PREGARE PER VIVERE IN PIENEZZA

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PREGARE PER VIVERE IN PIENEZZA
PREGARE PER VIVERE IN PIENEZZA
di Fr. Renato D’Andrea O. P.
La
ci
consente di metterci in
comunione con Dio-Amore
da cui si impara l’amore.
Solo imparando l’amore e
di conseguenza amando,
si
Senza
l’amore la vita è tristezza,
solitudine, vuoto. L’amore
è come un raggio di sole
che fa sbocciare, crescere,
maturare.
può
preghiera
vivere.
L’amore, quello vero,
Dio,
incontro
che
ci
nasce dall’incontro con
permette
di
realizzare
quella sinfonia di amore che partendo da lui, si articola nell’amore coniugale, in
quello di amicizia e in tutti gli amori possibili di cui è colorata la vita di ogni essere
umano.
Chi non realizza l’incontro con Dio nella preghiera, rischia di morire nel cuore,
perché col passare del tempo gli mancherà l'aria per respirare, il calore per aprirsi alla
vita, la luce per vedere, il sostentamento per crescere e la gioia per dare valore alla
propria esistenza.
Come i discepoli, anche a noi verrà di chiedere al Maestro: “Insegnaci a
pregare!” A volte potremo dire a noi stessi: “Io non so pregare!”
E’ necessario prima di tutto dedicare un po’ del nostro tempo al Signore, con
fedeltà: sarà questa la prima caratteristica per ritrovare il gusto della preghiera. La
fedeltà consisterà nel dare sempre questo tempo al Signore anche quando non ne
abbiamo voglia o non sentiamo di pregare.
Faciliterà il nostro incontro con il Signore un posto tranquillo, un luogo che
aiuterà la concentrazione; è utile avere davanti qualche immagine sacra, una croce, o
se siamo in una chiesa, il tabernacolo con Gesù presente nell’Eucaristia.
Il silenzio ci farà percepire la voce di Dio, lo stesso silenzio di Dio.
La nostra preghiera inizierà con l’invocazione alla Spirito che con gemiti
inesprimibili ci insegnerà a dire al Signore tutto ciò che siamo, ciò che dobbiamo
davvero volere e soprattutto farà sgorgare dal nostro cuore la tenerezza per chiamarlo
“Abbà, Padre”. «Poiché lo Spirito Santo è il Maestro interiore della preghiera
cristiana e “noi non sappiamo che cosa dobbiamo chiedere”
(Rm 8,26),
la Chiesa ci
esorta a invocarlo e a implorarlo in ogni occasione: “Vieni, Spirito Santo!”»
(Catechismo della Chiesa cattolica – Compendio, 561).
E’ necessario poi aprire il nostro cuore perché Dio possa entrarvi
completamente, anche se questo cuore è in tempesta: forse vi troverà il dubbio, il
peccato, il dolore, la delusione, l’amarezza, l’incredulità, la ribellione, la protesta.
Tutto questo mettiamo nelle sue mani senza paura perché lui è padre, madre, fratello,
sorella, amico.
E’ essenziale perseverare, come fece il profeta Elia che s’incamminò verso il
monte di Dio, attraverso il deserto e poi lo incontrò nel silenzio: «Elia rispose: "Sono
pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la
tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono
rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita". Gli fu detto: "Esci e fermati sul
monte alla presenza del Signore". Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e
gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore
non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel
terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il
fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero» (1Re, 19, 11-12).
Questa perseveranza farà si che il Signore passi nella nostra vita, nel nostro
cuore, ci accarezzi l’anima e la renda capace di contemplarlo.
Il silenzio sarà il presupposto per ascoltare la Parola di Dio, meditarla con
amore, lasciarsi interpellare, e alla fine, la Parola farà sgorgare dal nostro cuore ogni
preghiera, ogni richiesta; dal nostro cuore pieno della Parola, sgorgherà il proposito
di una vita illuminata dagli insegnamenti di Colui che disse: Io sono la via, la verità,
la vita. Così la Parola di Dio diventa preghiera dell'uomo.
Può capitare che a volte la nostra preghiera ci pesi: è necessario perseverare e
man mano il gusto di farla, crescerà donandoci una grande pace; saremo sempre più
capaci di abbandonarci alla volontà di Dio che per ciascuno di noi ha sempre progetti
di bene e la preghiera ce li fa comprendere sempre di più. Quando poi pregherai “col
cuore in tumulto, se persevererai, ti accorgerai che dopo aver a lungo pregato non
avrai trovato risposte alle tue domande, ma le stesse domande si saranno sciolte come
neve al sole e nel tuo cuore entrerà una grande pace: la pace di essere nelle mani di
Dio e di lasciarti condurre docilmente da lui, dove lui ha preparato per te. Allora, il
tuo cuore fatto nuovo potrà cantare il cantico nuovo, e il "Magnificat" di Maria uscirà
spontaneamente dalle tue labbra e sarà cantato dall'eloquenza silenziosa delle tue
opere” (CEI, Lettera ai cercatori di Dio, 12 aprile 2009, Pasqua di Risurrezione, paragrafo 11).
Non mancheranno le difficoltà, le tentazioni: Qualche volta le voci che ci
circondano tenteranno di prevalere sulla voce di Dio; non mancherà la fatica di
metterci a pregare; il maligno si farà sentire per distoglierci dalla comunione con Dio,
per allontanarci dal dialogo fedele con lui. Inoltre La distrazione sarà la difficoltà
abituale della nostra preghiera. Essa ci distoglierà dall'attenzione a Dio, e può anche
rivelare ciò a cui siamo attaccati. Il nostro cuore allora deve tornare umilmente al
Signore.
La preghiera sarà insidiata dall'aridità, il cui superamento permette nella fede di
aderire al Signore anche senza una consolazione sensibile.
L'accidia sarà una forma di pigrizia spirituale dovuta al rilassamento della
vigilanza e alla mancata custodia del cuore (Cf Catechismo della Chiesa cattolica – Compendio,
574).
Tutto questo non ci deve spaventare: è capitato anche ai mistici, ai santi e a tutti
gli uomini e le donne che hanno fatto un cammino di preghiera. Proprio in quei
momenti dobbiamo intensificare la nostra preghiera, rimanere fedeli al tempo che ci
siamo prefissi di donare al Signore. Non dobbiamo temere le prove, le difficoltà
perché il Signore ci darà la forza di superare quei momenti restituendoci la gioia di
stare con lui in intimità, di parlargli, di lasciare che ci parli. Egli ci ama sempre; a noi
il compito di lasciarci amare, lasciarci costruire, plasmare e attendere con pazienza i
tempi suoi.
“Gesù ci insegna a pregare, non solo con la preghiera del Padre nostro, ma anche
quando prega. In questo modo, oltre al contenuto, ci mostra le disposizioni richieste
per una vera preghiera: la purezza del cuore, che cerca il Regno e perdona i nemici; la
fiducia audace e filiale, che va al di là di ciò che sentiamo e comprendiamo; la
vigilanza, che protegge il discepolo dalla tentazione”
(Catechismo della Chiesa cattolica –
Compendio, 524).
“La preghiera è un dono della grazia, ma presuppone sempre una risposta decisa
da parte nostra, perché colui che prega combatte contro se stesso, l'ambiente, e
soprattutto contro il Tentatore, che fa di tutto per distoglierlo dalla preghiera. Il
combattimento della preghiera è inseparabile dal progresso della vita spirituale. Si
prega come si vive, perché si vive come si prega”
(Catechismo della Chiesa cattolica –
Compendio, 572).
Se saremo fedeli alla preghiera, se la nostra preghiera sarà autentica:
•
dal nostro cuore scaturirà l’amore per gli altri,
•
la capacità di perdonare, di avere misericordia,
•
di dare una mano a chi soffre, una parola a chi è nel dubbio;
•
la nostra vita si spiegherà in amore per la giustizia, per la verità;
•
avremo la gioia di appartenere alla Chiesa di Dio;
•
saremo capaci di aprire il nostro cuore alle dimensioni del mondo;
•
nascerà in noi la passione per l’unità dei cristiani e di tutta l’umanità
finalmente riconciliata nell’amore.
Quando più pregheremo tanto più impareremo a pregare e fioriranno in noi i
frutti dello Spirito: "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mitezza, dominio di sé" (Gal 5,22).
“Pregando si diventa amore, e la vita acquista il senso e la bellezza per cui è
stata voluta da Dio. Pregando, si avverte sempre più l'urgenza di portare il Vangelo a
tutti, fino agli estremo confini della terra. Pregando, si scoprono gli infiniti doni dell'
Amato e si impara sempre di più a rendere grazie a lui in ogni cosa. Pregando, si
vive. Pregando, si ama. Pregando, si loda. E la lode è la gioia e la pace più grande del
nostro cure inquieto, nel tempo e per l'eternità” (Bruno Forte (Testimoni, 30 sett. 2004, numero
16, p.12).
da famiglia domenicana/aprile-giugno 2010