Escursionisti Esteri

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Escursionisti Esteri
LE TARGHE DEGLI
ESCURSIONISTI ESTERI
di Guglielmo Evangelista
Queste targhe, con il loro nome curioso – e di cui non ho trovato alcuna espressione, nella letteratura e
nella pubblicistica che possa averla suggerita - sono la risposta italiana all’esigenza di assegnare targhe
temporanee per gli stranieri e, in generale, per i non residenti. Di conseguenza sono più frequenti da
incontrarsi dove queste categorie di persone sono più numerose come Roma o Milano ma, nonostante le
sequenze assegnate facciano ritenere che nel tempo ne siano state in circolazione e ce ne siano anche
oggi in giro parecchie, sulla strada si vedono raramente.
In una circolare dei primissimi anni del secolo, di cui conosco solo parte del testo, si parla di controlli alle
frontiere per i veicoli esteri in entrata in modo da assicurarsi che non fossero in contrasto con le
disposizioni del Regolamento del 1901 sia dal punto di vista amministrativo che tecnico, ma non si parla di
contrassegni speciali tanto più che, all’epoca, le automobili italiane non portavano targhe.
Le nostre targhe temporanee trovano invece origine nel Regio Decreto n.710 del 29 luglio 1909, che
prevedeva che gli uffici doganali di confine o dei porti assegnassero a tutti i veicoli che entravano in Italia
una targa ovale di cartone con indicato, in nero su bianco il numero dell’Ufficio e un numero progressivo che
andava sovrapposta alla targa estera e che aveva validità sei mesi: trascorso tale termine il veicolo
doveva essere regolarmente immatricolato. E’ molto dubbio che questa disposizione abbia trovato effettiva
applicazione perché già nelle normative dell’anno successivo e in tutte quelle seguenti non compare più.
Probabilmente il numero degli uffici doganali, all’epoca regolati dal Regio Decreto n. 725 del 24 dicembre del
1891, era di non più di due cifre, corrispondente o a quello delle 34 dogane italiane di 1° ordine - solo in
piccola parte corrispondenti ai capoluogo di provincia - oppure agli uffici di confine posti su strade
carrozzabili o in porti minori , in tutto qualche decina, ma fra tutti questi solo pochi di qualche importanza.
Il Regio Decreto n. 3043 del 31 dicembre 1923 stabilì per gli autoveicoli dei cittadini stranieri
temporaneamente in Italia la normale immatricolazione nazionale effettuata sulla base di un certificato del
Touring Club Italiano, con elezione del domicilio presso il sodalizio, che sostituiva il certificato di residenza.
Il Regio Decreto Legge n.314 del 13 marzo 1927 ampliò la facoltà di eleggere il domicilio anche presso
l’Automobile Club e la Compagnia Italiana Turismo.
Negli anni ’20 esisteva anche una particolare tessera con validità di cinque giorni per le brevi gite turistiche
che esimeva da tutte le complicate e costose formalità doganali e che poteva essere rilasciata al confine
solo alle automobili e agli autobus.
DALLA NASCITA AL 1975
Le vere e proprie targhe per Escursionisti Esteri vennero istituite con la Circolare del Ministero delle
Comunicazioni del 23 febbraio 1929, ed erano in origine specificatamente riservate solo agli automobilisti
stranieri che sbarcavano in alcuni determinati porti sprovvisti del certificato internazionale di via e
transitanti in Italia per motivi turistici, importando temporaneamente le loro automobili od acquistandone sul
posto di nuove di fabbrica.
Viene però da domandarsi come si dovessero regolare coloro che, nelle medesime condizioni, entrassero in
Italia dai transiti terrestri o spedissero le automobili per ferrovia, oppure sbarcassero nei porti di provincie
non comprese nell’elenco.
Il loro uso venne esteso più tardi anche a tutti i veicoli acquistati in Italia da stranieri o da italiani non
residenti.
Nonostante il loro particolarissimo uso le targhe EE sono sostanzialmente regolate dalla normativa comune
assieme a quelle ordinarie anche se, come quelle Corpo Diplomatico, sono definite “speciali”.
Le pratiche relative alle targhe EE in origine non passavano dal Pubblico Registro Automobilistico né dalla
Motorizzazione, ma erano curate dalle Prefetture, che tenevano un particolare registro e conservavano le
scorte delle targhe da assegnare.
Le Prefetture abilitate al loro rilascio erano quelle di Ancona, Bari, Brindisi, Cagliari, Fiume, Genova,
Livorno, Messina, Napoli, Palermo, Siracusa, Trieste, Venezia.
L’autorizzazione e, quindi, la targa, avevano validità di un anno, alla cui scadenza il veicolo doveva essere
nazionalizzato od esportato definitivamente.
Dal testo di una Circolare del Ministero dei Trasporti del 15 novembre 1947 – che si occupa di altri
argomenti relativi all’importazione di automobili e vi accenna solo di sfuggita – sembrerebbe che il rilascio
delle targhe EE fosse stato sospeso per il periodo bellico e ripreso il 1° novembre 1947 senza alcuna
modifica nella normativa rispetto al 1929.
La ricomparsa delle targhe temporanee era resa necessaria anche dal fatto che nel dopoguerra i molti
cittadini stranieri in Italia per motivi politici e militari, cui si erano aggiunti parecchi emigrati benestanti che
avevano attesto il rimpatrio in Italia dopo il normalizzarsi della situazione, si servivano (né potevano fare
altrimenti) di automobili con targa straniera sottraendosi ad ogni tipo di controllo e di imposizione fiscale.
Come abbiamo detto, la disciplina e le caratteristiche delle targhe EE erano uguali a quelle delle targhe
ordinarie e quindi fin dalla loro nascita le loro vicende e le varie modifiche del loro aspetto furono le
medesime. Ne consegue che all’inizio degli anni ’30 cambiarono la posizione delle scritte che vennero
disposte su due righe, poi adottarono la targa anteriore e nel 1952 il formato venne ridotto e i caratteri
furono semplificati.
Ovviamente anche il punzone ufficiale, dapprima costituito dal fascio littorio, fu sostituito con lo scudetto
dell’Associazione Mutilati ed infine dallo stemma della Repubblica.
La targa anteriore, come quelle ordinarie, aveva il numero a sinistra e la sigla a destra.
Infine, nel 1963, anche le targhe EE divennero di plastica.
Da un momento imprecisato l’attività di rilascio delle targhe EE è stata trasferita dalle Prefetture ad un certo
numero di Uffici provinciali della Motorizzazione.
LE TARGHE DAL 1975
Come è noto, a metà degli anni ’70, il Decreto Ministeriale del 7 giugno 1974 introdusse le targhe ordinarie
posteriori componibili che potevano contenere tutte le scritte tanto su due righe che su una sola e, dal testo
del quarto comma del preambolo, si capisce che nella nuova normativa venivano comprese anche le targhe
EE. Tuttavia queste, pur uniformandosi allo spirito della legge, promulgata allo scopo di introdurre targhe
che, sfruttando il diverso formato, potessero adattarsi ad ogni tipo di alloggiamento presente al momento
sulla massima parte delle carrozzerie in produzione, risultarono di fatto molto diverse: erano infatti composte
da un pezzo unico e di dimensioni contenute (mm.336x109) in modo da poter essere alloggiate
indifferentemente senza alcun problema su qualsiasi modello di automobile, in particolare quelle di origine
americana che, in relazione alle targhe di quel paese, avevano un spazio disponibile molto limitato. Le
lettere EE erano in caratteri più piccoli delle cifre: pur essendo in stampatello, queste erano di tipo
completamente differente dalle “E” fino ad allora comparse su qualsiasi tipo di targa (avevano i tre trattini
orizzontali molto allungati) ed erano sovrapposte l’una all’altra. A destra di esse, prima del numero, si
trovava il punzone ufficiale (con dimensioni uguali a quello presente sulle targhe componibili) sovrastante il
talloncino di scadenza.
Le targhe anteriori e il sistema di numerazione restarono invariati e, a partire dal 1° gennaio 1976, le
precedenti targhe posteriori su due righe non poterono più essere rilasciate.
Anche sulle targhe posteriori tutte le diciture erano bianche, a differenza delle targhe ordinarie dove la sigla
era diventata arancione.
I Decreti Ministeriali del 29 gennaio e del 24 novembre 1982 introdussero le targhe a fondo retroriflettente
ma, mentre per le targhe ordinarie le modifiche – colori a parte- furono limitate, le targhe degli Escursionisti
Esteri furono profondamente cambiate anticipando nell’immatricolazione alfanumerica, assieme a quelle del
Corpo Diplomatico, quanto verrà generalizzato per ogni tipo di targa una decina di anni dopo.
Il formato, di mm 340x109, rimase quasi identico a quello delle precedenti targhe posteriori .
La nuova targa retroriflettente era identica sia se posteriore che anteriore, metallica con fondo bianco e
scritte nere separate da un puntino, secondo lo schema EE . 111 . AA. Sopra le scritte, a sinistra, si
trovava lo stemma della Repubblica e, a destra, la lettera I entro un ovale. Fra i due simboli viene applicato
un talloncino rosso composto da due parti sulle quali, in bianco, figurano il numero del mese e le ultime due
cifre dell’anno di scadenza.
Le nuove targhe cominciarono a fare la loro comparsa nel 1985.
Il Nuovo Codice della Strada non apportò alcuna modifica alle targhe EE in quanto, come s’è visto, le loro
caratteristiche erano già in linea con quelle introdotte per le targhe ordinarie.
Successivamente il Decreto del Presidente della Repubblica n. 610 del 16 settembre 1996, ha disposto
che, su tutte le targhe, la sigla EE dovesse essere in azzurro: si tratta però di un provvedimento che non ha
avuto finora applicazione pratica e, considerato che continuano ad apparire nuove serie e che in tutti questi
anni le scorte del tipo preesistente dovrebbero essere da tempo esaurite, sembra che, per qualche ragione,
sia stato ignorato.
TARGHE MOTOCICLISTICHE
Di esse parla per la prima volta solo l’articolo 326 del Regolamento del Codice della Strada del 1959, ma
sembra difficile pensare che prima di allora non esistessero, soprattutto se si tiene conto che, fin dai primi
anni ’50, i motocicli ebbero un momento di grande diffusione. A confermare quest’ipotesi ci sarebbe la foto
della EE 4927 con il numero sulla riga superiore e senza talloncino di scadenza, mentre tutte le altre
fotografie note ritraggono queste targhe sempre con l’aspetto grafico utilizzato per le targhe motociclistiche
civili dopo la promulgazione del Codice, cioè con le cifre sulla riga superiore e sempre con il contrassegno
che indica la scadenza.
Ad ogni modo la loro istituzione è successiva a quella delle targhe automobilistiche perché una Circolare del
1933 parla solo di targhe destinate alle automobili.
Esse sono identiche alle targhe motociclistiche ordinarie, sono in plastica dal 1963 e non hanno più subito
modifiche strutturali fino alla promulgazione dei Decreti del 29 gennaio del 24 novembre 1982, che
comportarono il ritorno al supporto metallico con l’aggiunta, sulla riga superiore, a destra del punzone
ufficiale, della I nell’ovale. Il talloncino di scadenza si trova sulla stessa riga sotto i due simboli.
Sulla riga inferiore compare una lettera seguita da tre cifre.
Come sulle targhe metalliche delle moto ordinarie le diciture sono passate dall’azzurro al nero.
Sulla riga inferiore compare una lettera seguita da tre cifre.
Il formato, di mm. 165x165 e la disposizione delle scritte su due righe, sono rimasti immutati e, da allora,
non sono più stati cambiati.
TARGHE PER RIMORCHI
Se il Nuovo Codice della Strada non innovò nulla a proposito della targhe EE automobilistiche e
motociclistiche, istituì in aggiunta le targhe per rimorchi e relative ripetitrici, anche se l’ipotesi di
immatricolazione di questi veicoli dovrebbe essere eccezionalmente rara.
La targa, in bianco su nero, ha le stesse dimensioni di quelle automobilistiche e comprende la sigla EE
seguita dal punzone ufficiale e da cinque numeri: è quindi rimasta, fra quelle previste dal codice, l’unica
targa ancora completamente numerica . Superiormente comparte la I nell’ovale, la scritta RIMORCHIO in
rosso e, a destra, il talloncino di scadenza.
La ripetitrice è molto semplice: è a fondo giallo, non ha punzone ufficiale ed è composta dalla sigla, una
piccola lettera R rossa e i tre numeri e due lettere del veicolo trainante, separati da un puntino; come per i
rimorchi ordinari, la sequenza deve essere composta a cura del proprietario mediante autoadesivi neri.
CONTRASSEGNO DI SCADENZA
Le targhe EE hanno sempre avuto validità limitata e, per evidenziare il termine, l’articolo 323 Regolamento
del Codice della Strada del 1959 introdusse una zona rettangolare di colore rosso con impresso in rilievo,
in colore bianco, una sull’altra, le due ultime cifre dell’anno i cui scade la validità della carta di
circolazione. Era previsto solo per la targa posteriore.
Di fatto l’impressione a rilievo era costituita da un rettangolino sbalzato e quindi non riguardava le cifre ma
l’intera zona, sulla quale venivano verniciate le indicazioni colorate che più tardi furono stampate su di un
talloncino autoadesivo. Esso si trovava posizionato fra la sigla e il numero.
Con una certa frequenza i proprietari, approfittando dell’assenza di controlli, per propria convenienza
continuano a far circolare l’automobile ancora dopo la scadenza della validità della targa: in questi casi il
talloncino viene asportato.
Questo contrassegno venne istituito anche per le targhe motociclistiche.
Dalle fotografie si nota che il talloncino, nel tempo, ha assunto diverse posizioni:
Autoveicoli:
- A destra del punzone con la base inferiore del rettangolo o con quella superiore all’altezza di questo.
- A destra del punzone, esattamente alla sua altezza
- A sinistra del punzone, esattamente alla sua altezza (un solo caso conosciuto, dell’inizio degli anni ’60).
Motocicli:
- A destra del punzone con la base inferiore del rettangolo all’altezza della base delle lettere della sigla.
- Esattamente sopra al punzone (che in questo caso, anziché a metà altezza delle lettere della sigla, è
abbassato alla loro base).
NUMERAZIONE
E’ un problema affascinante e quello centrale delle targhe EE ma tanto vale dire subito che, nonostante tutta
la buona volontà, non ne sono mai venuto a capo, se non molto parzialmente: la scarsità di osservazioni, il
variare degli uffici abilitati al rilascio e la diversa progressione delle rispettive sequenze ha dato vita a un
sistema aggrovigliato nel quale tuttavia, pur con molta fatica, si riesce a intuire un disegno logico.
L’unico periodo senza alcun problema, al contrario di quanto avviene in tanti altri casi, è solo quello delle
origini.
Infatti, in sede di istituzione della targa, furono assegnati alle 13 Prefetture abilitate al rilascio dei lotti di 100
targhe ciascuno, così ripartite:
Numerazione
Ufficio
1-100
101-200
201-300
301-400
401-500
501-600
601-700
701-800
801-900
901-1000
1001-1100
1101-1200
1201-1300
Ancona
Bari
Brindisi
Cagliari
Fiume
Genova
Livorno
Messina
Napoli
Palermo
Siracusa
Trieste
Venezia
E’ evidente che questi lotti così piccoli si esaurirono presto e infatti risulta che, già negli anni ’30, ne furono
assegnati degli altri più numerosi. Si può ipotizzare che, sulla base dell’esperienza della prima, la seconda
fornitura sia stata molto più consistente e viene istintivo pensare che, questa volta, i lotti siano stati non più
di cento, ma di mille unità, facendo ripartire la numerazione un po’ dopo la fine della sequenza precedente.
In questo caso, ipotetico ma logico, lo specchietto di prima avrebbe questo aspetto:
Numerazione
2000-2999
3000-3999
4000-4999
5000-5999
6000-6999
7000-7999
8000-8999
9000-9999
10000-10999
11000-11999
12000-12999
13000-13999
14000-14999
Ufficio
Ancona
Bari
Brindisi
Cagliari
Fiume
Genova
Livorno
Messina
Napoli
Palermo
Siracusa
Trieste
Venezia
Una tale distribuzione, basata sulle migliaia, apparentemente, collima con le testimonianze fotografiche ma,
vista nel dettaglio, presenta delle incongruenze al momento in cui si passa dalla teoria alla pratica, cioè
confrontandolo con i numeri di targa noti : infatti non ci sarebbe nulla di strano se la targa 8468, di cui esiste
la foto, sia stata assegnata a Livorno, città con un grosso porto e sicuramente con un ritmo di
immatricolazioni elevato, ma è molto meno convincente che Bari dalle 3000 iniziali sia arrivata prima della
guerra a 3516 o Cagliari da 5000 a 5486.
Esiste poi la targa 6676 che nella sequenza che abbiamo ipotizzato dovrebbe appartenere a Fiume, ma la
fotografia che la ritrae la mostra montata su un’autovettura di fabbricazione estera inconfondibilmente di fine
anni ’40, quando Fiume non era più italiana da un pezzo.
Le targhe con le più alte numerazioni conosciute che siano state assegnate nell’anteguerra (almeno così si
deduce dal fatto che portano il fascio come punzone ufficiale) sono 15284 e 16394. Sono l’improbabile
prosecuzione della sequenza assegnata a Venezia o fanno parte di un ulteriore nuovo lotto, magari
assegnato ad un nuovo ufficio abilitato?
Tra l’altro queste ultime sequenze più elevate sembrano fuori luogo perché, mentre farebbero pensare ad un
forte balzo in avanti delle immatricolazioni, dovrebbero essere state assegnate nel periodo più vicino al
conflitto quando il movimento di stranieri era sempre più limitato, tanto che alcune statistiche parziali che ho
rintracciato fanno ritenere che le importazioni temporanee non superassero complessivamente le quarantacinquanta unità annue.
Per il lungo periodo dal dopoguerra fino alla soglia degli anni ’70 ho le idee ancora più confuse, anche per il
fatto che non conosco quali e quanti uffici fossero all’epoca abilitati al rilascio delle targhe EE.
Nel corso di quella ventina d’anni comparvero nel tempo molte nuove sequenze da 15xxx fino a 5xxxx ma,
secondo i dati in mio possesso, si desumerebbe che alcune delle sequenze anteguerra si esaurirono molto
lentamente tanto da continuare ad essere assegnate fino in epoca recente….e in più la targa 20407 porta
come punzone ufficiale lo scudetto dell’Associazione Mutilati, quindi verosimilmente dovrebbe essere stata
rilasciata subito dopo la ripresa delle assegnazioni nel 1947, mentre altre con numerazione inferiore sono di
tipo più recente, anche di plastica.
Forse nel dopoguerra gli uffici abilitati erano gli Ispettorati della Motorizzazione previsti dal D.M. del 13
gennaio 1949, e cioè:
Ancona
Catanzaro
Palermo
Trieste
Bari
Firenze
Padova
Udine
Bologna
Genova
Pescara
Bolzano
Milano
Roma
Cagliari
Napoli
Torino
Ad ogni modo anche se questa congettura è vera, non aiuta molto a districarsi nel meccanismo dei blocchi.
A questo punto finalmente entrano in gioco anche i miei appunti, il cui inizio coincide a poco prima dell’inizio
del periodo delle targhe in plastica, cioè il 1963. Purtroppo essi sono di scarso aiuto nel definire la
provenienza delle targhe e quindi mi limito ad elencare quel poco che sono riuscito ad appurare.
In primo luogo ci sono delle sequenze presumibilmente attribuibili a Milano: era uso che le foto di catalogo
delle vetture Alfa Romeo portassero la targa EE che, apparentemente, sembra autentica anche se non si
capisce per quale ragione l’Alfa fosse nelle condizioni di legge perché le fossero assegnate; tra l’altro nelle
fotografie non si vede quasi mai presente sulla targa il talloncino rosso che ne indica la scadenza.
Queste targhe, di cui mi sono note un buon numero, a giudicare dai modelli che le portano sono nelle
sequenze da EE 15000 a EE 20000 degli anni ’60, EE 32-33xxx del 1968 e EE 57xxx, databile 1972.
Resta però il fatto che, se a Milano si consegnavano le 15/20xxx negli anni ’60, viene da chiedersi quali
furono le sequenze di questa città del decennio precedente, visto che andando a ritroso si entra “in
collisione” con quelle prebelliche.
Ho anche un buon numero di avvistamenti sicuramente di Roma, città dove vivevo e le cui targhe EE potei
seguire piuttosto bene: nel 1962 erano in consegna le 27xxx e, passando dalla targa metallica a quella di
plastica senza soluzione di continuità, arrivarono a 31000 verso il 1965-66.
Le altre sequenze che conosco sono rare, e certamente riguardano altri uffici indeterminati con diverse
2xxxx e 3xxxx (tutte in plastica a partire dalla 24146); del successivo gruppo delle diecimila 4xxxx poi, mi
sono note solo la 41467 e la 41709, quest’ultima probabilmente di Torino.
Da quanto ho appena detto si desumerebbe che anche in quel periodo le sequenze siano state rilasciate,
come nell’anteguerra, secondo l’ordine alfabetico degli uffici, con Milano che precede Roma che a sua volta
precede Torino.
Con la 50025, avvistata nel dicembre 1964, e sicuramente la più alta che vidi fino ad allora, dovrebbero
concludersi le sequenze assegnate fino alla metà degli anni ’60.
Dopo quella data cominciarono ad apparire le sequenze 5xxxx, 6xxxx e 7xxxx, fino alla più alta che conosco,
la 75606, dopo di che cominciò l’assegnazione delle targhe di nuovo tipo con le scritte su di un’unica riga
introdotte a metà anni ’70. Purtroppo in quel periodo non registrai gli avvistamenti di Roma se non in minima
parte che, comunque, dovrebbero essere concentrati nel gruppo 6xxxx.
Con il 1976 cominciai a vedere in giro le targhe di nuovo tipo con le scritte su un’unica riga. Nei primissimi
mesi è possibile che si proseguita la numerazione nei blocchi precedenti, ma sembrerebbe che quasi subito
tutte le sequenze in corso siano state azzerate e ne furono distribuite di nuove da 76000 in poi.
Per questi anni ho anche un elenco, trovato molto tempo fa in un libro di statistiche automobilistiche, degli
uffici autorizzati dal Ministero dei Trasporti e delle relative immatricolazioni fra il 1977 e il 1982, il cui elenco
risulta profondamente rimaneggiato rispetto a quello del 1929 e che aiuta (poco) a ripartire i blocchi.
Lo trascrivo:
GE
TO
MI
BS
BZ
VR
VE
VI
TS
UD
BO
FI
LI
1977
..
14
7
-
1982
46
71
277
5
13
21
20
29
3
74
53
75
1979
..
9
10
6
7
83
-
1980
205
291
3
31
30
5
23
3
95
23
-
Immatricolazioni per ufficio
1981 1982
1977 1982
44
46
AN
1
107
71
RM
912
618
242
277
PE
3
NA
..
47
3
5
BA
21
14
30
13
BR
4
3
14
21
CZ
8
20
ME
16
29
CT
6
2
2
3
PA
5
11
109
74
SR
32
53
CA
5
4
92
75
1979
3
787
..
12
69
1
16
4
1
1980
1
559
55
4
8
2
1
1981
2
645
47
7
1
1
4
6
1
2
1982
618
47
14
3
2
11
4
A differenza del sistema seguito fino a quel momento, risulta che la progressione dei blocchi non segua più
l’ordine geografico procedendo da nord verso sud.
Di questo periodo posso avere la certezza delle sequenze assegnate a Roma che ho seguito con
attenzione (e di cui raccolsi centinaia di numeri contigui), con la conseguenza che per esclusione sono
attribuibili agli altri uffici tutte le sequenze delle quali gli avvistamenti sono pochi o pochissimi.
Sulla base delle mie osservazioni, le conclusioni che si possono fare sono le seguenti:
76000-82199: ripartiti in ordine di 400 targhe assegnate a ciascuno, ai 14 uffici a nord di Roma, con
l’eccezione di Milano, che ne avrebbe ricevuti 1000 (76800-77699). Il buon numero delle
mie osservazioni di quest’ultima sequenza, nella quale compare anche un’immagine di
catalogo Alfa Romeo, confermerebbe questa ipotesi.
82200-83199 Roma
83200-89999 A rigore di logica dovrebbero seguire, a partire dal numero 83200, 10 uffici a sud di Roma
ma, se ciascuna assegnazione fosse di 400 unità, si coprirebbero 4000 combinazioni,
mentre i “posti” disponibili fino a 90000 sono poco meno di 7000. Ad ogni modo non ho mai
visto alcuna targa con questi numeri.
Segue una numerazione apparentemente disordinata, nella quale, su 10000 combinazioni, ben 6000 sono di
Roma, inframezzate da quelle degli altri uffici che, presumibilmente, nel frattempo avevano terminato i
blocchi a loro assegnati:
90000-91999
92000-93099
93100-94500
94600-95299
95300-96099
96100-97599
97600-98999
99000-99999
Roma 1979
Roma 1980
Altri uffici
Roma 1981
Altri uffici
Roma 1982-1983
Altri uffici
Roma 1984
All’interno della sequenza 98xxx ho un numero abbastanza consistente di avvistamenti vicini e
contemporanei, che farebbe pensare a un ufficio piuttosto grande e in una posizione geografica non remota,
come potrebbe essere Milano.
Nel complesso, quindi, dal 1929 al 1985 vennero previste, anche se probabilmente non tutte assegnate,
100000 targhe EE di tipo numerico - curiosamente questa cifra tonda arriva a combaciare con la fine del
sistema - progredendo regolarmente per blocchi, in quattro fasi abbastanza ben delineabili, ciascuna con
queste caratteristiche:
- Iniziale fino a 1300
- 2000-15000 circa, intermedia fino agli anni ’50
- 15000-50000, dal 1955 al 1965 circa con passaggio alla targa in plastica prima dell’assegnazione delle
sequenze superiori a 30000
- 50000-75000, dal 1965 al 1975
- 75000-99999, targa su un’unica riga, dal 1975 al 1985
E’ quasi certo che, negli uffici più piccoli e con ritmo di immatricolazioni più lento, non tutti i numeri assegnati
siano stati effettivamente utilizzati; ad ogni modo sarebbe ad essi che vanno attribuiti alcuni rari casi
particolari che ho avvistato:
EE 1112
Era una targa in plastica su due righe vista negli anni ’70 che, a rigore di logica, dovrebbe
rientrare nella sequenza originaria di Siracusa, anche se certamente 12 immatricolazioni in
quarant’anni sembrano un po’ poche, anche per un ufficio di importanza marginale.
EE 2956 Figura in una fotografia ed è in plastica su due righe pur appartenendo apparentemente ad una
sequenza anteguerra. Queste due targhe non hanno zeri complementari, e quindi dovrebbero
risalire a prima della fine degli anni ’60, quando questi appaiono per la prima volta sulle targhe di
Pordenone.
EE 02177 Targa in plastica su due righe, della quale esiste la fotografia.
EE 09828 Targa su un’unica riga avvistata nell’agosto del 1980.
Se è logico che, secondo la prassi degli anni ’70, quest’ultima avesse lo zero complementare a 10000, la
02177 rappresenta un'incongruità: infatti essa porta il talloncino di scadenza 1964, un’epoca nella quale le
targhe a quattro cifre non portavano tale zero.
Con l’adozione delle targhe alfanumeriche l’ufficio di rilascio della targa venne indicato dalla combinazione di
due lettere, ma anche in questo caso non è che la possibilità di individuarli sia migliorata.
Tali uffici, durante la vigenza del sistema, che dura tuttora, dovrebbero essere i seguenti, che hanno
assorbito tutti quelli del periodo precedente che, come abbiamo visto dalla tabella delle immatricolazioni,
avevano un’attività quasi nulla:
Torino
Genova
Milano
Bolzano
Trieste
Venezia
Bologna
Firenze
Ancona
Roma
Napoli
Bari
Potenza
Palermo
Cagliari
In pratica si tratta di tutti i capoluogo di regione escluso l’Abruzzo, l’Umbria e la Calabria. E’ in dubbio
l’esistenza di un ufficio ad Aosta.
Da fonte attendibile ho saputo che nel 2003 era attiva anche la Motorizzazione di Brescia, cosa che
farebbe supporre che alla lista di cui sopra potrebbe essere aggiunta anche qualche altra località.
Direi che è certo che ad ogni ufficio, partendo da una prima assegnazione in ordine geografico, dovrebbero
essere state assegnate di volta in volta sequenze di mille numeri, di cinquecento o di loro multipli.
Anche in questo caso, salvo rare eccezioni, non sono riuscito né a trovare documenti né altre informazioni
esplicative, così non resta che basarsi sulle mie osservazioni che, grazie ai miei spostamenti abituali,
dovrebbero avere una certa attendibilità per Torino-Genova (esiste però una notevole commistione di
avvistamenti ambigui che impedisce attribuzioni sicure fra le due), Milano e Roma.
II risultato dovrebbe essere il seguente:
Sequenza
AA
AB
AC-AD
AE/AG
AH
AJ
AK
AL
AM/AR
AS/AU/
AV199
AV201-700
AV701/AW
AX-AY
AZ 000-700
AZ 800-BA?
BA900-BC099
BC100/BE
BF-BG
BH
BJ-BK 499
BK 500/BN499
BN500-999
BP/BX
BY900-BZ499
BZ500(?)-999
Ufficio
TO o GE
GE o TO
(*)
MI
Uffici Triveneto e
Emilia
FI
Roma
Uffici a Sud di
Roma
BO?
Roma
TO o GE
MI
FI
MI
(**)
Roma
GE
MI
Roma
MI
(**)
TO o GE
VE
Anno
1986-1990
1986-1995
1986-1991
1986-2002
1985-1991
1986-1991
1992-2002
1991-1992
1991-1995
1995
2003
1995-1996
1996-1998
1996-1999
1997-1999
1998-2003
2000- >
2000-2001
2003(***)
(*)
Nessun avvistamento
(**) Scarsissimi avvistamenti
(***) Le centinaia finali di Venezia sono documentate.
Osservando la tabella, si noterà come manchi ogni riferimento alle targhe assegnate a Roma dal 1992 al
1996: infatti nei miei appunti, subito dopo AW 623, avvistato nel 1992, compare un isolato AW 792 del
1996 e poi la sequenza, prosegue regolarmente con BF. Come ho detto prima, i dati di Roma li ritengo
sempre attendibili e non vedo che cosa potrebbe essermi sfuggito. Vi fu un’interruzione - seppur veramente
strana - di attività?
A proposito di Roma, per inciso, va ricordato che un buon numero di targhe EE era utilizzato dalla Città del
Vaticano per i veicoli di tutte quelle persone che venivano temporaneamente nella Capitale chiamati dalla
Curia per i più svariati motivi e che non avevano i titoli né per ottenere una targa SCV o una targa CD: con
l’introduzione, a fine anni ’80, delle targhe CV 3xxx riservate genericamente a tutti i veicoli privati (che,
benché in modo molto improprio, svolgono anche una funzione di targhe per “Escursionisti Esteri Vaticani”),
questa necessità è venuta a cadere, anche se non sembra che il fatto abbia influito sul ritmo delle
immatricolazioni della Motorizzazione Romana.
Altre perplessità derivano dall’assenza di avvistamenti recenti a Milano e di parecchie sequenze da BP a
BY di cui manca ogni avvistamento. Senza dubbio tutto questo non conduce ad altro che alla conclusione
che nelle targhe EE vi sono parecchie incongruità.
Tra l’altro una delle cose più curiose è che ho alcuni avvistamenti con la combinazione AU: se non si tratta
di un errore di trascrizione (mi sembra improbabile perché ho parecchi numeri), si può ipotizzare che,
risalendo queste alla fine degli anni ’80, potrebbe essere stata applicata la tradizionale sequenza letterale
usata per le combinazioni delle targhe automobilistiche che avevano superato il milione di unità e, se è
valida questa ipotesi, questo potrebbe ricollegarsi anche al fatto che non ho alcun avvistamento della
combinazione AJ, che quindi non sarebbe stata assegnata perché la J, nel contesto dell’epoca, non era
prevista.
NUMERAZIONE DELLE TARGHE MOTOCICLISTICHE
L’articolo 326 del Codice della Strada dal 1959, descrivendo le targhe EE dei motocicli, parla di un numero
progressivo, espressione che non compare a proposito delle targhe automobilistiche: di conseguenza
leggendo il testo sembrerebbe che, in questo caso, la numerazione non procederebbe per lotti distribuiti ai
vari uffici.
Tuttavia un esame, anche superficiale, delle targhe note smentisce quanto sopra: infatti, nel giro di due o tre
anni, ancora all’epoca delle targhe metalliche, figura già assegnato il numero 7825 che con il sistema
progressivo sarebbe stato impossibile da raggiungere in così poco tempo. Anche ammettendo, come
abbiamo visto prima, che le targhe motociclistiche EE esistessero fin da prima del 1959, le incongruità di
numerazione che si rilevano escludono che sia mai stato seguito questo sistema.
Purtroppo le osservazioni sono troppo poche per capire, anche per sommi capi, il sistema delle
assegnazioni fra i vari uffici.
Lo scarso numero di motocicli nelle condizioni per ottenere la targa EE ha fatto in modo che le sequenze
originarie non fecero mai tempo ad esaurirsi: infatti, durante il periodo delle targhe di plastica – che ho
avvistato in un certo numero – non figura nessuna moto con targa superiore a 7825, cioè con quel numero
che, come abbiamo visto, era già stato raggiunto prima del 1963.
Fra le targhe in plastica mi è noto il numero 0004, avvistato alla fine degli anni ’80: in questo caso sembra
trattarsi di una lentissima progressione che farebbe pensare più ad Ancona che a Torino o Genova e che
quindi i blocchi siano stati assegnati agli uffici in ordine alfabetico piuttosto che geografico (che poi fu quello
adottato fin dal 1929); c’è però la contraddizione dei diversi avvistamenti 08xx che, per la loro numerosità,
farebbe pensare a Milano.
L’unica certezza è che negli anni ’80, a Roma, erano assegnate le targhe 60xx (ho avvistamenti
nell’intervallo 6008-6055), cosa che non fa che moltiplicare i problemi perché a lume di logica questa
sequenza avrebbe dovuto essere preceduta dalle 58xx, 59xx, ecc. delle quali tuttavia ho assoluta mancanza
di avvistamenti; potrebbe però trattarsi anche di una successiva sequenza assegnata dopo l’esaurimento
di una precedente (forse 30xx e centinaia successive, delle quali ho rari e deboli indizi), ma anche questo
non si accorda con l’esistenza di una 7825 già vent’anni prima.
Tutti gli avvistamenti di cui sopra potrebbero anche far pensare che, correlativamente all’adozione delle
targhe automobilistiche su una riga, con conseguente cambio di numerazione, si avvenuto anche un cambio
di numerazione su quelle delle moto, in questo caso ripartendo da 0001, ma sembra un’ipotesi poco
verosimile poiché, se per le auto la nuova numerazione è cominciata da una serie superiore a quelle
raggiunte fino a quel momento, non si vede perché per i motocicli si sarebbe dovuto ricominciare da capo.
Correttamente con il sistema seguito all’epoca, le targhe motociclistiche in plastica portano zeri
complementari solo fino a 1000.
Forse, se possibile, è ancora meno chiaro è il sistema di numerazione alfanumerico, nel quale l’ufficio
dovrebbe essere indicato dalla lettera e da una sequenza di numeri molto frazionata.
E’ possibile che A 0xx sia Genova, mentre è probabile che la prima sequenza assegnata a Roma sia partita
da A 500.
RIMORCHI
Certamente, nel caso di rimorchi commerciali per autocarri, l’ipotesi che ve ne siano con targhe EE è
piuttosto inverosimile, mentre è meno irreale se si pensa alle roulottes.
Ad ogni modo non ho mai visto un veicolo di questo tipo se si esclude una vecchia roulotte incontrata molti
anni fa e quindi prima che le targhe per rimorchi venissero istituite: la ripetitrice (EE 29276) era fatta a
mano su cartone, mentre la targa propria era quella normale dei rimorchi di Roma, rilasciata però parecchi
anni dopo quella della motrice.
LE SOPRAVVISSUTE
Trattandosi di targhe temporanee, è evidente che le targhe EE, per loro natura, hanno un’esistenza limitata
nel tempo e sono state concepite per coprire situazioni del tutto contingenti: di conseguenza non
dovrebbero esistere esemplari con più di un anno di età e, quindi, il parco dovrebbe essere sempre
modernissimo. In realtà nella gran parte dei casi è così, e molte sequenze che sono sfuggite a me o ad altri
e non sono state segnalate per tempo non si vedranno mai più. Tuttavia, sia passando di proroga in
proroga, sia approfittando della solita mancanza di controlli, qualche automobile e relativa targa sono
sopravvissute per parecchio tempo, anche se si tratta di casi molto rari. Sicuramente il caso più eclatante
che ho rilevato è la EE 29173, ancora metallica e appartenente ad una Volkswagen circolante a Roma nel
1984, seguita dalla 24146, già in plastica e montata su una Mercedes, avvistata nel 1982.
Le ultime targhe con le scritte su due righe, fra le quali alcune degli anni ’60 (34459, 36631) le ho viste
circolare fino al 1986, mentre quelle con le scritte su un’unica riga hanno avuto una vita più breve: l’ultima
l’ho avvistata nel 1990.
IL PARCO
La natura della targa non si rivolge ad un particolare tipo di utenza e, quindi, non si possono identificare
delle linee precise sulle caratteristiche del parco, che risulta composto quasi esclusivamente dai veicoli di
tipo ordinario che attraverso il tempo ha offerto il mercato, con automobili di tutte le dimensioni e con tutti gli
allestimenti. Normalmente si tratta di veicoli acquistati nuovi e quindi sempre di ultimo modello e in perfette
condizioni. Prevalgono ad ogni modo le cilindrate superiori, poiché coloro che sono in condizione di ottenere
una targa EE sono normalmente persone agiate: anche in passato non ricordo una presenza significativa
delle diffusissime Fiat 600 e 500.
Alla modernità del parco fanno eccezione poche autovetture di vecchio modello provenienti dal mercato
dell’usato o, forse, fornite per l’occasione da parenti o amici se non addirittura ricercate apposta qualora il
proprietario sia un appassionato di auto d’epoca. Fra quelle che rientrano in tali casi ricordo una 850 coupé
(EE 34631) una Lancia Aurelia (EE 37796), una Renault 4 (609 AV), una Lancia Beta HPE (199 AP) e
parecchie Mini Minor del tipo originario.
Il parco delle moto è altrettanto variegato, con una certa prevalenza di veicoli di cilindrata non elevata; la
presenza delle Vespa, un tempo notevole, è andata scomparendo
E’ infine da notare la maggiore curiosità: le migliaia di targhe EE che ho visto per quarant’anni riguardano
per la totalità di autovetture, con un’unica eccezione, cioè la EE 34459, appartenente ad un OM Lupetto
(che portava una decalcomania della bandiera della Gran Bretagna).
Non ho mai visto né autobus, né furgoni o altri veicoli commerciali.
LE TARGHE “CITES”
Attraverso il tempo è rimasta la traccia delle più disparate targhe italiane, anche quelle meno note, in
fotografie, libri, documenti, Internet, è rimasta traccia delle più disparate targhe italiane, ma le targhe CITES
sono rimaste avvolte nel mistero.
Ricordo che negli anni ’60, in ogni elenco di sigle automobilistiche italiane, figurava sempre la sigla CITES,
definita come “Circolazione Temporanea Enti Stranieri”, ma in tanti anni non sono riuscito ad andare molto
più in là. Mio padre mi raccontava di ricordarsele, quando era giovane, montate su autocarri, ma non è che
la cosa arricchisse di molto le mie conoscenze.
L’unico passo avanti è rappresentato da una fotografia sul sito targheitaliane.it che ritrae una targa
posteriore, la CITES 1065. E’ del normale tipo su due righe in caratteri Garamond (la scritta, a causa del
notevole spazio che occupa, ha le lettere della stessa altezza dei numeri ma un corpo più sottile) e, poiché
porta lo scudetto dell’Associazione Mutilati, ne consegue che risale ad un periodo precedente il 1948.
Del tutto originale è la colorazione: cifre nere e fondo arancione.
Presumo che il loro uso fosse riservato ai veicoli degli enti, probabilmente Alleati (come l’U.N.R.R.A.), che
nel dopoguerra curavano i programmi incaricati degli aiuti per la ricostruzione dell’Italia.
Probabilmente questi veicoli venivano acquistati in Italia a nome degli Enti stessi, che avevano sede in altre
nazioni e, di conseguenza, la loro targa poteva essere definita temporanea in quanto, al termine del loro
impiego, venivano esportati o nazionalizzati.