tredicesima fatica di Ercole

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tredicesima fatica di Ercole
Simone Mazza
La tredicesima fatica di Ercole
!
“Ma non erano dodici?”
“Sì. Ma questa è per l’appunto una storia nuova, un’impresa mai
raccontata.”
“E quando l’ha compiuta?!”
“Non ricordo bene. Forse è accaduta molto tempo dopo la sua
divinizzazione da parte di Zeus. Bisogna sapere che Ercole non era molto
contento della sua condizione di “divinità”: egli si rende conto che vuole
semplicemente tornare a fare parte della società umana.
Ma Zeus non può modificare le sue caratteristiche e Ercole rimane
l’essere eccezionale che è sempre stato: potrà eventualmente vivere sulla
terra e lottare con le sue forze perché gli uomini lo accettino.
Così egli diventa una specie di super-vigilante del pianeta, che viene
sottoposto, suo malgrado, a nuove “fatiche” per il… bene dell’umanità,
nella segreta speranza di essere finalmente considerato una persona
normale, con pregi, difetti e sentimenti tipici di tutti gli altri esseri umani.
Insomma, col tempo, Ercole è un po’ cambiato. L’eroe classico che
conoscevamo era convinto che la propria eccellenza lo rendesse migliore
degli altri uomini. Questo Ercole no. Egli ha una percezione piuttosto
amara delle sue doti.”
“Ci dobbiamo aspettare una specie di antieroe? Un… perdente?”
“Non esattamente, non è debole o irresoluto; come l’Ercole di un
tempo, anche questo è forte e intelligente. Tuttavia si rende conto che le sue
imprese non lo portano ad essere libero o più felice. È uno che porta a
termine le sue missioni, ma in realtà manca il suo vero obiettivo.”
“In che senso?”
“Come sapete, Ercole doveva compiere le sue fatiche per purificarsi,
cioè pere tornare all’interno della società dove non riusciva a vivere in pace
a causa della sua indole impulsiva. In realtà, questo obiettivo non lo
raggiunge mai. Impresa dopo impresa, gli uomini - per forza di cose - lo
giudicano sempre più un mostro, magari un mostro “perfetto”, forse anche
un “dio” (come in effetti diventerà), ma comunque non sarà mai parte della
comunità degli uomini. Ecco, questo Ercole, è semplicemente consapevole
di questo: vive il dramma che più cerca di accontentare gli uomini, più se
ne allontana. Per questo odia le sue imprese, le quali alleviano l’umanità di
alcuni problemi, ma non realizzano mai le sue profonde aspirazioni.
Più dimostra la sua eccellenza, insomma, più si vede come un
escluso senza speranza. Il suo eroismo, sotto sotto, è un destino odioso,
perché egli, sì, vince, ma fallisce l’obiettivo.
!
In questa vicenda Ercole deve ripulire diverse zone della Terra che
sono state contaminate dagli uomini: immondizia, inquinamento, scorie…
I potenti della Terra gli commissionano un problema di portata
davvero mondiale, perché la questione dello smaltimento dei rifiuti è
diventata insostenibile. Non ci sono fisicamente più spazi da comprare o
vendere per il loro contenimento: la malavita stessa finge di avere dove
dislocarli, ma in realtà li porta in giro lasciando treni, navi e camion in
perenne movimento, spostando merci ma non collocandole mai.
In pratica, si sta saturando non solo lo spazio delle discariche, ma
anche quello delle strade.
Bruciare i rifiuti, allora? È rischioso, ma sembrano non esserci
alternative.
Ercole può forse trovare una soluzione: con la sua forza potrebbe
sparare a velocità supersonica i rifiuti oltre l’atmosfera terrestre, in un’area
siderale da dove poi il materiale verrebbe progressivamente disperso
nell’universo. Se l’ipotesi fosse esatta, si sfrutterebbe l’immenso spazio
dello… spazio; e i materiali si allontanerebbero sempre più dalla terra,
grazie all’espansione del sistema solare.
Sì, lui potrebbe farcela.
Ma Ercole è combattuto. Se egli eliminasse il “mostro”
dell’Inquinamento, sulla terra, di mostri, rimarrebbe solo lui!
Non ha paura di morire; anzi, se si verificasse un imprevisto,
potrebbe essere per lui una fine gloriosa: se ad esempio la pressione
dell’aria fosse alla fine più pesante della sua forza, allora egli se sarebbe
schiacciato, ma almeno l’immondizia verrebbe meglio ridistribuita, ci
sarebbe di fatto uno scambio casuale di pattume tra i Paesi del mondo.
Invece no, il suo cruccio è, come al solito, che, eliminato un male, gli
uomini vedrebbero lui come l’unico vero grande Mostro rimasto sulla terra.
In fondo, per secoli gli uomini hanno convissuto con i mostri; e più questi
sono numerosi, meglio Ercole vi si può nascondere in mezzo...
Ma sussulta ancora, nel nostro eroe, il desiderio di essere accettato
dagli uomini. Lui non è un mostro, non si sente così! Perciò aiuterà a
combatterli, come sempre!
Chiede però che, a fronte di questa impresa, così importante, egli sia
finalmente accolto dalle città degli uomini. Lo esige. E lo ottiene: gli
uomini accettano.
Per prima cosa, Ercole si reca da Eolo, il dio dei venti, per sapere se,
imprigionandoli tutti, potrebbe poi dirigerli in un’unica direzione.
“È certamente possibile rinchiudere tutti i venti in un sacco, ma, una
volta apertolo, è quasi impossibile gestirli”, risponde Eolo.
Ci vorrebbe un tubo lunghissimo, ma gli uomini non dispongono di
un simile armamentario.
Ercole si ricorda però che sul monte Atlante, una volta, aveva visto
un serpente di dimensioni eccezionali, una vipera mostruosa che aveva
scelto per nido un pozzo che collegava la crosta terrestre con il centro della
terra, attraverso un cunicolo irregolare di migliaia di chilometri. Ercole non
si lascia pregare e va a stanare la bestia, la induce a uscire dal pozzo
mettendo un capretto sul ciglio e poi le taglia la testa con la sua spada.
Pazientemente, Ercole scuoia la vipera, facendo attenzione a non
rovinare troppo la pelle, poi la cuce insieme realizzando un tubo in grado di
arrivare fino al limite dell’atmosfera terrestre.
Collegando la pelle del serpente con il sacco dei venti, Ercole
costruisce una sorta di aspirapolvere al contrario e comincia a creare vortici
pazzeschi nelle zone contaminate dai rifiuti. Tutti i materiali si librano
nell’aria e alla fine vengono dirottati oltre le nubi, oltre l’atmosfera,
direttamente nello spazio, non più soggetti alla forza di gravità.
Nelle giornate più limpide, si può notare una sottilissima coroncina
di rifiuti che ruota sopra il cielo, uno strato da cui non scenderà mai
neanche un granellino di polvere e che è destinato, progressivamente, a
disegnare cerchi sempre più ampi e più lontani.
Ercole ha compiuto l’impresa, viene additato dai media come il
Super Spazzino dell’umanità.
Ecco, espletato l’incarico, Ercole esige ora la sua ricompensa: una
vita normale, in una casa qualunque...
Ma c’è stato un inconveniente imprevisto.
Maneggiando l’immondizia, la sua pelle è venuta a contatto con
materiale radioattivo e potrebbe seriamente infettare le persone con cui
entrerà in contatto.
Da alcuni accertamenti, i danni paiono irreversibili.
Nel momento in cui si fosse definitivamente inserito come una
persona normale dentro una comunità, egli però non potrebbe essere
avvicinato da anima viva.
Mille volte meglio se si fosse avvelenato in un’opera di grande
distruzione! Dopo tutto, l’intossicazione umana è stata una scelta umana!
Invece, dopo aver edificato la città, ecco che egli si vede ancora una volta
bandito da sé stesso.
Da allora, Ercole vaga ancora per i deserti, e non certo per
rimuginare sul senso della sua esistenza; quanto per il sospetto che nella
solitudine e nella rinuncia all’impresa, egli possa trovare davvero la
redenzione e la comunione con la madre Terra.”
!
FINE.