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COMUNICAZIONE DEI RAGAZZI DEL LICEO M. GIOIA DI PIACENZA
all'incontro presso l’Amministrazione Provinciale di Piacenza
nell’ambito del progetto “Partecipa Rete”
il 24 Marzo 2010
Anna
CHI SIAMO: Erica, Anna, Giuseppe. Classi 3° e 4° indirizzo scientifico Liceo M. Gioia
Noi abbiamo partecipato e stiamo portando avanti due diversi progetti che, pur essendo molto
diversi tra loro, hanno in comune l’obiettivo di eliminare le disuguaglianze preservando le diversità.
Il primo di essi è il “Commercio Equo e Solidale”:
All’interno della nostra scuola è attivo un commercio equo e solidale basato sulla vendita di alcuni
prodotti provenienti dai paesi sotto sviluppati; si tratta di un progetto che coinvolge numerosi
volontari del triennio che offrono una ricreazione a settimana per vendere le merendine all’interno
dell’edificio scolastico.
Questi prodotti arrivano a noi tramite la “Pecora Nera”, bottega di commercio equo presente nella
nostra città. La Pecora Nera è nata nel 1991 come associazione e si è sviluppata come
cooperativa a partire dal 2001 gestendo il negozio di via Calzolai; essa comprende soci e volontari
impegnati a promuovere e diffondere il Commercio Equo e Solidale nella nostra piccola realtà
attraverso la bottega, in cui vengono venduti prodotti artigianali e alimentari provenienti dal terzo
mondo, organizzazione di eventi, attività didattiche nelle scuole e collaborazione con altre
associazioni piacentine e altre botteghe d’Italia.
I principi ispiratori risiedono nel concetto di Commercio Equo e Solidale, cioè un approccio
alternativo a quello convenzionale alla realtà economica, il cui scopo è quello di riequilibrare i
rapporti con i Paesi economicamente meno sviluppati attraverso un contatto diretto con i produttori
e con la loro realtà. Concretamente si impegna a stabilire un prezzo equo e trasparente
concordato tra il produttore e l’importatore, garantire piena dignità del lavoro e diritti sindacali,
migliorare le condizioni di vita dei lavoratori nel pieno rispetto degli individui e dell’ambiente. Il
Commercio Equo e Solidale tenta quindi di eliminare le disuguaglianze presenti nella società
moderna per moltiplicare le differenze dei singoli individui e sviluppare un pluralismo di voci; cerca
quindi di ridurre i rapporti gerarchici presenti nella società moderna per dare voce anche ai più
deboli ed emarginati.
Giuseppe
Il percorso che vi presento è invece incentrato sul tema della nonviolenza, e le sue
implicazioni nei comportamenti della vita di tutti i giorni. La nonviolenza non è solo un fenomeno
legato a figure storiche come Gandhi, ma è una pratica di comunicazione e relazione che ci
sembra costituire un mezzo per abbattere le disuguaglianze. Il metodo della comunicazione nonviolenta inizia con la consapevolezza dei pregiudizi da eliminare: quelli semplici, banali, legati
all'aspetto fisico o all'abbigliamento. Il pregiudizio è una forma di violenza in quanto etichetta l'altra
persona e le impedisce di comunicare con noi. È un muro che si frappone fra le persone da
eliminare mettendosi in gioco, senza paura. Inoltre la comunicazione non-violenta consente di
conoscere l’altro attraverso i segreti della comunicazione non verbale, i possibili fraintendimenti;
infine abbiamo sperimentato che conoscere l'altro significa conoscere noi stessi, aspetti ignoti a
noi stessi.
Riteniamo che questa comunicazione possa costituire il metodo per una società rinnovata, basata
non più sul principio secondo cui il più forte prevale, modalità che ha prodotto già abbastanza guai
e che purtroppo vediamo spesso rappresentata come modalità di interazione fra gli stessi politici,
ma sull’apertura alle differenze in condizioni di uguaglianza di fatto. Essere diversi non significa
essere disuguali. Siamo consapevoli però che per ottenere questo occorrono tempi lunghi,
modifiche a lungo termine che hanno bisogno di radicarsi nei piccoli comportamenti quotidiani e
che richiedono modelli da imitare e spazi per vederne gli effetti benefici.
Erica
Le nostre osservazioni e proposte:
Noi siamo convinti che i giovani siano una grande risorsa per la società in quanto rappresentano
una generazione molto aperta alle differenze e alle novità; abbiamo però riscontrato nella nostra
città un allontanamento e una disaffezione di questi ultimi dalla vita politica e partitica, una
preoccupante indifferenza nei confronti della società e una chiusura nei confronti delle nuove
culture.
Pensiamo che questo sia causato dai continui stereotipi che i mass media ci propongono e da una
mancata conoscenza di questi altri mondi; dove per conoscenza non intendiamo una mera
informazione che può essere recuperata da libri e riviste informative. La conoscenza di dati o
fenomeni non è sufficiente per abbattere pregiudizi e cambiare atteggiamenti; occorre una
conoscenza che nasca da una partecipazione attiva dei singoli in progetti che consentano
interazione concreta, in attività pratiche.
Chiediamo quindi alle istituzioni che siano sostenuti progetti, che coinvolgano anche l’intera
società, in cui noi giovani siamo soggetti propositivi oltre che attivi, in cui ci sia interazione diretta
tra giovani di diverse culture, in attività di discussione, comunicazione, produzione e creazione di
volta a richiamare più gente possibile sul tema e mostrare anche culture differenti. Non intendiamo
però attività di breve durata, con un forte impatto iniziale, magari con effetti di richiamo
spettacolare e proprio per questo ben presto dimenticati, ma progetti che abbiano tempi lunghi,
che cerchino modifiche lente perché modificare gli atteggiamenti richiede una pratica e una
continuità di comportamenti, di abitudini a nuove conoscenze. Solo così pensiamo si possano
coinvolgere sempre più persone e ottenere effetti duraturi, sostanziali e non solo di facciata.
Abbiamo dovuto osservare che i personaggi autorevoli e politici di oggi non rispettano i criteri di
non – violenza: nei loro discorsi sono presenti sempre tesi, ma poche argomentazioni e molte
fallacie. Vediamo spesso persone che cercano contro argomentazioni con cui confrontarsi;
l’importante è decostruire le proposte altrui e imporre le proprie senza cercare una condivisione,
una soluzione ai problemi. Ci siamo chiesti quindi cosa si può fare affinché la non – violenza possa
diventare un metodo di comunicazione per tutti. Proponiamo di favorire degli incontri di laboratorio
aperti a giovani, adulti, anziani e soprattutto ai politici, per dare loro la possibilità di esercitarsi a
tenere comportamenti consoni a quella che dovrebbe essere una società multietnica, multiculturale
e ad ascoltare le proposte e i problemi che vengono da fuori per cercare insieme.
Riteniamo che le disuguaglianze si manifestino in vari modi, alcuni evidenti altri più nascosti, ma
accomunati da una visione del mondo gerarchica dove le relazioni sono solo tra alto e basso,
dall’alto al basso e questo approccio non dovrebbe essere il marchio della democrazia, società per
eccellenza orizzontale, non verticale. Le grandi rivoluzioni cominciano da piccole modifiche
quotidiane, anche banali, dal modo di comunicare e dalla possibilità concreta di stare fianco a
fianco con chi ci sembra venire da lontano. Ecco, questo chiediamo. Avere spazi per comunicare e
agire fianco a fianco.