Untitled - Santuario Madonna della Stella

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Untitled - Santuario Madonna della Stella
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FONTI
Arch. Gen. Passionisti Roma, Prov. Pietà: Stella.
Arch. Prov. Passionisti Recanati, P. Leonardo, Cronistoria della Provincia di Maria ss.ma della
Pietà: 1851-1909.
Arch. Passionisti Madonna della Stella, Platea /o cronaca/ del Ritiro.
Ivi, Registro delle grazie concesse dalla Madonna della Stella.
Ivi, Ministeri svolti dai religiosi della comunità.
"Madonna della Stella. Periodico religioso mensile", dal 1950.
ABBREVIAZIONI
Platea = Platea lo cronaca! del Ritiro della Madonna della Stella.
Reg. Gr. = Registro delle grazie concesse dalla Madonna della Stella.
Visto, si approva per la stampa
P. Gabriele Cingolani, C.P.
Superiore provinciale.
Recanati 15 febbraio 1985
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I PASSIONISTI ALLA MADONNA DELLA STELLA:
Celebrare un centenario significa far memoria di che cosa abbia significato la presenza dei
passionisti per il santuario, per lo sviluppo del culto della Madonna della Stella, per Paccoglienza
pastorale dei pellegrini e per Parchidiocesi di Spoleto.
Memoria che spinge anche ad indagare cosa ha significato questo ritiro passionista all'ombra del
santuario della Madonna della Stella, per la Provincia religiosa passionista. Memoria protesa al
ringraziamento a Dio, agli arcivescovi di Spoleto, al clero e al popolo che hanno accolto questa
comunità passionista, l'hanno considerata parte viva di questa Chiesa locale.
Una memoria infine che suscita nei passionisti un rinnovato impegno per vivere nel futuro il sincero
servizio pastorale nella fedeltà al proprio carisma.
1. La venuta dei Passionisti
La Madonna si manifestò nella diruta chiesetta di s. Bartolomeo a Righetto Cionchi tra la fine del
1861 e l'inizio del 1862, elargendo grazie ai pellegrini che cominciarono ad accorrere.
L'arcivescovo, mons. Giambattista Arnaldi, informato del costante aumento dei pellegrini che in
segno di gratitudine lasciavano anche offerte, ritenne suo dovere occuparsene direttamente. L'8
maggio 1862 insieme al Vicario generale e ad altri ecclesiastici fu sul luogo. Ordino una
sistemazione provvisoria della diruta chiesetta e il rifacimento delI'altare. IL 24 maggio 1862 mons.
Arnaldi tornò sul luogo e celebrò la messa in onore della Madonna dandole il titolo liturgico
"Ausilio dei cristiani", mentre il popolo la cominciò a chiamare "Madonna della Stella"; Lo stesso
arcivescovo scrisse diverse relazioni di quanto avveniva a vari giornali cattolici.
Il 21 settembre 1862 benedisse la prima pietra della nuova chiesa da erigersi con le offerte che
giungevano da ogni parte. La dedicazione della nuova chiesa avvenne nei giorni ll e 12 settembre
1881 alla presenza di un'immensa folla, per opera dell'Arcivescovo mons.·Elvezio Mariano Pagliari
coadiuvato da mons. Giulio Lenti Vicegerente di Roma e da mons. Belli vescovo di Terni. La
musica fu eseguita da 32 cantori della Cappella Sistina col suo direttore comm. Domenico Mustafà.
La custodia, lo sviluppo del santuario e un'efficiente cura pastorale per i pellegrini era la
preoccupazione de]l'arcivescovo. Seguitarono a prestare il loro servizio i parroci dei dintorni con
qualche cappellano che abitava negli appartamenti costruiti dietro la chiesa. Vi lavorò anche il servo
di Dio don Pietro Bonilli che vagheggiava la fondazione di una congregazione di sacerdoti.
La principessa di Piombino, donna Agnese Patrizi stando in Foligno andava qualche volta al
santuario e rendendosi conto della necessità di un'assistenza spirituale più continuata, pensò ai
passionisti che conosceva bene in Roma dove ne parlò al loro Generale, il p. Bernardo Silvestrelli.
Questi si dimostrò interessato al progetto, e la principessa per mezzo del conte Paolo di Campello
ne suggeri 1'idea all'arcivescovo Pagliari che la fece sua. Le trattative furono alquanto laboriose e si
conclusero il 30 giugno 1884 con un compromesso tra l'arcivescovo e il generale dei passionisti
approvato dalla S. Congregazione dei Vescovi e Regolari il 29 luglio 1884.
La laboriosità delle trattative aveva riguardato Pìndipendenza della comunità religiosa a norma delle
proprie costituzioni e la Cessione libera dei santuario e della sua amministrazione. Da parte della
diocesi si pensava che la quantità di offerte affluita nel primo ventennio continuasse con quel ritmo;
da qui, forse, una certa difficoltà a cedere Pamminìstrazione del santuario. La realtà è stata però
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diversa. Le offerte affluite in questi cento anni a mala pena hanno coperto le spese di manutenzione
ordinaria. I grandi lavori di restauro, rifacimento, abbellimento, sono stati compiuti per industria ed
impegno della comunità passionista.
Fu anche assicurato che i passionisti, a norma della loro regola, non assumevano nel santuario
l'onere parrocchiale, però si impegnavano a celebrare almeno tre messe nei giorni festivi ed a
compiere tutte quelle funzioni in uso nelle chiese della congregazione. L'arcivescovo riservo alla
diocesi il regresso di quanto concesso in caso che i passionisti lasciassero il santuario.
Il terreno posseduto dall'arcivescovo non era sufficiente per lo sviluppo futuro del santuario e per la
necessità della comunità religiosa. Un certo Giuseppe Mari di Spoleto, che aveva i terreni confinanti
col santuario fece sapere che era disposto a vendere solo se avesse ricevuto il 35% in più di quanto
lui l'aveva pagato al demanio e che i religiosi acquistassero tutti gli appezzamenti di terreno che lui
aveva comprato dal demanio. Ciò comportava una spesa maggiorata e l'avere appezzamenti di
terreno inutilizzabili perché frammisti ad altre proprietà. Si dovette però fare di necessità virtù
acquistando tutto ed al prezzo voluto. Queste pratiche furono compiute, dirette e in gran parte
finanziate dal Generale p. Silvestrelli, ma al loro termine lui passò la cura della fondazione al p.
Paolino delle SS.me Piaghe, allora Provinciale della Provincia della Pietà che si stava ricostituendo
dopo la dispersione totale dovuta alle leggi di soppressione.
I passionisti entrarono ufficialmente alla Madonna della Stella il 13 agosto 1884. I primi religiosi
furono: i pp. Paolino delle SS. Piaghe, Provinciale, Basilio di s. Michele, consultore prov. e
superiore interino, Damiano di s. Giuseppe, vicario, Luca di s. Giuseppe e Apollinare di s.
Francesco e i fratelli Raffaele di Maria ss.ma e Raimondo della Croce.
La casa e il santuario furono concessi con tutto il mobilio esistente, e ciò facilitò la sistemazione
della comunità. Però fu necessario pensare subito agli adattamenti richiesti da una comunità
religiosa. Il Generale p. Silvestrelli inviò tre casse di libri e molti oggetti per la comunità e per la
chiesa. Altre attrezzature e mobilio dei soppressi ritiri della Provincia religiosa, tenuti in deposito
dal Provinciale, furono devoluti alla nuova comunità che nel novembre 1884 risultava di 12
religiosi.
Mentre si preparava la casa si pensava anche ad assicurarle la protezione di s. Emidio contro i
terremoti assai frequenti nella vallata spoletina. Il 5 febbraio 1885 il Provinciale con i suoi
consultori decise che alla sera, dopo il rosario, si recitasse l'antifona con l'orazione del Santo e che
annualmente se ne celebrasse la festa liturgica previa preparazione con un triduo.
Per favorire la piena attuazione della preghiera comunitaria e per svolgere più solennemente le
funzioni al santuario, furono fatti venire dal ritiro di s. Eutìzio sei studenti di teologia col loro
direttore e lettore. Dal 23 marzo 1885 si iniziò la preghiera continua di giorno e di notte secondo la
regola passionista del tempo, a nome ed a favore del popolo di Dio che guardava con fiducia al
santuario della Vergine ed alla comunità religiosa (1).
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2. I passionisti e il santuario
2.1.
Manutenzione ed abbellimento del santuario
I passionisti hanno considerato loro dovere primario curare lo sviluppo del culto della Madonna, la
buona accoglienza dei pellegrini e la manutenzione e abbellimento del santuario. Brevemente
daremo uno sguardo a quanto è stato compiuto in questi settori cominciando dal fabbricato. Nel
1885 fu procurato il candelabro per il cero pasquale e il legno di noce per l'armadio della sagrestia,
costruito poi nel 1890 (2).
Tre nuove campane, aggiunte alle due esistenti, cominciarono a squillare nella Pasqua del 1888.
Un'altra se ne aggiunse nel 1965 per iniziativa del p. Vincenzo Canale. Il castello per le campane
costruito nel 1888, fu ricostruito in ferro nel 1917, revisionato con cuscinetti a sfera nel 1956. La
struttura del campanile è stata più volte revisionata e rinforzata.
Nell'ottobre del 1919 fu inaugurato un orologio colli due quadranti ai lati più importanti del
campanile; orologio illuminato nell'anno mariano 1954. Nel 1967 fu elettrificato il suono delle
campane eliminando però il caratteristico suono a bicchiere nelle solennità, eseguito dagli
specialisti "campanari" che dal 1923 erano assicurati per 7 giorni all'anno (3).
Il lavoro più rilevante nella chiesa fu compiuto nel 1905. Nell'abside era stato rinchiuso quanto
rimaneva della cappella e il muro col dipinto della Madonna, coperto dagli ex voto. A tanti
sembrava un rudere disdicevole in quel tempio tanto grandioso.
Mons. Pagliari, secondo successore di mons. Amaldi, nel 1867 edifico intorno a quel muro
dell'antica abside della manifestazione della Madonna un'edicola marmorea di forma ottagonale.
Ai lati pendevano dei quadri: dinanzi era raffigurata la manifestazione di Maria ss.ma a Righetto,
dietro era il quadro della S. Famiglia del Gagliardi legato al santuario da mons. Paolo Banaccia,
compagno e biografo di s. Gabriele, ai lati erano rappresentati Angeli che spargevano fiori (4).
Dal cornìcione si eleva il tetto a forma piramidale lavorato a squame e sormontato da un globo con
croce dorata. Il disegno del lavoro era di un architetto protestante svizzero, per cui alcuni parlavano
di chalet svizzero. Questa edicola, anche se preziosa per i marmi, non piaceva perché non
confacente con l’architettura del tempio e molti desideravano che si fosse eseguito l'altare secondo
il disegno del Santini, archìtetto del santuario. Il Provinciale p. Salvatore dell'Immacolata, ottenuti il
parere degli esperti e i permessi dovuti, assìcuratosi che il Generale p. Bernardo Sìlvestrelli avrebbe
sostenuto la spesa, fece cominciare i lavori il 22 ottobre che furono compiuti il 25 novembre. Ne
risultò quella sistemazione che si è vista fino agli ultimi lavori per girare l'altare verso il popolo.
Mancava la raggiera che, quasi tutta a spese del p. Silvestrelli, fu intagliata nel 1910 da Pietro Conti
di Foligno e indorata da Modestini pure di Foligno (5).
Nel 1909 intorno all'edicola tra le colonne fu eretta la balaustra di graniglia e i cancelli che ancora
vi sono e dinanzi all'immagine di Maria fu posto un cristallo, rimosso nel 1965 in occasione del
restauro della medesima immagine. Piacque a quasi tutti la demolizione dell’edicola del Pagliari,
però dispiacque a molti la distruzione del muro originale su cui era l'immagine della Vergine anche
se era difficoltoso il vederla da lontano (6).
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Gli altari laterali gradualmente furono chiusi da balaustre e cancelli. Si rinnovarono ed aumentarono
i confessionali per le donne (PL I, 101), si costruirono, in varie epoche, i confessionali per gli
uomini dove in parte ancora si trovano, cioè: ai lati del passaggio tra il santuario e la porteria a
destra dell'abside e altri nella stanza vicino alla sagrestia. Le nicchie ancora vuote furono occupate
dalle statue previste nel disegno originale (7). Al posto del quadro di s. Ignazio, prelevato
dall'arcivescovo dalì'antica chiesa dei gesuiti a Spoleto, fu messo quello del fondatore dei
passionisti. Nel 1922 fu eseguito dallo Scaramucci di Foligno l'attuale quadro (8).
Un lavoro dispendioso fu il radicale rinnovo del tetto e la sostituzione del castello di legno con travi
di ferro all'inizio del 1914. Nel 1969 vennero sostituite tutte le travi di legno con travature di ferro
(9). L'organo fu non solo più volte ripulito e rimodernato, specialmente nel 1911 quando fu
ingrandita anche 1’orchestra, ma nel 1942 ne fu costruito uno nuovo a due tastiere, definito dal
maestro Pietro Carlucci: "una bella opera d’arte degna della splendida chiesa della Madonna della
Stella" (10).
Altro imponente lavoro fu il restauro della facciata della chiesa nel 1913. Tutte le immagini che si
vedono furono rifatte in cemento simili a quelle che vi erano ma deteriorate perché composte con
materiale poco buono. Vi si aggiunse l’iscrizione “Auixilium Christianorum” secondo il disegno
originale, e sopra la porta fu posto anche il “segno” passionista. Il lavoro si voleva eseguire in
terracotta smaltata, ma il costo era troppo alto per le risorse della comunità. Fu anche rinnovato il
pavimento e la volta della loggia le cui colonnine già nel 1909 erano state rifatte in terra cotta
sostituendo quelle in pietra tutte rovinate. La terrrazza fu rinnovata ancora nel 1930. Le 4 colonne
che reggono la loggia facendo da atrio all'entrata della chiesa furono rinforzate intonacandole a
cemento (11).
Non si contano poi le spese compiute per acquistare candeiieri, tovaglie per gli altari, tappeti per il
presbiterio, conopei, per migliorare i banchi che nella forma attuale furono costruiti da Giulivo
Giorgetti in vista del centenario dell'apparizione. Spese rilevanti furono pure affrontate in vari
periodi per il rinnovo delle porte, delle finestre e delle vetrate, per la costruzione della bussola con
le artistiche sculture, opera pure di Giulivo Giorgetti.
La chiesa fu abbellita con lampadari: da quello donato da Righetto nel 1892 "in stile bizantino a 4
becchi", ai 4 di cristallo, alti quasi un metro, donati dal p. Silvestrelli nel dicembre 1896, ai "due
bellissimi lampadari di metallo argentato" offerti dagli studenti passionisti di Roma nel 1896, alle
due grandi lampade d'argento acquistate nel 1925, oltre a quelle sistemate negli altari laterali in
varie epoche, e finalmente alla illuminazione elettrica nel 1922 (12).
Per rendere più confortevole la visita al santuario durante l'inverno, nel 1970 vi fu costruito
l'impianto di riscaldamento (13). Passando all‘esterno della chiesa importanti lavori furono
compiuti a più riprese per ampliare, ornare, delimitare ed ombreggiare il piazzale, costruendovi
anche sedili, un muretto che la protegge dalla strada, vi furono impiantati anche alcuni attrezzi per
trattenere i bambini (14). Nel 1953 fu lanciato un appello per completare ia piazza secondo il
disegno del Santini. La realizzazione non fu possibile, però si compirono molti lavori: nuovo viale
dalle Casette al santuario; altro di fronte all'entrata; furono ampliati i parcheggi , fu costruito il
sagrato attuale che permette ai pellegrini di potersi muovere sicuri dinanzi alla chiesa. È rimasto
incompleto il grande parcheggio iniziato dopo il 1970 (15).
La piazza fu dotata di servizi igienici nel 1896, ampliati nel 1935, riedificati dove sono attualmente nel
1964. Dal 1962 è in funzione un locale per ristoro sostituendo la sala a lato della chiesa dove i pellegrini
potevano consumare quello che portavano. Nel 1974 vi fu aggiunto anche il telefono a gettoni (16).
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2.2.
Accoglienza e cum dei pellegrini
L'attenzione al decoro e alla manutenzione del santuario e del piazzale era diretta a far trovare i
pellegrini a loro agio, perché mettessero più attenzione all'amore salvifico di Dio che per mezzo di
Maria devono qui incontrare. Un religioso, col nome di "sacrista", è stato sempre disponibile per
soddisfare alle richieste dei visitatori. L'impegno principale è stato, conforme anche al dettato della
regola lasciata ai passionisti da s. Paolo della Croce, di essere sempre pronti ad ascoltare le
confessioni dei visitatori della chiesa.
Per illuminare e sostenere la devozione dei pellegrini alla Madonna della Stella fin dall'inizio il
Provinciale incarico il p. Luca Lucchesi (+ 1918), buon pubblicista, a scrivere "la storia della
manifestazione" di Maria ss.ma per "accrescere nei fedeli la pietà e la fiducia in Maria Ausiliatrice".
La storia della "prodigiosa manifestazione della Madonna della Stella", fondata su documenti forniti
da1l'autorità ecclesiastica e sulle testimonianze verificate dei miracolati, è un documento
validissimo per conoscere la verità dei fatti soprannaturali attestati anche dall'erezione del santuario.
Ilvolume di 336 pagine, dedicato a mons. Pagliari che aveva chiamato i passionisti, fu stampato in
Foligno presso Tomassini nel 1885 in due mila copie. Una seconda edizione di 346 pagine fu
stampata nel 1887 per il 25° della manifestazione della Vergine.
Nel 1903 il p. Fausto Pozzi [1871-1954) pubblicava un libretto di 115 pagine dal titolo "Cenni
storici del santuario della Madonna della Stella presso Spoleto". I due autori avevano posto come
appendice varie preghiere in onore della Madonna. Nel 1922 p. Stanislao Battistelli pubblicava un
altro libretto di 63 pagine per guida dei pellegrini.
Il libretto, accresciuto di mole e con fotografie, fu ristampato in 5,000 copie nel 1938. Altri libri
come aiuto ai pellegrini sono stati stampati in questi ultimi anni a cura del p. Venanzio D'Ignazio e
p. Giovanni Costantini (17).
Nell'anno santo 1950, con molto coraggio ed entusiasmo, si diede vita ad una modesta rivista per far
giungere la voce del santuario ai devoti anche lontani e sostenerne la devozione alla Madonna della
Stella. Da allora, pur tra non piccole difficoltà, questo collegamento tra il santuario e i fedeli
continua a ricordare il significato del santuario e la materna presenza di Maria nella vita quotidiana.
Gli oggetti [ex voto) che esprimono il ringraziamento dei pellegrini fin dal 1892 furono preservati
in quadri in modo decoroso anche se, purtroppo, spesso è venuta meno l'iscrizione dell'offerente.
Molti sono sistemati nella sala detta "tesoretto" (18).
L'accoglienza dei pellegrini è stata sempre integrata con l‘annuncio della parola di Dio non solo
durante le messe, ma anche con le celebrazioni delle quarantore annuali, con tridui in preparazione
alle due feste della Madonna. Per vari anni si organizzò anche una predicazione particolare nelle
domeniche di quaresima. Alla decorosa riuscita delle funzioni religiose ha giovato molto anche la
presenza degli studenti o dei novizi.
2.3.
Lo sviluppo del culto in onore della Madonna della Stella
I passionisti fin dall'inizio si sono preoccupati con amore filiale di dare un sicuro fondamento alla
veridicità della manifestazione di Maria SS.ma per renderne grata e stabile la memoria.
A questo scopo scrissero e diffusero la storia della manifestazione dando notizie attendibili e
dettagliate di persone e di avvenimenti. Per il 50° della manifestazione della Madonna il p. Paolo
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Antonio, allora rettore, promosse le pratiche per fare incoronare solennemente l‘imn·1agine della
Madonna della Stella dal Capitolo Vaticano secondo l'uso corrente.
Con la coronazione voleva ottenere dalla S. Congregazione dei riti anche l'ufficio liturgico proprio
della Madonna della Stella nel giorno della coronazione. In tal modo avrebbe ottenuto un
riconoscimento ufficiale anche dalla S. Sede e ne avrebbe assicurato meglio la stabilità della
memoria.
La S. Congregazione dei riti voleva però una dichiarazione ufficiale dell'autorità ecclesiastica
diocesana circa la veridicità dell'apparizione o manifestazione della Madonna. Il p. Paolo Antonio
rispondeva che la parola "apparizione" della Madonna si trovava nella storia del santuario scritta dal
p. Luca. Tale opera era stata inviata anche al Papa Leone XIII e quindi era passata anche per le mani
del maestro del Palazzo apostolico che non aveva sollevato discussioni. Inoltre egli affermava che
l'autorità diocesana aveva riconosciuto la veridicità della manifestazione perché già dal 1862 ne
aveva fatto celebrare la festa sotto il titolo Ausilio dei cristiani e aveva fatto costruire il santuario.
Egli parla anche di interrogatori fatti dall'Arnaldi a Righetto ma che alcuni oppositori del tempo
avrebbero distrutto " gli interrogatori fatti a Righetto" (19).
Il Capitolo di s. Pietro, dietro richiesta del Generale dei passionisti e la commendatizia
de1l'arcivescovo di Spoleto, il 7 agosto 1910 decreto l'incoronazione dell'immagine della Madonna
della Stella per l'8 settembre 1911 da farsi dall'arcivescovo mons. Domenico Serafini, OSB. La
corona d'oro fu benedetta da s. Pio X in un'udienza privata concessa al rettore del tempo, p. Paolo
Antonio, per interessamento del Procuratore p. Luigi Besi.
Il p. Paolo Antonio ottenne dal Papa per la circostanza anche l'indulgenza plenaria da potersi lucrare
dai pellegrini e la facoltà di impartire la benedizione papale nel giorno della coronazione.
L'arcivescovo volle preparare l'archidiocesi all'avvenimento parlandone nella lettera quaresimale e
poi in un'apposita notificazione del 1° maggio, molto bella, stampata a forma di manifesto (20).
Si premise all'avvenimento una missione dal 14 al 21 maggio e quindi si fece il triduo solenne. La
partecipazione della gente alla missione fu numerosa, grandissima poi nella vigilia e nel giorno
della coronazione, 25 maggio festa de1l'Ascensione. Si calcolarono un 25.000 persone. All'ora della
coronazione squillarono le campane del santuario a cui fecero eco, per disposizione
dell'arcivescovo, le campane delle parrocchie della valle spoletina.
Si amministrò la cresima a moltissimi fanciulli durante il triduo. La musica e il canto per il triduo e
la festa furono eseguiti dalla scuola del maestro Laurentini di Foligno. A spese dei processionanti di
Bovara il pittore Nazareno Diotallevi dipinse lo stendardo processionale della Madonna della Stella
inaugurato per l'occasione.
Partecipò anche Righetto, insieme ai membri della curia generale dei passionisti ed ai rettori della
Provincia della Pietà e a molti sacerdoti diocesani. L'illuminazione ad acitilene nella chiesa, sulla
sua facciata e sul campanile fu allestita dai pp. Eustachio e Raffaele. Non mancarono concerti
bandisti, i fuochi d 'artificio, l' innalzamento dei palloni. I passionisti stamparono per l'0ccasione un
libretto: "Solenne incoronazione della Taumaturga Immagine di Maria SS.ma della Stella. Brevi
notizie storiche intorno alla sua manifestazione e al suo culto", Roma 1911, p. 31, e anche l'0melia
tenuta per l'occasi0ne dall'arcivescovo.
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Mancava però l'ufficio proprio che secondo i desideri del p. Paolo Antonio e del p. Marino
Canducci e di molti altri passionisti, avrebbero dovuto perpetuare la memoria dell'incoronazione e
della manifestazione della Madonna. Il rettore p. Paolo Antonio raccolse il materiale attendibile che
poté avere e lo mandò al Procuratore p. Luigi Besi il 2 dicembre 1910 dicendogli: veda di non
perderlo "altrimenti davvero finiremo col non posseder più nulla di certo sull'apparizione della
Madonna". Ricordava anche che il p. Marino quando aveva mandato lo schema dell'ufficio vi aveva
allegato anche "i migliori e più certi e irrefragabili documenti riguardanti l‘Apparizione o
Manifestazione prodigiosa della Madonna della Stella e le grazie ottenute per intercessione di lei.
Era un libricino vecchio e autentico. Conteneva nientedimeno che le relazioni dell'autorità
diocesana, mons. Giovanni Battista Arnaldi" (21). Il p. Paolo Antonio approfittando della venuta di
Righetto a casa, il 22 settembre 1909, lo fece venire nel ritiro e lo pregò di scrivere quello che si
ricordava circa la manifestazione della Madonna, a fine di avere una testimonianza autentica del
protagonista e cosi rimediare alla sparizione dei documenti del tempo dell'Arnaldi. Ne mandò copia
autentica anche al Procuratore perché la presentasse insieme alla documentazione per ottenere
l’ufficio (22).
Visto però che la S. Congregazione dei riti e il S. Ufficio non avrebbero concesso l'ufficio proprio
senza una dichiarazione ufficiale dell'autorità diocesana sulla veridicità della manifestazione, il
Procuratore gen. p. Luigi Besi, appena giunto in diocesi il nuovo arcivescovo mons. Pietro Pacifici
somasco, propose che si facesse un processo diocesano formale per addivenire alla dichiarazione
giuridica della veridicità o meno della manifestazione della Vergine. Proponeva questo processo in
quanto vivevano ancora il protagonista, Righetto Cionchi, e vari testi
. I pp. Paolo Antonio Provinciale e Marino allora rettore alla Stella, si impegnarono a svolgere le
pratiche necessarie sia presso l'arcivescovo che presso il Capitolo della cattedrale di Spoleto. Il p.
Marino fu nominato "come Procuratore e Postulatore del Capitolo e Clero" della cattedrale, perché
richiedesse dall'arcivescovo la creazione di un tribunale "per accertare la verità dell’Apparizione
della SS. Vergine... colla lusinga di ottenere dalla S. Congregazione dei Riti la Messa
dell'Apparizione e l'Ufficio proprio" (23). Il Processo ebbe luogo dal 7 luglio al 28 novembre 1914.
Furono ascoltati 16 testimoni tra cui Righetto, la sua sorella Rosa, don Pietro Bonilli, i passionisti p.
Luca Lucchesi e fratel Raffaele. La sentenza fu "constare de apparitionis veritate B. Mariae Virginis
titulo «Auxilium Christianorum», vulgo «della Stella»".
Mons. Antonio Cani, giudice delegato e mons. Francesco Vitozzi, fiscale, don Gennaro Del Gaudio,
parroco di Bovara, giudice aggiunto, prestarono la loro opera gratis. Il Processo, aperto e tenuto
nella foresteria del monastero di s. Lucia in Trevi, fu chiuso nel santuario della Stella (24).
La pratica per ottenere l'ufficio fu ripresa nel 1921 e il 13 dicembre si ebbe l'ufficio proprio con la
messa. Però non fu accettata la sesta lezione del mattutino che parlava della manifestazione
sensibile della Madonna allo stesso modo che nel1’ufficio per la Madonna di Lourdes (25).
Nel 1938 ricorreva il 75° dell'apparizione e fu solennizzato con impegno. Si registrarono 2.000
comunioni; però nei giorni seguenti e per tutti il resto del 1938 viene notato un notevole movimento
di persone che vengono al santuario per implorare la pace minacciata sul continente europeo
da1l'espansionismo nazista. La festa del 75° fu solenne anche esternamente per gli archi di trionfo, i
palloni artistici di don Abramo Gigli mentre ai lati della porta della chiesa due grandi iscrizioni
ricordavano l'avvenimento (26).
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Il movimento dei pellegrini al santuario si può seguire, in modo approssimativo, dalle note e dalle
relazioni di grazie che fino al 1886 sono stampate nel volume del p. Luca, poi dal 1893 sono
manoscritte. Dal 1904, oltre le grazie, si riferiscono anche "altre notizie degne di memoria
riguardanti il Santuario". Il movimento dei pellegrini nel periodo pasquale e nei mesi di maggio,
agosto, settembre ed ottobre è stato sempre abbastanza intenso specialmente nelle domeniche e
nelle feste di precetto.
Si notano anche gruppi particolari che vanno al santuario prima di giungere alla loro destinazione,
come i mietitori che dalle montagne scendevano a valle, gli emigrati, i soldati chiamati per la guerra
di Eritrea, di Libia e poi a quelle mondiali. Tra il 1920 e il 1940 si notano spesso gruppi di azione
cattolica che col parroco vengono al santuario, ed alcune volte è qui che compiono la cerimonia del
tesseramento. Nel 1937 ebbe luogo nel santuario il raduno della gioventù cattolica maschile
dell'archidiocesi (27). Spesso vengono segnalati i seminaristi delle diocesi confinanti con i loro
formatori, i somaschi con i loro allievi di Spello, i salesiani di Trevi, i francescani di Trevi, Assisi.
Molti i giovani sacerdoti delle diocesi confinanti che vengono a celebrare una delle loro prime
messe al santuario. Altra nota caratteristica che si conserva fin dopo la seconda guerra mondiale
sono le processioni che da vari paesi vengono a una delle due feste della Madonna generalmente
insieme al parroco. Queste processioni ricordano 1'inizio delle manifestazioni quando fedeli e
parroci insieme si portarono a venerare la Madonna e i parroci furono i primi ad esercitare la cura
pastorale dei pellegrini. Dopo il 1930 cominciano i pellegrini con gli autobus e si incontrano spesso
pellegrini di altre regioni che, andando 0 tornando da Assisi o da Cascia, passano alla Madonna
della Stella per una sosta più o meno prolungata. Dopo il 1950 l‘uso dell'automobile ha favorito la
frequenza di molte persone in gran parte delle domeniche e delle feste'.
Le conclusioni globali dei cronisti alla fine dell’anno sembrano oggettive anche se spesso un po'
generiche: per es. scrivono nel 1909: "la devozione alla Madonna della Stella si mantiene ferma e
fervente specialmente nel popolo umbro" (28).
Nel 1911, anno dell’incoronazione si afferma: "la devozione del popolo cristiano (in modo
particolare dell'Umbria) non è venuta certamente a mancare, ma si mantiene fervente, che anzi
possiamo aggiungere che attesa appunto la singolare circostanza del 50° anniversario e solenne
Incoronazione, è cresciuta sensibilmente; e questa beata Vergine colla sua materna bontà continua
sempre a fare ai suoi devoti ogni sorta di grazie" (29). Nel 1920 si nota "una diminuzione sul
concorso ordinario ai Sacramenti le la causa di ciò, si scrive, si potrebbe dedurre da vari motivi
estrinseci, è vero altresì che in certe circostanze speciali, per es. nel tempo pasquale, nelle feste di
settembre ecc., vi è stato straordinario concorso conforme ai tempi passati" [S"). Nel 1921 si
sottolinea però una ripresa: "Con nostro grande piacere abbiamo notato che vi è stato un salutare
risveglio
nella partecipazione ai sacramenti della confessione e comunione, anche di persone abbastanza
arretrate in questo religioso dovere", attirati dalla Madonna (30).
Più difficile calcolare il numero di coloro che si accostano ai sacramenti dell'Eucarestia e della
confessione. Globalmente sembra che nella festa dell'8 Settembre le comunioni siano oscillate tra le
1.500 e 2.000, eccettuate alcune ricorrenze straordinarie. Esaminando il numero delle presenze
fisiche alle feste e quello delle comunioni in queste ricorrenze appare che molti visitatori,
specialmente quando vi sono stati richiami esterni folcloristici a invitarli, non si sono accostati ai
sacramenti.
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Alcune volte i cronisti ci hanno lasciato una cifra approssimativa per l'anno considerando le ostie
preparate: nel 1904 vi furono un 15.000 comunioni; nel 1915, 16.000 tenendo conto della guerra
che spinse di più i visitatori a ricevere i sacramenti; nel 1923 vengono indicate 18.000 comunioni;
nel 1926, in cui nelle diocesi fu esteso l'anno santo, si indicano 21.000 comunioni; per il mese di
maggio _del 1931, anno di tensioni tra il Governo italiano e il Vaticano, per cui non vi furono le
processioni, vengono indicate 5.300 comunioni; nel maggio del 1938 si sono registrate 5.500
comunioni (32). In questo ultimo quindicennio le comunioni annuali si matengono sulle 35.000. Dal
dopo guerra ad oggi la comunità passionista ha sentito l'impegno di sostenere la fede dei pellegrini
nella difficile situazione socioreligiosa e per animarli alla viva fiducia in Dio per mezzo di Maria.
Tra le iniziative meritano attenzione: la pubblicazione della rivista "La Stella" dal 1950 in poi;
l'Associazione "Piccoli Araldi della Stella" creata nel giugno 1952 per avvicinare i fanciulli e per
loro mezzo sostenere anche la fede dei genitori (33).
Dal 1952 si richiamo l'attenzione dei fedeli e delle autorità a preparare il centenario della
manifestazione della Madonna. Non si riuscì a completare il santuario secondo il progetto esterno
del Santini, tuttavia si attuarono molte cose utilissime ai pellegrini e specialmente si parlò rnolto in
tante sedi dove si alimentano le opinioni. Basta scorrere la rivista in quel decennio e ricordare le
grandiose feste del centenario.
Per la cura pastorale dei pellegrini i religiosi, tenendo conto delle nuove situazioni ecclesiali e
sociali, hanno organizzato gradualmente giornate per i ragazzi, per gli ammalati, per i ciechi; la
benedizione per le macchine, chiamata anche "festa dei motori", ecc. Alla festa di settembre si è
premessa la peregrinatio della Madonna della Stella in uno o due paesi delle diocesi confinanti per
ravvivare la fede in quella zona e rafforzare la devozione alla Madonna della Stella.
Quando nel 1969 rimase libera la parte del ritiro riservata agli studenti vi fu organizzata la "oasi" di
spiritualità per offrire quell'aiuto spirituale a cui, in" accordo con le regole dell‘istituto, si pensava
fin dal 1886 quando si mise mano alla costruzione de1l'ala sud del ritiro che avrebbe dovuto servire
non solo per i religiosi ma anche "come luogo di ritiro per gli Ecclesiastici dell'arcidiocesi di
Spoleto ed ancora delle diocesi circonvicine" come si scriveva nei documenti del tempo (34).
Circa la forma delle feste durante i cento anni vi è stato sempre il desiderio che esse riscossero
profondamente religiose come la tradizione passionista esigeva. I passionisti infatti appresero dal
fondatore ad evitare manifestazioni esterne che non aiutano a concentrarsi nel mistero della
presenza di Dio nel proprio intimo e a porsi di fronte al proprio destino eterno.
Nel 1920 per affrontare le spese per il grande quadro di s. Gabriele che è in chiesa e per le feste del
triduo solenne in onore del santo allora canonizzato, fatto come preparazione alla festa deil'8
settembre, si organizzò una lotteria con oggetti. Il cronista, anche per un incidente successo, nota
che non si dovrebbero "promuovere nell'avvenire feste esterne le quali servono solamente a
chiamare e radunare" curiosi che spesso danno fastidio ai veri fedeli (35).
Nel 1925, per il triduo in onore del nuovo beato Vincenzo Strambi, anch'esso premesso alla festa
dell'8 settembre, si sottolinea l'impegno a non ripetere l'err0re del 1920: "Si volle escludere
assolutamente ogni sorta di feste esterne, affinché non si ripetessero gli inconvenienti deplorati in
altre simili occasioni (vedi anno 1920) e perché certe esteriorità non sono affatto confacenti al
nostro spirito, e perché tali clamorosità diminuiscono nel popolo il fervore e la pietà e servono di
richiamo a non poca canaglia. Anche l'arcivescovo di Spoleto manifestò chiaro e preciso il suo
sentimento su tal punto, e perciò si tenne fermo contro alcuni secolari dei dintorni che volevano
istituire comitati, ecc.". Si pone in risalto che le feste riuscirono solenni con una partecipazione che
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nel giorno 8 settembre superò le 15.000 persone dal contegno religioso e ordinato ed anche le
offerte necessarie per le spese non mancarono (36). Questo consiglio però non è stato accolto dai
successori molto alla lettera, specialmente negli anni dopo il 1950 come risulta sfogliando la rivista
"La Stella".
3. Incidenza sociale del santuario e del ritiro passionista nella zona
La presenza del santuario e dei passionisti favorendo il continuato afflusso della gente, ha giovato
anche alla trasformazione della zona: si sono tracciate ed ampliate le strade, la segnaletica, si sono
favoriti alcuni servizi per il gruppetto di case che sono sorte vicino al santuario.
Come già ho accennato si fu contrari a celebrare feste rumorose con concerti, tombole, corse, ecc. e
specialmente nel 1922 ci si oppose ad un gruppo di "affaristi" come vengono definiti, "che volevano
introdurre una terza festa clamorosa, due fiere ed i mercati settimanali. Con ricorsi e spiegazioni
umili ma ferme, scrive il cronista, si è potuto evitare l'introduzione della festa ed i mercati
settimanali. Quanto alle fiere le autorità civili, pur apprezzando le nostre ragioni non credettero
opportuno annullare la deliberazione del Commissario di Montefalco, però emanarono disposizioni
efficaci per garantire le adiacenze del santuario". Le fiere si dovevano tenere nei terreni oltre le case
(37). Questa opposizione non era rivolta a frenare lo sviluppo della località, ma a garantire la
finalità per cui esistevano il santuario e la comunità religiosa che erano la motivazione del
movimento di gente che vi accorreva.
4. I passionisti e le diocesi di Spoleto e confinanti
Le relazioni con Parchidiocesi di Spoleto risultano di mutua stima e collaborazione e ricevettero
maggiore impulso quando nel ritiro si aprì 1'oasi di spiritualità. Non tutto quello che si pensava di
poter offrire quando si aprìva1'oasi si è riuscito ad attuare, ciò però non diminuisce quanto è stato
realizzato.
Da ricordare i convegni, gli esercizi e le giornate di ritiro e di aggiornamento tra cui quello per i
sacerdoti e religiosi dal 2 al 14 agosto 1971; il simposio mariano per l'Umbria 20-23 settembre
1971; l'incontro spirituale per i ciechi nel dicembre del 1971; il secondo simposio mariano per
l'Umbria 18-20 settembre 1972; il convegno dei rettori dei santuari della Regione Umbria nel 1973.
La celebrazione del 50° della morte di Righetto Cionchi a cui era stato già elevato un monumento
nell'ambito del santuario e si era posta una lapide nella sua casa.
Da tener presente anche la rappresentazione del venerdì santo che, senza grandi pretese artistiche, si
pè inserita nella pastorale del santuario per aiutare specialmente i giovani a entrare meglio nella
realtà evocata dal venerdì santo (38).
I passionisti erano venuti in questo santuario non solo per curarne la pastorale ma anche per
svolgere la missione propria della congregazione: la predicazione itinerante, cioè, in forma di
missione, di esercizi spirituali al popolo o a gruppi, di tridui, ecc. La quantità di richiesta di questo
servizio è anche una dimostrazione della stima che si aveva dei passionisti e della loro disponibilità
e preparazione per soddisfare le esigenze di chi li invitava.
Nell'archidiocesi di Spoleto è il luogo dove essi hanno più predicato; segue la diocesi di Nocera
Umbra quindi quella di Foligno, per passare poi a quella di Perugia, Norcia, Todi. Nelle altre
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diocesi la predicazione è stata assai rara. In questo settore della predicazione itinerante l'attività
svolta dalla comunità passionista della Madonna Stella per più di due terzi in genere è fuori
dell'Umbria. Certamente la numerosa e valida presenza dei francescani e cappuccini che si dedicano
alla predicazione itinerante potrebbe essere una ragione di questa realtà.
Dalle relazioni che i predicatori hanno lasciato si potrebbero trarre molte considerazioni sullo stato
socio-religioso della popolazione ma occorreva un lavoro che la brevità di questa relazione non
avrebbe permesso di svolgere. Anche nel ritiro, prima dell'apertura dell'oasi, secondo la regola
passionista, sono stati accolti seminaristi, religiosi o sacerdoti per esercizi singoli o in piccoli
gruppi, ma la richiesta è stata scarsa: fino al 1953 ne sono segnati 24 (39).
5. Il significato del ritiro della Madonna della Stella per la Provincia della Pietà
La proposta di assumere la custodia del santuario della Madonna della Stella capitava in un
momento in cui il Superiore generale, p. Silvestrelli, pensava al come ricostruire la Provincia della
Pietà a cui anche lui apparteneva. Nessun ritiro era sfuggito alla soppressione; i religiosi vivevano
in case private anche se generalmente come piccole comunità. P. Silvestrelli aveva accettato già la
custodia del santuario della Madonna di Casale presso Rimini nel 1878, quindi la nuova proposta di
accogliere altro santuario mariano lo attirava (40).
Il ritiro della Stella dall'inizio fu scelto come sede della Curia Provinciale che vi rimase fino al
luglio del 1922. Perché la comunità potesse esprimere in un modo più continuato la sua piena realtà
di comunità orante ed apostolica e perché le funzioni religiose nel santuario riuscissero più solenni,
dal marzo 1885 vi furono chiamati gli studenti. Dal 1908 al 1922 furono sostituiti dai novizi per i
quali fu riservata la cappellina che stava al 2° piano dell'ala sud e costruita nel 1902 come
cappellina per gli esercitanti. Nel 1934 si riaprì il noviziato alla Stella con la vestizione di 6 novizi
come fratelli coadiutori, ma il 20 novembre 1935 questi novizi furono riuniti ai novizi chierici in
Recanati, e alla Stella rimasero solo gli studenti già tornati nel 1922 e che vi rimasero fino al 1969.
Per essi nel 1952 fu restaurata la cappellina, prima degli esercitanti e poi dei novizi, perché avendo
vicino il SS.mo Sacramento fosse facilitata la loro unione con Dio anche durante lo studio. Tale
aiuto fu trascurato nell'ultimo periodo della loro permanenza (41).
Partiti gli studenti si cercò di riorganizzare il servizio della comunità ai pellegrini ed alle diocesi
confinanti destinando i locali a centro di spiritualità. Furono affrontate molte spese per rinnovare i
locali e adattarli a questo servizio non più ristretto ai soli sacerdoti ma anche a religiose e a laici.
La crisi delle vocazioni che la congregazione soffre insieme agli altri istituti ha reso più difficile
muoversi nel senso desiderato e secondo i bisogni. Ma Ventusiasmo dei primi passionisti venuti qui
in tempi difficili e di crisi per la Provincia religiosa della Pietà ancora quasi totalmente dispersa e
con scarse vocazioni, anima anche i religiosi di oggi.
I passionisti videro nel ritiro della Stella un ulteriore segno della benevolenza divina per la loro
restaurazione come Provincia della Pietà. In questa luce si comprende anche il disegno di portare
alla Madonna della Stella i resti mortali di s. Gabriele dell‘Addolorata nel 1892 che sarebbe così
tornato nella diocesi da cui era partito.
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6. Costruzione e sviluppo del ritiro
Nel 1885 fu costruita la portineria con una saletta per gli ospiti; la casa colonica con alcuni ambienti
per i servizi della comunità; si recinto per 204 metri la parte più esposta del giardino ed orto; si
provvide il coro di banchi stabili, si acquistò un harmonium per il coro e per lo studio. Intanto si
studiò il progetto per costruire il ritiro in modo da permettere una vita regolare meglio ordinata.
Con il piano approvato ed iniziato a realizzare nel 1886 il ritiro prende la forma quadrata che ha
ancora. Si iniziò con la fabbrica del braccio a nord per proseguire poi con quello a sud-est. Per dare
maggiore consistenza alla fabbrica furono scavate simultaneamente le fondazioni ed elevate le mura
fino ad un metro da terra di tutto l'edificio. Per allora si proseguì la costruzione a nord con i servizi
igienici e fu inaugurata con il capitolo provinciale del 1887. Il p. Silvestrelli, che presiedette il
capitolo, suggerì di elevare e almeno coprire anche il resto de1l'edificio. Il pian terreno infatti con il
refettorio e la cucina furono usati dalla fine del 1889. Il primo piano delle stanze fu terminato nel
1892.
Per tutto il decennio degli anni '90 è un continuo lavorare per migliorare l'edificio e gli altri locali
per la comunità. Meritano particolare attenzione: la sistemazione del coro, con la creazione di un
corridoio antistante, nel 1898 a spese del Generale p. Silvestrelli, nell'ambiente dove si trova
ancora.
All'altare fu esposto il quadro del Conca che era della chiesa di Recanati. Nel 1899 ai lati de]l'altare
furono appese due tavolette con la dicitura "Alleluja", "Laus Tibi Domine Rex aeterne gloriae". Il
ballatoio per aprire le finestre situate a nord fu costruito nel 1915 su ordine del Provinciale Paolo
Antonio (42); la sartoria nel locale dell'antico coro dove rimase fin dopo gli anni '60 (43); la
realizzazione della biblioteca nel locale dove ancora rimane, al posto delle 4 piccole stanze ivi
ricavate nel 1884 (44); la scala interna che porta dal coro alla sagrestia ed orchestra nel 1898 (45).
Fu curato l'orto e la necessaria raccolta di ac.qua per annaffiarlo; vi si costruì uno stradone
ombreggiato per il passeggio dei religiosi; si piantarono più di cento cipressi lungo il muro di cinta,
altre molte piante per ombra e da frutta sia nell'orto che nel piazzale della chiesa (46). Nel 1899 fu
chiuso il chiostro interno tra il vecchio e nuovo edificio mediante un fabbricato a sud-ovest usato
parte come corridoio e parte lasciato grezzo e compiuto solo nel 1916 per adibirlo a granaio (47).
Il 6 febbraio 1900 il Provinciale, p. Camillo dell'Addolorata, poneva nel ritiro la "clausura"
canonica e con ciò si considerava chiusa l'epoca delle opere indispensabili per l'ordinaria vita
comunitaria (48).
l lavori più consistenti tra il 1900 e gli anni '60 sono: la costruzione dei locali del cosidetto tesoro e
confessionali degli uomini nel 1911 (49); i lavori di restauro e ristrutturazione del corridoio e delle
salette della foresteria che minacciavano rovina, nel 1921 (50); l'impianto della luce elettrica nel
1922 in luogo dell'acitilene usata dal 1902 (51); la ricostruzione del pozzo per l'acqua per i
pellegrini e del muro di cinta sulla piazza nel 1922, muro che si dovette nuovamente rifare, e questa
volta in cemento armato, nel 1928 (52); il tentativo di avere altra acqua mediante un pozzo artesiano
scavato nel 1922 fino a metri 64,36 senza risultati (53).
La conduttura di acqua ottenuta "dopo tante pratiche, dopo viaggi sopra viaggi", fu inaugurata l'8
settembre 1933, mentre nel 1934 si aveva l'acqua delle sorgenti del Clitunno (54). Nel 1933 viene
ricordato per la prima volta il "bravo giovane Giulivo Giorgetti di Fabbri" che prepara "due
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portabottiglie di ferro in lamiera zincata" per sostituire le due vecchie ormai inservibili. Lo stesso
viene menzionato nel settembre 1944 quando fu acquistata la prima automobile "con il concorso del
p. Provinciale e del Generale"; si aggiunge: "funge da autista lo stesso Giulio" (55).
Nell'apri1e del 1934 fu chiusa la parte del terreno a nord verso s. Luca con una rete per la lunghezza
di circa 150 m. (56). I1 29 maggio 1944 il piazzale e parte del ritiro furono requisiti dai tedeschi per
la croce rossa. Vi restarono fino alla metà di giugno quando partirono alleggerendo il convento delle
galline, del mulo e di altri oggetti. Il 16 giugno apparvero gli alleati togliendo l'incubo di possibili
combattimenti nella zona (57).
Nel 1959 si rifecero nuovamente i servizi igienici della comunità allora di 40 religiosi; furono
compiute varie migliorie a1l'interno e intorno al ritiro; si restaurarono i tetti, alzandoli per far
meglio scorrere l’acqua (58). Nel 1962-64 si costruì l'impianto di riscaldamento centrale, si
rinnovarono i pavimenti dei corridoi e nelle camere furono posti i lavandini (59).
Ingrandendosi la comunità aumentavano anche le difficoltà per il vitto, e si pensò alla costruzione di
un pollaio e poi anche di una stalla per contribuire al mantenimento del numeroso gruppo di
studenti (60). Finalmente si costruì nel 1965 il braccio nuovo rinnovando la portineria antica (61).
Nel 1966 si trasformò il fabbricato a ovest, dov'era il granaio, in un'aula grande per la scuola e le
conferenze, e fu rinforzato anche il corridoio a lato sempre molto debole e si terminava anche il
lavoro interno della portineria (62). Questo cumulo di lavoro fu possibile grazie all'impegno dei vari
superiori locali che si sono succeduti, aiutati moltissimo dai Provinciali e dalla buona
collaborazione dei religiosi di comunità.
Meritano particolare menzione il p. Bernardo Silvestrelli che concorse con denaro provenienti dai
suoi beni patrimoniali, con libri ed altri oggetti in svariate circostanze. Molta gente dei dintorni ha
collaborato con offerte, con materiali, con lavoro e col consiglio.
In un'occasione come questa si dovrebbero ricordare per nome tutti i religiosi che sono stati alla
Stella, tutti i benefattori, tutta la buona gente della campagna e dei paesi che ha visto con fiducia i
passionisti. Da queste pagine di commemorazione vada a tutti sia che sono nella vita eterna sia che
sono presenti, il ringraziamento della comunità passionista.
In modo particolare i passionisti ricordano gli arcivescovi di Spoleto che da mons. Pagliari in poi
sono stati attenti a questo santuario e benevoli verso la comunità. Benevolenza e mutua fiducia che
hanno permesso di superare qualche difficoltà che a volte, durante questo periodo, è sorta. In modo
particolare ricordiamo, dopo mons. Pagliari, mons. Pacifici che adunò il processo per accertare la
veridicità della manifestazione sensibile della Madonna, mons. Agresti che incoraggiò e facilitò
l'avvio del centro di spiritualità e l'attuale mons. Otorino Pietro che continua a incoraggiare questo
servizio ai pellegrini ed all‘archidiocesi.
Conclusione
La comunità passionista, oltre il servizio svolto nel santuario e nelle diocesi confinanti ed altrove,
ha sostenuto la fede della gente anche per mezzo della sua vita di orazione e di conformità a Cristo
crocifisso; in tal modo ha solidarizzato con le orazioni dei pellegrini per ottenere loro la
conversione stabile del cuore e l’aiuto per la vita quotidiana.
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Alcuni religiosi hanno dato una testimonianza più chiara e vigorosa come: p. Filippo Fanti (18411935); p. Giovanni Meoni (1883-1911); p. Camillo dell'Addolorata (1857-1905); p. Paolo Antonio
Berti (1878-1931); p. Marino Canducci (1881-1945); fratel Raffaele Meschini (1833-1917); p.
Carlo Pompili (1907-1950); p. Eugenio Belfiore (1905-1950); p. Girolamo Massoni (1873-50), ecc.
La comunità passionista pur accolta con benevolenza e pur avendo stabilito un buon rapporto con il
popolo umbro, non ha ricevuto però che solo due o tre vocazioni. Mentre alcune giovani delle
vicinanze del santuario hanno accolto il messaggio del carisma passionista entrando tra le monache
passioniste o tra le suore passioniste.
Mi piace chiudere questa fugace rievocazione storica con le parole che mons. Pacifici rivolse ai
passionisti il 28 novembre 1914 nel santuario della Stella al momento di chiudere il processo
canonico per la ricerca della veridicità della manifestazione sensibile della Madonna: "Prendiamo
motivo da questa apparizione della Madonna a meglio comprendere l'amore di questa celeste Madre
per noi. Essa, che sotto la croce ha accettato l'incarico di aiutarci e proteggercì qual Madre, non ha
giammai smentito questo impegno. E in questa nostra archidìocesi colla sua manifestazione
sensibile, col far sorgere questo bel tempio, col chiamare tanta gente ai suoi piedi, convertire tanti
peccatori, Maria ha voluto ìnvitarci ad uno spirito più vivo di fede di preghiera.
Di fede, perché l'Apparizione di Maria si lega coi dogmi di nostra s. Religione. Di preghiera, perché
qui tutto invita a pregare, e tutti, infermi, afflitti, giusti e peccatori cadono ai piedi di Maria per
supplìcarla. E voi, figli di s. Paolo della Croce, che avete ricevuto la missione di custodire il
santuario di Maria, continuatene pur sempre le glorie, zelatene l'onore e servitevi del fatto della di
lei apparizione sensibile, per promuovere lo spirito della fede e della devozione nei popoli. E in
questa chiesa e nell'archidiocesi e dove andrete a predicare le glorie di Maria ss.ma della Stella,
fiduciosi si che otterrete da Maria larga messe" (63).
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INDICE
Fonti......................................................................................................................................................2
Abbreviazioni.......................................................................................................................................2
I passionisti alla Madonna della Stella.................................................................................................3
1. La venuta dei passionisti................................................................................................................3
2. I passionisti e il Santuario...............................................................................................................5
2.1. Manutenzione ed abbellimento del Santuario.......................................................................5
2.2. Accoglienza e cura dei pellegrini..........................................................................................7
2.3. Lo sviluppo del culto in onore della Madonna della Stella..................................................7
3. Incidenza sociale del Santuario e del ritiro passionista nella zona...............................................12
4. I passionisti e le diocesi di Spoleto e confinanti...........................................................................12
5. Il significato del ritiro della Madonna della Stella per la provincia della Pietà...........................13
6. Costruzione e sviluppo del ritiro..................................................................................................14
Conclusione........................................................................................................................................15
Indice..................................................................................................................................................17
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