario che essa sia approvata, al referendum, da un numero di votanti uguale o superiore a quello di coloro che lo hanno eletto alla presidenza nel 2013 (7.587.579). Sono possibili, tuttavia, varie iniziative del Governo per rallentare la procedura referendaria (Maduro si era già dimostrato scettico che essa potesse concludersi prima della fine del 2016), sfruttando il controllo sia del CNE sia del Tribunal Supremo de Justicia (TSJ). La volontà di rallentare l’iter non è casuale; infatti, secondo la costituzione, se il referendum si tenesse dopo il 10 gennaio 2017, anche in caso di accoglimento della richiesta di revoca del mandato di Maduro, non si procederebbe a nuove elezioni ma alla sostituzione di Maduro con il suo vice, Aristobulo Isturiz, fino al 2019. Fonti utilizzate: El Nacional, Stratfor, Laht, Latinnews, IMF, Ecoanalitica, Human Rights Watch 7 Principali eventi degli altri Paesi della regione HONDURAS Primi successi della Commissione per riformare la Polizia. Evento: il 16 giugno, a Washington, in un evento organizzato dal Woodrow Wilson Center, alcuni membri della Commissione Speciale per la riforma della Polizia Nazionale dell’Honduras hanno presentato le prime valutazioni sui risultati del programma, introdotto con misure legislative dal Presidente Juan Orlando Hernández e approvato a larga maggioranza dal Congresso Nazionale lo scorso aprile. Analisi: secondo le dichiarazioni, sarebbero già stati valutati 272 agenti (su un organico di 14.000), sotto il profilo delle capacità, della trasparenza del loro operato, della loro reputazione. Circa il 40% di essi non avrebbe superato l’esame e sarebbe stato costretto a lasciare la Polizia. La Commissione sembra operare bene, soprattutto perché agisce in maniera del tutto indipendente dai Verici della Polizia Nazionale, con un ampio mandato. L’obiettivo è quello di arruolare e addestrare 22.000 agenti nei prossimi 6 anni, portando i ranghi complessivi della polizia a 26.000 uomini, compresi quelli già in servizio che supereranno la valutazione. La strategia è resa complicata dai costi economici connessi alla riforma. Il progetto comporterebbe una spesa di circa 359 milioni di dollari, superiore a quanto stanziato per la sicurezza nel budget del 2016. COSTA RICA Aumenta l’immigrazione dall’Africa Evento: secondo i dati raccolti dalla Dirección General de Migración y Extranjería, circa 20.000 persone provenienti soprattutto dalle coste africane sarebbero in rotta verso l’America Centrale e in particolare il Costa Rica. Questa stima è superiore di due volte a quella resa nota solo un mese fa (9.000 persone) dal Ministro degli Esteri Manuel González in un’audizione davanti l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS). Analisi: i migranti provengono soprattutto da Congo, Costa d’Avorio, Guinea e Senegal, sia direttamente sia attraverso Spagna e Portogallo. Il loro obiettivo è quello di arrivare in America Meridionale o Centrale per poi provare a chiedere asilo in Messico o negli Stati Uniti, dopo un lungo viaggio verso Nord. L’America Centrale rappresenta un punto di passaggio obbligato e i Paesi della regione non sembrano in grado di affrontare l’emergenza. Nel novembre 2015, il Nicaragua aveva chiuso la sua frontiera con il Costa Rica, per impedire il transito di esuli cubani diretti verso gli USA. Il Costa Rica di rimando aveva adottato la medesima strategia con Panama e Panama con la Colombia. La preoccupazione principale, oltre quella di carattere umanitario, è rappresentata dal rischio di infiltrazioni di elementi radicali all’interno dei gruppi di migranti. I Paesi dell’America Centrale, da soli, non sono in grado di monitorare tale fenomeno. COLOMBIA Sviluppi nel processo di pace con le FARC Evento: la firma del cessate-il-fuoco tra Governo e Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC), il 23 giugno, rappresenta il primo concreto passo per arrivare a un accordo di pace definitivo, che potrebbe essere siglato entro il 20 luglio 2016. Analisi: l’impegno delle FARC a porre fine alla lotta armata potrebbe rendere la Colombia più sicura ma di certo non limiterebbe, nel breve periodo, la violenza legata alla criminalità e al narcotraffico. Inoltre l’economia colombiana, penalizzata dal calo dei prezzi del greggio, non riuscirebbe a sfruttare appieno i benefici dell’accordo con le FARC, anche se la debolezza della valuta locale, il miglioramento del clima politico e sociale interno e strategie businessfriendly potrebbero attrarre rilevanti investimenti dall’estero. Nondimeno, il governo colombiano 9 deve affrontare una situazione di fragilità intrinseca sotto il profilo della sicurezza perché la proliferazione di gruppi criminali, le BACRIM (Bandas Criminales), e l’estensione dei loro affari criminali in tutto il Sud America, dal vicino Venezuela al Brasile e all’Argentina, testimonia il rafforzamento del potere di gruppi come il Clan Usuga, uno dei principali sodalizi criminali colombiani, composto anche di ex paramilitari. PERU’ Kuczynski vince le elezioni ma lo attende un duro compito Evento: Pedro Pablo Kuczynski (del movimento Peruanos Por el Kambio - PPK) è il nuovo Presidente del Perù, dopo la vittoria di misura, al secondo turno, sulla figlia dell’ex Presidente Alberto Fujimori, Keiko: il 50,12% dei voti contro il 49,88%. L’entrata in carica dell’economista Kuczynski (28 luglio) dovrebbe essere accompagnata dalla presentazione di un pacchetto di misure per incrementare gli investimenti esteri, ridurre il carico fiscale e migliorare la sicurezza pubblica. Rimane tuttavia il problema della mancanza di una maggioranza parlamentare, perché il partito della Fujimori, Fuerza Popolar (FP), ha ottenuto 70 seggi su 130. Analisi: i problemi del Perù sono tuttavia complessi, a partire dalla questione sicurezza, sulla quale incidono la presenza di residue frange di Sendero Luminoso, movimento radicale maoista da decenni radicato nelle regioni del centro-sud del Paese, e la recrudescenza della criminalità nel nord e sulla costa, oltre che nei principali centri urbani, a partire dal porto più importante, Callao. Le regioni amazzoniche al confine con il Brasile e la Colombia sono inoltre sempre più utilizzate da gruppi di narcotrafficanti per la produzione e il trasporto di stupefacenti. BRASILE Cresce la preoccupazione per la sicurezza in vista delle Olimpiadi Evento: il 17 giugno, il governo dello stato di Rio de Janeiro ha proclamato lo stato emergenza finanziaria, richiedendo fondi federali, anche per garantire i servizi pubblici, dai trasporti alla sicurezza, durante le imminenti Olimpiadi, che si terranno dal 5 al 21 agosto 2016. Analisi: l’emergenza finanziaria testimonia non solo la difficoltà delle istituzioni federali, alle prese con gli scandali politici e il processo d’impeachment in corso nei confronti della ex Presidente Dilma Rousseff (sospesa dall’incarico per 180 giorni), ma anche la fragile tenuta degli stati brasiliani. La concomitanza delle Olimpiadi di Rio preoccupa non poco, considerando la scarsità di fondi a disposizione e il peggioramento del contesto sociale (dimostrazioni e proteste in tutto il Paese, anche senza preavviso, mentre non si possono escludere azioni violente anche durante i Giochi). A risentirne, a Rio de Janeiro, potrebbe essere proprio il quadro complessivo della sicurezza che, nonostante il previsto impiego di circa 85.000 tra agenti e militari, deve far fronte anche a carenze strutturali e alla scarsa collaborazione tra le agenzie preposte, nonostante la creazione di un centro di coordinamento. A testimoniare il livello attuale di penetrazione dei sodalizi criminali, un commando di narcotrafficanti, il 20 giugno, ha fatto irruzione nell’ospedale Souza Aguiar, per liberare un detenuto in cura, Nicolas Labre Pereira de Jesus, che gestisce il traffico di droga nella favela di Santo Amaro ed è il fratello di uno dei leader di Comando Vermelho, uno dei gruppi criminali principali del Brasile. L’ospedale fa parte della rete sanitaria raccomandata per i turisti stranieri che affluiranno a Rio durante le Olimpiadi. 10