DALLE CENERI LA VITA Celebrazione per l`inizio della quaresima
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DALLE CENERI LA VITA Celebrazione per l`inizio della quaresima
DALLE CENERI LA VITA Celebrazione per l'inizio della quaresima INTRODUZIONE IL SIGNIFICATO DELLE CENERI La quaresima inizia con l'austero rito dell'imposizione delle ceneri. un simile gesto ha certamente e fondamentalmente un carattere penitenziale. Può essere capito e valorizzato anche dai giovani se si cerca di far emergere tutte le valenze che contiene, specialmente quelle positive. Si tratta di farne un momento di inizio di tutto il cammino penitenziale verso la novità della Pasqua. Le ceneri, segno del dissolvimento La cenere è ciò che resta di una combustione; basta poi un po' di vento per disperderla. Nel parlare comune si dice perciò: "andare o finire in cenere", "ridurre in cenere", "spargere le ceneri al vento". Da questa realtà deriva il valore simbolico delle ceneri. Nei riti in cui esse compaiono, indicano annientamento, distruzione, fine, morte, riassorbimento nel tutto. L'uomo che muore "viene ridotto in cenere", a nulla. Perciò gli viene detto: Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai". Con la morte anche tutto ciò che è di più personale viene, segue la sorte dell'uomo: " ov'è il valore, ov'è l'antica gloria?... oimé son cenere!" (San Nazzaro). Le ceneri sono " ciò che resta quando tutto è bruciato. Una città in cenere, per la follia devastatrice degli uomini; un'amicizia in cenere, per l'egoismo reciproco; l'amore tra un uomo e una donna, quando l'orgoglio distrugge il cuore. E' la bellezza ridotta in cenere, quanto rimane delle speranze infrante, gli ultimi resti quando la nostra vita sarà arrivata al termine della corsa. Chi è dunque l'uomo? Non è capace di costruire qualcosa che prima o poi non finisca in polvere. Le ceneri sono il segno della nostra piccolezza e della nostra radicale povertà a creare qualcosa che duri. Quando David, il brillante e giovane re d'Israele, si rende conto del suo peccato, si copre di cenere il capo. Quando S. Luigi, re di Francia, si sente venire la morte, si fa stendere sopra un letto di cenere per prepararsi all'incontro con Dio. Ricoperto di cenere come di un viscido fango, il re è irriconoscibile: più non possiede oro né potenza né seduzione né giovinezza. Le apparenze sono svanite e sotto la cenere egli non rimane che un uomo con il suo peccato e la sua fragilità, in attesa di essere lavato dal suo signore, liberato dalla sporcizia e ricondotto nella sala del banchetto. Le ceneri: la fine delle apparenze, del mio orgoglio, del mio cinema, della mia importanza. E' la fine delle maschere che amo portare per fare bella figura. E' finito il mio personaggio. Non è triste, anzi è meglio..... eccomi sbarazzato da ciò che credo essenziale per vivere: i miei ninnoli, i miei possedimenti, i miei ricevimenti, la fatica di fare colpo e mettermi in mostra". LE CENERI, INVITO AL PENTIMENTO E ALLA CONVERSIONE Queste prime considerazioni fatte portano ad una revisione della propria vita e del proprio atteggiarsi di fronte al mondo, al "ravvedimento", alla conversione, alla penitenza. Le ceneri poste sul capo sono una presa di coscienza della propria situazione creaturale e un invito ad impostare la propria vita su nuove basi e, più specificamente, sul vangelo: "Convertitevi e credete al Vangelo". "Se guardo le ceneri non è per sprofondare nella mia miseria o per sentirmi nauseato dei miei fallimenti o per ripetermi che valgo niente e niente concludo. Devo accettare le ceneri per capire ciò che rischio di diventare, se non mi rialzo con tutte le forze del cuore e dello spirito. Devo accettare le ceneri per ricordarmi che si esce dalle sconfitte e che sotto il fango e il sudiciume stanno sempre meraviglie nascoste. Devo accettare le ceneri per riconoscere la mia fragilità, ma soprattutto gridare che sono capace di superare la mia piccolezza, di essere più grande della mia debolezza, che le mie mani sono capaci di costruire cose che durano: far sorgere l'amore, restituire speranza, accarezzare con tenerezza, porre un termine alla miseria, essere il compagno di Dio". (Ch.Singer) LE CENERI, SEGNO DI NUOVA FECONDITA' Le ceneri, proprio per la loro natura, suggeriscono anche altri significati. Si pensi al fatto che esse vengono sparse sul terreno per renderlo fertile; vengono anche poste accanto alle giovani pianticelle per liberare i nuovi germogli e le tenere foglie dall'opera distruggitrice delle rughe e delle lumache. Spesso sotto la cenere, anche quando tutto sembra spento, si cela ed è custodito qualche tizzone ardente e il vento può riattizzare il fuoco. Da queste osservazioni è possibile evidenziare nuovi e più positivi aspetti dell'imposizione delle ceneri. Innanzitutto, le ceneri poste sul mio capo è come se fossero sparse sul capo della mia vita, per fecondarlo e liberarlo dall'assalto di chi vorrebbe distruggere i nuovi germogli. E' pur vero che le ceneri non possono fare fuoco, dare luce e calore, ma come sotto di esse si nasconde e conserva ancora qualche tizzone da cui è possibile riaccendere il fuoco; si può pensare che l'uomo e la sua attività, investiti dal vento dello Spirito, riprendano ad ardere, a vivere, a dare luce e amore. "Amici, prendete le ceneri nelle vostre mani e guardate. Sotto le ceneri le braci cominciano a rosseggiare. Se il vento si mette a soffiare, le fiamme vinceranno la morte e rigetteranno le tenebre. Amici, innalzatevi in tutta la vostra statura che è la stessa di Dio. Guardate: sotto la polvere, c'è la semente di Dio, sepolta. Guardate: Dio viene a cercarci qualunque sia il nostro aspetto. Ascoltate: è Dio che muove il vento, e sotto le nostre ceneri il fuoco si agita perché divampi l'incendio del nostro amore. (Ch.Singer) TEMA DELLA CELEBRAZIONE La celebrazione non prende in considerazione tutte le valenze simboliche delle ceneri, ma ne privilegia alcune, facendo attenzione alla situazione giovanile. In particolare: * l'albero sterile, senza frutti, secco, bruciato e ridotto in cenere, è preso come simbolo di una vita che non riesce a produrre frutti buoni; * le ceneri, frutto della combustione, utilizzate per rendere fecondo un campo, vengono poste sul capo per significare una nuova vitalità, una vita più evangelica: dalle ceneri viene una nuova vita. SVILUPPO DELLA CELEBRAZIONE La celebrazione si snoda in due parti, incentrate ciascuna su un rito: il ramo secco, poi bruciato, e le ceneri, poste successivamente sul capo. Qualora lo si ritenga opportuno, le due parti possono compiersi in due distinti luoghi. La prima parte è incentrata sull'albero secco da bruciare. Seguendo la Bibbia, opportunamente introdotta da una guida, la celebrazione porta a riflettere sui seguenti aspetti: - la parabola dell'albero senza frutti e seccato - i frutti che si attendono da una vita cristiana - la sterilità della nostra esistenza Questa sterilità è simboleggiata da un ramo secco che ognuno prende e a cui è legato un foglio (il libro della mia vita). La riflessione che segue l'annuncio biblico porta alle "preghiere dell'albero secco". A questo punto è prevista la celebrazione individuale del sacramento della penitenza che trova la sua logica conclusione simbolica nel bruciare il ramo secco. La seconda parte è incentrata sulle ceneri e si sviluppa in questi momenti: - la parabola della cenere, nata dal fuoco e sparsa nel terreno per renderlo fertile - la cenere, parabola della mia vita - la cenere, posta sul mio capo, per rendere fertile la mia vita. Il rito dell'imposizione delle ceneri conclude questa parte e l'intera celebrazione. NOTE PER LA REALIZZAZIONE * I simboli della celebrazione: - il ramo secco e il foglietto. Si prepara un cesto (o più cestelli) riempiti di rami secchi, a ciascuno dei quali è legato un foglio di carta (il libro della mia vita). Dopo la confessione ognuno brucia il ramo secco; il foglio può servire per scrivere un proposito-progetto per la quaresima o una preghiera personale. Il braciere può essere posto fuori, davanti ad una porta della chiesa, oppure anche all'interno della chiesa, se questa è grande e i rami sono piccoli pezzi di legno. Quest'ultima soluzione è la più efficace simbolicamente. - le ceneri. Sono tratte dai rami secchi bruciati con l'aggiunta di altre ceneri. Mentre ci si avvicina a riceverle, si getta in un cestello il foglio di carta su cui è scritta una preghiera o un impegno quaresimale; è una buona occasione anche per offrire il corrispettivo di una cena (il digiuno) per una particolare iniziativa che dovrebbe essere specificata. * Il cammino - marcia verso il fuoco: Tra le due parti, proprio come passaggio, si può inserire una marcia. Questa marcia vuole significare la volontà di compiere un itinerario quaresimale, un "esodo". All'ingresso della Chiesa c'era il braciere sul quale furono bruciati i rami dopo le singole confessioni. * Il ritmo della celebrazione: La celebrazione ha un valore didascalico, ma non prevede un'omelia. Deve parlare al cuore con tutti i suoi elementi. E' strutturata in modo che le letture, le didascalie, i canti, le acclamazioni, i riti e le preghiere si succedano in modo tale da non diventare mai un "discorso". In particolare si abbia l'attenzione di cantare i ritornelli e le acclamazioni proposte: sono il leit-motiv che lega i singoli momenti. Si curi anche la dizione della guida, che ha una parte rilevante per la comprensione facile della celebrazione. * Il silenzio e la preghiera Si dia spazio al silenzio. Anche qualche tempo della marcia può essere riservato ad un cammino silenzioso per la riflessione personale. La celebrazione prevede dei momenti per la preghiera libera; per avviarla si possono utilizzare alcuni testi, scelti tra quelli proposti. * Programmazione della quaresima La celebrazione può offrire l'occasione per programmare la quaresima: - individualmente: a questo può servire il "foglio" che viene dato ed eventualmente presentato alla fine, quando si va a ricevere le ceneri. - comunitariamente: se la celebrazione viene fatta in un contesto di ritiro, si dia la possibilità, tra una parte e l'altra, di riunirsi a gruppi per fissare alcuni punti comuni di un itinerario quaresimale verso la Pasqua. Ci si raduna per dare inizio alla Quaresima, nella Chiesa prescelta. Il gruppo che ospita cura l'accoglienza. Musica. Quando tutti sono arrivati e si è creato il clima, viene presentata la celebrazione nelle sue varie fasi. CANTO: Apri le tue braccia (CdP 39) P. Dio, nostro Padre, ci faccia conoscere ed sperimentare il suo amore, faccia luce dentro di noi e ci doni la sua pace in Cristo Gesù, nostro Signore. A. Amen P. Preghiamo...... Carnevale è ormai alle spalle con le sue feste, le sue sfilate, le sue molte maschere. Signore, liberaci dalla stanchezza che abbiamo addosso per le notti insonni e le feste a lungo cercate. Aiutaci a toglierci le maschere e ogni travestimento; guidaci in una sfilata diversa, non frivola; rendici capaci di festa vera sotto la tua sapiente regia. Allora questa sera incominceremo il nostro cammino verso la Pasqua di Gesù e nostra. Per Cristo nostro Signore. A. Amen PARTE PRIMA L'ALBERO SECCO BRUCIATO La parabola dell'albero senza frutti G. Godeva l'albero per la sua florida avvenenza. Ai passanti della via mostrava, superbo, il suo rigoglioso fogliame. Dal terreno prendeva, avido, gli umori più fecondi. Al sole rubava di continuo i raggi più caldi. Astuto e guardingo celava con cura la sterilità di molte stagioni. Sprezzante e altero custodiva gelosamente una segreta povertà. Tutto riceveva e nulla donava. Ma un occhio misterioso l'ha scrutato un giorno, improvvisamente. Una mano si è tesa in cerca di frutti nascosti. E l'albero s'è sentito come nudo, incapace com'era di dare un minimo segno di una vita che continua. Si trovò umiliato, secco, irrimediabilmente, buono solo come legna da ardere. 1L Gesù narrò questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». (Lc. 13,6-9) 2L La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame. Vedendo un albero di fichi lungo la strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: «Mai più in eterno nasca un frutto da te!». E subito il fico seccò. Vedendo ciò, i discepoli rimasero stupiti e dissero: «Come mai l’albero di fichi è seccato in un istante?». Rispose loro Gesù: «In verità io vi dico: se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che ho fatto a quest’albero, ma, anche se direte a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, ciò avverrà. E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete». (Mt.21,18-22) A (canta un'acclamazione tra quelle conosciute, o un ritornello di un canto penitenziale. Questa stessa acclamazione verrà ripetuta nei momenti indicati) La mia vita senza frutti G. Fico sterile, ricco solo di foglie, albero secco, buono solo per bruciare: parabola della tua vita, della nostra vita. Sei giovane, pieno di vita, esuberante. Chi ti vede resta ammirato, t'invidia e si aspetta di trovare fiori e frutti in quantità, più promettenti dello splendido sorriso del tuo volto e della tua forza, dei tuoi muscoli. Vi cerca frutti che nascono dal cuore e la mano dona generosamente e gratuitamente: amicizia, sincerità, servizio disinteressato, impegno e laboriosità, sacrificio e onestà, purezza e umiltà e ogni altro dono bello e buono. 1L Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! (Col.3,12-15) 2L Fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. (Fil. 4,8) A (acclamazione) G. Tu puoi far credere, ragazza mia, di essere un tesoro. Tu puoi anche ingannare, ragazzo mio, e far vedere d'essere un portento. Ma non basta la tua bellezza, la tua giovinezza, la tua vitalità. Quando si volge verso di te l'occhio di Dio e verso di te si stende la mano di Gesù, forse ti trovi bella di fuori e brutta di dentro, meraviglioso all'apparenza e ripugnante nella realtà. Nel tuo intimo celi frutti velenosi, tendi trappole di morte e il tuo cuore secco rinserra solo amarezza. 1L Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria; a motivo di queste cose l’ira di Dio viene su coloro che gli disobbediscono. Anche voi un tempo eravate così, quando vivevate in questi vizi. Ora invece gettate via anche voi tutte queste cose: ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni, che escono dalla vostra bocca. Non dite menzogne gli uni agli altri. (Col.3,5-9) 2L Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi – come deve essere tra santi – né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti. Piuttosto rendete grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in eredità il regno di Cristo e di Dio. (Ef.5,3-5) A (acclamazione) La mia vita come ramo secco G. La grande festa di carnevale con i balli che rubavano le ore al sonno è finita. Questa mattina mani laboriose sono passate nelle strade per raccogliere gli ultimi resti, scarni e sudici, calpestati impietosamente, e li hanno gettati nell'inceneritore. In questa sera Qualcuno si avvicina all'albero della tua vita per trovarvi il frutto della felicità. La sua mano si tende e l'occhio cerca. A lui non possiamo nascondere i rami secchi che le foglie cercano di nascondere: uno, due.....molti rami secchi, senza vita, senza frutti. La nostra felicità, ramo secco senza sapore. L'intera nostra vita: ramo secco senza frutto. (Vengono portati dei cesti con dei piccoli rami secchi, tra alcuni coriandoli. Ognuno prende un ramo a cui è legato un foglio: il foglio indica il libro della vita su cui ognuno scrive ogni giorno la propria storia: la storia del ramo secco. Mentre si compie questo gesto tutti cantano: Dammi un cuore, Signor (CdP 507) P. Un ramo secco nella mia mano! Ramo della mia vita inaridita. Ramo della mia felicità ormai finita. Un foglio, pagina del libro, pagina di una storia: la storia del ramo secco della mia vita. Un ramo e un foglio: foto della mia vita e del destino che mi attende: ramo e foglio da bruciare! Ma quale fuoco li brucerà, Signore ? Il fuoco del tuo amore o il fuoco del tuo sdegno ? Io credo che solo la tua misericordia mi toccherà; solo essa mi avvolgerà in calde volute. E per te, Signore, io rivivrò. Quale fuoco li brucerà, Signore ? Il fuoco della vita o il fuoco che tutto distrugge ? Io credo che il fuoco della vita mi toccherà, distruggerà ogni male e ogni seme di morte. E per te, Signore, io rivivrò. PREGHIERE DEL RAMO SECCO (Chi desidera può intervenire proponendo una preghiera. Tutti partecipano cantando l'acclamazione. Ecco alcuni esempi). Signore, abbiamo cercato l'amore e la gioia a tante sorgenti e con tanta passione, ma abbiamo evitato di attingere alla vera sorgente della vita. Ora ci troviamo tristi e delusi, senza amore e senza gioia come rami secchi da bruciare. La nostra giornata è piena di canzoni, di discorsi, di tempo sprecato a chiacchierare. Siamo incapaci di ascolto, la tua parola non diviene la nostra guida, il tuo vangelo resta chiuso e si riempie di polvere tra i libri dello scaffale. Ora ci troviamo senza guida, incerti del cammino come rami secchi da bruciare. Signore abbiamo una gran voglia di fare, di arrivare, di sfondare, di riuscire. Troviamo il tempo per studiare, per divertirci, per incontrare amici, per caricarci di impegni anche in parrocchia. Non abbiamo un attimo libero per raccoglierci un poco in preghiera e così la nostra giornata passa senza che ci accorgiamo di aver vissuto e con la preoccupazione di non guardare dentro di noi stessi. Viviamo, ma in superficie e, se ci fermiamo a pensare, ci sembra di essere vuoti, simili a rami secchi da bruciare. Signore, tu sei sempre con noi in molte fantastiche forme: nell'amica che al mattino chiamiamo per andare a scuola, nel compagno che sembra far di tutto per rendersi simpatico o tenta di fare il galletto, nella professoressa che troviamo dura ed esigente. Sei presente nell'eucarestia come nostro cibo quotidiano. Ci attendi nella riconciliazione per donarci la tua pace e la vera novità di vita. Ma, sinceramente, ben poche volte riusciamo a vederti in tutto questo; forse non vogliamo prenderne coscienza. Per questo stentiamo a far vedere che cosa voglia dire essere cristiani, siamo come ciechi che non si accorgono che tu puoi dare loro la vista; finiamo per essere come rami secchi da bruciare. Perché confessarmi? Perché dire le mie cose ad un uomo? Ce lo siamo detti tante volte. In fondo c'era la segreta volontà di evitare il confronto e di riconoscere la propria povertà spirituale. Siamo andati avanti senza migliorare il nostro modo di agire e il nostro rapportarci agli altri. Così facendo siamo divenuti come rami secchi da bruciare. Da quando ti ho lasciato ho camminato e camminato, la testa china fino ai piedi. Ho vissuto cercando e non trovando, ogni giorno senza te, Signore ! Da quando non ti ho ascoltato ho sentito voci e voci che mi hanno stordito. Ho cercato di capire senza riuscirci, ogni giorno senza te, Signore. Da quando ho rifiutato il tuo amore ho vagato di inquietudine in inquietudine senza aver mai pace. Mi trovo abbandonato e solo, ogni giorno senza te, Signore! Da quando ho chiuso gli occhi a te ho camminato come un cieco, ho inciampato e sono caduto. Mi sono sforzato di rialzarmi ogni giorno senza te, Signore ! Ogni giorno senza te, Signore, solo, senza luce, senza voce, senza cuore, col mio vuoto, in una notte senza stelle. Sono proprio come un ramo secco che marcisce nell'umida notte. Un tempo ero felice, Signore, ti conoscevo e ti ascoltavo. Ti dicevo che sarei rimasta tua per sempre. Ti lasciai come una sciocca e rovinai tutto quanto. Un tempo ero felice: avevo fra le mani montagne di gioia e verso di me scorrevano fiumi di pace. Non mi accorsi di quello che avevo fino a quando ti lasciai e finii per rovinare tutto quanto. Un tempo ero felice, correvo libera sulla tua strada quasi come danzando di gioia. Tutto mi era facile e spontaneo anche i tuoi comandamenti. L'ho rotta con te e rovinai tutto quanto. Signore, fa' luce dentro di me, indicami il modo di ricostruire ciò che ho rovinato. Ridonami la gioia di vivere e tempi di felicità. A quest'inverno triste e freddo fa seguire la primavera e sul ramo della mia vita fa spuntare turgide gemme e sbocciare teneri fiori. Cammino verso il fuoco (Dopo la preghiera ci si incammina verso un altro punto di incontro. Se non è possibile, ci si ferma nello stesso luogo, dando un tempo conveniente per le confessioni individuali. Nel caso che non si faccia il cammino previsto, si adatti la monizione che segue, o la si ometta) Tutti insieme ci mettiamo in cammino. E' un cammino verso il fuoco, verso l'amore e la misericordia. Come Mosè andiamo a vedere il roveto ardente, perché Dio vuole liberarci. Col nostro cammino diciamo di essere vivi, capaci di futuro. Il nostro cammino manifesta il nostro proposito di conversione, di cambiare strada, di camminare sulla via di Dio. Lungo il cammino riflettiamo sulla nostra vita, come la stiamo spendendo, sulla felicità che cerchiamo. Durante il cammino cantiamo: per dire più forte e meglio ciò che passa nel nostro animo, per dire la nostra fede nell'amore di Dio. Riserviamo i canti dell'alleluia per il giorno di Pasqua, quando verrà annunciata la vittoria piena sul male e sulla morte. Camminiamo in gruppo, senza parlare di cose frivole, consapevoli che ci sono tempi da dedicare alla riflessione e alla ricerca di cose importanti. A camminare con noi ci sono anche dei sacerdoti: chi desidera può fare già la sua confessione. (Durante il percorso si fanno alcuni canti penitenziali o di cammino. Si potrebbero prevedere delle tappe con testimonianze o preghiere). PARTE SECONDA LE CENERI FECONDE (Nel luogo in cui si arriva si continuano le confessioni. Un braciere arde. Dopo la confessione ciascuno brucia il ramo secco insieme al foglio. Chi desidera può scrivere una "pagina nuova" della sua vita (una preghiera, una riflessione, un impegno, una frase del vangelo che intende vivere durante la quaresima: la depone sull'altare, al momento dell'imposizione delle ceneri. Chi pensa di non doversi confessare in questa occasione, porti ugualmente a bruciare il suo ramo secco nel momento che ritiene più opportuno). La parabola della cenere (Quando tutti hanno finito le confessioni e bruciato il ramo, si canta :) A Cenere soffice e leggera figlia del legno, figlia del fuoco, sparsa dalle mani di un amico, sposa il mio campo, sboccia la vita. P Il tuo ramo è distrutto: il fuoco l'ha bruciato. Ora resta solo un mucchio di cenere soffice e leggera, calda, umile creatura, nata dal ramo nata dal fuoco. La raccoglie il contadino e la getta contento nel suo campo per renderlo fecondo quasi celebrando un rito di nozze. A Cenere soffice...... P La cenere, parabola della mia vita (Prende la cenere dal braciere e la mette in coppe che dà ai singoli sacerdoti. Tenendo in mano la cenere dice:) Il ramo della mia vita, delle mie passioni, delle mie fughe e dei miei errori, il ramo secco del mio peccato, è ridotto in cenere. Il fuoco potente dell'amore di Dio ne ha fatto una creatura nuova, soffice, leggera, calda. A Cenere soffice...... P La cenere, segno di vita e segno di morte, ora è posta sul mio capo. Il divino Contadino la sparge nel mio campo per renderlo fecondo, celebra con me riti nuziali e attende con me il sorgere di nuovi virgulti, di fiori variopinti e di frutti maturi. (un sacerdote pone sul capo di chi presiede la cenere e così tutti gli altri sacerdoti) A Cenere soffice........ La cenere feconda il mio campo P Ora vieni anche tu, venite anche voi a prendere le ceneri. Lasciate che il divino Contadino la sparga nel vostro campo, lo renda fecondo. Ascoltate il suo invito. Entrate con lui nel deserto di questa Quaresima, lasciate le facili strade e incamminatevi lungo le vie di Dio. Come Abramo mirate le stelle del cielo e seguite la voce misteriosa di Dio. Lasciatevi toccare da Lui e credete al suo amore: i vostri occhi spenti si apriranno. Venite al suo pozzo antico e la vostra sete si estinguerà. Se siete morti e già avvolti in una noia indicibile credete che egli vi ridesterà. Venite e credete all'amore di Dio e al suo vangelo. (Ci si reca a ricevere le ceneri mentre tutti cantano S Francesco (GiF 244). Nel porle sul capo il sacerdote dice: Convertiti e credi al vangelo Mentre si compie questo gesto si offre il frutto del nostro digiuno. Chi desidera può porvi anche il biglietto del suo impegno quaresimale. Alla fine P indica alcuni appuntamenti del cammino quaresimale e congeda con l'augurio e la benedizione). P Come le ceneri sparse nel campo lo rendono fecondo così Dio tragga dalle ceneri dei nostri errori e dei nostri peccati una nuova vivacità di fede e ci renda veramente vivi. A Amen P Come il ramo spoglio per i rigori dell'inverno riprende vita a primavera così Dio faccia rifiorire la nostra speranza e ci dia di esperimentare la sua consolazione. A Amen P Come il vento attizza il fuoco dai carboni coperti di cenere così lo Spirito di Dio ridesti il nostro amore verso di Lui e verso il prossimo e ci dia di assaporare il vero senso della vita. A Amen P Ci custodisca lungo tutta questa Quaresima e ci faccia arrivare nuovi a Pasqua Dio, fonte della vita: Padre, Figlio e Spirito Santo. A Amen Canto: Resta qui con noi (GiF 221)