1. I periodici scelti, e perché proprio loro.

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1. I periodici scelti, e perché proprio loro.
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Indice
Introduzione………………………………………. 3
1. I periodici scelti, e perché proprio loro……… 4
2. Il periodo monitorizzato………………………. 7
3. Le edizioni speciali…………………………… 8
4. The week after………………………………… 9
5. Bersaglio: Bin Laden…………………………. 13
6. Alla guerra (in maschera)……………………. 17
7. Di tutto, di più………………………………….. 20
8. In conclusione…………………………………. 23
Bibliografia……………………………………….. 25
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Introduzione
Le osservazioni che stanno alla base di questo scritto erano, per la maggior parte,
già state fatte prima che io prendessi coscienza di doverle sistematizzare in questa
forma. Da sempre abituato, più che altro per curiosità, ad indagare la stampa
periodica con cui vengo a contatto abitualmente (TIME, Newsweek, Famiglia
Cristiana), per vedere quale diverso risalto venga dato a ciò che accade nel mondo
e con quali scelte grafiche e stilistichequesto risalto venga trasmesso, ho continuato
a esercitare questa prassi – con l’attenzione particolare che l’eccezionalità di questo
fatto richiedeva – nei giorni successivi all’attacco dell’11 settembre. Senza rendermi
conto, all’epoca, che questa analisi non poteva essere fredda e approfondita a
dovere, dato il coinvolgimento emotivo e l’ansia di apprendere, di confrontarsi con
fatti, persone, opinioni che potessero spiegare il come e il perché di ciò che era
successo. In quei giorni, giorni di testimonianze strazianti, di lunghi video senza
commento, di fotografie senza didascalia, era molto difficile distinguere il contenuto
dei media dalla forma che essi assumevano per raccontarlo. Partendo dal
presupposto che quanto appena detto dipendeva, probabilmente, anche da una
certa forma, da un certo modo di raccontare, che accompagnava, rinforzava,
giustificava il sentire individuale, si può capire quanto possa essere interessante
ora, a mente (più) fredda, l’analisi di un certo modo di presentazione delle notizie
relative all’attentato contro le Torri Gemelle.
L’analisi parte da una breve introduzione sulle riviste considerate (TIME,
Newsweek, Famiglia Cristiana, L’Espresso, Panorama) e sul periodo considerato
per la monitorizzazione.
Si passa poi ad analizzare, confrontandoli, i periodici per settimana di uscita,
facendo particolare attenzione alle scelte grafiche (dalla cover story alla presenza di
fotografie, disegni esplicativi, mappe) e all’agenda dei singoli media, intesa come
priorità assegnata alle diverse notizie e al tipo di articoli che vengono utilizzati (brevi
trafiletti vs. editoriali approfonditi, interviste vs. opinioni autorevoli).
Un terzo punto prevede un’analisi “sinottica” del trattamento dei fatti legati
all’attentato dell’11 settembre, presentati, per così dire, nella loro “evoluzione” sulla
stampa considerata.
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1. I periodici scelti, e perché proprio loro.
1.1 Newsweek
Fondato nel 1933, Newsweek è il settimanale U.S.A. che ha vinto più volte il premio
“miglior settimanale americano” assegnato dagli editori d’oltreoceano. Ne vengono
distribuiti circa quattro milio ni di copie, delle quali oltre tre negli Stati Uniti; le restanti
si dividono fra quattro edizioni internazionali in lingua inglese (una atlantica, una
asiatica, una australiana e una per l’America latina), e altre edizioni in lingue locali
(giapponese, coreano, spagnolo, arabo). La rivista è presente su Internet dal 1994.
Newsweek fa parte del colosso dell’informazione MsNBC, un gigante con divisioni
in tutti i campi della notizia e dell’intrattenimento, che unisce la forza e l’esperienza
di NBC in campo radiotelevisivo ed editoriale alla leadership di Microsoft per quanto
riguarda l’utilizzo dei mezzi elettronici (Internet e mulTIMEdia).
La posizione politica di Newsweek è abbastanza ben definita: assolutamente
filoamericana in politica estera; negli affari interni, non sono lesinate le critiche a
volte anche molto aspre (si veda ad es. il trattamento del caso Enron)
all’establishment politico/amministrativo degli U.S.A. D’altronde, il target di pubblico
di Newsweek sembra essere da sempre la borghesia colta: gli articoli sono di una
certa difficoltà linguistica e concettuale, le opinioni spesso controverse.
1.2 TIME
Risale al 1923 l’uscita del primo numero di TIME, altra blasonata rivista made in U.
S.A. famosa soprattutto per Man of the year, l’assegnazione di un immaginario titolo
di “uomo dell’anno” a quel personaggio del mondo della politica, dello sport, dello
spettacolo, della religione, della scienza che si è nel corso dell’anno si è distinto in
maniera particolare grazie alle sue parole o alle sue azioni (ad esempio, l’uomo
dell’anno 2001 è Rudolph Giuliani, sindaco di New York). Anche TIME, come
Newsweek, raccoglie intorno a sé una readership ampissima, tre milioni e mezzo di
persone in tutto il mondo, e anch’esso pubblica diverse edizioni a seconda della
zona di distribuzione.
Per quanto riguarda l’assetto proprietario, la TIME Inc., editore della rivista ( e di
molte altre testate) è stata al centro, negli ultimi 15 anni, di grandi manovre
finanziarie. La prima significativa nel 1989, che ha visto l’acquisizione della Warner
Communications Inc., altro colosso mondiale dell’intrattenimento musicale e
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cinematografico, a fondare la TIME Warner Inc. Nel 1996 TIME Warner si fonde con
la Turner Broadcasting System, la società a 360° (dal cinema allo sport alla tv via
cavo) del magnate Ted Turner. Nel 2001 TIME Warner si fonde con Aol, il più
grande Internet provider americano (34 milioni di iscritti al 12 marzo 2002), andando
a coprire così anche il settore della Rete, fino ad allora trascurato. La
concentrazione è enorme e si pone in chiara concorrenza con MsNBC, soprattutto
se si pensa che Aol possiede Netscape, principale concorrente di Microsoft per
quanto riguarda i software di navigazione e che la CNN, prima e più prestigiosa rete
all-news del mondo, ha dal 1992 un contratto in esclusiva con Aol per la fornitura
delle notizie.
Venendo alla politica, la posizione di TIME è ancora più yankee di quella di
Newsweek. Probabilmente, è il target delle due riviste ad essere diverso: gli articoli
di TIME sono più alla portata di tutti, la linea editoriale è più conciliante, le voci che
si esprimono più corali. Anche nella sua edizione europea, TIME si legge come un
settimanale scritto per l’americano non proprio medio, ma quasi.
Newsweek e TIME sono stati scelti per l’analisi in quanto sono i due più diffusi
settimanali internazionali; le edizioni considerate sono quelle atlantica per
Newsweek ed europea per TIME.
1.3 Famiglia Cristiana
Il “settimanale di attualità informazione e cultura” fondato dal don Alberione nel 1931
è il periodico più letto in Italia: il rapporto ADS del 1999 parla di circa 900.000 lettori
alla settimana, ma le copie stampate sono un milione fin dal 1961. Famiglia
Cristiana si propone come un giornale per la famiglia cattolica, che tratta questioni
di attualità politica e sociale con un linguaggio comprensibile al maggior numero di
persone, ma che vuole essere anche uno strumento di utilità nella vita di tutti i giorni
(c’è un’intera sezione con consigli giuridici, segnalazioni culturali, idee per il tempo
libero).
L’editore del periodico, il gruppo San Paolo, è l’editore cattolico più grande del
mondo. Pubblica giornali in 29 lingue diverse, è presente in 28 nazioni, in tutti e
cinque i continenti, ma è attivo anche in tutti gli altri settori della comunicazione
sociale: dalla cinematografia alla radiotelevisione, dall’editoria musicale a quella
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multimediale. Solo in Italia, il gruppo pubblica 10 periodici ed è proprietario di una
televisione e di una radio in Lombardia.
Famiglia Cristiana non ha una posizione precisa in campo politico: si tratta di un
settimanale cattolico, che risponde prima di tutto ai valori della fede che
rappresenta, ma anche (non è chiaro in quale misura) ai dettami del Vaticano (si
veda il mai chiarito episodio della rimozione dalla direzione di don Zega, nel 1998).
Il giornale è stato scelto per l’opera di divulgazione che fa, potendo accedere ad un
ampissimo numero di lettori, ma anche perché è in un certo senso uno “specchio”
della maggioranza silenziosa italiana – cattolica e non troppo colta.
1.4 L’Espresso
Settimanale “contro” per antonomasia, L’Espresso nasce nel 1955, sul modello
proprio di TIME e Newsweek (cui continua ad assomigliare molto, soprattutto
graficamente), per volontà di Adriano Olivetti (principale azionista) e Arrigo
Benedetti (primo direttore). Il periodico si impone in fretta per le posizioni
abbastanza radicali nei contenuti e “all’americana” nell’espressione che gli vengono
impresse nel corso degli anni ’60 da Eugenio Scalfari, direttore dal ’63 al ’68. Con la
fondazione del quotidiano la Repubblica, nel 1976, si pongono le basi di quello che
diventerà il secondo gruppo editoriale italiano: il Gruppo Editoriale L’Espresso.
Controllato da Carlo De Benedetti, il gruppo ha partecipazioni (di controllo e non) in
svariate testate quotidiane locali e nazionali, italiane ed estere, oltre a pubblicare le
versioni italiane di testate americane e ad essere presente – tramite l’Internet
Company Kataweb SpA – sul mercato della Rete.
La posizione politica delL’Espresso, oggi diretto da Giulio Anselmi, si può definire
vicina alla sinistra progressista e moderata. E’ difficile tuttavia non notare – in
politica interna – un atteggiamento chiaramente antiberlusconiano.
L’Espresso entra nella nostra analisi in virtù della sua diffusione importante (quasi
390.000 copie, secondo ADS 1999) e del suo essere voce “a sinistra”.
1.5 Panorama
Nel 1966 vede la luce Panorama, settimanale american style del gruppo Mondadori.
La linea editoriale è da sempre diversa da quella delL’Espresso, cui idealmente si
contrappone per soprattutto per target politico. Molto apprezzato dagli imprenditori,
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Panorama si schiera con la destra moderata, conservatrice in ambito sociale e
liberista in ambito economico. Il settimanale, oggi diretto da Carlo Rossella, si è
sempre fatto notare per le copertine particolarmente osè che l’hanno reso famoso
addirittura all’estero.
Il Gruppo Mondadori è leader nell’editoria libraria, con il controllo del 30% del
mercato. Oltre a Panorama, il gruppo pubblica una serie di altre riviste periodiche
rivolte a target molto diversificati. Dal 1984 l’editore Mondadori è controllato dalla
Fininvest di Silvio Berlusconi, oggi Presidente del Consiglio.
La presenza di Panorama
nella nostra analisi funge da controcanto a quella
delL’Espresso in quanto a posizioni politiche; tale scelta è inoltre supportata
dall’ottima diffusione del settimanale (circa 570.000 copie secondo il rapporto ADS
1999).
2. Il periodo monitorizzato
Ho scelto di esaminare i numeri usciti nel periodo compreso tra il 24 settembre e il
15 ottobre 2001. Ovviamente, la scelta è collegata all’accadere dei fatti: è
considerato il periodo compreso tra l’attentato alle Torri Gemelle (11 settembre
2001) e la risposta armata americana con i bombardamenti sull’Afghanistan (7
ottobre 2001).
Questo lasso di tempo mi è parso il più interessante da analizzare per la grande
incertezza con cui è stato vissuto dall’opinione pubblica americana e poi mondiale,
incertezza che si è riverberata in parte anche sugli atteggiamenti assunti dai media.
Un periodo vuoto, vissuto nell’incapacità di darsi risposte, di spiegare con certezza
le ragioni ciò che era accaduto; vissuto nella grande paura che un nuovo attentato
potesse essere messo in atto da un momento all’altro; vissuto nella speranza
frustrata di rispondere, in qualche maniera efficace, alla violenza. Chiaramente,
questo periodo inizia a concludersi con la notizia che l’America fights back: gli U.S.
A. tornano in una posizione di forza, riprendono il controllo. I toni calano, riprende
una parvenza di routine (soprattutto mentale), si fa strada un po’ di soddisfazione.
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3. Le edizioni speciali
Ho avuto modo di esaminare le edizioni speciali di Newsweek, TIME e Famiglia
Cristiana uscite nei giorni successivi l’11 settembre. I due speciali dei giornali
americani sono molto simili: copertina praticamente identica, con foto da due
angolazioni diverse dell’attacco alla seconda torre. Newsweek accosta una
didascalia esplicativa e mette un titolo sopra la testata, TIME si limita ad una data:
September 11, 2001 e incornicia la copertina in nero anziché in rosso come di
consueto. All’interno l’organizzazione dei due speciali è fino ad un certo punto,
speculare: circa trenta pagine di fotografie a pagina doppia, con brevi didascalie,
quindi una doppia pagina con disegni che spiegano la dinamica dell’attentato. Poi,
TIME inserisce un unico articolo firmato da tutto lo staff, Newsweek una serie di
pezzi sull’eroismo dei soccorritori, sulla risposta di New York, di Bush, della nazione
e ci sono anche un articolo su Osama Bin Laden e sullo shock psicologico subito
dagli americani. Anche in questa seconda parte in cui compare il testo sono
comunque le immagini a farla da padrone: occupano ben più di metà di ciascuna
pagina. Il taglio scelto da TIME punta molto sul coinvolgimento emotivo: manca il
sommario, le pagine sono listate a lutto (banda nera sulla destra) e non sono
numerate; l’articolo unico e il messaggio dell’editore in terza pagina rendono con
grande efficacia il clima di emergenza. La rabbia esce nell’ultima pagina: “The case
for rage and retribution”, articolo conclusivo di Lance Morrow termina così:
“The worst times, as we see, separate the civilized of the world from the
uncivilized. This is the moment of clarity. Let the civilized toughen up, and let
the uncivilized take their chances in the game they started”.
In terza di copertina c’è la bandiera Americana issata fra le macerie, in quarta una
foto della Statua della Libertà che si staglia sul fumo causato dall’incendio delle torri.
Newsweek usa toni più pacati, si cerca più la riflessione che l’emozione: lo speciale
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è di 64 pagine contro le 24 di TIME; non sono riuscito a individuare con precisione
le date di uscita dei due speciali, ma mi pare si possa ipotizzare che TIME abbia
preceduto il concorrente che, arrivato secondo, ha dovuto proporre un prodotto più
“corposo”.
Stessa strada ha seguito Famiglia Cristiana, nelle edicole il 16 settembre con
un’edizione straordinaria di 16 pagine. In copertina, la nube di fumo sollevata dal
crollo delle Torri dietro al titolo ”Colpiti al cuore”. All’interno molte fotografie, spesso
le stesse utilizzate da TIME, fanno da contorno ad articoli sulla tragedia ma anche
sull’impatto che essa avrà sulla situazione italiana e internazionale, a livello politico
ed economico. In quarta di copertina sono citati commenti del presidente americano
Bush, del Papa e di altre importanti personalità del mondo politico internazionale.
4. The week after
•
TIME del 24 settembre 2001 (edizione USA ed europea)
•
Newsweek del 24 settembre 2001 (edizione USA ed atlantica)
•
Famiglia Cristiana del 23 settembre 2001
•
L’Espresso del 20 settembre 2001
•
Panorama del 20 settembre 2001
4.1 La grafica
Un discorso generale può essere fatto per tutti i giornali considerati: nei numeri
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usciti nella settimana successiva all’attacco, è ancora la grafica, con disegni
fotografie e layout particolari a colpire, più che il contenuto. L’obiettivo sembra
proprio quello di creare emozione, commozione, un sentire comune intorno a ciò
che è successo.
Newsweek e Famiglia Cristiana scelgono, per le rispettive copertine, la stessa foto:
tre pompieri americani issano la bandiera a stelle e strisce sulle rovine di Ground
Zero. TIME pone invece l’attenzione sulla visita di Bush al luogo dell’attentato, con
una foto che ritrae il Presidente mentre sventola la bandiera. L’Espresso e
Panorama, che non sono usciti nei giorni precedenti con edizioni speciali (anche
perché escono 3-4 giorni prima degli altri con l’edizione regolare) mettono in
copertina delle foto dell’attentato.
Un confronto interessante può essere quello tra le home e le international editions
dei giornali U.S.A. Per l’edizione casalinga, Newsweek specifica che si tratta di una
special edition con una striscia nella testata. Sopra di questa, anziché il consueto
sommario, troviamo quattro immagini in sequenza che ritraggono lo scontro del
secondo aereo dirottato con la Torre Sud. Il titolo a commento della foto è “God
Bless America”. Nell’edizione internazionale, questo titolo non c’è e il commento
della foto è riservato ad una piccola didascalia. C’è invece il sommario sopra la
testata, che introduce articoli tutti collegati all’attentato.
Quasi indistinguibili, invece, le copertine delle due diverse edizioni di TIME. In
entrambe, la testata porta i colori della bandiera americana e nel bel mezzo di essa
campeggia la scritta “special issue”. Sopra la testata il commento alla foto di Bush:
“One Nation, Indivisibile”. Anche qui, come nel caso di Newsweek, il titolo è scritto
con la lettera maiuscola all’inizio di ogni parola: chiaramente, è un mezzo di
enfatizzazione (si noti anche l’uso della virgola prima di “Indivisibile”).
L’unica differenza fra le due edizioni di TIME si trova nel titoletto sotto la testata:
nell’edizione americana troviamo “America digs out – and digs in”; quella europea
aggiunge un esplicativo “for a war”. Poca cosa, comunque.
Per quanto riguarda la grafica dell’interno dei giornali, nel caso di Newsweek essa
è identica per entrambe le edizioni, anche se quella americana è più lunga di circa
20 pagine (ci sono articoli in più). TIME, invece, propone due edizioni molto simili
anche nella lunghezza (100 pagine USA contro 94 Europa). L’impostazione
dell’edizione U.S.A. è, ancora una volta, leggermente più “calda”, più coinvolgente
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emotivamente: pagine stampate bianco su nero, totalità dello spazio dedicato ad
eventi e personaggi legati ai fatti dell’11 settembre, mentre l’edizione europea
propone anche le consuete rubriche World Watch, Biz Watch, Tech Watch e
Letters.
Famiglia Cristiana in copertina titola “Lacrime e orgoglio” e inserisce anche un
richiamo allo “speciale America” contenuto all’interno; la veste grafica dello speciale
è quella consueta che Famiglia Cristiana dedica agli avvenimenti importanti
(elezioni, grandi eventi sportivi…): esso consiste di una serie di articoli con
occhiello, titolo in blu e sommario racchiusi in riquadri. Completano l’aspetto grafico
alcuni box a sfondo azzurro, frequenti fotografie (che però non occupano la
maggioranza dello spazio) e alcune mappe.
Sulle
copertine
del
L’Espresso
e
di
Panorama campeggiano
particolarmente catastrofici: rispettivamente “E’ guerra”
due
titoli
e “E’ la terza guerra
mondiale?”. Come i concorrenti d’oltreoceano, anche i due settimanali nostrani
dichiarano una edizione “speciale” (L’Espresso) e “straordinaria” (Panorama). Per
quanto riguarda l’interno, L’Espresso dedica a foto, mappe, disegni ben più della
metà dello spazio nelle trenta pagine riservate ai fatti dell’11 settembre, mentre in
Panorama la grafica ha una funzione molto più tradizionale, di commento al testo.
4.2 Gli articoli
In TIME e Newsweek il 100% dello spazio è dedicato agli attentati e alle loro
conseguenze. Anche le rubriche da sempre presenti si trasformano, occupandosi di
aspetti collegati alla minaccia terroristica, al ricordo delle vittime, alla coalizione
mondiale che si sta formando.
La scaletta degli articoli è molto simile: entrambe le riviste partono col ricordo degli
eventi e delle vittime; si passa poi a dei pezzi in cui si analizza la questione di come
e quando replicare all’attacco (dando per scontato che una replica militare ci debba
essere) , e a questo punto si considerano le figure dei terroristi coinvolti, la loro
provenienza, il loro legame con i gruppi estremisti islamici (in particolare con Al
Qaeda, l’organizzazione capeggiata da Osama bin Laden). Troviamo poi dei
commenti sull’operato di George Bush, giudicato molto positivamente da entrambi i
giornali che fanno notare come il Presidente, a quasi un anno dalla sua elezione e
superando le vicende da essa originate, sia riuscito finalmente a creare un legame
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forte con la nazione. In entrambi i giornali, infine, è presente una sezione dedicata
alle testimonianze raccolte dai presenti ed alle storie delle persone coinvolte per
qualche motivo negli attentati. Da questo punto in poi le due riviste trattano
argomenti simili, ma in ordine diverso: le conseguenze dell’attentato sull’economia,
sulla sicurezza interna al paese, l’impatto sulle compagnie aeree, il trauma causato
alla popolazione americana attaccata in casa propria, il problema islamico, oltre ad
alcuni articoli in prospettiva storica (su Roosevelt, sul precedente di Pearl Harbor).
TIME inserisce anche delle opinioni eccellenti e addirittura una mappa
dell’Afghanistan, individuato come centro del mondo di Osama bin Laden.
Unico fra tutti i giornali considerati, Newsweek pubblica un articolo sul racconto dei
fatti dell’11 settembre fatto dalla Tv.
Famiglia Cristiana inizia la sua analisi con un lungo commento sui fatti, parlando
delle vittime, dei soccorritori, della città di New York, del presidente Bush. Poi la
scaletta si adegua abbastanza a quelle di TIME e Newsweek: la replica
statunitense, il ruolo di bin Laden e del mondo islamico, l’impatto sul mondo
economico. Ci sono però molte interviste e alcuni pezzi su argomenti più “generali”,
come i rischi corsi dai paesi europei, le possibili evoluzioni politiche in Medio
Oriente, l’ulteriore avvicinamento tra Usa e Russia e il fallimento dell’intelligence
americana nel prevenire gli attentati. Panorama tratta esattamente gli stessi
argomenti di Famiglia Cristiana (nell’ordine: cronologia degli eventi, testimonianze,
terrorismo e fanatismo islamico, fallimento dell’intelligence, rischi per l’Italia e per
l’Europa, replica armata, reazioni del mondo economico), ma il tono è decisamente
diverso. Carlo Rossella scrive nell’editoriale:
“Inutile affidarsi, in queste ore, a un certo pacifismo politically correct. Queste
idee hanno sempre ostacolato all’Onu e dintorni la punizione dei terroristi
islamici, impedito forti azioni di rappresaglia in Afghanistan, bloccato iniziative
militari decisive contro Saddam Hussein. E’ con la forza e con il coraggio che
si combatte il terrorismo, e non con gli inutili sofismi di certi progressisti
radical chic“.
Mi pare che il messaggio sia abbastanza chiaro: per voce del suo editore,
Panorama abbandona qualsiasi cauta riflessione e si schiera apertamente a fianco
degli Stati Uniti sostenendo la necessità di una replica armata, e in tempi brevi.
L’Espresso propone due articoli a commento delle molte immagini che occupano la
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maggior parte dello speciale: uno introduce ai fatti e li racconta, l’altro (firmato da
Lucio Caracciolo) commenta l’accaduto, cercando di contestualizzarlo storicamente
e politicamente e di immaginare lo scenario futuro. Questo articolo ci è
particolarmente utile per evidenziare la grande differenza di posizioni tra Panorama
e L’Espresso; difatti, Caracciolo conclude così la sua analisi:
“[…] Possiamo sperare che le nostre reazioni saranno all’altezza del
momento. Più saremo fermi, intransigenti, e attivi sul fronte del terrorismo, più
i nostri alleati americani saranno misurati nella rappresaglia, evitando
ostentazioni di muscoli che rischierebbero di risultare controproducenti”.
Nessun dubbio dunque sull’appoggio agli Stati Uniti. Ma un appoggio critico e
sensato, non incondizionato.
Un ultima nota: tutti e tre i periodici italiani fanno notare (in tre box) come l’attacco
terroristico fosse stato in un qualche modo “presagito” da autori di fiction e da
produzioni cinematografiche. In particolare, L’Espresso e Panorama fanno notare
l’impressionante corrispondenza tra gli attentati e la vicenda narrata in “Debito
d’onore” di Tom Clancy, thriller del 1994 in cui un aereo dirottato si schianta sul
Campidoglio uccidendo il presidente americano.
5. Bersaglio: Bin Laden
•
TIME dell’1 ottobre 2001
•
Newsweek dell’1 ottobre 2001
•
Famiglia Cristiana del 30 settembre 2001
•
L’Espresso del 27 settembre 2001
•
Panorama del 27 settembre 2001
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5.1 La grafica
Il nome di Osama bin Laden campeggia, con diverso risalto, in tutte le riviste
considerate. In quattro di esse (TIME, Newsweek, L’Espresso, Panorama) il
miliardario saudita è anche il soggetto della foto di copertina. Riprendendo il motif
del numero precedente, TIME pubblica una foto a tutta pagina del leader di Al
Qaeda e titola, sopra la testata “Target: Bin Laden”. Newsweek sceglie una forma
più tradizionale, annunciando un servizio esclusivo sulla “10-year hunt for Osama
bin Laden”. Fa da sfondo un primissimo piano virato in rosso del miliardario, e sopra
la testata troviamo un interrogativo sulla partecipazione dell’Europa alla lotta contro
il terrorismo. L’Espresso propone un piano americano del terrorista del momento
inscritto in un mirino, e titola “Operazione Bin Laden”. Panorama sceglie un
inequivocabile “Caccia al diavolo”, sempre a commento di una foto di bin Laden, e
sopra la testata c’è un richiamo allo speciale di “60 pagine sulla guerra al
terrorismo” contenuto nel giornale.
Discorso a parte va fatto per Famiglia Cristiana, che a partire da questo numero
rinnova completamente la veste editoriale, dal formato (che diventa identico a quello
degli altri settimanali) alle disposizione delle rubriche, alla grafica interna, al numero
di pagine.
Cambia anche la testata,che separa le parole Famiglia e Cristiana graficamente,
aggiunge la dicitura “settimanale di attualità, informazione, cultura” e cita il sito
internet del giornale. In copertina troviamo un fotomontaggio del David di Donatello
che stringe la bandiera italiana: il pezzo forte della settimana è il sondaggio sul
popolo italiano commissionato da Famiglia Cristiana alla SWG di Trieste. L’intento è
chiaro: mostrare che il giornale si è rinnovato tenendo gli occhi ben puntati sul
pubblico a cui si rivolge. Nella parte bassa della copertina si trova un titoletto di
secondo piano: “Il mondo in guerra” e, sulla banda sotto di esso, un breve sommario
con tre fra i servizi che si trovano all’interno del giornale (altra novità). Un box in alto
a destra ci informa che ci troviamo di fronte a una rivista “tutta nuova”, con “più
informazione, più pagine, più attualità”.
La veste grafica dell’interno dei settimanali considerati riprende, da questo numero,
un aspetto più tradizionale. TIME conserva le pagine listate a lutto, Newsweek
introduce una fascia rossa e nera con la dicitura “war on terror” in capo ai servizi
correlati al terrorismo, ma è il rapporto foto/testo a tornare normale. Le fotografie
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ritraggono principalmente soggetti appartenenti al mondo islamico e al campo
bellico. L’Espresso e Panorama si limitano quasi esclusivamente a queste
categorie; sulla stampa americana e su Famiglia Cristiana si trovano anche molte
foto di diplomatici e personalità politiche.
Impossibile non notare che TIME e Newsweek danno lo stesso titolo al servizio
principale del numero: “We will not fail”, citazione dal discorso alle Camere del
presidente Bush. La cosa interessante è che entrambe le riviste dedicano a questo
titolo due pagine intere, e mettono a commento due fotografie completamente
diverse: TIME immortala Bush alla fine del suo intervento, mentre i parlamentari si
alzano in piedi e lo applaudono; Newsweek ci offre un’immagine di Bush
concentrato, solo,
mentre aspetta di entrare nella sala del Parlamento per
pronunciare il famoso discorso. E’ facile capire perché le due foto conferiscano alla
frase “Non falliremo” due significati completamente diversi: per TIME Bush è il
presidente di tutti, che incarna la volontà e lo sforzo generali, si fa interprete e
portavoce di un’intera nazione. Newsweek lo vede piuttosto come un uomo
determinato, pronto a colpire con freddezza ed efficacia i nemici del suo paese.
Vorrei far notare come i due significati non siano antitetici, ma complementari, due
facce della stessa medaglia: i due giornali non falsificano o mistificano, ma offrono
due punti di vista diversi della stessa verità.
5.2 Gli articoli
Anche se l’assoluta maggioranza delle pagine di TIME e Newsweek è dedicata al
terrorismo e ai fatti ad esso collegati, rifanno la loro comparsa articoli su argomenti
diversi, come le scienze, lo spettacolo, la finanza europea.
I principali topics coperti nei numeri della settimana in esame sono
a) il discorso di Bush alle Camere;
b) i colloqui diplomatici fra U.S.A., Europa e paesi arabi moderati per l’inizio
delle campagna di guerra contro l’Afghanistan;
c) il terrorismo islamico nel mondo;
d) le paure dell’Occidente;
e) i riflessi sul mondo economico.
Di fatto, nella settimana precedente non è accaduto nulla di particolarmente
eclatante dal punto di vista giornalistico: e difatti gli articoli sono quasi tutti di
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commento e di approfondimento su temi già trattati.
La mia attenzione si è soffermata in maniera particolare su due pezzi pubblicati da
Newsweek e su uno pubblicato da TIME.
Il settimanale della NBC propone, come primo articolo vero e proprio del numero,
un’opinione firmata da Fareed Zakaria, giornalista esperto nelle questioni
mediorientali e del mondo islamico. Zakaria invita a far chiarezza sul ruolo di quei
paesi arabi “we think of as << moderates >>”, quali Egitto e Arabia Saudita,
secondo lui veri finanziatori e promotori del terrorismo islamico, prima di occuparsi
di Afghanistan, Iran, Iraq, Siria. E’ facile notare come la posizione del giornalista si
ponga in netto contrasto con il tentativo del governo americano di raccogliere il
maggior sostegno possibile nei paesi del Medio Oriente; a mio parere, il porre un
articolo di questo tipo all’inizio di un lungo reportage sul terrorismo serve a
comunicare al lettore che il giornale, anche in tempo di pericolo per la sua nazione,
non abbandona la sua lucidità critica e la sua distanza ed autonomia dal potere
politico. Newsweek è poi il primo fra i giornali considerati a dedicare un articolo alla
situazione di un altro paese arabo la cui stabilità interna sarebbe fortemente
minacciata da un’alleanza con gli U.S.A.: il Pakistan. Un’ottima intuizione, in quanto
la posizione politica dello stato (e del suo presidente Musharraf) saranno discusse,
di lì a poco, sulle pagine di gran parte della stampa internazionale.
Anche TIME appare moderatamente veggente, dedicando due pagine al fatto che i
terroristi
potrebbero
fare
ricorso
ad
armi
non
convenzionali
(chimiche,
batteriologiche, nucleari). Nel sottotitolo si fa addirittura riferimento al batterio
dell’antrace: quasi da sfera di cristallo, visto ciò che sarebbe successo di lì a
quindici giorni.
Per quanto riguarda i giornali italiani, possono essere fatti due considerazioni
interessanti: prima di tutto, si trovano un gran numero di articoli e rubriche su l’11
settembre visto dall’Italia, con testimonianze dei lettori, reazioni e prese di posizione
del mondo politico italiano, copertura offerta dalla stampa italiana agli eventi. In
secondo luogo, va rilevato che quasi tutti i principali opinionisti (Ferrara, Rossella,
Romano per Panorama, Devil e Bocca per L’Espresso, Sansa per Famiglia
Cristiana) firmano articoli incentrati su aspetti correlati alla guerra al terrorismo.
16
6. Alla guerra (in maschera)
•
TIME dell’8 ottobre 2001
•
Newsweek dell’8 ottobre 2001
•
Famiglia Cristiana del 7 ottobre 2001
•
L’Espresso del 4 ottobre 2001
•
Panorama del 4 ottobre 2001
6.1 La grafica
Potremmo così riassumere le copertine di questa settimana: bioterrorismo batte
attacco all’Afghanistan 3 a 2. Newsweek, TIME e L’Espresso dedicano infatti le
cover
alla minaccia biologica, denunciata dll’FBI come “un pericolo chiaro e
presente”; Panorama e Famiglia Cristiana scelgono invece, per le loro copertine, dei
soldati in azione.
Facendo un’analisi più approfondita, però, risulta evidente che tutti e cinque i
settimanali affrontano gli argomenti della prima pagina in maniera piuttosto diversa.
TIME sceglie una prospettiva scientifica, cercando di separare “reality from rumor”:
in copertina c’è una maschera antigas e il titolo è “How real is the threat?”.
Newsweek sceglie il titolo (più emotivo) “How scared should you be?”, e mette a
commento, sullo sfondo, il volto di un marine coperto da una maschera antigas (se
ne vedono solo gli occhi). L’Espresso dà uno sguardo dall’ester(n)o, titolando
“L’attacco e la grande paura” e scegliendo la foto di un ragazzo con zainetto e,
anche qui, il volto coperto da una maschera antigas. Dove gli altri due giornali si
chiedono se e quanto sia il caso di preoccuparsi, L’Espresso dà per scontato che la
paura sia già entrata prepotentemente nella vita degli americani.
Panorama e Famiglia Cristiana si concentrano sull’appena iniziata campagna
d’Afghanistan: Panorama, che titola “Attacco segreto” privilegia le caratteristiche
“operative” della guerra (un sommario, posto a lato, elenca tutta una serie di
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argomenti correlati alle operazioni belliche inseriti in un servizio esclusivo
all’interno). Famiglia Cristiana ritrae un gruppo di soldati, uno dei quali porta una
croce; il titolo è “I cattolici e la guerra” e penso non abbia bisogno di ulteriori
esplicazioni. Sotto il titolo ritroviamo il box che avvisa del “nuovo corso” intrapreso
dalla rivista.
La grafica interna non subisce alcun cambiamento: ritroviamo “war on terror” e la
striscia rossa e nera su Newsweek e i bordi a lutto su TIME nei servizi dedicati al
terrorismo.
Le foto pubblicate privilegiano ancora i soggetti bellici, ancora più presenti rispetto
alla settimana precedente, e gli arabi. Forte anche la presenza di foto legate al
bioterrorismo: squadre speciali, gente comune con maschere antigas. Cala invece,
sempre rapportata ai numeri precedenti, l’importanza di mappe e disegni; tutti, a
parte Famiglia Cristiana, pubblicano almeno una cartina dell’Afghanistan con
indicazioni sulle operazioni in corso e ci sono un paio di illustrazioni
sull’equipaggiamento dei militari e sulle forze speciali impegnate (su Panorama,
L’Espresso e Famiglia Cristiana).
6.2 Gli articoli
Una caratteristica comune a tutti i numeri di questa settimana è che, anche nel
ristretto ambito della lotta al terrorismo, vengono considerati un grande numero di
aspetti diversi, cercando di andare ad approfondire alcuni fatti o questioni già trattati
nei numeri precedenti. E’ il caso, ad esempio, degli articoli sulle storie personali dei
terroristi, sulla lotta al terrorismo nel campo della finanza, sui cambiamenti pratici
che l’11 settembre ha causato nella vita degli abitanti dei paesi occidentali.
A dispetto del gran numero di copertine dedicate alla minaccia bioterroristica, la
stragrande maggioranza dello spazio interno ai giornali di questa settimana è invece
occupato da articoli sull’attacco americano: vengono ipotizzati i tempi e i modi
dell’operazione, si considerano gli schieramenti in campo, si valutano i possibili
rischi, ricorrendo spesso al confronto con l’esperienza russa in Afghanistan.
Newsweek è l’unico ad affrontare in maniera estensiva ed esaustiva di terrorismo
biochimico e nucleare, dedicandoglii un articolo di 9 pagine in cui vengono analizzati
i mezzi di cui potrebbero far uso gli estremisti islamici per un eventuale attacco e
l’effettiva possibilità che un attacco di questo tipo venga sferrato. TIME si era già
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occupato sbrigativamente dell’argomento nel numero precedente, anche per questo
forse, il servizio dedicato al bioterrorismo parla più della scomposta reazione del
popolo americano alla notizia della possibilità di un attentato portato con armi non
convenzionali e del modo in cui le autorità stanno cercando di scongiurare questa
eventualità che non di quali siano i rischi effettivi. Ciò che emerge dall’articolo di
TIME è dunque più un ritratto della “paura generalizzata” che si è impadronita degli
Stati Uniti dopo gli avvertimenti dell’F.B.I.; sulla stessa linea si muovono anche i
giornali italiani (specialmente Panorama e L’Espresso) che dedicano parecchio
spazio al problema della sicurezza e dei controlli, estendendolo anche all’Europa.
Anche TIME e Newsweek, per la prima volta in queste settimane, si interessano al
problema del terrorismo in Europa: il settimanale NBC esamina gli istituti finanziari
collegati del vecchio continente collegati un qualche modo ai gruppi che finanziano il
fanatismo islamico, mentre TIME si concentra sul rischio attentati e sull’opposizione
interna all’appoggio agli U.S.A. che potrebbe interessare stati con corpose
minoranze musulmane come Francia e Germania.
Sia TIME (con un articolo) che Newsweek (con un’intervista), inoltre, dedicano
spazio alla figura di Zahir Shah, sovrano afgano in esilio a Roma dal 1973,
ipotizzando un suo ruolo nell’Afghanistan post-talebani.
Fra i giornali italiani, Famiglia Cristiana si distingue per alcuni servizi interessanti: il
giornale interpella con un sondaggio i suoi lettori per conoscere la posizione del
popolo cattolico sulla guerra, commenta la posizione del Papa (appena tornato dal
viaggio in Asia Centrale) sul conflitto in atto e dedica un articolo al ruolo dei frati
francescani nel mondo, facendo notare che “come San Francesco 800 anni fa, i
suoi figli ncora oggi incontrano e ascoltano tutti i fratelli, anche quelli vestiti da lupi.
E anche a costo della vita.”
Sempre dalla pagine di Famiglia Cristiana è Franco Cardini, docente di storia
medievale all’Università di Firenze, il primo a “rispondere”, nel suo “Commento”, alle
dichiarazioni del premier italiano Berlusconi sulla superiorità della civiltà occidentale:
“[…] uno degli ingredienti di tale di tale superiorità sta proprio nello spirito di
tolleranza. Uno spirito che, nella sua essenza più profonda, contraddice l’idea
che possano davvero esistere civiltà “superiori” (e quindi civiltà “inferiori”).
[…] In questo senso, l’affermazione della superiorità dell’Occidente,
espressione di un “fondamentalismo occidentalista” che ha oggi esponenti
laicisti e cattolici, fa il gioco dei fondamentalisti islamici, occupati a dimostrare
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l’incompatibilità di Occidente e l’Islam e la superiorità spirituale di questo su
quello.”
L’Espresso pubblica un articolo di Tom Clancy (famoso, come abbiamo visto, per le
sue doti profetiche – o di iettatore?) sull’orgoglio americano, e una breve intervista a
Woody Allen, mentre Panorama va a interpellare gli abitanti di Peoria, cittadina
dell’Illinois che “E’ la città modello per i sondaggisti USA. Perché rappresenta
l’anima, il cervello e la pancia dell’America” per raccogliere, proprio in virtù di questa
“rappresentatività americana”, il loro parere sulla guerra, sul comportamento del
presidente Bush, sul mondo islamico.
7. Di tutto, di più.
•
TIME del 15 ottobre 2001
•
Newsweek del 15 ottobre 2001
•
Famiglia Cristiana del 14 ottobre 2001
•
L’Espresso dell’11 ottobre 2001
•
Panorama dell’11 ottobre 2001
7.1 La grafica
Grande varietà di argomenti sulle copertine dei settimanali italiani di questa
settimana. O meglio, gran varietà di punti di vista.
Panorama titola “La guerra della CIA” e mette un primo piano di Bush che “rincuora
gli agenti nella sede della CIA di Langley, Virgina”. Il sommario promette “foto
segrete e un dossier esclusivo”, mentre sopra la testata e al limite inferiore troviamo
due rimandi, rispettivamente ad un’intervista col fratello di Osama bin Laden e al
cosiddetto “caso Fallaci”.
L’Espresso utilizza un fotomontaggio: primo piano di un arabo inturbantato con, al
20
posto del volto, una foto all’infrarosso di un elicottero americano. Il titolo è “Caccia
finale”, in rosso su fondo nero.
Molto efficace la cover di Famiglia Cristiana: divisa in due sezioni orizzontali, con
due diverse foto: un ragazzo che piange su una bara (probabilmente il funerale di
una delle vittime dell’attentato di New York) nella metà superiore, i volti preoccupati
di due donne islamiche nella metà inferiore. Il titolo “Lacrime / e sangue” diviso
come da segno grafico nelle due metà vuole mostrare i due volti de “La guerra
globale contro il terrorismo” (sottotitolo). I tre sommarietti in fondo alla pagina
enunciano le due situazioni, facendo riferimento alla paura americana, all’attacco
all’Afghanistan e ai profughi rifugiatisi in Pakistan.
TIME e Newsweek affrontano, invece, lo stesso argomento, il problema dell’odio
provato dagli islamici nei confronti degli Stati Uniti. Come di consueto, però, lo fanno
con due tagli completamente diversi: TIME mostra l’urlo rabbioso di un manifestante
pakistano che supporta i Talebani; il titolo recita “Who can stop the rage?”.
Newsweek, più pacatamente, titola “Why they hate America” e la foto di copertina
ritrae un bambino di non più di quattro- cinque anni con un mitra giocattolo in mano,
anch’esso immortalato durante una manifestazione in Pakistan.
All’interno, i servizi sul terrorismo mantengono la stessa grafica su TIME e
Newsweek. Quest’ultimo dedica uno speciale di ben 18 pagine al servizio di
copertina, con un grafica speciale; i bordi delle pagine sembrano bruciacchiati, e i
separatori grafici fra le diverse parti del servizio riportano un disegno geometrico
che richiam a molto l’arte araba.
Tra i giornali italiani, Panorama sceglie di stampare bianco su nero l’intervista al
fratello di bin Laden e la prima pagina del suo servizio sulla guerra.
Con l’attacco aereo iniziato dagli Srtati Uniti, tornano alla grande mappe, foto
satellitari, cartine e disegni sull’Afghanistan: TIME e L’Espresso dedicano addirittura
una pagina doppia alle operazioni nello stato dell’Asia centrale preso di mira dagli
U.S.A.
I soggetti delle foto all’interno non sono molto diversi rispetto alle settimane
precedenti: si intensifica la presenza di soggetti bellici e del mondo islamico,
passano in secondo piano quelli diplomatici.
7.2 Gli articoli
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La piazza d’onore far gli articoli di questa settimana va assegnata, a mio parere, allo
special report di Fareed Zakaria sulle origini e le motivazioni dell’odio provato da
molti abitanti del mondo arabo verso gli Stati Uniti d’America, pubblicato da
Newsweek. Il servizio è diviso in quattro parti (i governanti – idee fallite – la
religione – cosa fare) più un’introduzione. Cercare di ridurre qui i contenuti dello
speciale sarebbe impossibile dirò soltanto che Zakaria propone un’analisi lucida,
basata sui fatti e su considerazioni, se non sempre necessitate, comunque più che
plausibili. Per il resto, fermo restando che un resoconto dettagliato delle prime fasi
dell’operazione “Enduring Freedom” è presente in tutti i settimanali, si può trovare
trattazione degli argomenti più disparati. TIME e Newsweek continuano con gli
articoli sulle organizzazioni terroristiche, sugli stati-canaglia, sulla posizione
dell’Europa e sulle ambiguità di alcuni alleati arabi.
Famiglia Cristiana dedica uno spazio relativamente contenuto ai problemi del
terrorismo, focalizzandosi sulle paure degli americani, sulla possibilità di un
peggioramento della situazione in Israele e sulla crisi dei mercati finanziari.
Compaiono sulL’Espresso e su Panorama commenti all’articolo al vetriolo di Oriana
Fallaci, dal titolo “La rabbia e l’orgoglio”, pubblicato sul Corriere della Sera del 29
settembre. L’articolo di Panorama è firmato da Lucia Annunziata: secondo la
direttrice di Ap.Biscom, l’intervento di Oriana Fallaci
“[…] è un lungo ins ulto, ma non all’Islam. Le generalizzazioni, così
appositamente indurite e semplificate da diventare inaccettabili, hanno in
realtà come obiettivo l’Italia. Sono un grimaldello per aprire la porta
dell’indifferenza di un paese che si ama, ma alla cui passività non ci si
rassegna.”
Una legittimazione arriva dunque alla Fallaci, che però passa attraverso
un’interpretazione e non attraverso la lettera delle sue parole: forse, quindi, non era
del tutto onesto il richiamo in copertina “Oriana Fallaci, il coraggio della verità”.
Il vicedirettore delL’Espresso Giampaolo Pansa dedica il suo “Bestiario” al “caso
Fallaci”, innanzitutto condannando coloro che hanno condannato a priori la
giornalista italiana (il titolo dell’articolo, che riprende una definizione usata da una
penna de l’Unità, è “Oriana Bin Laden ?” ), poi riconoscendo alla Fallaci di essere
stata un importante stimolo per le coscienze e infine interrogandosi su quale sia
stata la sua reazione a questo stimolo.
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Come Famiglia Cristiana la settimana precedente, anche L’Espresso riserva uno
spazio alla vicenda delle dichiarazioni rilasciate dal premier italiano Berlusconi sullo
“scontro fra civiltà”. Su Panorama, invece nessun riferimento: chissà perché.
Infine, va ricordato che Panorama è l’unico fra i giornali considerati a dedicare un
servizio (di tre pagine) alla televisione del Qatar Al-Jazira, l’unico mezzo di
comunicazione straniero autorizzato a lavorare in Afghanistan, unica Tv ad avere un
contatto diretto con il regime talebano e con Osama bin Laden, di cui ha trasmesso
parecchi videomessaggi.
8. In conclusione
In generale, l’evoluzione del trattamento dei temi legati all’attentato dell’11
settembre è delineabile abbastanza chiaramente.
In un primo momento l’attenzione dei settimanali considerati, nessuno escluso, si
concentra su notizie grezze: fatti, testimonianze, dichiarazioni vanno a ricostruire
(spesso con l’ausilio di disegni) tutto ciò che è accaduto durante il “martedì nero”. I
fatti di New York occupano immensamente più spazio rispetto all’attacco al
Pentagono, che ha sicuramente causato una reazione emotiva più contenuta nel
pubblico. L’iconografia di questo momento è chiara, concentrata sulle esplosioni e
sul crollo delle Torri Gemelle, vero simbolo e sintesi dell’attacco e della minaccia
terroristica.
Un secondo momento è dedicato alle reazioni: della nazione americana, della
diplomazia internazionale, della stampa, dei mercati. Contemporaneamente,
vengono fatti i primi accertamenti sugli attentatori, sulla loro provenienza, sui loro
contatti col terrorismo islamico e con Osama bin Laden in particolare. L’iconografia
di questa fase è complementare alla prima, anche se il focus non è più sugli edifici,
ma sulle persone: la gente comune, i soccorritori, i sopravvissuti, i leaders (Bush e
Giuliani), gli arabi. Si comincia inoltre a parlare con insistenza di rappresaglia.
Una terza fase è quella della paura: la grande minaccia di altre attentati scuote
l’America, che si sta preparando (nelle parole del suo Presidente e con le azioni
delle sue forze speciali) ad intervenire in Afghanistan). Da questa fase diventa
significativo il ruolo dell’Europa a livello di newsmaking: non solo per l’appoggio
militare offerto (incondizionatamente da Blair, più cautamente dagli altri leaders) a
23
Bush, ma anche per la scoperta del profondo radicamento del fanatismo islamico in
alcuni paesi del vecchio continente (Francia e Germania in particolare). Con la
solidarietà e l’assistenza offerta anche da gran parte dei governanti dei paesi arabi
moderati, la guerra al terrorismo diventa (non più solo nelle intenzioni o dal punto di
vista logistico/investigativo) globale.
Si svelano dunque sempre di più le strutture organizzative del terrorismo: si
scoprono i finanziatori internazionali, si pongono dubbi su alcuni paesi del Medio
Oriente apparentemente neutrali, escono i nomi degli attentatori e dei probabili
mandanti.
L’iconografia di questa fase “di apertura” non può essere connotata precisamente; i
soggetti sono molto vari. La grafica viene usata abbondantemente per ricostruire,
con schemi e mappe, per ricostruire le attività e gli organigrammi delle
organizzazioni terroristiche.
Arriva quindi il momento dell’attacco: in un certo senso si chiude una parentesi,
perché la possibilità di poter attaccare senza “scontentare” nessuno l’Afghanistan è
il coronamento del lavoro condotto fin qui dalla macchina diplomatica americana, ed
è sicuramente un toccasana per la provata opinione pubblica USA. Dei terroristi si
sanno in questa fase tutti i particolari possibili; si passa quindi ad analizzare quali
siano i motivi dell’odio, le fondamenta della profonda avversione provata dagli
abitanti dei paesi mediorientali per il “grande Satana americano”. In questa fase c’è
poi molto più spazio per i commenti, ma addirittura (nel caso della stampa italiana)
per i meta-commenti, cioè i commenti sui commenti: si riporta e si discute non solo
ciò che dicono i rappresentanti del mondo politico, ma anche gli altri giornali e la
televisione. Dal punto di vista iconografico, la fase dell’attacco privilegia
chiaramente i soggetti bellici, e c’è un ritorno significativo di elementi grafici come
mappe e disegni esplicativi.
Per operare una sintesi di questo tipo ho dovuto – ovviamente – generalizzare un
po’. Non credo però di aver forzato troppo la mano nell’individuare le direttrici
principali: fermo restando che i vari giornali presentano punti di vista spesso diversi,
affrontano gli argomenti in maniera diversamente approfondita, propongono le
notizie con ordine differente, ho notato che c’è sempre e comunque una tendenza a
cercare di “recuperare” la differenza coi concorrenti. Si tende cioè a pubblicare (con
più risalto, più approfonditamente, con nuovi particolari) articoli sui quali i giornali
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concorrenti hanno già scritto la settimana prima: a mio parere questo indica che, se
non sono addirittura gli stessi, i criteri di notiziabilità sono comunque molto simili.
Bibliografia
•
Colombo, Fausto: “La cultura sottile”. Bompiani, Milano 2001.
•
Dal sito aoltimewarner.com: http://www.aoltimewarner.com/
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Dal sito Newsweek.MSNBC.com: http://www.msnbc.com/modules/
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•
Famiglia Cristiana ediz spec. 16 settembre e numeri 38 – 39 – 40 – 41 anno
2001
•
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•
http://www.mondadori.com
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http://www.nuovafamigliacristiana.it
•
http://www.panorama.it
•
L’Espresso numeri 39 – 39 – 40 – 41 anno 2001
•
Newsweek ediz. spec. 11 settembre e numeri 38 – 39- 40 – 41 anno 2001
•
Panorama numeri 38 – 39 – 40 – 41 anno 2001
•
Papuzzi, Alberto: “Professione giornalista”. Donzelli, Roma 1998.
•
Time ediz. spec. 11 settembre e numeri 38 – 39 – 40 – 41 anno 2001
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