1. I periodici scelti, e perché proprio loro.
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1. I periodici scelti, e perché proprio loro.
1 Indice Introduzione………………………………………. 3 1. I periodici scelti, e perché proprio loro……… 4 2. Il periodo monitorizzato………………………. 7 3. Le edizioni speciali…………………………… 8 4. The week after………………………………… 9 5. Bersaglio: Bin Laden…………………………. 13 6. Alla guerra (in maschera)……………………. 17 7. Di tutto, di più………………………………….. 20 8. In conclusione…………………………………. 23 Bibliografia……………………………………….. 25 2 Introduzione Le osservazioni che stanno alla base di questo scritto erano, per la maggior parte, già state fatte prima che io prendessi coscienza di doverle sistematizzare in questa forma. Da sempre abituato, più che altro per curiosità, ad indagare la stampa periodica con cui vengo a contatto abitualmente (TIME, Newsweek, Famiglia Cristiana), per vedere quale diverso risalto venga dato a ciò che accade nel mondo e con quali scelte grafiche e stilistichequesto risalto venga trasmesso, ho continuato a esercitare questa prassi – con l’attenzione particolare che l’eccezionalità di questo fatto richiedeva – nei giorni successivi all’attacco dell’11 settembre. Senza rendermi conto, all’epoca, che questa analisi non poteva essere fredda e approfondita a dovere, dato il coinvolgimento emotivo e l’ansia di apprendere, di confrontarsi con fatti, persone, opinioni che potessero spiegare il come e il perché di ciò che era successo. In quei giorni, giorni di testimonianze strazianti, di lunghi video senza commento, di fotografie senza didascalia, era molto difficile distinguere il contenuto dei media dalla forma che essi assumevano per raccontarlo. Partendo dal presupposto che quanto appena detto dipendeva, probabilmente, anche da una certa forma, da un certo modo di raccontare, che accompagnava, rinforzava, giustificava il sentire individuale, si può capire quanto possa essere interessante ora, a mente (più) fredda, l’analisi di un certo modo di presentazione delle notizie relative all’attentato contro le Torri Gemelle. L’analisi parte da una breve introduzione sulle riviste considerate (TIME, Newsweek, Famiglia Cristiana, L’Espresso, Panorama) e sul periodo considerato per la monitorizzazione. Si passa poi ad analizzare, confrontandoli, i periodici per settimana di uscita, facendo particolare attenzione alle scelte grafiche (dalla cover story alla presenza di fotografie, disegni esplicativi, mappe) e all’agenda dei singoli media, intesa come priorità assegnata alle diverse notizie e al tipo di articoli che vengono utilizzati (brevi trafiletti vs. editoriali approfonditi, interviste vs. opinioni autorevoli). Un terzo punto prevede un’analisi “sinottica” del trattamento dei fatti legati all’attentato dell’11 settembre, presentati, per così dire, nella loro “evoluzione” sulla stampa considerata. 3 1. I periodici scelti, e perché proprio loro. 1.1 Newsweek Fondato nel 1933, Newsweek è il settimanale U.S.A. che ha vinto più volte il premio “miglior settimanale americano” assegnato dagli editori d’oltreoceano. Ne vengono distribuiti circa quattro milio ni di copie, delle quali oltre tre negli Stati Uniti; le restanti si dividono fra quattro edizioni internazionali in lingua inglese (una atlantica, una asiatica, una australiana e una per l’America latina), e altre edizioni in lingue locali (giapponese, coreano, spagnolo, arabo). La rivista è presente su Internet dal 1994. Newsweek fa parte del colosso dell’informazione MsNBC, un gigante con divisioni in tutti i campi della notizia e dell’intrattenimento, che unisce la forza e l’esperienza di NBC in campo radiotelevisivo ed editoriale alla leadership di Microsoft per quanto riguarda l’utilizzo dei mezzi elettronici (Internet e mulTIMEdia). La posizione politica di Newsweek è abbastanza ben definita: assolutamente filoamericana in politica estera; negli affari interni, non sono lesinate le critiche a volte anche molto aspre (si veda ad es. il trattamento del caso Enron) all’establishment politico/amministrativo degli U.S.A. D’altronde, il target di pubblico di Newsweek sembra essere da sempre la borghesia colta: gli articoli sono di una certa difficoltà linguistica e concettuale, le opinioni spesso controverse. 1.2 TIME Risale al 1923 l’uscita del primo numero di TIME, altra blasonata rivista made in U. S.A. famosa soprattutto per Man of the year, l’assegnazione di un immaginario titolo di “uomo dell’anno” a quel personaggio del mondo della politica, dello sport, dello spettacolo, della religione, della scienza che si è nel corso dell’anno si è distinto in maniera particolare grazie alle sue parole o alle sue azioni (ad esempio, l’uomo dell’anno 2001 è Rudolph Giuliani, sindaco di New York). Anche TIME, come Newsweek, raccoglie intorno a sé una readership ampissima, tre milioni e mezzo di persone in tutto il mondo, e anch’esso pubblica diverse edizioni a seconda della zona di distribuzione. Per quanto riguarda l’assetto proprietario, la TIME Inc., editore della rivista ( e di molte altre testate) è stata al centro, negli ultimi 15 anni, di grandi manovre finanziarie. La prima significativa nel 1989, che ha visto l’acquisizione della Warner Communications Inc., altro colosso mondiale dell’intrattenimento musicale e 4 cinematografico, a fondare la TIME Warner Inc. Nel 1996 TIME Warner si fonde con la Turner Broadcasting System, la società a 360° (dal cinema allo sport alla tv via cavo) del magnate Ted Turner. Nel 2001 TIME Warner si fonde con Aol, il più grande Internet provider americano (34 milioni di iscritti al 12 marzo 2002), andando a coprire così anche il settore della Rete, fino ad allora trascurato. La concentrazione è enorme e si pone in chiara concorrenza con MsNBC, soprattutto se si pensa che Aol possiede Netscape, principale concorrente di Microsoft per quanto riguarda i software di navigazione e che la CNN, prima e più prestigiosa rete all-news del mondo, ha dal 1992 un contratto in esclusiva con Aol per la fornitura delle notizie. Venendo alla politica, la posizione di TIME è ancora più yankee di quella di Newsweek. Probabilmente, è il target delle due riviste ad essere diverso: gli articoli di TIME sono più alla portata di tutti, la linea editoriale è più conciliante, le voci che si esprimono più corali. Anche nella sua edizione europea, TIME si legge come un settimanale scritto per l’americano non proprio medio, ma quasi. Newsweek e TIME sono stati scelti per l’analisi in quanto sono i due più diffusi settimanali internazionali; le edizioni considerate sono quelle atlantica per Newsweek ed europea per TIME. 1.3 Famiglia Cristiana Il “settimanale di attualità informazione e cultura” fondato dal don Alberione nel 1931 è il periodico più letto in Italia: il rapporto ADS del 1999 parla di circa 900.000 lettori alla settimana, ma le copie stampate sono un milione fin dal 1961. Famiglia Cristiana si propone come un giornale per la famiglia cattolica, che tratta questioni di attualità politica e sociale con un linguaggio comprensibile al maggior numero di persone, ma che vuole essere anche uno strumento di utilità nella vita di tutti i giorni (c’è un’intera sezione con consigli giuridici, segnalazioni culturali, idee per il tempo libero). L’editore del periodico, il gruppo San Paolo, è l’editore cattolico più grande del mondo. Pubblica giornali in 29 lingue diverse, è presente in 28 nazioni, in tutti e cinque i continenti, ma è attivo anche in tutti gli altri settori della comunicazione sociale: dalla cinematografia alla radiotelevisione, dall’editoria musicale a quella 5 multimediale. Solo in Italia, il gruppo pubblica 10 periodici ed è proprietario di una televisione e di una radio in Lombardia. Famiglia Cristiana non ha una posizione precisa in campo politico: si tratta di un settimanale cattolico, che risponde prima di tutto ai valori della fede che rappresenta, ma anche (non è chiaro in quale misura) ai dettami del Vaticano (si veda il mai chiarito episodio della rimozione dalla direzione di don Zega, nel 1998). Il giornale è stato scelto per l’opera di divulgazione che fa, potendo accedere ad un ampissimo numero di lettori, ma anche perché è in un certo senso uno “specchio” della maggioranza silenziosa italiana – cattolica e non troppo colta. 1.4 L’Espresso Settimanale “contro” per antonomasia, L’Espresso nasce nel 1955, sul modello proprio di TIME e Newsweek (cui continua ad assomigliare molto, soprattutto graficamente), per volontà di Adriano Olivetti (principale azionista) e Arrigo Benedetti (primo direttore). Il periodico si impone in fretta per le posizioni abbastanza radicali nei contenuti e “all’americana” nell’espressione che gli vengono impresse nel corso degli anni ’60 da Eugenio Scalfari, direttore dal ’63 al ’68. Con la fondazione del quotidiano la Repubblica, nel 1976, si pongono le basi di quello che diventerà il secondo gruppo editoriale italiano: il Gruppo Editoriale L’Espresso. Controllato da Carlo De Benedetti, il gruppo ha partecipazioni (di controllo e non) in svariate testate quotidiane locali e nazionali, italiane ed estere, oltre a pubblicare le versioni italiane di testate americane e ad essere presente – tramite l’Internet Company Kataweb SpA – sul mercato della Rete. La posizione politica delL’Espresso, oggi diretto da Giulio Anselmi, si può definire vicina alla sinistra progressista e moderata. E’ difficile tuttavia non notare – in politica interna – un atteggiamento chiaramente antiberlusconiano. L’Espresso entra nella nostra analisi in virtù della sua diffusione importante (quasi 390.000 copie, secondo ADS 1999) e del suo essere voce “a sinistra”. 1.5 Panorama Nel 1966 vede la luce Panorama, settimanale american style del gruppo Mondadori. La linea editoriale è da sempre diversa da quella delL’Espresso, cui idealmente si contrappone per soprattutto per target politico. Molto apprezzato dagli imprenditori, 6 Panorama si schiera con la destra moderata, conservatrice in ambito sociale e liberista in ambito economico. Il settimanale, oggi diretto da Carlo Rossella, si è sempre fatto notare per le copertine particolarmente osè che l’hanno reso famoso addirittura all’estero. Il Gruppo Mondadori è leader nell’editoria libraria, con il controllo del 30% del mercato. Oltre a Panorama, il gruppo pubblica una serie di altre riviste periodiche rivolte a target molto diversificati. Dal 1984 l’editore Mondadori è controllato dalla Fininvest di Silvio Berlusconi, oggi Presidente del Consiglio. La presenza di Panorama nella nostra analisi funge da controcanto a quella delL’Espresso in quanto a posizioni politiche; tale scelta è inoltre supportata dall’ottima diffusione del settimanale (circa 570.000 copie secondo il rapporto ADS 1999). 2. Il periodo monitorizzato Ho scelto di esaminare i numeri usciti nel periodo compreso tra il 24 settembre e il 15 ottobre 2001. Ovviamente, la scelta è collegata all’accadere dei fatti: è considerato il periodo compreso tra l’attentato alle Torri Gemelle (11 settembre 2001) e la risposta armata americana con i bombardamenti sull’Afghanistan (7 ottobre 2001). Questo lasso di tempo mi è parso il più interessante da analizzare per la grande incertezza con cui è stato vissuto dall’opinione pubblica americana e poi mondiale, incertezza che si è riverberata in parte anche sugli atteggiamenti assunti dai media. Un periodo vuoto, vissuto nell’incapacità di darsi risposte, di spiegare con certezza le ragioni ciò che era accaduto; vissuto nella grande paura che un nuovo attentato potesse essere messo in atto da un momento all’altro; vissuto nella speranza frustrata di rispondere, in qualche maniera efficace, alla violenza. Chiaramente, questo periodo inizia a concludersi con la notizia che l’America fights back: gli U.S. A. tornano in una posizione di forza, riprendono il controllo. I toni calano, riprende una parvenza di routine (soprattutto mentale), si fa strada un po’ di soddisfazione. 7 3. Le edizioni speciali Ho avuto modo di esaminare le edizioni speciali di Newsweek, TIME e Famiglia Cristiana uscite nei giorni successivi l’11 settembre. I due speciali dei giornali americani sono molto simili: copertina praticamente identica, con foto da due angolazioni diverse dell’attacco alla seconda torre. Newsweek accosta una didascalia esplicativa e mette un titolo sopra la testata, TIME si limita ad una data: September 11, 2001 e incornicia la copertina in nero anziché in rosso come di consueto. All’interno l’organizzazione dei due speciali è fino ad un certo punto, speculare: circa trenta pagine di fotografie a pagina doppia, con brevi didascalie, quindi una doppia pagina con disegni che spiegano la dinamica dell’attentato. Poi, TIME inserisce un unico articolo firmato da tutto lo staff, Newsweek una serie di pezzi sull’eroismo dei soccorritori, sulla risposta di New York, di Bush, della nazione e ci sono anche un articolo su Osama Bin Laden e sullo shock psicologico subito dagli americani. Anche in questa seconda parte in cui compare il testo sono comunque le immagini a farla da padrone: occupano ben più di metà di ciascuna pagina. Il taglio scelto da TIME punta molto sul coinvolgimento emotivo: manca il sommario, le pagine sono listate a lutto (banda nera sulla destra) e non sono numerate; l’articolo unico e il messaggio dell’editore in terza pagina rendono con grande efficacia il clima di emergenza. La rabbia esce nell’ultima pagina: “The case for rage and retribution”, articolo conclusivo di Lance Morrow termina così: “The worst times, as we see, separate the civilized of the world from the uncivilized. This is the moment of clarity. Let the civilized toughen up, and let the uncivilized take their chances in the game they started”. In terza di copertina c’è la bandiera Americana issata fra le macerie, in quarta una foto della Statua della Libertà che si staglia sul fumo causato dall’incendio delle torri. Newsweek usa toni più pacati, si cerca più la riflessione che l’emozione: lo speciale 8 è di 64 pagine contro le 24 di TIME; non sono riuscito a individuare con precisione le date di uscita dei due speciali, ma mi pare si possa ipotizzare che TIME abbia preceduto il concorrente che, arrivato secondo, ha dovuto proporre un prodotto più “corposo”. Stessa strada ha seguito Famiglia Cristiana, nelle edicole il 16 settembre con un’edizione straordinaria di 16 pagine. In copertina, la nube di fumo sollevata dal crollo delle Torri dietro al titolo ”Colpiti al cuore”. All’interno molte fotografie, spesso le stesse utilizzate da TIME, fanno da contorno ad articoli sulla tragedia ma anche sull’impatto che essa avrà sulla situazione italiana e internazionale, a livello politico ed economico. In quarta di copertina sono citati commenti del presidente americano Bush, del Papa e di altre importanti personalità del mondo politico internazionale. 4. The week after • TIME del 24 settembre 2001 (edizione USA ed europea) • Newsweek del 24 settembre 2001 (edizione USA ed atlantica) • Famiglia Cristiana del 23 settembre 2001 • L’Espresso del 20 settembre 2001 • Panorama del 20 settembre 2001 4.1 La grafica Un discorso generale può essere fatto per tutti i giornali considerati: nei numeri 9 usciti nella settimana successiva all’attacco, è ancora la grafica, con disegni fotografie e layout particolari a colpire, più che il contenuto. L’obiettivo sembra proprio quello di creare emozione, commozione, un sentire comune intorno a ciò che è successo. Newsweek e Famiglia Cristiana scelgono, per le rispettive copertine, la stessa foto: tre pompieri americani issano la bandiera a stelle e strisce sulle rovine di Ground Zero. TIME pone invece l’attenzione sulla visita di Bush al luogo dell’attentato, con una foto che ritrae il Presidente mentre sventola la bandiera. L’Espresso e Panorama, che non sono usciti nei giorni precedenti con edizioni speciali (anche perché escono 3-4 giorni prima degli altri con l’edizione regolare) mettono in copertina delle foto dell’attentato. Un confronto interessante può essere quello tra le home e le international editions dei giornali U.S.A. Per l’edizione casalinga, Newsweek specifica che si tratta di una special edition con una striscia nella testata. Sopra di questa, anziché il consueto sommario, troviamo quattro immagini in sequenza che ritraggono lo scontro del secondo aereo dirottato con la Torre Sud. Il titolo a commento della foto è “God Bless America”. Nell’edizione internazionale, questo titolo non c’è e il commento della foto è riservato ad una piccola didascalia. C’è invece il sommario sopra la testata, che introduce articoli tutti collegati all’attentato. Quasi indistinguibili, invece, le copertine delle due diverse edizioni di TIME. In entrambe, la testata porta i colori della bandiera americana e nel bel mezzo di essa campeggia la scritta “special issue”. Sopra la testata il commento alla foto di Bush: “One Nation, Indivisibile”. Anche qui, come nel caso di Newsweek, il titolo è scritto con la lettera maiuscola all’inizio di ogni parola: chiaramente, è un mezzo di enfatizzazione (si noti anche l’uso della virgola prima di “Indivisibile”). L’unica differenza fra le due edizioni di TIME si trova nel titoletto sotto la testata: nell’edizione americana troviamo “America digs out – and digs in”; quella europea aggiunge un esplicativo “for a war”. Poca cosa, comunque. Per quanto riguarda la grafica dell’interno dei giornali, nel caso di Newsweek essa è identica per entrambe le edizioni, anche se quella americana è più lunga di circa 20 pagine (ci sono articoli in più). TIME, invece, propone due edizioni molto simili anche nella lunghezza (100 pagine USA contro 94 Europa). L’impostazione dell’edizione U.S.A. è, ancora una volta, leggermente più “calda”, più coinvolgente 10 emotivamente: pagine stampate bianco su nero, totalità dello spazio dedicato ad eventi e personaggi legati ai fatti dell’11 settembre, mentre l’edizione europea propone anche le consuete rubriche World Watch, Biz Watch, Tech Watch e Letters. Famiglia Cristiana in copertina titola “Lacrime e orgoglio” e inserisce anche un richiamo allo “speciale America” contenuto all’interno; la veste grafica dello speciale è quella consueta che Famiglia Cristiana dedica agli avvenimenti importanti (elezioni, grandi eventi sportivi…): esso consiste di una serie di articoli con occhiello, titolo in blu e sommario racchiusi in riquadri. Completano l’aspetto grafico alcuni box a sfondo azzurro, frequenti fotografie (che però non occupano la maggioranza dello spazio) e alcune mappe. Sulle copertine del L’Espresso e di Panorama campeggiano particolarmente catastrofici: rispettivamente “E’ guerra” due titoli e “E’ la terza guerra mondiale?”. Come i concorrenti d’oltreoceano, anche i due settimanali nostrani dichiarano una edizione “speciale” (L’Espresso) e “straordinaria” (Panorama). Per quanto riguarda l’interno, L’Espresso dedica a foto, mappe, disegni ben più della metà dello spazio nelle trenta pagine riservate ai fatti dell’11 settembre, mentre in Panorama la grafica ha una funzione molto più tradizionale, di commento al testo. 4.2 Gli articoli In TIME e Newsweek il 100% dello spazio è dedicato agli attentati e alle loro conseguenze. Anche le rubriche da sempre presenti si trasformano, occupandosi di aspetti collegati alla minaccia terroristica, al ricordo delle vittime, alla coalizione mondiale che si sta formando. La scaletta degli articoli è molto simile: entrambe le riviste partono col ricordo degli eventi e delle vittime; si passa poi a dei pezzi in cui si analizza la questione di come e quando replicare all’attacco (dando per scontato che una replica militare ci debba essere) , e a questo punto si considerano le figure dei terroristi coinvolti, la loro provenienza, il loro legame con i gruppi estremisti islamici (in particolare con Al Qaeda, l’organizzazione capeggiata da Osama bin Laden). Troviamo poi dei commenti sull’operato di George Bush, giudicato molto positivamente da entrambi i giornali che fanno notare come il Presidente, a quasi un anno dalla sua elezione e superando le vicende da essa originate, sia riuscito finalmente a creare un legame 11 forte con la nazione. In entrambi i giornali, infine, è presente una sezione dedicata alle testimonianze raccolte dai presenti ed alle storie delle persone coinvolte per qualche motivo negli attentati. Da questo punto in poi le due riviste trattano argomenti simili, ma in ordine diverso: le conseguenze dell’attentato sull’economia, sulla sicurezza interna al paese, l’impatto sulle compagnie aeree, il trauma causato alla popolazione americana attaccata in casa propria, il problema islamico, oltre ad alcuni articoli in prospettiva storica (su Roosevelt, sul precedente di Pearl Harbor). TIME inserisce anche delle opinioni eccellenti e addirittura una mappa dell’Afghanistan, individuato come centro del mondo di Osama bin Laden. Unico fra tutti i giornali considerati, Newsweek pubblica un articolo sul racconto dei fatti dell’11 settembre fatto dalla Tv. Famiglia Cristiana inizia la sua analisi con un lungo commento sui fatti, parlando delle vittime, dei soccorritori, della città di New York, del presidente Bush. Poi la scaletta si adegua abbastanza a quelle di TIME e Newsweek: la replica statunitense, il ruolo di bin Laden e del mondo islamico, l’impatto sul mondo economico. Ci sono però molte interviste e alcuni pezzi su argomenti più “generali”, come i rischi corsi dai paesi europei, le possibili evoluzioni politiche in Medio Oriente, l’ulteriore avvicinamento tra Usa e Russia e il fallimento dell’intelligence americana nel prevenire gli attentati. Panorama tratta esattamente gli stessi argomenti di Famiglia Cristiana (nell’ordine: cronologia degli eventi, testimonianze, terrorismo e fanatismo islamico, fallimento dell’intelligence, rischi per l’Italia e per l’Europa, replica armata, reazioni del mondo economico), ma il tono è decisamente diverso. Carlo Rossella scrive nell’editoriale: “Inutile affidarsi, in queste ore, a un certo pacifismo politically correct. Queste idee hanno sempre ostacolato all’Onu e dintorni la punizione dei terroristi islamici, impedito forti azioni di rappresaglia in Afghanistan, bloccato iniziative militari decisive contro Saddam Hussein. E’ con la forza e con il coraggio che si combatte il terrorismo, e non con gli inutili sofismi di certi progressisti radical chic“. Mi pare che il messaggio sia abbastanza chiaro: per voce del suo editore, Panorama abbandona qualsiasi cauta riflessione e si schiera apertamente a fianco degli Stati Uniti sostenendo la necessità di una replica armata, e in tempi brevi. L’Espresso propone due articoli a commento delle molte immagini che occupano la 12 maggior parte dello speciale: uno introduce ai fatti e li racconta, l’altro (firmato da Lucio Caracciolo) commenta l’accaduto, cercando di contestualizzarlo storicamente e politicamente e di immaginare lo scenario futuro. Questo articolo ci è particolarmente utile per evidenziare la grande differenza di posizioni tra Panorama e L’Espresso; difatti, Caracciolo conclude così la sua analisi: “[…] Possiamo sperare che le nostre reazioni saranno all’altezza del momento. Più saremo fermi, intransigenti, e attivi sul fronte del terrorismo, più i nostri alleati americani saranno misurati nella rappresaglia, evitando ostentazioni di muscoli che rischierebbero di risultare controproducenti”. Nessun dubbio dunque sull’appoggio agli Stati Uniti. Ma un appoggio critico e sensato, non incondizionato. Un ultima nota: tutti e tre i periodici italiani fanno notare (in tre box) come l’attacco terroristico fosse stato in un qualche modo “presagito” da autori di fiction e da produzioni cinematografiche. In particolare, L’Espresso e Panorama fanno notare l’impressionante corrispondenza tra gli attentati e la vicenda narrata in “Debito d’onore” di Tom Clancy, thriller del 1994 in cui un aereo dirottato si schianta sul Campidoglio uccidendo il presidente americano. 5. Bersaglio: Bin Laden • TIME dell’1 ottobre 2001 • Newsweek dell’1 ottobre 2001 • Famiglia Cristiana del 30 settembre 2001 • L’Espresso del 27 settembre 2001 • Panorama del 27 settembre 2001 13 5.1 La grafica Il nome di Osama bin Laden campeggia, con diverso risalto, in tutte le riviste considerate. In quattro di esse (TIME, Newsweek, L’Espresso, Panorama) il miliardario saudita è anche il soggetto della foto di copertina. Riprendendo il motif del numero precedente, TIME pubblica una foto a tutta pagina del leader di Al Qaeda e titola, sopra la testata “Target: Bin Laden”. Newsweek sceglie una forma più tradizionale, annunciando un servizio esclusivo sulla “10-year hunt for Osama bin Laden”. Fa da sfondo un primissimo piano virato in rosso del miliardario, e sopra la testata troviamo un interrogativo sulla partecipazione dell’Europa alla lotta contro il terrorismo. L’Espresso propone un piano americano del terrorista del momento inscritto in un mirino, e titola “Operazione Bin Laden”. Panorama sceglie un inequivocabile “Caccia al diavolo”, sempre a commento di una foto di bin Laden, e sopra la testata c’è un richiamo allo speciale di “60 pagine sulla guerra al terrorismo” contenuto nel giornale. Discorso a parte va fatto per Famiglia Cristiana, che a partire da questo numero rinnova completamente la veste editoriale, dal formato (che diventa identico a quello degli altri settimanali) alle disposizione delle rubriche, alla grafica interna, al numero di pagine. Cambia anche la testata,che separa le parole Famiglia e Cristiana graficamente, aggiunge la dicitura “settimanale di attualità, informazione, cultura” e cita il sito internet del giornale. In copertina troviamo un fotomontaggio del David di Donatello che stringe la bandiera italiana: il pezzo forte della settimana è il sondaggio sul popolo italiano commissionato da Famiglia Cristiana alla SWG di Trieste. L’intento è chiaro: mostrare che il giornale si è rinnovato tenendo gli occhi ben puntati sul pubblico a cui si rivolge. Nella parte bassa della copertina si trova un titoletto di secondo piano: “Il mondo in guerra” e, sulla banda sotto di esso, un breve sommario con tre fra i servizi che si trovano all’interno del giornale (altra novità). Un box in alto a destra ci informa che ci troviamo di fronte a una rivista “tutta nuova”, con “più informazione, più pagine, più attualità”. La veste grafica dell’interno dei settimanali considerati riprende, da questo numero, un aspetto più tradizionale. TIME conserva le pagine listate a lutto, Newsweek introduce una fascia rossa e nera con la dicitura “war on terror” in capo ai servizi correlati al terrorismo, ma è il rapporto foto/testo a tornare normale. Le fotografie 14 ritraggono principalmente soggetti appartenenti al mondo islamico e al campo bellico. L’Espresso e Panorama si limitano quasi esclusivamente a queste categorie; sulla stampa americana e su Famiglia Cristiana si trovano anche molte foto di diplomatici e personalità politiche. Impossibile non notare che TIME e Newsweek danno lo stesso titolo al servizio principale del numero: “We will not fail”, citazione dal discorso alle Camere del presidente Bush. La cosa interessante è che entrambe le riviste dedicano a questo titolo due pagine intere, e mettono a commento due fotografie completamente diverse: TIME immortala Bush alla fine del suo intervento, mentre i parlamentari si alzano in piedi e lo applaudono; Newsweek ci offre un’immagine di Bush concentrato, solo, mentre aspetta di entrare nella sala del Parlamento per pronunciare il famoso discorso. E’ facile capire perché le due foto conferiscano alla frase “Non falliremo” due significati completamente diversi: per TIME Bush è il presidente di tutti, che incarna la volontà e lo sforzo generali, si fa interprete e portavoce di un’intera nazione. Newsweek lo vede piuttosto come un uomo determinato, pronto a colpire con freddezza ed efficacia i nemici del suo paese. Vorrei far notare come i due significati non siano antitetici, ma complementari, due facce della stessa medaglia: i due giornali non falsificano o mistificano, ma offrono due punti di vista diversi della stessa verità. 5.2 Gli articoli Anche se l’assoluta maggioranza delle pagine di TIME e Newsweek è dedicata al terrorismo e ai fatti ad esso collegati, rifanno la loro comparsa articoli su argomenti diversi, come le scienze, lo spettacolo, la finanza europea. I principali topics coperti nei numeri della settimana in esame sono a) il discorso di Bush alle Camere; b) i colloqui diplomatici fra U.S.A., Europa e paesi arabi moderati per l’inizio delle campagna di guerra contro l’Afghanistan; c) il terrorismo islamico nel mondo; d) le paure dell’Occidente; e) i riflessi sul mondo economico. Di fatto, nella settimana precedente non è accaduto nulla di particolarmente eclatante dal punto di vista giornalistico: e difatti gli articoli sono quasi tutti di 15 commento e di approfondimento su temi già trattati. La mia attenzione si è soffermata in maniera particolare su due pezzi pubblicati da Newsweek e su uno pubblicato da TIME. Il settimanale della NBC propone, come primo articolo vero e proprio del numero, un’opinione firmata da Fareed Zakaria, giornalista esperto nelle questioni mediorientali e del mondo islamico. Zakaria invita a far chiarezza sul ruolo di quei paesi arabi “we think of as << moderates >>”, quali Egitto e Arabia Saudita, secondo lui veri finanziatori e promotori del terrorismo islamico, prima di occuparsi di Afghanistan, Iran, Iraq, Siria. E’ facile notare come la posizione del giornalista si ponga in netto contrasto con il tentativo del governo americano di raccogliere il maggior sostegno possibile nei paesi del Medio Oriente; a mio parere, il porre un articolo di questo tipo all’inizio di un lungo reportage sul terrorismo serve a comunicare al lettore che il giornale, anche in tempo di pericolo per la sua nazione, non abbandona la sua lucidità critica e la sua distanza ed autonomia dal potere politico. Newsweek è poi il primo fra i giornali considerati a dedicare un articolo alla situazione di un altro paese arabo la cui stabilità interna sarebbe fortemente minacciata da un’alleanza con gli U.S.A.: il Pakistan. Un’ottima intuizione, in quanto la posizione politica dello stato (e del suo presidente Musharraf) saranno discusse, di lì a poco, sulle pagine di gran parte della stampa internazionale. Anche TIME appare moderatamente veggente, dedicando due pagine al fatto che i terroristi potrebbero fare ricorso ad armi non convenzionali (chimiche, batteriologiche, nucleari). Nel sottotitolo si fa addirittura riferimento al batterio dell’antrace: quasi da sfera di cristallo, visto ciò che sarebbe successo di lì a quindici giorni. Per quanto riguarda i giornali italiani, possono essere fatti due considerazioni interessanti: prima di tutto, si trovano un gran numero di articoli e rubriche su l’11 settembre visto dall’Italia, con testimonianze dei lettori, reazioni e prese di posizione del mondo politico italiano, copertura offerta dalla stampa italiana agli eventi. In secondo luogo, va rilevato che quasi tutti i principali opinionisti (Ferrara, Rossella, Romano per Panorama, Devil e Bocca per L’Espresso, Sansa per Famiglia Cristiana) firmano articoli incentrati su aspetti correlati alla guerra al terrorismo. 16 6. Alla guerra (in maschera) • TIME dell’8 ottobre 2001 • Newsweek dell’8 ottobre 2001 • Famiglia Cristiana del 7 ottobre 2001 • L’Espresso del 4 ottobre 2001 • Panorama del 4 ottobre 2001 6.1 La grafica Potremmo così riassumere le copertine di questa settimana: bioterrorismo batte attacco all’Afghanistan 3 a 2. Newsweek, TIME e L’Espresso dedicano infatti le cover alla minaccia biologica, denunciata dll’FBI come “un pericolo chiaro e presente”; Panorama e Famiglia Cristiana scelgono invece, per le loro copertine, dei soldati in azione. Facendo un’analisi più approfondita, però, risulta evidente che tutti e cinque i settimanali affrontano gli argomenti della prima pagina in maniera piuttosto diversa. TIME sceglie una prospettiva scientifica, cercando di separare “reality from rumor”: in copertina c’è una maschera antigas e il titolo è “How real is the threat?”. Newsweek sceglie il titolo (più emotivo) “How scared should you be?”, e mette a commento, sullo sfondo, il volto di un marine coperto da una maschera antigas (se ne vedono solo gli occhi). L’Espresso dà uno sguardo dall’ester(n)o, titolando “L’attacco e la grande paura” e scegliendo la foto di un ragazzo con zainetto e, anche qui, il volto coperto da una maschera antigas. Dove gli altri due giornali si chiedono se e quanto sia il caso di preoccuparsi, L’Espresso dà per scontato che la paura sia già entrata prepotentemente nella vita degli americani. Panorama e Famiglia Cristiana si concentrano sull’appena iniziata campagna d’Afghanistan: Panorama, che titola “Attacco segreto” privilegia le caratteristiche “operative” della guerra (un sommario, posto a lato, elenca tutta una serie di 17 argomenti correlati alle operazioni belliche inseriti in un servizio esclusivo all’interno). Famiglia Cristiana ritrae un gruppo di soldati, uno dei quali porta una croce; il titolo è “I cattolici e la guerra” e penso non abbia bisogno di ulteriori esplicazioni. Sotto il titolo ritroviamo il box che avvisa del “nuovo corso” intrapreso dalla rivista. La grafica interna non subisce alcun cambiamento: ritroviamo “war on terror” e la striscia rossa e nera su Newsweek e i bordi a lutto su TIME nei servizi dedicati al terrorismo. Le foto pubblicate privilegiano ancora i soggetti bellici, ancora più presenti rispetto alla settimana precedente, e gli arabi. Forte anche la presenza di foto legate al bioterrorismo: squadre speciali, gente comune con maschere antigas. Cala invece, sempre rapportata ai numeri precedenti, l’importanza di mappe e disegni; tutti, a parte Famiglia Cristiana, pubblicano almeno una cartina dell’Afghanistan con indicazioni sulle operazioni in corso e ci sono un paio di illustrazioni sull’equipaggiamento dei militari e sulle forze speciali impegnate (su Panorama, L’Espresso e Famiglia Cristiana). 6.2 Gli articoli Una caratteristica comune a tutti i numeri di questa settimana è che, anche nel ristretto ambito della lotta al terrorismo, vengono considerati un grande numero di aspetti diversi, cercando di andare ad approfondire alcuni fatti o questioni già trattati nei numeri precedenti. E’ il caso, ad esempio, degli articoli sulle storie personali dei terroristi, sulla lotta al terrorismo nel campo della finanza, sui cambiamenti pratici che l’11 settembre ha causato nella vita degli abitanti dei paesi occidentali. A dispetto del gran numero di copertine dedicate alla minaccia bioterroristica, la stragrande maggioranza dello spazio interno ai giornali di questa settimana è invece occupato da articoli sull’attacco americano: vengono ipotizzati i tempi e i modi dell’operazione, si considerano gli schieramenti in campo, si valutano i possibili rischi, ricorrendo spesso al confronto con l’esperienza russa in Afghanistan. Newsweek è l’unico ad affrontare in maniera estensiva ed esaustiva di terrorismo biochimico e nucleare, dedicandoglii un articolo di 9 pagine in cui vengono analizzati i mezzi di cui potrebbero far uso gli estremisti islamici per un eventuale attacco e l’effettiva possibilità che un attacco di questo tipo venga sferrato. TIME si era già 18 occupato sbrigativamente dell’argomento nel numero precedente, anche per questo forse, il servizio dedicato al bioterrorismo parla più della scomposta reazione del popolo americano alla notizia della possibilità di un attentato portato con armi non convenzionali e del modo in cui le autorità stanno cercando di scongiurare questa eventualità che non di quali siano i rischi effettivi. Ciò che emerge dall’articolo di TIME è dunque più un ritratto della “paura generalizzata” che si è impadronita degli Stati Uniti dopo gli avvertimenti dell’F.B.I.; sulla stessa linea si muovono anche i giornali italiani (specialmente Panorama e L’Espresso) che dedicano parecchio spazio al problema della sicurezza e dei controlli, estendendolo anche all’Europa. Anche TIME e Newsweek, per la prima volta in queste settimane, si interessano al problema del terrorismo in Europa: il settimanale NBC esamina gli istituti finanziari collegati del vecchio continente collegati un qualche modo ai gruppi che finanziano il fanatismo islamico, mentre TIME si concentra sul rischio attentati e sull’opposizione interna all’appoggio agli U.S.A. che potrebbe interessare stati con corpose minoranze musulmane come Francia e Germania. Sia TIME (con un articolo) che Newsweek (con un’intervista), inoltre, dedicano spazio alla figura di Zahir Shah, sovrano afgano in esilio a Roma dal 1973, ipotizzando un suo ruolo nell’Afghanistan post-talebani. Fra i giornali italiani, Famiglia Cristiana si distingue per alcuni servizi interessanti: il giornale interpella con un sondaggio i suoi lettori per conoscere la posizione del popolo cattolico sulla guerra, commenta la posizione del Papa (appena tornato dal viaggio in Asia Centrale) sul conflitto in atto e dedica un articolo al ruolo dei frati francescani nel mondo, facendo notare che “come San Francesco 800 anni fa, i suoi figli ncora oggi incontrano e ascoltano tutti i fratelli, anche quelli vestiti da lupi. E anche a costo della vita.” Sempre dalla pagine di Famiglia Cristiana è Franco Cardini, docente di storia medievale all’Università di Firenze, il primo a “rispondere”, nel suo “Commento”, alle dichiarazioni del premier italiano Berlusconi sulla superiorità della civiltà occidentale: “[…] uno degli ingredienti di tale di tale superiorità sta proprio nello spirito di tolleranza. Uno spirito che, nella sua essenza più profonda, contraddice l’idea che possano davvero esistere civiltà “superiori” (e quindi civiltà “inferiori”). […] In questo senso, l’affermazione della superiorità dell’Occidente, espressione di un “fondamentalismo occidentalista” che ha oggi esponenti laicisti e cattolici, fa il gioco dei fondamentalisti islamici, occupati a dimostrare 19 l’incompatibilità di Occidente e l’Islam e la superiorità spirituale di questo su quello.” L’Espresso pubblica un articolo di Tom Clancy (famoso, come abbiamo visto, per le sue doti profetiche – o di iettatore?) sull’orgoglio americano, e una breve intervista a Woody Allen, mentre Panorama va a interpellare gli abitanti di Peoria, cittadina dell’Illinois che “E’ la città modello per i sondaggisti USA. Perché rappresenta l’anima, il cervello e la pancia dell’America” per raccogliere, proprio in virtù di questa “rappresentatività americana”, il loro parere sulla guerra, sul comportamento del presidente Bush, sul mondo islamico. 7. Di tutto, di più. • TIME del 15 ottobre 2001 • Newsweek del 15 ottobre 2001 • Famiglia Cristiana del 14 ottobre 2001 • L’Espresso dell’11 ottobre 2001 • Panorama dell’11 ottobre 2001 7.1 La grafica Grande varietà di argomenti sulle copertine dei settimanali italiani di questa settimana. O meglio, gran varietà di punti di vista. Panorama titola “La guerra della CIA” e mette un primo piano di Bush che “rincuora gli agenti nella sede della CIA di Langley, Virgina”. Il sommario promette “foto segrete e un dossier esclusivo”, mentre sopra la testata e al limite inferiore troviamo due rimandi, rispettivamente ad un’intervista col fratello di Osama bin Laden e al cosiddetto “caso Fallaci”. L’Espresso utilizza un fotomontaggio: primo piano di un arabo inturbantato con, al 20 posto del volto, una foto all’infrarosso di un elicottero americano. Il titolo è “Caccia finale”, in rosso su fondo nero. Molto efficace la cover di Famiglia Cristiana: divisa in due sezioni orizzontali, con due diverse foto: un ragazzo che piange su una bara (probabilmente il funerale di una delle vittime dell’attentato di New York) nella metà superiore, i volti preoccupati di due donne islamiche nella metà inferiore. Il titolo “Lacrime / e sangue” diviso come da segno grafico nelle due metà vuole mostrare i due volti de “La guerra globale contro il terrorismo” (sottotitolo). I tre sommarietti in fondo alla pagina enunciano le due situazioni, facendo riferimento alla paura americana, all’attacco all’Afghanistan e ai profughi rifugiatisi in Pakistan. TIME e Newsweek affrontano, invece, lo stesso argomento, il problema dell’odio provato dagli islamici nei confronti degli Stati Uniti. Come di consueto, però, lo fanno con due tagli completamente diversi: TIME mostra l’urlo rabbioso di un manifestante pakistano che supporta i Talebani; il titolo recita “Who can stop the rage?”. Newsweek, più pacatamente, titola “Why they hate America” e la foto di copertina ritrae un bambino di non più di quattro- cinque anni con un mitra giocattolo in mano, anch’esso immortalato durante una manifestazione in Pakistan. All’interno, i servizi sul terrorismo mantengono la stessa grafica su TIME e Newsweek. Quest’ultimo dedica uno speciale di ben 18 pagine al servizio di copertina, con un grafica speciale; i bordi delle pagine sembrano bruciacchiati, e i separatori grafici fra le diverse parti del servizio riportano un disegno geometrico che richiam a molto l’arte araba. Tra i giornali italiani, Panorama sceglie di stampare bianco su nero l’intervista al fratello di bin Laden e la prima pagina del suo servizio sulla guerra. Con l’attacco aereo iniziato dagli Srtati Uniti, tornano alla grande mappe, foto satellitari, cartine e disegni sull’Afghanistan: TIME e L’Espresso dedicano addirittura una pagina doppia alle operazioni nello stato dell’Asia centrale preso di mira dagli U.S.A. I soggetti delle foto all’interno non sono molto diversi rispetto alle settimane precedenti: si intensifica la presenza di soggetti bellici e del mondo islamico, passano in secondo piano quelli diplomatici. 7.2 Gli articoli 21 La piazza d’onore far gli articoli di questa settimana va assegnata, a mio parere, allo special report di Fareed Zakaria sulle origini e le motivazioni dell’odio provato da molti abitanti del mondo arabo verso gli Stati Uniti d’America, pubblicato da Newsweek. Il servizio è diviso in quattro parti (i governanti – idee fallite – la religione – cosa fare) più un’introduzione. Cercare di ridurre qui i contenuti dello speciale sarebbe impossibile dirò soltanto che Zakaria propone un’analisi lucida, basata sui fatti e su considerazioni, se non sempre necessitate, comunque più che plausibili. Per il resto, fermo restando che un resoconto dettagliato delle prime fasi dell’operazione “Enduring Freedom” è presente in tutti i settimanali, si può trovare trattazione degli argomenti più disparati. TIME e Newsweek continuano con gli articoli sulle organizzazioni terroristiche, sugli stati-canaglia, sulla posizione dell’Europa e sulle ambiguità di alcuni alleati arabi. Famiglia Cristiana dedica uno spazio relativamente contenuto ai problemi del terrorismo, focalizzandosi sulle paure degli americani, sulla possibilità di un peggioramento della situazione in Israele e sulla crisi dei mercati finanziari. Compaiono sulL’Espresso e su Panorama commenti all’articolo al vetriolo di Oriana Fallaci, dal titolo “La rabbia e l’orgoglio”, pubblicato sul Corriere della Sera del 29 settembre. L’articolo di Panorama è firmato da Lucia Annunziata: secondo la direttrice di Ap.Biscom, l’intervento di Oriana Fallaci “[…] è un lungo ins ulto, ma non all’Islam. Le generalizzazioni, così appositamente indurite e semplificate da diventare inaccettabili, hanno in realtà come obiettivo l’Italia. Sono un grimaldello per aprire la porta dell’indifferenza di un paese che si ama, ma alla cui passività non ci si rassegna.” Una legittimazione arriva dunque alla Fallaci, che però passa attraverso un’interpretazione e non attraverso la lettera delle sue parole: forse, quindi, non era del tutto onesto il richiamo in copertina “Oriana Fallaci, il coraggio della verità”. Il vicedirettore delL’Espresso Giampaolo Pansa dedica il suo “Bestiario” al “caso Fallaci”, innanzitutto condannando coloro che hanno condannato a priori la giornalista italiana (il titolo dell’articolo, che riprende una definizione usata da una penna de l’Unità, è “Oriana Bin Laden ?” ), poi riconoscendo alla Fallaci di essere stata un importante stimolo per le coscienze e infine interrogandosi su quale sia stata la sua reazione a questo stimolo. 22 Come Famiglia Cristiana la settimana precedente, anche L’Espresso riserva uno spazio alla vicenda delle dichiarazioni rilasciate dal premier italiano Berlusconi sullo “scontro fra civiltà”. Su Panorama, invece nessun riferimento: chissà perché. Infine, va ricordato che Panorama è l’unico fra i giornali considerati a dedicare un servizio (di tre pagine) alla televisione del Qatar Al-Jazira, l’unico mezzo di comunicazione straniero autorizzato a lavorare in Afghanistan, unica Tv ad avere un contatto diretto con il regime talebano e con Osama bin Laden, di cui ha trasmesso parecchi videomessaggi. 8. In conclusione In generale, l’evoluzione del trattamento dei temi legati all’attentato dell’11 settembre è delineabile abbastanza chiaramente. In un primo momento l’attenzione dei settimanali considerati, nessuno escluso, si concentra su notizie grezze: fatti, testimonianze, dichiarazioni vanno a ricostruire (spesso con l’ausilio di disegni) tutto ciò che è accaduto durante il “martedì nero”. I fatti di New York occupano immensamente più spazio rispetto all’attacco al Pentagono, che ha sicuramente causato una reazione emotiva più contenuta nel pubblico. L’iconografia di questo momento è chiara, concentrata sulle esplosioni e sul crollo delle Torri Gemelle, vero simbolo e sintesi dell’attacco e della minaccia terroristica. Un secondo momento è dedicato alle reazioni: della nazione americana, della diplomazia internazionale, della stampa, dei mercati. Contemporaneamente, vengono fatti i primi accertamenti sugli attentatori, sulla loro provenienza, sui loro contatti col terrorismo islamico e con Osama bin Laden in particolare. L’iconografia di questa fase è complementare alla prima, anche se il focus non è più sugli edifici, ma sulle persone: la gente comune, i soccorritori, i sopravvissuti, i leaders (Bush e Giuliani), gli arabi. Si comincia inoltre a parlare con insistenza di rappresaglia. Una terza fase è quella della paura: la grande minaccia di altre attentati scuote l’America, che si sta preparando (nelle parole del suo Presidente e con le azioni delle sue forze speciali) ad intervenire in Afghanistan). Da questa fase diventa significativo il ruolo dell’Europa a livello di newsmaking: non solo per l’appoggio militare offerto (incondizionatamente da Blair, più cautamente dagli altri leaders) a 23 Bush, ma anche per la scoperta del profondo radicamento del fanatismo islamico in alcuni paesi del vecchio continente (Francia e Germania in particolare). Con la solidarietà e l’assistenza offerta anche da gran parte dei governanti dei paesi arabi moderati, la guerra al terrorismo diventa (non più solo nelle intenzioni o dal punto di vista logistico/investigativo) globale. Si svelano dunque sempre di più le strutture organizzative del terrorismo: si scoprono i finanziatori internazionali, si pongono dubbi su alcuni paesi del Medio Oriente apparentemente neutrali, escono i nomi degli attentatori e dei probabili mandanti. L’iconografia di questa fase “di apertura” non può essere connotata precisamente; i soggetti sono molto vari. La grafica viene usata abbondantemente per ricostruire, con schemi e mappe, per ricostruire le attività e gli organigrammi delle organizzazioni terroristiche. Arriva quindi il momento dell’attacco: in un certo senso si chiude una parentesi, perché la possibilità di poter attaccare senza “scontentare” nessuno l’Afghanistan è il coronamento del lavoro condotto fin qui dalla macchina diplomatica americana, ed è sicuramente un toccasana per la provata opinione pubblica USA. Dei terroristi si sanno in questa fase tutti i particolari possibili; si passa quindi ad analizzare quali siano i motivi dell’odio, le fondamenta della profonda avversione provata dagli abitanti dei paesi mediorientali per il “grande Satana americano”. In questa fase c’è poi molto più spazio per i commenti, ma addirittura (nel caso della stampa italiana) per i meta-commenti, cioè i commenti sui commenti: si riporta e si discute non solo ciò che dicono i rappresentanti del mondo politico, ma anche gli altri giornali e la televisione. Dal punto di vista iconografico, la fase dell’attacco privilegia chiaramente i soggetti bellici, e c’è un ritorno significativo di elementi grafici come mappe e disegni esplicativi. Per operare una sintesi di questo tipo ho dovuto – ovviamente – generalizzare un po’. Non credo però di aver forzato troppo la mano nell’individuare le direttrici principali: fermo restando che i vari giornali presentano punti di vista spesso diversi, affrontano gli argomenti in maniera diversamente approfondita, propongono le notizie con ordine differente, ho notato che c’è sempre e comunque una tendenza a cercare di “recuperare” la differenza coi concorrenti. Si tende cioè a pubblicare (con più risalto, più approfonditamente, con nuovi particolari) articoli sui quali i giornali 24 concorrenti hanno già scritto la settimana prima: a mio parere questo indica che, se non sono addirittura gli stessi, i criteri di notiziabilità sono comunque molto simili. Bibliografia • Colombo, Fausto: “La cultura sottile”. Bompiani, Milano 2001. • Dal sito aoltimewarner.com: http://www.aoltimewarner.com/ corporate_information/timeline.adp • Dal sito gruppoespresso.it: http://www.gruppoespresso.it/gruppoesp/ita/ chisiamo.jsp?idCategory=3409 • Dal sito Newsweek.MSNBC.com: http://www.msnbc.com/modules/ newsweek/info/nwinfo_history.asp • Famiglia Cristiana ediz spec. 16 settembre e numeri 38 – 39 – 40 – 41 anno 2001 • http://www.espressonline.it • http://www.mondadori.com • http://www.nuovafamigliacristiana.it • http://www.panorama.it • L’Espresso numeri 39 – 39 – 40 – 41 anno 2001 • Newsweek ediz. spec. 11 settembre e numeri 38 – 39- 40 – 41 anno 2001 • Panorama numeri 38 – 39 – 40 – 41 anno 2001 • Papuzzi, Alberto: “Professione giornalista”. Donzelli, Roma 1998. • Time ediz. spec. 11 settembre e numeri 38 – 39 – 40 – 41 anno 2001 25