04 2 Ridotto Maschio e femmina - Parrocchia San Gregorio Barbarigo

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04 2 Ridotto Maschio e femmina - Parrocchia San Gregorio Barbarigo
Parrocchia S. Gregorio Barbarigo - Milano - Anno pastorale 2013/2014
Secondo Ciclo di Catechesi per gli Adulti (gennaio 2014)
IL MATRIMONIO CONTEMPORANEO
4. Maschio e femmina: il sesso e il genere.
1. LA QUESTIONE
La categoria del genere (gender) è stata introdotta nel dibattito pubblico soltanto in tempi recenti, per designare la configurazione che il sesso e rispettivamente il desiderio
sessuale assumono grazie alla mediazione della cultura.
La riflessione in materia è coltivata da donne appartenenti
alla cultura accademica soprattutto del Nord America, accomunate dal fatto d’essere lesbiche e femministe, e rispettivamente dal riferimento al pensiero francese che persegue il
programma della decostruzione (nell’intento di mettere in luce i presupposti impliciti, i pregiudizi nascosti, le contraddizioni latenti della cultura e del linguaggio).
La consistenza teorica del pensiero sul genere appare per
altro esile; in tal senso la sua grande risonanza pubblica sorprende, e manifesta il profilo eminentemente “ideologico” della teoria del genere. Si tratta di un pensiero che nasce da
precise istanze sociali; gli intellettuali si incaricano di dare a
tali istanze rappresentazioni tali da farle apparire come corrispondenti all’interesse di tutti e così raccomandarle al generale consenso.
Nel preciso caso del pensiero del genere l’attesa è quella
delle donne omosessuali (il termine non sarebbe politicamente corretto perché accomuna gay e lesbiche in base al criterio della comune distanza dalla forma giusta del desiderio
che sarebbe quella eterosessuale), e più in generale di tutti
coloro che non hanno identità sessuale definita, di avere riconoscimento sociale.
Il progetto operante è quello di staccare l’identità socialmente costruita (gender) da ogni riferimento univoco al
sesso (sex).
Le persone che mostrano una identità di genere sfuggente al
codice binario maschio/femmina propongono questioni di due
generi distinti: (a) che atteggiamenti conviene assumere nei
loro confronti (il riferimento è ovviamente agli atteggiamenti
socialmente sanciti, dunque alle leggi); (b) come interpretare
il fenomeno e a quali (eventuali) ragioni sociali attribuirlo.
Il numero di persone che hanno identità sessuale incerta
cresce - questa è l’impressione; il sospetto ovvio, imposto da
evidenze obiettive, è che la diffusione del fenomeno sia da
ascrivere alle forme della vita civile dei paesi occidentali
sviluppati. Rilevante in proposito appare, in particolare, il regime della vita familiare, e più precisamente il rapporto tra
famiglia e società; tale rapporto appare oggi assai debole; la
famiglia assume tendenzialmente la figura di un sistema
chiuso di rapporti, rivolto all’obiettivo assolutamente dominante della rassicurazione affettiva dei minori e degli stessi
adulti. Appunto questo modello affettivo della famiglia induce il prevedibile privilegio della figura materna, sulla
quale la stessa figura del padre tende ad appiattirsi.
Il movimento femminista (che parte con l’interrogazione sul
senso della differenza sessuale) si svilupperà in tre momenti,
assumendo alla fine questa forma radicale di interrogazione
a proposito delle forme culturali del sesso.
2. LO SFONDO REMOTO: CULTURA/COSCIENZA
La configurazione simbolica del maschile e del femminile un
tempo si produceva grazie alle pratiche effettive della vita,
dunque grazie al costume e alla lingua, non certo ad opera
del pensiero riflesso; sempre le pratiche, davano forma alla
stessa relazione nuziale.
Le cose, nel fondo, stanno così fino ad oggi; e tuttavia il pensiero riflesso stenta a riconoscere questo stato di cose, eleva invece la pretesa di ergersi a principio di verità, per riferimento alla verità universale, e anche per riferimento alla verità della relazione tra uomo e donna.
Questa pretesa incongrua definisce la tentazione “illuminista” che insidia il pensiero teorico fin dagli inizi: sostituire agli
inganni facili della coscienza ingenua, segnata dagli affetti e
dalle passioni, l’univocità del concetto.
Nel corso della storia occidentale il progetto illuministico conosce diverse realizzazioni. Indulgendo allo schema, possiamo distinguere tre realizzazioni maggiori: quella prodotta
dalla sofistica, maestra di tutto il pensiero morale antico:
quella prodotta dalla scolastica medievale e finalmente quella
propria del moderno programma illuministico perseguito dalla
filosofia separata dalla teologia.
1) Il discorso della filosofia antica per la comprensione del
senso della coppia maschio/femmina ha decisamente privilegiato la prospettiva politica. Espressione puntuale di tale privilegio è la contrazione del discorso sulla coppia alla figura
del discorso sulla generazione, e dunque sul sesso.
La liberazione del tratto sfuggente e inquietante del rapporto
maschio/femmina si produce tipicamente attraverso la teoria
“razionale” che intende il sesso quale funzione procreativa;
in forza di tale lettura esso è posto al servizio delle specie e
non della persona.
2) Il pensiero scolastico medievale (che comanderà la stessa
considerazione casistica della stagione moderna) ha concorso a confortare questa prospettiva politica sulla coppia:
uomo e donna nel loro rapporto reciproco sarebbero al servizio della specie e non perseguirebbero un bene proprio della
persona.
3) ● L’illuminismo moderno, sostanzialmente ignora il tema
della coppia, assegnato alla competenza dei poeti. Così il
tema è assegnato alla sfera del privato; per ciò che si riferisce alla vita civile e pubblica, non è riconosciuto ad esso alcun consistente rilievo.
● L’illuminismo moderno conosce tuttavia una rapida crisi
nella stagione recentissima, qualificata come postmoderna,
caratterizzata in termini di esaurimento degli ideali forti, della
ragione dunque e del soggetto autonomo, o addirittura autarchico.
- Espressione qualificante del pensiero postmoderno è il rifiuto di riconoscere alla cultura una qualsiasi ragione di verità e
quindi un qualsiasi valore normativo; essa non sarebbe in
alcun modo documento della verità dell’umano.
Nella stagione postmoderna il rifiuto dei codici della tradizione culturale (che nel primo illuminismo era distacco solo
metodologico dai pregiudizi correnti della cultura e della educazione; e interessava solo i filosofi e in genere gli intellettuali), interessa la gente comune; nasce dalla percezione, da
parte della coscienza comune, del carattere arbitrario delle
tradizioni trasmesse.
- Un secondo tratto del pensiero postmoderno è il franco riconoscimento della necessità inesorabile che la coscienza
ha di ricorrere alle risorse della cultura per articolare la percezione significativa del reale.La cultura è tuttavia trattata
non come un codice, ma come un archivio di materiali
simbolici a cui ricorrere per arrangiare una visione della
vita, con un bricolage.
Potremmo riprendere la catechesi “Fede e cultura” dello scorso anno.
Costituisce appunto lo sfondo su cui collocare questo argomento.
I mutamenti antropologici che si producono nell’arco storico
moderno (moderno e postmoderno) per riferimento alla relazione maschio e femmina, si possono in definitiva ricondurre
schematicamente a questi due momenti: il primo è costituito
dall’epopea moderna (o eresia moderna) dell’amore romantico; e il secondo è quello che vede emergere (nella stagione
postmoderna) la questione sessuale.
3. LO SFONDO PROSSIMO: LA QUESTIONE FEMMINILE
Sullo sfondo del movimento femminista inizia la riflessione
teorica sui rapporti tra sesso e società. Possiamo distinguere tre momenti di questa questione.
Il primo femminismo rivendica l’uguaglianza; il secondo la
differenza; il terzo femminismo auspica il superamento del
paradigma eterosessuale. Nel quadro del terzo momento è
elaborata la teoria del gender.
1) Il pensiero che ha accompagnato la nascita del movimento
femminile ha affermato con perentorietà l’uguaglianza tra
maschio e femmina, meglio la loro indifferenza (il sesso designa molto materialmente un organo).
La emancipazione della donna ha cercato autorizzazione in
una visione dell’umano che del tutto prescindesse dalla considerazione della differenza. La femminilità non è un dato di
natura, ma soltanto una invenzione civile: “donna non si nasce, ma si diventa”. È il rifiuto di quella figura femminile definita dalla tradizione civile, che la condannerebbe ad una sostanziale minorità. La donna deve rifiutare di essere l’altro
dell’identità maschile.
2) In un secondo momento il movimento femminista ha invece sottolineato in maniera enfatica la differenza. La naturale
differenza dei sessi, è ignorata dalla cultura occidentale,
espressione del predominio arbitrario del maschio.
L’immagine di un soggetto neutro che costruisce la propria
visione del mondo a prescindere dal corpo, è voluta dal maschio. A tale stato di cose dovrebbero rimediare le donne
stesse, producendo in proprio un pensiero a proposito di
se stesse e del mondo intero (noi diciamo che non esistono due logiche distinte, due forme della percezione simbolica
del reale, quella maschile e quella femminile).
3) Il terzo femminismo è quello che distingue, anzi separa il
sesso dal genere.
La distinzione maschio e femmina sotto il profilo biologico
non può certo essere negata; soprattutto non può essere negato il rilievo radicale e imprescindibile che il momento
del contatto tra i corpi ha nella costruzione dell’umano;
negata è però in radice la valenza architettonica che è stata
conferita alla polarità maschile/femminile dalla tradizione culturale. Più radicalmente, è negato che a livello culturale i generi debbano essere due soltanto. Il genere dei singoli deve
essere creativamente costruito mediante lo scambio dei corpi.
Il problema obiettivo, posto da questo indirizzo di pensiero, è
quello dei rapporti tra natura e cultura, che affronteremo
nell’ultimo incontro.
Qui per introdurci, potremmo chiederci: la distinzione maschio / femmina è
naturale o culturale?
Non puoi dire cosa vuol dire maschio e femmina “naturalmente”, se non
affidandoti ad una cultura, ad una tradizione culturale, cioè una tradizione di
parola, di costume… che ha elaborato la differenza.
Ma su questo argomento (maschio e femmina, sesso… cose delicate), la
maestra o la mamma quando dovevano parlare, preferivano riferirsi ai fiori e
alle farfalle, piuttosto che agli umani… per raffreddare l’ argomento. È comprensibile allora la tentazione del pensiero riflesso di ridurre l’aspetto vero
della sessualità umana all’aspetto biologico. Ma non è così! Quella biologica,
non è la sessualità nel senso umano.
Per dire maschio e femmina sono indispensabili i miti, i riti, le istituzioni, il
matrimonio, la lingua… Non è vero che si può distinguere ciò che è naturale
da ciò che è culturale: tutto è culturale e tutto trova fondamento nella natura.
Bisogna affrontare l’argomento.
4. LA VALENZA RADICALE DELLA QUESTIONE.
Il rapporto tra i sessi maschile e femminile, che in ogni
tempo sta all’origine della percezione significativa del
reale tutto, conosce oggi un vistoso processo di indeterminazione.
Esso nasce per un lato dalla situazione complessiva di crisi
della cultura postmoderna; per altro lato concorre in maniera
significativa ad alimentare quella crisi; in particolare la crisi
dei processi educativi, dunque di identificazione personale e
di tradizione culturale.
Parliamo di crisi, non subito per riferimento allo scarto che la
nostra cultura conoscerebbe rispetto a verità di principio, che
in ipotesi ogni cultura dovrebbe rispettare; ma per riferimento
ad una funzione che deve essere riconosciuta come intrinseca ad ogni cultura. Essa deve propiziare la percezione
significativa del reale da parte dei singoli. Secondo attendibili indizi, proprio nel quadro della polarità maschio/femmina si realizza fin dall’inizio il senso di tutte le cose.